Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1936/1937
Serie A
08-11-1936 - Giornata: 8 - Genova - Littorio, Cornigliano


Sampierdarenese AC - Alessandria US 5 - 0 (1 - 0)
RETI: 39. Bodini (II) R. [Sa] , 61. Mascheroni O. [Sa] , 66. Cappellini R. [Sa] , 69. Cappellini R. [Sa] , 81. Mascheroni O. [Sa]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Giuntoli Adolfo, Massiglia Armando, Menighetti Oreste, Robotti Luciano, Coscia Aristide, Banchero (I) Elvio All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
SAMPIERDARENESE AC: Profumo; Bodini (II) Renato, Rigotti (I) Guido; Lancioni, Battistoni (V) Giovanni, Malatesta; Mascheroni, Cappellini, Bollano, Rossi Giulio, Biagini. All.: Mészaros István.

Arbitro: Mazza Aniello (Torre del Greco) [Milanone, Savio]
Note
Angoli: 5-3. Spettatori: 6.000. Incasso: 30.000 lire Giornata di sole ma abbastanza ventilata Inizio gara ore 14.30

Commento
Nel primo tempo si è coniugato il verbo della noia; nella ripresa ha lavorato la matrice dei goals. Il cinque a zero, sonoro e lusinghiero, ha avuto vita nello spazio di dieci minuti, quanti ne sono bastati perché il punto di Bodini – ottenuto su calcio di punizione con uno di quei tiri che lasciano allibiti i portieri – non dovesse restare solo interprete di una differenza di classe che non ha avuto modo di rifulgere perché i rossoneri, ieri, non erano in vena. Le trentamila lire di pubblico presenti se ne sono comunque andate soddisfatte assai, perché un cinque a zero non è cosa solita nel ruolino dei rossoneri. Per trovare un risultato analogo bisogna risalire… ai tempi delle crociate: o meglio (fuor di scherzo) ai tempi della prima divisione. La Sampierdarenese di oggi è ancora parecchie linee al disotto delle sue possibilità. La squadra, la forte squadra, è in via di crescita: si sta perfezionando, amalgamando, completando. Atleticamente gli uomini sono tutti a posto, nessuno escluso: merito speciale di Mészáros, che non ha molti allenatori che lo valgono per ciò che concerne cura fisica del giocatore. Tutti, eccezione fatta naturalmente per coloro che – come Bollano e Cappellini – devono ancora raggiungere il limite massimo delle loro possibilità perché non è ancora finito il ciclo della loro razionale preparazione. Questa fase di assestamento, cui non potrà non giovare la nuova parentesi internazionale, porterà fra non molto l’undici ad un punto tale di fusione da permettergli il conseguimento di lusinghieri risultati contro quelle squadre che hanno ben più vigore agonistico e incisività tecnica dell’Alessandria. Il cinque a zero di ieri non si deve quindi considerare un’affermazione insorpassabile; è soltanto una promessa. Ci è parso ieri che i giocatori specie di prima linea abbiano molto bisogno di stare insieme, di conoscersi, di abituarsi. Parecchie volte il concetto e il pensiero dell’uno non sono stati capiti dall’altro. E la squadra è venuta fuori solo alla distanza, dopo un lunghissimo periodo – quasi tutto il primo tempo – speso nella ricerca di quel legame che non poteva invece ritrovarsi anzitutto perché la palla veniva tenuta costantemente nelle regioni stratosferiche e poi perché non tutti gli uomini aveva il «tempo» esatto e la chiara percezione del da farsi. E c’era anche la tendenza ad accentrare, dannosa giacché le due semiali dell’Alessandria giocavano costantemente inserite nella mediana. Dieci minuti di gioco arioso e veloce sono bastati per liquidare la pratica. Fra i vincitori è da rilevare la nuova superba esibizione di Bodini, numero uno sotto tutti gli aspetti. Bodini ha dominato e senza calcare il piede sull’acceleratore. Ma una gara degna, modello di precisione e di riguardosità, è stata pure quella di Rigotti il quale, se non erriamo, si avvia verso un periodo di salute fisica piena e di bella centratura tecnica. Profumo ha fatto il poco che c’era da fare con sicurezza; bisognerà però che si astenga dal chiedere troppo spesso la palla ai compagni. Ieri gli è stato risparmiato qualche dispiacere appunto perché i suoi compagni non gli hanno dato retta. La mediana ha lavorato molto ma non è apparsa il solito miglior reparto dell’undici. A parte l’irruenza e la straordinaria mobilità di Battistoni, che è veramente prezioso, Malatesta non ha giocato benissimo, cascando nel solito difetto di tenere troppo la palla e facendosi anche sorprendere qualche volta spiazzato. Migliore – se pure non perfetto – Lancioni. All’attacco, Mascheroni lega il suo nome a quattro dei goals segnati. Due sono opera sua; gli altri due hanno avuto origine da suoi centri perfetti. Il ragazzo precisa di domenica in domenica la