Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Coppa Italia
11-06-1936 - Giornata: 1 - Genova - Luigi Ferraris
Finale


Torino FBC - Alessandria US 5 - 1 (2 - 1)
RETI: 8. Galli R. [To] , 20. Silano O. [To] , 57. Buscaglia P. [To] , 70. Galli R. [To] , 78. Silano O. [To] 16. Riccardi (I) G.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Robotti Luciano, Croce Aldo All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
TORINO FBC: Maina; Brunella, Ferrini; Gallea, Janni, Prato Filippo; Bo, Baldi (III) Fioravante, Galli Remo, Buscaglia Pietro, Silano. All.: Cargnelli Tony.

Arbitro: Mastellari Raffaele (Bologna)
Note
Angoli: 3-4 (1-2). Spettatori: 10.000 (paganti: 9.319). Incasso: 61.930 lire. Inizio gara ore 16:00.

Commento
Bella finale, finale degna di quella grande manifestazione, che è e deve essere la Coppa d’Italia. Dal lato spettacolare nulla mancò all’incontro. Bella giornata, temperatura non esageratamente, calda, folla numerosa, seguaci delle due squadre convenuti in massa da Torino a da Alessandria, autorità numerose in tribuna d’onore, consegna immediata del trofeo ai vincitori non appena terminata la gara con tutta la coreografia del caso. E, per ultimo, il fatto sportivamente più bello: la vittoria della squadra migliore e più meritevole. Questa vittoria, occorre soffermarcisi un istante prima di passare ai particolari della gara, fu come il premio dell’attività di tutta una stagione. Fu cosi simpatica perché compensò le fatiche di una delle più interessanti e meritevoli squadre italiane dell’annata. Unità giovane, fresca, vogliosa, il Torino, sfuggito l’anno scorso per un miracolo di volontà alla retrocessione, si è assicurato quest’anno prima il terzo posto in campionato ed ora il possesso della Coppa Italia. È tipica «squadra di Coppa» quella del Torino. La virtù sua sta nel fatto che lo stile di giuoco prescelto si adatta meravigliosamente alle capacità ed ai mezzi che posseggono gli uomini suoi, ne è la conseguenza diretta e naturale. Stile semplice, chiaro, lineare, privo di freni e di fronzoli, basato sulla ricerca del risultato per la via più breve, reso franco ed efficace dalle eccezionali condizioni di salute fisica dei singoli elementi. Questo stile combacia a perfezione colle necessità di una gara ad eliminazione diretta ed immediata. Dall’urto con una compagine di simile fattura, l’Alessandria uscì ieri nettamente battuta. A cose fatte, non sapevano con precisione come spiegarsela, i grigi, la sconfitta subita. La attribuivano al proprio cattivo giuoco del secondo tempo, mentre il motivo essenziale va ricercato nel giuoco di levatura superiore dell’avversario. L’Alessandria volle seguire il Torino sul terreno della velocità, lo stimolò, lo aizzò quasi alla combattività ed allo slancio. Male gliene incolse, ché i granata, spronati in quelle che sono le loro doti migliori, sfoderarono virtù eccezionali. I grigi ressero il confronto fino alla metà tempo, poi scontarono l’errore, crollarono stroncati e sfiduciati. Una tattica più prudente e basata su armi tecniche avrebbe meglio corrisposto alle capacità ed alle possibilità dell’Alessandria ed avrebbe tutto in minor misura il giuoco del Torino. Come andarono le cose? Il combattimento ebbe prevalentemente carattere brioso e veloce ed in brio e velocità i granata finirono per soverchiare in modo netto l’avversario. La constatazione emerse chiara verso la metà del secondo tempo, quando gli alessandrini apparivano come fermi davanti ad avversari che galoppavano. Esempio tipico: ad un quarto d’ora dal termine Buscaglia, scattando da metà campo colla palla al piede, piantò in asso tutta una muta di inseguitori ansimanti: più correva, lui colla palla, e più distanziava avversari che non avevano impedimenti da sospingere. Il primo tempo fu bello in tutta l’estensione del termine. Raramente si assiste a quarantacinque minuti di giuoco così avvincente. Ambedue le squadre giuocavano in tono franco e spiegato, senza soverchie preoccupazioni distruttive, protese in avanti, impegnate in reciproca sfida a chi meglio sapesse costruire. Il campo, dal fondo tutt’altro che ideale, non favoriva il bel giuoco, eppure di cose belle singolarmente e collettivamente se ne vedevano parecchie, La maggioranza del pubblico sosteneva l’Alessandria, ma fu il Torino il primo a segnare. Si era giunti all’ottavo minuto di giuoco, quando un bell’allungo in profondità verso il centro del campo colse allo scoperto la difesa dei grigi. Galli s’intrufolò nel vano lasciato aperto dai due terzini, giunse solo avanti al portiere, e. prima che questi potesse intervenire, sospinse la palla in rete fuori dalla portata del braccio sinistro di Ceresa. Un magnifico punto. Sul vantaggio, i granata non poterono vivere a lungo. Al 13’ già i grigi avevano pareggiato con punto che valeva la bellezza quello dell’avversario. Un centro dell’ala sinistra, un attimo di esitazione e di confusione nella difesa torinese e Riccardi sparava al volo dall’altezza della linea dell’area di rigore ed infilava di precisione l’angolo basso della rete, sulla sinistra di Maina che si gettava in tuffo con qualche ritardo. Ottimo giuoco videro i minuti che seguivano. Al 22’ il Torino ritornava in vantaggio: Silano filava via da solo a grandi falcate, stringeva al centro, entrava in area di rigore e sparava senz’altro in porta. Come una saetta, la palla filava verso il lontano angolo della porta, picchiava nell’interno del palo e rimbalzava violentemente in rete. Il portiere alessandrino non aveva fatto in tempo che a seguire cogli occhi il fulmineo volo della palla. La reazione dell’Alessandria portò i grigi a sfiorare più di una volta il pareggio. Fu il periodo migliore dell’incontro. Giuoco largo, veloce, tutto ad offensive alterne, tutto ad azioni in profondità ed a stile pratico. A metà tempo, la folla era entusiasta: il giuoco aveva appagato i gusti di tutti. Alla ripresa si doveva, però, notare un leggero deterioramento del giuoco. Era dopo aver mancato una facilissima occasione con Riccardi che l’Alessandria cedeva: la seconda linea, come se già risentisse dello sforzo, perdeva rapidamente di mobilità e conseguentemente la difesa, sovraccarica di lavoro, si sbandava. Al 12’ giungeva l’inevitabile sotto forma di un punto di Buscaglia. A seguito di calcio d’angolo, Silano spediva alto al centro. Baldi, di testa, metteva in possesso Buscaglia e questi tirava in porta senza grande forza, verso la destra di Ceresa. Completamente coperto, il portiere alessandrino lasciava penetrare la palla nella rete. Dal fatto che la reazione alessandrina fu priva di carattere e di convinzione si ebbe conferma che i grigi si consideravano oramai come battuti. E la catastrofe non tardò a giungere con due ulteriori palloni in rete al 25’ ed al 33’. Fu prima Galli che, ben servito da Baldi in piena area di rigore, batté Ceresa da pochi passi. Fu poi Silano che, ricevuto il pallone da Bo, si portò verso l’interno e, cosa per lui insolita, sparò di destro, infilando in modo imparabile il lontano angolo altro della rete. Quando la sconfitta ebbe preso queste proporzioni, allora solo l’Alessandria reagì. Una splendida parata alta di Ceresa su un tiro fortissimo di Galli rincuorò la squadra che tornò all’attacco. Da parte sua il Torino, pago del risultato – e ne aveva ben donde – aveva rallentato lo sforzo. Gli ultimi minuti videro così Riccardi colpire un palo con un forte ed improvviso tiro e tutta squadra dei grigi protendersi all’attacco. Il trofeo fu immediatamente consegnato ai vincitori. Non appena reso il saluto, le due squadre si recarono nella tribuna d’onore ed il Prefetto di Genova, ricevuta la Coppa dal Presidente della Federazione Calcio, la consegnò al capitano del Torino. Si dica quel che si vuole, ma dopo tanto campionato ha un fascino suo particolare una prova in cui il risultato ha valore risolutivo ed il premio carattere di immediatezza. La Coppa ha un avvenire anche in Italia. Dell’Alessandria abbiamo detto. Impostò il giuoco in modo che risultò nettamente favorevole all’avversario. L’attacco, buono tecnicamente in Busani, Riccardi, Notti, risentì dell’assenza di Celoria. La linea mediana, ottima nel primo tempo, ebbe un lungo periodo di oscuramento alla ripresa e la difesa non funzionò che a tratti ad a sbalzi. Il Torino è in stato di grazia. Un mese fa stava calando: ora è tornato quello dei giorni migliori, e con in più un tono di sicurezza ed un’aria di esperienza che prima non possedeva. Il modo con cui conquistò la Coppa d’Italia fu magistrale: un primo tempo smagliante, una ripresa che servì come a raccogliere il frutto del lavoro fatto nei primi quarantacinque minuti. Nessuna citazione personale. L’intera squadra va accomunata nella lode. Cosi l’accomunò il pubblico e la folla dei sostenitori alla stazione di Porta Nuova quando, nella serata. l’undici, raggiante dalla gioia, fece ritorno a Torino recando con sé la Coppa. I bravi ragazzi del Torino meritavano questa grande soddisfazione. (Vittorio Pozzo, «La Stampa», 12 giugno 1936) La partita è stata – come la cronaca implicitamente sottolinea – emozionantissima all’inizio, bella soltanto dopo la prima mezz’ora di gioco, interessante ancora fino alla prima