Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1938/1939
Serie B
02-04-1939 - Giornata: 25 - La Spezia - Alberto Picco


Spezia AC - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Cassetti Bruno, Bigando Giovanni, Petermann Franco, Caligaris Luigi, Parodi Pasquale, Ghidini Ferruccio, Massiglia Armando, Fibbi Arrigo, Robotti Luciano, Cresta (I) Luigi, Taverna Dante All.: Cattaneo Renato

Formazione avversaria
SPEZIA AC: Caselli; Santillo (II) Umberto, Cellerino; Meregalli, Cattaneo Guerrino, Morosi; Cappelli, Rallo, Rossetti (II) Gino, Ferrari Giuseppe, Zuliani. All.: Rossetti (II) Gino.

Arbitro: Ronzio Romolo (Roma) [Bronti, Perazzo]
Note
Angoli: 5-5 oppure 5-4. Spettatori: 4.500 Tempo coperto nel primo tempo, sole nella ripresa, terreno duro Inizio gara ore 15.00

Commento
Contrariamente a tutte le previsioni l’incontro fra lo Spezia e l’Alessandria è stato di una monotonia esasperante. I ventidue atleti parvero non dare eccessiva importanza alla posta in palio, svolgendo un giuoco sconclusionatissimo, che solamente a tratti aveva qualche parvenza di vivacità. Le due squadre si sono pressoché equivalse nei loro pregi e nei loro difetti, ed il risultato di parità è giusto, malgrado che più volte lo Spezia abbia sfiorato la vittoria. Da parte spezzina e da parte alessandrina vi furono alcuni atleti che con la loro generosità e la loro vena tentarono di dare all’incontro un’impronta più tecnica. In primo piano va messa la prova di Cattaneo. L’anziano centromediano, da lungo assente dai campi di giuoco, è stato un perno di grande valore per la compagine spezzina, dimostrandosi infaticabile nel lavoro di distruzione e preciso in quello di rifornimento. Morosi, pur non raggiungendo il solito livello, è stato di grande aiuto a Cattaneo nel ribattere gli attacchi avversarii. Zuliani, in prima linea, si è sempre battuto generosamente, costituendo un continuo pericolo per i difensori avversarii. Lo Spezia ha notevolmente risentito l’assenza di Diotalevi, che nella notte del sabato è dovuto accorrere al capezzale del padre morente. L’Alessandria ha avuto un brillante dal 10’ al 25’ del secondo tempo in cui è riuscita a segnare una rete, annullata dall’arbitro per fuori giuoco, e a minacciare spesso la porta difesa da Caselli, ma per tutto il resto dell’incontro ha subito la superiorità spezzina. Gli uomini migliori dei grigi sono stati i terzini, colpitori potenti e sicuri, il portiere, che si è distinto in alcune respinte di pugno e l’infaticabile Cresta. Il primo tempo, nel quale si registrano due angoli per parte al 19’ ed al 33’ a favore dello Spezia ed al 12’ ed al 13’ a favore dell’Alessandria, è il meno movimentato ed i portieri sono raramente chiamati al lavoro. Al 15’ allo Spezia capita una magnifica occasione per segnare: Cappelli a pochi metri dalla rete si trova fra i piedi un facile pallone e piazza un tiro fortissimo ma il palo s’incarica di respingere. Al 44’ è stato osservato un minuto di raccoglimento in memoria del padre di Diotalevi. Nel secondo tempo, dopo un iniziale periodo di superiorità spezzina che frutta due angoli al 1’ ed al 4’, l’Alessandria ha un vivace ritorno. All’11’ angolo contro lo Spezia e nella susseguente mischia, Cresta mette in rete, ma l’arbitro annulla il punto per fuori giuoco dello stesso Cresta. Al 18’ angolo contro lo Spezia. Al 22’ incominciano i primi spostamenti nelle file dei bianchi: Rallo e Rossetti si scambiano i posti. Ora lo Spezia ricomincia ad avere l’iniziativa del giuoco ed al 30’ ottiene un angolo. Al 34’ la linea attaccante spezzina assume la seguente formazioni: Cappelli, Rallo, Ferrari, Zuliani, Rossetti. Al 44’ l’ultima pericolosa azione spezzina. Rossetti riesce