Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1937/1938
Serie B
07-11-1937 - Giornata: 8 - Cremona - Polisportivo Roberto Farinacci


Cremonese US - Alessandria US 1 - 4 (0 - 3)
RETI: 88. Martelli S. [Cr] 7. rig. Robotti L.[A], 31. Massiglia A.[A], 34. Celoria M.[A], 61. Vecchi E.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Rosso Alberto, Lombardo Umberto, Caligaris Luigi, Parodi Pasquale, Bigando Giovanni, Massiglia Armando, Robotti Luciano, Celoria Mario, Coscia Aristide, Vecchi Eligio All.: Soutschek Rudolf

Formazione avversaria
CREMONESE US: Bertazzoli; Franzini, Trovati; Camisasca, Gramigna, Scanferlini; Bergamaschi, Lazzaretti, Martelli, Rampini, Zucchi. All.: Defendi Italo.

Arbitro: Mazzarini Gino (Roma) [Luisari, Rattotti]
Note
Rigore sbagliato: 54’ Trovati [C] Espulso: 36’ Lazzaretti [C] Spettatori: 3.000 circa Giornata serena e temperatura mite, terreno allentato Inizio gara ore 14:30

Commento
La squadra alessandrina è riuscita a battere con largo punteggio la squadra cremonese sul campo grazie anche all’insufficienza dell’arbitro che ai primi minuti di giuoco accordava a favore dell’Alessandria un calcio di rigore su un fallo lieve del terzino Trovati. Al primo punto i cremonesi si sono smontati completamente, lasciando ai più tecnici e corretti giuocatori alessandrini le redini della partita. Tutti i giuocatori dell’Alessandria meritano un elogio per la bella partita disputata e fra i migliori in campo citeremo Vecchi, Parodi, Bigando e Celoria. Della squadra cremonese parecchi giuocatori si sono dimostrati insufficienti e fuori forma. Il solo Trovati con Bertazzoli hanno fatto cose egregie. («Il Littoriale», 8 novembre 1937) L’incontro ha avuto un andamento sfortunato nei riguardi dei grigiorossi, influendo assai sul loro morale e facendo sì che incappassero in una sconfitta grave quanto immeritata. L’Alessandria, squadra forte ed aggressiva, si è gettata all’attacco al fischio iniziale per cui la lotta si è fatta subito accanita. Al 7’ un fallo in area era punito risolutamente dall’arbitro, che concedeva un rigore ai grigi, trasformato in goal da Robotti. La Cremonese accusava il colpo e si disuniva. L’Alessandria, approfittando del rilassamento avversario, realizzava altri due punti, al 31’ con Massiglia ed al 34’ con Celoria. La Cremonese era poi ridotta a dieci uomini, al 36’, causa l’espulsione di Lazzaretti, reo di scorrettezze. Nel secondo tempo, al 9’ Trovati falliva un rigore accordato ai grigiorossi. Tale fatto influiva ancora maggiormente sul morale della Cremonese, mentre i grigi segnavano un quarto punto, al 16’, ad opera di Vecchi. Verso la fine, e precisamente al 43’, Martelli perveniva a marcare il punto dell’onore. («La Stampa», 8 novembre 1937) Una differenza netta di classe esiste effettivamente fra l’Alessandria e la Cremonese di oggi. Ma il risultato è troppo secco ai danni dei grigiorossi. Partiti di slancio i locali si sono visti traditi in partenza da un rigore concesso con molta severità dall’arbitro per fallo di Trovi ai danni di Celoria appena dentro l’area. La Cremonese, squadra di ragazzi, si è demoralizzata e l’Alessandria ha potuto avere il sopravvento segnando altre due volte nella prima fase di gara. Qualche buona controffensiva degli uomini di Defendi ha mancato il successo per precipitazione nella fase finale. Ridotta a dieci uomini, quando la Cremonese è partita alla riscossa in apertura di ripresa, era ormai troppo tardi. E, passato un quarto d’ora, la squadra si è rassegnata definitivamente, permettendo ai grigi di fare dell’accademia. In quest’ultima fase di gioco l’Alessandria ha mancato parecchie buone occasioni. Il difetto della Cremonese sta nell’eccessiva giovinezza dei suoi componenti, facili all’entusiasmo (che partenza indiavolata!) e all’accasciamento. Tuttavia l’undici meritava questa volta miglior fortuna: perdere di misura, per esempio. Tutto il settore destro della squadra ci è piaciuto di più del sinistro. Quasi tutti i giocatori possiedono poi un efficace gioco di testa. Manca ancora a tutti l’arte di costruire per