Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Serie A
26-01-1936 - Giornata: 16 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Milan FC 6 - 1 (5 - 0)
RETI: 4. Gastaldi S.[A], 12. Busani U.[A], 30. Svageli P.[A], 42. Svageli P.[A], 61. Barale O.[A] 20. aut. Bonizzoni G. [Mi] , 67. Romani M. [Mi]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Borelli Michele, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Robotti Luciano, Svageli Pietro, Celoria Mario, Gastaldi Settimo All.: Soutschek Rudolf

Formazione avversaria
MILAN FC: Zorzan; Perversi, Bonizzoni; Rigotti (II) Carlo, Bortoletti (I) Antonio Gino, Bertolotti, Arcari (III) Pietro Sante, Moretti, Romani, Zidarich (I) Mario, Arnoni. All.: Baloncieri Adolfo

Arbitro: Salvagno Marcello (Trieste)
Note
Spettatori: 2.500. Tempo piovoso, terreno fangoso. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Solo sant’Antonio – si dice – disponeva del dono dell’ubiquità. Ci riesce quindi impossibile renderci ragione dello stato del campo torinese che ha indotto l’arbitro a sospendere l’incontro fra i granata locali e i granata romani. Osiamo però affermare che terreno peggiore di quello offerto oggi dallo stadio alessandrino era impossibile immaginarlo. Sta di fatto che altre volte terreni ridotti in tali condizioni sono stati ritenuti impraticabili. Oggi invece due arbitri lo hanno giudicato regolare, malgrado che – con tutta la buona volontà che ci si potesse mettere – soltanto su un’esile striscia lungo il lato opposto alla tribuna coperta fosse possibile far rimbalzare il pallone. Aggiungeremo che lungo tale striscia, verso la linea di fondo a sinistra della detta tribuna verdeggiava un po’ d’erba: pochi metri quadri rimasti lì a far da campione di quello che dovrebbe essere un campo di gioco. Il resto del campo, melma trita e sconvolta che due volenterosi cavalli hanno cercato di rendere meno ostile alla vista trascinandovi su delle assi gravate di pesi. Una livellatura illusoria che niente poteva giovare. Eppure, in contrasto con altri recenti o contemporanei esempi di rinvii più o meno giustificati, tanto l’arbitro della gara riserve Alessandria-Juventus quanto l’arbitro Salvagno della partita principale hanno dato l’ordine di giocare. Pare anzi che una delle considerazioni che hanno influito sul giudizio del signor Salvagno sia stata quella che simile terreno… non era guaribile nel giro di pochi giorni concessi per il ricupero delle gare di campionato. Fango per fango, quello della domenica vale bene quello del giovedì. Comunque sia, sarà opportuno rivedere questa materia che è bene lasciare all’arbitrio del direttore di gara, ma entro determinati limiti di elasticità. Perché la partita odierna è stata un magnifico saggio di potenza atletica, ma non una vera e propria dimostrazione di gioco. Dagli atleti non si poteva pretendere di più di quello che hanno fatto; ma il pallone ha giocato loro tanti scherzi da pensare che si svolgesse una parodia del calcio, sul tipo di quelle che i registi ci hanno presentato a proposito di rugby americano. Sempre, beninteso, che si tolga al vocabolo parodia ogni senso di dispregio e di ridicolo, perché lo sforzo dei ventidue generosi giocatori (i vinti hanno lottato con minore specializzazione, ma non certo con minore impegno dei vincitori) destava piuttosto ammirazione e quasi – perché non dirlo? – compassione. L’elencazione delle reti riassume lo svolgimento della gara; più tardi si vedrà come queste reti siano scaturite dalla potenza, decisione ed esattezza dei tiri alessandrini, assecondati da altrettanta irrisolutezza dei rossoneri e da un briciolo di fortuna. Ma quello che