Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1936/1937
Serie A
20-09-1936 - Giornata: 2 - Milano - San Siro


Milan AS - Alessandria US 4 - 1 (1 - 1)
RETI: 38. Capra (II) E. [Mi] , 57. Capra (II) E. [Mi] , 77. Capra (II) E. [Mi] , 80. Cossio R. [Mi] 41. Banchero (I) E.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Bigando Giovanni, Croce Aldo, Robotti Luciano, Banchero (I) Elvio, Celoria Mario, Casalino Luigi All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
MILAN AS: Zorzan; Perversi, Bonizzoni; Rigotti (II) Carlo, Bortoletti (I) Antonio Gino, Gianesello (II) Sereno; Capra (II) Egidio, De Manzano, Gabardo, Poggi (II) Ernesto Matteo, Cossio. All.: Baloncieri Adolfo.

Arbitro: Biancone Umberto (Roma) [Gamberini, Mastrazzi]
Note
Rigore sbagliato: 20’ Cossio [M]. Angoli: 5-2 («La Gazzetta dello Sport»), 5-4 (3-3) («Il Piccolo» di Genova) oppure 4-4 («La Stampa»). Spettatori: 7.000. Tempo minaccioso, terreno ottimo. Inizio gara ore 15.30

Commento
Il Milan ha vinto, non diremo superando l’aspettativa, in quando si reputava la squadra milanese non solo migliore dell’avversaria come valori individuali, ma anche come capacità di gioco, ma ha vinto superando le incertezze della vigilia circa il funzionamento della rima linea, la quale era stata annunciata priva dei due titolari del reparto di destra. La vittoria premia non solo la ferma volontà degli atleti, dell’allenatore e dei dirigenti, ma soprattutto la felice intesa trovata in campo dai giocatori che esordivano in determinati ruoli dell’attacco. L’affermazione rossonera è dovuta soprattutto al rientro di Gabardo al centro della prima linea, rientro che è stato salutato con viva simpatia del pubblico milanese. Gabardo (nonostante si dica che dovrà munirsi di una opportuna fascia elastica addominale per giocare con sicurezza) è apparso in possesso delle migliori doti che il pubblico conobbe lo scorso anno prima dell’incidente che lo tenne per lungo tempo lontano dal terreno di gioco. Egli è certamente il giocatore più fine che abbia oggi la squadra rossonera. Ambientato ormai col nostro sistema, il centravanti ha imbastito azioni pregevolissime ed è bene dire che ha avuto nei compagni di linea ottimi collaboratori. Si temeva che si trovasse isolato (tenendosi arretrati De Manzano e Poggi) invece i due interni, che sono più che non delle ottime mezze ali dei lavoratori infaticabili, hanno fatto del loro meglio per mantenersi collegati col centroavanti anche nella zona di tiro. Non ha tanta importanza che Poggi nel primo tempo abbia sbagliato spesso il bersaglio, l’importante è che egli non abbia mai perso di vista l’area di rigore. Come bisogna pur rendersi conto che De Manzano, il quale non ha affatto demeritato, può fare anche meglio. E che dire delle due ali? Entrambe si sono meritate i galloni, anche se il rendimento di Cossio è sembrato in apparenza inferiore a quello del compagno Capra. Il cannoniere del Fanfulla ha voluto far onore alla sua fama segnando i primi tre goals, ma deve convenire di avere avuto alle costole un mediano (Bigando) nettamente inferiore a quello che doveva sorvegliare l’azione di Cossio (Barale). I due ragazzi hanno doti distinte, Cossio appare più fine e tecnico di Capra, il quale ha invece al suo attivo puntiglio, intraprendenza, scatto e un tiro potente che non perdona. Qualità queste che fanno ricordare, insieme con la somiglianza nel fisico, le prerogative di Vecchi dell’Ambrosiana. Capra è certamente un’ala da tenersi sempre d’occhio. Naturalmente c’è voluto un buon periodo di gioco prima che l’attacco del Milan funzionasse a dovere: il tempo necessario per trovare l’intesa. L’attesa non è stata davvero lunga e se già al 13’, su una applaudita rovesciata di Gabardo, conseguente un’azione in