Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Serie A
03-05-1936 - Giornata: 29 - Roma - Testaccio


Roma AS - Alessandria US 3 - 1 (1 - 1)
RETI: 37. Di Benedetti [Ro] , 70. Di Benedetti [Ro] , 90. Cattaneo [Ro] 15. Croce A.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Robotti Luciano, Celoria Mario, Croce Aldo, Scotto Carlo All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
ROMA AS: Masetti; Monzeglio, Allemandi; Frisoni (II) Evaristo, Bernardini, Gadaldi; Cattaneo, Subinaghi (II) Otello, Di Benedetti, Tomasi (I) Ernesto, D'Alberto. All.: Barbesino Luigi.

Arbitro: Ciamberlini Mario (Sampierdarena)
Note
Angoli: 9-1 oppure 11-1. Spettatori: 11.000. Cielo minaccioso, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:00. Malgrado diversi giornali del lunedì riportino la presenza, nelle file dell’Alessandria, di Lombardo («La Stampa», «La Gazzetta dello Sport», «Il Piccolo» di Genova), «Il Littoriale» riferisce che «l’anziano giocatore alessandrino non era sceso in campo proprio all’ultimo minuto per un improvviso riacutizzarsi d’uno strappo muscolare»; la notizia è confermata da «Gazzetta del Popolo» del lunedì, dallo stesso «Littoriale» e da altri giornali (si veda il commento del «Piccolo» di Alessandria) nei giorni successivi. Al suo posto scese in campo la riserva Scotto.

Commento
La partita con l’Alessandria ha chiuso degnamente il ciclo delle gare di campionato di quest’anno a Testaccio. L’incontro è stato infatti il più bello e il più emozionante di tutta la stagione: ci voleva una squadra di provincia, una squadra che non ha la fama rimbombante né i nomi valutati con cifre di molti zeri che abbondano nelle unità metropolitane; ma che, come tradizioni di bel gioco e di combattività poco o nulla alle unità di grido ha da invidiare, per dare al pubblico della Roma il più bello spettacolo dell’annata. Senza contare che nei ranghi grigi sono elementi Riccardi, Busani, Milano (e Turino, da poco entrato come titolare di squadra, e perciò poco noto, ma tuttavia all’altezza dei migliori compagni) i quali sono già più che delle promesse e si incamminano ad essere le vedette di domani. Il risultato – tre a uno a favore della Roma – e più ancora il numero dei calci d’angolo – undici contro gli ospiti e uno solo contro i giallorossi concittadini – non danno né possono dare, a chi non ha assistito al memorabile confronto, nemmeno una pallida idea di quello che il giuoco ha fornito al pubblico presente di bellezze e di emozioni. Siffatto bilancio numerico farebbe pensare, così d’impressione, ad una prevalenza netta e costante dei giallorossi, concretata nel punteggio classico della superiorità netta, e ad un punto alessandrino strappato quasi sorpresa in un momento di rilassatezza degli avversari, o dovuto ad un loro eccesso di fiducia. In realtà, se la Roma attaccò e minacciò assai più a lungo, i grigi hanno sempre respinto le minacce più con abilità che con fortuna. Gli ospiti hanno segnato per primi al 17’; la Roma solo venti minuti dopo poteva riequilibrare le sorti e doveva martellare poi oltre metà della ripresa prima di realizzare il secondo punto, benché gli ospiti, per un fortuito incidente occorso a Barale fossero stati costretti, sin dall’inizio della ripresa, a rimaneggiare i ranghi. Il punto che li metteva in inferiorità, anziché abbattere, spronava i grigi. Voleva, più che non cercasse, il pareggio, l’Alessandria; e per un soffio non vi riusciva al 43’ su centro di Barale ripreso da Riccardi: Masetti, però, non si faceva sorprendere. Sparata invano l’ultima cartuccia, i grigi subivano da capo la pressione romana; e proprio allo scadere del tempo regolamentare Cattaneo segnava il suo goal, a lungo cercato, dando alla vittoria un’espressione più che soddisfacente. Questa la partita nelle sue grandi linee. Senza dubbio alcuno, una cronaca arida e dettagliata darebbe meglio di qualsiasi commento la visione esatta del gioco; ma essa occuperebbe troppo spazio, tanto frequenti e vertiginosi sono stati i capovolgimenti di