Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Serie A
05-01-1936 - Giornata: 14 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Roma AS 1 - 0 (0 - 0)
RETI: 53. Riccardi (I) G.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Borelli Michele, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Celoria Mario, Gastaldi Settimo All.: Soutschek Rudolf

Formazione avversaria
ROMA AS: Masetti; Monzeglio, Allemandi; Frisoni (II) Evaristo, Bernardini, Gadaldi; Cattaneo, Subinaghi, Tomasi (I) Ernesto, Scaramelli, Trombetta. All.: Barbesino Luigi

Arbitro: Scarpi (Dolo) [Brisca, Capriolo]
Note
Angoli: 6-2. Spettatori: 5.000. Giornata primaverile, terreno fangoso. Inizio gara ore 14.30

Commento
Occorrono due premesse di cui una investe la «praticabilità» del campo e l’altra l’«ambiente». Col sole, il termometro è salito oggi ad Alessandria parecchi gradi sopra zero: quindi disgelo, quindi gran fango, denso come la pece sul terreno di gioco. Giocatori e arbitro si sono visti entrare in campo e affondar nella melma fino al collo del piede. La palla si è vista scendere da dieci metri e piantarsi sul suolo e incastrarsi come un candito nella pasta di marzapane. In tali condizioni non si può certo parlare di regolarità agevole di gioco, non si può certo parlare di netta praticabilità. Il regolamento, sapete, parla di palla galleggiante o di velocità eccessiva di vento come elementi discretivi, precisi, per autorizzare un arbitro a rinviar senz’altro la gara. Negli altri casi ci si affida ad un cumulo di giudizi soggettivi. L’arbitro Scarpi non ha esitato oggi a far giocare. Il sole era invitante. I capitani delle squadre non eccepivano nulla. Rimandare avrebbe forse voluto dire giocar lunedì, verosimilmente in uguali condizioni; e con quale danno intanto per la società si può immaginare. D’altro canto, siamo garanti che il risultato è regolare e la vittoria sacrosanta. Resta che lo sportivo si domanda come si rinviino gare pioggia o neve, mentre si gioca sul fango massacrante per gli atleti e irritante per il pubblico o per gli stessi arbitri. L’altra premessa riguarda, si diceva, l’«ambiente». L’arbitro Scarpi non scendeva ad Alessandria da sei anni, dal giorno cioè di una tumultuosa partita Alessandria-Roma che ebbe il codicillo di un articolo 40. Ben ricordava l’episodio l’arbitro e ben lo ricordavano parecchi tifosi sul campo. Non deve stupire perciò se una specie di fatale tensione si è creata automaticamente fra l’operato di Scarpi e l’opinione della folla. Tutto si è risolto con una brevissima sospensione della partita sullo scorcio del primo tempo, ordinata dall’arbitro in attesa che si sedasse l’animo di alcuni scalmanati; e con qualche invettiva, qualche allusione, qualche innocua briciola di neve lanciata nel rettangolo di gioco. Per nostro conto diciamo subito che l’arbitraggio è stato – in relazione alle difficoltà che presentava la direzione dell’incontro – tecnicamente esemplare. Qualche valutazione di fallo può aver dato l’impressione di non essere esattissima. Ma il terreno e la decisione stessa degli atleti erano più che mai traditori per l’arbitro chiamato a stabilire o meno la punizione. Spiace dunque che un’atmosfera un poco elettrizzata per opera di pochi ipertifosi possa influire dannosamente su di una società provinciale fra le più sane e schiette, fra quelle costrette a quadrare l’annuale bilancio economico-calcistico con un problema di acrobazia. L’Alessandria ha vinto meritatamente per esser riuscita ad adattarsi meglio della Roma alle condizioni del terreno; per aver saputo assumere decisamente l’iniziativa delle operazioni; per aver mostrato soprattutto di possedere, assai meglio della Roma, l’estro dell’attacco. Dopo quanto si è premesso crediamo non si possa parlare di vero ben gioco, né da una parte né dall’altra. Ma l’Alessandria ha avuto la grande virtù di trovare nello slancio e nel brio i sostituti più efficaci della bellezza stilistica. Occorreva oggi trascinare la folla più che manovrarla in agilità? Ebbene i grigi si sono accinti a questa ingrata impresa con vigore pari all’entusiasmo, con chiarezza tattica pari all’energia fisica. Si è così assistito al fenomeno (strano dato il fango fiaccante) di un gioco alessandrino in crescendo dal primo al settantacinquesimo minuto, mentre soltanto nelle fasi finali la squadra ha denunciato sensibilmente la fatica. L’inizio della contesa era stato relativamente calmo; le squadre tentavano di adattarsi alla situazione; si studiavano reciprocamente. Trascorreva così un quarto d’ora senza un’azione veramente incisiva. Poi, prendendo la gara man mano calore, i grigi si portavano prevalentemente nella metà campo romana e qui rimanevano per lunghi periodi, senza riuscire a realizzare un poco per la difficoltà di trasferire la palla fino a rete, un poco per la quadrata difesa opposta dai giallorossi e da Allemandi in primissima linea; e soprattutto perché, nella zona di Masetti durante il primo tempo, il fango era anche più appiccicaticcio che altrove. Comunque si aveva l’impressione che, picchia e picchia, gli alessandrini dovessero finire per passare. Nella ripresa la superiorità della squadra locale si faceva anche più netta e decisa. Se nella prima fase di gara si era assistito ad alcune impostazioni piacenti e briose d’attacco dei grigi, in riapertura di gioco si potevano osservare gli attaccanti alessandrini lanciati fin sul goal avversario con una scioltezza davvero ammirevole. In breve scaturiva il goal che doveva essere quello della vittoria e, dopo il goal, l’Alessandria continuava ad attaccare senza risparmio. Nella prima mezz’ora della ripresa, anzi, si faceva luce il più bel gioco della compagine di Lombardo. Il successo dei piemontesi, fissato in cifre dalla rete di Riccardi veniva ad assumere in questo modo una consistenza piena ed incontrovertibile. A quindici minuti dalla fine i grigi calavano il tono del gioco. Ne approfittava la Roma per balzare a sua volta all’attacco e per tentare la via del pareggio. Gli ultimi minuti vedevano i grigi chiusi in difesa, ma il punteggio non mutava più. Parlare ora dei singoli uomini in maglia grigia sarebbe un cristallizzare in definizioni aride il comportamento di una squadra che va invece considerata come blocco. Chi non troverebbe appiglio per rilevare qualche errore di questo e quel giocatore, in una partita estenuante come l’odierna? Ma l’unità dell’undici non è mancata un istante e l’Alessandria ha dato un’ulteriore prova di quanto valga la fede nella vittoria quando i ragazzi che la possiedono hanno polmoni sani e saldi muscoli e l’istinto del gioco sbrigativo. La difesa, pur in formazione di fortuna per lo spostamento forzato di Borelli, ha tenuto con chiarezza e precisione di fronte ad un attacco avversario invero non troppo pericoloso. Ceresa ha avuto nel secondo tempo una parata di quelle che valgono un’intera partita. La mediana non è venuta meno al suo compito. Non ha giocato dominando dall’alto, ma non ha avuto alti e bassi né istanti di smarrimento: novanta minuti senza mollare una palla. L’attacco ha trovato in Notti il condottiero in giornata di vena eccellente: «girando» lui, tutto il quintetto ha girato a dovere, anche se frenato talvolta dall’impossibilità di Borelli, contuso, di trovarsi nel ritmo dell’offensiva. Prezioso qualche traversone di Busani; infaticabile e prontissimo il lavoro di Riccardi; intelligente il gioco di Gastaldi. La squadra si è ritrovata; potrà essere ancora l’Alessandria dei bei tempi. Tre volte meno duttile dell’Alessandria nell’adattarsi alle condizioni del campo, la Roma ha subito fin dall’inizio il gioco della squadra opposta. «Subito il gioco» non significa esser stata «dominata dal gioco». In realtà la compagine di Bernardini, giocando prevalentemente nella sua area, ha controllato efficacemente l’avversario e c’è voluto un infortunio fatale della difesa perché i grigi potessero passare. Sta di fatto però che i giallorossi non sono riusciti mai a prendere le redini della partita. Tutto quello che essi hanno fatto è stato frutto di reazione, non di azione tenacemente condotta di propria iniziativa. Abbiamo l’impressione che oggi la Roma attraversi una crisi «di concezione». Tutti le dicono che essa non è in grado di segnare e la squadra per prima crede a questo postulato, e impianta la partita per non perdere più che per vincere. Ne