profondità Rigotti-Capra, Cossio si è trovato a disposizione una delle cosiddette occasioni d’oro che non ha saputo sfruttare causa lo stretto bersaglio. Seguivano tiri a lato di Poggi e tre angoli consecutivi in favore dei rossoneri, un felice intervento di «Ginin» su Parodi che si era innestato tra gli attaccanti e una deviata di testa, in angolo, di Bonizzoni su tiro di Croce che aveva riscosso gli applausi per il modo elegante con cui aveva superato Gianesello. E si arriva al 21’, cioè all’azione del rigore: Barale intercetta di mano un passaggio destinato a Cossio. Si trova un metro dentro l’area e l’arbitro concede la giusta punizione di rigore. L’ala sinistra milanista tira, ma colpisce il palo. Gli altri difensori liberano poi definitivamente. Gli alessandrini, alleggeriti dall’incubo del goal, si slanciano più arditamente all’attacco. Non diremo che le loro azioni siano frutto di metodici passaggi, ma piuttosto improntate a improvvisazione e a velocità: passaggi lunghi e traversoni. Occorrevano due terzini pronti a ripiegare in tempo per non lasciarsi sorprendere da una fuga; e questi il Milan li ha avuti tanto in Perversi quanto in Bonizzoni. Eppoi di guardia c’era anche Rigotti il quale ripiegava ogni qualvolta «Ginin» si slanciava a rompere le trame avversarie. Il Milan poteva così reagire e tornare alla carica. Ed incominciava allora a distinguersi Capra il quale obbligava Celoria a compiere due difficili parate e infine al 38’ a raccogliere il primo pallone entro la propria rete. L’ala destra rossonera s’era impadronita della sfera centrata da Cossio, sfera che aveva sfiorato una selva di teste, la mano di Bigando e, caduta a giustezza di tiro, poteva essere messa nel sacco dal milanista. Subito dopo l’arbitro coglieva un fuori gioco su un’azione che Capra, nonostante il fischio, conduceva a termine, segnando. L’Alessandria reagiva tosto e riusciva a marcare (41’) a sua volta, ma con la complicità del più classico infortunio che possa toccare ad un portiere. Sentite in qual modo: Zorzan esce nettamente in anticipo su Banchero per raccogliere e per rinviare un pallone lanciato in profondità. I terzini milanisti nemmeno tentano di parare l’uomo, tanto appare chiara e sicura l’uscita di Zorzan. Questi invece si china a chiocciola a terra e si lascia poi scappar via la palla: Banchero proseguendo nella sua corsa se la trova tra i piedi e naturalmente, da quattro metri, l’accompagna in rete. Zorzan, che in realtà riscattò l’insuccesso compiendo poi ottime parate, qui dovette mangiarsi le unghie per il dispetto. Come si può constatare quindi dalla cronaca, il Milan dimostrò fin dai primi 45 minuti la sua superiorità, il punteggio del primo tempo potendo essere anche due a zero in suo favore. Nella ripresa la superiorità milanista si è accentuata ed è divenuta indiscutibile, e per il miglior funzionamento dell’attacco rossonero e un poco anche per l’abbassamento di tono della mediana alessandrina nella quale Parodi si distinse per l’attività nel primo tempo, ma calò poi di tono unitamente ai compagni in linea Barale e Bigando. Il Milan è passato al 12’, al 32’ e al 35’, cioè ad intervalli regolari. Al 12’ Capra veniva atterrato con uno sgambetto sul limite dell’area di rigore da Bigando, al quale era riuscito vano lo sforzo di fermare regolarmente il milanista. Batteva Bortoletti: il pallone rimbalzava contro un difensore e ritornava in area, Capra era svelto ad intrufolarsi ed a sfruttare l’occasione con un tiro imparabile, di rara potenza. Il terzo goal lo coglie ancora Capra. Gabardo, trovatosi a lottare sul limite dell’area con tre avversari, finge di liberarsi del pallone e lo fa tanto bene che i grigi rimangono con tanto di naso quando lo vedono proseguire invece con la palla. Uno dei tre