Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1927/1928
Div. Nazionale
11-12-1927 - Giornata: 10 - Genova - Luigi Ferraris
Girone A


Genoa CFC - Alessandria US 2 - 0 (2 - 0)
RETI: 7. Levratto (II) V. [Ge] , 44. Puerari (III) G. [Ge]

Alessandria US Curti Mario, Viviano Andrea, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Avalle Edoardo, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria
GENOA: De Prà; Lombardo, De Vecchi; Barbieri, Burlando, Parodi; Puerari (III) Giovanni, Gastaldi, Catto (I) Edoardo, Chiecchi (III) Giovanni, Levratto (II) Virgilio Felice. All.: De Vecchi Renzo.

Arbitro: Gama Malcher (III) Achille (Milano)
Note
Pubblico numerosissimo. Incasso: lire 125.000. Giornata nuvolosa e di vento.

Commento
Attesa, folla, aria da partita internazionale. Il campo è gremitissimo e non mancherà un movimento di carabinieri per contenere il fiotto dei ritardatari che non vogliono saperne del «tutto esaurito». La collina-osservatorio alle spalle del campo è un brulicare formicaio. Quando la squadra alessandrina fa il suo ingresso, si sente dal crepitio degli applausi che c’è a Marassi un treno speciale di grigi. In tribuna, innumerevoli palloncini rossoblù certificano i sentimenti di chi sta sotto. Un uragano di evviva quando i genoani entrano trottando. Le squadre pigliano la formazione di combattimento agli ordini di Gama Achille […]. Due battute e, sullo slancio dei grigi, il Genoa è in corner. L’episodio non lascia traccia. I rossoblù investono con estrema decisione le trincee alessandrine. I difensori hanno tentennamenti palesi. Una folata in linea a palloni legati di testa impegna disperatamente Costa. L’erba è spazzata, ma la minaccia incombe. L’Alessandria, presa alla gola, non riesce a prendere fiato e i suoi reparti di retroguardia si difendono con disordinata furia. Ed ecco, al 7’, Levratto, un leone per tutto il primo tempo, soffiare Lauro, appoggiare sulla destra e scatenare da trenta metri un tiro fenomenale. La palla dà un soprassalto a Curti, che vola verso l’angolo alto; il proiettile cozza contro lo spigolo interno e si abbatte nella rete. Il portiere è arrivato in tempo, ma la carica era evidentemente troppo forte. Il colpo non schianta la squadra alessandrina. Essa giocherà, dopo il goal subito, i migliori dieci minuti della sua partita. Al 10’ Cattaneo viaggia con un bel pallone e centra radente terra; raccoglie Banchero, simula il tiro e allarga cortissimo a Ferrari. L’inside conclude, De Prà, ingannato dalla finta di Banchero, si butta con un guizzo sul pallone. Gli sfugge, picchia contro il paletto, lo riafferra, lo avvinghia: la rete è salva. Quattro minuti dopo, Lauro converge al centro la palla sulla traiettoria di Banchero. Questi fa corridoio a gambe aperte e Ferrari, irrompendo, fulmina. Ma la palla vola d’un palmo sulla traversa. Su queste due azioni, in vertà perfette per stile di impianto, muore la partita alessandrina. Comincerà a questo punto il graduale, sistematico, netto predominio delle forze genoane. Levratto, in forma ammirevole, fa il vuoto davanti a sé: tutte le volte che il pallone gli capita tra i piedi, sono dolori per la difesa dei grigi. Ancora uno spunto brillante dei piemontesi. Al 25’ un attimo di ritardo costa caro a Ferrari, cui Banchero aveva fornito di testa una palla magistrale. Intanto, la macchina genoana cammina. La difesa piomba sui forwards avversari con sicurezza e tempestività sempre migliori; i mediani lavorano in profondità con pieno dominio della situazione; gli attaccanti legano abilmente e, soprattutto, danno accento e risolutezza al loro gioco. Notiamo qualche pregevole discesa dei grigi: sono attacchi nutriti di passaggi in linea che