consegue che la difesa gioca in modo superiore aiutata in tutto e per tutto dalla mediana, mentre i giocatori dell’attacco sono lasciati a sé stessi dando a volte persino l’impressione di voler perdere tempo quando hanno la palla, più che non spingere decisamente verso rete. È difficilissimo che una compagine in tali condizioni possa vincere in campo avversario. Ottimo Masetti che non ha colpa per il goal subito. Monzeglio ha giocato meglio altre volte anche se alcune sue incertezze non autorizzano a dire che l’ex bolognese ha disputato una brutta partita. Superbo di tempo, energia, impetuosità e fiato Allemandi, il quale peraltro si è lasciato trascinare nella ripresa a qualche fallo inutile e beccatissimo dal pubblico. La mediana, si è detto, ha giocato per la difesa, tranne negli ultimi minuti. Ed in questo senso ha giocato senza pecche. Per l’attacco invece la cerniera non ha lavorato che raramente. Bernardini, dopo un primo tempo veramente efficace, è un poco calato nella ripresa. Negli ultimi minuti, come attaccante, egli non ha potuto rendere molto. Il quintetto giallorosso è vissuto pressoché esclusivamente sulla volontà e capacità di fare del tenacissimo Tomasi, nel ruolo di centrattacco. Un uomo non fa una linea e così, anche se la Roma ha avuto più di un’occasione per ottenere una rete, si può concludere che essa non meritava oggi tecnicamente di segnare. Ora più che mai i giallorossi sono una grande difesa, un’ottima mediana e un attacco senza guida e senza convinzione. Una squadra che può non perdere, ma anche una squadra che dovrebbe sempre faticare moltissimo per vincere. Si arriva al 22’ prima di vedere un tiro che meriti tale nome: opera di Notti che obbliga Masetti a una bella parata. Al 24’, su un’entrata falsa di Lombardo, Tomasi viene a trovarsi improvvisamente in condizioni favorevoli per segnare, ma il suo tiro va a lato. Risponde al 26’ una bella azione dei grigi sulla sinistra. Ancora tiro di Notti parato. Dal 30’ al 36’ tre angoli infruttuosi contro la Roma. Intanto Borelli è passato all’attacco e Celoria terzino. Al 40’ l’arbitro, per far cessare grida incomposte di alcuni tifosi, sospende il gioco per un buon minuto. Due minuti prima della fine del tempo Subinaghi, imbeccato da Frisoni invia di testa in rete un pallone preciso. Goal annullato per chiaro fuorigioco dello stesso Subinaghi. Dopo un angolo contro la Roma, al 5’ i grigi vanno in vantaggio. Fuga di Gastaldi sulla sinistra, l’entrata di Monzeglio non è pronta e Gastaldi stesso può centrare netto mentre Gadaldi e Allemandi si trovano sbilanciati. Notti tocca a Riccardi che si incunea fra la difesa giallorossa e con tiro forte, da sinistra a destra, manda nell’angolino della rete. Qui cominciano gli spostamenti in campo giallorosso e intanto l’Alessandria continua ad attaccare. All’11 e al 14’ la rete di Masetti corre seri pericoli. Angolo contro la Roma al 18’ e solo al 23’, su calcio di punizione, Gadaldi può impegnare seriamente Ceresa. Al 27’ il più grosso pericolo per l’Alessandria. Ancora in seguito a punizione si crea una mischia nei pressi del portiere dei grigi. Tiri e controtiri e finalmente la palla si allontana risospinta dalla linea fatale dalla gamba di un terzino. Alla mezz’ora Gastaldi, toccato durissimo da Allemandi, deve uscire alcuni minuti per tornare poi tutto fasciato ad una gamba. Tre minuti dopo Frisoni, avuta la palla da Bernardini, indirizza a rete un bolide che Ceresa devia con una parata prodigiosa in tuffo. Gli ultimi minuti sono a favore dei romani e al 43’, su angolo, Subinaghi manda un pallone appena alto sulla casa di Ceresa. Si finisce senza altre azioni notevoli. Giornata di pieno sole. Cinque dita di fango sul campo. L’Alessandria ha spostato fin dal primo tempo Borelli (contuso fortuitamente) alla mezz’ala sinistra e Celoria terzino. Contusioni hanno riportato anche Lombardo e Gastaldi. La Roma ha spostato via via parecchi elementi: scambiato nella ripresa i posti di Frisoni e Subinaghi; spostato nel finale Bernardini al posto di Scaramelli retrocesso mediano; invertito per brevi momenti qualche altro ruolo dei giocatori. (Erberto Levi, «La Gazzetta dello Sport», 6 gennaio 