Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1936/1937
Serie A
11-10-1936 - Giornata: 5 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Juventus FC 1 - 0 (1 - 0)
RETI: 10. Robotti L.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Giuntoli Adolfo, Massiglia Armando, Menighetti Oreste, Robotti Luciano, Coscia Aristide, Croce Aldo All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
JUVENTUS: Amoretti; Foni, Rava; Depetrini, Monti, Bertolini; Neri (II) Giacomo, Borel (II) Felice Placido, Gabetto, Varglien (II) Giovanni, Dué. All.: Rosetta Virginio.

Arbitro: Scorzoni Raffaele (Bologna) [Barbieri, Pedemonte]
Note
Angoli: 6-4 (1-1). Spettatori: 5.000. Giornata di sole, terreno leggermente viscido. Inizio gare ore 15:00.

Commento
ALESSANDRIA-JUVENTUS 1-0 (1-0) Battendosi con ammirevole slancio l'undici grigio riesce a prevalere sulla ancor malcerta compagine juventina Per l’Alessandria, rimasta a zero in quattro gare consecutive, doveva essere la partita della rinascita; per la Juventus, messa in svantaggio dallo scacco subito allo stadio Mussolini, doveva essere l’incontro della riscossa. La squadra grigia, trovata una inquadratura sufficientemente salda con il ritorno di alcuni titolari la cui assenza si era precedentemente fatta sentire, ha saputo dare al suo giuoco il necessario vigore ed ha ottenuto un successo legittimato da una superiorità che, specie nel primo tempo, è stata nettissima. La Juventus, invece, procedendo ancora per tentativi tanto nell’impostazione della mediana quanto nella formazione dell’attacco, non solo non ha migliorato in modo notevole il rendimento della prima linea, ma ha indebolito anche la seconda, sì che la squadra, di fronte all’animosa azione dell’Alessandria, si è spesso disunita, rischiando di subire un punteggio più severo e mancando le occasioni favorevoli, che non furono poche. Il primo tempo fu prettamente di marca grigia. L’Alessandria partì di scatto all’offensiva e subito i suoi avanti presero a tirare mettendo senz’altro in serio pericolo la rete juventina. L’intraprendenza e la velocità degli ospitanti trovò sfogo per la scarsa resistenza che la mediana bianconera fu in grado di opporre. Robotti, il più attivo ed il più pericoloso del quintetto lanciato all’assalto, si vide neutralizzare da Amoretti un paio di tiri di notevole potenza. Menighetti e Croce non ebbero miglior fortuna, ma la folla – numerosa sì, ma non come negli anni in cui la Juventus si presentava con le maglie fregiate dello scudetto – intuì che la squadra non era più quella delle precedenti giornate senza gloria e prese ad incoraggiare i suoi ragazzi con gran calore, alimentando la fiamma del loro entusiasmo, spronandoli all’offensiva per il conseguimento del successo. La Juventus reagì a tratti e su centro di Neri, Gabetto sempre in moto alla ricerca del goal effettuò anche una girata che mancò di pochissimo il bersaglio. Tuttavia la gara era comandata dai grigi ed al 10’ i locali conseguivano quel punto che doveva poi risultare decisivo agli effetti del risultato. Goal fortunoso, se si vuole, ma non immeritato dato l’andamento del giuoco: Varglien II, ricevendo la palla in seguito ad una rimessa laterale, ritenne opportuno mandarla indietro a Rava che era piazzato in modo da poter rinviare; il passaggio, mal calcolato, non mise il terzino in condizione di liberare e offrì modo a Robotti di precedere il bianconero e di scattare tutto solo in area di rigore. La puntata dell’attaccante alessandrino diede subito la sensazione del punto inevitabile ed infatti Robotti, quando fu a non molta distanza da Amoretti, scoccò un tiro violento. La palla picchiò sotto la traversa, rimbalzò a terra ed entrò in rete. Niente da fare per il portiere. L’Alessandria continuò sullo slancio, costrinse Amoretti a parate di pugno che crearono brutte mischie avanti alla sua porta, tentò con lo stesso centrosostegno alcuni tiri improvvisi, ma non aumentò il distacco. Corse, anzi, il rischio di non essere raggiunta quando Neri mandò al centro un pallone che Duè, solo e ben piazzato