Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1940/1941
Serie B
08-12-1940 - Giornata: 9 - Pisa - Littorio IX


Pisa AC - Alessandria US 1 - 2 (1 - 0)
RETI: 39. rig. Fusco A. [Pi] 53. Rampini S.[A], 82. Foglia M.[A]

Alessandria US Roggero Secondo, Bigando Giovanni, Petermann Franco, Ghidini Ferruccio, Giuberti (II) Gino, Caligaris Luigi, Carassa Giuseppe, Fibbi Arrigo, Rampini Sergio, Foglia Mario, Celant Romolo All.: Krappan Otto

Formazione avversaria
PISA AC: Merlo; Strobbe, Soldani; Franceschi, Tonali, Fusco; Verga, Provaglio, Mannocci, Vigo, Pini. All.: Ging József

Arbitro: Siino Orazio (Palermo) [Palmerini, Del Pistoia]
Note
Angoli: 6-6. Spettatori: 3.000 Giornata serena, terreno in buone condizioni Inizio gara ore 14.30

Commento
La prima sorpresa che abbiamo avuto è stata quella che ci ha dato l’altoparlante quando ci annuncia la formazione del Pisa. Non vogliamo discutere i valori ed i meriti individuali di Verga come terzino e di Provaglio come mediano, però ci sentiamo di dire che i due uomini come attaccanti oggi come oggi non vanno, e difatti pure mettendoci tutta la loro buona volontà il reparto destro dell’attacco nerazzurro non è andato, anche il resto dell’attacco ha cincischiato molto e non ha avuto l’uomo deciso sia sul tiro che nell’azione indispensabile per passare contro la robusta difesa alessandrina. Tutto il resto della squadra, che è incappata forse in una giornata nera, ha giocato discretamente; si desiderava qualche cosa di più dalla linea mediana. Ai terzini la colpa del primo punto, nulla da eccepire sul secondo se si toglie la palla è stata rimessa in campo quando questa appariva già fuori. Seconda sorpresa e nello stesso tempo stupore: la vittoria meritata della squadra piemontese. Fino al fischio finale gli uomini di Bigando hanno giocato con una decisione, una energia e un cuore grosso così, bravi veramente tutti quanti. La squadra non possiede grandi nomi, ma in compenso ha undici uomini che formano una bella squadra, che gioca bene, con un’unica mira, quella di portare a casa la vittoria, ed oggi c’è riuscita in pieno. Il primo tempo è stato a netto favore del Pisa, che partito in velocità, dava l’impressione di passare da un istante all’altro. La difesa grigia si difendeva con forza e su un calcio d’angolo al 27’ avveniva un parapiglia in area di rigore, una mano di Ghidini e l’atterramento di Mannocci da parte di Bigando non era veduti dall’arbitro fra il disappunto generale. Al 35’ Provaglio batteva dal limite una punizione e Roggero parava con stile. Il punto maturava ed infatti al 39’ per un fallo su Mannocci alquanto discutibile, però, l’arbitro concedeva la punizione che Fusco trasformava. Il secondo tempo è appena iniziato che il Pisa è in angolo: contrattacca energicamente sulla sinistra, parata di Roggero e rimessa di Ghidini che allunga in profondità a Rampini che, lasciato libero dai terzini, segna con tiro alto e imparabile. L’Alessandria attacca ancora con energia, il Pisa contrattacca ed è sul punto di segnare con un’azione di Frigo. I grigi non disarmano, anzi, con passaggi volanti si portano a varie riprese sotto la porta pisana: la difesa tentenna, qualche bella palla proviene dall’attacco pisano, ma è proprio questo che non va e così è facile ai difensori grigi di liberare con facilità la loro area di porta. Da metà campo Ghidini passa a Carassa e questi fila velocissimo sulla linea del fallo, giunto a fondo campo la palla gli sembra sia fuori. La rimette a fil di palo e Foglia non ha difficoltà a segnare (37’). A nulla valgono gli attacchi nerazzurri: l’Alessandria regge molto bene ed attacca ancora mettendo in angolo il Pisa al 41’. Campo in buone condizioni, tempo ritornato al