Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Serie A
29-12-1935 - Giornata: 13 - Roma - P.N.F.


Lazio SS - Alessandria US 3 - 0 (2 - 0)
RETI: 15. Guarisi A. [La] , 21. Camolese B. [La] , 56. aut. Lombardo U. [La]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Borelli Michele, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, De Stefanis Piero, Celoria Mario, Gastaldi Settimo All.: Soutschek Rudolf

Formazione avversaria
LAZIO SS: Blason; Zacconi, Monza (II) Alfredo; Baldo, Turchi, Viani G.; Guarisi, Uneddu, Piola, Camolese, Levratto. All.: Atl Walter

Arbitro: Gianelli Angelo (Genova)
Note
Spettatori: 8.000. Giornata mite, terreno ottimo. Inizio gara ore 14.30

Commento
La vittoria della Lazio è di una chiarezza cristallina. Il punteggio stesso, espressione tipica della superiorità netta, avrebbe potuto essere anche maggiore, ché occasioni di segnare ancora non sono mancate agli azzurri; e, se non sono state realizzate, fu assai più per le scorrettezze dei difensori grigi che per demerito dell’attacco laziale: tuttavia, non ci sentiamo di recriminare per questo. Un cinque a zero, ad esempio, pur non lasciando nulla da eccepire sull’equità del verdetto, non avrebbe dato la sensazione netta della realtà: avrebbe fatto credere ad un’Alessandria inesistente in campo, ad un’Alessandria arresa a discrezione; e ciò non sarebbe stato per nulla rispondente al vero… Così, invece, sono meglio rispettati le proporzioni ed i fatti. L’Alessandria non ha mantenuto le magnifiche promesse dell’inizio. È partita in quarta velocità, impegnando Blason in una difficile parata; ha perduto il destro a passare in vantaggio poco dopo, quando il paletto ha respinto un tiro di Busani che o sarebbe entrato di primo o avrebbe potuto essere corretto e messo in porta da Celoria o De Stefanis lì a due passi. Poi piano piano la Lazio, in principio assai sfocata e presa in velocità dai grigi, si è risollevata in pieno. Al quarto d’ora ha marcato il primo punto, sei minuti dopo ha consolidato il vantaggio. Due a zero, tuttavia, a quel momento, era uno scarto ancora troppo gravoso per l’Alessandria; ma pensarono poi i laziali, col loro comportamento autoritario, a dare tutte le sigle della legittimità al punteggio. Abbiamo accennato già fugacemente perché un solo altro punto si sia aggiunto a questi due nella ripresa. Il terzo punto va considerato autogoal, perché è stato Lombardo a spingere la palla nella rete di Ceresa: ma guardando la sostanza e non l’apparenza dell’azione, il merito è tutto di Levratto, che ha agito da furbo consumato, dando al terzino distratto che – gli occhi volti alla sua porta – cercava di sbrogliare la situazione, quella carica che fruttava alla Lazio il nuovo successo. I più hanno creduto di vedere una occasione di rigore contro gli ospiti in un fallo di mano di Milano, effettuato in area di rigore, ma secondo noi, fortuito, su tiro di Filò, e hanno manifestato clamorosamente il loro disappunto per la mancata concessione della massima punizione. Ad onor del vero, però, molti degli stessi tifosi laziali avevano già creduto passibile di calcio di rigore anche una carica laziale a De Stefanis, che l’arbitro – e noi con lui – ritenne invece regolare. Le cose dunque – anche se i «rigoristi» sono nel vero – sarebbero rimaste al punto di prima: nondimeno una certa… disinvoltura dei tifosi grigi, e specialmente del pur ottimo Borelli, nel commettere falli a ripetizione e difendersi ad ogni costo senza troppo sottilizzare sui mezzi, non può essere passata sotto silenzio. Il difetto dell’Alessandria è nella mancanza di realizzazione. Inoltre – cosa risaputa anche questa – la squadra gioca bene a mezzo campo, poi predilige i ricami, e si scopre. Se non ingranano una giornata più che ottima, con questo metodo, per i grigi son dolori. Individualmente mediani e difensori – a Barale e Borelli la citazione per primi – non meritano critiche: all’attacco l’assenza di Notti si è fatta sentire. Inoltre anche Celoria non ha un’andatura continua, e