fase della ripresa e poi relativamente povera verso lo scadere del tempo. Era logico che così avvenisse, posto che il Torino, dopo aver rintuzzato le velleità dei grigi e dopo aver resistito in pieno controllo agli sfoghi di contrattacco dei rivali, è passato inesorabilmente al comando della partita e, quel che più conta, ha presto concretato in reti la sua netta superiorità. Nel primo tempo ed in apertura di ripresa (finché le squadre erano 2 a 1) si poteva ancora pensare ad un capovolgimento di situazione, data la vivacità estrema ed il puntiglio encomiabile dei grigi. Ma sul 3 a 1 si è avuta la precisa sensazione che il castello di un possibile equilibrio crollasse. Perché l’Alessandria aveva retto all’urlo per lei troppo forte per capacità morale, soprattutto per volontà indefettibile di tutti i suoi ragazzi. Ma si capiva che sul terreno del gioco il Torino era effettivamente il padrone. La vittoria – forse troppo forte, forse troppo cruda – premia dunque la squadra largamente meritevole del successo. Vistosi sfuggire il successo nel campionato, il Torino si aggiudica così un altro e non meno importante titolo italiano. Nella competizione che richiedeva qualità intrinseche e intraprendenza, oltreché continuità di ritmo, i granata hanno raggiunto un primato che li premia d’unica fatica sostenuta con reale bravura. Ancor oggi si è visto quale sia la forza viva di questo Torino che, composto di giovani, fa perno ancora su di un anziano, Janni, comandante sicuro e sagace. Questa forza si chiama schiettezza lineare di stile, si chiama nitore nelle azioni, si chiama capacità di giocare un calcio di scuola con una velocità sorprendente. Vedendo giocare questa squadra si ha l’impressione di osservare non dei maestri arrivati, ma dei grandi allievi-prodigio. Il Torino è un undici in via di continuo miglioramento e per una squadra che ha vinto la Coppa Italia, questo è il migliore elogio che si possa fare. Citiamo il sicuro Maina, il continuo e vigoroso Brunella e il preciso e furbo Ferrini. Gallea è un atleta che si impone, Janni è tuttora un padrone anche se può mollare qualche decina di minuti nel corso della gara. Prato è sorretto da qualità atletiche superiori. L’attacco è un ininterrotto succedersi di scintille per la miccia del goal. Furbo e caparbio Bo, lavoratore indefesso Baldi, accorto e proteso verso la rete Galli, tiratore e distributore Buscaglia, tiratore e impetuoso scavalcatore di uomini Silano. Squadra mirabilmente in piedi, il Torino: la rivedremo nella Coppa d’Europa. La squadra dell’Alessandria ha fatto dunque tutto quel che poteva fare. Il rivale la soverchiava in classe e non c’era per lei che l’arma a doppio taglio della resistenza per poi buttarsi alle subite controffensive. Il gioco le è riuscito una volta all’inizio e poteva riuscire una seconda. Ma sulla somma dell’ora e mezza, il conto doveva per forza tornare soltanto per il Torino. Tutti i giocatori alessandrini meritano comunque elogi sinceri. Dal generoso Ceresa ai terzini vigorosi e attivissimi. Dai mediani pugnaci agli attaccanti capaci di guizzi e di tiri (Busani, Riccardi e Croce in ispecie). La squadra ha mostrato di possedere doti eccellenti di combattività. Compagine omogenea e piacente che ha raggiunto il suo massimo qualificandosi per la finale di Coppa. Sta però un gradino sotto al Torino nella scala dei valori calcistici assoluti. Di qui il risultato, che poteva anche essere più generoso con essa nelle misure, ma che è sacrosanto nella sostanza e incontrovertibile. Chi aveva osato pensare che la Coppa Italia non fosse in grado di attrarre gli sportivi come il campionato della A? Chi aveva potuto supporre che la folla rimanesse indifferente al richiamo di una finalissima tecnicamente e sportivamente tanto suggestiva? L’appassionato di calcio, in Italia, ha ormai il palato fine, sa distinguere e vagliare. Genova, poi, è sportiva per lunga e sicura tradizione. Ed ecco, come conseguenza immediata e fatale, la cornice plaudente e festante di folla su tutti gli spalti dello stadio Luigi Ferraris. Alessandria ha spedito nel capoluogo ligure, a mezzo di uno «speciale» gremitissimo, e di numerose macchine, oltre duemila persone. Torino, a mezzo di un «popolare» di oltre mille passeggeri e di comitive in gran numero, non è stata certamente da meno. Con circa 5.000 tifosi delle due schiere, e con la massa dei calciofili locali, gli spalti possono presentare l’aspetto imponente delle grandi occasioni. Dalle numerose ville che circondano lo stadio s’affacciano i «fortunati» portoghesi d’occasione che forse dalle 15 hanno incominciato a prendere posto per non rimanere… a bocca asciutta. Le falde verdeggianti dei colli sono punteggiate di gitanti che hanno avuto la felice idea della merenda sportiva. C’è atmosfera festosa: la Coppa Italia è un simbolo, una espressione di cavalleria e letizia sportiva. Il pubblico sembra sentire tutto questo e accorda le voci per un incitamento di gioia. Sono le 16 precise quando – precedute dall’arbitro e dai segnalinee – fanno il loro ingresso (in grigio ed in granata) le squadre dell’Alessandria e del Torino, applauditissime. In tribuna d’onore intanto hanno preso posto i membri del Direttorio Federale al completo, col presidente generale Vaccaro, il vice presidente avv. Mauro, l’ing. Barassi, ecc.; tutte le autorità, cittadine col prefetto; Vittorio Pozzo; il federale di Alessandria; il nostro Direttore; i presidenti del Torino, dell’Alessandria, del Genova e dell’Ambrosiana. Sparsi nelle tribune sono vari giocatori di molte squadre della Divisione Nazionale A. Il via è dato alle 16:02. La palla è ai grigi che tentano una prima azione con Busani, il Torino si salva in angolo: niente di fatto. Risponde il Torino poggiando su Galli e Ceresa deve intervenire pronto. Le azioni si alternano sui due campi a velocità vertiginosa. Il Torino sembra controllare meglio il gioco. Al 5’ un bel passaggio di Galli a Bo è vano per un fuori gioco dello stesso Bo, ma i granata tornano subito sotto, e su punizione Silano manda a lato di poco al 7’. All’8’ sboccia chiaro, preparato da quattro minuti di netta pressione, il goal dei granata. Da metà campo Buscaglia e Baldi passano fra loro due volte il pallone tagliano fuori Parodi, Baldi allunga su Galli – il passaggio è lungo e sembra che Ceresa possa intercettare – Galli però scatta fulmineo e con la punta del piede sinistro carpisce il pallone quasi dalle mani del portiere alessandrino e mette in rete di giustezza. L’Alessandria non s’accascia. Risponde anzi di velocità e di impeto. Al 10’ Croce, servito a larga parabola da Riccardi, può tirare violentissimo su Maina che para in eccellente stile: applausi. Due minuti dopo altra punizione contro i grigi tirata da Silano, e palla appena fuori. Ma qui non è spenta la forza di propulsione granata che altre due azioni in linea, bene manovrate mettono al 13’ ed al 15’ la difesa alessandrina in serio pericolo. Ci vuole tutta la energia gagliarda dei grigi per resistere alla superiorità torinese. Vedrete ora però i frutti della vitalità della compagine della vecchia provincia! Azione subitanea sulla sinistra dei grigi, centro in velocità a Riccardi, tiro al volo, violentissimo, da destra, da otto passi, e rete imparabile: è il 16’. Si tratta di un attacco sconvolgente, irresistibile. Alla migliore precisione dei granata, i grigi hanno risposto a tono sull’ala della velocità. Uno a uno: la gara acquista dieci punti ancora in bellezza. Il pubblico segue elettrizzato, rapito. Il Torino torna sotto. Al 18’ ottiene un’altra punizione in favore, ricambiata inutilmente al 19’. Siamo ora al 20’: palla a Bo che centra corto, Baldi tocca a Buscaglia che di testa, provenendo Lombardo, passa magistralmente a Silano; questi non ha esitazione, tira violentissimo da sinistra e la palla si insacca a mezza altezza dopo avere picchiato sullo spigolo del montante di destra della casa di Ceresa. Goal superbo. Due a uno, e non c’è un secondo di requie. Registriamo una bella azione di Croce al 25’, mentre al 26’ Lombardo deve rompere forte su Silano. Come si vede gli spostamenti da un campo all’altro sono continui e repentini. S’ode dagli spalti il repentino incitamento ai grigi. I sostenitori torinesi sono invece più silenziosi. L’Alessandria attacca ancora e poggia sulla sinistra dell’attacco, ma Brunella è uno spazzatore inesorabile. Fin qui il vantaggio dei granata deve ritenersi ben meritato. L’Alessandria reagisce pronta, ma il comando della gara è complessivamente degli uomini di Janni. Peccato che la mediana granata – e segretamente Janni in questo periodo – lasci troppo spazio fra sé ed i terzini dopo il vantaggio conseguito. Così le controffensive dei grigi hanno spesso buon gioco per arrivare sino a Maina. 