Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1936/1937
Serie A
13-09-1936 - Giornata: 1 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Bologna AGC 0 - 1 (0 - 1)
RETI: 23. Fedullo F. [Bo]

Alessandria US Chiodi Teresio, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Bigando Giovanni, Croce Aldo, Robotti Luciano, Banchero (I) Elvio, Celoria Mario, Casalino Luigi All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
BOLOGNA AGC: Ceresoli; Fiorini, Gasperi; Montesanto, Andreolo, Corsi; Maini, Sansone, Busoni, Fedullo, Reguzzoni. All.: Weisz Árpád

Arbitro: Dattilo Generoso (Roma) [Di Pasquale, Gorini]
Note
Angoli: 8-5 (3-5). Spettatori: 5.000 Terreno ottimo di recente rizollatura Inizio gara ore 15:30

Commento
BOLOGNA-ALESSANDRIA 1-0 (1-0) Come prima partita della stagione non c’è da lamentarsi. La gara fu condotta con vivacità e velocità fino al termine e le due squadre ressero, complessivamente, in modo lodevole allo sforzo. Il quale non era lieve, ché alle difficoltà rappresentate dalla temperatura pienamente estiva, si aggiungevano ieri le condizioni del tempo. Il terreno di gioco dell’Alessandria, completamente rifatto in omaggio alle disposizioni federali, è ora regolarissimo. Ma il tappeto erboso che lo ricopre presenta una sofficità a cui i giuocatori nostri certamente non sono abituati. Così soffici sono i tappeti erbosi dei campi solamente in Germania, o più al Nord, e delle necessità di ambientamento a queste condizioni di cose ne sanno qualcosa gli studenti italiani. Il Bologna strappò la vittoria agli alessandrini grazie alla sua superiore calma ed esperienza. Come dominio in campo, come occasioni di segnare, il vantaggio fu della squadra locale, che, largamente rimaneggiata nei quadri, condusse la partita con bel brio e con grande slancio. Dal punto di vista dell’impegno e dell’iniziativa, il suo primo tempo fu ottimo. Una linea mediana duttile e mobile, una difesa che si arrabatta e le situazioni difficili riesce a districarle, ed un attacco che a metà campo lavora bene. A metà campo: ché davanti la porta la situazione è differente. Qui emergono di colpo una quantità di difetti, lentezza, imprecisione, precipitazione, mancanza di senso pratico. La prima linea dei grigi mancò nel corso della ripresa due reti a porta vuota, in altre occasioni da ottimi angoli di tiro non riuscì ad imbroccare il rettangolo della porta; parecchie e svariate volte, infine, i suoi uomini si piazzarono in modo da trovarsi colla schiena rivolta al bersaglio al momento culminante dell’azione. Con un po’ di esperienza e di accortezza in area di rigore questa prima linea avrebbe assicurato la vittoria alla propria squadra. Al comando dell’attacco è tornato, dopo aver peregrinato a lungo per mezza Italia, l’anziano Banchero. Vi è tornato colle sue doti e i suoi difetti. Se buono è in lui il senso della distribuzione, poche lodi si possono tesse delle sue qualità di velocista. Lodevole è il lavoro svolto dalle due mezze ali, specialmente dalla destra Robotti, che ha buon controllo della palla e che serve la sua ala con precisione e praticità di idee. L’ala destra Croce fece un buon primo tempo. Nella linea mediana, il centro Parodi calò alquanto in fatto di precisione nella ripresa. Più combattivi, più energici e più franchi i due mediani laterali, Barale e Bigando. Per Barale gli anni passano, ma il rendimento medio è sempre il medesimo, e questo rendimento è tutt’altro che scadente. In complesso, la squadra dell’Alessandria pur avendo perso una parte così considerevole dei suoi elementi di classe, ha tutt’altro che smobilitato in tutto di intenzioni, di tono, di combattività. Quando sarà rientrato nei ranghi della difesa qualche