sistematicamente si frantumano all’altezza dell’area di rigore. Una cannonata di Levratto al 42’ sbaglia per un soffio il bersaglio. Passa un minuto: Catto, assai bene orientato in linea e sicuro sulla palla, rovescia sull’ala alla perfezione; Puerari raccoglie (l’azione si è sviluppata a metà campo), brucia in velocità il terzino, si aggiusta il pallone e, da pochi passi, saetta nella rete di Curti. È un goal semplice, chiaro, irresistibile. Sulla reazione, i grigi si aggiudicano un corner. La partita, per altro, è virtualmente finita. Tutta la ripresa sarà giocata da una squadra, la genoana, più attenta che attiva e dall’altra, l’alessandrina, gradatamente convinta che in campo non c’è più niente da fare. Il gioco risentirà di tutto questo e, pur non perdendo animazione e interesse, abbasserà le ali. I primi venti minuti vedranno all’opera i grigi ancora caldi di spirito offensivo. La difesa manovrata dai grifoni finirà per esaurirli. Curti, al 17’, para con abilità un tiro di testa di Catto raccolto su traiettoria di corner. Al 20’ una galoppata di Catto offre il destro a Puerari di scoccare un pallone fulmineo. Il portiere para ma non tiene. La mischia è violenta e Gandini, finalmente, libera la zona. Il Genoa disarma la prima linea e chiama Levratto e Gastaldi in posizione arretrata. Al 35’ Chiecchi mette fuori un traversone di Catto. Al 37’, battaglia serrata a pochi passi da Curti. Poi, il lento spegnersi della partita fin che l’arbitro – impeccabile – arbitro, fischia la chiusura. Scoppia la santabarbara dell’entusiasmo popolare. Vittoria, come si è visto, netta e regolare. L’incertezza sulle sorti della partita non durò che dieci minuti: fu quando i grigi, dopo il goal di Levratto, intavolarono alcune azioni di eccellente fattura. Sulla prima, De Prà si salvò per bravura, ma ebbe per sé la stella. Chiuso in parentesi questo periodo di magnifica vitalità alessandrina, tutto il resto fu gioco di pretta marca genoana. Le manchevolezze tecniche registrate nella squadra di Gandini furono, in sintesi, queste: piede e piazzamento dei terzini non sempre felice, specialmente nel primo tempo; errata impostazione di gioco alto da parte dei mediani (i palloni alti, nove su dieci, erano pane dei genoani); scarsa forza di penetrazione dell’attacco. Osserviamo inoltre che Banchero, oggi, fu impari al suo valore. Una cattiva giornata, certamente. Difettò di precisione nell’arresto della palla, talvolta si sbandò, non ebbe mordente. La linea, infine, si smarrì nei palleggiamenti fitti e, nelle sue visite all’area genoana, fu sempre battuta a furia di temporeggiare. Il suo uomo migliore, a nostro avviso, fu Ferrari, soprattutto per istinto di esatto appostamento. Queste le pecche in tecnica. Non è tutto: la squadra non trovò l’estro del lottatore. Troppo presto accettò la sentenza. Forse dipende dal fatto che la squadra, abituata da tempo a stravincere sul reddito del suo mirabile meccanismo, ha perduto l’abitudine dei combattimenti ad oltranza. La classe gioca di questi tiri: perfezionando lo stile, raffredda il cuore. Il Genoa era oggi in stato di grazia. Pur mancando il contuso Bodini – che Gastaldi ha sostituto onorevolmente – la linea d’attacco ha inscenato un gioco vivacissimo, poderoso, elastico, realizzatore. Era in esso il segno della baldanza che viene giù dritto dalla esatta comprensione della propria superiorità. La frase, pur nella bontà dell’architettura, «sentiva» nettamente il colpo di pollice della volontà del combattente che la plasmava. Ricco e costante aiuto prestò all’attacco la mediana perfettamente in fiato sui novanta minuti. È da segnalare il gioco di Barbieri, il tenore della rappresentazione: i palloni lavorati da