30’: angolo contro il Torino e ripetuti pericoli per il portiere granata. Maina libera infine di precisione. Seguono alcuni minuti di attacco elegante ma poco incisivo dei torinesi. Al 35’ i grigi si scuotono e volano all’attacco con Croce. Centro, controcentro di Busani, ma i due palloni sono entrambi troppo lunghi e vengono intercettati. Passa un minuto e Robotti si lascia sfuggire il pallone a due passi da Maina, ancora su centro di Busani; niente di fatto. Ora l’Alessandria si è ripresa nettamente ed il gioco si mantiene di più in area torinese. I giocatori si «scaldano» e qualche colpo rude affiora. La fase di attacco dei grigi non porta esito per la precisione dei terzini torinesi ed anche perché i passaggi degli attaccanti dell’Alessandria sono effettuati con palloni eccessivamente alti. Al 42’ una veloce azione Baldi-Bo permette a quest’ultimo di centrare ottimamente, ma sotto rete non c’è l’uomo pronto per intercettare. 43’: attacco stretto al centro dei grigi ed intercettamento astuto di Ferrini. 44’; Gallea (un ragazzetto che ha delle qualità), tira improvviso da lontano e costringe Ceresa a salvare in angolo. Sulla parabola Mastellari fischia la fine del tempo. Questo primo episodio di gara, brillantissimo sempre e veloce, ha mostrato in complesso una superiorità stilistica del Torino; l’Alessandria, peraltro, ha dimostrato verso la fine del tempo di essere più fresca sul fiato. Vedremo però che questa freschezza non servirà a nulla, alla distanza. La ripresa inizia cauta. Ma già al 2’ Galli punta personalmente, solo, verso il goal e soltanto un intervento forte di Turino può sventare la minaccia. Reazione alessandrina ed angolo contro il Torino; tira Milano e Riccardi devia inavvertitamente la palla che stava già per entrare in rete! Ecco ancora la gara a pieno ritmo. Azione di tutto il centro dell’attacco del Torino al 4’: Buscaglia tira da vicino e Ceresa salva in tuffo. Un minuto dopo, da metà campo, il Torino imposta un’altra azione tecnicamente perfetta. Silano, l’ultimo, tira fortissimo a fil di palo. Ora i grigi non possono che tamponare e tamponare; ma lo fanno con calma e sagacia, contrattaccando anche con forte energia. Al 7’ Ferrini rompe su Riccardi un pallone pericoloso, poi al 9’ è Ceresa che para ancora un tiro improvviso di Galli. Le due mediane sembrano un poco assorbite dal ritmo vertiginoso delle azioni. Si giocano sotto le due reti nove decimi di gara. All’11’ una punizione tirata da Barale provoca una mischia sotto la rete torinese che Maina salva in tuffo. Incomincia, da questo punto, la fase di più forte pressione della squadra torinese. Angolo contro l’Alessandria al 12’. Il tiro di Silano è perfetto, leggermente arretrato. Intercetta Prato che alza verso la rete; Buscaglia prontissimo tocca da destra a sinistra. Una mano di Lombardo tenterebbe evitare la rete ormai fatale, ma sfiora soltanto il pallone che entra ugualmente nella porta. Siamo 3 a 1. La partita è finita? Non sembra ancora, se al 15’ Croce, con un tiro fortissimo deviato da Brunella, provoca un altro angolo contro i granata. Nulla però di concreto. E c’è intanto il fatto che il difetto di elasticità che sembrava attanagliare i granata alla fine del primo tempo ora sembra letteralmente sanato. Al 19’ registriamo una azione ficcante Notti-Riccardi. L’uscita felice di Maina frustra l’insidia. Gradatamente ora il Torino tende a salvarsi sulle posizioni acquisite, mentre i grigi sfuriano invano all’attacco. Qui la partita cala perciò un tantino di tono. Il Torino gioca sul velluto, di scuola. Al 25’, su azione partita classicamente da metà campo, Baldi offre a Galli che sguscia dietro Turino e, liberissimo, di astuzia infila nell’angolino basso rendendo vano il tuffo di Ceresa. Questa rete è il segno della signorilità con cui la squadra di Janni governa ora la situazione. A questo momento sembra finita davvero. Molti sostenitori grigi lasciano lentamente il campo. Altri pensano, invece, di allestire una scenetta – del resto brevissima – di pugilato nei popolari. Sul campo, intanto, la vivacità delle due avversarie si placa. Tutto il gioco a metà campo che non si è fatto in precedenza viene praticato ora. Tuttavia ancora al 32’ Buscaglia alza di molto una facile palla da rete. Ed al 33’, su rimessa al centro di una palla che sembrava a molti già uscita a fondo campo, Silano da fermo da sinistra la manda in rete con tiro fortissimo, segnando il quinto punto. Non è finita: al 35’ Baldi obbliga Ceresa ad una parata fantastica. Al 36’ lo stesso Baldi alza di poco sulla casa del portiere alessandrino. L’Alessandria è ora demoralizzata. Il Torino domina da gran signore con i terzini quasi a metà campo. Improvvisamente si innesta una brillante azione dei grigi e Riccardi (42’) manda a picchiare contro il palo un pallone veemente. Ma non c’è più nulla da fare. Ancora al 42’ un calcio d’angolo contro i grigi. Poche azioni inconcludenti e la fine. La vittoria definitiva è al Torino. I granata si abbracciano. I grigi – atleti cavallereschi – salutano i vincitori. Segue la breve cerimonia austera della premiazione dei vincitori. Le squadre si schierano a salutare col saluto di Roma le autorità ed il pubblico, poi salutano e riscuotono l’applauso caldo del pubblico. Infine i capitani delle due squadre, Janni e Lombardo, si recano in tribuna d’onore dove per mano del generale Vaccaro e del prefetto di Genova vengono consegnate la Coppa Italia ed i premi per le due società. Il pubblico si assiepa intorno alle tribune ed improvvisa una nuova dimostrazione di simpatia agli atleti ed ai due sodalizi che hanno saputo raggiungere la quota di finalissima nella grande competizione. La cerimonia si chiude con un alalà al Torino e col saluto al Duce lanciato dal generale Vaccaro. L’arbitro Mastellari ha diretto la non sempre facile partita con tatto e perizia tecnica (Erberto Levi, «La Gazzetta dello Sport», 12 giugno 1936) La squadra granata, che nel corso del campionato da poco concluso si era imposta all’attenzione dei critici e delle folle sì da essere indicata quale migliore rivelazione dell’annata calcistica, ha confermato ieri tutte le sue più belle doti di unità di battaglia, dimostrando nel contempo di essere stata ben degna di contendere, fin quasi sul traguardo, lo scudetto al Bologna. Il Torino, pur dovendo lottare strenuamente nella prima parte dell’incontro, è riuscito ad infliggere agli alessandrini un secco punteggio, assicurandosi in modo più che convincente il possesso nella Coppa Italia, l’ambito trofeo per il quale si sono battute, attraverso una lunga serie di partite di qualificazione e di gironi eliminatori, tutte le 98 Società che hanno disputato i tre campionati di Divisione Nazionale. I grigi hanno rivelato la loro maggior debolezza nel reparto difensivo. I palloni da cui è stato battuto Ceresa erano tutti molto insidiosi, ma il portiere alessandrino avrebbe, comunque, potuto respingerne almeno due. I terzini non ci sono mai apparsi all’altezza della situazione e, accanto a Lombardo, che ce l’ha messa tutta ricorrendo anche ad eccessi di rudezza, il giovane Turino ha rimandato meno palloni di quanti ne ha falliti. Milano è stato il miglior uomo della mediana durante il primo tempo, ma ha ceduto di schianto verso la fine dell’incontro. Il rendimento di Barale è stato sempre piuttosto mediocre e quello di Parodi troppo discontinuo. Nei brevi periodi in cui il centromediano dei grigi ha saputo tenere la palla e convenientemente distribuirla, la sua squadra è arrivata a minacciar da vicino la rete di Maina; ma altre volte egli ha lasciato del tutto sguernita la difesa, facilitando le veloci incursioni del trio centrale dell’attacco granata. La prima linea, troppo spesso abbandonata a se stessa, ha potuto fare ben poco. Riccardi è piaciuto soltanto sino al momento in cui ha segnato magistralmente il suo goal, ma poi non ha combinato più nulla di buono. Notti è apparso un po’ troppo confusionario e Robotti ha fatto spesso rimpiangere la forzata assenza di Celoria. Dei due estremi il migliore, sotto ogni aspetto, è stato Busani, il quale si è dimostrato anche l’elemento più a posto di tutta la prima linea. Nella ripresa egli è stato troppo trascurato dai compagni che, inopportunamente, hanno preferito appoggiare il gioco dalla parte di Croce. Con tanti giocatori che non rendevano il dovuto, l’Alessandria ha resistito alla forte avversaria soltanto nella prima metà della partita; ma quando, all’inizio della ripresa, i torinesi conducevano già per 3 a 1, non ha più trovato la forza e la volontà per rimontare lo svantaggio e, a poco a poco, si è rassegnata alla sconfitta. Le sue azioni sono apparse, allora, più che mai disordinate ed imprecise con una spiccata tendenza al gioco alto che favoriva nettamente la difesa granata. L’estrema difesa del Torino è apparsa tanto salda e precisa quanto quella avversaria si è dimostrata vulnerabile e fallosa. E anche la mediana ha nettamente superato nel confronto quella dei grigi. Un elogio sincero merita l’astuto Janni, sempre a posto ed eccellente distributore, che ha avuto in Prato e Gallea due preziosi coauditori. Le ordinate, veloci ed intelligenti azioni della prima linea hanno molto spesso portato lo scompiglio nelle fila dei grigi. Lo stile di Buscaglia, la precisione e la potenza di tiro di Galli e di Silano, i precisi passaggi di Bo e di Baldi non hanno tardato, infatti, a dare i loro frutti. Agli ordini dell’arbitro Mastellari di Bologna, le squadre si sono presentato in campo, salutate con vivi applausi da oltre diecimila persone, nelle formazioni seguenti […]. Al 1’ i grigi ottengono un calcio d’angolo che, battuto da Croce, è facilmente