uomo ora ferito, l’undici darà del filo da torcere a molte unità. Il Bologna è, due posizioni eccettuate, quello della scorsa stagione. Le due posizioni sono quelle del portiere e del centroattacco. Qui il bergamasco ed ex ambrosianista Ceresoli ed il livornese Busoni hanno preso il posto di quelle due autentiche istituzioni della squadra petroniana che erano Gianni e Schiavio. Ceresoli esce da un periodo critico e burrascoso della sua carriera: nel vecchio ambiente non avrebbe certamente più potuto rinfrancarsi, dato il suo sistema nervoso; in casa nuova ha ogni possibilità di rimettersi a posto. Ieri egli mostrò sicurezza di posizione e prontezza di scatto, senza eccellere nella presa. Busoni, che ha già provato un po’ di tutto nella sua breve carriera, può far bene al Bologna, fra due mezze ali intelligenti e pronte a sfruttare le doti di penetrazione di un centroattacco come sono Fedullo e Sansone. Busoni ha scatto, velocità e capacità di sgusciare fra i terzini; lo confermò ancor ieri, quello che gli manca è la scaltrezza. Il Bologna ha uomini già completamente a punto, ed altri che han bisogno di lavorare ancora per smaltire il peso accumulato nell’estate, ma la squadra è salda ed esperta. Pur trovandosi di fronte ad un avversario più veloce e più intraprendente non è stato ieri mai travolto. Mostrò di avere una visione sua dell’incontro, come se dominasse un po’ l’andamento del giuoco. Si tratta di una vecchia guardia che conosce il mestiere ed ha fiducia in se stessa. Dovrebbe far parlare di sé anche quest’anno: farà senza alcun dubbio onore allo scudetto che sta appuntato sul petto dei suoi giocatori. All’incontro assistette un pubblico numeroso in ogni ordine di posti. Giornata soleggiata, calda, estiva. Terreno, come abbiamo detto, erboso e completamente rifatto. L’Alessandria prende subito le redini del giuoco ed attacco con grande impeto. Per una ventina di minuti non si assiste che ad un duello fra l’attacco dei grigi e la difesa dei rossoblù. Ma mentre chi attacca lavoro con orgasmo, affannosamente, senza grande precisione, chi difende opera con freddezza, con discernimento, con superiorità di vedute. Al solito il Bologna chiama indietro le due mezze ali ed argina e neutralizza le successive ondate d’assalto alessandrine. Gli attaccanti dei grigi pensano, del resto, essi stessi a rendere innocue le loro avanzate: mancano del tutto di tiro in porta. Al 23’, in contrasto coll’andamento del giuoco, quasi al primo attacco degno di nota dei suoi avanti, il Bologna segna. Rimessa in giuoco laterale, sulla destra, breve palleggio, allungo in area di rigore e Fedullo, che si è portato al centro, spara di destro, senza esitare. La palla picchia sulla faccia inferiore del palo trasversale e schizza in rete, malgrado il tardivo tentativo di intervento del portiere Chiodi. Deciderà di tutto questo pallone partito dal piede di Fedullo. Nella seconda parte del primo tempo il giuoco si fa più aperto e Busoni per poco non aumenta per gli ospiti il vantaggio. Ma le migliori occasioni di segnare si presentano ancora all’Alessandria. Casalino, infatti, viene a trovarsi libero in area di rigore a pochi minuti dal riposo: ma, invece di prendere di tutta la metà scoperta della porta, spara direttamente su Ceresoli che devia a lato. La ripresa vede subito Casalino mancare un’altra facile occasione. Poi un fatto sul limite dell’area di rigore alessandrina dà modo ad Andreolo di esercitarsi in uno dei suoi tiri di punizione e di colpire la base del palo sulla sinistra di Chiodi. È il segnale del risveglio per i grigi che si riorganizzano e passano all’attacco colla stessa veemenza del primo tempo. È qui che, in due occasioni consecutive, l’Alessandria