artista, gli interventi in scelta perfetta di tempo, gli strappi da lottatore generoso furono innumerevoli nel repertorio di questo magnifico atleta. Splendente di sicurezza la partita dei terzini; pronto e attento il portiere. Il Genoa merita di chiudere il girone d’andata senza sconfitte. La squadra, quando è lanciata, ha il calmo e possente respiro del leone. (Bruno Roghi, «La Gazzetta dello Sport», 12 dicembre 1927) L’urto tra le due squadre che sono riuscite a passare imbattute attraverso il setaccio del girone di andata del campionato ha richiamato sul campo del Genoa una folla degna di una gara internazionale. Una massa di pubblico che è segno della straordinaria popolarità assunta dal giuoco nella Superba. Diciamo subito che la vittoria del Genoa fu meritata. Gli alessandrini non furono mai soggiogati, anzi segnarono nel secondo tempo un marcato predominio; ma fu il loro comportamento tecnico e tattico che li condusse al rovescio e lo giustificò. La squadra non ha l’abitudine della sconfitta. Un’abitudine ben brutta da prendere, e felice lei che non la ha, possono dire parecchie tra le consorelle. Ma una compagine che voglia essere premunita per le molteplici e complesse necessità di un combattimento ad alti e bassi ed a lungo metraggio, quale è il campionato attuale, deve pure essere preparata a lottare contro l’avversa sorte, deve pure sapere come superare le crisi morali derivanti dagli insuccessi. Fatto sta che l’Alessandria, quando subì ieri il primo punto, si comportò come un uomo che barcolli per la violenta impressione materiale e morale di un colpo ricevuto in pieno viso, in un momento proprio inaspettato. E quando Puerari segnò ancora per il Genoa, l’Alessandria si scompose e si disunì del tutto; non trovò più nemmeno per un istante quella bella fiducia nei mezzi propri e quel tono tecnico che l’aveva fino a ieri contraddistinta in campionato. La partita non merita in sé una lunga descrizione. Le due squadre si presentarono nella formazione seguente […]. Arbitro era Gama di Milano. Il tempo era freddo e coperto, e spirava sul campo un vento che, leggero all’inizio, doveva aumentare di intensità nel secondo tempo. Pubblico, come ho detto, strabocchevole, tanto che, ad un certo punto, coloro che non avevano potuto ottenere l’accesso sul campo in tempo per il calcio di inizio tentarono una irruzione in massa sia dalla porta riservata ai posti popolari sia da quella speciale per le tribune; la forza pubblica poté però rimettere l’ordine con relativa facilità. Aspettativa morbosa e grande nervosismo nel pubblico. L’Alessandria aveva riversato a Genova qualche centinaio di entusiasti. L’Alessandria aperse il giuoco e, per alcuni minuti, si comportò in modo conforme alla fama acquistata: avanzate veloci e disinvolte; palla tenuta rasa terra; difesa salda e sicura di se stessa. Poi, il Genoa cominciò a reagire. Le sue avanzate, appoggiate di preferenza sulle ali, scoprivano un punto impressionantemente debole dello sbarramento difensivo avversario, nei due mediani laterali Lauro e Bertolini. Per questo punto di minore resistenza, il Genoa giungeva con una certa frequenza e, quel che più conta, con relativa facilità all’area di rigore dei grigi. Chiecchi sciupava la prima delle occasioni di segnare che in tal modo si presentava ai genoani. Altrettanto non faceva però Levratto, al sesto minuto: i genoani avevano portato una felice avanzata sul lato destro; dalla destra, la palla veniva improvvisamente lanciata verso sinistra; Lauro interveniva pronto ma, con sorpresa generale, mancava completamente il rimando. Levratto veniva così di colpo a trovarsi solo, con tutta la parte sinistra dell’area di rigore alessandrina scoperta; senza