rimandato da Ferrini e un minuto dopo Ceresa deve intervenire per liberare la casa alessandrina da una furiosa mischia. Al 7’ su un traversone di Bo, Galli riesce a prevenire sulla scelta del tempo un’uscita di Ceresa e segna con facilità il primo punto torinese. La reazione dei grigi è immediata ed infatti, al 10’, Croce con un bel tiro in corsa impegna Maina in una difficile parata a terra. Al 12’ Silano sciupa un calcio piazzato sul limite dell’area alessandrina ed al 14’ Riccardi ottiene il pareggio. L’azione si era iniziata su punizione battuta da Milano: il tiro era stato raccolto di testa da Notti che aveva passato al mezzo destro il quale con un magnifico tiro al volo batteva irrimediabilmente il portiere granata. Dopo il secondo goal, per una decina di minuti, i torinesi hanno continuato ad attaccare col massimo vigore, portando lo scompiglio nella difesa alessandrina. Al 20’ un pallone spiovente di Janni stava per essere rimandato da Lombardo quando Buscaglia, con un colpo di testa, riusciva a deviarlo sul piede di Silano. Il tiro scoccato dall’ala sinistra dei granata colpiva un palo laterale ed entrava in rete riportando così in vantaggio la squadra torinese. Da questo momento il ritmo del gioco rallenta notevolmente e se ne avvantaggiavano gli alessandrini che attraversano un periodo assai brillante durante il quale, pur senza concretare, attaccano con vigore la difesa granata. Al 44’ un tiro da distante di Gallea è deviato in angolo da Ceresa e, sull’azione del corner battuto da Bo, si chiude il primo tempo. Ancora all’inizio della ripresa gli alessandrini si mostrano particolarmente intraprendenti, mentre i torinesi sembrano voler riposare sul lieve vantaggio conquistato nella prima parte dell’incontro. Al 3’ su calcio d’angolo battuto da Busani e conseguente rovesciata di testa di Notti i grigi sfiorano il pareggio. Ma la palla, proprio sulla linea del goal, è deviata dalla schiena di Riccardi e va fuori. Trascorrono ancora pochi minuti e, finalmente, il Torino si scuote riprendendo stavolta con maggior autorità le redini del gioco. All’8’ Ceresa respinge una rovesciata di testa di Baldi su centro di Silano, ma al 13’, su calcio d’angolo battuto da Silano, subisce il terzo goal. Il pallone era stato raccolto da Bo e passato a Buscaglia che facilmente lo mandava ad insaccarsi nella rete. Al 16’ l’Alessandria ottiene un calcio d’angolo, ma Croce lo sciupa. Segue un periodo poco interessante durante il quale il pallone si mantiene quasi costantemente a metà campo, finché al 25’ Baldi, superando facilmente Turino, serve Galli che, libero davanti a Ceresa, segna con un bel tiro il suo secondo goal, il quarto per la squadra granata. La serie dei punti si chiude al 34’ per merito di Silano che rovescia in rete un pallone raccolto da Bo sul limite (o forse fuori?) della linea di fondo. Al 36’ Ceresa compie una magistrale parata su tiro a volo di Galli. Ormai i grigi sono rassegnati ed i loro avversari non devono troppo faticare per conservare il vantaggio raggiunto. Soltanto al 40’, su centro di Croce, un bel tiro di Riccardi è respinto da un palo laterale. Questa è stata l’unica volta in cui, durante il secondo tempo, l’attacco dei grigi ha saputo rendersi veramente pericoloso. Null’altro di notevole sino alla fine, salvo al 42’ un calcio d’angolo contro l’Alessandria battuto da Silano e respinto da Lombardo. Durante la ripresa si è avuto qualche abbozzo di baruffa tra i sostenitori delle due squadre giunti da Torino e da Alessandria. Nulla di grave, però, e ben presto i più scalmanati sono stati indotti alla calma grazie all’ottimo servizio d’ordine predisposto dal Direttorio Ligure della FIGC, il quale ha svolto il proprio compito di organizzatore nel modo più encomiabile, raggiungendo il cospicuo incasso di lire 61.930. Appena termina la partita i giocatori delle squadre, l’arbitro, i guardialinee sono stati ricevuti nella tribuna d’onore, ove erano radunate le principali autorità cittadine, tutti i membri del Direttorio della FIGC, i presidenti del Genova, del Torino, dell’Alessandria e dell’Ambrosiana nonché il commissario tecnico per la Nazionale comm. Pozzo. S.E. il Prefetto Albini, su preghiera del generale Vaccaro, ha consegnato la Coppa Italia, magnifico capolavoro d’arte, a Janni capitano del Torino, accompagnando il gesto con brevi parole d’elogio e di augurio; quindi ha ordinato il «Saluto al Duce», a cui ha fatto eco il vibrante «A Noi!» della folla. Infine il generale Vaccaro ha saluto con un «Alalà» il Torino, vincitore della Coppa Italia. (Ernesto Mombello, «Il Lavoro», 12 giugno 1936) La finale della Coppa Italia si è disputata allo stadio Ferraris alla presenza delle autorità è delle gerarchie calcistiche al completo capitanate dal gen. Vaccaro e di una folla di oltre diecimila spettatori, la metà circa composta da appassionati di Torino e di Alessandria venuti a Genova con treni speciali. L’incontro ha nella sua prima parte avvinto la folla per la velocità e l’impegno spiegati dalle contendenti, mentre ha considerevolmente perduto di interesse nella ripresa, allorché il Torino, portatosi in vantaggio per tre a uno, ha avuto di fronte un avversario che si batteva senza convinzione. Il Torino ha allineato un undici ben preparato che ha giocato con decisione e velocità ammirevoli, mostrando altresì doti superiori a quelle dei rivali. Tutti gli atleti torinesi hanno in parti uguali contribuito a formare una unità omogenea e brillante e tutte le linee hanno funzionato in modo soddisfacente. L’Alessandria ha invece giocato al di sotto delle sue possibilità: l’assenza di due uomini di classe quali Borelli e Celoria ha notevolmente influito sul mancato rendimento di tutta la squadra. La vittoria del Torino appare non solo pienamente meritata, ma altresì assolutamente regolare. I torinesi, dopo un primo fulmineo attacco dei grigi, sono andati in vantaggio al’8’ in seguito a un passaggio in profondità di Gallea, che ha trovato i terzini alessandrini spiazzati e indecisi. Di ciò ha approfittato Galli per piombare sulla palla e sospingerla in rete, prevenendo l’estremo tentativo del portiere avversario. Sei minuti dopo l’Alessandria ha pareggiato: su azione di Milano, Notti di testa ha deviato il pallone verso destra e Riccardi, prima ancora che la palla toccasse terra, l’ha spedita in rete da una dozzina di metri con un tiro al volo. Al 20’ il Torino era nuovamente in vantaggio con un tiro fortissimo di Silano che, rimbalzando sul palo, è schizzato in rete. Anche l’inizio della ripresa è apparso favorevole ai grigi, ma il Torino ha ripreso presto a dominare finché al 12’, su calcio d’angolo tirato da Silano, Buscaglia ha marcato la terza rete con una bella rovesciata. A questo punto l’Alessandria ha ceduto quasi di schianto; i torinesi, nettamente superiori, sono pervenuti altre due volte al successo al 25’ con Galli e al 33’ con Silano, portando il bilancio a 5 a 1. Prima della fine un bel tiro di Riccardi, meritevole di successo, è stato respinto dal palo. Dopo la partita le due squadre si sono recate alla tribuna d’onore, ove il prefetto Albini ha avuto parole di elogio per gli atleti ed ha consegnato a Janni, capitano del Torino, la Coppa Italia. La cerimonia si è chiusa fra gli applausi del pubblico col saluto al Duce. La Coppa Italia si chiude dunque con una schiacciante vittoria del Torino. Se il successo dell’undici in maglia granata era previsto dai più, nessuno poteva pensare a un punteggio tanto netto e convincente come quello che ha caratterizzato la partita di Genova. Il risultato con la forza delle sue cifre taglia netto ogni discussione e cancella dubbi e preconcetti. Vittoria perciò meritata che conclude degnamente per il Torino la stagione nazionale, dopo una serie di affermazioni che certo pochi, pochissimi, prevedevano tanto propizia. Terzi assoluti nel campionato e primi nella Coppa Italia sono per i compagni di Janni, gli eredi dei Merlin, dei Baloncieri, dei Libonatti, dei Rossetti, titoli di merito altissimi che premiano la loro volontà, la costanza e diciamo anche il loro valore tecnico e sportivo. Questa squadra del Torino tanto discussa, seguita dai più all’inizio dell’anno con qualche diffidenza e poca convinzione, riesce oggi a confermare in pieno, con la schiacciante superiorità dimostrata nei confronti di una eccellente avversaria, la sua consistenza e le sue capacità. Non era facile imporsi con quattro reti di distacco a un’Alessandria che aveva recentemente eliminato Lazio e Milan e che pareva adattissima per un torneo come la Coppa Italia in cui la saldezza morale della compagine ha un’influenza preponderante sui risultati. Ma in quanto a forza morale il Torino ha fatto vedere, anche sul campo di Genova, di averne in abbondanza, di essere assolutamente padrone dei propri nervi e di avere la necessaria volontà e lo spirito di sacrificio occorrente per raggiungere da dominatore uno dei più alti traguardi della stagione. La formazione torinese giuoca domenica scorsa in Svizzera e vince nettamente; rigiuoca dopo quattro giorni a Genova e rivince sullo stesso ritmo contro una delle più capaci squadre nostre. Domenica prossima concederà la rivincita ai rivali di Berna. Attività