sbaglia due tiri a porta vuota. Banchero, nella seconda di queste occasioni, esita tanto che Ceresoli ha modo di riprendersi e di gettarsi ai piedi dell’avversario. Il neoportiere del Bologna esce dallo scontro con una contusione alla testa, ma può riprendere subito. La fisionomia dell’incontro più non varia fino al termine. Lunghe e sterili offensive alessandrine e radi ma ben condotti contrattacchi dei petroniani. Verso il termine un fortissimo ed improvviso tiro di Celoria sfiora la traversa della porta difesa da Ceresoli, Celoria si ferisce al piede in questo suo tentativo e deve uscire di campo nei minuti finali dell’incontro. Il fischio finale trova l’Alessandria ancora protesa nel vano sforzo per acciuffare il pareggio, coi mediani laterali Barale e Bigando convertiti in attaccanti. L’incontro fu disputato senza rudezza e privo di violenze o di scorrettezze. (Vittorio Pozzo, «La Stampa», 14 settembre 1936) Dall’Alessandria al Bologna di oggi c’è tutta una classe di distacco. Il gioco dei veltri scaturisce fluido e sicuro anche se gli atleti non sono ancora tutti quanti in forma, mentre il gioco dei grigi trae dall’effervescenza, dallo spirito battagliero, dalla voglia di fare e di strafare. Tutta una classe, e lo spettatore neutrale dichiara perciò sacrosanta la vittoria odierna dei campioni d’Italia. Tuttavia le vicende della partita sono state tali, e tali le occasioni per segnare dei due opposti attacchi, che un pareggio non avrebbe avuto nulla di anormale né di illogico. Su un terreno rimosso di fresco, cedevole e traditore, il Bologna ha cominciato a manovrare con calma precisione, con sagacia senza preoccupazioni di scoprirsi troppo. Ha mostrato subito una miglior chiarezza di idee rispetto agli avversari, ha anche finito per mantenersi, quasi per forza di inerzia, più spesso dell’Alessandria in area altrui. Si attendeva da un momento all’altro che segnasse, ma la saldezza difensiva dell’Alessandria ha fatto sì che soltanto su un tiro, eccellente nell’effettuazione quanto casuale per l’occasione che l’ha provocato, portasse i rossoblù in vantaggio. Così, senz’altre reti, si chiudeva il primo tempo. Nella ripresa la compagine che aveva dato l’impressione di prodigarsi meno, il Bologna, era aspettata alla marcia decisiva di vittoria. Ed invece proprio qui l’Alessandria metteva fuori le unghie, proprio qui iniziava la sua controffensiva, disordinata è vero, ma insistente, generosa, pressante. Per oltre venti minuti, dal 10’ al 30’, i difensori rossoblù si sono trovati nella necessità di lavorare a tutt’uomo per arginare le folate degli ospitanti; e ci sono riusciti un poco per la loro effettiva valentia ed un poco per l’imprecisione e precipitazione degli uomini del quintetto grigio. Poi il finale è stato scialbo. Comunque la prova dell’Alessandria nel secondo tempo è stata davvero meritoria e per questo si diceva che un pareggio non avrebbe in fondo guastato. Molti dati di cronaca più precisi non porterebbero maggior luce alla situazione che abbiamo succintamente lumeggiata. Le due squadre non si trovano ancora in perfetta carburazione e le azioni ben congegnate si possono perciò contare sulla punta delle dita. Dopo una bella parata al 15’di Ceresoli, su tiro forte e improvviso di Robotti, il Bologna perviene al successo al 24’. Duello Bigando-Maini e palla a lato. Rimette Maini e dà a Sansone che traversa al centro. Busoni non riesce a raccogliere e il pallone perviene a Fedullo, libero, che senza esitare tira fortissimo a rete. Chiodi si vede la palla schizzare sotto la traversa, rimbalzare sulla sua schiena e finire nel sacco. Ancora al 34’ una prodezza di Ceresoli su tiro di Casalino. Null’altro di notevole