sua personalità stilistica; peccato che egli non voglia assumersi più spesso la responsabilità del tiro. Ma la sua arte dello scarto e la dosatura del passaggio ne fanno un giocatore di chiarissima classe, specialmente oggi che viene lanciato con abilità da Cappellini, il quale ieri ha giocato con intelligenza e con puntiglio. Gli manca ancora un po’ di velocità. Il piccolo Bollano, atteso con moltissima curiosità, ha confermato le promesse della vigilia, ammesso che ce ne fosse bisogno, perché già a Bologna e a Bari il «balilla» aveva giocato ottimamente. Egli ha avuto una volta la rete a portata di piede e ha mancato la trasformazione per aver messo troppo alzo; ma ha tentato del resto il successo con tiri improvvisi e pericolosi, ha smistato ottimi palloni, ha dato insomma una bella impressione di intelligenza e di capacità. In crescendo Biagini, valoroso pure Rossi, più come uomo di fatica che come cannoniere. Povera Alessandria! È ridotta veramente a mal partito: non c’è più niente, proprio, della vecchia, simpatica squadra grigia, maestra di gioco sempre, anche nei periodi meno lieti. Un solo reparto ha tenuto il campo ieri, con continuità e con merito; quello mediano, per merito di Parodi, un ragazzo che sa il fatto suo e che non lesina le energie ed anche di Barale, il solito combattente duro e tenace. Così come in difesa il solo Lombardo è riuscito a temere il suo posto con onore, mentre né il portiere né l’altro terzino, di costituzione fisica inferiore alla media, sono apparsi all’altezza del compito. E all’attacco i pochi momenti buoni sono stati sciupati per la sistematica incapacità risolutiva: qualche buona azione si è presto insterilita in una sequenza inutile e confusa di passaggi. Di Robotti, il centroattacco, non si è quasi più saputo notizia; Banchero ha fatto pochissimo, timorato di Bodini com’era; l’interno destro Menighetti è stato forse l’uomo più brillante per la onesta idea che egli ha dell’inscenatura delle azioni e la necessità di tirare qualche volta; discreto a tratti Massiglia, inferiore alla bisogna Coscia. L’Alessandria si è fatta squadra fragile e ha pochissime risorse. È con amarezza che si scrivono queste frasi, perché alla vecchia squadra grigia sono legati molti fra i migliori ricordi del calcio italiano e perché essa è sempre stata avversaria valorosa e cavalleresca. Primo tempo. La Sampierdarenese impegna subito Ceresa con Bollano e Battistoni, poi ottiene un angolo, poi sfiora – al 13’ – il successo. Da un’azione combinata fra Cappellini e Mascheroni nasce un tiro del primo, improvviso; il portiere grigio para difettosamente e la palla spiove davanti a Bollano. È tanto l’impeto del piccolo centravanti che la palla vola sopra la traversa. Segue un colpo di testa di Cappellini e l’Alessandria va soltanto al 16’ a conclusione d’una discesa, ma Profumo blocca il tiro di Menighetti. Il gioco è confuso, frammentario, senza interesse. Al 21’ i grigi sono in angolo, poco dopo la palla danza sulla linea bianca per merito di Mascheroni ma non se ne fa nulla, anche perché l’arbitro lascia correre una manata. Altri tre angoli contro i grigi, finché al 39’ arriva la prima rete. Bollano smista a Rossi, ne ha la palla di ritorno e allunga allo stesso compagno, magistralmente. Rossi fila sul goal ma viene atterrato. Punizione sulla linea dell’area fatale: il tiro di Bodini è irresistibile e finisce nel sacco rasentando la base del palo a sinistra di Ceresa. Subito dopo l’arbitro passa sotto silenzio un «mano» di Bodini, Profumo esce e respinge di pugno uno spiovente, poi la reazione grigia si spegne. La ripresa non è molto diversa dal primo tempo nei dieci minuti iniziali. Poi la Sampierdarenese accelera. Al 16’ Rossi traversa a Biagini il cui centro finisce sul piede di Mascheroni. L’ala destra stringe e segna con un forte traversone. Lo Stadio si risveglia. Imbaldanzita la Sampierdarenese insiste. Al 21’ Battistoni lancia Bollano che rovescia impeccabilmente sulla destra. Volata di Mascheroni che si libera di due avversari e centro: arriva in piena corsa Cappellini e scaraventa in rete al volo. Goal superbo. I grigi mandano Banchero a mezz’ala. Al 24’ Bollano e Mascheroni duettano, fino a che l’ala non viene atterrata. La punizione è battuta nelle vicinanze dell’angolo; Cappellini salta diversi centimetri più su degli altri e devia in rete. Quattro a zero. Al 26’ Bollano è finalmente tutto solo verso il portiere; questi esce, il centravanti alza sopra la sua testa. Ma Bollano non ha fortuna: la palla esce di pochissimo. Non fa niente, il quinto goal arriva subito dopo ed è quasi… misterioso. La