fronte e i pericoli da una parte e dall’altra nel primo tempo; poi, nella ripresa, così veemente, autorevole e continuo il martellare della Roma, e calma e sicura al tempo stesso la difesa grigia. Acciuffato finalmente al 26’ del secondo tempo l’agognato vantaggio (dove non era riuscita con la manovra bene elaborata e ordinata, la Roma riusciva invece con Di Benedetti pronto e abile nello sfruttare una punizione battuta con precisione dall’ottimo Gadaldi) i giallorossi si davano tregua, accennavano a difendersi. Ne approfittava l’Alessandria che partiva con tutti i suoi all’attacco; e l’offensiva in grande stile, come abbiamo visto, per poco non riusciva nell’intento. Ma come spesso accade a chi vuole troppo e si scopre, era la Roma invece che segnava ancora, proprio mentre i novanta minuti stavano per spirare. Tra i grigi manca Lombardo, che risente postumi di un vecchio strappo e non può quindi, benché presente sul campo, giocare con i compagni. Nel primo quarto d’ora, equilibrato come numero di azioni, è l’Alessandria che appare più veloce, tecnica e pericolosa, e benché Ceresa sia il primo ad essere impegnato da Subinaghi, Masetti al 7’ su azione di Croce e conseguente mischia, compie una parata abilissima su tiro forte e da pochi metri di Robotti, che riscuote applausi a scena aperta. Ceresa dà a sua volta saggio della sua bravura; ma la Roma, mentre appare preoccupata – e non a torto – di marcare la pericolosa coppia Riccardi-Busani, lascia un po’ troppo libero il duo di sinistra. Su azioni dell’intraprendente Croce, così, Monzeglio interviene due volte fallosamente; e mentre la prima, al 15’, l’arbitro dà la punizione contro la Roma, la seconda volta (poiché fischiare il fallo significherebbe danneggiare troppo evidentemente l’Alessandria), Ciamberlini lascia correre e fa proseguire il gioco. Mentre Croce si libera così di Monzeglio, Masetti ha un attimo di esitazione, guarda Allemandi… quanto basta a Croce, che frattanto ha stretto al centro, per trovare il corridoio e segnare, eludendo il tentativo di Masetti di respingere col piede. La reazione della Roma all’inatteso smacco è immediata. Subinaghi alza in campanile un pallone centrato da D’Alberto; poi l’Alessandria è due volte in angolo, e sul primo Di Benedetti coglie la traversa. Ceresa si prodiga, quando i tiri dell’attacco giallorosso non vanno fuori bersaglio. Un’azione di Busani, il quale scavalca tutti e poi passa al centro ove converge Croce, rompe la pressione romanista; ma Masetti, in collaborazione con Monzeglio, para. Da una parata di Ceresa al 38’ su azione Cattaneo-Subinaghi, nasce un angolo. Batte Cattaneo, Subinaghi raccoglie e tira debole: mentre Ceresa si protende per respingere, Di Benedetti interviene, colpisce la palla di testa e l’abbassa: poi col piede calcia in porta. La palla batte sotto la traversa e schizza in rete. Il pareggio è cosa fatta. E per poco la Roma, che ottiene al 42’ un altro calcio d’angolo, non segna ancora: ma Ceresa para tutto. All’ultimo minuto una fuga di Busani, che da solo scavalca uno a uno i giallorossi, sembra stia per riportare in vantaggio i grigi. Gadaldi interviene, e con uno sgambetto atterra Busani, due metri appena fuori dall’area. Il pericolo è scongiurato: la conseguente punizione di Riccardi, infatti, sorvola la traversa. Nella ripresa, Barale scende in campo col braccio sinistro al collo, e va all’ala destra. Egli ha riportato nel primo tempo una grave lesione alla clavicola e giocherà vincendo il dolore, esempio mirabile di volontà e di abnegazione. Celoria retrocede mediano, mentre il trio al centro dell’attacco assume lo schieramento Robotti-Busani-Riccardi. La Roma parte come una furia, facendo lavorare a preferenza le ali e in particolare D’Alberto in grande giornata. Ma un po’ per la bravura di Ceresa, un po’ per il palo compiacente, nemico giurato dei tiri di Di Benedetti, un po’ per l’ottima impostazione difensiva della squadra grigia, non passa. Al 6’ e all’8’ altri due angoli contro gli ospiti; al 7’ l’unico contro