occorre mettere in rilievo, per capire la gara, è il carattere specialissimo di questa giornata, sia per quanto riguarda il terreno che per quanto riflette gli attori. L’Alessandria, che pure non è una specialista dei terreni pesanti, ha saputo svolgere a suo pro il vantaggio della conoscenza del «suo» fango. La vendemmiata di reti contro il Modena deve a questo proposito aver fornito una soda esperienza. Tanto più che la febbre di Notti ha obbligato i dirigenti a rimettere in linea Svageli che è certo più solido e robusto del titolare. La sua prova odierna conferma quanto si era visto domenica scorsa. Anche Robotti, messo a sostituire Riccardi, che ha un dito fratturato, ha integrato con risoluta potenza se non con efficacia di arte una linea d’attacco che si è distinta in ogni fase della gara. Con i reparti di copertura al completo e con un peso complessivo assai superiore a quello dell’avversario, l’Alessandria ha «tirato» la gara senza un’esitazione; gli atleti grigi si sono buttati nel gioco come se questo dovesse esaurirsi in mezz’ora. E hanno tenuto, chi più chi meno, fino al termine del novantesimo minuto. È qui il segreto nascosto del successo, che ha però avuto un più palese strumento nell’arte di adattare lo sforzo alle condizioni del terreno. Il Milan ha tentato di far di meglio in fatto di stile, ma è rimasto impastoiato per lungo tempo. Si può anzi dire che sia arrivato alla fine senza riuscire a vincere la forza dell’abitudine: si vedeva che i giocatori rossoneri tentavano di modificare il loro metodo, ma l’istinto li portava a ripetere l’azione che solitamente riesce su un terreno normale, anche se bagnato. E allora facevano cilecca. Per esempio: l’arresto del pallone. Gli alessandrini non se ne curavano, sicuri che la sfera si sarebbe piantata nel terreno, e invece manovravano per giocarla non appena si fosse arrestata da sé. I milanisti invece se la raccoglievano e perdevano così tempo prezioso. Per esempio: la dosatura di un passaggio. Gli alessandrini pestavano sempre forte, colpendo il pallone di sotto e non esitando a giovarsi della punta anziché dell’interno del piede; e chi doveva ricevere il passaggio, correva incontro alla palla. I milanisti invece l’aspettavano di piè fermo, come si è abituati a fare sul terreno bagnato, che provoca una breve e rapida slittata della palla. Per di più chi operava il passaggio batteva la palla al centro, illudendosi che potesse strisciare su quel mare di fango. Per esempio: la marcatura dell’avversario. Gli alessandrini erano temporeggiatori, sapendo che il loro miglior alleato era il terreno invischiante il pallone: i milanisti entravano con anticipo e si facevano bellamente prendere in contropiede. Ma si sono battuti con tanto slancio questi rossoneri che mai si sarebbero prese tante reti se insieme alla loro inesperienza del fango non fosse intervenuto un inesplicabile orgasmo in Zorzan il quale era fuori sede al primo, terzo, quarto e quinto punto e sempre per uscite in sé lodevoli, ma sbagliatissime in relazione al terreno. Tutto sarebbe infatti andato bene se il pallone avesse compiuto un minimo di rimbalzo verso di lui. Ma si piantava nel fango e arrivava prima l’attaccante. Simile cocciutaggine a ripetere un’azione che non poteva avere buon esito non si spiega nel brillante portiere milanista che con l’orgasmo creatogli dai compagni di difesa, spiazzatissimi perché sorpresi in contropiede come si è detto sopra. Il portiere non pensava che, rimanendo egli fra i pali, avrebbe obbligato l’avversario a stringere ancora, o almeno a studiar meglio il colpo; e potevano bastare quei pochi secondo perché il fango tradisse il