Busani, fine e velocissimo, è troppo leggero per potere, se sorvegliato attentamente, sperare di spuntarla contro un Viani alto due volte lui. Superiore ad ogni elogio il comportamento di Ceresa, cui moltissimo deve l’Alessandria se la sconfitta non si è mutata in disastro. La Lazio però ha dominato nettamente. Con la mediana che ieri – finalmente! – funzionava in pieno, la squadra, superato il primo periodo di incertezza, ha marciato con continuità ed autorevolezza. Quando la mediana sa il fatto suo, con la difesa sicura e classica di cui gli azzurri romani si giovano, la Lazio deve per forza ingranare. Benché Uneddu abbia avuto un’altra giornataccia, e anche Piola non fosse ieri completamente in palla, il quintetto offensivo laziale ha dominato con chiarezza. Brillantissimo il ritorno nei ranghi di prima squadra di Camolese, e ottima la prova di Levratto. Filò, migliorato del centro per cento dalla sua prima uscita, è stato di gran lunga il migliore degli attaccanti; e difficilmente con lui la Lazio giocherà le sue prossime partite senza realizzare! Blason, poco impegnato, ha fatto sfoggio in due occasioni nel primo tempo della sua classe e abilità. Sempre una grande forza i terzini. Nella linea di sostegno, Baldo ha giocato un’altra bellissima gara, tutta entusiasmo e tenacia. Gastaldi, che pure era con Riccardi il migliore attaccante grigio, contro Baldo non ha potuto mai spuntarla. Turchi, dopo l’incerto inizio, si è ripreso prontamente e ha dato prova di avere superato il periodo non lieto dovuto alle imperfette condizioni fisiche. Viani, anche lui un po’ in ombra nella prima fase della gara, ha completato degnamente il terzetto. Per la Lazio si tratta, ora, di continuare, e di non ricascare nell’altalena di rendimento tenuta sino adesso. Il perfetto stato del campo e la temperatura mite sono stati altri coefficienti a favore della bellezza del gioco. L’arbitraggio, anche se qualche interpretazione sui falli non ha riscosso unanime approvazione, è stato nel complesso soddisfacente. Il signor Gianelli ha tenuto in pugno saldamente il controllo della partita con tatto, smussando angolosità e frenando ogni accenno ad eccessi, senza spezzettare per questo il gioco ogni momento. Pubblico, in rapporto alla levatura della squadra ospite, assai numeroso. La partita è stata presenziata da S.E. il Sottosegretario all’Aeronautica, dal Segretario Amministrativo del PNF, dal Presidente della FIGC e dall’on. Riccardi. Un immediato attacco alessandrino, tra Celoria e Gastaldi, crea subito un’azione pericolosissima: il tiro di Celoria è deviato da Monza in angolo, ma Baldo frantuma la minaccia. Insistono i grigi, e Busani, fuggito velocissimo, sorpassa Monza, stringe leggermente e scocca il tiro; la palla batte contro lo spigolo del palo ed esce in fallo. Un fallo su Camolese, al 3’, porta l’offensiva in campo alessandrino: Borelli prima, poi Barale, liberano con sicurezza. E si torna in area azzurra, dove Turchi con bella scelta di tempo toglie la palla a De Stefanis che punta sul goal. Al 5’ punizione contro la Lazio dal limite dell’area; al 6’ bella azione di Camolese, che ruba la palla a Barale, punta però con tiro impreciso. Parodi e Riccardi risospingono l’attacco grigio: Monza ha il suo da fare, e si disimpegna bene. Poi, però, un lungo passaggio a Filò al 10’, dà alla Lazio una palla preziosa, Piola pressato manda fuori, mentre Levratto è caduto. Calcio d’angolo contro i grigi subito dopo, causato da Borelli: la centrata perfetta di Guarisi è parata difettosamente da Ceresa, che però può riprendere il pallone e liberare. Duetto Piola-Uneddu e fallo di Borelli. Batte la punizione Turchi, che manda a sinistra: Levratto centra, Piola riprende di testa e colpisce il palo; tre avversari sono lì, Borelli riesce a impadronirsi della palla e calcia; ma la respinta è corta. Filò, appostato in posizione favorevole, riprende e saetta in rete (15’). Il punto galvanizza la Lazio: altra bella azione al 17’: Filò-Uneddu, che Lombardo risolve in modo non molto