facilità con cui Mascheroni si sbarazza di tutti gli avversari è impressionante; la palla finisce in rete fra una corona di visi attoniti. L’ultimo quarto d’ora è dei grigi. Profumo para un tiro di Banchero, un altro di Menighetti; Parodi colpisce la traversa, i rossoneri si rifugiano due volte in angolo. Ma non c’è verso di passare. Arbitro preciso fu il signor Mazza di Torre del Greco. (Renato Tosatti, «Il Piccolo» di Genova, 9 novembre 1936) Si diceva che la Sampierdarenese fosse in crisi. A giudicare dal risultato e anche dal comportamento degli atleti si dovrebbe convenire coi dirigenti che le voci di crisi sono un vero portafortuna. Il Littorio, difatti, non ha mai visto tanta messe di goals di buona marca come oggi. A dire il vero, però, la squadra ha stentato non poco a trovare la via della vittoria. La marcatura dei due tempi svela da sola l’andamento della partita. Nel primo tempo un solo punto su calcio franco di Bodini; nel secondo 4 goals manovrati ottimamente e anche meglio realizzati. La ragione a nostro avviso sta nella edizione ancora un po’ acerba della prima linea. Nel primo tempo l’intesa fra gli attaccanti è stata solo sporadica e frammentaria, mentre nel secondo tempo reparto sinistro e reparto destro, quest’ultimo più del primo, hanno legato meglio il loro gioco, coordinando con il centro e spiazzando con azioni larghe e veloci la difesa alessandrina. Nel secondo tempo, fatta eccezione per Biagini, lento e pauroso come sempre, la prima linea del Sampierdarena ci ha fatto assistere a delle azioni bene impostate, chiare e risolutive, come da tempo non eravamo più abituati a vedere. Fra i giuocatori la palma va a Cappellini, non tanto per i due punti che ha segnato, uno dei quali veramente a sensazione per potenza e precisione, ma per il lavoro intelligente di distribuzione in favore ora dell’ala ora del centro. Dopo di lui viene Mascheroni, pure autore di due bei goals, ma non in giornata eccellente per tutto il resto. Il suo giuoco ha, però, bene legato con quello di Cappellini; l’intesa è stata perfetta e la abbondanza della messe raccolta è dovuta in gran parte a questa armonia. Al centro Bollano ha dimostrato di avere uno scatto eccezionale, una potenza di tiro e una decisione piuttosto rare, ma non è ancora maturo per il posto che occupa, cosa questa più che naturale se si pensa che è alle prime prove. Diventerà certamente un buon centravanti e riteniamo anche fra non molto, quando cioè avrà acquistato un poco più di calma davanti al portiere. Rossi ha fatto un primo tempo scialbo ed una ripresa ottima. Nel primo tempo per essere precisi ha battuto la fiacca mentre nel secondo ha sgobbato senza tregua tanto all’offesa che in difesa. Ha fatto a Biagini tanti passaggi in profondità precisi e intelligenti che un’altra ala li avrebbe potuto trasformare in altrettanti goals. Biagini, invece, lo abbiamo detto, esita troppo di fronte all’avversario, non è veloce e non ha neppure il senso della posizione. È l’unico punto nero… dei rossoneri. Della mediana e della difesa non è il caso di fare una minuta disamina. Entrambe hanno traballato (escluso Profumo) nel primo tempo, entrambe hanno giuocato al di sotto delle loro possibilità nel finale. Ma siccome è sempre vero che la migliore difesa sta nell’offesa, la prima linea con la sua attività e con le sue realizzazioni ha coperto anche le retrovie, nelle quali come sempre il più a posto è apparso Bodini, se pure meno brillante delle altre volte. Ma il contegno della mediana e della difesa in una partita non può preoccupare. Sono due linee molto salde e una partita in tono minore non autorizza alcuna previsione negativa. Degli ospiti parrà strano ma il reparto migliore è stata la difesa che pure ha incassato ben cinque goal. Il portiere Ceresa poteva, forse, con una postazione più razionale evitare quello di Bodini e, uscendo un attimo prima, anche il secondo pallone di Mascheroni, ma… si tratta del senno di poi e per gli altri tre goals non c’era nulla da fare. I due terzini, Lombardo in special modo, hanno lavorato con precisione e con decisione, ma le azioni fruttifere erano tutte a maglie larghe, a passaggi rapidi e precisi e in questi casi anche una difesa da nazionale potrebbe ben poco. Nella mediana è emerso il centrosostegno Parodi che si è dimostrato ancora una volta un ottimo giocatore; infaticabile, dotato di un raro senso di posizione e preciso nelle continue aperture alle ali. Purtroppo però le ali dell’Alessandria valgono poco, molto poco, e il loro lavoro di distribuzione non ha dato i risultati che meritava. Dello stesso valore delle ali, e forse