palleggiatore e un compagno ritornasse in posizione. Oggi il giocatore che aveva la palla era letteralmente fermo nei confronti di chi diguazzava nella melma a piede libero. Il primo guaio veniva subito. Il tempo di accorgersi che Parodi la faceva da padrone al centrocampo e il pallone smistato sulla sinistra (via Parodi-Celoria-Svageli) in seguito a successive entrate a vuoto dei difensori milanisti perveniva al liberissimo Gastaldi che calciava verso rete e rincorreva il suo stesso pallone per raccoglierlo al punto di caduta. Zorzan gli usciva incontro, ma Gastaldi arrivava prima e metteva nella rete vuota (4’). Il Milan attaccava, ma perdeva il vantaggio quando si trattava di fare l’ultimo allungo: sempre troppo corto, quasi che si titubasse o si temesse un impossibile rimbalzo verso il portiere avversario. E quanto Arnoni riusciva a ficcare un pallone esatto a parabola, Arcari sbagliava l’entrata a due metri dalla porta (9’) mentre più tardi tiri di Romani e dello stesso Arcari avevano il garbo di passaggi a Ceresa, che infatti risponde all’invito con facili prese. Il secondo punto alessandrino (12’) era frutto di una prodezza di Busani che batteva con l’esterno del piede sinistro un pallone tagliato che percorreva di traverso una ventina di metri, batteva sulla facciata interna del palo opposto ed entrava. Avevano contribuito a liberare Busani l’interno Robotti, Svageli e Parodi. Ancora a Robotti si deve la riapertura dei guai milanisti: egli infatti lancia a tempo Svageli mettendogli il pallone avanti, nel fango; Zorzan si butta fuori, Svageli tenta scostarlo, è trattenuto, tira come può e prende il palo; il pallone rimbalza, ma picchia su Bonizzoni che corre verso la rete ed è il terzino che involontariamente lo sospinge oltre la linea (20’). Segue una dimostrazione della potenza alessandrina, con tiri da lontano che i milanisti non sono assolutamente capaci di effettuare. Notevoli quelli di Parodi che è sempre il dominatore della situazione. Poi Celoria sfrutta un pallone procuratogli dall’intenso lavoro di Gastaldi e mette al centro. Svageli e Zorzan si precipitano sulla preda; il primo tocca in anticipo e segna (30’). Zorzan si rifà parando egregiamente un forte tiro di Parodi e un secondo di Celoria. Un calcio d’angolo è il frutto magro di una discreta offensiva rossonera, poi un palleggio fra Robotti e Busani mette in difficoltà Bonizzoni che se la cava con un allungo al portiere; allungo che resta a mezza via nel solito fango; corsa disperata di Zorzan, anticipo di tempo di Svageli, pallone nuovamente incastrato nel fango a un palmo dalla linea di fondo; Svageli e Busani sulla preda, ed è Svageli che si porta con calma il pallone sui confini della porta e la spinge dentro. Il Milan non rinuncia a lottare, per quanto scarsissime siano le probabilità di risalire lo svantaggio; è infatti nella ripresa che esso ha una certa prevalenza di azioni. Dal canto loro i grigi rispondono con energico impegno, opponendo assalto ad assalto. I rossoneri hanno appena registrato un calcio d’angolo e un tiro di Romani, parato in presa, che si vedono minacciati da uno spiovente di Celoria, ripreso di testa da Busani, poi da un tiro di Celoria parato in presa, poi da un calcio d’angolo: è sul questo (17’) che il pallone, respinto di testa, è ripreso a volo da Barale e cacciato a rete. Pochi minuti dopo il Milan otteneva il suo punto, con un’incursione complessa che creava una mischia davanti a Ceresa; Romani colpiva a volo un pallone respinto corto da Lombardo e metteva a rete (21’). Il gioco non languiva; era specialmente Arcari che riceveva palloni atti a migliorare la situazione, ma nulla