Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1938/1939
Serie B
28-05-1939 - Giornata: 33 - Firenze - Giovanni Berta


Fiorentina ACF - Alessandria US 4 - 1 (2 - 0)
RETI: 22. Tagliasacchi G. [Fi] , 43. Menti (II) R. [Fi] , 48. rig. Menti (II) R. [Fi] , 60. Celoria M. [Fi] 88. Caligaris L.[A]

Alessandria US Mornese Vittorio, Bigando Giovanni, Petermann Franco, Caligaris Luigi, Parodi Pasquale, Ghidini Ferruccio, Massiglia Armando, Robotti Luciano, Pietruzzi Mario, Varona Pietro, Taverna Dante All.: Cattaneo Renato

Formazione avversaria
FIORENTINA ACF: Griffanti; Magli (I) Renzo, Piccardi; Kufersin, Poggi (II) Ernesto Matteo, Michelini; Menti (III) Romeo, Grolli, Di Benedetti, Celoria, Tagliasacchi. All.: Soutschek Rudolf.

Arbitro: Marsciani Guido (Modena) [Maccianti, Postelli]
Note
Angoli: 9-1. Spettatori: 8.000 Inizio gara ore 16.00

Commento
Quando il signor Marsciani ha ordinato la fine dell’incontro dopo che le due squadre avevano salutato la folla i giocatori alessandrini erano spariti nel sottopassaggio, c’è stata invasione di campo. Uno dei primi – reclamato a gran voce dai giocatori viola e dalla folla – è stato il marchese Ridolfi che commosso ha baciato il capitano della sua squadra, Magli, ed ha abbracciato tutti i suoi ragazzi. Giocatori, allenatore, dirigenti portati in trionfo, sballottati dalla massa degli sportivi. Chi ha fatto le spese per tutti è stato il massaggiatore che è finito bell’e vestito nella piscina dello stadio. Niente di esagerato perché ormai la Fiorentina è di nuovo in Serie A. Per merito dei giocatori, dei dirigenti, della fedele folla che non ha abbandonato lo stadio Berta nei momenti critici. Giusto questo momento di sfogo, di entusiasmo collettivo dopo il sospirone di sollievo. Nervi distesi, finalmente. Questo incontro con l’Alessandria non poteva preoccupare? Lo dicono ora, a vittoria conquistata in modo così vistoso, ma chi poteva fidarsi quando gli ospiti erano gli alessandrini, notissimi per la loro tenacia, per il loro entusiasmo, per la loro bravura? Proprio non era il caso di scherzare col sacro fuoco dei grigi. E la squadra viola ha preso vigore, ha voluto vincere, ha vinto. Al quarto d’ora della ripresa la Fiorentina era ormai sicura di vincere, era ormai virtualmente di nuovo tra le elette. Ancora una volta Menti è stato il numero uno in campo. Ha voluto riprendere il suo posto e la prima fila è apparsa pericolosissima quando l’ala destra ha avuto palloni da giocare. Dopo Menti tra gli attaccanti s’è distinto Grolli. Tra i mediani il più redditizio è stato Poggi II. Ancora una volta Griffanti ha effettuato una parata bellissima: al 12’ della ripresa, quando s’è slanciato in tuffo, arditamente sui piedi d’un sicuro attaccante avversario lanciatissimo, palla tra i piedi, verso il bersaglio. Nell’Alessandria è apparsa ottima la prima fila, ma soltanto nella manovra, mentre è stata scadente nel tiro a rete. Parodi è stato il migliore mediano. Non bisogna infine dimenticare che l’Alessandria mancava di Cassetti, il portiere titolare sofferente di sciatica. Ed ecco come sono stati segnati i punti. Al 22’ un’intesa Di Benedetti-Tagliasacchi si concludeva col tiro precisissimo ed imparabile di quest’ultimo. Al 43’ una palla alta finiva su Di Benedetti ed i terzini alessandrini; era il centravanti della Fiorentina che aveva la meglio toccando la sfera di testa e deviandola su Menti il quale la raccoglieva e segnava tranquillamente. Nella ripresa al 3’ una punizione battuta finiva contro il «muro»: la palla ritornava a Menti che la colpiva nuovamente mettendola a segno. Al 15’ Celoria segnava il quarto goal concludendo un’azione sviluppata attraverso Poggi, Kufersin e Grolli. Un punto segnato al 36’ dai grigi veniva annullato per fuori gioco. Il goal della bandiera veniva segnato per l’Alessandria a due minuti dalla fine da Caligaris. (Carlo Vanni, «La Gazzetta dello Sport», 29 maggio 1939) Siccome è bene quel che finisce bene, la squadra viola ha avuto ieri, allo stadio Berta, gli onori del