esitare, il genoano si piazzava il pallone sul piede destro e, proprio dal segno bianco dell’area, sferrava un tiro pieno di quella violenza ben nota ai portieri italiani che devono contrastarla. Il pallone partì dal piede di Levratto come una cannonata, filò diritta su Curti, picchiò sulla faccia inferiore del palo avversario, proprio sopra la mano del portiere alessandrino, e rimbalzò violentemente nella rete. Nelle tribune e nei posti popolari – settori occupati dagli alessandrini – avvenne il pandemonio. Quando il giuoco riprese, gli alessandrini non erano più i medesimi. Il disappunto ed il nervosismo cominciavano a fare capolino nel giuoco alto, precipitato e meno preciso, e ciò nullameno i grigi giungevano ben vicini a pareggiare con un tiro basso e fortissimo di Banchero; ma De Prà vigliava e si produceva in una parata meravigliosa di intuito e di precisione, la migliore prodezza del genere di tutta la partita. Un’altra bella occasione veniva sciupata da Ferrari che, ben piazzato, mancava completamente il bersaglio sparando alto al di sopra della sbarra trasversale. Il Genoa intanto comandava. Più veloci in ogni settore della squadra, più calmi e più sicuri in difesa, i rossoblù avevano l’iniziativa delle azioni. La impressione che si riportava netta fin da questo momento era che il successo conseguito non sarebbe più sfuggito loro di mano. Gastaldi giocava prevalentemente in posizione arretrata, funzionando da quarto mezzano, mentre Levratto era passato alla mezz’ala sinistra per prendere il posto di Chiecchi III che, dopo alcuni minuti di cure fuori del campo, era rientrato azzoppato. Ferrari aveva appena mancato un’altra bella occasione, per indecisione questa volta, quando il Genoa segnava il suo secondo punto. L’Alessandria era tutta protesa all’attacco in un vano sforzo per pareggiare, quando al centro due alessandrini, scattati per sospingere avanti la prima linea, si incontravano ed intralciavano a vicenda. Catto, rimasto solo davanti ad uno dei terzini avversari, allungava a Puerari. Questi filava via deciso, convergendo leggermente verso il centro e, giunto alla distanza di una diecina di passi, sparava nell’angolo destro della porta dell’Alessandria. Curti, fermo presso il palo sinistro, non poté fare altro che voltarsi e raccogliere la palla nella rete. Questo al 43’. La ripresa vide un lungo periodo di predominio alessandrino; predominio inconcludente e sterile, però. Era tanta l’imprecisione dell’attacco dei grigi, e tale la fermezza della difesa dei genoani, che si poteva tranquillamente volgere lo sguardo altrove, sicuri che l’Alessandria non avrebbe segnato. I rossoblù avevano saldamente in pugno le sorti della giornata. Il loro schieramento difensivo veniva, nel momento di maggiore necessità, rinforzato da Levatto, mentre Puerari, Catto e Chiecchi, zoppicante quest’ultimo, portavano di tanto in tanto puntate offensive pericolose. Nell’ultimo quarto d’ora, queste puntate offensive assumevano a tratti il carattere di avanzata energica e vigorosa, ed il Genoa giungeva ben vicino ad aumentare il suo vantaggio. Chi ha visto l’Alessandria giocare in precedenti incontri di questa stagione deve riconoscere che la squadra dei grigi era ieri irriconoscibile ed incomprensibile nel suo comportamento. L’unità fu completamente scompaginata e sbigottita dall’insuccesso subito nei primi minuti. Cedettero per primi i mezzani laterali che, senza una idea precisa di quale uomo marcare tra le ali e le mezze ali, vagarono per il campo senza nulla concludere di positivo. Gandini fu travolto in seguito, col risultato che, nel secondo tempo, la maggior parte dei suoi passaggi finirono ai piedi degli avversari invece che a