Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Coppa Italia
31-05-1936 - Giornata: 1 - Alessandria - Campo del Littorio
Semifinali


Alessandria US - Milan FC 1 - 0 (0 - 0)
RETI: 90. Croce A.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Robotti Luciano, Croce Aldo All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
MILAN FC: Zorzan; Perversi, Piazza; Rigotti (II) Carlo, Bortoletti (I) Antonio, Gianesello (II) Sereno; Arcari (III) Pietro Sante, Moretti, Romani, Spinola, Arnoni. All.: Baloncieri Adolfo.

Arbitro: Turbiani Giuseppe (Ferrara)
Note
Alcuni giornali attribuirono la rete a Robotti: in mancanza di prove certe ci affidiamo alla maggioranza che indica in Croce l'autore della rete. Angoli: 2-2. Recuperi: 0’+2’. Spettatori: 2.911. Giornata calda con vento afoso, terreno duro e praticamente senza erba. Inizio gara ore 16:00. QUALIFICATA: Alessandria

Commento
Al penultimo minuto di gioco quei sadici degustatori di voluttà calcistiche che sono gli spettatori neutrali, si stavano ancora perfidamente leccando i baffi, pesando ai tempi supplementari. Trenta secondi prima che l’arbitro Turbiani, costretto dalla mancanza di fiato a vivere nell’ambito del circolo di metà campo, fischiasse la fine, lo stadio dell’Alessandria eruttava, invece, le lave e le lingue di fiamma dell’entusiasmo popolare: una colata infrenabile, che faceva saltare tutti sugli scalini di cemento come tanti grilli, che spingeva i più accesi a spremerci baci sulle facce sudate: spettacolo magnifico e toccante della provincia, sana di corpo e di mente, povera di quattrini ma ricca di passione, che si esaltava con giusta gioia per essere arrivata là dove non hanno saputo giungere gli squadroni. Voi capite che aveva segnato Robotti. Goal magrolino e immenso, valido ma non degno della grande partita. Perché Milan ed Alessandria si sono battuti da matti, per novanta minuti, a velocità inaudita, con rovesciamenti sistematici di fronte, fucilate in porta secche e brucianti, parate spettacolose di portieri, urli incontenibili e contrapposti delle due falangi e, sì, anche calci; tanti in verità. Calci e gomitate e sgambetti e manatine anche in area di rigore, il tutto o quasi compiacentemente sepolto dalla bontà e dalla deficienza di forma del direttore di gara. Incominciò Barale, a dare calci; il Milan rispose con gli interessi, l’Alessandria non fu da meno, il Milan ritenne offensivo il restar indietro. Ci rimisero, in definitiva, i rossoneri. Ma – strano a dirsi – ciò non guastò. Fu l’acre della partita: un acre grafito come quello del limone. E l’incandescente battaglia acquistò in potenza espressiva, in sostanza drammatica, in valore agonistico. L’Alessandria fu leggermente superiore in linea tecnica. Un critico musicale parlerebbe d’elegante sobrietà d’esecuzione, d’incisione precisa nel fraseggio, di limpida onesta riproduzione delle norme basilari di questo nobile gioco. Il Milan equivalse l’avversaria in ardore, quasi la raggiunse per numero d’azioni, fu più pericoloso. Un critico musicale parlerebbe di potenza sonora, di ricchezza sintetica di espressività. Morale della favola: equilibrio assoluto. La vittoria che ha premiato i grigi è stata una beffa per i rossoneri. Ma è inutile sofisticarci su, ché tanto uno avrebbe dovuto vincere, magari continuando ben oltre il coprifuoco. L’Alessandria: un gran portiere, un gran terzino (Lombardo), un buon terzino (Turino). Un centromediano ricco d’intelligenza ma fallosissimo. Due laterali che non hanno bisogno di illustrazione. Armonioso il quintetto avanzato: un gioiello il gioco di Busani (è inutile: l’Alessandria non lo vende). Bravino Croce, insidioso Notti, volenteroso Robotti. Mancò – specie nel finale – Riccardi. A noi parve scoppiato: ad Alessandria, ferocemente, lo accusano d’essere nipote di Baloncieri. Balon è allenatore del Milan e il Milan è una prospera squadra metropolitana. Il Milan: un gran portiere, un gran terzino (Perversi), un mediano ieri miglior uomo in campo, Gianesello. Negli ultimi minuti della debilitante partita scattava ancora come un centroattacco di classe. È «tirato» e duro come un baccalà. Buoni Rigotti e Bortoletti. Superbo Arnoni, fra gli avanti, e bravi anche gli interni. Arcari non vale molto si sa. Romani c’era ma non se n’è accorto quasi nessuno. La partita ha avuto bisogno di due minuti di vita per diventare ardente, spinosa, avvincente. Ha vissuto a colpi di scena, a «tagli» bruschi e sensazionali come li fanno i registi del cinema impressionistico. Al 5’ Arnoni ha lasciato partire una sventola: Ceresa ha parato di pugno, la palla ha picchiato nella