a liberarsi del mediano e centra nella direzione di Cappelli, che di testa tira a rete. Cassetti per la precisione del tiro non può far altro che respingere corto, ma nessuno dei bianchi è pronto a gettare in rete. (Antonio Mori, «Il Lavoro», 3 aprile 1939) Lo Spezia non ha rinnovato la benevola impressione suscitata nella gara di nove giorni or sono a Milano. Mancava al comando dell’attacco Diotalevi, colpito da un doloroso lutto familiare. Lo svantaggio derivante da questa assenza era di per sé notevole: lo hanno accentuato il disordine, l’arruffio e l’orgasmo del gioco spezzino. Aveva cominciato male, l’undici ligure; di mano in mano la sua azione fu resa ancor più malsicura e vacillante dal nervosismo che l’aveva invasa. Lo Spezia tentò la conquista del successo con tutte le proprie energie, dispiegò volontà ed ardimento, si lanciò spesso a testa bassa contro l’ostacolo per abbatterlo. Ma tutto fu vano. Tuttavia, le occasioni propizie per segnare non gli mancarono: tre o quattro di essere, anzi, fallirono per sfortuna. Ad esempio, al 15’, dopo che erano stati effettuati tre calci d’angolo: uno a favore dei bianchi e due per l’Alessandria. Zuliani, l’elemento più pratico ed intraprendente del quintetto, superava un avversario e lanciava il pallone verso il centro. Cappelli, molto spostato verso l’interno del campo, lo arrestava, evitando l’intervento di un difensore e poi sferrava un tiro poderoso verso l’angolo sinistro della porta. Il pallone, non trovandosi assolutamente Cassetti in posizione utile per la parata, avrebbe sicuramente varcato la bianca linea se non fosse andato a colpire il palo. Poi lo Spezia continuò a mantenere la direttiva delle azioni: al 30’ conseguì un secondo calcio d’angolo e al 40’, avendo Cappelli indirizzato abilmente il pallone verso il centro, Rossetto, ostacolato, non riusciva a colpire la sfera che perveniva a Ferrari, in idonea posizione per un tiro proficuo. Ma il pallone finì, invece, parecchi metri al disopra della porta. La cosa più interessante della contesa era il lavoro di Cattaneo. Il quadrato centromediano, il quale col suo ritorno nei ranghi, ha offerto una nuova fisionomia al gioco del settore mediano che ha assunto una più spiccata saldezza ed una più continua forza di propulsione, era il saldo cardine su cui girava tutto l’impianto (cigolante) del gioco spezzino. Nella ripresa, Cattaneo raddoppiò la propria attività. Fu lui a dare l’avvio alle azioni più succose e più logiche. Lo Spezia, in questa seconda parte dell’incontro, restò quasi sempre nel campo avversario. Poche le volte in cui gli alessandrini apparvero effettivamente minacciosi. Da segnalare l’episodio di cui furono protagonisti al 10’. Su un’intricata situazione determinatasi nell’area di rigore bianca, Massiglia calciava tra il groviglio di giocatori il pallone. Questo, attraverso un corridoio libero, giungeva tra i piedi di Cresta, che lo gettava nella rete di Caselli. L’arbitro, però, contestava la posizione di fuori gioco all’autore del punto, che naturalmente non era convalidato. Ma, malgrado la preminenza insistente, i difetti dei bianchi prendevano sempre maggior risalto. Annaspava la manovra, mancavano l’estro, l’ispirazione. Dava l’impressione, lo Spezia, di uno schermidore che menasse colpi su colpi, senza discernimento e raziocinio, senza il filo logico della tecnica. Dopo il ventesimo minuto si sperimentarono delle modifiche al settore avanzato: prima Rallo invertì il suo posto con Rossetti; più tardi (forse troppo), a Zuliani venne affidata la posizione di interno sinistro. Il miglioramento derivato all’azione spezzina fu evidente. Che il soddisfacente gioco svolto dai bianchi a Milano derivasse