di concreto si delineava per la vigile difesa dei grigi e per le difficoltà del terreno: una volta che l’ala si era districata e tutto lasciava supporre un tiro proficuo, Arcari scivolava nello scatto e finiva slittando col viso e il petto nella fanghiglia. Al centro Parodi e Bortoletti esaurivano le loro ultime risorse in uno strenuo duello personale, mentre faceva ora stacco su tutti il dinamismo dell’energico Barale, scientifico nel trovare la posizione così da tagliar fuori Arnoni da ogni tentativo di passaggio e potente nel recare ai suoi palloni preziosi. La fine era salutata con vivi applausi dal pubblico che aveva assistito con gioia al trionfale sforzo dei suoi atleti e che riconosceva nei battuti un coraggio certamente degno di un punteggio meno catastrofico. Tanto più doveroso questo omaggio comune per la correttezza della battaglia, risoltasi spesso in veemente corpo a corpo. E ottimo anche l’arbitro Salvagno, preciso e sicuro, altrettanto mobile dei giocatori. Dell’Alessandria, squadra omogenea nella potenza atletica, non si può dire che un gran bene complessivo. Già si sono indicati in Parodi, Barale e Svageli gli uomini che – nello speciale lavoro imposto dal terreno – si sono imposti più d’ogni altro all’ammirazione, per quanto il centroattacco si sia sperduto nella ripresa. Perfetta la difesa, anche Ceresa essendosi distinto nel finale; ottime e intelligenti le ali, notevole il lavoro alquanto saltuario, ma a tratti efficacissimo, di Milano e degli interni. Sul generale disorientamento del Milan si è innestata oggi una vera e propria crisi dell’estremo terzetto, sbilanciato fra errori di postazione e tonda comprensione delle risorse che il terreno poteva offrire a chi difende. Ma il guaio è forse incominciato dal gioco troppo impulsivo dei mediani, attratti al centro e quindi assenti negli episodi sulle ali, precipitosi nelle entrate e quindi troppo sovente tagliati fuori. Bortoletti e Rigotti si sono salvati riparando con la consueta prodigalità di energia agli errori comuni. All’attacco Arnoni nel primo tempo e Arcari nel secondo tempo hanno fatto il meglio che potevano, sia pure con metodo di palleggio stretto punto confacente al terreno. Romani è stato di tutti il più continuo e avveduto, senza peraltro riuscire a metter d’accordo le intenzioni con l’esecuzione. A tutti poi è mancata la specialissima tecnica di tiro che oggi era indispensabile. Di palloni «pesanti» Ceresa non ne ha avuto neppure uno. Tempo piovoso; il terreno era ridotto ad autentico pantano nel quale scarpe e pallone affondavano per qualche centimetro. Lieve incidente a Svageli, uscito per un paio di minuti dal campo durante il primo tempo, mentre Perversi è apparso zoppicante nell’ultima mezz’ora della gara. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 27 gennaio 1936) ALESSANDRIA-MILAN 6-1 Il campo del Littorio era trasformato in una vasta palude per la pioggia insistente, caduta anche durante il massacrante incontro. Il largo, inusitato bottino conquistato dagli alessandrini è dovuto allo spirito ardente e scapigliato del manipolo locale, che ha giocato con un’attività e praticità sorprendenti, e in parte anche allo smarrimento subentrato nella difesa milanista, accerchiata e sconvolta per l’insistenza degli attacchi sostenuti e decisi degli avversari, per nulla provati dalle pessime condizioni del terreno. I grigi attaccano subito con foga e al 4’ pervengono al primo successo con un’ardita azione iniziata a metà campo da Celoria, che allunga il pallone a Gastaldi: questi manda a Svageli; esce Zorzan, affronta il centro attacco grigio ed entrambi rotolano nel fango, mentre fulmineo