proprio a due passi dalla porta, riuscì a spedire a lato in modo inconcepibile. Fu, questa, una delle migliori occasioni, ma non la sola che la Juventus sprecò per l’imprecisione dei suoi avanti. Il giuoco si mantenne vivace nei due campi sino al termine del tempo e Varglien II, passato per un po’ di tempo nella mediana a sostituire Depetrini che, zoppicante, s’era portato all’estrema sinistra, ebbe modo di convincerci una volta di più che la sua azione, non brillante all’attacco, acquista in modo notevolissimo quando è utilizzata per la linea di sostegno. Alla ripresa la Juventus tornò allo schieramento iniziale e si sforzò di risalire lo svantaggio. Non vi riuscì perché l’Alessandria, pur essendo meno vivace che nei primi quarantacinque minuti, continuò a lottare con impegno, perché Duè e Gabetto sbagliarono ancora sotto porta un paio di occasioni, perché Borel II, provato dalla fatica, restò costantemente in posizione arretrata, limitandosi a smistare ai compagni palloni che essi regolarmente perdevano non appena a contatto con i terzini grigi che pure non costituivano, né per bontà di piazzamento né per sicurezza di rimando, un punto di forza dell’unità alessandrina. Già debole di per se stesso, l’attacco juventino non fu neppure spalleggiato, in detto secondo tempo, da una mediana efficiente: Monti, beccato non sempre a ragione dal pubblico, non ebbe come di consueto l’esatta visione del giuoco e, spingendosi in avanti, fu preso nella rete del giuoco alessandrino, sì da limitare a pochi gli interventi utili. Bertolini si smarrì in cento incertezze e non si rimise in carreggiata. In queste condizioni la Juventus non poté evitare la sconfitta. Ebbe ancora situazioni brutte nella sua area e ne creò parecchie in quella dei grigi. Prese e restituì parecchi calci d’angolo, ma il punto non lo ottenne. Anche un secco tiro di punizione scoccato da Borel fu sventato in tuffo da Ceresa. Anche un pallone battuto proprio all’ultimo minuto da Bertolini vide pronto alla respinta il portiere alessandrino. L’incontro sull’uno a zero determinato dal punto di Robotti. L’Alessandria è certo in ripresa. «Non aveva giuocato mai così bene in precedenza», dicevano ieri i suoi seguaci. C’è brio all’attacco dove Robotti la fa da comandante; c’è resistenza nella mediana perché Giuntoli va bene, Parodi è in forze e Barale è sempre quel tenacissimo che conoscete. All’ottimo grado di forma del portiere non fa ancora riscontro un lavoro sufficientemente sicuro dei due terzini, di Turino specialmente. La squadra, suscettibile di miglioramento, non appare condannata al posto di fanale di coda, tanto più che Stürmer è uomo da sveltire i molti giovani che in essa hanno trovato posto. C’è poco di nuovo da dire sul contro della Juventus. La difesa regge. La mediana non si è giovata delle sostituzioni in essa apportate. L’attacco è più che mai alla ricerca di un giuoco che non si basi sul caso o sul tentativo di un singolo. Il male è proprio lì. Come, quando e con quali uomini si potrà guarire, resta un mistero. (Luigi Cavallero, «La Stampa», 12 ottobre 1936) L’attesa del pubblico alessandrino non è stata vana: la squadra grigia, dopo quattro partite chiuse con gravi sconfitte, si era ripromessa di ritrovare se stessa nell’incontro con gli ex campioni d’Italia allo stadio del Littorio; e ieri, nettamente superiore alla compagine bianconera, si è meritata il plauso e l’ammirazione del pubblico e dei tecnici. Tra le file degli alessandrini sono ricomparsi Lombardo, Parodi e Croce e la squadra ha manovrato con scioltezza e sicurezza nel tocco della palla. Parodi, a centrosostegno, dopo una domenica di riposo è ritornato il redditizio giocatore dello scorso anno con maggior chiarezza di vedute e prodigo nel lavoro di rifornimento all’attacco. Il centrosostegno alessandrino è stato migliore di Monti e nelle numerose azioni a ridosso dell’area avversaria è riuscito ad impegnare Amoretti con tiri forti e precisi. Degli alessandrini si sono distinti Ceresa, Parodi, Giuntoli, Coscia e Robotti. La Juventus si è sgretolata alle