chiaro. Subito dopo, però, dopo un salvataggio di Zacconi, la Lazio è costretta in angolo: Blason para brillantemente di testa (19’). Al 20’, fallo di Turchi in area, e punizione a due tempi contro la Lazio: tira Riccardi, e l’arbitro fischia il fuori gioco. Il calcio d’angolo è ricambiato dalla Lazio al 21’, su discesa di Levratto, e crea l’occasione del secondo successo. Sul tiro dall’angolo di Levratto, Ceresa respinge ancora dietro la rete. Batte anche questa volta Levratto; Milano ribatte verso sinistra e Camolese, intercettando a volo, con bel tiro diagonale, sorprende Ceresa, mettendo in rete il secondo pallone. Una testa di Uneddu su centro di Levratto, al 24’, è brillantemente parata da Ceresa, che si libera bene subito dopo da un altro pallone di Piola. De Stefanis manca poi, caricato rudemente ma secondo noi regolarmente, di sfruttare un pallone d’oro fornitogli da Gastaldi; al 28’ su punizione battuta da Turchi, Levratto alza sopra la traversa un pallone da rete: Ceresa comunque era ottimamente piazzato. I capovolgimenti di fronte sono continui: al 29’, tiro di Riccardi, che Monza devia in angolo contro la Lazio. Nulla di fatto: sulla respinta fugge invece Filò che sta per segnare. Ostacolato da Borelli, dà a Levratto, ma anche questa volta il pallone calciato dall’ala sinistra laziale, pressata e colpita anche alla testa da Lombardi, si perde in alto. In un corpo a corpo con Piola, al 36’, Borelli ha la peggio e l’arbitro interrompe l’azione. Ma la Lazio riprende ad attaccare e i grigi, ora, sono costretti per lo più sulla difensiva; e si difendono bene. Invano Riccardi, tenuto a freno da Viani, cerca sospingere i suoi: al 38’ Milano regala un altro calcio d’angolo alla Lazio. Sull’azione che ne consegue, il tiro di Guarisi trova la mano di un difensore grigio. L’espressione «trova» è adeguata: infatti l’arbitro non giudicando il fallo intenzionale lascia correre. Il pubblico, invece, naturalmente di diverso parere, rumoreggia a lungo. 42’: su bel passaggio in profondità di Turchi, Piola avanza, ma si trattiene tanto la palla, anziché passarla a Levratto, libero, da dar tempo agli avversari di marcarlo e togliergli dai piedi il pallone. Segue una parata di Ceresa su tiro di punizione di Baldo; poi una discesa di Gastaldi interrotta per fuori gioco; indi, al 44’, un altro bellissimo salvataggio del portiere grigio, che blocca un preciso pallone di Levratto. Un «cicchetta» dell’arbitro, che invita i giocatori alla calma, precede immediatamente la fine del tempo. Al 1’ della ripresa una buona trama Filò-Piola è spezzata da Borelli e al 3’ una discesa delle mezze ali alessandrine è infranta da Zacconi. Due minuti dopo, una stangata di Filò sfiora il palo laterale, mentre l’arbitro però fischia il fuori gioco. Insiste la Lazio: e Levratto sbaglia una centrata; indi su una reazione alessandrina, Celoria tenta invano… la fortuna, con un tiro da lontano. Ad un salvataggio bellissimo di Lombardo, su azione Filò-Piola, segue all’8’, un calcio d’angolo contro i grigi. Viani riprende con una bella rovesciata: Borelli trattiene Piola in cintura, tra le proteste del pubblico e Ceresa può mandare ancora in angolo. Ne nasce un bel tiro di Turchi, che resta però senza esito. Al 12’ la Lazio consolida il suo vantaggio; Levratto stringe al centro, sta per segnare. Lombardo gli si para dinanzi volgendogli le spalle e cerca liberare come può. Levratto allora, astutamente carica l’avversario e spingendolo senza complimenti con la palla tra i piedi, lo costringe a mettere con i suoi stessi piedi la palla in rete. Una carezza di Barale obbliga poi Camolese a lasciare momentaneamente il campo. Sarà lo stesso Camolese che al 15’ sbaglierà di pochissimo la mira riprendendo con un colpo di testa una centrata di Filò; e al 17’ il palo respinge un tiro improvviso di Uneddu. Un facile intervento di Blason, su discesa di Gastaldi, interrompe il monologo laziale. Al 18’ su passaggio di Uneddu, Filò con un abilissimo lieve colpo di tacco, manda il pallone al disopra