1936) Un’altra tradizione, che resisteva da ben sei anni, è crollata oggi sul campo del Littorio, che ha visto la sconfitta della Roma dopo una lotta tremenda contro gli uomini di Bernardini e contro il fango tenacissimo, che ha stroncato i contendenti deformando ogni azione di gioco, arenantesi di continuo in quella palude invano ricoperta di sabbia e segatura, copiosamente cosparsi prima dell’inizio delle ostilità. È stato un ben duro combattimento che ha fatto rifulgere la forte volontà degli alessandrini, nello sferrare prima una lunga serie di nutrite offensive e sostenere poi una vigorosa fervidissima difesa contro tutti i ritorni ostinati degli attaccanti giallorossi – guidati in ultimo dallo stesso Bernardini – e che a nulla sono valsi nel vorticoso finale di pretta marca romanista, malgrado l’ardente bramosia di pervenire almeno all’agognato pareggio. Sulle cause del mancato successo della Roma diremo in seguito a mente più calma; ora ci limiteremo a ricordare gli elementi salienti di questa indimenticabile competizione, che ha fatto palpitare migliaia di spettatori col susseguirsi incessante di fasi emotive dalle conclusioni le più impreviste. L’inizio della partita è nettamente a favore degli alessandrini e Masetti deve più volte intervenire per salvare la rete minacciata, mentre l’attacco giallorosso è tardo a mettersi in moto e solo al 20’ registriamo il primo tiro di Tomasi che supera l’asta trasversale. Pochi minuti dopo lo stesso centravanti romanista supera tutto lo schieramento difensivo grigio e a non meno di cinque metri da Ceresa sferra il tiro che finisce alle stelle. Riprende l’offensiva grigia e Celoria scaraventa un bolide che a mala pena Masetti riesce a fermare con un tuffo a terra. Poi Milano toglie la palla a Cattaneo, allunga a Gastaldi, il quale indirizza a Notti: questi avanza diagonalmente di alcuni metri. Masetti esce dai pali mentre il pallone, calciato precedentemente con forte effetto, sfiora la porta, ormai incustodita. Al 30’ Borelli è duramente colpito a una gamba e cede il suo posto a Celoria che emergerà come terzino su tutti i difensori per intuito, scelta di tempo e potenza sbrigativa anche nelle più pericolose incombenze. A un minuto dalla fine, in seguito a una rimessa laterale Bernardini devia la palla a Subinaghi. Questi trasportato dalla veloce azione si avanza oltre la linea dei terzini cosicché il punto da lui segnato di testa viene dall’arbitro annullato per precedente fuori giuoco. Al primo minuto della ripresa la Roma è nuovamente in angolo: da questo consegue una fuga dei romani conclusa con tiro di Trombetta, a mala pena deviato col pugno da Ceresa. Al 5’ si ha l’azione risolutiva per i grigi: Gastaldi fugge, supera Monzeglio e riesce a calciare indietro a Notti. Questi a sua volta devia la palla a Riccardi, che mette senza indugio spettacolosamente in rete. In seguito l’attacco grigio è pieno di sviluppo; e le azioni durano ininterrottamente per ben oltre 20’. Notti, Busani, Gastaldi, Riccardi, Borelli, tutti quanti impegnano a vicenda l’estrema difesa romana, che però resiste ancora egregiamente. I giallorossi subiscono in questo frangente altri tre calci d’angolo e parecchi calci di punizione tutti senza esito. Verso il 30’ Gastaldi, in seguito ad una magnifica azione personale e mentre da pochi metri si accingeva a calciare in rete, viene travolto dai due terzini romani e colpito duramente a una gamba; viene trasportato fuori dal campo a braccia e quanto ritornerà sarà zoppo e impossibilitato a giocare. Nell’ultimo quarto d’ora di gioco la Roma è tutta protesa all’attacco. Al 33’ l’Alessandria subisce il primo calcio d’angolo infranto da Celoria, poi vi sono due tiri spettacolosi di Bernardini e Tomasi, sfioranti per poco il bersaglio. Poco dopo al centro del campo si accende una violenta mischia per il possesso del pallone e si vedono Allemandi e altri giuocatori ricambiarsi biasimevoli scorrettezze. Il gioco riprende contro la Roma che deve difendersi da altri due calci di punizione e quindi da un calcio d’angolo. Gli ultimi due minuti della lotta mettono gli alessandrini in viva apprensione. Cattaneo dà segni preoccupanti di risveglio