da segnalare. Nella ripresa si è avuta una facile occasione di segnare per Casalino all’inizio; e questi l’ha fallita perché non tira di sinistro con sufficiente prontezza. Alla mezz’ora Banchero si è trovato libero davanti alla rete con Ceresoli fuori rete ed ha dato tempo a quest’ultimo di venirsi ancora a carpire la palla in tuffo! Infine al 42’, su passaggio di Barale in profondità, Celoria ha tirato fortissimo appena sopra la traversa: dieci centimetri più sotto e il pareggio sarebbe forse stato ottenuto. A suo attivo in questo tempo il Bologna non ha avuto che un calcio di punizione efficacemente tirato da Andreolo contro il paletto basso della porta alessandrina. Poche parole sulle squadre. La gara è stata vivace ma non trascendentale perché occorre ancora una «finitura» sia ai veltri che ai grigi. Il Bologna tuttavia ha dato ancora l’impressione di essere una grande squadra. Intatta la solidità del terzetto difensivo con Fiorini già in pienezza di mezzi, Gasperi (perché certi momentanei disaccordi con Andreolo?) centrato e mastino, Ceresoli sulla via tornare alla forma migliore. Pugnace la mediana che deve migliorare ancora ma gioca già interi i novanta minuti. Classica nell’attacco dove Busoni non riesce ancora a far dimenticare Schiavio e Maini non è evidentemente in salute, ma dove le mezze ali già lavorano con la consueta abilità e l’insieme è trovato per forza naturale, spontaneamente fin d’ora. L’undici dovrebbe diventare, fra quindici giorni, lo stesso Bologna dello scorso campionato. Si parla di squadra con lo scudetto, dunque… L’Alessandria possiede una buonissima difesa ed un attacco che è un rebus. Chiodi (sostituito dell’infortunato Ceresa), Lombardo e Turino si sono emulati in decisione e bravura; la mediana ha avuto il miglior uomo in Barale e un Parodi generoso e tenace; disordinato Bigando. Nel quintetto il solo Croce, coi suoi giochetti curiosi e improvvisati, è piaciuto. Robotti ha indovinata la ripresa dopo uno scialbo primo tempo; e così pure Celoria. Banchero è inesorabilmente fermo; Casalino ha un eccellente tiro di destro ma, come ala sinistra, non è l’ideale! Squadra in formazione dunque, l’Alessandria, ma che possiede la vitalità innata delle compagini provinciali. Dovrà migliorare e farsi valere presto. L’arbitro Dattilo, severo coi falli d’impeto dei locali, ha diretto, tecnicamente, in modo ineccepibile. (Erberto Levi, «La Gazzetta dello Sport», 14 settembre 1936) Le vive preoccupazioni della vigilia che davano nettamente sconfitta l’Alessandria di fronte ai campioni bolognesi a cagione della sua precaria e instabile struttura sono andate grandemente dileguandosi nel corso dell’incontro animoso, tenace, conteso avidamente palmo a palmo dagli antagonisti. Ha vinto il Bologna, ma bisogna subito affermare onestamente che il suo successo non è stato chiaro e convincente come la classe e la fama dei giocatori dello scudetto faceva presumere in relazione anche alle prove sostenute in allenamento. Un tiro fortunato di Fedullo, fuori dalla linea di rigore, diretto a secco, ha picchiato sotto l’asta orizzontale della casa di Chiodi ed è finito in rete proprio quando maggiore è più insistente era la pressione grigia sotto la rete di Ceresoli. In complesso si sono avute buone dimostrazioni di tattica e di stile da parte dei petroniani, ma lo sviluppo organico della loro linea attaccante è mancato quasi in pieno a metà campo e più ancora in area di rigore. La compagine grigia, così tartassata dalla stampa, dai tifosi, dai competenti, non ha fatto grandi cose, tuttavia è apparsa indubbiamente migliore che non nelle gare preparatorie ed alla reputazione formatasi alla vigilia del campionato. La squadra