come si vede intensissima che sta a indicare anche la vitalità di una compagine che ha saputo conquistarsi le generali simpatie in virtù del suo sano e fresco comportamento di gara. Al Torino si era fatta spesso l’accusa di deficienza tecnica. Può anche essere che la squadra granata giuochi più sullo slancio dei propri giovani volenterosi e animosi, che sullo stile vero e proprio. Su questo argomento si potrà avere una risposta definitiva durante le contese che si combatteranno nella prossima Coppa Europa. Ma al di sopra di tutti i ragionamenti tecnici e non tecnici dei critici e dei supercritici era lo stato di servizio di una squadra che sa essere nel campionato una delle primissime protagoniste e che rivendica poi qualche sua sfortunata sconfitta con quest’ultima smagliante vittoria nella Coppa Italia a cui pure hanno partecipato tutte le migliori squadre italiane. Una società poi deve essere assolutamente riconoscente al Torino: l’Ambrosiana, che in grazia del risultato di Genova riesce a ritornare alla luce e a intrufolarsi nel quartetto delle squadre italiane che hanno diritto a partecipare alla Coppa Europa. Così le famose vicende della brutta partita con la Juventus sono cancellate proprio da una squadra di Torino; e all’Ambrosiana viene riaperta la via per le grandi affermazioni internazionale. Che il colpo di fortuna sia di sprone e di monito ai neroazzurri per poter raggiungere i traguardi che la classe della squadra – tanto più ora che sarà rinforzata dai nuovi acquisti – permetterebbe. L’ingresso dell’Ambrosiana in Coppa Europa sarà salutato con piacere anche negli ambienti calcistici dell’Europa Centrale, cioè a Budapest, a Vienna e a Praga, dove le eventuali visite dell’Ambrosiana porteranno notevoli benefici allo sport e alla cassetta. L’utile e il dilettevole: tutto a pennello. Vedano ora Meazza e i suoi compagni di non deludere un’altra volta questa nuova attesa che si sta creando attorno alla loro squadra. Dall’Alessandria, che era riuscita a disputare ultimamente delle eccellenti partite, era lecito attendersi molto di più. La sconfitta di ieri invece sorprende per la gravità del distacco. L’undici in maglia grigia avrà certo delle attenuanti. Comunque sono i risultati quelli che valgono e il Torino s’impone oggi all’ordine del giorno del calcio italiano, con la squillante eloquenza di un punteggio che è nello stesso tempo rivendicazione ed esaltazione. (Emilio De Martino, «Corriere della Sera», 12 giugno 1936) La finale della Coppa Italia ha avuto una conclusione del tutto inaspettata. Il Torino ha vinto infatti a mani basse e non si può negare che la vittoria dei granata così abbondante non sia stata pienamente meritata. L’Alessandria si è difesa bene nel primo tempo, portando anche alcune pregevoli azioni e dominando verso la fine del tempo ma, nella ripresa, dinanzi al gioco più solido, più continuo e più autoritario del Torino, è caduta senza possibilità di appello. Il risultato di cinque porta a una non deve quindi stupire coloro che non hanno potuto assistere all’incontro. Il Torino ha giocato una bella, una grande partita. La squadra granata è attualmente in grande forma e lo ha dimostrato oggi sul campo del Genova, svolgendo un gioco brillante, autoritario, un gioco nel quale i vari reparti si muovevano con ordine, con perfetta fusione e con grande velocità. Contro una squadra simile, l’Alessandria che aveva forzatamente dovuto allinearsi in campo priva di due uomini di vaglia quali Borelli e Celoria ha dovuto irrimediabilmente cedere il passo. Abbiamo detto che i grigi si sono difesi con onore nel primo tempo; ma nella ripresa una sola compagine è stata invece di scena, quella del Torino, che ha avuto nettamente la meglio e ha spadroneggiato. Risultato regolare quindi anche se l’Alessandria avrebbe potuto, con un po’ più di decisione da parte della sua difesa, giungere alla fine con qualche punto di meno al passivo. Rivedendo rapidamente la prova delle due squadre, diremo che il Torino non ha presentato punti deboli. Ottima la difesa, con due terzini tempisti e potenti, imbattibile la mediana, nella quale Janni al centro ha guidato accortamente, se pure con poca mobilità, il lavoro di tutta la squadra. Janni è stato efficacemente coadiuvato dai laterali, instancabili sia in difesa che all’attacco. Ma anche la linea attaccante ha egregiamente figurato, specialmente per il lavoro di spola, compiuto da Baldi e da Buscaglia. Quest’ultimo ha infatti emerso sopra tutti per la qualità e quantità del lavoro svolto. Galli e Silano hanno completato ottimamente la prima linea, dimostrandosi pronti e decisi nel tiro in rete. Dell’Alessandria, molti uomini sono mancati all’attesa. In primo luogo i terzini piuttosto fallosi: incerto specialmente Turino. Alla coppa dei terzini grigi risale indubbiamente una metà della colpa di sì grave sconfitta. La mediana ha svolto un gioco più redditizio ed è stato il reparto migliore, per quanto sia apparsa, nei diretti confronti con l’opposta rivale, meno autoritaria. L’attacco ha avuto un solo uomo in vena, l’ala destra Busani, che specialmente nel primo tempo si è fatto ammirare per alcune fughe brillantissime. Ma per l’insufficienza del duo Robotti-Croce, per la poca volontà spiegata da Riccardi, che evitava tutti i contatti con l’avversario, e Notti – che pure non ha giocato male – Busani si è venuto a trovare troppo isolato; cosicché è stato facile il compito della difesa torinese nel respingere le azioni dei grigi. La partita è stata giocata correttamente da entrambe le squadre ed è stata diretta in modo egregio da Mastellari di Bologna che ha voluto lasciar correre i falli di poco conto affinché la contesa potesse avere tutti gli sviluppi possibili. Alla partita hanno presenziato oltre diecimila persone che hanno fruttato un incasso di 62.000 lire. Ad essa hanno assistito tutti i componenti il Direttorio Federale, che in mattinata si era adunato nella nostra città, capitanato dal generale Vaccaro, ed erano pure presenti i presidenti del Torino, dell’Alessandria, dell’Ambrosiana e del Genova; nonché S.E. il Prefetto di Genova e le altre autorità. Le due squadre sono entrate in campo insieme, a giocatori alternati, precedute dall’arbitro e dai segnalinee, e si sono schierate al centro del campo salutando la folla che le ha entusiasticamente applaudite. Poi Mastellari ha dato il via. I grigi che giocano la palla vanno subito all’offensiva e una discesa di Busani è salvata in angolo. I granata si liberano e vanno al contrattacco. Il gioco si fa subito convulso e velocissimo ma traspare immediatamente la superiorità di squadra del Torino che non tarda ad imporsi, e all’8’ va in vantaggio. L’azione parte dal mediano destro Gallea il quale allunga un pallone in profondità verso il centro; Lombardo e Turino hanno un attimo di esitazione e nessuno dei due interviene. Galli è prontissimo a raggiungere la palla e mentre Ceresa sta uscendo di rete, con un leggero tocco lo previene e devia in porta il primo pallone della giornata. L’Alessandria reagisce con alcuni attacchi impetuosi e Croce chiama subito al lavoro Maina, con un tiro basso che viene arrestato dal portiere torinese. Il gioco prosegue sempre velocissimo con evidente superiorità del Torino. Verso il 14’ su improvviso contrattacco l’Alessandria pareggia. Il goal è superbo di esecuzione e scaturisce da un’avanzata di Milano. Lo spiovente di Milano vede impegnati Notti e Brunella, e la meglio tocca al centravanti alessandrino, che di testa devia la palla verso destra; Riccardi sopraggiunge veloce e, senza che la palla tocchi terra, la scaraventa in rete da una decina di metri, con un tiro fortissimo. Nulla da fare per Maina. Il pubblico accoglie con una grande ovazione il successo dei grigi. Ma il Torino riprende a dominare e al 20’ segna il secondo goal. Autore della rete è Silano il quale avuta la palla da Buscaglia avanza di qualche passo e poi tira prepotentemente in porta, infilando a mezza altezza la rete dalla parte opposta. Due a uno. L’incontro è deciso. Il Torino attacca ancora e sciupa con Galli una bella occasione; poi, nell’ultimo quarto d’ora, l’Alessandria porta alcuni attacchi ottenendo un calcio d’angolo al 30’. Al 35’ una bellissima azione Notti-Busani dà modo a Robotti di trovarsi a pochi passi da Maina tutto solo, ma il mezzo sinistro alessandrino che è stato uno dei peggiori, anziché tirare, non vuole assumersene la responsabilità e ripassa indietro a Notti che calcia fuori. Il primo tempo si chiude con un calcio d’angolo a tre in favore dei granata. Nella ripresa l’incontro, che nel primo tempo, malgrado la superiorità evidente del Torino, era stato sufficientemente aperto, bilanciato e condotto ad andatura velocissima, precipita quasi di colpo dopo una diecina di minuti. Infatti il Torino, dopo subito un calcio d’angolo al 3’, assume decisamente il comando delle azioni e dopo alcune azioni ottiene il terzo punto al 12’, in seguito ad un calcio di angolo tirato da Silano e rovesciata in rete di Buscaglia. Lombardo arresta la palla con la mano nel tentativo di respingere, ma la palla finisce ugualmente in rete e l’arbitro giustamente convalida il punto. L’Alessandria a questo terzo successo degli