faccia interna del palo ed è tornata fuori. Al 15’ Romani s’è giocato il terzino e poi ha messo a lato. Poco dopo Piazza ha salvato a «come va, va» davanti a Notti. Il Milan, al 21’ su angolo, se l’è vista butta. Idem al 30’. Ceresa e Zorzan hanno fatto poi parate colossali. Al 40’ Spinola, furbo, ha colto una esitazione di Lombardo, l’ha fregato, ha visto Romani solo davanti alla rete e gli ha passato il pallone tre metri dietro. Nella ripresa la temperatura vulcanica delle 4.000 persone presenti – salvo i milanesi – esplosa per un «rigore» involontario di Piazza. Il Milan ha poi avuto un predominio di netta superiorità. Si giocava a cento all’ora. Al 20’ Busani ha rovesciato al centro, Notti si è infilato fra i terzini, ha colpito al volo e Zorzan gli ha respinto il bolide da tre metri. Ceresa ha detto, allora: adesso vi faccio vedere io. Al 35’ il Milan è andato all’attacco con sei passaggi al millimetro, tutti al volo; Ginesello, Annoni, Spinola, Moretti, Romani, Arcari. Arcari s’era portato intanto al centro, dopo aver ingannato i terzini ha raccolto e tirato al volo da tre metri; Ceresa ha parato, prodigiosamente. Qui il Milan, con Rigotti ferito, ha sconvolto le linee. C’è stato ancora un «braccio» rossonero su tiro di Robotti, urlatissimo. Al 44’ Croce tiene troppo la palla; gliela pigliano, Barale la manda a Busani che centra dolce. Zorzan esce, ma viene ostacolato: il cuoio tocca terra, rimbalza, arriva Robotti che di testa lo colloca dolcemente in rete. Domenica l’Alessandria giocherà la finale, a Roma, col Torino. (Renato Tosatti, «Il Piccolo» di Genova, 1º giugno 1936) I giocatori del Milan hanno lasciato il campo avviliti, chini ancora sotto il peso della mazzata piombata loro addosso al novantesimo minuto di gioco. Il goal di Robotti, segnato mentre già tutti si era preparati ai tempi supplementari, ha avuto il sapore della beffa più dolorosa per i ragazzi che Baloncieri aveva portato nella città che fu culla delle sue prodezze sportive. Fin allora, infatti, essi avevano tenuto il campo da pari a pari con i grigi di Alessandria. Come si è svolto quell’attimo di gioco che ha elevato sul podio del trionfo una squadra ed ha abbattuto l’altra? Il cronometro segnava il 90’ di gioco, ma l’arbitro non aveva ancora fischiato la fine perché s’era perso un po’ di tempo durante la ripresa e bisognava recuperarlo. Busani sfuggì a Gianesello e, quasi dalla linea di fondo, mandò al centro un pallone a perfetta parabola; il pallone toccava a Riccardi che era di fronte al palo di destra della porta, ma il grigio non si mosse ed il portiere Zorzan, che aveva accennato un intervento, si trattenne; il pallone continuò il suo viaggio davanti ai pali e giunse dall’altro lato della porta, dove si trovava Robotti: l’interno sinistro alessandrino colpì la palla di testa e la spedì in rete, proprio mentre Zorzan tentava la parata. Così tutto fu deciso. Molto per merito di Busani e di Robotti, ma pure molto per l’errore di Zorzan. Anche il momento infelice di un portiere che per tutta la partita si era comportato in modo eccellente s’aggiunse, quindi, a rendere ai rossoneri più amara la beffa. Prima di questo episodio decisivo che cosa era successo per due interi tempi di gioco? Non è difficile dirvelo in breve, giacché la partita si è costantemente divisa in periodi netti nei quali l’una o l’altra delle due squadre ha dominato, costringendo l’avversaria in difesa. Il primo quarto d’ora fu del Milan. Cominciò Moretti con un lungo tiro raso terra che Ceresa parò, e continuò, ben più pericolosamente, Arnoni, il quale, giunto a pochi passi dalla porta, lasciò partire un secco pallone che Ceresa riuscì a stento a deviare contro il palo. Poi si ebbe un’insidiosa punizione di Spinola ed una pericolosa puntata di Romani finita fuori. L’Alessandria rispose per le rime nel secondo quarto d’ora. Quella dei grigi fu un’offensiva veloce, insistente, sbrigativa che obbligava Perversi e Piazza a difendersi affannosamente. Nell’ansia della lotta Perversi commise anche un fallo di mano da calcio di rigore? Ma! Per il pubblico fu così, per l’arbitro no. L’attacco alessandrino toccò, però, il massimo della pericolosità al 19’, allorché Busani e Notti irruppero sul pallone in area di rigore; la questione pareva ormai doversi risolvere tra loro e Zorzan, quando arrivò di corsa Piazza che salvò la situazione provocando un calcio d’angolo. I grigi continuarono a premere fin verso la mezz’ora. A questo punto le redini del gioco vennero riprese dal Milan e, al 34’, Moretti si produsse nel più bel tiro della giornata: un bolide al volo da quaranta metri e