interviene Gastaldi che, con un perfetto traversone, infila la porta sguernita. Tre minuti dopo un altro centro di Gastaldi trova pronto Robotti, il quale con un colpo di testa manda la palla di poco sopra l’asta superiore della rete rossonera. Brevi schermaglie a metà campo, quindi secondo punto dei grigi segnato magistralmente di sinistro al 13’ da Busani, che batte in pieno Zorzan a conclusione di una perfetta intesa tra Celoria e Robotti. Al 20’ abbiamo un’altra sostenuta azione che taglia fuori in pieno la linea mediana e la difesa rossonera e punta alla conquista del terzo punto: fuga velocissima di Gastaldi, malgrado la sorveglianza di Rigotti, e centro insidioso verso la rete di Zorzan: questi esce di corsa contro Svageli, che aveva seguita la traiettoria della palla; nella lotta con l’avversario riesce ad avere la meglio, nonostante gli sforzi del portiere e scocca risoluto il tiro. Bonizzoni accorre a sua volta, ma il suo intervento, anziché sventare il pericolo, lo facilita, facendo rotolare in rete il pallone. Tre a zero. Neanche adesso la reazione milanista riesce a distendersi con qualche efficacia; la maggior parte della compagine è raggomitolata nella sua metà campo, assediata dalla stretta inesorabile grigia. Al 31’ quarto punto, assai contrastato dalla difesa rossonera. È ancora Gastaldi l’iniziatore dell’offensiva, mentre Celoria e Svageli attorniano i terzini avversari in attesa dell’attimo propizio: Gastaldi è alle prese con Perversi e Svageli trova uno spiraglio aperto per realizzare per la quarta volta. Romani, Arnoni e Moretti tentano rovesciare l’offensiva sotto la rete di Ceresa, ma questi vigila attentamente, cosicché il pericolo ritorna in campo avversario e a due minuti dal riposo l’Alessandria si aggiudica il quinto punto, conquistato anche da Svageli. Nella ripresa il campo è divenuto impraticabile. I milanisti attaccano per una decina di minuti, ma sono i grigi che al 17’ aumentano ancora il bottino, segnando in seguito ad un calcio d’angolo il sesto punto con una stoccata irresistibile di Barale. I rossoneri al 22’ ottengono un calcio di punizione: il pallone perviene in area di rigore grigia e Romani, nonostante un precedente fallo di mano milanista, riesce a battere Ceresa con un preciso tiro dal basso in alto. («La Stampa», 27 gennaio 1936) Sopra un terreno reso pressoché impraticabile dalle insistenti piogge di questi giorni e che ha stroncato letteralmente i giuocatori, l’Alessandria è riuscita a cogliere la più bella vittoria nello attuale campionato, con punteggio clamoroso. Il successo grigio è dovuto in primo luogo alla scapigliata vivacità dell’attacco che ha saputo manovrare egregiamente malgrado la pesantezza del campo che ha deformato infinite azioni ed anche alla incertezza della difesa che si è lasciata cogliere più volte di sorpresa e qualche volta anzi ha concorso ad aggravare la posizione milanese. Oggi mancavano Notti e Riccardi, ritenuti i due migliori attaccanti grigi, rispettivamente sostituiti da Svageli e Robotti; e la loro attività è apparsa tale da non far rimpiangere gli assenti. Ottima la linea mediana in cui ha eccelso sopra tutti Parodi, il quale è stato senza dubbio il migliore uomo in campo. Il Milan è stato in gran parte dominato dagli avversari e solo sul finire della partita è riuscito a salvare l’onore della giornata mercé anche un fallo in area di rigore grigia e che non è stato rilevato dall’arbitro. Già al 4’ gli alessandrini pervengono al primo successo. Celoria allunga a Gastaldi e questi in corsa a Svageli. Il portiere milanese esce dai pali, affronta il centrattacco grigio: entrambi finiscono nel fango, allorché