meno, si sono palesati gli interni, incerti e imprecisi appena raggiungevano l’area di rigore. In mezzo a tanto grigiore anche l’ottimo Robotti non poteva fare miracoli. Ad onore e merito della squadra va posta la tenacia e la correttezza con cui l’Alessandria ha giuocato fino all’ultimo minuto, senza perdersi d’animo, anche quando un contegno passivo sarebbe stato giustificato dal punteggio divenuto schiacciante. A giudicare dalla compostezza e dal caro prezzo con cui vende la pelle, si è portati a credere che per l’Alessandria l’ora della retrocessione non sia ancora suonata, il che è nell’augurio. L’Alessandria dà il calcio di inizio e si porta subito all’attacco. Al 5’ il Sampierdarena incassa il primo corner che per poco lo porta in svantaggio. Batte l’ala destra e il pallone ripreso da un grigio va dritto verso l’angolo destro della porta, mentre Profumo è appostato al centro, il goal pare fatto, ma Lancioni salva proprio sulla riga bianca. Il Sampierdarenese fiuta l’odore di polvere e si porta all’attacco e al 7’ Ceresa è impegnato da Bollano e all’11’ da Cappellini. Su questo secondo tiro la palla gli sfugge e Bollano che è ad un metro calcia violentemente in porta, ma il pallone esce alto sulla traversa. Al 12’ altro angolo contro il Sampierdarena, senza esito. Poi seguono dieci minuti di superiorità, marcata degli ospiti che si fanno apprezzare per azioni veloci che si spengono però in area di rigore. Al 19’ Mascheroni dribla tre avversari e spostandosi al centro serve di precisione in profondità Bollano che tira subito, ma Ceresa para. Al 20’ il primo corner a favore del Sampierdarena, su discesa di Biagini. Batte Bollano, la palla cade presso Biagini ma questo tarda a scoccare il tiro e la difesa dei grigi libera. Al 25’ avviene sotto la porta alessandrina una mischia provocata da una rimessa di Mascheroni, che riprende poi testa, ma Ceresa para; la palla, però, gli sfugge e rimane qualche secondo davanti alla porta, senza che i rossoneri accecati dal sole possano vederla. Al 28’ altro corner a favore del Sampierdarena, senza alcun risultato. Poi il fronte si rovescia e Robotti, lasciato un po’ troppo libero, insedia la porta di Profumo. Al 31’ ancora un corner a favore del Sampierdarena; Ceresa salva di pugno e nasce un nuovo angolo che Biagini calcia dietro la rete. La pressione sull’Alessandria si fa più marcata ma i grigi si difendono bene, fin che al 38’ Rossi viene caricato malamente in area di rigore. L’arbitro anziché un penalty concede un calcio di punizione dal limite. Bodini, intravvede uno spiraglio di luce e scocca un tiro micidiale raso terra che il portiere neppure tenta di parare. L’Alessandria accusa il colpo e si lancia all’attacco guadagnando subito un corner, ma Profumo con un salto abbranca lo spiovente e il primo tempo termina senz’altro di notevole. Del secondo tempo ci limiteremo a dare la fotografia dei quattro goals. 16’: Rossi va a raccogliere il pallone nella sua area di rigore; scappa e lo passa a Biagini che traversa a Mascheroni; questi avanza di qualche passo, si aggiusta la palla e infila in un angolo. 20’: Bollano raccoglie la palla a metà campo e la passa a Mascheroni; questi serve di precisione Cappellini che è a qualche metro dall’area di rigore; un calcio potente al volo e il pallone si insacca in rete. 23’: Bollano batte una punizione; la palla spiove di precisione al centro ove è appostato Cappellini che con un colpo di testa da pochi possi infila in rete. Anche qui niente da fare per Ceresa. Al 25’ l’ultimo goal. È Rossi che diventato più attivo prende la palla nelle retrovie e la porge a Cappellini che scappa verso Ceresa e giunto in prossimità dall’area di rigore, dopo essersi attirati i terzini passa a Mascheroni il quale fatti pochi passi ripete il tiro della prima volta e la palla sfiorando quasi il portiere si insacca. Ceresa avrebbe forse potuto parare se fosse uscito incontro a Mascheroni, restringendo così l’angolo di incidenza. Dopo, l’Alessandria attacca fino alla fine, ma salvo un tiro secco e preciso di Parodi che colpisce la traversa, non esce nulla di buono. La partita è stata arbitrata ottimamente dal signor Mazza di Torre del Greco. (D. Bruzzone, «Il Lavoro», 9 novembre 1936) Nessuno avrebbe pensato che la partita, chiusasi con una rete di vantaggio per la Sampierdarenese nel primo tempo, dovesse avere un risultato finale così disastroso per la compagine grigia, che pure aveva tenuto testa agli avversari, rompendo ogni azione pericolosa nella propria area di rigore. Invece, sono bastati soltanto dieci minuti di vena dell’attacco rossonero, perché Ceresa dovesse