combattivo. Bernardini e Tomasi impegnano ripetutamente l’estrema difesa grigia. A un minuto dalla fine la Roma beneficia di due calci d’angolo e a questi tiri sono appese tutte le speranze dei romanisti per conquistare il pareggio senonché la difesa libera anche in questa pericolosa contingenza e la sudata vittoria alessandrina è condotta in porto. («Il Littoriale», 6 gennaio 1936) ALESSANDRIA-ROMA 1-0 L’inizio è nettamente favorevole agli alessandrini e Masetti deve più volte intervenire, mentre l’attacco giallorosso è tardo a mettersi in moto e solo al 20’ registriamo il primo tiro di Tomasi, che supera la traversa. Pochi minuti dopo ancora Tomasi supera tutto lo schieramento difensivo grigio e, a pochi metri da Ceresa, sferra il tiro, che finisce alto. Riprende l’offensiva grigia e Celoria scaraventa un bolide che a malapena Masetti riesce a fermare in tuffo. Poi Milano toglie la palla a Cattaneo, l’allunga a Gastaldi e questi la indirizza a Notti, il quale avanza diagonalmente di alcuni metri: Masetti, intuito il pericolo, esce dai pali mentre il pallone calciato con forte effetto, sfiora la rete ormai incustodita. Al 30’ Borelli è duramente colpito ad una gamba e cede il suo posto a Celoria, che emergerà su tutti i difensori per intuito, scelta di tempo e potenza sbrigativa, anche nelle più pericolose incombenze. Continua, intanto, la pressione grigia sotto la rete dei romani, che subiscono tre calci d’angolo ed altri tiri spioventi, senza effetto pratico. Sul finire del tempo, in seguito ad una rimessa laterale, Bernardini invia la palla a Subinaghi che di testa manda la palla in rete, ma l’arbitro, che aveva già fischiato il fuori gioco annulla, il punto. La ripresa è condotta velocemente, nonostante il fango. Al 1’ la Roma è nuovamente in angolo, ma se ne libera con un contrattacco concluso con un tiro di Trombetta, a malapena deviato a pugni tesi da Ceresa. Al 5’ si ha l’azione decisiva del risultato: Gastaldi fugge, supera Monzeglio e calcia indietro a notti; questi, a sua volta, ostacolato da due giallorossi, devia la palla a Riccardi, che mette senza indugio in rete. Ora l’attacco grigio è in pieno sviluppo. Gastaldi si libera con facilità di Frisoni e, in area di rigore, spinge la palla a Riccardi e questi la ritorna al compagno, che vien chiuso da due avversari e travolto mentre si accinge a calciare. Quindi Busani, servito da Notti, l’artefice intelligente della linea offensiva grigia, spedisce in rete un forte pallone e Masetti, con un balzo prodigioso, riesce a liberare in tempo. Al 14’ altro attacco portato da Notti: respinta, la palla è ripresa da Borelli, ma Monzeglio retrocede in tempo fino sulla linea fatale e riesce a liberare; nuova azione culminata con tiro fortissimo di Notti sfiorante l’asta trasversale. Al 17’ la Roma è nuovamente in angolo in seguito all’immanente pressione in area giallorossa; ne consegue un contrattacco che ha il vantaggio di allentare alquanto l’insistenza offensiva grigia: nella mischia verificatasi sotto la rete di Ceresa, questi si butta a terra, bloccando il pallone, mentre il gioco è fermato per fallo contro il portiere, duramente toccato. Si registra, poi, un tiro di Tomasi, che finisce, come i precedenti, al di là del bersaglio ed un calcio di punizione contro l’Alessandria sferrato da Trombetta; Ceresa esce dai pali, ma rimanda debolmente, cosicché si crea una pericolosa situazione che Borelli sbroglia dopo parecchi minuti. Sul contrattacco, Notti arriva nell’area avversaria: breve palleggio tra il centroattacco grigio e Bernardini con la meglio per l’alessandrino, il quale indirizza a Gastaldi; questi avanza velocemente fino in area di rigore romanista, ove viene travolto e duramente toccato alla gamba destra da un troppo deciso intervento di Allemandi. L’attaccante grigio è portato fuori a braccia e, quanto tornerà zoppicante in campo, sarà quasi nullo. Siamo all’ultimo quarto d’ora: la lunga offensiva grigia si è placata alquanto, anche per gli infortuni toccati a Borelli e poi a Gastaldi; di ciò approfittano i romanisti per tentare di salvare le sorti della giornata non ancora definitivamente segnate. Ecco un tiro di Frisoni da tre metri, che Ceresa