concludere. L’Alessandria invece possiede un gioco chiaro e sicuro, non ha debolezze vere e proprie in nessuna linea e, sicura alle spalle, sorretta da una mediana di rendimento può manovrare all’attacco con tutti i suoi uomini, in cooperazione felice. È, l’Alessandria, la squadra dello scorso anno con due giovani di cui Caligaris appare un lavoratore di rendimento e Coscia è una mezz’ala che ha idee, freschezza e soprattutto un tocco di palla degno di essere osservato. Con due ali guizzanti e sicure come Massiglia e Vecchi, l’Alessandria può andare a rete sempre pericolosamente. È una vedetta della B, non soltanto per i suoi punti in classifica. (Erberto Levi, «La Gazzetta dello Sport», 8 novembre 1937) Quest’anno le cose calcistiche di Cremona non sono andate per il loro verso fin da principio. La squadra della passata stagione è stata in parte modificata; qualche giovane acquisto di cui si diceva gran bene non ha sortito l’esito sperato; hanno finito per vestir grigiorosso della «prima», i ragazzetti venuti su dritti dritti dagli allievi. Ed allora si sa, con avversari agguerriti come sono quest’anno quelli della Divisione Nazionale B… Con un malinconico zero nella casella delle vittorie e dei punti, la società cremonese si è messa ben presto a pensare ai casi suoi, ha tentato tutto il tentabile, ha messo di mezzo puntiglio degli atleti e passione di dirigenti vecchi e nuovi: niente da fare, il corridoio per passare non si trovava. Ed ecco ritornare Defendi, il piccolo Defendi colle sue 42 primavere e i suoi capelli ormai tutti grigi. Defendi se n’era andato e si è dovuto fare appello al suo spirito di bandiera perché riprendesse sotto le sue cure amorose i ragazzetti del nuovo Cremona. Perché in casa grigiorossa non si parla di lauti stipendi, né per i giocatori né per l’allenatore. Si vive in povertà e quello che si ottiene è frutto di entusiasmo puro, schietto, cristallino. Dunque torna Defendi, e la Cremonese riesce ad accumular tre punti in due partite, si risolleva nel morale, ricomincia a intravvedere un lembo di rosato all’orizzonte. Gli sportivi di Cremona sbirciano allora il calendario e fanno tanto di occhi: prima l’Alessandria e poi il Novara, i due colossi del girone, dovranno far visita ai grigiorossi. Alti i vessilli del sodalizio; contro i più forti avversari la resurrezione della squadra potrà essere piena e duratura. Capito perché la settimana che precedette l’incontro coi grigi alessandrini è stata, a Cremona, una settimana di passione calcistica? All’imbocco della via principale (là dove il rinnovamento edilizio di Cremona fascistissima si rivela in tutta la sua imponente grandiosità) l’ondeggiante striscione annunciante la gara, sembrava anch’esso una bandiera, un segno di appello alla falange dei sostenitori per quella che doveva essere la gara di estremo appello per la squadra del cuore. E la domenica venne, lieto auspicante. Il sole sfolgorante fuor delle tenui nebbie del mattino, la temperatura quasi primaverile, l’annuncio della nomina del nuovo presidente (Gerardo Corna) del sodalizio grigiorosso, tutto contribuiva a determinare una festosa atmosfera intorno alla gara. L’Alessandria era arrivata con tanto di consiglio direttivo al seguito: così numerosi erano i dirigenti alessandrini che hanno dovuto predisporre una tavolata apposta in albergo, per la colazione. Naturalmente in casa grigia spirava aria di buon umore. La squadra ingrana, ha un terzino d’avanzo per via di Rosso, Turino e Lombardo che si trovano in forma tutti quanti e non si sa mai chi scegliere fra i tre; manca il centrattacco, è vero, perché Celoria è un ripiego e il titolare Torti ha una gamba che non vuol far giudizio. Ma tutto sommato l’undici è fresco, agile e poderoso al tempo stesso, e non si fantastica sulle nuvole quando si pensa ad una nuova e pronta promozione in A. Tuttavia la Cremonese conservava le sue brave speranze e le ha conservate fino al momento di scendere in campo. Questo campo cremonese merita una nota. È ancora il vecchio rettangolo dei tempi d’oro dei grigiorossi, ma c’è stato fatto su un