raccogliere nel suo sacco ben quattro punti, tutti di ottima fattura e scaturiti su azioni di linea brillantissime. Cercò poi l’Alessandria di ridurre il grave svantaggio, ma la difesa locale fu sempre presente e stroncò inesorabilmente tutte le azioni pericolose nei pressi del poco impegnato Profumo. E così si chiuse la partita con uno scarto di punti eccessivo nei confronti dell’Alessandria. Le due squadre nel primo tempo hanno giocato in tono minore, per molti periodi la partita si trascinava fiaccamente, fino a che non venne il punto segnato al 39’ da Bodini su calcio di punizione appena fuori area. Il punto fu un reagente sui giocatori grigi che imbastirono subito due o tre azioni pericolosissime, salvate miracolosamente dai difensori sampierdarenesi. Nei primi quindici minuti della ripresa l’Alessandria rispondeva a tono alle sfuriate della Sampierdarenese, ma al 16’ Biagini lanciato da Battistoni, eseguiva una bellissima fuga centrando lungo a Mascheroni, che senza esitazione lasciava partire un bolide che andava ad insaccarsi nella rete di Ceresa. Al 24’ il minuscolo centroavanti rossonero lascia Mascheroni che passa di precisione a Cappellini, il quale segna la più bella rete della giornata. A questo punto Banchero passa mezz’ala per galvanizzare maggiormente l’attacco grigio, ma al 24’ su centro di Bollano, Cappellini appostato in area di rigore gira la palla nettamente in rete. Al 22’ Mascheroni, ricevuto un preciso pallone da Cappellini, segna ancora. Segue il serrate dei grigi. La Sampierdarenese si è dimostrata forte in difesa, ottima nella mediana dove Battistoni ha finalmente convinto anche i più esigenti spettatori. Indovinato l’innesto di Bollano al centro e di Cappellini alla mezz’ala. Mascheroni ha giocato benissimo, non così Biagini e Rossi, ma questi si è prodigato continuamente in un doppio gioco sfibrante. Dell’Alessandria, tolto Lombardo, Parodi, Robotti e Giuntoli gli altri non si sono elevati dalla mediocrità. Inefficaci poi gli attaccati nel tiro a rete. («La Gazzetta dello Sport», 9 novembre 1936) Dopo aver resistito tenacemente per quasi tutto il primo tempo, chiusosi in vantaggio della Sampierdarenese per una sola rete, l’Alessandria è letteralmente crollata nella ripresa, durante la quale i rossoneri hanno collezionato una sequenza di punti veramente insolita. La sconfitta alessandrina si spiega con l’assoluta incapacità dell’attacco grigio di realizzare e con le incertezze della difesa che troppo spesso si è scoperta. Fra i rossoneri hanno giuocato benissimo Bodini e Rigotti in difesa, Battistoni fra i mediani, Mascheroni e Biagini all’attacco. Cappellini ha dimostrato di essere in netto progresso; il minuscolo centroavanti Bollano ha fatto ottime cose. Dell’Alessandria l’uomo migliore è stato il mediocentro Parodi ed hanno lavorato con discernimento anche Lombardo, Barale e Menighetti. Robotti invece è stato poco più che nullo. Il primo tempo è stato noioso e relativamente equilibrato. La Sampierdarenese ha avuto parecchie azioni da rete ma le ha sciupate sistematicamente. Il primo punto è giunto al 39’: per un fallo su Rossi, Bodini dal limite dell’area di rigore ha infilato con una irresistibile cannonata. L’Alessandria ha risposto con alcuni tiri di Banchero, che ad un certo punto è passato interno destro, e di Menighetti. Quattro angoli per i rossoneri e due per l’Alessandria. Al 16’ della ripresa è giunto il secondo punto su azione Rossi-Biagini conclusa da Mascheroni. Da questo momento i grigi sono crollati. Al 21’ Bollano ha lanciato Mascheroni che ha centrato dal limite. Cappellini sopraggiungendo in corsa ha infilato al volo. Tre minuti dopo Mascheroni, atterrato, ha battuto una punizione all’altezza dell’angolo: Cappellini ha deviato di testa in rete. Al 26’ Mascheroni, giuocati tutti i difensori, con azione personale ha marcato con un tiro ad effetto. («Il Littorale», 9 novembre 1936) SAMPIERDARENESE-ALESSANDRIA 5-0 Il primo tempo è stato noioso e relativamente equilibrato. La Sampierdarenese ha avuto diverse azioni da rete ed una volta il suo centroavanti Bollano ha girato fuori un pallone a porta sguarnita. Il primo punto è giunto a sei minuti dalla fine, per un fallo su Rossi: Bodini, dal limite del rigore, ha infilato con una irresistibile cannonata in un angolo basso. L’Alessandria ha risposto con alcuni tiri di Banchero (che ad un certo momento è andato a interno destro) e di Menighetti, parati. Quattro angoli per i rossoneri, due contro. Al 16’ della ripresa è giunto il secondo punto su azione Rossi-Biagini e conclusione di Mascheroni. I grigi sono crollati. Al 21’ Bollano ha