prime raffiche degli indiavolati alessandrini che scendevano nell’area avversaria con azioni manovrate ed insistenti; Bertolini, tornato in isquadra, è stato l’ombra del magnifico giocatore già in casacca grigia e tecnico mediano della nazionale italiana. Monti, «giocato» di destrezza dai giovani avversari, non è riuscito a riprendersi ed a collegare la mediana con gli avanti. All’attacco Neri è stato il migliore; Gabetto non è mai riuscito ad aver ragione dei difensori alessandrini e Duè, all’estrema sinistra, ha fallito un’azione da goal facilissima. Complessivamente la Juventus è molto giù di rendimento e lavora affannosamente per coprire la deficienza di vari giocatori. Per la cronaca, l’Alessandria inizia la partita giocando contro sole. I grigi, per merito di Croce impegnano subito Amoretti in una parata ed al 2’ il portiere juventino è chiamato nuovamente al lavoro da un tiro di Robotti. I bianconeri reagiscono e, su allungo di Bertolini, la palla viaggia nel settore sinistro, dove Neri effettua un magnifico centro che Borel raccoglie e tira a lato. Poche battute alterne, indovinato palleggio di Coscia che si libera di Monti e fallo laterale a metà campo. Rimette Barale a Massiglia, che allunga in profondità approfittando di un’incertezza di Varglien, raccoglie Robotti che entra nell’area di rigore: Amoretti gli esce incontro, ma non può evitare che il tiro del centrattacco alessandrino si insacchi in rete dopo aver battuto sotto il montante (10’ della partita). La prevalenza dell’Alessandria continua costante. Segnaliamo una mischia pericolosa nell’area di Amoretti e immediata risposta degli ospiti; Neri fallisce l’occasione. Il primo tempo termina con l’Alessandria in vantaggio di una rete. Nella ripresa, dopo alcune puntate dei bianconeri, l’Alessandria riprende il dominio della partita e gioca nell’area avversaria; due angoli contro la Juventus al 5’ e due contro l’Alessandria al 20’. Tiri di Parodi e Robotti parati; azioni alterne e, sul finire della partita, la Juventus si produce in un magnifico finale che, però, non sorte effetto per la calma difesa alessandrina, anche se Lombardo ha commesso alcuni madornali errori nella propria area. (Mario Scabiolo, «Il Piccolo» di Genova, 12 ottobre 1936) Finalmente la squadra alessandrina ha ritrovato se stessa chiudendo vittoriosamente la partita contro gli ex campioni d’Italia e convincendo tecnici e pubblico per la sua ottima condotta di gara. L’Alessandria ha dominato oggi in virtù del gioco svolto dalla mediana; Parodi è stato superbo nel gioco di difesa e di offesa, ottimamente coadiuvato dai laterali e in special modo da Giuntoli. Oltre che per il gioco della linea di sostegno l’Alessandria ha impressionato favorevolmente per l’intesa del trio centrale guidato da Robotti. Gli interni Menighetti e Coscia hanno sfoggiato ottime qualità tecniche ad esemplare volontà. Le ali Massiglia e Croce non erano nella loro miglior giornata. Una bellissima partita ha disputato Ceresa che si è esibito in alcune parate veramente difficili. I terzini, dopo un buon inizio, sono calati nel finale di gara. La Juventus, con la mediana sfuocata e l’attacco privo di collegamento e impreciso nei tiri non ha mai dato l’impressione di preoccupare seriamente la difesa avversaria nei primi tre quarti dell’incontro. Borel ha sciupato troppi palloni con tiri da lontano e Duè non ha saputo trarre profitto da un’ottima occasione offertagli da Neri a pochi passi dalla rete alessandrina. Della squadra juventina il reparto migliore è risultato quello difensivo. L’Alessandria dopo due tentativi di Croce e Robotti che impegnano Amoretti ottiene il punto della vittoria al 10’ della partita con un’azione scaturita da metà campo. Su rimessa di Barale, Massiglia approfittando di una incertezza di Varglien serve in profondità Robotti che, senza arrestare la palla entra nell’area avversaria e nonostante il tempestivo intervento di Amoretti colloca la palla in rete con un tiro preciso e forte, sotto la traversa. Il punto galvanizza la volenterosa squadra provinciale che