lavoro di livellatura che darà i suoi frutti fra qualche tempo, e si è seminata l’erba che comincia a spuntare ai quattro angoli, fine fine. La tribuna è relativamente nuova e relativamente nuova la grande cinta in muratura che racchiude un largo spiazzo per le automobili: in previsione di una scalata in A, naturalmente. In campo dunque alle 14:30 per giocare la grande carta. Nei primi minuti gli spettatori hanno potuto credere che la giornata d’oro fosse finalmente arrivata per gli uomini di Trovati. Poi, all’8’, il «fattaccio». Si innesta un’azione dei grigi, ben condotta e meglio avviata alla conclusione. Celoria sta per «filtrare» appena oltrepassata la linea bianca dell’area di rigore. Se passa, il goal è pressoché assicurato. Trovati e Gramigna non sanno far di meglio che urtare con violenza l’attaccante per impedirgli l’azione finale. Mazzarini, calmo calmo, fa cenno al disco del rigore. E così, tiratore Robotti, l’Alessandria è in vantaggio. Ora, si dice a Cremona, perché castigare in modo così severo una squadra nel momento in cui tenta alla disperata la via per risorgere? Rispondiamo ammettendo che, su campi di tutte le divisioni, abbiamo visto arbitri passar sopra a falli anche più gravi in area di rigore. Ma non è possibile condannare Mazzarini perché ha usato il metodo della severità, fischiando tutti i falli, in area e non in area. Rimane il lato sentimentale della questione, lato sentimentale di cui molti non vorrebbero sentir parlare, ma che ha nostro avviso ha la sua importanza determinante, anche nelle decisioni arbitrali. Sotto questo aspetto è certo spiacevole che si siano tarpate le ali alle speranze grigiorosse. Qui la partita è precipitata. L’Alessandria, più esperta e quadrata, ha preso il sopravvento sui demoralizzati grigiorossi ed ha segnato ancora, a più riprese. Per contro i locali, ridotti in dieci, hanno fallito anche un rigore e poi alcune propizie occasioni. Morale: una gara impostata bene per gli ospitanti si è conclusa in una comoda passeggiata degli ospiti. Parlare di vittoria immeritata dell’Alessandria sarebbe ingiusto perché la differenza di stile e di classe fra i due undici si è avvertita in modo indiscutibile. Ma ci piace insistere sul fatto che la Cremonese non avrebbe probabilmente perduto così, senza l’infortunio del rigore. Ed allora si possono anche capire, se non giustificare, gli sfoghi di parte del pubblico agli indirizzi dell’arbitro, che pure ha diretto ed ha avuto un solo torto: quello di punire con inesorabilità. Torna ancora una volta in ballo il problema dell’unità di indirizzo in tema di calci di rigore. (Erberto Levi, «La Gazzetta dello Sport», 9 novembre 1937) CREMONESE-ALESSANDRIA 1-4 Gli onori della giornata vanno tutti ai valorosi grigi di Alessandria, che sono riusciti nell’impresa di espugnare il terreno di Cremona; e in quale misura. Un 4 a 1 ottenuto fuori casa è indice di ottimo tenore di gioco e di rendimento. Qui era officiante un arbitro che sa il fatto suo, di quelli che non soffrono… il campo. Vogliamo alludere al bravo Mazzarini. Il quale, trovandovi gli estremi, non ha esitato con il cominciare ad affibbiare ai locali un calcio di rigore, appena al 7’ di gioco. L’alessandrino, nonché ex juventino, Robotti ha trasformato; quindi l’Alessandria, capita la situazione, l’ha sfruttata, avvalendosi del fatto che i cremonesi erano venuti a trovarsi in condizioni di spirito piuttosto depresse. Altri due goal sono stati segnati. Quindi le azioni dei locali hanno subito un tracollo simile a quello verificatosi nel 1929 in Wall Street. I cremonesi hanno cominciato a non capire più niente, sino a farsi espellere un uomo e quindi a sbagliare, con Trovati, un calcio di rigore. Dopo un altro punto alessandrino segnato dal concittadino e sosia di Learco Guerra: l’ala Vecchi, i grigiorossi, battendo sempre sul chiodo del goal dell’onore, riuscivano ad ottenerlo, proprio per merito di Martelli… Così, seguitando a mantenersi all’avanguardia, assieme al Novara, la squadra alessandrina pone decisamente la sua candidatura a coronare in fretta lo sforzo