aperto magnificamente a Mascheroni che ha centrato dal limite; Cappellini, sopraggiungente in corsa, ha infilato al volo. Tre minuti dopo Mascheroni, atterrato, ha battuto una punizione all’altezza dell’angolo; Cappellini ha deviato di testa. Al 26’ Mascheroni, giocati tutti i difensori con azione personale ha marcato con un tiro ad effetto. Fra i rossoneri hanno giocato benissimo Bodini e Rigotti in difesa, Battistoni fra i mediani, Mascheroni e Biagini all’attacco. Cappellini ha dimostrato di essere in netto miglioramento e il minuscolo centroavanti Bollano ha fatto cose egregie. Dell’Alessandria l’uomo migliore è stato il mediocentro Parodi e hanno lavorato con discernimento anche Lombardo, Barale e Menighetti. Di Robotti non si è avuta notizia; non sufficienti gli altri. («La Stampa», 9 novembre 1936) SAMPIERDARENESE-ALESSANDRIA 5-0 Con la netta sconfitta subita domenica a Cornigliano, ad opera della Sampierdarenese, l’Alessandria ha messo un piede nella fossa della retrocessione. Dopo lo smantellamento della squadra prima del campionato, noi, per non aggravare la situazione, abbiamo coadiuvato in tutti i modi la gravosa opera dei dirigenti per puntellare la barcollante baracca grigia. Il nostro attaccamento al sodalizio grigio ci aveva resi fiduciosi nel rendimento della squadra; ma, purtroppo, si sono registrati errori che hanno menomato l’efficienza della compagine relegandola negli ultimi posti della classifica. Fin dalle partite precampionato avevamo segnalata la lentezza di Parodi e di Banchero; tuttavia questi due giocatori sono rimasti in isquadra. I nostri scritti, precedenti alle prime partite, ed in ispecial modo in occasione dell’incontro col Novara, erano stati chiari circa il nostro concetto sulla formazione della squadra. Purtroppo, lo schieramento manteneva l’impostazione errata e si è registrato il tracollo. Nonostante ciò, abbiamo ancora coperto il fuoco sotto la cenere della passione perchè, a nostro avviso, vi erano ancora possibilità di rimedio e la partita di Roma contro i giallorossi, affrontata con 6 giocatori nuovi in isquadra, confermò il nostro ottimismo. Ma Giuntoli, che nella partita contro la Roma si era distinto nel ruolo di centrosostegno, veniva spostato laterale per far rientrare Parodi. Contro la Fiorentina Parodi ha confermato le nostre deduzioni ed il pubblico dagli spalti ha dovuto intervenire reclamando lo scambio di posto con Giuntoli. Nelle nostre note di sabato scorso abbiamo ribattuto l’odierna insufficienza di Parodi — che a nostro avviso ha bisogno di riposo — a sorreggere un trio centrale d’attacco composto di giocatori leggeri che lavorano in palleggio ed appunto per questo hanno bisogno di avere alle spalle un centrosostegno mobile e giudizioso. Se domenica, a Genova, Parodi avesse giocato come contro la Juventus e cioè mediocentro avanzato, l’Alessandria non sarebbe uscita sconfitta dallo stadio di Cornigliano perché la Sampierdarenese non è un colosso come il risultato può lasciar credere. Sabato scorso abbiamo anche precisato che Giuntoli non ha il gioco del mediano laterale ma bensì del centrosostegno; infatti, nelle partite precedenti le ali destre delle squadre avversarie avevano sempre giocato liberamente. La squadra invece è scesa a Cornigliano nella formazione che aveva battuto stentatamente la Fiorentina. La critica situazione dei grigi è stata inoltre aggravata da malattie e da incidenti che hanno tenuto lontano da i campi di gioco alcuni ottimi elementi. I vecchi titolari, poi, sono caduti quasi tutti in un declino di forma, e gli acquisti sono stati inferiori all’attesa. Ma c’è ancora tempo per correre ai ripari. Lo sfortunato Parodi va tenuto a riposo, Giuntoli deve giocare centrosostegno, bisogna includere in squadra Croce, Bigando, Montanari e Rossi e possibilmente ingaggiare qualche elemento di sicuro affidamento fra i tanti che saranno liberi al 1º gennaio. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 14 novembre 1936) RISULTATI: Bologna-Torino 0-1 Fiorentina-Ambrosiana 1-0 Juventus-Genova 1893 2-2 Lucchese-Napoli 3-2 Milan-Triestina 0-0 Novara-Lazio 2-4 Roma-Bari 5-2 CLASSIFICA: Torino 12; Bologna, Lazio 11; Lucchese, Roma 10; Fiorentina, Sampierdarenese 9; Genova 1893, Milan 8; Ambrosiana, Bari, Triestina 7; Juventus, Napoli 6; Alessandria 4; Novara 3 MARCATORI 7 gol: Piola S. (Lazio) 6 gol: Buscaglia P. (Torino) 5 gol: Capra (Milan), Dibenedetti (Roma), Meazza (Ambrosiana), Pantani (Genova) Il punto sul campionato Il Torino e la sua grande vittoria - La "Juventus» e la sua sfortuna La squadra da battere è stata "battuta. E sul suo campo. E nella