allora (ci sembra Turino), mentre è a terra, tenta di afferrarlo per una caviglia. Gabardo riesce a svincolarsi e tira. Ma a lato. L’arbitro però aveva fischiato il fallo. Lo batte lo stesso centravanti, che dà in profondità a Capra, il quale è svelto a stringere ed a segnare nuovamente. Al 35’ Cossio spostatosi interno imbastisce una azione con Gabardo e la conduce a termine tirando in porta un pallone preciso che dà al Milan il quarto goal. Abbiamo parlato della linea d’attacco milanista: ci resta da dire ora che la prima linea ha ragione di sentirsi tranquilla alle spalle perché la coppia dei terzini, per impeto, precisione e scatto ha ancora vent’anni. Il ritorno di Bonizzoni, tempista e colpitore, ha dato fiducia a Perversi e questi ha raddoppiato l’ardore. Più d’una volta Perversi ha fatto fallire il bersaglio a Casalino. Ci è piaciuto Bortoletti, sempre all’altezza del compito, ma una lode particolare merita Rigotti, per l’impegno e per la precisione con cui ha passato palloni in profondità a Capra. L’Alessandria è squadra suscettibile di miglioramento. L’inesperienza e la deficienza tecnica di qualche suo elemento non le permettono ancora di svolgere un gioco ben definito. I suoi componenti si affidano troppo all’impeto e all’estro estemporaneo. La difesa si è distinta ed ha avuto in Lombardo un terzino molto accorto. Barale è stato nettamente il migliore dei mediani. La linea d’attacco non è dispiaciuta e se non ha potuto farsi luce è un po’ colpa della seconda linea, che non l’ha sorretta come meritava. Casalino e Croce sono state due ali svelte e tecnicamente a posto. Gianesello ha dovuto quasi costantemente vedersela con il secondo. Robotti e Celoria hanno svolto un lavoro notevole. Ottimi i tiri del primo. Buono complessivamente l’arbitraggio. Presenziava alla partita il federale. In tribuna è stata pure notata la presenza del capomanipolo Ticozzelli, reduce dall’Africa Orientale. Nonostante la pioggia caduta nei giorni scorsi, terreno ottimo. L’unica sostituzione dell’Alessandria rispetto all’ultima partita, quella di Ceresa al posto di Chiodi. Il Milan, come è noto, non poteva ancora disporre di qualche buon elemento: Arcari (infortunato), Boffi (militare), Moretti (squalificato). Durante la partita si sono avuti un paio di incidenti di gioco che fortunatamente non hanno mutilato le squadre: ricordiamo lo scontro Gianesello-Barale nel secondo tempo in seguito al quale il milanista, toccato all’inguine, ha dovuto rimanere fuori campo qualche minuto. Quando è rientrato si è spostato all’ala sinistra e conseguentemente Cossio è passato interno e Poggi mediano. Al 21’ del primo tempo (quando le squadre erano 0-0) il Milan ha usufruito di un rigore per fallo di mano; Cossio, incaricato del tiro, ha colpito il palo. Al 38’ l’arbitro ha annullato un goal di Capra per discutibile fuori gioco. (Luigi Grassi, «La Gazzetta dello Sport», 21 settembre 1936) MILAN-ALESSANDRIA 4-1 Le sorti dell’incontro sono rimaste incerte per due terzi dell’incontro, poi sono precipitate rapidamente a favore del Milan. Già la sorte aveva tradito il Milan alla mezz’ora di giuoco, quando un calcio di rigore tirato da Cossio per netto fallo di mano di Barale, era stato respinto dalla traversa. Il guizzante Capra – svelto nell’azione e accorto nei tiri a rete – ha rimediato poco dopo, al 38’, con un’esatta parabola inferta ad un pallone proveniente dalla sinistra. Ma tre minuti dopo un infortunio di Zorzan (un facile pallone bloccato e sfuggito sotto il ventre del portiere) ha dato modo a Banchero di segnare facilmente a porta vuota. Nella ripresa è sembrato che l’Alessandria prendesse quota con una prevalenza abbastanza netta; ma ecco al 14’ entrar in scena Capra, che su calcio di punizione tirato da Bortoletti ha