diritto nell’angolo. Ceresa rispose con una parata degna della botta. Si ebbe, poi, ancora un bel duetto Spinola-Romani, quindi tornò ad avere la meglio l’Alessandria e, con una parata di Zorzan su tiro di Barale, si chiuse il primo tempo. L’Alessandria iniziò la ripresa in quarta velocità e Zorzan si trovò subito alle prese con un pericoloso centro di Busani. Ma non fu che una volata, poiché il Milan assunse poco a poco il comando delle operazioni, cercando di impiantare anche un gioco tecnicamente pregevole. Con questa fase, che durò una quindicina di minuti, si ebbe anche un rallentamento nel ritmo del gioco, fin allora rapidissimo. I rossoneri non seppero, però, sfruttare il momento, specialmente per le indecisioni di Romani. Con ben altra insidiosità tornarono, invece, di lì a poco, i grigi nell’area avversaria. Una girata di Busani provocò un tiro da pochi metri di Notti ed una discesa di Croce culminò con un colpo di testa. I ferri tornarono a riscaldarsi e non mancarono i… colpi duri. Alla mezz’ora Rigotti, zoppicante, dovette cedere il suo posto a Moretti ed occupare quello di Arcari. Ciò nonostante, il Milan non mollò. Si difese con calma e precisione e, al 35’, fece partire l’attacco più bello della giornata. La palla viaggiò da Bortoletti a Spinola, da questi ad Arnoni e da Arnoni a Romani, finché giunse ad Arcari che scoccò il tiro: Ceresa con un tuffo perfetto bloccò il bolide a terra. Negli ultimi minuti riprese ad infuriare l’offensiva dei grigi, che si concluse come già sapete. (Enzo Arnaldi, «La Stampa», 1º giugno 1936) La partita non ha dimostrato che esistesse fra alessandrini e milanesi una differenza di valore. Va subito detto che il Milan ha giocato in modo assolutamente mediocre. Chi, come noi, era venuto ad Alessandria con la speranza di godersi un incontro tirato con stile classico, ha dovuto tornarsene deluso. Partita fra le più strane e le più illogiche: il Milan è caduto quando già pareva avviato ad una vittoria sicura. Quasi tutti i pronostici erano favorevoli agli ospiti: sin dai primi minuti di gioco, Ceresa si era liberato fortunosamente. La minaccia era poi quasi sempre in area dei grigi. Cadute due o tre occasioni da goals, il Milan cedette le redini della partita ai locali ed il fresco impeto dei grigi fece scoccare la scintilla dell’entusiasmo per cui la folla, intravista la possibilità della vittoria, la reclamò come il premio più giusto che potesse toccare ai suoi ragazzi. Diciamo ragazzi per non usare un vezzeggiativo insulso. La Alessandria, per chi non lo sa, è oggi uno squillo di giovinezza (non ci ringrazi Barale). Che cosa pretendere da dei ragazzi che conservano il fuoco sacro dell’entusiasmo? A voler guardare con occhio attento il gioco, non si durava fatica a riscontrare errori tecnici nell’impostazione e nella conclusione delle azioni, ma l’atmosfera della lotta era ardente e l’interesse agonistico del giuoco soverchiava ogni altro aspetto della contesa. Se nella linea attaccante dei grigi si fosse trovato oggi Celoria, tenuto lontano da un attacco di sciatica, e si fosse lasciato a riposo Riccardi, il gioco avrebbe mutato aspetto ma forse noi dovremmo ora registrare un risultato ben diverso. Ad ogni modo la partita di oggi doveva essere giocata così, per il successo, senza guardare al bel gioco od altro. E così giocando i grigi l’hanno spuntata. Bastò un minuto di stordimento dei rossoneri perché i locali ne traessero prontamente profitto, accentuando l’aggressività del loro gioco e cogliendo perciò il successo, d’altronde meritato. Se si fosse dovuto ricorrere ai tempi supplementari forse la vittoria avrebbe potuto avere un altro nome, perché l’Alessandria è sovente in tali frangenti beffata dalla sorte. Analizzando gli uomini in campo, diremo che la squadra vittoriosa ha messo oggi in luce una grave lacuna: le due mezze ali, che intestarditesi a giocare troppo arretrate, non diedero ai compagni di linea la collaborazione necessaria. Ad ogni modo dobbiamo dire che Barale ha giocato una partita stupenda, che Lombardo e Turino hanno spezzato inesorabilmente ogni tentativo avversario, che Ceresa ha fatto parate miracolose. All’attacco, rilevata la insufficienza dei due interni Riccardi e Robotti e la scarsa attività di Notti, dobbiamo fare l’elogio a Croce e Busani che si sono battuti bene. Fra i mediani, Parodi ha disputato un eccellente primo tempo ed una mediocre ripresa. Milano si è battuto con spirito generoso. Il Milan, lo abbiamo già detto, ha giocato una partita mediocre. Assai solida ma fallosa la coppia dei terzini, tenace la mediana (questa linea nel secondo tempo