partita in cui più avrebbe voluto trionfare. Autore dell'impresa ardita e bellissima è il Torino, la squadra della divina giovinezza, che da ieri sera torna ad inalberare U proprio vessillo sulla vetta della classifica. Con la vittoria di Bologna la •pattuglia granata ha raggiunto un'altra meta avanzata sulla via di quella magnifica ascesa che, iniziatasi l'anno scorso, è stata ripresa nell'attuale campionato con maggior sicurezza e con più salda fiducia. Sfrondando, infatti, il risultato della partita del Littoriale da tutti quei motivi di entusiasmo di appassionato che ai tifosi torinesi possono averlo fatto apparire come una vittoria degna degli onori del trionfo, c'è un fatto che depone a favore di un nuovo progresso dei ragazzi di Feldman: il Torino ha saputo giocare una grande partita di difesa, di deliberata difesa. La parola nuova E' la prima volta che ciò avviene; è la prima volta, cioè, che la squadra ha saputo realizzare sul campo una tattica che comprime le sue qualità istintive; è la prima volta che il raziocinio ed il contenuto tecnico del gioco granata riesce a prendere il sopravvento sul cuore e sui muscoli. Noi non siamo dei partigiani di questi sistemi difensivi e possiamo anche immaginare che il Torino lanciato all'attacco avrebbe avuto lo stesso i mezzi per vincere. Ciò non toglie che, per il fatto stesso che la squadra è stata capace di tradurre in atto alla perfezione quanto escogitato prima di entrare in campo, sia segno di una maggior forza, di una più completa maturità tecnica, di una più solida saldezza morale. E anche di un aumento di mezzi a disposizione. Senza «omini adatti, infatti, non si realizza tattica alcuna. Se mancano i mezzi, non è possibile far svolgere ad un Allasio, unitamente a quello del centro mediano arretrato, anche il ruolo di tenace ed efficace guardiano di Busoni, non è possibile ottenere da due mezze ali di retrocedere a mediani, non è possibile realizzare il limite massimo di sicurezza che consiste nel « mancamento » Matematico degli avversari. Tutto questo, a Bologna, il Torino è riuscito a farlo. In ciò sta la nuova parola che la partita del Littoriale dice a maggior gloria dei granata. E tale parola vale più ancora del risultato, anche se questo vuol dire passare in testa alla classifica ed essersi presa una gran bella soddisfazione, perché a Bologna il Torino giocava con- un piccolo tormento nel cuore: il ricordo della beffa dell'anno scorso, quando, grazie agli scherzetti dell'arbitro, i granata persero la partita e, dicono loro, lo «scudetto». Non erano più riusciti a cavarselo dalla testa, quel chiodo, i ragazzi di Maina, e, fino all'ultimo istante di gioco, deve essere, ieri, stato ficcato nel cervello ad intensificare la voglia di non perdere fino all'inopinato gol di Galli, a galvanizzare la brama di vincere una volta acchiappato il successo. Il gioco è cosi, ingiusto nel contingente, equo al millimetro nell'immanente. L'anno scorso il Bologna ha vinto una partita che non doveva essere sua, ora ne ha persa una che meritava di chiudere alla pari. Il gol di Galli, infatti, è stato un po' il colpo gobbo che l'ha fatta in barba alla lorica di novanta minuti di gioco. Per questo, se ha fatto voltare le polveri dell'entusiasmo granata, ha anche aperto le cateratte del malumore rossoblu. Ma il Bologna è squadra di lunga carriera, e di vecchia esperienza. Sa che il campionato non è mai deciso, né dalla fortuna, né da una partita sola. A quest'ora i Campioni d'Italia saranno già tornati sereni e penseranno all'avvenire. Al Littoriale, ieri, infatti, si è soltanto risolta in favore del giovane e coraggioso ospitato una partita di novanta minuti, non già un torneo di otto mesi. Un gol scaturito da un'azione di sorpresa non vuole ancora dire che il Torino sia in linea assoluta superiore al Bologna. Il gioco sviluppato dalle due squadre ha, anzi, dimostrato che i due grandi rivali del campionato sono più che mai sulla stessa linea e che il duello magnifico è degno del loro valore. Ma la lotta per lo scudetto è proprio soltanto racchiusa a Torino e Bologna. Le legioni dei tifosi romani gridano che Piolo e Bernardini chiedono di poter parlare della questione con Allasio e con Andreolo. Tenaci come segugi, infatti, Lazio e Roma stanno alle calcagna. La Lazio, anzi, ha addirittura raggiunto il Bologna. Sissignori, c'è porto anche per loro. Le quattro squadre che noi indicavamo, come le massime aspiranti allo «scudetto» sono lì, divine nello spazio di due soli punti, a vantare intatte le loro possibilità di successo. E ce n'è ora una quinta, la più straordinaria, l'inattesa, la più