bello con sole, dopo una notte di acqua e vento alluvionali. Nessun incidente degno di nota. (A.C., «La Gazzetta dello Sport», 10 dicembre 1940) Dopo un primo tempo durante il quale la squadra nerazzurra aveva data l’impressione di camminare bene, è venuta la ripresa e con essa una inspiegabile apatia e freddezza nelle azioni. Gli avversari, invece, dopo i primi 45 minuti giuocati senza convinzione, si sono gettati nella mischia con un vigore ed una volontà che ha sconvolto il gioco dei pisani e li ha travolti. I due punti segnati dall’Alessandria nella ripresa stanno a confermare, per il modo come le azioni si sono svolte, la strana apatia, l’incomprensibile atteggiamento morale dell’undici nerazzurro, fermo sotto la proprio porta mentre gli avversari sembravano moltiplicati dalla incessante attività. Molte attenuanti possono forse essere invocate a giustificazione dell’andamento della partita. Prima di tutto l’arbitro. Per abitudine non siamo portati a criticare l’operato del direttore di gara, conoscendo le molteplici difficoltà. Ma dobbiamo francamente confessare che non ci eravamo mai trovati di fronte a un arbitraggio simile a quello di ieri. Cariche violente in area di rigore, pedate a Mannocci, mentre il gioco si svolgeva lontano, date scientemente sotto gli occhi dell’arbitro e del segnalinee e, finalmente, il continuo fischiare di falli a favore della squadra che stava attaccando e che, in definitiva, veniva così ad essere danneggiata. Strettamente legato al sistema di arbitraggio c’è il giuoco svolto dai grigi. Il giuoco del calcio è fatto per gli atleti e non per le signorine, d’accordo. Ma entrare sugli avversari saltando con i piedi all’altezza del viso, spingere, colpire a tergo, trattenere con le mani l’avversario, sono azioni che il regolamento del gioco del calcio classifica fra i falli. Così si spiega anche come gli alessandrini, dopo un primo tempo guardingo, certi della tolleranza dell’arbitro, abbiano nella ripresa scatenata una offensiva che ha portato loro i due punti e la vittoria. Abbiamo detto all’inizio che queste attenuanti possono forse essere invocate per giustificare la sconfitta, ma esse rimangono sempre come episodio nel quadro della partita, che ha veduto un Pisa inerte ed abulico come non mai. Nei primi 45 minuti, la squadra nerazzurra è stata nettamente superiore, come gioco, all’avversario. Superiore, anche se questa superiorità non è stata sfruttata quanto poteva e doveva. Per noi, la questione scottante che di volta in volta, quando l’andamento della partita è favorevole, sembra risolta, è sempre la stessa: l’attacco funziona male, il gioco è slegato e non c’è coesione fra gli interni, le ali ed il centro. Tutte le azioni nerazzurre della partita di ieri portano questo segno inconfondibile. Quando la palla è in area di rigore, solo tre uomini – le ali ed il centro – si trovano di fronte al blocco compatto della seconda e terza linea avversarie. Naturale che essi siano facilmente sopraffatti. Gli interni raramente intervengono in tempo a dare man forte all’azione, più spesso essi rimangono a mezza strada. Si spiega così come ieri, di fronte all’aggressività dei grigi, il gioco nerazzurro abbia naufragato e sia stato troncato decisamente. L’esperimento Verga all’ala destra non ci è dispiaciuto; solo che alcune volte il bravo ex terzino ha calciato in rete con una potenza… da terzino, mandando il pallone alle stelle. Nei primi 45 minuti i nerazzurri hanno imposto il loro gioco ai grigi. Rari tiri di Foglia, di Rampini, di Celant contenuti dalla seconda linea o dall’intervento pronto di Merlo. Verso la metà del tempo, l’Alessandria, notata la tolleranza dell’arbitro, comincia ad appesantire il proprio