proprio dal fatto che Zuliani occupava questo ruolo? Nello spazio di una diecina di minuti lo Spezia gettò lo scompiglio nelle retrovie alessandrine: Rossetti deviava su passaggio di Zuliani la sfera, facendole sfiorare il palo della porta. A due o tre minuti dal termine, lo stesso Rossetti, dalla posizione di estremo, proiettava la palla verso la rete. Si precipitava sul pallone Cappelli, colpendolo veementemente colla testa. Cassetti, a stento, lo spingeva ed un compagno lo allontanava in modo definitivo. I grigi, così, non hanno concluso a mani vuote la partita che rappresentava una delle tante tappe di salvezza. Non è certo una squadra temibile, l’Alessandria attuale: anzi, il suo gioco ci è parso in regresso notevole rispetto a quello di alcuni mesi or sono. Il risultato conseguito ieri alla Spezia ha un valore molto relativo. L’undici spezzino le ha troppo agevolato l’impresa. Hanno da augurarsi, i bianchi, che il punto perduto sul proprio terreno contro una contendente al diritto di «cittadinanza» tra i cadetti non abbia conseguenze. Pubblico foltissimo. Nella tribuna d’onore il Prefetto, il Segretario Federale, i consiglieri nazionali Bibolini e Bertagna, il vice podestà. Ha arbitrato Ronzio di Roma, il quale innanzi al termine del primo tempo ha interrotto per un minuto il gioco per ricordare il padre di Diotalevi, perito tragicamente in seguito ad infortunio sul lavoro a Senigallia. (Jacopo Appiani, «Corriere del Tirreno», 3 aprile 1939) In sede di pronostico s’è scritto delle rinnovate condizioni di spirito e di inquadratura della squadra spezzina; ma quando scrivevamo ciò non potevamo prevedere quello che sarebbe successo il giorno dopo. Infatti due fulmini si sono abbattuti sull’undici bianco: il padre di Diotalevi, ferito sul lavoro e poi deceduto in nottata, e il figlio di Caselli improvvisamente e gravemente infermo. Ve n’è abbastanza per smontare la squadra più temprata. E lo Spezia, oggi, può addebitare questo risultato bianco, brutto come ogni cosa sterile, a questi due colpi del destino. Caselli le cui condizioni di spirito si possono bene comprendere ha fatto in pieno il suo dovere, ma Diotalevi non c’era e tutta la squadra era in spirito con lo sventurato camerata. Assente il suo uomo migliore, col morale sotto zero, contro una squadra troppo preoccupata di non perdere e che attuava d’acchito una tattica difensiva, lo Spezia non è riuscito a passare; la cosa è grave, ma non ci sentiamo di gettare la croce addosso all’undici locale. Arriviamo a dire che è più colpevole l’Alessandria in quanto non ha saputo trarre profitto dei disgraziati eventi della squadra avversaria. Conclusione: una brutta partita fra due squadre nessuna delle quali meritava la vittoria perché nessuno dei due attacchi seppe combinare e concludere qualche cosa di buono. Poca cronaca perché lo spettacolo ha fornito poca materia. Lo Spezia che scelse di giocare contro sole attaccò a fondo costringendo preso l’avversaria in angolo. Al 15’ Cappelli concluse una delle poche azioni di linea dello Spezia con un tiro da quindici metri di rara potenza che colpì il montante. Altre cose notevoli oltre i dieci angoli, cinque per parte, furono nei due tempi una girata al volo di Robotti, un tiro Rossetti e uno di Ferrari, tutti sbagliati, sebbene di poco, e un colpo di testa di Rallo, parato con fortuna e una rete alessandrina annullata per fuorigioco. Nel primo tempo l’arbitro sospese per un minuto il gioco in omaggio alla memoria del padre di Diotalevi. L’arbitraggio del sig. Ronzio è stato impeccabile sotto ogni punto di vista. In tribuna d’onore S.E. il Prefetto, il Federale e i Consiglieri Nazionali Bibolini e Bertagna. («Il Littoriale», 4 aprile 