giovane, l'imbattuta. Si sciolgano gli inni più belli del peana sportivo a quest'altra squadra della giovinezza che nessuno riesce a piegare alla sconfitta e che sa stare a paro, lei appena promossa, con le prime della classe. Ha la Lucchese le stesse probabilità di Torino, Bologna, Lazio e Romat Non crediamo. Ci sono limiti di classe che alla distanza finiscono, poi, sempre per farsi rispettare. La Lucchese di questo anno è il Torino dell'anno scorso. Sappia fare altrettanto!... La Juventus esce da una novella disavventura. La fortuna ha volto le spalle alla squadra che è stata per cinque anni campione, proprio nel periodo della crisi più dura. A Roma, contro la Lazio, molti dissero che non meritava la sconfitta. Ieri, nel confronto con il Genova, meritava pienamente quella vittoria che, a pochi istanti dalla fine, le è sfuggita di mano. A Roma, dicono, fu un grosso errore di Amoretti a decidere del'a partita. Allo Stadio Mussolini è stato l'arbitro a portargliela via. Un arbitro sfasato Arbitro sfasato, ieri, questo tondo signor Saracini di Ancona, che, pure, se l'è già cavata, l'anno scorso, in ben più difficili frangenti Anche per gli arbitri, come per i giocatori, ci debbono essere le buone e le cattive giornate. Ieri Sa i-acini era in una di quelle pessime ed è toccato alla già tanto tartassata Juventus il farne le spese. Due sono stati gli errori monumentali del fischiettatore di turno: la mancata punizione di un irregolare atterramento di Gabetto KO come una casa; era quel fallo) in piena area di rigore o la concessione del punto del pareggio al Genova, punto segnato a prezzo di una violenza sul portiere e in cooperativa da due giocatori in netto e indiscutibile fuori gioco. Di fronte a queste due papere arbitrali c'era da chiedersi se il regolamento del gioco del calcio non è improvvisamente mutato o se il rotondo Saracini non è un innovatore personale delle norme che debbono reggere una partita. Come va, adesso, questa povera Juventus? Comincia a marciare. Peccato che degli undici piedi di etti una squadra ha bisogno per camminare, da tre zoppichi ancora. Se difesa e mediana, infatti, continuano a funzionare, se Borei ha portato un soffio di vita all'attacco e messo in valore le doti istintive di Gabetto, Neri e Menti sono ancora inferiori ad ogni più bei disposto giudizio e Scaglotti non è per nulla uscite dalle nebbie di quell'apatia che sovente trabocca nella svogliatezza. Queste pecche sono occasionali o irrimediabili Un miglioramento di forma di Menti e di Neri (o di Due e di Cason, che, fra titolari e riserve, le ali della Juventus son tutte alla pari) ed una maggiore attività di Scagliotti potranno aumentare l'efficienza e l'efficacia della prima linea che, però, resterà sempre un reparto di incerto rendimento. Basterà, però, questo ed un po' più di fortuna, perché la squadra si risollevi alquanto e e si tolga da quella misera posizione di classifica, che malamente rispecchia il suo valore e che non è degna del suo nome. Del resto, i bianconeri non hanno programmi troppo arditi per questo Campionato che è di transazione e di preparazione. . », Nell'amarezza della vittoria immeritatamente perduta, intanto, là partita di ieri ha detto che l'attacco della Juventus può anche segnare più di un gol in novanta minuti. E' la'prima volta che questo avviene nell'attuale torneo ed ha dato a Borei II la gioia, di segnare il primo punto, dopo il suo ritorno al gioco. E' poco, ma è pur sempre qualche cosa. Per ',1 Genova deve essere stata gran contentezza l'aver portato via dallo Stadio Mussolini il punto del pareggio, anche se un quadro ricordo per l'arbitro non sarebbe immeritato. La squadra ha dimostrato, ancora una volta} salute, vita e voglia di fare. Non ci pare, però, dia ancora il massimo rendimento di cui deve essere, capace, Non tutti gli uomini sono bene utilizzati. E' stato messo finalmente a riposo il tanto discusso Pantani, ma si è trovato lo stesso il modo di non risolvere il problema. Lo spostamento di Fasanelli al centro non è servito ad altro che a spezzare una coppia di mezze ali eccellente quale quella Perazzolo-Fasanelli. Molto meglio sarebbe stato innestare, come si è fatto alla fine, Marchionneschi nel ruolo in cui ha sempre giocato. Nella mediana, poi. abbiamo rivisto uno dei migliori centrosostegni nostri, Bigogno, assolvere i compiti di laterale. A Genova si persiste ad andare contro la logica. I risultati di questa cocciutaggine non sono, invero, troppo lieti. E meno ancora possono esserlo in avvenire. Non sempre, il fatto, ci si imbatte sul signor Saracini... (La Stampa - Enzo Arnaldi, 09/11/1936)