intrapreso. («Stampa Sera», 8 novembre 1937) Una revolverata a freddo L’inizio delle operazioni era apparso quanto mai lusinghiero e ricco di promesse: un inizio veloce e sferrato come contro il Modena; alcune azioni volanti che avevano già messo in evidenza la bravura di Ceresa; due puntate alessandrine non erano giunte fino a Bertazzoli; la terza - mentre scoccava il 10’ - è stata quella che fece vedere le traveggole al sig. Mazzarini; azione in linea appoggiata su Massiglia; riceve Celoria che smista a Robotti; a fianco del grigio balza correttamente Trovati che marca e cerca di spostare l’avversario per soffiargli il tempo del tiro a rete. Azione, come vedete, comune, azione normalissima che ogni difensore escogita e realizza senza che nessun arbitro si sia mai sognato di pescare il fallo. Trilla invece il fischio del lento e rubicondo romano. Si ferma l’azione, cremonesi e alessandrini attendono ordini, e comprendono che venne segnato il fallo contro il terzino cremonese entro la linea di rigore sì e no mezzo metro. Gli stessi grigi mettono il pallone sulla linea di rigore. Mazzarini segna invece il disco bianco degli undici metri. Una revolverata a freddo. Nessuno vuol credere ai propri occhi; la folla meno che meno riesce a raccapezzarsi. Tiro di Robotti e Bertazzoli è battuto. Tutto quando nel battibaleno di pochi secondi perché la realtà la massa l’ha conosciuta quando venne portata la palla al centro. Dalle tribune e dai popolari si scatena il pandemonio; niente da fare. I grigi, questo regalo, lo ricorderanno per molto tempo e del regalo ne approfittano per assumere le redini del gioco. Lo stato d’animo dei grigiorossi è più facile immaginare che descrivere. Reazione sorda, nervi a fior di pelle, orgasmo, si cerca con slancio ma con disordine di riportare il confronto sul pareggio. Un angolo contro Ceresa è battuto al 12’, un secondo al 24’, un terzo al 29’: la pressione in area ospite è sempre accentuata, mentre perdurano i clamori per un rospo che nessuno vuol digerire. In questa atmosfera gli ospiti troveranno il modo di risolvere a loro favore le sorti della giornata; attacco al 32’ manovrato da Celoria, smistamento a Vecchi, centro corto a Robotti, passaggio a Massiglia e pallone fulminato in rete dal basso in alto; due minuti dopo è Celoria che batte Bertazzoli con una Cremonese in piena crisi, mentre al 36’ Lazzaretti trova la maniera di farsi inviare agli spogliatoi reo di minaccia all’arbitro. Tutto risolto, come vedete, in sei minuti e tutto messo in binario per non creare dispiaceri all’ospite. Ripresa giocata da una squadra in ginocchio e un’altra col morale a mille: al 7’ Mazzarini affoga il rimorso concedendo un rigore alla Cremonese per un fallo lievissimo commesso in area da Rosso. Trovati, dai nervi tesi come le corde di un violino, trova la maniera di sbagliarlo; è l’Alessandria che arrotonda il bottino con Vecchi al 15’, fruendo di un’incertezza di Franzini; sarà Martelli che un minuto prima del termine salverà l’onore della bandiera. Chi non ha assistito all’incontro potrà domandarmi se il punteggio realizzato dall’Alessandria non convalida una superiorità od una vittoria. La cosa va impostata sul carattere morale, carattere che ha effetti decisivi in un incontro delicato come quello di ieri l’altro al Polisportivo. La squadra di Defendi aveva iniziato il confronto con autorità, con slancio, con decisione, con ardore; si comprendeva che i grigiorossi intendevano affermarsi in partenza; segnando per primi, gli effetti morali avrebbero aiutato notevolmente gli ospitanti nella loro impresa, nel loro difficile compito. […] Concluderemo affermando che la squadra piemontese è più solida che virtuosa, più spiccia nel manovrare che tecnica nella concezione. Una bella squadra di Serie B non superiore, ad esempio, al Modena. Defendi a sua volta deve convincersi che per vincere occorre infondere al reparto d’attacco gioco più sbrigativo, più a largo respiro: la palla in area di rigore va indirizzata a rete perché appare superfluo persino il superato classicismo della palla all’indietro