costringe la Juventus a chiudersi nella propria area. Sugli spali dei popolari i sostenitori alessandrini issano i cartelli dell’orso grigio che da vario tempo erano rimasti in ombra. Il pubblico indica entusiasticamente la squadra locale protesa nell’attacco per il raggiungimento di una vittoria più netta. Robotti, Croce e Massiglia si rivelano spesso incerti nell’area di Amoretti e Foni e Rava sventano l’insidia. Al 22’ su contrattacco juventino l’ala destra Neri riesce ad effettuare un centro nell’area di Ceresa; Barale preoccupato di marcare Borel II lascia liberò Duè, ma l’ala sinistra juventina calcia esageratamente alto e dal lato opposto della rete alessandrina. Ritorno dei grigi in costante predominio nella metà campo torinese; tiri di Parodi, Robotti, Borel e Gabetto. Un angolo per parte e poi la fine del primo tempo. Da notare un evidente fallo di mano in area di rigore commesso da Bertolini al 24’ per caduta sul pallone. L’arbitro non ha concesso la punizione ritenendo il fallo involontario. Depetrini contuso in uno scontro con Giuntoli è stato fuori campo dal 32’ al 38’. Nel secondo tempo le squadre sempre con gioco aperto tentano la via del goal, ma gli uomini dell’attacco non trovano l’attimo per la stoccata decisiva: i tiri più preoccupanti per i portieri vengono effettuati da Parodi per i grigi, da Monti e Bertolini per la Juventus. Negli ultimi dieci minuti della partita l’Alessandria è costretta a chiudersi nella propria area di rigore, mentre gli ex campioni d’Italia tentano rabbiosamente di ristabilire il pareggio. Un tiro piazzato di Bertolini al 42’ radente e a fil di palo trova Ceresa pronto a bloccare con un tuffo perfetto. Il fischio finale è salutato festosamente dal pubblico alessandrino che aveva vissuto in ansia gli ultimi minuti della partita. («La Gazzetta dello Sport», 12 ottobre 1936) LA CONVINCENTE VITTORIA DI DOMENICA Alla fine della partita il pubblico era giubilante e salutò i suoi beniamini con scroscianti applausi. È bastato un incontro solo per richiamare alla realtà tutti coloro i quali si erano affrettati a definire l’Alessandria liquidata, chiusa inesorabilmente da quattro secche sconfitte, povera di stile e di tecnica. Novanta minuti di gioco contro gli ex campioni d’Italia hanno sepolto con una raffica risanatrice le preoccupazioni ed i timori del novanta per cento degli zelatori grigi. Abbiamo detto nella presentazione del campionato che l’Alessandria ha la sua forza maggiore nell’istruttore, sempre che questi, come dicono i dirigenti della società, possa preparare e formare la squadra senza pressioni da parte di commissioni e di sportivi troppo zelanti. A Roma con un pugno di ragazzi l’Alessandria ha sfiorato il successo contro i giallorossi e domenica di fronte alla Juventus ha confermato la bontà del suo gioco e le possibilità di poter allestire in breve tempo un’unità che potrà dare grandi soddisfazioni. A difesa della rete, Ceresa è all’altezza dei portieri delle più grandi squadre ed essendo giovane d’anni e di carriera ha tutte le possibilità di migliorare ancora. La mediana col ritorno di Parodi e l’innesto di Giuntoli ha cambiato gioco; Parodi si è distaccato definitivamente dalla linea dei terzini per esibirsi a centrosostegno d’attacco sullo stile di Bernardini. E la mediana grigia ha offuscato domenica quella bianconera dai nomi altisonanti come Depetrini, Monti e Bertolini. Dal gioco prodigo della linea di sostegno, l’attacco ha potuto manovrare con buona tecnica e notevole estro. Menighetti, Robotti e Coscia hanno dato spettacolo d’intesa nell’azione manovrata facendoci ricordare il trio centrale dei grigi ai tempi di Baloncieri. Menighetti e Coscia mancano ancora di decisione nel tiro, ma entrambi furono sempre sulla palla ed hanno dimostrato di saperla giocare di primo tocco come vuole l’istruttore, evitando le cariche degli avversari ed effettuando spostamenti d’azione improvvisi e smarcamenti giudiziosi. Il più giovane del trio, Coscia, ha la stoffa del grande giocatore: disinvolto, scaltro e coraggioso. Questo allievo, se