gioco. L’intervento arbitrale non modifica la situazione. Alcuni tiri di punizione tirati da Verga e Provaglio hanno impegnato Roggero, che ha sempre bloccato e respinto. Al 39’, ecco l’azione che condurrà al rigore. Già pochi minuti prima Mannocci era stato atterrato davanti alla porta e l’arbitro non aveva veduto. In seguito, un terzino, mentre il gioco si svolgeva lontano, colpiva con una pedata ancora Mannocci, che si accasciava al suolo e doveva essere trasportato fuori dal rettangolo di gioco. Ma l’arbitro non aveva venduto nemmeno questa volta. Finalmente, mentre Mannocci stava per calciare in rete un pallone avuto da una azione Vigo-Pini, veniva atterrato da Petermann. Questa volta, il direttore di gara ha veduto; la punizione sarà trasformata in una porta da un tiro secco di Fusco. La ripresa vede i grigi minacciosi sotto la rete pisana. Ma mentre seconda e terza linea nerazzurra sono efficienti a metà campo, sotto la rete sembrano paralizzate e spesso il bravo Merlo si trova alle prese con gli energici interventi degli avversari. Così all’8’, quando, su allungo di Ghidini, raccoglie Rampini e batte Merlo, solo di fronte all’avversario. Il Pisa tenta reagire: Mannocci, Verga, Pini si portano in area dell’Alessandria ed impegnano Roggero, ma la difesa degli ospiti è così energica e lascia sul corpo dei pisani tali… ricordi che è impossibile passare. Gli alessandrini, duri in difesa, sono altrettanto duri all’offesa. Soldani e Strobbe oppongono una tenace, strenua difesa. Al 28’ un bel tiro di Provaglio obbliga Roggero ad un tuffo spettacoloso. Al 30’, su allungo di Tonali, raccoglie Verga e scaraventa verso la rete di Roggero, il quale devia in angolo il tiro fortissimo. Al 37’, il secondo punto degli ospiti, punto viziato da un errore madornale; un passaggio di Ghidini in profondità va fuori dalla linea di fondo. I nerazzurri si fermano, ma siccome l’arbitro non fischia, Carassa riprende e centra sul piede di Foglia che, di fronte ai nerazzurri fermi, non ha difficoltà a battere l’esterrefatto Merlo. La reazione dei nerazzurri, ormai, non servirà a niente. (Luigi Sani, «Corriere del Tirreno», 9 dicembre 1940) Hanno vinto i grigi in virtù di un gioco migliore. Al 39’ del primo tempo Petermann commetteva un fallo grossolano in area su Mannucci e l’arbitro decretava la massima punizione; tiro di Fusco e rete. Nella ripresa i piemontesi attaccavano e all’8’ Rampini pareggiava le sorti. L’Alessandria continuava a dominare ed otteneva il punto della vittoria con Foglia su azione in linea. («La Stampa», 9 dicembre 1940) Dopo un primo tempo di quasi sterile superiorità pisana, conclusasi al 39’ con un rigore concesso al Pisa per fallo di Petermann su Mannocci, e trasformato in rete da Fusco, il secondo tempo ha visto una spettacolosa ripresa dei grigi i quali, imponendo il loro gioco energico e di classica fattura, hanno respinto le ormai rare folate degli attaccanti pisani e hanno realizzato un successo che sarà prezioso ai fini della classifica generale. I due punti dell’Alessandria, a conclusione di fasi di gioco condotto con velocità e decisione, sono stati segnati da Rampini, all’8’, su allungo in profondità di Ghidini, e al 37’ da Foglia, su rimessa al centro di Carassa. La reazione del Pisa è stata stroncata dalla difesa alessandrina; anzi la partita si è conclusa con una spettacolosa parata del portiere pisano su violento tiro di Fibbi. («Gazzetta del Popolo», 9 dicembre 1940) In verità gli uomini di Bigando si sono dimostrati meritevoli del successo, facendo sfoggio di una buona combattività e di una bella vivacità di gioco. Questo per quanto riguarda la loro condotta nei confronti dei neroazzurri; quanto però all’episodio che ha determinato