1939) La partita Alessandria-Spezia, chiusa col risultato bianco, non ha soddisfatto il numeroso pubblico accorso al campo Picco. Le due squadre hanno presentato gli stessi pregi e gli stessi difetti: ottimi i portieri, buone le difese, a posto le mediane, sterili ed imprecisi gli attaccanti. Il gioco ha avuto un andamento a tratti calmo e tranquillo, ma ha anche avuto momenti di grande energia. Al 12’ della ripresa l’Alessandria marcò una rete che l’arbitro annullò per fuori gioco di Cresta. Ricordiamo alcune fasi di gioco: al 16’ un tiro di Cappelli batte sul palo. Al 19’ Caselli blocca un tiro di Robotti; al 30’ Cassetti salva la sua rete da un insidioso tiro di Cappelli. Al 36’ ed al 43’ convulse azioni sulla porta alessandrina. Nella ripresa lo Spezia attacca per i primi dieci minuti senza risultato per il sicuro intervento dei difensori grigi. Poi l’Alessandria prende l’iniziativa e segna la rete annullata dall’arbitro. Rimane poi all’attacco, ma senza essere pericolosa per l’avversario. Al 28’ lo Spezia ritorno all’attacco; si ha poi una mischia al 32’ sulla porta alessandrina, risolta da Bigando che libera. Al 35’ Taverna giunge a tiro utile; Caselli sembra battuto, ma il pallone passa alto. Ancora una mischia al 41’ sulla porta di Cassetti, poi al 43’ il bravo portiere alessandrino salva la sua rete da un tiro di Cappelli da pochi passi. Una parata di Cassetti al 44’ e la fine giunge mentre lo spezia è ritornato in area alessandrina. Gli spezzini mancanti di Diotalevi (assente per la morte del padre) sono scesi in campo portando il segno del lutto; al 44’ del primo tempo è stato osservato un minuto di raccoglimento. Nel corso della ripresa lo Spezia ha operato vari spostamenti della linea attaccante. (A.A.M., «La Gazzetta dello Sport», 3 aprile 1939) SPEZIA-ALESSANDRIA 0-0 Incontro poco fortunato per i bianchi, i quali, scesi in campo privi di Diotalevi, assente in seguito all’improvvisa morte del padre, sono stati costrutti al risultato nullo dalla pugnace e solida compagine grigia. L’Alessandria ha contenuto con sicurezza le offensive dello Spezia facendo intravvedere la possibilità di un risultato pari. Nella ripresa lo Spezia ha condotto in prevalenza il giuoco impegnando seriamente il portiere piemontese e sfiorando più volte il successo. I grigi hanno però sempre sventato il pericolo. («La Stampa», 3 aprile 1939) L'ALESSANDRIA A CASALE La squadra alessandrina è tornata da La Spezia con un punto prezioso ma con alcuni uomini malconci. Bigando, Petermann e Parodi sono stati ripetutamente colpiti dagli avversari che, dimostratisi incapaci di battere Cassetti con tiri precisi, avevano cercato di raggiungere il successo giocando alla maniera forte. Grondanti sangue, Petermann e Bigando sono stati ai loro posti lottando con la nota prodigalità e Parodi che aveva ricevuto una ginocchiata alle reni da Rossetti ha brancolato faticosamente negli ultimi 20 minuti della partita sopperendo al dolore con una forza di volontà degna di lode. Tutto il sestetto di retroguardia ha lottato con tenacia arginando le rabbiose incursioni degli avversari mentre il quintetto d’attacco, impressionato dal gioco duro degli avversari, ha giocato senza cuore, in netto e deplorevole contrasto col comportamento della mediana e della difesa. Robotti fresco di contusione e mal servito dai compagni laterali doveva essere di rendimento negativo come centroattacco; Fibbi in una giornataccia nera ha avuto qualche buon spunto nel finire della partita, spostato all’ala destra; Cresta dopo un primo tempo insignificante ha migliorato nella ripresa; Massiglia il più ardimentoso ha avuto a portata di mano un tiro da rete ma pressato dagli avversari ha