quelli dei compagni. Gli avanti perdettero la coesione, la velocità e tutti quei buoni concetti pratici che li avevano già tante volte condotti al successo nella presente stagione. Ad un certo punto, essi finirono per attenersi quasi esclusivamente al giuoco alto, proprio quello in cui particolarmente emergevano i difensori genoani. E, per ultimo, il disordine e l’incertezza si estesero anche alla difesa, a Viviano, che pure aveva fatto un ottimo primo tempo. Curti fu colto in errore in ambedue le occasioni in cui la sua rocca capitolò. Il primo tiro era di quelli che un portiere deve deviare a lato od in alto per un calcio di angolo, senza tentare di trattenerlo. Non sono le cannonate della violenza di quelle che partono dal piede di Levratto che si possano fermare o inchiodare quando esse giungono a fil di palo. E, nel secondo caso, la posizione assunta da Puerari nell’eseguire il suo tiro era tale che, se Curti fosse avanzato di un passo, piazzandosi di traverso presso il palo, avrebbe potuto facilmente coprire tutto l’angolo di azione del genoano. Come si vede, tutta la squadra fu solidale nel fallimento, come lo fu nei giorni del successo. Esagerato spirito di colleganza tra singoli elementi… Gli alessandrini diedero ieri l’impressione di trovarsi a disagio di fronte all’ostacolo della palla veloce e del vento, che pure non era violento; ed essi commisero tutti l’errore di palleggiare al salto invece che a volo; con un avversario più veloce di essi, ciò significava la rinuncia ad assicurarsi l’iniziativa dei giuoco. Chi giganteggiò nella squadra dal Genoa fu la linea mediana, che tenne a freno l’attacco avversario e lanciò il proprio quando volle. Barbieri e Burlando sono ora in eccellenti condizioni, Parodi completa degnamente il trio. La prima linea rossoblù non può essere giudicata sulla prova dl ieri. Essa era priva di uno dei suoi più attivi ed intelligenti elementi, l’ex cremonese Bodini. Chiecchi fu posto fuori circolazione quasi all’inizio e Gastaldi non fece parte del settore di attacco che di nome. Ciò malgrado, quello che questa linea fece lo fece con rara energia e velocità. Se Catto pare diventato un po’ lento rispetto ai compagni, tuttavia i mezzi spettacolosi di cui dispone rifulgono in questo attacco, che sarà interessante vedere all’opera quando sarà completo. La squadra del Genoa è dotata di velocità come forse nessun’altra in Italia, ed essa profonde nel giuoco una somma tale di slancio, di volenterosità, da giustificare pienamente la posizione di capolista e di unità imbattuta con cui essa termina il girone di andata del campionato. (Vittorio Pozzo, «La Stampa», 12 dicembre 1927) Quando i grigi entrano in campo, un nutrito applauso li saluta, dimostrando loro che i fedeli supporters son scesi con loro nella Superba per sorreggerli anche nel più difficile incontro. L’ambiente si riscalda subito ed all’apparir dei genoani l’applauso diventa ovazione. Subito dalle prime battute, si nota una maggior decisione tra i rossoblù ed al sesto minuto Levratto ottiene il primo goal con un tiro imparabile. La reazione alessandrina non ha vigore ed il Genoa continua ad imporre il proprio giuoco ed a mantenersi con ottime azioni in campo grigio. Al 42’ Puerari ottiene il secondo goal. Dopo soli trenta minuti di giuoco, Chiecchi, contuso, passò all’estrema sinistra. Diciamo subito che la vittoria del Genoa fu meritata. Gli alessandrini non furono mai soggiogati, anzi segnarono nel secondo tempo un marcato predominio; ma fu il loro comportamento tecnico e tattico che li condusse al rovescio e lo giustificò. La squadra non ha l’abitudine della sconfitta. Un’abitudine ben brutta da prendere, e felice lei che non la ha, possono