avversari accusa decisamente il colpo e non reagisce più. La partita perde ogni bellezza. Il Torino rimane padrone assoluto del campo e, pure senza spingere a fondo, domina brillantemente. Il quarto goal, venuto al 25’, è dovuto a Galli che raccolto un intelligente passaggio di Baldi scivola dietro le spalle di Turino e mette in rete prevedendo il tentativo di Ceresa. La precipitazione fa sbagliare agli attaccanti granata qualche altra buona occasione. La serie dei punti si chiude infine al 33’ dopo un’azione del trio centrale torinese dalla quale nasce un passaggio a Bo; questi sembra in posizione di fuori gioco ma l’arbitro non è dello stesso parere, e lascia che il gioco prosegua; Bo raccoglie, fugge e manda al centro, dove Silano di destro infila l’angolo della rete, alla sinistra di Ceresa, con un tiro imparabile. Per poco al 35’ il Torino non aumenta il vantaggio, su una bella azione di Galli che serve Baldi, il cui tiro violentissimo è deviato da Ceresa con una magnifica parata, la più bella della giornata. L’Alessandria perde una buona occasione per diminuire il distacco quando, al 38’, su passaggio di Robotti, Riccardi coglie in pieno il palo. Ancora un calcio d’angolo in favore dei granata e poi la fine. Dopo la partita le due squadre si sono recate in tribuna d’onore, dove S.E. il Prefetto Albini, avuta la Coppa d’Italia dal Generale Vaccaro, la consegna a Janni, capitano del Torino, fra le entusiastiche acclamazioni della folla. Il Prefetto si congratula con i vincitori e anche con gli alessandrini per la bella partita giocata. La cerimonia si chiude col saluto al Duce. («Il Littoriale», 12 giugno 1936) Chi l’avrebbe detto, a vederli? A vedere, dico, i milletrecento alessandrini del treno speciale durante il viaggio di andata, chi avrebbe osato pensare che i grigi sarebbero stati sconfitti? C’era – diffusa nell’aria, radicata profondamente nei cuori, trasparente nei volti – una fiducia piena nella conquista della Coppa Italia da parte dell’«undici» alessandrino. C’era una fiducia assoluta, in tutti. Ahinoi! Gremitissimo e animatissimo era l’altra mattina il treno speciale per Genova, organizzato dal Dopolavoro provinciale; e numerose erano anche le rappresentanti del sesso femminile, tutte ardenti, tutte belle, tutte luminose di sorrisi. Quando, puntualmente alle 8:05, la lunga teoria delle carrozze si mise in moto verso la Superba, recando i milletrecento tifosi grigi, subito s’accese nei vari scompartimenti il fuoco scoppiettante dei baldanzosi discorsi; e frequente n’era il leitmotiv: «I grigi vinceranno». Quanto a fuoco, tutti mostravano di averne addosso: molti non riuscivano a star fermi al proprio posto, e non facevano che andare avanti e indietro per il lungo treno, mossi dal bisogno irresistibile di comunicare agli altri la propria fede nel buon esito della partita. Gran parte dei sostenitori dell’Alessandria recava ampi fazzoletti grigi annodati al collo e in questo gruppo si discuteva animatamente sulla formazione e sulla preparazione della squadra, e in quello si discorreva di Robotti e di Parodi, e in quell’altro si tessevano gli elogi di Stürmer. Uno dei presenti, tremendamente spiritoso, osservava che la presenza di Turino nella squadra grigia non costituiva un buon auspicio di vittoria contro il Torino, a causa della quasi omonimia… Ma quelli attorno zittivano e ammonivano: neanche per ischerzo era lecito avanzar l’ipotesi d’una nostra sconfitta. Eccoci a Genova. La folla alessandrina si riversa in città, si fraziona in tante piccole comitive che prendono direzioni diverse: talune si sperdono per gli angusti «carruggi» odorosi di pesce, tal altre raggiungono subito il centro cittadino, altre ancora s’avviano alla stazione marittima col desiderio di visitare il Rex ancorato in porto. E allorché i vari gruppi si ritrovano qua e là, tutti si salutano allo stesso modo: «Viva i grigi». Genova è bella, nella mattinata tersa, e accogliente come una gran dama: ma il cuore degli alessandrini è tutto per i giocatori grigi, è tutto preso dalla passione per la contesa imminente; e non si pensa ad altro, e d’altro non si parla; e non importa se la visita al Rex è consentita soltanto ai pochi previdenti che s’erano in precedenza procurato il necessario permesso. L’essenziale è che la squadra in maglia grigia riporti la vittoria. «Viva i grigi»! Nel pomeriggio, il folto sciame degli alessandrini (la cui schiera è ingrossata dai moltissimi giunti a Genova coi treni ordinari e in automobile) si ritrova sul campo dei rossoblù, gremitissimo di pubblico. E ancora, dalle tribune e dagli spalti, alto si leva ripetutamente il grido di «viva i grigi». Gli sportivi genovesi sono per noi, nella grande maggioranza: i loro cuori palpitano all’unisono con i nostri, sicché la squadra grigia è salutata dapprima e poi incitata continuamente da un coro fervido di numerosissime voci amiche. «Forza grigi», il grido incitatore non ha tregua. Ecco: le due squadre sono ormai impegnate nella contesa appassionante; combattono con vivacità: gli uomini in maglia granata son velocissimi, ma i nostri reggono il confronto. Trascorrono così otto minuti; poi un urlo si leva dalla folla: un urlo di… dolore dei sostenitori grigi. Il pallone è entrato nella rete dell’Alessandria. Si comincia male; ma ci si riprende, ci si rianima poco dopo col bellissimo punto segnato da Riccardi. «Bravo Riccardi»! Grida entusiastiche, sventolio di fazzoletti, applausi fragorosi, caldissimi. Le docce fredde verranno dopo, a spegnere tanta fiamma d’entusiasmo. E saranno quattro. Durante il secondo tempo scema lo spirito di combattività nella nostra squadra: si gioca ormai con scarsa convinzione. Il pubblico alessandrino invoca Celoria assente. Dopo il quinto punto segnato dalla squadra granata, taluno dei sostenitori grigi dà sfogo al proprio amaro risentimento gridando a squarciagola: «Forza Torino, segnate ancora un punto, stravincete»! E nello stesso tempo si svolge sulle gradinate qualche breve movimentato pugilato fra i più ardenti e impulsivi partigiani delle due squadre in contesa. Durante il viaggio di ritorno in treno speciale, la folla degli alessandrini sembrava un’altra. Quelli stessi che il mattino eran pieni di loquacità e di baldanza se ne stavano ora rincantucciati, ammutoliti, ed avevano visi compunti, rabbuiati, tetri. Molti portavano ancora il fazzoletto grigio annodato al collo, poiché alla propria bandiera s’ha da restare sempre fedeli, anche nella sorte avversa; ma tutte le fronti erano corrugate, tutti gli animi affranti. S’udì, quando il lungo convoglio giunse alla stazione di Alessandria, il fischio d’una locomotiva in partenza: e fu creduto un… saluto tributato a coloro che ritornavano. Scesa dal treno, la folla si disperse in fretta; e nessuno lì per lì si ricordò neppure di dir grazie al camerata Calderazzo, l’attivo segretario del Dopolavoro provinciale che aveva organizzato il treno speciale, e al camerata Banfi, suo valido coadiuvatore. Tutti se la squagliarono in fretta, raggiunsero le proprie case, e qualcuno forse, invece di cenare, pregò la moglie di preparare una camomilla… I grigi han perduto una battaglia; ma altre ne vinceranno, indubbiamente, nell’avvenire. (Riccardo Scaglia, «Il Piccolo», 13 giugno 1936) Con l’ultima partita di Coppa risoltasi in una imprevista, umiliante sconfitta (5-1), di fronte ad un pubblico neutro ed a tutto il Direttorio della Federazione Gioco Calcio, l’Alessandria ha posto fine all’attività della stagione. La città tutta, con alla testa le falangi degli sportivi entusiasti e rumorosi, attendeva e meritava ben altro risultato. Lo smacco giunto nel momento della ricostruzione della grande famiglia sportiva alessandrina; il Federale, le autorità, i dirigenti, l’istruttore non meritavano simile ricompensa da parte dei giocatori. L’Alessandria poteva anche terminare battuta, ma essa doveva comportarsi al pari delle squadre della Lazio e del Milan che sono cadute in piedi sul campo dei grigi, lottando fino all’ultimo, come è dovere di ogni unità che sente nelle vene lo spirito di emulazione. Non così può dirsi dei grigi. Anche noi con gli altri 3.000 alessandrini avevamo sperato di mettere le valvole in testa, al “rullo compressore”. Dell’Orso grigio, a Genova, è caduta la pelle, e c’è rimasto il coniglio. Ma no! Neanche conigli. Questi corrono forte, i grigi erano fermi, fiacchi, abulici. Una squadra di pecore. E gli sportivi si erano illusi di poter assistere al risveglio dell’Alessandria! Sonno letargico. Il pubblico ha risposto con slancio ed entusiasmo indescrivibile, degno di sospingere e di far decuplicare le possibilità dei giocatori. La partita di Genova la chiameremo “la beffa della squadra grigia”. Sul treno l’entusiasmo dei gitanti ha dato luogo a scene simpaticissime. Dadone con tutti gli allievi aveva portato il vessillo sociale e miriade di fazzoletti grigi, nonché una boccetta di cognac. Grazie del cognac, o amico Dadone! Un’altra volta però lasciali a casa gli allievi, perché l’esempio dei maestri potrebbe guastarne lo spirito. Spinetta Marengo aveva inviato 500 sportivi e San Michele era rappresentato da una colonna di Giovani fascisti canori ed allegri. Anche tutti i solerini, un