calciato sul portiere. Anche Taverna non ha avuto fortuna e due volte lanciato in corsa verso la rete spezzina ha saettato due tiri che hanno sfiorato i pali nella rete avversaria. Nella ripresa una travolgente azione Robotti-Fibbi-Massiglia si è conclusa al centro con un tiro breve di Cresta; l’arbitro ha annullato per fuori gioco inesistente. L’Alessandria non ha potuto trarre profitto nell’esecuzione dei calci d’angolo perché l’arbitro trovava sempre modo di fischiare una carica irregolare; inoltre le più belle azioni dei grigi sono state fermate per fuori gioco di Massiglia e di Robotti. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 8 aprile 1939) RISULTATI Anconitana-Pro Vercelli 6-1 (disputata il 26 marzo 1939) Atalanta-Padova 1-1 Fanfulla-Casale 3-0 Fiorentina-Vigevano 1-1 Palermo-Sanremese 1-0 Salernitana-Verona 2-4 Spal-Pisa 2-1 Venezia-Siena 1-1 CLASSIFICA: Atalanta 35; Fiorentina 33; Siena 32; Anconitana, Venezia 29; Pro Vercelli, Verona 27; Fanfulla, Palermo, Pisa, Sanremese 25; Spal, Spezia 24; Alessandria, Padova 23; Vigevano 21; Salernitana 15; Casale 8 Il punto sul campionato Monito alle vedette della "B„ GUARDARSI ALLE SQUADRE CHE PERICOLANO Nove giornate mancano ancora alla fine del campionato di Serie B, ma la vita sta diventando dura per tutte, le squadre del girone, siano esse privilegiate o di diseredate. La tradizione vigente da tempo fra i cadetti non si smentisce: per vincere, per andare avanti, per mantenere una posizione faticosamente conquistata bisogna lottare fino alla fine, bisogna battersi con ogni ' energia fino al traguardo; Non sono concesse soste per nessuno; piccole e grandi unità devono stare costantemente sul «chi vive», gli occhi aperti e i nervi tesi. Comincia per il torneo di Serie B il periodo più denso di emozioni. Le squadre che stanno verso il fondo della classifica, vedendo profilarsi minaccioso il pericolo della retrocessione, si agitano, diventano nervose. Qualcuna sembra presa addirittura dal ballo di San Vito. Non c'è più da fidarsi di loro. La disperazione moltiplica, loro le forze, il coraggio, l'aggressività. Ogni partita diventa un combattimento, ogni gara può riservare una sorpresa. Si lotta per la salvezza, infine, e per rag giungere questo scopo non si guarda tanto per il sottile. Le squadre disperate... E' per questo che non ci sorprendono soverchiamente le affermazioni colte dal Padova e dal Vigevano rispettivamente sul campi di Bergamo e di Firenze. Che di autentica affermazione si deve parlare, data la classe e la statura delle squadre ospitanti. I due pareggi, tenute presenti le considerazioni di cui sopra, rientrano in certo qual modo nella normalità. E' ben vero che Atalanta e Fiorentina sono scese in campo prive di qualche prezioso elemento (la prima mancava del centro sostegno titolare Perrucci e dell'attaccante Nicolosi e la seconda di Di Benedetti e di Cuffersln), ma ciò giustifica fino ad un certo punto il mezzo insuccesso casalingo delle due vedette del girone. Esse forse credevano di liquidare agevolmente la partita con le rispettive avversarie, non pensando che queste appartengono precisamente alla categoria delle... squadre disperate, di quelle che, oramai, han tutto da guadagnare e nulla da perdere. Tutto sommato, chi esce con tutti gli onori dai confronti di Bergamo e di Firenze sono precisamente le ospiti: Padova e vigevano, che le padrone di casa e specialmente la Fiorentina, a leggere le cronache, non brillarono di vivida luce. Per intanto alle prime va la riconoscenza degli sportivi per aver contribuito a mantenere vivo ulteriormente l'interesse del campionato. Il compito più duro, indubbiamente, spettava al Padova; ma i bianco-scudati, con