risolto la mischia successiva con un bel tiro parabolico: 2 a 1. Lo stesso Capra, per quanto severamente controllato, ha saputo piombare, al 33’, davanti a Ceresa, mettendo in rete da vicino un calcio di punizione tirato da Gabardo. Le gesta di Capra hanno spinto all’emulazione un altro giovane, Cossio, che dalla posizione di interno sinistro (Gianesello, contuso, era passato all’ala sinistra lasciando il posto a De Manzano) ha giocato un paio di avversari e con azione personale ha completato il punteggio. Ha assistito all’incontro il Segretario Federale. («La Stampa», 21 settembre 1936) Il Milan ha disputato ieri a San Siro una partita vigorosa e fortunata. L’Alessandria è quest’anno una compagine fisicamente bene attrezzata e già a posto come allenamento cosicché il Milan ha dovuto faticare parecchio prima di raggiungere il successo. Il risultato del primo tempo dice esattamente l’equilibrio dei valori in campo. Poi poco a poco il Milan, per merito di Gabardo e Capra tra gli avanti e Rigotti fra i mediani, riusciva a distaccare nettamente gli avversari. È stata la intesa Gabardo-Capra che ha deciso le sorti della partita nella ripresa. Nella mediana Bortoletti è apparso ancora un centromediano inesauribile sebbene un po’ confuso e Rigotti un vecchio e solido giocatore di merito. La difesa ha avuto in Bonizzoni l’uomo migliore; Zorzan, a corto di allenamento poiché veste ancora la divisa militare, ha avuto qualche presa imperfetta. È su una di queste che i grigi hanno segnato il loro unico punto. L’Alessandria prometteva bene nel primo tempo. Anche l’inizio della ripresa non pareva smentire la promessa ma al quarto d’ora veniva il punto di Capra a elettrizzare l’ambiente. Il gioco si faceva duro, ma l’arbitro interveniva tempestivamente e riusciva subito a far rientrare la partita nella normalità. Dopo la terza rete segnata ancora da Capra i grigi si abbattevano moralmente e la prevalenza milanista si faceva molto netta. Il migliore dei grigi è apparso Croce. Soprattutto si è sentita nella prima linea la mancanza di un animatore autoritario in modo che essa pur giocando tutt’altro che male ha lasciato l’impressione di freddezza. Le porte sono state segnate pel Milan da Capra, le prime tre, e da Cossio, che ha segnato l’ultimo punto. Per l’Alessandria ha segnato Banchero che ha messo in rete un pallone sfuggito a Zorzan sul finale del primo tempo. Tre calci d’angolo per parte nel primo tempo e nella ripresa uno solo subito dal Milan e due dall’Alessandria. Nella ripresa Gabardo ha giocato alla mezz’ala destra e Cossio è passato alla mezz’ala sinistra cambiando con Poggi. («Il Piccolo» di Genova, 21 settembre 1936) Fin dall’inizio le alternative dello attacco hanno messo in risalto la maggiore pericolosità dei rossoneri che al 13’ mancavano con Cossio una facile occasione. Al 2’ un passaggio di Gabardo a Cossio viene intercettato con la mano da Barale. Il conseguente calcio di rigore tirato da Cossio batte contro la traversa e precisamente nell’angolo di congiunzione dei pali. Il punto d’apertura viene al 28’ su centro di Cossio e tiro accorto di Capra, ma tre minuti dopo le sorti dell’incontro tornano al punto di partenza perché un infortunio di Zorzan dà modo a Banchero di segnare facilmente il pareggio a porta vuota. L’Alessandria sembra decisa ad imporsi nel secondo tempo con un gioco serrato e vivace ma al 14’ un calcio di punizione tirato da Bortoletti provoca una mischia che Capra risolve mettendo in rete. Lo stesso Capra al 33’ fugge al controllo degli avversari e su calcio di punizione tirato da Gabardo segna ancora. Ormai le sorti dell’incontro sono decise ma Cossio segna ancora il quarto punto. («Il Lavoro», 21 settembre 1936) LA DISGRAZIATA PARTITA DI MILANO La sconfitta di Milano ha dato