della testa di Borelli che gli era dinanzi. Il terzino grigio, indispettito, dà un calcio a Filò. L’arbitro concede alla Lazio il calcio di punizione, e la palla è dallo stesso Guarisi calciata contro l’esterno della rete. Ceresa è successivamente impegnato da Levratto al 21’ e da Filò al 23’; mentre l’Alessandria con i suoi eccessi di ricami a metà campo, non riesce più a dare ai propri attacchi nemmeno una parvenza di pericolosità; contro Gastaldi poi, che è il più attivo, Baldo oppone una resistenza tenace, generosa: è insormontabile. Una stangata di Camolese al 26’, epilogo di una trama sulla destra laziale, è bloccata a terra da Ceresa; al 27’ Uneddu è a terra, caricato duro da Borelli: la punizione che ne consegue tirata da Filò è ancora bloccata da Ceresa. Altra carica irregolare – di Parodi questa volta – su Uneddu, e altro tiro piazzato di Filò respinto da Ceresa. Camolese riprende e segna, ma quando però l’arbitro ha già fischiato il fuori gioco. E fuori gioco v’è ancora Piola, subito dopo, su punizione calciata da Turchi. Al 32’, su passaggio preciso di Filò, Piola manda la palla contro l’esterno della rete; al 33’ Blason deve interrompere la lunga inazione per bloccare un pallone non pericoloso. Il tono generale del gioco però è calato: c’è odore di svogliatezza per aria. Una doppia entrata a vuoto di Lombardo prima e di Borelli poi, dà modo a Levratto di servire bene Piola. Ceresa si salva benissimo in angolo, e blocca ancora, sull’azione che ne deriva, il conclusivo tiro di Levratto (35’). Blason si salva in angolo a sua volta, al 37’, da un pallone inviatogli da lontano da Milano, e para al 39’ un tiro di De Stefanis, su calcio piazzato, di cui Zacconi aveva mancato l’intercettamento. I tentativi di Piola per marcare il suo punto sono cani, benché l’attacco azzurro, evidentemente, lavori adesso soprattutto per lui. Al 40’ il sig. Gianelli rileva un fallo del centroattacco laziale su Lombardo, e un minuto appresso, Ceresa compie un’altra grande parata su tiro di Levratto, che aveva ricevuto il pallone da Piola. L’ultimo calcio d’angolo della serie, anche questo sterile, contro gli ospiti, è al 41’. Poi l’Alessandria tenta il serrate: Gastaldi al 42’ impegna Blason in una facile parata, De Stefanis al 43’ spara alto e Viani, al 44’ libera togliendo il pallone proprio sui piedi di Busani. Nell’ultimo minuto però la Lazio torna all’offensiva e il fischio finale giunge appunto su una discesa combinata tra Filò e Piola. (Pier Luigi Tagiuri, «Il Littoriale», 30 dicembre 1935) I primi dieci minuti erano di marca alessandrina. I grigi manovravano con rapidità e snellezza e le loro azioni si svolgevano fluide ed eleganti superando in pieno le maglie della difesa laziale, la quale respingeva a fatica ed appariva confusa e sconcertata. Una più bella azione, svoltasi al secondo minuto di gioco, che vedeva impegnata tutta la prima linea dei grigi e culminava con un pericoloso tiro dell’ala destra Busani, raccoglieva perfino l’ovazione prolungata del pubblico, certo non troppo proclive a incoraggiare la squadra ospite. Tale superiorità iniziale, però, restava del tutto sterile (i grigi ottenevano solo un angolo dopo 30” di gioco). La reazione dei laziali non tardava infatti a verificarsi e ad imporsi sempre più nettamente fino alla fine della partita; un primo punto al 15’ concretava il capovolgimento della situazione e da questo momento il destino della partita appariva irrevocabilmente segnato. L’Alessandria seguitò a giocar bene, a difendersi con calma ed anche ad attaccare con chiarezza di idee, ma non riuscì ad altro che a dare l’impressione di una squadra incapace di uscire dal campo della teoria; alle belle difese in linea, manca sempre l’uomo capace di dare il tocco risolutivo all’azione, tanto che gli interventi di Blason durante i 90 minuti furono rarissimi e quasi mai difficili e i difensori ebbero la possibilità di figurare anche in misura maggiore ai loro innegabili meriti. Anche la bellezza del gioco col proseguire del tempo