la Roma. Al 15’ un punto di Cattaneo, su passaggio di Subinaghi, è annullato per evidente fuori gioco; al 18’ Ceresa è impegnato da Tomasi; al 20’ e al 21’ altri due angoli contro l’Alessandria su altrettante magnifiche parate di Ceresa. Nella Roma però la tenace resistenza grigia sta per provocare orgasmo; al 23’ e al 25’ infatti due pericolose uscite di Masetti, non del tutto opportune e tempestive, fanno correre un brivido tra il pubblico; ma la prima volta un provvidenziale fuori gioco grigio, la seconda un tiro precipitoso e impreciso a porta vuota di Riccardi sventano il pericolo. Si tira intanto il nono angolo contro l’Alessandria; poi al 26’ su punizione battuta da Gadaldi, Di Benedetti rubando il tempo al portiere, segna sfruttando il mancato rinvio del giovane Scotto. L’Alessandria si getta ora all’attacco: Gadaldi frena Busani, Masetti para un tiro del menomato Barale. Ciò non toglie però che la Roma, specie ad opera delle due ali e del prestigioso D’Alberto, in particolare, dia ancora da fare. Ceresa blocca da maestro un pallone di Di Benedetti al 33’, poi al 42’ la Roma ottiene il decimo angolo, che Parodi si incarica di rendere nullo. Un minuto dopo, su centro di Barale, la già descritta parata di Masetti che poteva, sul tiro di Riccardi, costare il pareggio alla Roma. Al 45’ poi, dopo l’undicesimo angolo, Cattaneo su passaggio di Subinaghi infila per la terza volta la rete di Ceresa. Poche battute dopo, il fischio arbitrale sanziona la fine della partita e gli applausi per l’ultimo punto si confondono con le ovazioni e gli evviva per la nuova fulgida vittoria giallorossa. Una partita come quella di ieri non può risultare così belle ed emozionante se tutti gli uomini non giocano più che bene. E infatti, sia nell’una che nell’altra, tutti hanno giocato in modo degno di encomio: collettivamente ancor più che uno per uno. Alle reali doti intrinseche di tutti e all’elevatissima classe di alcuni dei grigi – abbiamo già citato i quattro migliori, e ad essi possiamo aggiungere senz’altro il portiere Ceresa – la squadra unisce uno spirito battagliero e un attaccamento ai colori che nelle unità di provincia si riscontrano ancora con abbastanza frequenza. Stürmer, che all’Alessandria ha dato alcuni anni or sono i primi inconfondibili segni del suo metodo, ha ritrovato adesso, tornando ai vecchi allievi, un terreno anche più feritole; e crediamo che se nella ventura stagione l’Alessandria non verrà troppo gravemente falcidiata, la vedremo brillare ancora di più. Appena noti i risultati e appreso che quota 26 era diventata il limite di sicurezza per salvarsi dalla retrocessione, gli spettatori hanno tirato come un sospiro di sollievo: ché infatti una squadra capace di dare le emozioni e il godimento estetico che ha dato l’Alessandria ieri a Testaccio, ha pieno diritto di cittadinanza in Divisione Nazionale. L’uomo migliore della squadra è stato Milano. Parodi, di cui si diceva un gran bene, vale molto come rifornitore dell’attacco, ma non ci ha sempre convinto in difesa. Busani è un gran giocatore d’ala: come centroattacco non ci sentiamo di giudicarlo. L’elogio dell’Alessandria, è naturale, viene implicitamente ad aumentare e rivestire di vivida luce il valore del successo della Roma. Come già con la Triestina, i giallorossi non hanno dato fondo nel primo tempo a tutte le risorse, ed hanno avuto ragione alla distanza. La tattica è pienamente riuscita, pur avendo incontrato negli ospiti una resistenza più fiera di qualsiasi aspettativa. Le mezze ali non hanno sempre giocato all’altezza dei compagni, pur se Tomasi con la mole e Subinaghi con l’intraprendenza, hanno sopperito alla qualità non certo ineccepibile del lavoro svolto. Masetti, come abbiamo detto, ci è apparso ieri insolitamente incerto nelle uscite; ma le due parate fatte all’inizio e alla fine sui tiri di Robotti e Riccardi compensano ad usura e fanno dimenticare le titubanze… che non hanno fatto danno. Una piacevole sorpresa è stata la partita ieri ineccepibile sotto ogni aspetto