centinaio circa, sono tornati a casa molto amareggiati. Gli sportivi di Solero avrebbero visto volentieri in squadra il loro conterraneo Abbaneo, un ragazzo che gioca come una macchinetta e lotta con lo slancio dei torinesi. Borghi, rioni, bar, ritrovi, società, Dopolavoro erano tutti largamente rappresentati: dal Casino Sociale al Dopolavoro di San Salvatore, dalla Canottieri Tanaro agli sportivi di Carentino. Tutta la provincia si sentiva degnamente rappresentata e fiera di fregiarsi della Coppa Italia. Il Dopolavoro Aziendale Borsalino era andato a Genova con tutti i suoi iscritti, dai calciatori ai bocciofili, dai tennisti ai ballerini. Non mancavano, naturalmente, i solerti dirigenti: cav. Garavelli, dott. Antonioletti, cav. Savojardo, eccetera. Il giornalismo alessandrino era al completo e la redazione del «Piccolo» aveva mobilitato, quale redattore sportivo ultratecnico, il critico d’arte Riccardo Scaglia il quale, per essere in carattere, aveva rinnovato il cappello bigio, il vestito grigio e una fiamma grigia al collo. Degiorgis, Santonocito, Camagna, Pelizza, Isaia e Dupuis, sicuro anche il fiduciario dei giornalisti, erano a Genova, ma Dupuis, ignobilmente, disertò il campo. Ed anche i giornalai si erano dati convegno al campo di Marassi, capitanati dal possente Baiardino che, tra l’altro, è uno sportivo fervente, ed appassionato ammiratore dei grigi. Baiardino e compagni ritornarono in Alessandria il mattino dopo perché era incompatibile, per degli strilloni, correre l’alea di sentire migliaia di sportivi strillare sul treno, per la batosta grigia. Molti a Genova, per mangiare pesci, si sono fatti pescare dagli albergatori. Quelli che ebbero buon fiuto si recarono all’albergo Colombo in via XX Settembre (nei pressi della passerella) e ne uscirono entusiasti per il trattamento speciale che il proprietario riserva agli avventori alessandrini e in ispecial modo quando si presentano con la parola d’ordine «Viva i grigi». Durante il viaggio d’andata uno solo, tra i gitanti, era preoccupatissimo: Armando Andrizzi, l’ex giocatore, fornitore di articoli sportivi. Adesso i giocatori daranno la colpa alle scarpe che erano troppo pesanti: invece, la causa della sconfitta – ci ha detto Ardrizzi – va ricercata nella finalità della palla non prelevata dal suo ben fornito negozio. Alcune tifosine, durante il viaggio, giocavano a scopa; i loro idoli, sul campo, hanno preso le briscole. E dire che alcuni sportivi del Florè a Genova dovettero incolonnarsi tra i fedeli di una imponente processione per districarsi nel dedalo delle vie. Sul campo i grigi non andavano più forte di una fiumana di fedeli in processione. Volevamo dedicare una pagina del «Piccolo» alla vittoria grigia ed abbiamo avuto il coraggio di cronometrare la partita fino al 23’ della ripresa, quarta rete del Torino. Ci siamo poi messi in tasca il taccuino roseo, mentre zelatori grigi indignati gridavano: «Ceresa sfogati, prendi la palla o buttala in rete, i tuoi compagni dormono della quarta». Poco dopo Silano infilava la quinta rete. Delusione, delusione, delusione. Qualche cosa di incredibile e di indescrivibile. Cielo azzurro e sole blando, profumo di salmastro, odore di pesci. Più “pesci fritti” dei grigi, si muore. Domandiamo scusa a Baloncieri per aver carpito al combattivo Milan il diritto sportivo di battersi col Torino. Domandiamo scusa alla Lazio, combattiva e pugnace, eliminata dai grigi nei quarti di finale. Significativa la salve di fischi che accolse il treno popolare al suo ingresso in Alessandria. E poniamo fine alla beffa mettendo all’incanto il “rullo compressore” ai tre negozianti in ferrovecchio che avevano previsto il crollo e viaggiavano in treno con noi: i signori Brambilla, Dellacasa e Tarabuzzi. L’Alessandria, «squadra materasso» può badare alle pecore col randello che manovra. Il Torino è apparso superbo di energia e di potenza. I suoi uomini non hanno accusato stanchezza. Combattivi, veloci, precisi e potenti, i granata hanno sempre superato il diretto confronto coi grigi: gli attaccanti si smarcavano con prontezza e velocità trovando il varco libero tra i reparti avversari. Il Torino è stato anche tattico: esso ha marcato attentamente le ali, sicuro di fermare in tal modo tutto il reparto in considerazione del troppo noto mediocre rendimento del trio centrale grigio. La vittoria netta, indiscutibile, ha premiato in giusto modo la degna compagine granata. Tra i torinesi, capitanati da Janni, non v’erano solo dei giovani, ma gli anziani hanno lottato con un’energia che deve aver fatto impallidire i diretti avversari. Checché ne pensano i corrispondenti dei grandi giornali (Erberto Levi in primo piano) noi non siamo del parere di tessere l’elogio ai grigi. A parer nostro essi sono stati inferiori al loro valore. Gli sportivi alessandrini sono orgogliosi della loro squadra, ma di quella squadra che lotta con l’onore delle armi ed è usa lasciare il campo a fronte alta; vinta, ma degna dei vincitori. Giovedì, a Genova, la squadra alessandrina non è esistita. Ceresa, il bravo ragazzo che ha giocato in modo superbo tutto il campionato, non meritava una catastrofe di 5 reti; egli non ha colpa dei punti subiti ed ha parato un tiro in modo magistrale. Lombardo, reso nervoso dal gioco incerto dei compagni, è rimasto superato dalla maggior velocità dei granata. Il capitano dei grigi è poi calato proprio nel vortice delle irresistibili azioni avversarie. Turino: e chi l’ha visto? Turino non è esistito, ed egli ha azzeccato solo pochi palloni; il resto tutte stecche ed indecisioni e, tra queste, quella che ha fruttato la terza rete al Torino. Il pur valoroso terzino grigio è naufragato incomprensibilmente. Sulla stessa linea dei compagni, Barale: il combattivo mediano destro di fronte a Silano è stato tagliato in velocità; egli affannosamente ha cercato di rimediare, ma c’era buio pesto domenica a Genova per gli anziani grigi. È dall’inizio del campionato che ci sforziamo di dire che Parodi è di grande rendimento sul terreno pesante, ma troppo lento sui campi asciutti; giovedì è apparso un fiacco novellino nei confronti di Janni. Milano è stato con Ceresa e Busani tra i migliori, ma anch’egli è stato giocato dal ritmo veloce degli avversari, veri scoiattoli, energici e sicuri. Busani al di sotto delle altre partite, volonteroso ma troppo solo e vigilato attentamente dai magnifici avversari. Riccardi: una rete magnifica, un secondo tiro superbo respinto dal palo e lentezza esasperante nel resto dell’incontro; una seconda edizione della partita col Milan. Nemmeno a Genova Notti, il centroattacco grigio, ha superato la mediocrità. Giù di forma e di scatto, tra due interni apatici e lenti, non poteva che mettere in vista maggiormente i noti difetti. Di Robotti abbiamo sempre parlato bene, riconoscendo in lui buone doti di giocatore tecnico. Robotti giovedì ci ha smentito con un comportamento da principiante senza una briciola di buona volontà, sperduto, falloso, tardo nelle entrate, pessimo nel fornire il centro e l’ala. Croce, una vera croce per gli sportivi: un’ala che non riusciva a spiccare il volo, confusionario e poco tattico nei confronti del mediano avversario che lo guardava scrupolosamente. La difesa è stata travolta e sorpresa sempre ferma, incerta, fallosa; ad essa è mancato l’appoggio del reparto di sostegno. La mediana, malsicura alle spalle, poco aiutata dagli interni, ferma al centro, non è esistita mai nei confronti dei sostegni avversari. L’attacco, bloccato alle ali, privo di mordente e di penetrazione, lasciato solo al lavoro di sfondamento, con un Notti diviso da Parodi per ben 50 metri, ha fatto pietà. Il più irritato sarà stato certamente Stürmer, che predilige il gioco veloce, il tocco della palla immediato, la sicurezza della manovra saettante. Stürmer, che ha preso la squadra giù di rendimento tecnico, non poteva far miracoli. Forse, giovedì, Svageli, De Stefanis, Costenaro e Gastaldi avrebbero giocato meglio di Parodi, Notti, Riccardi, Robotti e Croce; ma chi poteva dubitare di una resa a discrezione così umiliante come quella di giovedì a Genova? Siamo certi che l’energico istruttore grigio rimetterà la squadra in piena efficienza, come seppe fare quattro anni fa, conferendo ad ogni giocatore stile e sicurezza che non subiscano più tracolli gravi o sbandamenti incomprensibili. Al lavoro dunque con maggior solerzia per cancellare lo smacco di giovedì. I propositi dei dirigenti debbono essere mantenuti e gli stessi giocatori, che anch’essi non riuscivano a rendersi conto di tale disfatta, fremono dal desiderio di rimeritarsi la giusta stima degli sportivi come avevano saputo fare in questo interessante finale. Il pubblico ha lasciato a malincuore il campo genovese ma non per questo si deve credere al non pronto ritorno degli zelatori a quella passione che, seppur scarsa, non deve offuscarsi al primo colpo di frusta. Alla partita ha assistito un pubblico di diecimila persone: i botteghini hanno infatti segnalato 9.319 spettatori paganti e 61.930 lire l’incasso. Genova è pur sempre una eccellente piazza. Era presente, coi dirigenti grigi, il Segretario federale Carlo Poggio. (Andrea Canestri-Il “Pastore”, «Il Piccolo», 13 giugno 1936)