andò mano a mano annebbiandosi e dopo il secondo punto dei laziali scomparve del tutto; restarono undici uomini a contendere confusamente il terreno agli avversari e a cercare di impedire un più severo punteggio, ma la squadra si sfasciò e non riuscì più a ricostituirsi. Piola, Guarisi e Levratto portarono l’orgasmo nei reparti arretrati dei grigi che per ostacolare i tre uomini di punta laziali persero completamente di vista la propria linea attaccante; e rimasta in balia di sé stessa, questa fu facile preda della mediana e della solidissima estrema difesa romana. Pur considerando il mediocre valore degli ospiti, la Lazio ha giocato una bella partita ed ha accentuato il consolidamento della squadra, già manifestatosi da qualche domenica. Ormai da tempo sicura in difesa, dove Blason, Zacconi e Monza costituiscono un trio che non ha nulla da invidiare ai più famosi, la Lazio di oggi ha nettamente migliorato la sua efficienza nei due reparti avanzati che hanno ricevuto nuovo impulso dall’acquisto di Turchi e dal ritorno di Guarisi. La prima linea, pur con un Piola non in buona giornata e Uneddu irriconoscibile dalle sue ultime esibizioni, è stata più ardita e pericolosa del solito. Merito delle due ali e di Camolese e soprattutto di «Filò», cui direttamente e indirettamente si devono tutti e tre i punti segnati a Ceresa. Guarisi è tornato dal Brasile senza aver perduto nulla della sua bravura ed è sempre il giocatore capace di scombussolare le difese più calme e più agguerrite; centro preciso, tiro poderoso, padronanza assoluta del pallone, acrobazie da giocoliere, queste le prodezze che il popolare «Filò» ha posto di nuovo al servizio della sua squadra. Anche Camolese ha svolto un gioco lodevolissimo per intelligenza ed efficacia, e così Levratto che è apparso trasformato dalle due ultime poco felici esibizioni. Se Piola e Uneddu fossero oggi stati nelle loro migliori disposizioni gli alessandrini avrebbero certamente passato guai più seri. Dell’Alessandria buona impressione hanno suscitato, nel primo tempo, i due terzini, Milano, Busani e Celoria, mentre nella ripresa nessuno ha saputo sollevarsi dalla più piatta mediocrità. Sicuro e preciso l’arbitraggio di Gianelli di Genova. Sintetizziamo la storia della partita nella cronaca dei tre punti. Il primo, al 15’ del primo tempo: l’azione è partita da Turchi che allunga a Levratto il cui centro è immediato. Ceresa tenta l’uscita, ma Piola lo precede ed indirizza di testa in rete; respinge Borelli sulla linea ma il pallone cade sul piede di Guarisi il quale senza esitare tira dall’alto in basso e rende vano l’estremo tentativo da parte del portiere alessandrino. Secondo punti, al 22’: l’azione è un calcio d’angolo e Ceresa non può far altro che deviare dal centro di Levratto al di sopra della traversa. Nuovo angolo, sempre calciato da Levratto: Milano è sulla traiettoria e respinge, ma Camolese con magnifica rovesciata infila l’angolo alto sinistro della rete. Terzo punto, all’11’ della ripresa: l’azione iniziata limpidamente e conclusasi nel modo più confuso. Piola smista a Guarisi che centra verso la rete: Ceresa esce a vuoto e il pallone cade fra Lombardo e Levratto i quali ingaggiano un confuso duello. Alla fine si vede il pallone in rete e non si capisce bene se sia stato Levratto a tirare o Lombardo a spingere oltre i pali. Comunque i compagni si congratulano con Levratto, autore, se non proprio del punto, dell’azione che il punto ha provocato. In tribuna d’onore erano presenti S.E. Valle, l’on. Marinelli, il generale Vaccaro, la contessa Edda Ciano Mussolini. (Ennio Viero, «La Gazzetta dello Sport», 30 dicembre 1935) LAZIO-ALESSANDRIA 3-0 Il primo quarto d’ora ha visto l’Alessandria all’attacco prendere in velocità la disorientata difesa laziale. È appunto di questo periodo di netto e brillante sopravvento alessandrino un’azione fulminea di Celoria, arrestata sul più bello dal sorprendente Zacconi, uno dei migliori uomini in campo; dello stesso vorticoso periodo iniziale sono una fuga di