non ha potuto contare su Rigotti il quale toccato duro è stato mandato tra gli attaccanti). All’attacco Moretti, tutt’altro che nel suo periodo migliore, è stato di scarso ausilio, Arcari ha svolto un gioco più fine che redditizio, Arnoni ha giocato in tono solo il primo tempo, Zorzan fra i pali è stato in diverse occasioni un colosso. Tutto sommato, l’Alessandria si è dimostrata più granitica, il Milan più tecnico: ma queste partite non sono fatte per il bel gioco. I primi cinque minuti hanno un ritmo infernale, ma le porte non sono minacciate. La prima parata tocca a Ceresa, il quale para fortunosamente una legnata improvvisa di Arnoni (6’). E il ritmo non scema: il gioco si sposta veloce da un campo all’altro. Al 14’ Romani vede sfumare una sua iniziativa personale per un intervento tempestivo di Turino. Zorzan al 17’ libera col pugno un tiro assai insidioso di Riccardi. Poco dopo sfugge all’attenzione dell’arbitro un evidente rigore: Perversi, difatti, colpisce col pugno la palla in area di rigore, il gioco non è arrestato. Tre minuti dopo Robotti perde una facile occasione di segnare. La recluta dei grigi è a pochi metri dalla rete: Piazza si butta a corpo morto sui piedi dell’alessandrino deviando in corner, il tiro provoca una mischia nella quale Zorzan libera con grande difficoltà. Al 30’ calcio d’angolo per i grigi e quattro minuti dopo assistiamo ad un tuffo spettacolare di Ceresa su un tiro raso terra, altrettanto spettacoloso, di Moretti. Il primo tempo finisce trovando i grigi in area milanista. La ripresa non trova i ventidue uomini disposti a dare l’anima come nel primo tempo. Il gioco è fiacco, scolorito, inconcludente nei primi minuti. Solo due calci d’angolo consecutivi a favore del Milan riescono ad interessare. Al 22’ un’azione che dà il brivido: Croce serve un bel pallone a Busani, questi si smarca intelligentemente e passa a Notti. Il tiro di violenza inaudita non sorprende però Zorzan che respinge splendidamente. Pochi minuti dopo ancora del lavoro per il portiere milanista: Croce, protagonista di una bellissima fuga, impegna difatti con un tiro alto l’estremo difensore avversario. Un’uscita di Ceresa al 32’ vanta una pericolosa azione di Arcari e tre minuti dopo è ancora Arcari che con un tiro improvviso mette a repentaglio la verginità della rete alessandrina. E precisamente su questo tiro Ceresa si produce in una spettacolosa parata che fa prorompere il pubblico in una calorosa ovazione. L’Alessandria insiste sotto la porta avversaria, ma tutti i tentativi sono frustrati dai difensori rossoneri e anche un poco dalla compiacenza dell’arbitro, il quale al 40’ lascia correre un evidente fallo di mano di Piazza in area di rigore. Siamo alla fine: non mancano che 30 secondi e già si pensa che si dovrà ricorrere ai tempi supplementari, quando gli attaccanti grigi, tutti protesi in un magnifico sforzo, dovranno cogliere il successo. L’azione parte da Turino spostato sulla linea dei mediani. Il passaggio è raccolto da Busani il quale smista alto al centro. Zorzan, infastidito dal sole e pressato da Notti, non può impedire a Robotti di colpire il pallone di testa e d’infilarlo nell’angolo alto di destra. Il punto scatena un uragano di applausi che copre anche il fischio finale sopraggiunto subito dopo. (Aldo Molinari, «Il Lavoro», 1º giugno 1936) I grigi, cui la sorte nel decorso campionato non aveva riservato grandi soddisfazioni, sebbene abbiano chiuso il torneo con una onorevole classifica di centro, si sono presi oggi una grande rivincita sui maggiori squadroni meglio attrezzati finanziariamente o tecnicamente, pervenendo alla finale della Coppa Italia. In fondo la sorte è stata equanime poiché ha premiato giustamente una delle più anziane, battagliere e sane compagini della provincia, che da lunghi lustri lotta in prima fila nel rango delle elette; e la sua partecipazione all’ambita finale torna a tutto merito dei modesti e valorosi atleti alessandrini, sempre pronti a difendere una tradizione e il primato provinciale. L’incontro odierno è stato tirato nel primo tempo a tutta andatura, velocemente, duro, spesso con asprezza e irruenza; mentre, nella ripresa, a tratti si è assistito a rallentamenti e a soste che hanno fatto languire il gioco, per riprendere tosto con ardore e decisione nei due campi. Il caldo notevole e il vento afoso hanno contribuito a rendere più sudata la conquista. La partita, svoltasi su un terreno duro falciato da ogni filo d’erba per le intemperie, e sferzato dal sole abbacinante, ha stancato innanzi tempo non pochi atleti. La cronaca dell’incontro non è molto ricca di