dire parecchie tra le consorelle. Ma una compagine che voglia essere premunita per le molteplici e complesse necessità di un combattimento ad alti e bassi ed a lungo metraggio, quale è il campionato attuale, deve pure essere preparata a lottare contro l’avversa sorte, deve pure sapere come superare le crisi morali derivanti dagli insuccessi. Fatto sta che l’Alessandria, quando subì ieri il primo punto, si comportò come un uomo che barcolli per la violenta impressione materiale e morale di un colpo ricevuto in pieno viso, in un momento proprio inaspettato. E quando Puerari segnò ancora per il Genoa, l’Alessandria si scompose e si disunì del tutto; non trovò più nemmeno per un istante quella bella fiducia nei mezzi propri e quel tono tecnico che l’aveva fino a ieri contraddistinta in campionato. ([Vittorio Pozzo], «Il Calcio», 17 dicembre 1927) La partita che doveva decidere le sorti del girone si è chiusa con una netta e meritata vittoria del Genoa, che per due terzi dell’incontro ha imposto la sua superiorità. I liguri, sostenuti da una linea mediana eccellente, hanno giocato con una prontezza e una velocità sorprendenti. L’Alessandria è stata battuta principalmente per la efficace potenza realizzatrice del giuoco del Genoa, i cui attacchi a larghe folate hanno disorientato spesso la difesa avversaria. L’attacco alessandrino, invece, malamente sostenuto dalla linea mediana, ha giocato in ombra e, salvo qualche buona azione condotta nel primo tempo, non ha più saputo rendersi pericoloso per tutto il resto dell’incontro. Del Genoa è stato ottimo Levratto, il quale ha sostenuto una partita ammirevole per tecnica e velocità superando nettamente compagni ed avversari. Oltre a lui, si sono distinti Barbieri, Lombardo e De Vecchi. Dell’Alessandria buona la difesa, ma all’attacco il solo Ferrari è stato attivo ed energico. L’incontro si è iniziato con un’offensiva dell’Alessandria; il Genoa si è ripreso ben presto e al sesto minuto Levratto, ricevuto il pallone da Puerari, ha scartato un avversario e, da una ventina di metri, ha inviato la palla con un tiro fortissimo nella rete di Curti. L’Alessandria ha contrattaccato con decisione, ma Ferrari ha sciupato un paio di facili occasioni per pareggiare. Il Genoa ha quindi ripreso il sopravvento e, pur avendo Chiecchi contuso, ha dominato fino alla fine del tempo. Al 43’ Puerari, su passaggio di Catto, è fuggito da solo ed ha segnato con un traversone preciso il secondo goal. Nella ripresa, il Genoa ha mantenuto una buona superiorità e per una ventina di minuti la rete di Curti è stata sottoposta a tiri pericolosi. Dopo la metà del secondo tempo, Levratto e Gastaldi (questi sostituiva Bodini) hanno ripiegato in difesa e l’Alessandria ha potuto portare qualche attacco, senza riuscire però a minacciare seriamente la porta di De Prà. Arbitro Achille Gama. («Corriere della Sera», 12 dicembre 1927) Dopo ventiquattro consecutive vittoriose partite, l’Alessandria ha avuto una giornata di sosta. Il Genoa è riuscito a troncarle la sua marcia ascensionale ed a costringerla ad una dolorosa sconfitta. È una constatazione di fatto che purtroppo ci addolora, ma che non ha per nulla sconvolto la squadra grigia che, dopo questa sconfitta, si ergerà più minacciosa di prima. Una sconfitta come quella di domenica, benché sia giunta come una doccia fredda sull’entusiasmo dei supporters, non è per nulla nociva ad una squadra il cui cammino da compiere è irto di difficoltà. Lo stesso Genoa che ha domenica portato vittoriosamente a termine la sua più difficile partita troverà indubbiamente ostacoli insormontabili, tra i quali si erge minaccioso il campo degli Orti. Non è quindi una disfatta la sconfitta subita domenica