interviene Gastaldi che segna a porta ormai vuota. Al 13’ l’Alessandria segna il secondo punto: Celoria allunga ancora a Robotti il quale smista a Busani che, di sinistro, infila l’angolo alto della rete di Zorzan. Siamo 13’. L’Alessandria continua a manovrare abilmente, in relazione si capisce alle condizioni del terreno, e al 20’ ottiene il terzo punto. Fuga velocissima di Gastaldi, malgrado la sorveglianza di Rigotti, e centro insidioso: Zorzan esce di corsa ma Svageli che aveva seguito la traiettoria della palla ha la meglio nella lotta col portiere avversario e scocca risolutamente. Bonizzoni accorre a sua volta ma il suo intervento anziché sventare il pericolo lo facilita, facendo rotolare in rete il pallone. Tre a zero. Neanche adesso la reazione milanista riesce a distendersi con qualche efficacia. La maggior parte della compagine è raggomitolata nella sua metà campo assediata dai grigi i quali al 31’ ottengono il quarto punto. Ne è ancora Gastaldi l’animatore dell’offensiva e Svageli il realizzatore. I rossoneri ora hanno qualche vivace risveglio che porta Romani, Arnoni e Moretti a tentare con tiri precisi ma non eccessivamente pericolosi di violare la rete alessandrina che non subisce scosse. A due minuti dal riposo l’Alessandria si aggiudica il quinto punto conquistato ancora da Svageli ben lanciato dalla mediana e servito a dovere da Robotti e Busani. Mentre costui ha la palla, Bonizzoni cerca di salvare la situazione allungando al proprio portiere: ma mentre Zorzan cade in prossimità del palo sinistro Svageli riesce a sollevare il pallone dalla melma e affiancato da Robotti, sospingere nella porta incustodita. Nella ripresa la pioggia cade con maggiore insistenza. Il Milan attacca ma senza risultato, anzi al 17’ i grigi aumentano ancora il loro bottino segnando in seguito ad un calcio d’angolo il sesto punto con una magnifica stoccata di Barale. I milanesi al 22’ ottengono un calcio di punizione in seguito al quale Romani, malgrado un fallo precedente, riesce a segnare. Più nulla di nuovo fino alla fine. («Il Littoriale», 27 gennaio 1936) La prima partita del girone di ritorno sul campo alessandrino si è chiusa con una clamorosa sconfitta del Milan dopo un incontro giocato sopra un terreno coperto di un palmo di fango, e che ha messo a dura prova la efficienza fisica dei giocatori in campo. Il Milan ha lottato per tutti i novanta minuti di gioco con ammirevole tenacia per risalire lo svantaggio e con riserva di fiato forse superiore a quella degli alessandrini, ma i grigi, più scaltri nello sfruttare le pessime condizioni del campo, sono passati da dominatori. L’Alessandria ottiene il primo punto al 4’: Zorzan, uscito incontro a Svageli, resta a terra con l’alessandrino mentre la palla sguscia al centro, dove Gastaldi segna con un tiro lungo a porta vuota. Dopo due tiri dei rossoneri parati da Ceresa, su passaggio di Robotti, Busani segna il secondo punto con un magnifico tiro che batte nella facciata interna del palo destro e finisce in rete. Al 21’ un bellissimo tiro di Svageli, spostato sulla sinistra e nuovamente a contatto con il portiere milanese, vede la palla urtare contro il montante e rimbalzare su Bonizzoni, che si era messo tra i pali. L’autoporta del terzino milanese ha demoralizzato i rossoneri e al 30’, su centro di Celoria, Svageli segna la quarta rete. I grigi, al 42’, ottengono il quinto successo per merito di Svageli. Nella ripresa, dopo un baldanzoso inizio degli ospiti, l’Alessandria passa al contrattacco ed ottiene l’ultimo punto della giornata al 16’ in seguito a corner, calciato da Busani e respinto da Perversi. Barale raccoglie al volo e