di D’Alberto, che va considerato il migliore dei giallorossi. Sulla sua linea vanno messi Gadaldi, sempre più ambientato nel ruolo di mediano, Bernardini, Di Benedetti, Cattaneo… ma bisognerebbe nominarli tutti, a cominciare da Frisoni, che ancora sofferente alla spalla offesa lotta tuttavia come un leone! Il cuore, nella Roma, è uno degli elementi maggiori, se non il principale, dei successi ottenuto: e sotto questo aspetto i giallorossi nulla hanno da invidiare alle unità provinciali. La partita, rude a volte, ma tuttavia priva di cattiverie, ha visto alla fine molti uomini contusi e zoppicanti: ma nessuno, fortunatamente, ha riportato lesioni degne di nota, ad eccezione dello sfortunato Barale. L’arbitraggio del sig. Ciamberlini ci ha convinti in pieno. Anche se il pubblico, talora, velato lo sguardo dalla passione di parte, ha trovato di che ridire o criticare, il direttore dell’incontro è stato energico ed oculato, non ha mai agito a caso. Ricorderemo, tra gli altri, un episodio, un presunto fallo di Di Benedetti nella ripresa proprio sul limitare dell’area, che l’arbitro non credette di rilevare. Il pubblico protestò, ma non protestò il giocatore: ed effettivamente si trattava, nell’ipotesi più blanda, di un doppio fallo reciproco, in cui l’azione compensava la reazione. (Pier Luigi Tagiuri, «Il Littoriale», 4 maggio 1936) Appena dato il via avevano inizio i patemi d’animo per gli appassionati giallorossi i quali in genere si erano recati all’incontro con la persuasione che agli atleti romani avrebbero fatto un sol boccone della squadra ospite. Quest’ultima partiva come una indemoniata e dava vita ad un gioco agile, fresco, pericolosissimo. Non che la Roma apparisse sgomenta, ché anzi il suo gioco di difesa era franco e sicuro, ma tuttavia l’iniziativa non era certo nelle mani giallorosse. Al 7’ la rete romana passava un momento criticissimo: su duplice tiro di Croce e Robotti ai du lati della porta, Masetti sfoggiava due parate superbe, di cui la seconda era addirittura miracolosa, ma non era ancora svanita l’impressione di tanta bravura che al 16’ Croce superava Monzeglio, stringeva al centro e mentre Allemandi gli si faceva incontro sparava deciso verso la porta; Masetti non si muoveva e la palla si insaccava. Da questo momento la fisionomia della partita si trasforma radicalmente; mentre la Roma sferzata dallo smacco partiva al contrattacco, l’Alessandria ripiegava in difesa e si limitava a proteggere il vantaggio conquistato. Il gioco dei grigi restava quasi sempre apprezzabilissimo, ma perdeva quasi tutte le qualità che lo avevano fatto ammirare nei primi minuti. C’era quasi da rimpiangere che l’Alessandria avesse segnato quel punto. Dal 16’ la Roma diveniva la dominatrice incontrastata e sottoponeva la squadra alessandrina ad un lavoro faticoso; al 19’ un tiro di Subinaghi era ribattuto dal palo, poi più e più volte il bravo Ceresa sfoggiava parate brillantissime su tiri di Cattaneo, Di Benedetti, Bernardini e perfino Gadaldi. Prima della fine del tempo il pareggio era cosa fatta ma ormai la Roma era troppo lanciata per poter permettere all’Alessandria di rialzare il capo. Peraltro la superiorità romana si concretava solo al 26’ della ripresa. Poi l’Alessandria aveva un buon ritorno e in qualche momento era addirittura minacciosa, tanto che al 43’ Masetti doveva far appello a tutta la sua classe per bloccare un magistrale tiro di Riccardi. Ma un minuto prima della fine giungeva il terzo punto di Cattaneo e la vittoria romana passava definitivamente in giudicato. L’Alessandria ha lasciato una impressione eccellente e non erano pochi coloro che non riuscivano a spiegarsi il perché della poco buona posizione in classifica di una squadra così organica, tecnica ed omogenea. Veloce e spigliata, la compagine alessandrina svolgeva un gioco ardito e intraprendente ma nello stesso tempo appariva chiaro che nulla era lasciato alla improvvisazione e ben poco alla iniziativa individuale; azioni in linea con i diversi reparti armonicamente solidali