Busani su allungo di De Stefanis col tiro finale del primo che colpiva il palo e due interventi veramente provvidenziali di Zacconi che carpiva la palla a Riccardi e Celoria a tre metri da Blason. Perdute le occasioni iniziali, l’Alessandria non ha saputo in seguito dare alle sue offensive la stessa puntigliosa aggressività: senza dubbio i punti segnati dalla Lazio, al 15’ su tiro imparabile del ritornato Guarisi e al 23’ da Camolese, hanno demoralizzato i grigi. Nel finale l’Alessandria ha cercato di salvare l’onore, ma tanto le fughe di Gastaldi che i tiri di Milano e De Stefanis non hanno raggiunto lo scopo desiderato. («La Stampa», 30 dicembre 1935) LA SITUAZIONE DEI GRIGI I grigi, nonostante la buona tradizione dei precedenti incontri sul campo della Lazio, sono rimasti sconfitti per tre porte a zero. Il risultato era quasi previsto, poiché la severa sconfitta di Bari aveva messo in rilievo il declino dei grigi. Non è questione di un uomo o di un settore. Come a Bari, l’Alessandria ha ceduto a Roma soprattutto nella ripresa. In primo luogo i terzini non sono ancora nella loro forma migliore. Borelli che ai tempi di Stürmer aveva imparato a calciare prontamente anche col destro, ora denuncia incertezze e calcia solo col sinistro. I punti segnati a Ceresa a Bari e a Roma non sono scaturiti da azioni in linea degli avversari, ma da punizioni, angoli, errori dei terzini, autoporte. La mediana, mentre sul terreno pesante riesce a reggere onorevolmente, difetta di scatto sui campi asciutti per la troppa calma di Parodi. Questo giocatore ha buone doti, ma gioca e non combatte. Chi si ricorda dello slancio di Gandini? Oggi Costenaro è notevolmente migliorato e poi non può un istruttore far tornare un giocatore in forma dopo sei mesi dall’inizio degli allenamenti? E passiamo all’attacco. Ai tempi di Cornara, Notti era già discusso, ma Cornara con tutti i suoi acciacchi ai ginocchi e i suoi difetti valeva qualche cosa. Oggi non vediamo tra i decantati acquisti un centroavanti che valga un Notti giù di forma, eppure c’è il malvezzo tra i super intenditori di caricare sulle spalle di Notti le cause del minor rendimento della squadra. Gli sportivi nelle loro aspre critiche attribuiscono a vari «tecnici» le cause della difficile situazione dell’Alessandria; possiamo assicurare che la Commissione tecnica non ha nessuna ingerenza sulla formazione della squadra. Questo compito è riservato all’istruttore, esclusivo direttore tecnico dei grigi. Attendiamo quindi che il volonteroso istruttore dei grigi rimetta in sesto la squadra allenando singolarmente i giocatori a seconda delle loro qualità e delle loro lacune. Dagli allenamenti settimanali si è notato che Borelli deve tornare ad essere sicuro nei rimandi in qualunque posizione: Lombardo, Parodi e Milano hanno solo bisogno di velocità, velocità pura, scatti e non lavoro estenuante; Notti e Celoria hanno estrema necessità di riposo e di imparare o, se non è possibile imparare ad una certa età, di migliorare nel tiro a rete. Celoria ha doti di tiro magnifiche ma non tira mai; deve acquistare in prontezza e decisione. L’Alessandria e seriamente in pericolo, certe simpatie e certi ripicchi vanno lasciati da parte. L’Alessandria non deve scomparire dalla ribalta del calcio italiano. C’è ancora tempo a rimetterla sulla buona strada; ci vuole solo del fegato e della buona volontà. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 4 gennaio 1936) RISULTATI: Bologna-Bari 0-2 Fiorentina-Genova 1893 2-1 Milan-Brescia 2-1 Napoli-Palermo 3-0 Sampierdarenese-Juventus 0-1 (giocata il 31 dicembre 1935) Torino-Ambrosiana 3-3 Triestina-Roma 0-0 CLASSIFICA: Bologna 20; Juventus, Torino 18; Roma 16; Milan, Triestina 14; Ambrosiana, Fiorentina, Napoli 13; Bari, Genova 1893, Lazio 12; Palermo 10; Alessandria 9; Brescia, Sampierdarenese 7 MARCATORI 13 gol: Meazza (Ambrosiana) 9 gol: Piola (Lazio) 8 gol: Silano (Torino) 6 gol: De Vincenzi (Ambrosiana), Mian (Triestina), Moretti (Milan), Rocco (Triestina), Rossetti (Napoli)