segna con un tiro imparabile. Al 22’ il Milan salva l’onore della giornata con una rete segnata da Romani. («Il Piccolo» di Genova, 27 gennaio 1936) Sul campo del Littorio reso in condizioni disastrose dalla continua pioggia di questi giorni si è disputata la massacrante partita tra gli alessandrini e i rossoneri milanesi che sono usciti sconfitti sotto una valanga di punti magistralmente segnati dai grigi i quali mancavano di Notti e Riccardi, i due migliori elementi della linea attaccante, sostituiti egregiamente da Svageli e da Robotti. Ecco la successione dei punti: Gastaldi al 4’, Busani al 12’, Svageli al 20’, Svageli al 24’, Svageli al 42’ del primo tempo, Barale al 17’ della ripresa. Per il Milan ha segnato Romani al 22’ della ripresa. («Il Lavoro», 27 gennaio 1936) DIVAGAZIONI CALCISTICHE Sabato abbiamo azzeccato giusto: il 4 a 0 col Modena era un aperitivo per la partita col Milan. Il campo era in condizioni disastrose e gli alessandrini sarebbero stati disposti a rinviare la partita. Ma i dirigenti del Milan e relativi sostenitori sorrisero commentando: «Già, perché mancano Notti e Riccardi bisognerebbe rinviare l’incontro; nemmen per sogno! Se aspettiamo tre giorni troveremo la squadra completa ed il campo sempre uguale»! E la partita fu giocata. Senonché dopo il 5 a 0 del primo tempo tutti i milanesi erano indignati delle condizioni del campo. E i grigi, privi di due dei loro uomini migliori, marciavano sul velluto. Il collega Mario Zappa della «Gazzetta dello Sport» scrisse: «i milanisti entravano con anticipo e si facevano bellamente prendere in contropiede». Il termine è bello anche se inventato per sminuire un po’ quella che è stata una superba affermazione dell’Alessandria. Sarebbe stato più spiccio scrivere: «i grigi dopo tante partite sterili hanno rimesso in moto il “rullo compressore” come cinque anni fa: sono stati dei gladiatori e la loro vittoria è maggiormente fulgida perché ottenuta contro una squadra dal fegato sano come quella del Milan. Qualunque squadra domenica avrebbe riempita la sporta di reti. Svageli, che ha segnato 3 reti, è passato con un commentino all’acqua di rose. Se li avesse segnati Meazza! Apriti o cielo! Vogliamo provarci a descrivere: «Meazza, il grande Balilla, il cesellatore delle reti, il trascinatore per istinto, lo stoccatore inimitabile, il centroavanti dalla punta di diamante, nonostante il fango che aveva ridotto il campo in un castagnaccio, riuscì a creare azioni travolgenti, a precedere con precisione goniometrica il grande Zorzan una, due, tre volte con guizzo armonioso, con colpi di testa di stile, con calma olimpionica, con la virtù del fuoriclasse, ecc… La classe, la classe, la classe! Ecco il contropiede». Ed il tecnico Zappa, schietto ammiratore dell’Alessandria, sotto la valanga delle sei reti non s’accorse che il miglior uomo in campo fu Celoria. E Celoria è rimasto così, senza una parola di lode. Cosa sono le «Ventimila leghe sotto i mari» in confronto dei venti minuti della ripresa giocati da Barale? Barale è stato semplicemente un colosso, un nuotatore, un pugilatore, un tuffista; ne ha fatte di tutti i colori, come solo sanno fare i giocatori della provincia. Domani l’Alessandria giocherà a Cornigliano contro la Sampierdarenese. Se potessimo portare in riviera un po’ del nostro fango: fango speciale per modellare le più belle vittorie... Questa non la lasciamo cadere: Riccardi non ha giocato perché aveva male a un dito della mano. Poveretto, adesso che era in grande forma! …E pensare che Castello giocò una diecina di partite con un dito fratturato del piede destro! Il bello è questo. Senza svalutare Notti e