e poi sveltezza nei passaggi, decisione nello smarcamento, precisione nel tiro. La prima linea è piaciuta molto nelle sue ali e in Riccardi, mentre Robotti si è più volte impappinato dinnanzi a Monzeglio ed Allemandi; bisogna però anche tener conto che Bernardini era oggi in una delle sue migliori giornate. Il reparto migliore è tuttavia apparso quello mediano che il Parodi, Milano e Barale ha tre elementi di sicura efficacia; specialmente i due primi che tenaci ed accorti nel lavoro difensivo, hanno dimostrato chiarezza di idee e precisione allorché si trattava di infrenare attacchi. Buono ma non eccezionale il lavoro dei due terzini mentre superiore ad ogni elogio è stata la condotta di Ceresa. La Roma ha giocato una delle sue solite partite, piena di slancio e di volontà; trovatasi in svantaggio, col timore di una sconfitta, essa ha saputo conservare la calma e, con un contrattacco metodico, continuo, insistente, riusciva ad afferrare il pareggio ed a conquistare la vittoria. In verità la sua superiorità è stata così netta (9 calci d’angolo contro 1 ne fanno fede) che la vittoria finale non poteva essere messa in dubbio e sempre si è avuta la sensazione che la miglior classe dei giallorossi avrebbe avuto ragione della maggior freschezza e dell’ardimento degli ospiti. La giornata non era stata troppo felice per le mezze ali romane che, contrariamente al solito, sono apparse tarde e indecise; in compenso Di Benedetti ha giocato una delle sue più belle partite e Cattaneo e D’Alberto hanno costituito un pericolo continuo per la difesa alessandrina. Di Benedetti sta dimostrando ogni domenica la progressività del suo miglioramento: veloce, pieno di scatto, dal tiro forte e preciso, dal gioco di testa brillantissimo, Di Benedetti ha solo bisogno di due compagni che sappiano sfruttare le sue doti. Quando li avrà, il calcio italiano potrà contare su un elemento in più. Nella mediana eccellente il gioco di Bernardini e Gadaldi, mentre un po’ in ombra quello di Frisoni ancora sofferente della contusione alla clavicola riportata tre domeniche fa. Superbo il lavoro dei terzini il cui lavoro era oggi particolarmente difficile data la sveltezza e la mobilità degli avversari: Masetti, a parte l’errore che gli è costato il punto, ha sfoggiato parate bellissime; due, particolarmente, hanno confermato la sua altissima classe. Le reti. Punto alessandrino al 16’: Croce, ricevuta la palla da Milano, aveva la meglio su Monzeglio e stringeva, obliquando, verso la rete. Gli si faceva incontro Allemandi, mentre Masetti in mezzo alla porta appariva perplesso; ma prima che il terzino gli si avvicinasse, Croce calciava fortissimo e la palla, passata vicino ai piedi di Masetti immobile, si insaccava nell’angolo basso sinistro. Il pareggio giungeva, maturissimo, al 37’, dopo venti minuti di superiorità giallorossa: su calcio d’angolo, Di Benedetti, avuta la palla da Subinaghi, la toccava di testa quindi di piede tirava violentemente e batteva Ceresa. Nella ripresa dopo che al 15’ un punto di Cattaneo veniva annullavo per fuori gioco, al 26’ la Roma passava in vantaggio. Azione lineare, tiro di punizione battuto da Gadaldi e spiovente di questi in area grigia; sul pallone irrompeva Di Benedetti che, da pochi metri, tirava imparabilmente. Un minuto prima della fine, la Roma ribadiva la sua vittoria: l’azione partiva da Bernardini che passava a Di Benedetti; questi deviava a Cattaneo il quale saettava in rete da breve distanza. La squadra alessandrina iniziava la ripresa coi ranghi piuttosto rivoluzionati. Barale con il bracco al collo a causa di una caduta di cui era stato vittima negli ultimi 5 minuti del primo tempo si spostava all’ala destra mentre il suo posto era occupato da Celoria. La prima linea assumeva quindi il seguente schieramento: Barale, Robotti, Busani, Riccardi, Croce. Al 26’ della ripresa Allemandi, zoppicante, scambiava il posto con Gadaldi. In tribuna d’onore erano presenti S.E. Host Venturi, gli on. Marinetti, Delcroix, Ferretti, Rocca, il vice segretario