dai grigi, ma solo un infortunio che può essere prontamente rimediato ed oscurato da altre luminose prove. La squadra alessandrina ha domenica affrontato la partita con una convinzione sola: quella della sua invincibilità. Il can-can fatto da tutta la stampa italiana sulla sua potenza aveva forse indotto i giocatori grigi a credersi imbattibili. Essi non hanno considerato lo squadrone genoano nel suo vero valore e lo hanno affrontato con la certezza che la loro classe superiore si sarebbe imposta. Ed effettivamente, i primi minuti di giuoco hanno messo in rilievo la miglior fattura del giuoco della squadra grigia, che sviluppava azioni perfette di tecnica, di fronte alle quali il Genoa era costretto ad una serrata difesa. Per tutto il primo tempo, l’Alessandria non si è data per vinta ed ha combattuto una bella partita. Il Genoa però accoppiava alla sua classe un gioco animato dalla più irreducibile volontà (virtù questa che mancava ai grigi), e s’imponeva per la grande mobilità delle sue azioni. Ciononostante, l’Alessandria ebbe il suo periodo di netto predominio e, dopo il primo goal genoano scaturito da un elementare errore della difesa, si gettò a capofitto verso il pareggio. E lo avrebbe raggiunto se l’arbitro Gama avesse concesso un goal segnato su tiro di Ferrari e parato da De Prà oltre la linea della porta, oppure avesse punito un marchiano fallo di mano di De Vecchi nell’area di rigore. Forse, avvilita da questo stato di cose e più ancora dal secondo goal genoano scaturito da un secondo errore della difesa, la squadra non ha più trovato la forza di reagire. Non si è accasciata perché sorretta da una classe superiore ma, naturalmente abbattuta, ha accettato la sconfitta come un fatto compiuto. Ciononostante, il Genoa non ha più potuto aver ragione del reparto difensivo grigio che, rinfrancatosi, non è mai stato alla mercé degli avversari ed ha opposto una ordinata, sicura difesa. La partita di Genova aveva destato nell’ambiente alessandrino un entusiasmo che non ha precedenti. Non si ricorda infatti, negli annali calcistici cittadini, un così morboso interessamento ed un così grande dislocamento di supporters. Domenica, coi treni del mattino, oltre un migliaio di alessandrini si sono portati a Genova per assistere alla partita od incitare i grigi ad una bella affermazione. Era una immensa folla entusiasta, idolatrava i suoi grigi come il credente il suo Dio. E le scene di entusiasmo si ripetevano ad ogni stazione. Canti di gioia, scene di entusiasmo e possenti alalà alla squadra grigia echeggiavano su tutte le vetture con un crescendo impressionante. Poi, la disgraziata partita spense ogni fiammata di entusiasmo ed il supporter, suo malgrado, fu costretto a contenere nell’animo il suo dolore e rinviare ad altra occasione l’esplosione del suo entusiasmo. Contemporaneamente all’accasciamento dei supporters grigi, esplodeva la gioia nel pubblico genovese. Pur comprendendo la gioia immensa che può aver suscitato in esso la vittoria genoana, e per conseguenza le scene di entusiasmo che qualche volta possono far deviare dalla linea della buona educazione, non possiamo però non condannare il pubblico genovese per gli insulti da esso rivolti ai nostri giuocatori e supporters. Noi non siamo usi a tali incivili sistemi di entusiasmo. Il pubblico alessandrino ha sempre dato prova di una perfetta educazione e per questo si è ritenuto, domenica, nauseato del contegno del pubblico genovese. La dura sconfitta di Genova ha colto l’Alessandria in flagrante ma non ne ha per nulla piegato il valore. I grigi, sorpresi nella loro… invulnerabilità, hanno compreso che non basta presentarsi in campo col bagaglio della classe per vincere, ma che