luogo a commenti non del tutto sereni. Eravamo, per fortuna (altri potrebbero dire purtroppo), sul campo di San Siro domenica e poiché il nostro dovere di cronisti ci abitua a vedere e valutare le partite con particolare serenità, pur sentendo l’amarezza dello scacco subito dai grigi, non ci siamo dati alla disperazione. Il calcolatore freddo che con taccuino alla mano ci fa osservare la casella dei punti vuota per l’Alessandria e sorride beffardamente, non dice nulla di straordinario e di nuovo. Disdice ciò che aveva pensato e detto 8 giorni prima. Tra costoro ci sono anche quelli che avevano detto che Notti non valeva Banchero, che Costenaro era chiuso da Parodi, che Svageli non sarebbe servito né da centroattacco né da centromediano, che Massiglia, Monti, Cavasonza, Menighetti avrebbero subito rimpiazzato gli assenti, che Banchero era il toccasana dell’attacco alessandrino e Parodi la colonna, il fulcro della squadra. È comodo prevedere il disastro quando la casa incomincia a crollare, ma non è sufficientemente sportivo peggiorare la situazione con atteggiamenti tragicomici; salvo rimangiarsi alla distanza di otto giorni tutti gli improperi gettati a vanvera nel periodo critico. Abbiamo sentito – dopo la sconfitta – commenti disparati, valutazioni opposte, salvataggi meschini a questo e a quel giocatore, colpe inesistenti. Le cause della sconfitta sono varie e non irrimediabili. Le partite di calcio sono fatte apposta per giocare tiri birboni e misurare la quota e la passione di certi sportivi all’acqua di rose con risultati imprevisti e basta certe volte un calcio di punizione per invertire l’esito di un incontro e provocare il disordine nella squadra più ordinata. Domenica, ad esempio, la Lazio, rinforzata dai giocatori grigi, la cui dipartita ha provocato l’indebolimento dell’Alessandria, è stata battuta – come l’Alessandria – per 1 a 4 a Genova. La Lazio ha creato 15 azioni da rete e 5 tiri sono stati respinti dai pali. Disdetta bella e buona all’attacco, sfortuna nei tiri, bravura di Bacigalupo, sta bene; ma, dopo tanta superiorità, restano inconfutabili i quattro palloni raccolti da Blason in fondo alla rete laziale. Eppure c’era Piola, non c’era Banchero; erano presenti gli idoli Riccardi, Busani e Milano, per i quali oltre cento alessandrini hanno preferito recarsi a Genova. Chi ci riesce a capire qualche cosa? I punti fermi della squadra grigia sono stati a Milano due: Parodi e Banchero. Parodi lo scorso anno fu redditizio ma giocò sempre all’altezza dei terzini. Oggi i suoi difetti si notano di più perché davanti a lui c’è un centro fermo. Quando l’attacco scende nell’area avversaria, Parodi non segue con la stessa rapidità l’azione dei compagni, difficilmente corre, è lento nei movimenti e provoca il vuoto tra i reparti. Quando si trova in possesso della palla è sempre troppo distante dagli avanti e si trova costretto a passare, nove volte su dieci, al mediano laterale che, a sua volta, rallenta il ritmo delle azioni offrendo alla difesa avversaria la possibilità di retrocedere e rendere più difficile l’incursione. Costenaro, nei confronti di Parodi, riusciva a far viaggiare le ali con allunghi opportuni. Il rendimento di Parodi è quindi in riferimento al gioco del centroavanti. Domenica, infatti, con Croce al centro e gioco più mobile, più intenso anche se non più chiaro, Parodi negli ultimi 15 minuti della partita ha abbandonato la difesa per passare all’attacco ed in quel periodo è stato il miglior uomo in campo e l’Alessandria ha chiuso il Milan nella propria area. Banchero, se non c’è il terreno pesante, non può fare l’uomo di punta. Egli non è l’uomo che scavalchi in velocità i terzini e punti verso la rete; è bravo nel coordinare l’attacco nelle azioni manovrate, nelle