federale dell’Urbe dott. Raffaelli. (Ennio Viero, «La Gazzetta dello Sport», 4 maggio 1936) La partita con l’Alessandria, secondo ogni previsione, non doveva costringere la Roma ad impegnarsi a fondo per assicurarsi i due punti della posta. C’è voluto invece tutta la forza di volontà degli atleti e il loro slancio migliore per condurre felicemente in porto una vittoria seriamente compromessa dalle vicende delle prime battute. L’Alessandria aveva impressionato all’inizio con una serie di classiche manovre offensive che tenevano ordinatamente il campo e non lasciavano possibilità di risposta agli attaccanti giallorossi e questa fase del gioco si chiudeva verso il quarto d’ora con un magnifico punto dei grigi. La Roma ha allora sfoderato le unghie ed è partita decisamente all’attacco. Da questo momento non si è fatto che giuocare da una parte sola. Tuttavia c’è voluto quasi tutto il primo tempo e un numero incalcolabile di assalti per assistere finalmente alla capitolazione della roccaforte alessandrina. Nella ripresa poi la Roma diveniva più aggressiva, impetuosa, travolgente. Ad un certo momento la difesa dell’Alessandria è stata travolta fino al punto da non potersi più opporre efficacemente. All’inizio supremazia dei grigi. A conclusione di questa fase di prevalenza, Milano passa di precisione a Croce che tenta la fuga, evita una carica di Monzeglio che va a gambe levate, stringe al centro e segna con un tiro raso terra che sorprende Masetti. La Roma risponde prontamente, Cattaneo perde un’occasione, un tiro di Subinaghi è respinto dal palo, altre azioni giallorosse vengono salvate in angolo. Al 37’ nuovo calcio d’angolo contro i grigi: batte Cattaneo, riprende Subinaghi e passa a Di Benedetti, che con un colpo di testa segna. Nella ripresa l’Alessandria opera qualche spostamento, ma gli attacchi giallorossi si fanno sempre più insistenti e la difesa grigia è impegnata a fondo. Dopo una lunga serie di calci d’angolo un punto di Cattaneo è annullato per fuori gioco. Al 26’ un fallo di Celoria è punito con un calcio libero: tira Gadaldi e Di Benedetti con uno scatto fulmineo interviene sulla traiettoria e segna. All’ultimo minuto Cattaneo riesce a portarsi a pochi metri da Ceresa e a segnare il terzo punto per la Roma. Ottimo arbitro Ciamberlini di Genova. («Il Piccolo» di Genova, 4 maggio 1936) Partita piena di brio e interessante dal principio alla fine poiché, a parte i pregi del giuoco, si è giuocato sino all’ultimo minuto per il risultato. Tutti i grigi si sono battuti con fierezza e bravura impegnando a fondo l’opposta difesa e dando filo da torcere agli attaccanti giallorossi. È da tener presente la formazione di ripiego in cui essi hanno dovuto disputare il secondo tempo con Barale ala destra, Robotti a mezzo destro, Busani al centro, Riccardi a mezza ala sinistra e Celoria al posto di Barale, che al 25’, in uno scontro con Di Benedetto, riportava una probabile frattura della clavicola e tornava in campo col braccio al collo. Si aggiunge l’assenza di Lombardo che, schieratosi coi compagni a salutare il pubblico, risentendo di uno strappo tornava agli spogliatoi lasciando il suo posto a Scotto. L’Alessandria segna al 15’ su azione Milano-Croce, che sfruttando un errore di Monzeglio avanza fino al massimo sulla linea di fondo, stringe verso la porta e batte Masetti con un tiro basso. Vivacissima reazione romana e belle parate di Ceresa. Al 30’, azione Frisoni-Cattaneo conclusa da Subinaghi, il cui tiro è deviato oltre la linea di fondo. Su calcio d’angolo Subinaghi raccoglie di testa, Ceresa tenta la respinta di pugno, Di benedetti di testa si fa cadere il pallone sul piede e da due metri segna imparabilmente. Al 10’ della ripresa rete di D’Alberto annullata per evidente fuorigioco. Al 25’ fallo di Scotto su D’Alberto poco oltre il mezzo campo, punizione di Gadaldi, spiovente, entrata di Di Benedetto che di testa devia in rete da pochi passi. Al 43’ miracolosa parata a terra di Masetti su tiro piazzato di Riccardi. Al 45’ una rovesciata