migliorerà fisicamente, potrà fare molta strada; il «bolide» è un ragazzo modesto che non si illude della ventata di popolarità e si attiene alle osservazioni dell’istruttore con la massima disciplina e diligenza, riconoscendosi ancora inesperto. Questi tre ragazzi domenica hanno fatto buone cose e se avessero avuto la cooperazione continua delle ali il loro gioco sarebbe stato più redditizio. Croce e Massiglia hanno giocato discretamente; entrambi possono fare molto di più. Robotti, continuamente sballottato da un ruolo all’altro del trio centrale, ha lasciato comprendere che ha buone doti di trascinatore e di realizzatore. Dovrà rinfrancarsi nel «mestiere» del centroavanti, poiché i giocatori in tale ruolo non si improvvisano. Il reparto che non è ancora in buona forma è quello dei terzini; Lombardo e Turino sono stati discontinui nel rendimento e i loro rimandi non sono sempre stati sicuri. Tutti i giocatori hanno lottato con animo e prodigalità, e l’affermazione sulla Juventus si può definire la vittoria della volontà. L’elogio incondizionato deve essere rivolto alla squadra in blocco e all’istruttore, per la bella prova fornita, proprio nel momento in cui una nuova sconfitta avrebbe potuto essere fatale per il buon nome del calcio alessandrino. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 17 ottobre 1936) RISULTATI: Ambrosiana-Roma 2-1 Bari-Triestina 4-0 Lazio-Fiorentina 2-1 Lucchese-Bologna 2-2 Napoli-Genova 1893 0-0 Sampierdarenese-Milan 0-0 Torino-Novara 4-1 CLASSIFICA: Torino 8; Bologna, Genova 1893, Lazio 7; Bari, Lucchese 6; Ambrosiana, Fiorentina, Milan, Roma, Sampierdarenese 5; Juventus, Napoli 4; Triestina 3; Alessandria, Novara 2 MARCATORI 5 gol: Meazza (Ambrosiana), Piola S. (Lazio) 4 gol: Buscaglia P. (Torino), Capra (Milan), Pantani (Genova), Romano (Novara) 3 gol: Dibenedetti (Roma) Il punto sul campionato LA "GRANDE INFERMA,, DEL CAMPIONATO L'attacco juventino e i problemi che si prospettano La più precisa e veritiera visione della situazione la si. ha osservando la classifica. Discorsi se ne possono fare molti, ma le cifre hanno una loro eloquenza insuperata. A chi chiedesse se il Torino merita il primo posto si potrebbe rispondere: cerca nelle caselle della graduatoria e vedrai che la squadra granata è quella che ha vinto il maggior numero di gare e segnato il maggior numero di porte. A chi si stupisse dello scivolone fatto dalla Juventus si potrebbe far osservare che la squadra bianco-nera ha realizzato tre soli goals in cinque gare, troppo pochi per un attacco sia pure mediocre. La classifica illustra, inoltre, la regolarità di marcia del Bologna e della Lucchese, le sole due unità ancora imbattute; denuncia le pecche difensive del Novara e della Triestina; rivela lo squilibrio di forze esistente nei ranghi del Napoli. Giudizi sicuri non possono ancora essere emessi quando undici squadre sono raggruppate nello spazio di tre punti, ma le indicazioni sono da ritenere esatte quando Torino Bologna e Lazio vengono classificate le unità migliori. In un mese di torneo i granata si sono infatti imposti come i più «vivi» del lotto, i rossobleu come i più tenaci e gli « azzurri » come i più promettenti... per un non lontano avvenire. Storia di dieci « avanti » Quanto non dice la classifica lo rivelano, a volte, le gare. Torniamo a parlare della Juventus, squadra di gran nome umiliata da più di una vicenda disgraziata. Siamo stati fra i primi a denunciare le manchevolezze dell'assetto juventino e non ci siamo mai illusi che la crisi che travaglia l'unità bianco-nera potesse essere risolta con facilità ed in poco tempo. Quando si debbono sostituire elementi di grande classe con ragazzi non ancora collaudati, bisogna aver molta pazienza, idee precise e perseveranza. Non ci pare che questo sia il metodo adottato in casa juventina. L'attacco, il settore cioè che s'è tentato di ricostruire, non ha trovato ancora uno schieramento tipo. Dieci giuocatori si sono alternati nel reparto: Menti, Cason, Borei II, Gabetto. Barberis, Varglien II, Due, Neri, Scagliotti, Depetrini, senza