grigia, anzi, ha fatto registrare al suo attivo una netta superiorità di pressione e ciò lascia bene sperare per le prossime partite. Il punto bolognese è stato segnato da Fedullo su passaggio di Sansone al 25’ del primo tempo. («Il Lavoro», 14 settembre 1936) Nel primo tempo i veltri di Gasperi sono riusciti a portarsi in vantaggio con una magnifica rete realizzata da Fedullo su azione del settore destro e qualche altra buona azione degli ospiti ha portato la sigla della classe superiore. Nella ripresa l’Alessandria, magnifica di forza e di volontà e superiore all’aspettativa dopo i notevoli rimaneggiamenti portati ai reparti, ha contrattaccato con continuità, costringendo la difesa avversaria, ed in particolar modo Ceresoli, a sventare numerosi tiri degli sfortunati suoi attaccanti. Erano presenti tutte le autorità cittadine ed il comm. Pozzo, Commissario unico della squadra nazionale. Agli ordini dell’arbitro Dattilo di Roma, non sempre fortunato nelle sue decisioni, le squadre scendono in campo nelle seguenti formazioni: […]. I grigi giocano contro sole ed al secondo minuto il Bologna è in angolo; segue una bella azione in profondità Robotti-Banchero, punizione contro l’Alessandria e fulminea fuga d Croce che costringe Fiorini a salvare di fortuna. Al 15’ bella azione dei grigi Croce e Banchero e tiro debole di Celoria. Altro tiro di Robotti deviato da Ceresoli. Registriamo il ritorno offensivo del Bologna: puntata di Busoni lungo la linea di fondo e tiro parato miracolosamente da Chiodi in angolo. Altro calcio d’angolo contro il Bologna provocato da Croce ed al 23’, su allungo di Andreolo a Maini, segue un centro che Fedullo raccoglie e saetta sotto la traversa. Il portiere grigio non riesce nel disperato tentativo ad arrestare la palla. Nella ripresa i grigi passano decisamente al contrattacco e al 1’ Casalino sciupa una facile occasione a pochi passi dalla rete. Dopo un angolo contro il Bologna, i campioni d’Italia minacciano l’area alessandrina e, su tiro di punizione di Andreolo, la palla colpisce il montante. Altro calcio d’angolo contro il Bologna, attacco in linea dei grigi e tiro a lato di Casalino. Si ha l’impressione che l’Alessandria raggiunga il pareggio, ma la difesa dei campioni d’Italia argina con calma le occasioni degli avversari. Calcio d’angolo contro il Bologna al 22’ e parata pericolosa di Ceresoli tra i piedi di Banchero. Al 25’ Celoria colpisce il palo e la palla, ripresa da Casalino, termina debolmente a lato. («Il Piccolo» di Genova, 14 settembre 1936) Il risultato della prima partita di campionato assegna i due punti al Bologna e lascia a zero l’Alessandria che ha giocato sul proprio campo; ma nella partita di domenica la compagine grigia si è meritata la fiducia del pubblico, accattivandosi le più ampie simpatie in virtù del suo pregevole comportamento. Il campionato non è che ai primi passi. I grigi per la prima volta si sono trovati in lotta contro i più forti avversari della massima divisione ed hanno tenuto degnamente il confronto. Essi non solo si sono difesi onorevolmente, ma hanno costretto gli altri a subire per i 45 minuti della ripresa un’incalzante quanto sfortunata offensiva e Ceresoli, Fiorini e Gasperi ne sanno qualche cosa. L’Alessandria si è palesata una squadra nel vero senso della parola, sicura delle sue possibilità e tenace nel tentativo di rimediare alle manchevolezze di qualche singolo giocatore. Gli uomini del sestetto di retroguardia sono gli stessi, ad eccezione di Bigando al posto di Milano, ma i due reparti funzionano meglio dello scorso anno; l’istruttore ha rincuorato i vecchi titolari preparandoli fisicamente alla perfezione. L’attacco è mancato nel reparto sinistro per la giornata