elementi salienti. I pochi tiri a rete sono stati quasi tutti effettuati a distanza, per cui era difficile sorprendere l’abilità e l’agilità dei due portieri, dai movimenti riflessi immediati; mentre nelle mischie verificatesi nei due campi saltuariamente hanno brillato gli interventi robusti dei terzini, con rotture e rimandi inesorabili. Rimarchevole al 5’ una cannonata di Arnoni, che Ceresa con la palma della mano ha deviato contro il palo, e Turino quindi ha respinto lontano. Poi una bella intesa fra Busani, Notti e Riccardi ha messo in orgasmo la difesa milanista, con intervento finale di Zorzan che ha salvato a fil di palo. I diavoli rossoneri attaccano ora in prevalenza a metà campo ma non giungono a concludere e sono privi di mordente in area di rigore così Romani, solo davanti a Ceresa, affiancato da Lombardo, calcia a lato un facile pallone. Quindi fuga di Notti che giunto a 5 metri dal portiere si vede soffiare la palla che finisce in angolo per un disperato intervento di Piazza. Il Milan è nuovamente in angolo al 30’ e lancia in seguito Moretti, che sferra un lungo e forte tiro rasoterra, salvato a mala pena da Ceresa. Riccardi, sul finire del primo tempo, imita l’avversario con una sferzata radente, che Zorzan brillantemente sventa a tempo. Nella ripresa dopo due serie offensive di Robotti e di Notti, l’Alessandria subisce al 7’ due calci d’angolo consecutivi, senza conseguenze. Gioco alterno nei due campi con minacce reciproche. Brillante attacco di Busani coperto da Notti salvato dal portiere. Tiro a volo di Croce bloccato alto nell’angolo da Zorzan. Altra rete di Riccardi e quindi azione bellissima di Arcari. Ceresa si lancia sulla sfera a fil di palo, rimanda lievemente, e Turino respinge poi lontano. Siamo agli ultimi minuti di gioco, gli animi si eccitano, la lotta si riaccende duramente. Si hanno non pochi falli tra cui uno evidentissimo in area di rigore che l’arbitro lascia passare ancora impunito. Il pubblico incita ora a gran voce gli atleti, trepida per la sorte di due tiri che Zorzan ha salvato in modo spettacoloso; ma allo scadere del tempo ecco finalmente l’Alessandria ottenere il premio alla sua forte costanza e decisione. Da qualche minuto si lotta disperatamente nella metà campo milanista. I rossoneri appaiono provatissimi, ma non disarmano ancora e si difendono con i denti. La palla fila verso il palo di destra della rete milanista verso cui giunge velocissimo Riccardi: il portiere si fa incontro all’avversario e al pallone, ma ha un attimo di incertezza, non sa dove dirigere esattamente la sua azione, cosicché la sfera di cuoio non ostacolata per nulla perviene a Croce accorso anche egli nel vivo della disputa, e l’ala sinistra con un colpo di testa la fa entrare alto in rete malgrado il disperato ritorno tra i pali di Zorzan. La lotta è finita. Si giocheranno ancora due minuti di ricupero e per poco i grigi non segnano subito dopo un altro punto con una sventola di Riccardi che il portiere riesce a fermare sulla linea fatale. Poi il fischio finale e il tripudio dell’Alessandria per la dura e bella vittoria riportata e contesa tenacemente fino all’ultimo dagli sfortunati diavoli rossoneri. («Il Littoriale», 1º giugno 1936) Agli inizi la squadra rossonera ha imposto, sul terreno duro e privo di erba, un suo gioco d’attacco tutto brio, tempo e misura. Nel primo quarto d’ora non solo i grigi non sono riusciti a dare la replica agli avversari, ma sembravano senz’altro spacciati. Specialmente quando Arnoni (6’) stringeva risolutamente e scaraventava da pochi metri un esatto pallone che il pugno di Ceresa toccava istintivamente di quel tanto che bastava perché lo spigolo della traversa compisse l’opera della respinta; e ancora quando Romani veniva lanciato tutto solo sulla rete (15’), ma il tiro finiva a lato. Verso il quarto d’ora la muta alessandrina poteva irrompere al contrattacco e lo faceva con minore arte e studio dei rossoneri, ma con spirito assai più risoluto. Cosicché Zorzan era subito impegnato seriamente da un centro di Busani e da un tiro di punizione della stessa ala destra. Prima che si arrivasse alla mezz’ora il Milan era due volte in angolo e ancora subiva il pericolo di un saettante tiro di Riccardi, uscito a lato. Comunque le vicende dell’incontro avevano raggiunto l’equilibrio, anche se verso la fine del tempo il Milan riconquistava un lieve predominio e metteva di puntiglio Ceresa che sfoggiava una brillante presa in tuffo su tiro forte ed esatto di Moretti. La ripresa ripeteva da principio il tono del primo tempo. C’era cioè una prevalenza milanista iniziale (due calci