che mai la linea abbia funzionato a dovere. Solo a Napoli la prova ha soddisfatto, ma le esibizioni successive del quintetto sono state così negative che quasi si pensa alla eccezionale giornata di vena della squadra tutta piuttosto che ad un effettivo valore degli uomini che in quell'occasione collaborarono efficacemente al conseguimento della vittoria. Dei dieci giuocatori nominati non sono molti quelli che la classe sorregge. Varglien II e Depetrini sono mediani e non è il caso di discuterli come attaccanti. Menti e Cason non hanno superato in una intera stagione il livello della mediocrità. Borei II ha ripreso solo ora a giuocare e avrà bisogno di riacquistare completa fiducia per essere all'altezza della sua fama. Gabetto, senza l'aiuto di due interni completamente dediti a lui, vaga sperduto in area di rigore senza realizzare. Inoltre non ha tendenza all'altruismo ed invano il quintetto attende una spinta, un aiuto dal suo condottiero. Barberis, che non si ha avuto modo di valutare bene, può essere una speranza, ma al presente non rappresenta una soluzione. Scagliotti è un enigma e c'è chi vorrebbe che si insistesse su di lui e chi lo considera più di danno che di vantaggio. Due e Neri han reso dubbiosi anche coloro che all'epoca degli acquisti erano entusiasti di loro. Bisogna decidersi Se Rosetta non fosse la calma personificata, avrebbe già perso la pazienza nel dover lavorare con elementi cosi poco utilizzabili. L'allenatore juventino, invece, prova e riprova, con la speranza, ogni volta, che i tentativi diano buoni frutti. Ora egli deve chiedersi se conviene sacrificare (il termine è esatto) Borei II nel ruolo di interno o restituirlo a quello suo abituale di centro attacco. Che «Farfallino» possa essere una buona mezz'ala è fuor di dubbio, perchè ha precisione nel passaggio, chiara visione del giuoco ed un tiro che, anche se scoccato da lontano, può riuscire pericoloso, ma che al centro egli renda assai di più è fuor di discussione avendo doti nettamente superiori a quelle dell'intraprendente ma troppo individuale Gabetto. E se Borei tornerà al posto suo (l'esperimento verrà tentato, c'è da esserne certi) chi porgli a fianco? Il fratello e Scagliotti? O ancora Barberis ? Bisogna decidersi nella scelta e poi insistere con gli uomini ritenuti adatti, altrimenti il problema resterà sempre insoluto. Bisogna decidersi anche perchè con un attacco inconsistente si obera di lavoro la mediana, dove qualche uomo comincia ad averne abbastanza di sgobbare inutilmente. Chi ha visto Monti ad Alessandria può aver avuto l'impressione che il mediocentro juventino sia in imperfette condizioni di forma, lento, impacciato, impreciso. Ebbene, molto probabilmente Monti, che è atleta serio, coscienzioso, volitivo, deve essere assai seccato di lavorare senza tregua in favore di un attacco che non sfrutta l'opera sua. La prima linea non va avanti se non è servita con frequenza, ma troppo spesso perde la palla al primo contatto con gli avversari, ed allora ecco che la mediana, la quale avrebbe ben voluto dedicarsi a compiti offensivi, deve retrocedere per fronteggiare la minaccia portata dagli attaccanti opposti. Il lavoro diventa improbo e difficile e Monti non è tipo da non irritarsi per questo. Egli, che potrebbe fare tuttora eccellente figura in una squadra che avesse un assetto equilibrato, finisce di « ballare » nel posto suo di centrosostegno quando gli interni gli negano ogni collaborazione. Ci pare, con quanto esposto, di aver lumeggiato con precisione quella che è la situazione della Juventus. E' giusto preoccuparsi di essa mentre si è ancora alle prime battute del torneo. E' doveroso, per i dirigenti, studiare il da farsi e trovare i rimedi, se non si vuole che, minato alle basi, indebolito nei punti di maggiore responsabilità, l'edificio - squadra crolli malamente. La rassegnazione va bandita. Solo con il lavoro assiduo, con la volontà costante, si può puntellare l'unità in attesa che l'opera di ricostruzione si sviluppi in modo confortante. (La Stampa - Luigi Cavallero, 13/10/1936)