in tono minore di Celoria che ha provocato l’isolamento di Casalino. L’ala sinistra dei grigi ha toccato il primo pallone dopo oltre mezz’ora di gioco e con la scarsa cooperazione dell’interno sinistro è parso lento anche Banchero, più di quanto effettivamente non sia. Banchero ha avuto poco mordente in qualche azione in profondità, ma ha girato al volo buoni passaggi alle ali e renderà maggiormente quando i due interni non faranno più i mediani. Robotti ha lavorato lodevolmente ed è stato il costruttore del reparto. Croce non ha sciupato un pallone ed ha lavorato a piacimento scavalcando Gasperi e Corsi, che non sono due novellini. Parodi, preoccupato di vigilare Busoni, ha lavorato in posizione arretrata, è parso ancora lento e incerto; infatti, non è riuscito una sola volta a lanciare le ali. Barale è sempre sulla breccia saldo e generoso; Bigando, ancora dolorante, è riuscito ugualmente ad arginare il reparto destro bolognese e farà molto di più nelle prossime partite. Lombardo, tecnico e preciso, ha emulato i diretti avversari; Turino che incomincia a calciare con stile, s’è ricucito i galloni di titolare. Chiodi ha giocato con sicurezza dimostrandosi degno sostituto di Ceresa, fugando le preoccupazioni degli sportivi. Punteggio a parte, la partita contro i Campioni d’Italia ha detto che l’Alessandria è sulla buona strada e farà a breve scadenza cose migliori dello scorso anno. Sullo scudetto dei Campioni d’Italia è stata appuntala la bandierina grigia. Due punti in classifica al Bologna, e 10 con lode ai grigi. Noi siamo fatti così: siamo dei sentimentali. Abbiamo voluto regalare ai campioni novelli la prima vittoria dell’annata in segno dì riverenza. Dattilo di Roma ha arbitrato a modo suo ed è rimasto un po’ maluccio poiché aveva preparato una matita nuova, convinto di elencare almeno 6 reti di differenza. Se non fosse scaturito il tiro magnifico di Fedullo con susseguente rete fortunosa, Dattilo avrebbe forse concesso ai campioni d’Italia qualche calcio di rigore. E dire che gli arbitri sono stati a scuola a Firenze! Tra i migliori attaccanti va notato Croce, ma il pubblico, quella parte di pubblico sempre retrogrado, lo ha imbeccato stupidamente proprio come lo scorso anno avveniva dietro la rete di Ceresa, reo di aver effettuato una parata difettosa contro la Sampierdarenese. Certa gente, che da 20 anni assiste a partite di calcio e non ha ancora imparato l’educazione sportiva, farebbe una bella cosa a starsene a casa. Si deve comprendere che un giocatore non trae profitto se durante la partita si sente rimbeccato da coloro che dovrebbero invece rincuorarlo. Durante una partita di bocce il pubblico non grida, non rimprovera, non inveisce; commenta educatamente. Imparino i tifosi del calcio! Banchero è stato lento. E Busoni, il velocissimo Busoni, che cosa ha fatto? Celoria era in viaggio di nozze, vero (ma sarà per un’altra volta, a breve scadenza). «Turino è stato un gladiatore»! «Ma va! Non ho visto l’armatura». Lombardo è sempre il capitano di lungo corso. Piove, signori. Banchero sorride, Parodi tira il fiato, Celoria si sente a suo agio, Robotti gongola. Signori, presto tornerà a funzionare veramente il «rullo compressore». (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 19 settembre 1937) RISULTATI: Ambrosiana-Triestina 1-2 Bari-Juventus 1-1 Lazio-Milan 3-0 Lucchese-Fiorentina 1-1 Napoli- Roma 0-0 Sampierdarenese-Novara 2-1 Torino-Genova 1893 1-3 CLASSIFICA: Bologna, Genova 1893, Lazio, Sampierdarenese, Triestina 2; Bari, Fiorentina, Juventus, Lucchese, Napoli, Roma 1; Alessandria, Ambrosiana, Milan, Novara, Torino 0 MARCATORI 2 gol: Pantani (Genova), Piola S. (Lazio) 1 gol: Buscaglia P. (Torino), Busidoni (Triestina), Chizzo (Triestina), Costa G. (Lazio), Costantino (Bari), Fedullo (Bologna), Gabetto (Juventus), Mascheroni (Sampierdarenese), Meazza (Ambrosiana), Michelini (Lucchese), Perazzolo (Genova), Rizzotti (Novara), Spivach (Sampierdarenese), Stella (Fiorentina) Il punto sul campionato I PRIMI RISULTATI... Due sconfitte che meritano attento esame Le squadre, si sa, sono organismi delicati. Chi lavora per prepararle, chi le costruisce con i migliori pezzi a disposizione non sa, poi, al momento della lotta, se la sua creatura funzionerà a meraviglia o se il motore si incepperà e tutto andrà «arrosto». E' noto quanto è successo domenica in occasione della «prima» del campionato. Grandi affermazioni di compagini che ancora alla vigilia parevano male in arnese e severe sconfitte di unità dalle quali si attendeva un esordio giuoco della squadra, infine è partito a fondo per vincere ed è passato a suo agio. Sia data piena lode al Genova che risorge, ma si schiocchi pure una frustata al Torino che può e deve fare assai meglio. Bisogna che l'unità granata ritorni al suo giuoco, ritrovi il suo impeto, impegni tutte le sue energie. Gli autentici squadroni debbono lottare sempre, non cullarsi nella presunzione di una forza che per affermarsi deve essere impiegata senza riserve. Bologna e Juventus sono brillantissimo. Le sorprese vengo- ancora degli esempi in proposito no ora spiegate col fatto che si è all'inizio appena e che ci sono nelle varie inquadrature, parecchi ritocchi da effettuare, ma è forse più esatto rilevare che molti giudizi vanno mutati, perchè si riferiscono ancora alla scorsa stagione e non rispecchiano lo stato attuale delle cose. Le discussioni riguardano le rese del Torino e dell'Ambrosiana, le due squadre di gran nome che hanno ceduto in casa. Tutto il resto è abbastanza normale e previsto. Che il Bologna potesse imporsi ad un'Alessandria ancora in via di sistemazione era logico pensarlo. Che l'attrezzatissima Lazio prevalesse sull'ancora incompleto Milan lo dicevano tutti. Che Napoli e Roma fossero, calcolato per gli «azzurri» il vantaggio del fattore campo, su di una linea di equilibrio era anche ammesso. Che la Juventus potesse reggere alla meglio l'urto con il Bari, pur lamentando l'assenza di parecchi titolari, era nelle previsioni di quanti conoscono la complessiva solidità dell'undici bianco-nero. Che la miglior classe della Fiorentina ed il più gagliardo impeto della Lucchese portassero le due rivali regionali ad una divisione dei punti; che la Sampierdarenese riuscisse, sia pure a stento, ad acciuffare la vittoria nel suo incontro con il Novara era considerato possibile. Ma non si credeva proprio che l'Ambrosiana ne combinasse subito una delle sue e che il Torino deludesse-in modo cosi assoluto. Eppure tutto ciò è avvenuto ed ecco data la stura, in campo granata ed in campo nero azzurro, alle critiche ed alle discussioni, alle accuse ed al rimpianti. C'è motivo di agire cosi? Ragioniamo con calma. L'Ambrosiana ha, anche quest'anno, grandi nomi, ma non una forza riconosciuta e collaudata. Al termine della scorsa stagione i dirigenti hanno dovuto sostituire o mutare molti elementi. Più di mezza squadra se ne è andata, ed i partenti erano, ricordatelo, Ceresoli, Pitto, Faccio, Porta e Demaria, mentre altri uomini, per motivi vari, hanno di volta in volta lasciato vacante il loro posto. Gli acquisti per rimpastare il complesso sono stati parecchi, ma non tutti i nuovi si sono rivelati autentici grandi campioni. Sin dalle gare di Coppa Europa Peruchetti non è più apparso l'uomo degli incontri in maglia «azzurra». E tutti sappiamo che una mediana comprendente Ghidini, Turchi e Locatelli non è un reparto di eccezionale