occorre anche essere armati di animo e di volontà indomita. L’Alessandria ha così giuocato la sua più brutta partita dell’annata appunto perché domenica mancava di quella fonte di volontà dalla quale ha sempre attinto la forza di vincere. Tre giorni prima, in una memorabile partita per stile e combattività, dominava la Cremonese. Non è possibile che una squadra faccia in tre giorni un così repentino cambiamento. Per questo vogliamo ritenere che l’Alessandria abbia avuto domenica una giornata nera, quella giornata infelice cioè che gli astri di tutti gli sport incontrano sul loro cammino. E siamo certi che l’Alessandria si riprenderà prontamente, e si riporterà più presto di quanto non si possa sperare fra le vedette del calcio italiano. Essa non manca della classe più eletta, i suoi atleti non fanno difetto di entusiasmo e di passione, l’appoggio del pubblico non le mancherà anche nei momenti più difficili del cammino. Con questo bagaglio di virtù morali e materiali, l’Alessandria non mancherà a riportarsi al posto di vedetta dal quale è stata momentaneamente sbalzata. (Teresio Pelizza, «Il Piccolo», 17 dicembre 1927) RISULTATI: Lazio-Pro Vercelli 1-1 Brescia-Milan 1-3 Napoli-Torino 0-1 Reggiana-Padova 2-2 Riposa: Cremonese CLASSIFICA: Genoa 19; Alessandria 17; Torino 13; Cremonese 11; Milan 10; Pro Vercelli 9; Padova 8; Brescia, Lazio 7; Reggiana 5; Napoli 4. *una gara in più Il punto sul campionato Con le partite combattute ieri, è finito il girone d'andata del lungo campionato. Nel gruppo A, la lotta tra Genoa ed Alessandria si è decisa a favore della squadra ligure, l'unica rimasta finora imbattuta, che è riuscita a dominare in modo convincente anche il forte undici alessandrino. La partita si e svolta a Genova e quindi la graduatoria dei valori non ha un valore assoluto. Ma quest'anno la squadra del Genoa ha saputo fornire tali prove della sua eccellenza, che appare una delle migliori candidate alla conquista dell'ambito titolo. Al Genoa ed all'Alessandria, che sembrano ormai sicure finaliste, si deve aggiungere il Torino, avviato, dopo l'incerto inizio, ora molto bene. Per il quarto posto sono in lotta Cremonese e Milan, minacciate anche dalla Pro Vercelli. Il Milan con la vittoria riportata a Brescia, ha ancora qualche seria probabilità di piazzarsi. La Cremonese però è favorita dal fatto che dovrà combattere nel girone di ritorno, sei incontri in casa e solo quattro fuori; proprio al contrario del Milan che ne dovrà sostenere sei su terreno avversario. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio)

Girone A

Genoa CFC - Alessandria US 2 - 0 (2 - 0)

RETI:

7. Levratto (II) V. [Ge] , 44. Puerari (III) G. [Ge]

Alessandria US

Curti Mario, Viviano Andrea, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Avalle Edoardo, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo

All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria

GENOA: De Prà; Lombardo, De Vecchi; Barbieri, Burlando, Parodi; Puerari (III) Giovanni, Gastaldi, Catto (I) Edoardo, Chiecchi (III) Giovanni, Levratto (II) Virgilio Felice. All.: De Vecchi Renzo.

Arbitro: Gama Malcher (III) Achille (Milano)

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Alessandria US

Curti Mario, Viviano Andrea, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Avalle Edoardo, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo AngeloAll.: Carcano Carlo

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GENOA: De Prà; Lombardo, De Vecchi; Barbieri, Burlando, Parodi; Puerari (III) Giovanni, Gastaldi, Catto (I) Edoardo, Chiecchi (III) Giovanni, Levratto (II) Virgilio Felice. All.: De Vecchi Renzo.

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