Riccardi, domenica prima della partita abbiamo avuto il coraggio di dichiarare ai dirigenti del Milan e ai giornalisti che nel fango preferivamo Robotti e Svageli a Notti e Riccardi. E la nostra non era una scoperta come la vacca di Gagliaudo: erano considerazioni tecniche che si sono avverate sul campo e siamo stati contenti quando anche il cav. Savojardo si palesò della stessa opinione, specialmente per Robotti. Le cose sono andate così: sul campo un palmo di fango e in tribuna una tremarella che non ti dico. Riccardi e Notti, indisposti, avevano preoccupato eccessivamente coloro i quali non seguono da vicino, come seguiamo noi, le possibilità tecniche degli uomini di rincalzo della squadra locale. Inoltre, lo sportivo in tribuna che fatica solo a commentare la posizione in classifica, non si era reso conto con quanta volontà la compagine grigia attendeva la lotta che poteva essere decisiva. Gli spalti del campo del Littorio erano semivuoti. Purtroppo! E la squadra sentì questo vuoto e volle risorgere e premiare i presenti di una vittoria che ci ha riempiti di orgoglio. Domenica l’Alessandria ha riconquistato il suo pubblico, anche quello assente. Priva di Notti e Riccardi, indisposti, la squadra locale è scesa in campo in formazione indovinata. Svageli già contro il Modena aveva dimostrato di non trovarsi a disagio nel fango e Robotti, giocatore di talento calcistico elevato (pur col difetto di insistere troppo con la palla al piede), aveva dimostrato nelle varie partite delle riserve di preferire il campo pesante. Sono bastati pochi minuti per far convinti anche i più restii: le ali viaggiavano rifornite alla meraviglia ed il reparto d’attacco non illanguidiva nella propria metà campo. Era una squadra in blocco che apriva il gioco alle ali per entrare nell’area avversaria con chiari concetti tecnici ed aggressività ammirevole; e sbocciarono le reti: Gastaldi, Busani, Svageli, Svageli, Svageli e Barale con una padronanza magnifica di slancio, con una continuità sorprendente. In difesa Ceresa, lasciato libero nel suo compito, ha convinto il pubblico della sua ottima classe e della sua presa sicura. Lombardo e Borelli, signori del campo e Parodi, fatto apposta per il fango, irradiarono agli avanti ottimi e precisi palloni. Milano e Barale avevano un compito arduo per frenare Arcari e Arnoni ritenuti i più pericolosi attaccanti avversari. Gastaldi non fu sufficientemente accorto nello sfruttare i passaggi in profondità di Celoria e Busani volava nel fango come su una pista podistica. Il trio centrale collegò con accorgimento superando con spostamenti improvvisi la forte difesa milanese. Il Milan è caduto in piedi; giocò un quarto d’ora nel secondo tempo con rara vigoria, ma aveva di fronte una compagine in vena di fare grande prodezze. Zorzan non ha avuto colpe: quando tentò di uscire i grigi segnarono; quando rimase tra i pali, Svageli, Busani e Barale saettarono in rete palloni imparabili anche per Zamora. È una vittoria troppo franca per tentare di svalutarla. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 1º febbraio 1936) RISULTATI: Ambrosiana-Brescia 1-0 Fiorentina-Triestina 3-1 Genova 1893-Bologna 1-1 Lazio-Bari 2-1 Napoli-Sampierdarenese 4-2 Palermo-Juventus 1-0 Torino-Roma 1-0 (giocata il 28 gennaio 1936) CLASSIFICA: Bologna, Juventus, Torino 22; Ambrosiana, Fiorentina, Napoli 17; Bari, Lazio, Palermo, Roma, Triestina 16; Genova 1893, Milan 14; Alessandria 13; Sampierdarenese 11; Brescia 7 MARCATORI 15 gol: Meazza (Ambrosiana) 11 gol: Piola (Lazio) 8 gol: Rocco (Triestina), Silano (Torino) 7 gol: De Vincenzi (Ambrosiana), Mian (Triestina), Moretti (Milan), Rossetti (Napoli)