il risultato dell’incontro, a noi è sembrato che il punto della vittoria degli ospiti sia stato viziato da un’irregolarità. Infatti, secondo la nostra opinione, il centro dell’ala Carassa, che ha dato modo a Foglia di infilare nella rete di Merlo il pallone decisivo, è stato effettuato da oltre la linea di fondo, facilitando tra l’altro lo spiazzamento della difesa pisana, rimasta ferma ed indecisa, appunto forse per questo, di fronte all’irrompere del mezzosinistro alessandrino. A parte però tale episodio, gli ospiti – pur non fornendo una prova di organicità pari a quelle fornite altre volte – hanno saputo brillare per il loro spirito combattivo e per le loro facoltà di ricupero ciò che ha loro permesso di raggiungere prima e di superare poi gli uomini di Tonali. Individualmente hanno emerso tra gli ospiti Bigando, Petermann, Foglia e Celant. Tra i pisani, che hanno esercitato una forte pressione, nel primo tempo, sulla difesa avversaria, è mancata la prima linea che non ha saputo realizzare in molte occasioni ce avrebbero invece dovuto offrire agli avanti neroazzurri il destro di segnare. Franceschi, Fusco, Strobbe, Merlo e Tonali si sono fatti assai apprezzare. Del punto decisivo, abbiamo già detto. Gli altri punti della giornata sono stati realizzati al 39’ di gioco da Fusco, su rigore concesso per un fallo commesso in area ai danni di Mannocci e all’8’ della ripresa dall’alessandrino Rampini che sfruttava un allungo di Ghidini e metteva prontamente in porta, malgrado la disperata uscita di Merlo. («Il Littoriale», 10 dicembre 1940) ALESSANDRIA-PISA 2-1 I grigi sono passati vittoriosi nella roccaforte pisana dopo aver lottato tenacemente per tutto il primo tempo dimostrandosi nettamene superiori agli ospitanti. L’ottima tenuta di gara del sestetto di retroguardia e il migliorato rendimento di Giuberti hanno permesso all’attacco di scardinare per due volte la difesa toscana. Il prodigo Rampini su azione in linea ha realizzato imparabilmente il pareggio e un impeccabile centro dell’esordiente Carassa ha dato modo a Foglia di realizzare la significativa vittoria alessandrina. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 14 dicembre 1940) RISULTATI: [7ª giornata] Lucchese-Modena 2-6 (recuperata il 28 novembre 1940) [9ª giornata] Anconitana-Verona 1-0 Brescia-Spezia 3-0 Fanfulla-Savona 2-2 Lucchese-Liguria 1-3 Padova-Siena 3-1 Reggiana-Modena 3-3 Udinese-Macerata 1-1 Vicenza-Pro Vercelli 4-0 CLASSIFICA: Brescia 16; Modena 13; Liguria, Savona 11; Alessandria, Vicenza 10; Macerata, Reggiana, Siena, Udinese 9; Fanfulla, Padova, Pisa 8; Anconitana, Lucchese, Verona 7; Pro Vercelli, Spezia 5 Il punto sul campionato FRA I CADETTI Buona giornata per il Brescia II Brescia, quel Brescia su cui, dopo la onorevole sconfitta subita in quel di Siena, tutti si erano lanciati pronti a scommettere che ormai la squadra, rotto l'incantesimo dell'imbattibilità, era facile preda degli avversari, ha avuto ieri un'altra giornata buona ed ha rinforzata la sua posizione al comando della classifica. Non aveva, conveniamone, un compito arduo, dovendo affrontare quello Spezia che finora, a parte la vittoria sull'Anconitana non ha brillato eccessivamente. Comunque, appunto per quella vittoria che aveva risollevato di colpo il morale della squadra di Camerario, la partita non doveva esser presa alla leggera. Gli uomini di Frisoni si sono cosi impegnati ed hanno colto un chiaro successo che è doppiamente prezioso. Infatti, esso è capitato proprio quando le due più immediate antagoniste della capolista, il Modena e il Savona, sono state costrette ad una parziale battuta d'arresto rispettivamente sui campi della coraggiosa Reggiana e del tenace Fanfulla. Sara fortuna, sarà