a chi non è appostato; è questo un gioco assai gradito alle opposte difese. («Il Regime Fascista», 9 novembre 1937) La partita di Cremona I commenti della stampa «Il Regime Fascista» lancia i suoi fulmini sul rigore concesso agli alessandrini e asserisce che, dopo la rete di Robotti, la Cremonese è caduta sulle ginocchia. Troppo presto, o egregi colleghi, perchè si era solo all’80 minuto (e non al 10') e c’era tempo per ricuperare lo, svantaggio del rigore cono- aveva saputo fare l’Alessandria nelle identiche condizioni a Palermo e col portiere Cerosa colpito da un calcio al viso. Il cronista Cremonese intitola l’articolo alla guisa dei romanzi gialli «Una revolverata a freddo ed i bollenti spiriti non gli hanno permesso di vedere il gioco dell’Alessandria, i virtuosismi di Coscia e l’accademia dei compagni di Lombardo. «Concluderemo - cosi scrive il resocontista cremonese - affermando che la squadra piemontese è più solida che virtuosa, più spiccia nel manovrare che tecnica nella concezione. Una bella squadra di Serie B non -superiore, ad esempio, al Modena», Erberto Levi sulla «rosea», pur riconoscendo la severità di "Mozzarmi (il quale ha concesso un rigore anche ai cremonesi, fallito in pieno), è stato molto più sereno. Ecco come ha descritto la... revolverata a freddo-: «Poi, all’8’, il «fattaccio». Si innesta un’azione dei grigi, ben condotta, e meglio avviata alla conclusione. Celoria sta per «filtrare» appena oltrepassata la linea bianca dell’area di rigore. Se passa, il goal è pressoché assicurato. Trovati e Gramigna non sanno far di meglio che urtare con violenza l’attaccante per impedirgli l’azione finale. Mozzarmi, calmo calmo, fa cenno al disco del rigore. E così, tiratore Robotti, l’Alessandria va in vantaggio ». Ed ecco come Levi ha visto e giudica la squadra di Lombardo: « L’Alessandria invece possiede un gioco chiaro e sicuro, non ha debolezze vere e proprie in nessuna linea e, sicura alle spalle, sorretta da una mediana di rendimento può manovrare all'attacco con tutti i suoi uomini, in cooperazione felice. E’, l’Alessandria, la squadra dello scorso anno con due giovani di cui Caligaris appare un lavoratore di rendimento e Coscia è una mezzala che ha idee, freschezza e sopratutto un tocco di palla degno di essere osservato. Con due ali guizzanti e sicure come Massiglia e Vecchi l’Alessandria può andare a rete sempre pericolosamente. E’ una vedetta della B, non soltanto per i suoi punti in classifica» (Il Piccolo, 13/11/1937) RISULTATI Brescia-Messina 4-0 Modena-Sanremese 1-2 Novara-Spezia 2-0 Pisa-Anconitana 5-0 Venezia-Taranto 1-0 Verona-Padova 1-1 Vigevano-Palermo 0-1 Riposa: Pro Vercelli CLASSIFICA: Novara, Alessandria 12; Venezia 11; Anconitana, Palermo, Vigevano 10; Pisa 9; Padova, Verona 8; Pro Vercelli, Sanremese, Modena 7; Messina 5; Brescia, Cremonese, Taranto, Spezia 3. *: una gara in meno. IL PUNTO SUL CAMPIONATO Tre padroni di casa abituati a farsi rispettare hanno fatto bancarotta. Alludiamo al Modena, al Vigevano e alla Cremonese. Le conseguenze dell’assenza di Dugoni, già da noi previste da due settimane, si sono concluse con l’espugnazione dello stadio geminiano da parte della Sanremese. Qui ha fatto capolino qualche difetto d’arbitraggio che ha provocato il reclamo del Modena, ma indubbiamente la causa maggiore deve ricercarsi nella forzata assenza del fulvo mediocentro. Per la recluta ligure non tutti i danni vengono per nuocere. Gli altri due padroni di casa usciti malconci stanno in Lomellina e sotto il Torrazzo. Era notorio che la squadra di Zanella stava attraversando un periodo poco lieto, ma da qui all’espugnazione dello stadio Crespi ad opera del Palermo nessuno francamente pensava. [...] Punteggi punitivi sono stati quelli del Pisa sull’Anconitana palesatasi in calando da qualche settimana e del Brescia su un Messina più che mai in crisi; faticosa è stata la vittoria del Venezia sul tenacissimo Taranto, mentre il Novara ha liquidato le vellietà spezzine col 2-0 che conferma la vitalità della capolista (Sandro Mainardi, «Il Regime Fascista», 9 novembre 1937)