trionfo. Non soltanto simbolici, come si potrebbe credere, ma veri e propri e reali poiché, fischiata dall’arbitro la fine dell’incontro, chiuso col netto e piuttosto duro punteggio di quattro a uno (naturalmente i quattro goals sono stati dei viola e quell’uno poverello appartiene all’Alessandria), la pattuglia dei più accesi tifosi ha potuto entrare nel campo e tra gli applausi vivissimi, fervidi, calorosi della folla rimasta prudenzialmente nelle tribune e sulle gradinate, ha fatto gruppo intorno agli undici atleti, li ha acclamati a gran voce, li ha issati sulle spalle dei più quadrati e volenterosi dei suoi uomini, concludendo così, nello spettacolo dell’apoteosi, la serie di partite di campionato allo stadio. Domandateci se quel trionfo è stato giustamente concesso; risponderemo di sì, precisamente, sicuramente. Poiché la Fiorentina anche ieri, malgrado che accennasse spesso a certe chiare difficoltà di rendimento e di intonazione del giuoco (resultato piuttosto inferiore alle tante volte bene affermate possibilità), battendo la squadra dei grigi alessandrini ha dimostrato di avere pieno, perfetto diritto alla guadagnata promozione. L’osservatore pignolo opporrà che i calciatori fiorentini potevano chiudere in bellezza le casalinghe partite di campionato, dando spettacolo di finissima tecnica, di autorevole dimostrazione dei famosi diritti della classe. Ma il guastafeste ha torto; poiché quel che contava, quel che interessava ieri non era mettere in vetrina il repertorio delle preziosità, ma piuttosto il saper vincere forte e bene, come d’obbligo competeva alla squadra capolista del torneo della serie. E la vittoria c’è stata, e come sonante. Il resto non ha dunque valore. Lasciamo perdere le considerazioni d’ordine generale e veniamo alla partita. Diciamo che la squadra dell’Alessandria ha fatto una gran brutta figura. Il punteggio che ha dovuto subire è grave, ma poteva anche essere anche più duro se i fiorentini avessero voluto picchiar sodo e realizzare al cento per cento le occasioni capitate o procurate. L’Alessandria ha tenuto ottimamente il campo al principiare del giuoco e per un poco è parso potesse rappresentare una parte importante ai fini del carattere appassionante, infiammato, bruciante, ecc. ecc., della partita. Invece è stato un fuocherello di paglia che ha seguitato fintanto i viola non si sono messi a far sul serio. Allora – precisamente al 22’ del primo tempo – gli alessandrini sono calati con dosata progressione, diventando a vista d’occhio più grigi (cioè incolori) di quel che non siano per forza dei colori sociali. Quando la Fiorentina si è impegnata a fondo, la squadra avversaria ha subito remissivamente il giuoco e inutilmente si è affannata a contenere alla meno peggio il successo viola. Ha incassato i goals senza aver diritto di attenuanti. Ha ripreso sul finire soltanto perché la Fiorentina, paga del bel resultato messo a frutto, si è concesso il lusso di diminuire la misura della sua pressione, di mettere a basso regime il funzionamento dei suoi reparti. Appunto in quel breve momento gli alessandrini hanno segnato il punto dell’onore o della bandiera. Diciamo che se lo sono meritato, ma in fondo non è vero. Pensare poi che la Fiorentina non ha fatto niente di eccezionale. Si è tenuta a svolgere onestamente il giuoco secondo l’usuale rendimento dei suoi uomini. A guardar per il sottile bisognerebbe dire che c’era da aspettarsi di meglio. Ma a che valeva impegnarsi nel repertorio delle grandi occasioni se per l’incontro di fine stagione bastava la mediocre cifra? Quando ha voluto ingranare nel giusto modo, non ci sono stati santi: goals e calci d’angolo sono venuti facili e a serie; naturali e giusti, senza troppa fatica. I giuocatori – specie ora che hanno sicuramente doppiato il Capo delle Tempeste – pretendono il diritto a tanto di menzione onorevole. Né certo noi la negheremo; poiché difatti, tolti i momenti di soluzione di continuità nel condurre la giostra, tutti hanno figurato ottimamente, tutti, magari