Finale

Torino FBC - Alessandria US 5 - 1 (2 - 1)

RETI:

8. Galli R. [To] , 20. Silano O. [To] , 57. Buscaglia P. [To] , 70. Galli R. [To] , 78. Silano O. [To] 16. Riccardi (I) G.[A]

Alessandria US

Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Robotti Luciano, Croce Aldo

All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria

TORINO FBC: Maina; Brunella, Ferrini; Gallea, Janni, Prato Filippo; Bo, Baldi (III) Fioravante, Galli Remo, Buscaglia Pietro, Silano. All.: Cargnelli Tony.

Arbitro: Mastellari Raffaele (Bologna)

Note

Commento

info@museogrigio.it

Crediti

2021 museogrigio, tutti i diritti riservati.

Finale

Torino FBC - Alessandria US 5 - 1 (2 - 1)

RETI:

8. Galli R. [To] , 20. Silano O. [To] , 57. Buscaglia P. [To] , 70. Galli R. [To] , 78. Silano O. [To] 16. Riccardi (I) G.[A]

Alessandria US

Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Robotti Luciano, Croce AldoAll.: Stürmer Karl

Formazione avversaria

TORINO FBC: Maina; Brunella, Ferrini; Gallea, Janni, Prato Filippo; Bo, Baldi (III) Fioravante, Galli Remo, Buscaglia Pietro, Silano. All.: Cargnelli Tony.

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Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Robotti Luciano, Croce Aldo

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