d’angolo) cui seguiva un’energica riscossa alessandrina. Al 22’ anzi Notti aveva il pallone risolutivo, su preciso spiovente di Busoni; ma il tiro a bruciapelo veniva agevolmente respinto da Zorzan e l’occasione svaniva. Così come svaniva (26’) quella creata a Croce da un sapiente allungo in profondità. Ostacolato da Rigotti, l’ala collocava lo stesso, di destro, il suo tocco a rete: Zorzan – benché mal piazzato – ghermiva il pallone e liberava. In quest’azione però il Milan perdeva praticamente Rigotti che accusava uno strappo alla coscia, doveva farsi fasciare e passare all’ala destra, retrocedendo Moretti. Inutile dire che il Milan, già virtualmente relegato in affannosa difesa per la maggior freschezza degli avversari che sembravano pigliar quota da un momento all’altro, abbia enormemente risentito dell’incidente. Eppure un contropiede provocato da Bortoletti e ben smistato da Romani dava ad Arcari (mezz’ala) l’occasione di un potente raso terra che però Ceresa deviava in tuffo (35’). I grigi serravano sotto e ad un minuto dalla fine, quando ormai si riteneva la partita rimandata ai tempi supplementari, riuscivano a battere la fortissima difesa milanista. Il sempre preciso Busani filava un traversone lungo il fronte della rete. Zorzan – ingannato da un accenno d’intervento di Riccardi e di un terzino – mancava la presa e lasciava che la palla spiovesse verso il palo opposto; Croce irrompeva e segnava di testa. L’Alessandria ha così vinto una gara che si sentiva sua dato l’andamento della ripresa: anche se – a conti fatti – il Milan abbia avuto dalla sua una più cospicua tessitura di gioco. Tale vantaggio teorico si è rivelato inconsistente nella pratica perché è mancato ai rossoneri l’uomo di punta che realizzasse. Giù di piede Arcari e troppo spesso rinunciatario Romani, l’attaccante rossonero più pericoloso è stato Arnoni, almeno nel primo tempo. Benché Moretti per l’intero incontro e Spinola nella ripresa abbiano lavorato bene, l’attacco milanista ha denunciato ancora una volta il difetto di penetrazione al centro della linea. Fior di palloni sfruttabili sono stati infatti allargati alle ali al momento di concludere… e il tiro non è venuto, o è stato tardivo, o più agevolmente sventato. Ottimi invece gli altri reparti rossoneri: un partitone Gianesello e Perversi, magnifici di operosità e di sagacia Rigotti e Bortoletti, buono (per quanto mancante di iniziativa) il giovane Piazza, perfetto Zorzan… fuorché nell’episodio della catastrofe. I grigi hanno avuto in blocco le doti preziose del fiato e dell’energia; in difesa hanno tenuto senza scomporsi per merito di Lombardo più che di Turino, apprezzabile come colpitore ma non sempre autoritario a contatto d’uomo; regolare Ceresa, del resto assai meno impegnato di Zorzan. La mediana è stata l’anima della squadra, l’autentica costruttrice della gara. Non si può dire abbia soverchiato gli opposti reparti milanisti, ma ha dato al suo lavoro (enorme) un senso di praticità sbrigativa che ha dato i migliori frutti. Sono piaciuti, nell’ordine, Barale (un anziano che sa il fatto suo e che non bisogna stuzzicare con monellerie, come avrà imparato Spinola), Parodi e Milano, per quanto questo ultimo non sia stato all’altezza di altre partite. All’attacco un uomo si è imposto per lo stile e la finitura del suo gioco: Busani. Sa liberarsi e sa centrare; e ogni suo centro sono dolori per la difesa opposta. Svelti ed efficaci tanto Croce che Notti; sperduto Robotti e buono soltanto nella ripresa Riccardi. La gara ha avvinto per la velocità delle azioni e la rapida vicenda delle emozioni. È stata giocata alla maniera forte, con qualche episodio scarponaro anche, ma senza cattiverie. Non si può dunque dar torto all’arbitro Turbiani di aver usato un pochino di manica larga. Del resto la partita non gli è mai sfuggita di mano e dal punto di vista tecnico è stata ineccepibile. Assistevano alla gara il Prefetto Reboa, il Federale Poggi, il Preside della Provincia Vaccari. Per la Federazione c’era il dott. Scrinzo, per l’Alessandria il prof. Finzi e per il Milan il comm. Annoni. Mancava invece il gran pubblico dei grigi. Perché? Dal senso sportivo della provincia, che tante benemerenze ha nell’ascesa del calcio, c’era da aspettarsi di meglio, tanto più ora che giocatori e dirigenti del sodalizio grigio hanno riportato la squadra ai fastigi di un avvenimento nazionale. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 1º giugno 1936) Anche il Milan, quotatissimo per la Coppa Italia per le sue spiccate qualità combattive, ha dovuto abbassare bandiera sul campo dei grigi. Il successo dell’Alessandria conferma le nostre previsioni ed è di giusto orgoglio per gli sportivi di tutta la provincia. Il risultato non è stato clamoroso come nella precedente partita di campionato giocata dal Milan sul Campo del Littorio, ma non certo meno meritato. Al novantesimo minuto di gioco quando la partita pareva destinata a risolversi nei tempi supplementari o nel gioco ad oltranza, una irresistibile azione alessandrina, impostata da Busani e risolta da Robotti, ha sancito l’applauditissima vittoria dell’Alessandria sul baldanzoso Milan. La squadra rossonera ha lottato con ardimento ma ha anche commesso un grave errore: ha giocato alla maniera forte per incutere paura ai tecnici rivali alessandrini. Era troppo noto e risaputo che in linea tecnica la compagine di Lombardo può degnamente competere con qualunque avversaria e quindi il Milan, travolto da una valanga di 6 reti nell’incontro di campionato, mutò tattica comportandosi con scorrettezza contro gli attaccanti grigi. Croce e Busani ricevettero entrambi duri colpi al viso ed il trio centrale d’attacco non fu risparmiato da rudezze; Notti, Robotti e Riccardi hanno avuto domenica un compito oltremodo difficile nell’area avversaria. Gli stessi Barale e Milano hanno dovuto reagire al contegno aggressivo dei milanisti i quali hanno compreso, troppo tardi, elio gli uomini della difesa alessandrina hanno doti di adattamento per il gioco tecnico e per quello scarponaro, a seconda della lealtà degli avversari. Concludendo, l’Alessandria ha vinto con un colpo di frusta inferto alla perfezione, all’ultimo minuto, con la scioltezza del suo gioco armonioso, in un’azione a ventaglio del reparto d’attacco, nitida ed irresistibile. Sugli scudi Ceresa, portiere felino e calcolatore preciso. I pochi tuffi di Ceresa nella partita di domenica sono stati superbi di prontezza e sicurezza: impegnato da un tiro breve ed alto di Arnoni ha sventato di pugno: insidiato da un giro lungo e radente di Moretti ha seguito la traiettoria della palla tra un groviglio di uomini per poi gettarsi in tuffo onde sventare la minaccia nell’angolo opposto della rete; un altro tiro piazzato dii Arcari ha trovato il portiere grigio a posto, pronto a bloccare tra l’entusiasmo del pubblico. Lombardo e Turino sono stati insormontabili; accorto e superbo nelle entrate il primo (spintosi spesso fin quasi a metà campo per togliere la palla agli avversari), sicuro il secondo, dall’ampia falcata e dal calcio netto: Turino non incute paura all’avversario, non è una catapulta, ma dove entra con le sue leve enormi, la minaccia s’arresta e muta fronte poiché l’allampanato terzino grigio, ad ogni rimando, costruisce un’azione di contrattacco. Nel reparto di sostegno Parodi, che in queste ultime partite è disturbato da dolori all’inguine a causa del faticoso lavoro impostosi nelle partite svoltesi sul terreno pesante, ha giocato con prudenza; Barale non accenna a cedere e continua ad essere d’esempio ai compagni come combattività ed attaccamento ai colori grigi. Milano da qualche partita è ritornato il mediano superbo nel gioco di stroncamento e meraviglioso nel portare la palla in area avversaria. Busani è stato il migliore della squadra. Sempre poco impegnato riesce tuttavia a sfruttare col massimo rendimento anche i palloni più difficili; più gli avversari lo vigilano e meglio egli riesce a creare le azioni da rete. Croce ha alternato buone azioni a discese sconclusionate. Riccardi, Notti e Robotti, di fronte al contegno rude della difesa avversaria, non hanno legato il gioco e ad accrescere l’orgasmo in questi giocatori hanno cooperato le grida fuori luogo dei soliti scalmanati, i quali non vogliono ammettere che un giocatore possa trovarci in una giornata di declino e non considerano la misura ed il contegno degli avversari. Dell’arbitro non parliamo. Non siamo soliti piagnucolare come fanno spesso i nostri colleghi dei grandi quotidiani quando le squadre del cuore perdono. Rileviamo solo che Turbiani di Ferrara ha, tra l’altro, negato ai grigi un evidente (troppo evidente) calcio di rigore. Il “rullo compressore grigio” ha funzionato all’ultimo minuto. Meglio tardi che mai. I giornali che avevano pronosticato il Milan vincitore della Coppa Italia sono rimasti beccati ed ora la Coppa, per essi, non ha più importanza. Il collega Zappa della «Gazzetta dello Sport» ha adoperato ancora il termine tecnico del “contropiede”. Noi, poveri provinciali, non siamo all’altezza di certe definizioni intellettuali, però ci siamo accorti che la rete non è stata segnata da Croce, come ha scritto Zappa, bensì da Robotti con un perfetto “controtesta”. Contro la Lazio, Notti che aveva giocato meno bene di tutti segnò la rete della vittoria; contro il Milan Robotti, che era apparso sfasato più degli altri si arrogò il diritto di segnare e mise nella rete di Zorzan la palla con quella stessa calma che precedentemente aveva fatto esasperare gli zelatori. Domenica, alla fine della partita, Milano è caduto esausto tra le braccia di Barale; questi che si era tolta la maglia per non scoppiare (forse di soddisfazione), rispose al caloroso saluto del pubblico, indi, visto che il compagno non aveva la forza di fare altrettanto, gli afferrò il braccio e l’alzò. Ceresa domenica fu costretto a ricoprire la sua maglia granata dei carri armati per non creare confusione coi colori del Milan e indossò una maglietta bianca senza maniche; gli restarono così le braccia rosse, che hanno fatto vedere i sorci verdi ai rossoneri tra il tripudio degli sportivi! (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 6 giugno 1936) L'Alessandria, che tiene alto l'onore delle provinciali, quelle del famoso quadrilatero Alessandria-Casale-Novara-Pro Vercelli, ha ottenuto una tranquilla salvezza dopo un inizio travagliato e riesce per il momento a tenere la serie A di fronte ai ricchi squadroni metropolitani. Al seuo cospetto, nella semifinale dello Stadio del Littorio, arriva un Milan che, nonostante i sogni di grandezza, non riesce ad emergere dalle paludi di una mediocrità che lo vede ormai da troppi anni lontano dai trofei e la cosa è ancora più frustrante , visti i successi dei concittadini dell'Ambrosiana-Inter, che dall'ultima vittoria milanista hanno ottenuto tre titoli e parecchi piazzamenti d'onore. Per il Milan, guidato in panchina da un ex grande calciatore come Adolfo Baloncieri, nato nella frazione di Castelceriolo e consacratosi proprio ad Alessandria, la Coppa Italia può essere un'ottima occasione per alzare nuovamente un trofeo, a patto però di non distrarsi e di violare il terreno dei grigi piemontesi. Caldo e vento afoso non aiutano certo i 22 in campo, il ritmo nel primo tempo è nettamente più veloce rispetto alla ripresa. Non ci sono grandissime azioni degne di nota, a parte qualche mischia in cui hanno sempre avuto la meglio le difese, e tiri da fuori. Uno di questi, scagliato da Arnoni, viene fermato a mano aperta da Ceresa e finisce sul palo, prima che liberi Turino. Il portiere milanista Zorzan deve respingere un tiro di Riccardi, poi è il difensore Piazza con un intervento prodigioso ad anticipare all'ultimo momento Notti. A centrocampo il Milan prevale, ma le occasioni della ripresa sono distribuite in modo equo e sia Zorzan che Ceresa devono sventare non senza difficoltà. Quando al fischio finale del ferrarese Turbiani manca un solo minuto, la palla va verso destra, dove sopraggiunge Riccardi. Zorzan esce, ma non sa bene dove dirigersi e chi contrastare poiché sta arrivando anche Croce. La palla arriva al giovane attaccante, prelevato dai vicini del Derthona, e il suo colpo di testa va verso la porta, inutile il tentativo di Zorzan di rientrare in porta e sventare la rete. I piemontesi sono in vantaggio e non bastano i due minuti di recupero al Milan, anzi è l'Alessandria che spreca il pallone del 2-0 con un tiro potente di Riccardi che il portiere milanista ferma sulla linea di porta. (Storia della Coppa Italia 1935-36)

Semifinali

Alessandria US - Milan FC 1 - 0 (0 - 0)

RETI:

90. Croce A.[A]

Alessandria US

Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Robotti Luciano, Croce Aldo

All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria

MILAN FC: Zorzan; Perversi, Piazza; Rigotti (II) Carlo, Bortoletti (I) Antonio, Gianesello (II) Sereno; Arcari (III) Pietro Sante, Moretti, Romani, Spinola, Arnoni. All.: Baloncieri Adolfo.

Arbitro: Turbiani Giuseppe (Ferrara)

Note

Commento

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Crediti

2021 museogrigio, tutti i diritti riservati.

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Alessandria US - Milan FC 1 - 0 (0 - 0)

RETI:

90. Croce A.[A]

Alessandria US

Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Robotti Luciano, Croce AldoAll.: Stürmer Karl

Formazione avversaria

MILAN FC: Zorzan; Perversi, Piazza; Rigotti (II) Carlo, Bortoletti (I) Antonio, Gianesello (II) Sereno; Arcari (III) Pietro Sante, Moretti, Romani, Spinola, Arnoni. All.: Baloncieri Adolfo.

Arbitro: Turbiani Giuseppe (Ferrara)

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Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Robotti Luciano, Croce Aldo

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