un gioco risoluto ed aggressivo, con impegno generosissimo, seppero contenere dapprima le folate offensive del bergamaschi e poi passare al momento buono al contrattacco. Tutta la compagine patavina, che già nel confronto con i tradizionali avversari veneziani aveva dato vedere di essere in periodo di lenta ripresa, ha funzionato a dovere. Il Padova, se continuerà sulla strada cosi bene intrapresa, darà, prima della conclusione del campionato, parecchio filo da torcere a molte squadre. Quanto s'è detto per il Padova, vale esattamente anche per il Vigevano. I «viola» si sono trovati di fronte ad un «undici» inaspettatamente battagliero e deciso a vender cara la pelle, ed hanno passato anche del brutti momenti. Quando si ha da fare con queste squadre pericolanti il fattore campo conta, ormai, solo fino ad un certo punto. Il Vigevano ha In classifica una posizione peggiore del Padova, ma se voi credete che la compagine della città delle scarpe abbia ormai abbandonata ogni speranza di salvezza vi sbagliate di grosso. I "grigi,, tengono duro Ci si assicura, infatti, che in casa granata, in questo momento gravissimo di pericolo, si sono strette tutte le energie e un solo proposito anima dirigenti e giocatori: salvarsi dalla retrocessione, ad ogni costo. Noi, pur non nascondendoci il difficilissimo compito che attende i vigevanesi, siamo i primi a rallegrarci di queste intenzioni, che depongono a tutto favore della solidità morale e materiale della società granata. E ad essa facciamo fin d'ora i migliori auguri. Fra le altre squadre pericolanti che nell'ottava giornata si sono distinte occorre mettere In primo piano Alessandria e Spai. « grigi > avevano da far visita quel campo degli aquilotti spezzini che ha sempre goduto fama di campo-trabocchetto. Sebbene, l'ostacolo è stato superato con una sicurezza ed una volontà che sta a tutto onore degli sfortunati giocatori piemontesi. Sotto le sfuriate degli attaccanti bianchi, essi non cedettero di un pollice, non si scomposero per un istante. Erano andati a Spezia col solo scopo di non perdere, ma per poco non portarono a casa un bottino prezioso; infatti, i grigi segnarono nel primo tempo un goal, goal che l'arbitro credette bene di annullare per fuori gioco. Tutto questo dimostra, però, che l'efficienza e il morale dell'Alessandria, dopo il clamoroso successo sull'Anconitana, hanno ripreso quota. Bene. Nulla è perduto quando il morale va a gonfie vele. L'Alessandria, vedrete, farà riparlare di sé. La Spai s'è tolta da una critica posizione con una franca vittoria sul forte Pisa, vittoria che ha un valore immenso per la compagine ferrarese. Pur con alti e bassi essa riesce a tenersi su ed è già questo una gran cosa Egualmente dicasi del Verona, protagonista, a spese della Salernitana, dell'unica vittoria esterna della giornata. La partita di Venezia, che metteva a confronto i due « inseguitori » del torneo, s'è conclusa con un nulla di fatto. Bene per entrambe le squadre, per quanto la gara abbia offerto ben poco di bello e di buono. Sul finire della partita, tra l'altro, per un negato « rigore » ai lagunari, c'è stato un tentativo di invasione del campo. Si vede che la malattia di Casale e Vigevano è contagiosa. E dire che non c'era l'Atalanta!.. Per intanto il Siena, approfittando anche del passo falso delle vedette, si mantiene alle spalle di esse e questo è quello che si desiderava, Bellissima la difesa della Sanremese di fronte agli indiavolati giallo-rossi palermitani. I biancocelesti, tra l'altro, giocarono tre quarti della partita in dieci soli, essendo stati privati del.portiere nel primo tempo. Una prova onorevolissima, dunque, quella dei liguri. (La Stampa - Mar, 03/04/1939)