tutto quel che volete ma intanto il Brescia riesce a rafforzarsi nel suo posto di privilegio e di responsabilità e, alla fin dei conti, è questo che più importa. Se tutti si sentono di fare quel che ha fatto il Brescia, avanti, lo si dimostri. Crediamo, però, che in casa delle rondinelle non si viva tuttavia molto tranquilli. Potete indovinare il perché. Il perché è rappresentato dal Liguria, quel Liguria che lentamente, ma irresistibilmente, tutto macinando sulla sua strada, come un carro armato, sta avanzando verso le posizioni di testa. Il vero pericolo per la vedetta, lo sanno anche a Brescia, non si chiama Modena o Savona; si chiama Liguria. Dopo la disastrosa partenza, la squadra di Bollano, superata la crisi di assestamento, si è infatti ripresa in pieno. Da quattro domeniche non perde, non solo ma dimostra di aver riacquistata piena la fiducia in se stessa e di aver raggiunto il suo pieno rendimento. Leggete le cronache della partita di ieri in casa della Lucchese e ve ne renderete pienamente conto. Il Liguria ha dominato nettamente fin dalle prime battute ed ha continuato su questo tono fino alle ultime. La Lucchese non deve attraversare uno del suoi momenti più felici — la netta sconfitta subita contro il Modena è assai significativa in proposito — ma comunque non si passa tanto facilmente sul suo campo. Se vi è riuscito il Liguria è vero segno che i sampierdarenesi filano, filano verso il Brescia e la promozione. Chi riuscirà a fermarli? La seconda vittoria esterna della giornata porta la sigla di una squadra che, anch'essa, sembra essersi rimessa finalmente in salute. Vogliamo alludere all'Alessandria, dominatrice sicura sul pericoloso campo pisano. Da tempo aspettavamo la grande vittoria dei «grigi», quella che ci convincesse sulle loro reali possibilità. E' finalmente venuta e la salutiamo con schietto compiacimento. Voi conoscete, infatti, il Pisa e sapete che è squadra che gioca sodo, che ha un buon impianto tecnico, che quando è impegnata difficilmente la si felina. Soprattutto poi dinanzi al suo pubblico. Averla battuta sul tuo terreno, significa che gli alessandrini posseggono quelle qualità, morali e tecniche, che solo sono in dote alle grandi unità, quelle qualità che possono portar lontano. Un imperativo solo s'impone ai grigi: insistere. La via alla grande affermazione è sempre aperta. L'altra unità piemontese del girone, invece, la Pro Vercelli, è caduta ancora malamente sul campo del Vicenza ed ora divide con le Spezia il non onorifico incarico di fanale di coda della classifica. E' vero che la squadra ha dovuto privarsi per un certo tempo del portiere Donati, vittima di un infortunio, ma se leggete le cronache vi convincerete che questo non basta a giustificare compiutamente la sconfitta dei «bianchi». Dov'è andato a finire l'antico e fiero ardore combattivo dei « leoni » vercellesi? Avevano cominciato bene ed ora sono a terra. Evidentemente ci son molte cose da rivedere nella squadra bianca e prima di tutto la difesa, che Incassa troppi gol. Un bravo invece al Vicenza, che fa stravedere e divora le distanze con un... appetito sorprendente. In capo a poche domeniche la situazione si è capovolta in casa vicentina. Che stia diventando la squadra castigamatti del torneo? Bene pure la Reggiana, che ha tenacemente resistito dinanzi alla massiccia Modenese ed ha mantenuto inviolato il buon campo e bene il Padova, chiaro vincitore di un lanciatissimo Siena. Il Savona ha colto un prezioso pareggio in casa fanfullina. pareggio che gli permette di tenere brillantemente la sua posizione. Per il Fanfulla, d'altra parte, ciò vuol dire la rinascita dopo le ultime disavventure? E' ciò che vedremo. (La Stampa - Mar, 09/12/1940)