a turno, si sono messi in mostra; da Griffanti a Poggi, da Menti – beniamino del pubblico e troppo spesso obbligato perciò a tentare individuali azioni – a Tagliasacchi, da Magli a Grolli e così via. Il pubblico li ha consacrati alla gloria del trionfo; noi, per via di metafora, li solleviamo sugli scudi. Con la sicura convinzione che l’onore se lo sono ben guadagnato; perfino ieri. La cronaca ha i suoi bravi diritti. Eccoci qua a servirla. Racconteremo la breve storia dei goals. Che in tutto sono cinque, ottenuti quattro di seguito dalla Fiorentina, uno, all’ultimo tuffo, dell’Alessandria. Al 22’ del primo tempo si apre la serie; è lavoro quasi tutto del bravo Tagliasacchi il quale, portata la palla in area di rigore, se l’è scambiata prima con Celoria, poi con Di Benedetti e infine, presi in velocità i terzini, da pochi metri ha traversato in rete battendo senza scampo l’attento Mornese. Al 43’ arriva il secondo, maturato da una lunga, minacciosa pressione dei viola sotto la porta alessandrina. Una discesa veloce, bruciante; Kufersin passa a Di Benedetti, che di testa taglia preciso verso la destra; taglia il pallone e lo schieramento difensivo dei grigi, sicché Menti, libero libero a pochi passi dalla rete, può dare il secondo serio dispiacere a Mornese. Al 3’ della ripresa abbiamo il terzo punto dei viola. È ancora Menti a segnare su un tiro di calcio di punizione, ostacolato di fortuna da uno degli alessandrini, ripreso e mandato a picchiare preciso su uno dei pali laterali della porta; siccome il pallone batte nella facciata interna del palo schizza in rete che è un piacere a vedersi. Il quarto goal è segnato al 15’. Appartiene a Celoria in collaborazione con Mornese. Infatti, Celoria tira da una ventina di metri e il portiere alessandrino pensa di fare una bellezza; parare di pugno, all’uso di Zamora; però succede che la palla non è colpita giusta e di effetto entra pari pari in rete. Infine, al 43’ (dopo che un facilissimo goal di Massiglia è stato annullato dall’arbitro per via di uno sfacciato fuori giuoco), Caligaris riesce a sorprendere Griffanti in fuori tempo e a segnare il punto alessandrino. Ottimo arbitro Marsciani. (Ariel, «Corriere del Tirreno», 29 maggio 1939) FIORENTINA-ALESSANDRIA 4-1 L’Alessandria ha fronteggiato con ammirato ardore l’antagonista nel corso del primo tempo senza tuttavia evitare di raggiungere la ripresa in svantaggio di due reti marcate rispettivamente da Tagliasacchi al 22’ e Menti al 43’. Nella ripresa, al 3’, altro punto di Menti. Ne è seguita una rabbiosa reazione dei grigi stroncata dalla difesa della Fiorentina. Al 15’ quarto goal ad opera di Celoria e nuova controffensiva dei grigi. Gli sforzi dell’Alessandria hanno dato però il goal della bandiera solo al 42’, allorché Varona riusciva a gettare la palla nella rete del bravo Griffanti. («La Stampa», 29 maggio 1939) FIORENTINA-ALESSANDRIA 4-1 I viola, spronati dalla preoccupazione di assicurarsi un punto necessario per la promozione, hanno giocato con slancio prevalendo sulla squadra alessandrina che ha lasciato ottima impressione come gioco d’assieme difettando, come al solito, nella decisione del tiro in rete. La rete della bandiera grigia è stata realizzata da Caligaris sul finire della partita. («Il Piccolo», 3 giugno 1939) RISULTATI Palermo-Spezia 4-1 Pisa-Casale 8-0 Pro Vercelli-Verona 0-2 Sanremese-Anconitana 1-0 Siena-Padova 0-1 Spal-Atalanta 0-0 Venezia-Salernitana 3-0 Vigevano-Fanfulla 2-0 CLASSIFICA: Fiorentina 45; Atalanta 43; Venezia 41; Siena 40; Verona 38; Pro Vercelli 35; Palermo, Sanremese 34; Alessandria, Anconitana, Padova, Vigevano 33; Fanfulla 32; Pisa, Spezia 31; Spal 26; Salernitana 23; Casale 9 Il punto sul campionato A novanta minuti dal termine del campionato di Serie B il pareggio ottenuto a Ferrara aveva quasi portato l'Atalanta in Serie A. Era bagarre per l'ultima squadra che doveva lasciare il campionato cadetto. Spezia, Pisa e Fanfulla: una di queste tre sarebbe stata retrocessa assieme a Casale, Salernitana e Spal.