valore, ma uno schieramento che può avere momenti buoni, in quanto almeno due dei tre componenti posseggono doti tecniche non comuni, e fasi di oscuramento, in quanto tutti e tre gli elementi non sono mai stati di rendimento regolare. Cosi all'attacco, trovate due estreme veramente ottime, s'è poi dovuto rimediare alla meglio alla partenza di Demaria, il quale ha creduto conveniente tornarsene in America dopo di aver sino all'ultimo momento lasciato credere che un altro anno di permanenza nelle file nero azzurre non sarebbe stato improbabile. Un sostituto di valore non lo si è più trovato ed allora si è avuto l'acquisto di Bisigato, che è un mediocre. complicare le cose è seguito prima il cattivo giuoco e poi la rinuncia a scendere in campo Mascheroni, si che anche la coppia dei terzini è risultata debole malsicura. Se si tien conto di tutti questi guai e si osserva bene in qual formazione l'unità nero azzurra scesa in campo, non stupisce troppo il successo ottenuto dalla Triestina, squadra combattiva, atleticamente ben preparata, ricca di uomini di valore, smaniosa di affermarsi. Il risultato conferma i dubbi che già si nutrivano sul conto dell'Ambrosiana, che è certo complessivamente meno forte nell'edizione attuale, e permette di constatare che la Triestina, prendendo a giuocare con quell'intraprendenza che nel passato le mancava nelle gare in trasferta, è davvero sulla linea degli autentici squadroni. Potremo sbagliarci, ma ci pare che il campionato debba riserbare più soddisfazioni agli «alabardati » che ai « nero azzurri ». Ed il Torino ? Questo è un caso diverso. C'è da rimproverare i giuocatori, non da gettar la croce addosso ai dirigenti ed all'allenatore. Gli uomini che reggono il sodalizio sono al loro posto con immutato entusiasmo, con fede sempre viva. Feldman non è un venditore di fumo. E' un valore come tecnico e come istruttore, e devono saperlo anche quanti non hanno approvato il licenziamento di Carnielli. I ragazzi sono stati chiamati per tempo ad una vita collegiale in preparazione al campionato. Si è avuto fiducia in essi perchè s'erano conquistati molti titoli di merito, ma un male sottile ha minato le pur salde basi dell'unità: la presunzione. Già nel periodo di preparazione un osservatore attento avrebbe potuto vedere che i «granata», dopo i molti successi della scorsa stagione, guardavano alla nuova grande fatica come ad un'impresa, abbastanza facile. E' mancata, quindi, ai più, la ferrea volontà di temprare al massimo i muscoli ed il cuore. S'è radicata, nei più, la convinzione che si sarebbe potuto fare sufficientemente bene senza faticare troppo. La doccia fredda, il richiamo alla realtà vera la si è avuta, invece, subito alla prima partita. C'era da battere il Genova ed il Torino ha preso a giuocare come se la vittoria dovesse maturare per forza di cose. Ma il Genova, ritenuto «materasso» era invece squadra viva, pugnace, ben impostata, volitiva. Il Genova ha cominciato col segnare un punto, poi ha resistito molto e bene prima di farsi raggiungere dagli avversari, nei quali la sorprendente realtà agiva in modo da innervosire gli uomini e da sconvolgere il giuoco della squadra. Infine è passato a fondo per vincere ed è passato a suo agio. Sia data piena lode al Genova che risorge, ma si schiocchi pure una frustata al Torino che può e deve fare assai meglio. Bisogna che l’unità granata ritorni al suo giuoco, ritrovi il suo impeto, impegni tutte le sue energie. Gli autentici squadroni debbono lottare sempre, non cullarsi nella presunzione di una forza che per affermarsi deve essere impiegata senza riserve. Bologna e Juventus sono ancora degli esempio in proposito. (La Stampa - Luigi Cavaliere, 15/09/1936)