arriva in tempo a sventare malgrado la pressione di due avversari. Il gioco riprende contro la Roma, che deve difendersi da due calci di punizione e, quindi, dal sesto calcio d’angolo. Ancora alcuni veementi attacchi romanisti, poi l’arbitro fischia la fine. («La Stampa», 6 gennaio 1936) Il campo di gioco era ieri in condizioni tali da rendere problematica la manovra della palla tanto era il pantano che in qualche punto la sommergeva addirittura. Il primo tempo è stato burrascoso. Si sono avute interruzioni clamorose da parte del pubblico dovute alla conoscenza dell’arbitro che alcuni anni addietro ebbe a passare un clamoroso incidente sul campo degli Orti. Un’interruzione di gioco è stata anche voluta dall’arbitro in seguito appunto ai clamori della folla che riteneva errate certe sue decisioni. Ma la rappacificazione è avvenuta presto in seguito all’annullamento di un punto romano segnato da Subinaghi con un colpo di testa. Comunque giova dire che la prima parte dell’incontro ha visto una netta prevalenza alessandrina, prevalenza che si è concretata nella ripresa. La squadra alessandrina ha vinto l’incontro nei primissimi minuti della ripresa con un punto magistrale di Riccardi. L’azione partiva da Gastaldi ed era sviluppata da Notti il quale oltremodo attivo allungava scaltramente in profondità a Riccardi. Questi colto un attimo di indecisione del portiere con un tiro preciso e potente, alla sinistra di Masetti, infilava la palla in rete. Nel corso del secondo tempo un nuovo incidente venne a turbare il gioco. Allemandi ha colpito ad un ginocchio l’alessandrino Gastaldi. Il colpo è stato duro e Gastaldi rientrato dopo un quarto d’ora ha potuto dare scarsissimo aiuto alla propria squadra. («Il Piccolo» di Genova, 6 gennaio 1936) LA MERITATA VITTORIA CONTRO LA ROMA L’Alessandria, la vecchia Alessandria, magnifica di volontà e di fede, ha ritrovato se stessa nella più ardua delle partite; e oltre che a sfoggiare ottime doti di ricupero consolidando la sua pericolante posizione in classifica, si è presa una netta rivincita contro lo squadrone giallorosso solito a lasciare imbattuto il campo del Littorio. L’andamento dell’incontro è stato guastato da un pessimo arbitraggio; basti dire che il direttore dell’incontro era Scarpi di Dolo – nota conoscenza degli alessandrini – mal coadiuvato dai due segnalinee. Il discusso arbitraggio non è stato però sufficiente a togliere ai grigi la vittoria. Sportivamente il contegno irruento di Allemandi ci ha riportato indietro di 20 anni. Per vincere c’è voluta la stoccata di Riccardi in pieno slancio, netta e splendida, perché scoccata nella zona che vanta la più ferrea difesa nazionale. I grigi in blocco hanno profuso tutte le loro doti; sono emersi Riccardi tra gli avanti e Celoria tra i terzini; il taurino giocatore grigio che aveva già inviato a Masetti un bolide di rara potenza, ha giganteggiato quando, contuso Borelli, è stato retrocesso terzino. I mediani hanno sorretto, con calma in difesa e slancio all’attacco, l’improbo lavoro sul campo ridotto in un pantano. Bernardini e compagni hanno trovato in Barale, Parodi e Milano tre avversari di grande valore. Milano è ormai a posto: il suo gioco si è sveltito nella azione di rifornimento e chiarito nella intesa col centrosostegno. In difesa calma e sicurezza. Le condizioni del campo rendevano estremamente ardui gli spostamenti nell’area di rigore; di grande rendimento il gioco di Lombardo e di Celoria; sicuro ed attento Ceresa. La vittoria alessandrina ha dimostrato che i grigi hanno ancora tanta vitalità da togliersi in breve tempo dalla zona del pericolo. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 11 gennaio 1936) RISULTATI: Bari-Ambrosiana 2-1 Brescia-Juventus 0-1 Genova 1893-Triestina 2-2 Lazio-Napoli 3-1 Milan-Sampierdarenese 1-2 Palermo-Bologna 2-0 Torino-Fiorentina 5-0 CLASSIFICA: Juventus, Bologna, Torino 20; Roma 16; Triestina 15; Bari, Lazio, Milan 14; Ambrosiana, Fiorentina, Genova 1893, Napoli 13; Palermo 12; Alessandria 11; Sampierdarenese 9; Brescia 7 MARCATORI 14 gol: Meazza (Ambrosiana) 10 gol: Piola (Lazio) 8 gol: Silano (Torino) 7 gol: Moretti (Milan), Rocco (Triestina), Rossetti (Napoli)