tessiture a triangolo ed è più redditizio nel preparare le azioni che a sfruttarle. Ma come può Banchero svolgere tale tattica se tra lui ed il centrosostegno vi sono sempre 50 metri di distanza, se le sue mezze ali sono sempre arretrate? Questi sono i punti fermi della squadra locale. Non collegando i due centri, gli altri giocatori hanno scoperto i loro difetti di inesperienza, di lentezza, d’imprecisione e, quando le cose incominciano ad andar male, non c’è pronostico che tenga. Col calcio di rigore commesso da Barale il Milan, fino allora abulico, intravvide le possibilità di successo e si rincuorò. Nella ripresa l’Alessandria tentò di ristabilire la distanza, ma la squadra non esisteva e ci pareva di assistere alla famosa partita di Coppa Italia a Genova. Croce si prodigò al centro, Banchero fece buone cose come ala, e Robotti tentò la via della rete ma i suoi tiri più vicini partivano da 25 metri. Robotti non varcò mai l’area di rigore avversaria perché sempre troppo arretrato per prepararsi l’azione. Celoria vedeva tutti i suoi passaggi all’ala Casalino finire sulla testa di Rigotti, che a metà traiettoria intercettava la palla senza durare fatica. Casalino, Lombardo e Barale avevano accusato colpi duri e Bigando aveva timore di pestare i calli all’ala destra Capra, un ragazzo che passò a piacimento tra Bigando e Turino e collocò nella rete dello sfortunato Ceresa tre palloni quasi per beffa. Cosa resta da fare? Notti, Costenaro e Svageli, che sarebbero tornati utili, sono stati venduti; Bonino potrà giocare il 1º gennaio; Monti è ancora acerbo; Massiglia non dà per ora grande affidamento. Le innovazioni potrebbero essere numerose ma noi siamo di avviso di non rivoluzionare i quadri. Contro il Bologna la squadra c’era e tornerà a ricomporsi. Stando alla partita di domenica bisognerebbe togliere addirittura tutti gli 11 giocatori. Basta toccare il centrosostegno od il centroattacco e la squadra riprenderà quota. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 26 settembre 1936) RISULTATI: Bologna-Bari 2-2 Fiorentina-Napoli 1-1 Genova 1893-Lazio 4-1 Juventus-Lucchese 1-1 Novara-Ambrosiana 3-5 Roma-Sampierdarenese 3-0 Triestina-Torino 0-2 CLASSIFICA: Genova 1893 4; Bologna, Roma 3; Ambrosiana, Bari, Fiorentina, Juventus, Lazio, Lucchese, Milan, Napoli, Sampierdarenese, Torino, Triestina 2; Alessandria, Novara 0 MARCATORI 4 gol: Meazza (Ambrosiana) 3 gol: Capra (Milan), Pantani (Genova), Piola S. (Lazio) 2 gol: Dibenedetti (Roma), Gabetto (Juventus), Gobbi (Genova), Rizzotti (Novara), Stella (Fiorentina) 1 gol: Andreoli (Lucchese), Andreolo (Bologna), Banchero (Alessandria), Bo (Torino), Buscaglia C. (Napoli), Buscaglia P. (Torino), Busidoni (Triestina), Busoni (Bologna), Chizzo (Triestina), Cossio (Milan), Costa G. (Lazio), Costantino (Bari), Dalberto (Roma), Fasanelli (Genova), Fedullo (Bologna), Ferrari Gio. (Ambrosiana), Frossi (Ambrosiana), Mariani (Novara), Mascheroni (Sampierdarenese), Michelini (Lucchese), Perazzolo (Genova), Romano (Novara), Silano (Torino), Spivach (Sampierdarenese), Violi (Bari) Il punto sul campionato Dopo due giornate di campionato vi era il Genova in vetta alla classifica grazie alla vittoria ottenuta contro la Lazio. La formazione ligure aveva un punto in piu' di Roma che aveva nettamente sconfitto il Sampierdarena con i gol di Dalberto e la doppietta di Dibenedetti e Bologna che era stato fermato sul pari dal Bari. Prima vittoria stagionale per l'Ambrosiana che aveva espugnato il campo del Novara: mattatore della sfida Meazza autore di tre reti. Il Torino aveva espugnato il campo di Trieste con i gol di Bo e Silano. Non era bastato il gol iniziale di Gabetto alla Juventus per sconfiggere la Lucchese, dopo undici minuti Andreoli aveva trovato il gol del pareggio.