a campanile di Subinaghi rimanda il pallone in area alessandrina. Cattaneo in velocità segna da tre o quattro metri. («Gazzetta del Popolo», 4 maggio 1936) ROMA-ALESSANDRIA 3-1 La partita è stata fra le più belle ed emozionanti che si siano giocate a Roma in questo finale di campionato. Essa si è risolta a vantaggio dei locali che al 44’ della ripresa, mentre conducevano per 2 a 1, per poco non hanno subito il pareggio: il fortissimo tiro di Riccardi era parato miracolosamente da Masetti sul limitare della porta con un salto acrobatico magnifico per intuizione e prontezza. Spronati dal pericolo i giallorossi partivano decisi al contrattacco e non passava un minuto che Cattaneo, su passaggio di Subinaghi, metteva in rete con un tiro più preciso che forte, effettuato da pochi passi. Il primo tempo iniziava con l’Alessandria all’attacco; la superiorità dei grigi si concretava al 16’ su azione veloce di Croce che, superato Monzeglio, stringeva al centro e metteva in rete da pochi passi. Per tutto il resto del primo tempo la Roma, punta sul vivo, permaneva in area avversaria. Il pareggio avveniva al 37’ su calcio d’angolo e tiro di Di Benedetti che Ceresa non poteva arrestare. Nella ripresa superiorità giallorossa, ma l’Alessandria reagiva con contrattacchi che la difesa romanista riusciva a stento ad arginare. Al ventesimo minuto, su punizione tirata da Gadaldi, Ceresa usciva, ma sopraggiungeva Di Benedetti che metteva in rete. («La Stampa», 4 maggio 1936) RILIEVI SULLA SCONFITTA DI ROMA A Roma l’Alessandria è uscita sconfitta per 3-1, ma ha lasciato il campo a fronte alta, applauditissima da tutto il pubblico romano, entusiasmato dal comportamento della mutilata compagine piemontese che ha reso oltremodo difficile la vittoria dei giallorossi. La partita di domenica scorsa è stata definita la migliore dell’annata giocata al Testaccio ed anche i più ferventi sostenitori della Roma hanno riconosciuto che l’arbitro, nel concedere la prima rete ai giallorossi, aveva compiuto un errore troppo grave contro l’Alessandria, poiché l’autore della rete del pareggio aveva arrestata la palla in alto con le mani e poscia l’aveva calciata tranquillamente tra i pali di Ceresa. L’Alessandria giocò senza Lombardo il quale, sceso in campo in attesa del fischio d’inizio, constatò di trovarsi nella impossibilità di prendere parte all’incontro per il riacutizzarsi di una recente contusione e fu sostituito dalla riserva Scotto. È facile comprendere che una linea di terzini, composta da due giovani come Turino e Scotto, pur giocando con coraggio ed impegno non poteva reggere il confronto con avversari astuti sul tempo, come quelli giallorossi, ma la sfortuna contro i grigi è andata oltre. Barale che lottava con ammirevole prodigalità per sopperire alle incertezze dei giovani compagni, riportava una seria contusione ad una spalla: trasportato fuori campo e fasciato sommariamente, volle tornare tra i compagni col braccio al collo per essere di sprone e d’esempio, ma così non fu. Rimaneggiata la squadra, retrocesso Celoria al posto di Barale, il casalese deluse l’aspettativa. Il resto della squadra merita il più incondizionato plauso. Buona la prova di Scotto, in ripresa Croce, ammirevole Parodi che non fu coadiuvato da Celoria, tecnici ed in perfetta intesa Busani, Robotti e Riccardi. Tra i romani Cattaneo è stato il migliore e Masetti effettuò alcune parate da fuori classe. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 9 maggio 1936) RISULTATI: Ambrosiana-Bari 2-0 Bologna-Palermo 1-0 Fiorentina-Torino 0-2 Juventus-Brescia 1-0 Napoli-Lazio 1-2 Sampierdarenese-Milan 3-1 Triestina-Genova 1893 0-0 CLASSIFICA: Bologna 38; Roma 37; Torino 36; Ambrosiana, Juventus 35; Triestina 32; Lazio, Milan 28; Fiorentina, Genova 1893 27; Alessandria, Napoli 26; Bari, Sampierdarenese 25; Palermo 23; Brescia 16 MARCATORI 25 gol: Meazza (Ambrosiana) 19 gol: Piola (Lazio) 18 gol: Gabetto (Juventus) 12 gol: Busoni (Napoli), De Vincenzi (Ambrosiana) 11 gol: Arcari (Milan), Rocco (Triestina)