Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1936/1937
Serie A
23-11-1936 - Giornata: 9 - Alessandria - Campo del Littorio


Alessandria US - Lucchese Libertas US 1 - 0 (0 - 0)
RETI: 83. Banchero (I) E.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Montanari Ermanno, Barale Oreste, Giuntoli Adolfo, Rosso Alberto, Croce Aldo, Massiglia Armando, Banchero (I) Elvio, Robotti Luciano, Casalino Luigi All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
LUCCHESE LIBERTAS US: Olivieri; Persia (I) Wando, Perduca; Alberti, Marchini, Neri; Coppa, Andreoli, Romagnoli (II) Italo, Dossena, Gringa. All.: Erbstein Ernő Egri.

Arbitro: Caironi Camillo (Milano) [Dagnino, Roggione]
Note
Recupero della gara rinviata il giorno precedente per nebbia. Angoli: 5-0. Spettatori: 2.000. Giornata fredda e nebbiosa, terreno leggermente greve. Inizio gara ore 14:00.

Commento
Non ci sono piu' squadre senza sconfitte ALESSANDRIA-LUCCHESE 1-0 (0-0) Veramente la formazione in cui la Lucchese disputò l’incontro fu diversa da quella sopra indicata. Un paio di minuti dopo il fischio d’inizio, Dossena – già toccato duro ieri – riportò uno strappo muscolare. Andò a finire tra gli avanti ed il suo posto fu preso da Marchini. All’inizio della ripresa, Coppa, che pure risentiva di una ferita di ieri, cadde malamente, fu trasportato fuori campo e scomparve definitivamente dalla scena. Quasi tutto il secondo tempo fu giuocato dalla Lucchese con dieci uomini; per un certo periodo, anzi, in nove, per un incidente a Persia. La nebbia che aveva giuocato un brutto scherzo all’Alessandria ieri tentò oggi caparbiamente una nuova offensiva. Rese un po’ incerta la visibilità nel primo tempo e cercò decisamente di avvolgere ogni cosa nella oscurità all’inizio della ripresa; non si ritirò battuta, se non negli ultimi venti minuti di giuoco. E la partita poté così avere il suo svolgimento regolare, davanti a spettatori scappati frettolosamente dal lavoro per assistere alla conclusione della contesa troncata ieri. La partita che doveva segnare l’abbandono del titolo di «imbattuta in campionato» per la Lucchese, ebbe uno svolgimento unilaterale. Fu, da cima a fondo, un duello fra l’attacco dei grigi e la difesa dei rossoneri, composta a lunghi periodi, questa difesa, di quasi tutta la squadra. Gli ospiti mostrarono velleità aggressive nei primissimi minuti dell’incontro, poi si rannicchiarono nella propria metà campo, e dalla medesima a mala pena uscirono di tempo in tempo nel rimanente corso delle ostilità per puntate offensive più abbozzate che pronunciate. Di contrattacchi nitidi, energici, perforanti nessuno. L’unico attaccante che riuscì a dare qualche noia al portiere dell’Alessandria fu l’ala sinistra, Gringa. Non poteva comportarsi in modo molto diverso da come si comportò, la Lucchese. Con due uomini già invalidi prima di cominciare la gara, costretta a tamponare con mezzi di fortuna la falla apertasi dopo due minuti di giuoco in una delle posizioni che fanno da cardine alla squadra, quella del centro di seconda linea, lottando contro un avversario animato dalla ferma intenzione di riafferrare quella vittoria che, secondo la sua visione delle cose, solo l’ostilità climaterica gli aveva impedito di assicurarsi il giorno prima, la compagine toscana pensò evidentemente che il massimo che essa poteva fare, nella giornata, era di portare a casa le ossa intatte. Si preoccupò innanzi tutto del proprio titolo di «imbattuta». E si chiuse in difesa. Per poco, per un nonnulla, il suo piano non ebbe successo. Ché l’Alessandria dominò, tenne l’offensiva per i quattro quinti dell’incontro, strinse in un vero assedio l’area di rigore degli ospiti, ma il punto che segnò le sorti della giornata fu ottenuto in circostanze che hanno in sé molto di casuale, e che qualche discussione la suscitarono. Certo quella che abbiamo visto sul campo dell’Alessandria non era la Lucchese dall’andatura franca e disinvolta di un mese fa. Nel corso dei novanta minuti di giuoco fecero, bensì qua e là capolino azioni nitide, calme e precise, ricordanti il sistema solito alla squadra, ma la gran massa del lavoro ebbe carattere precipitoso, impreciso. L’undici mirava a difendersi e si difese con bella energia, ma a scapito di ogni possibilità costruttiva, a danno di quelle possibilità aggressive che proprio gli atteggiamenti ispirati a prudenza offrono con qualche frequenza. La sola difesa ebbe carattere nella squadra. L’elemento dominante fu, del resto, per ambe le squadre, l’orgasmo. Presenti i primi minuti di giuoco, l’Alessandria si rovesciò tutta e con tale impeto all’attacco, che tutte le azioni presero da quel momento carattere di frettolosità, di ansia e, quindi, di arruffio. I grigi avevano una gran fretta di completare l’opera iniziata e lasciata incompiuta ieri. Ed attaccavano ansimando e senza concludere. Manifestavano nei pressi della porta difesa da Olivieri, senza sferrare tiri veramente pericolosi. Tutto il primo tempo passava senza che una vera situazione da rete maturasse; anzi negli ultimi dieci minuti la Lucchese riusciva a svincolarsi alquanto dalla morsa in cui era tenuta. Stessa musica alla ripresa. Stesso assedio vano ed inconcludente. Uscita dal campo di Coppa: la Lucchese continua con dieci uomini. Incidente a Persia: gli ospiti sono per qualche minuto ridotti a nove. Le controffensive toscane più non poggiano che su Gringa, il quale riesce in una azione personale a minacciare, per l’unica volta nella gara, Ceresa. Come reazione giunge finalmente una vera situazione da rete per i grigi, quando Casalino centra e Banchero piomba sulla palla a due metri dalla porta. Con un tuffo coraggioso, Olivieri ferma palla e uomo. Ci si approssima alla fine. La partita pare condannata al risultato pari. Gli alessandrini stessi ne paiono convinti. Sorpresa per tutti, quindi, al 39’. La palla colpisce il palo trasversale, come uno schiaffo, Massiglia la respinge di testa e Banchero che, davanti a Olivieri, stava osservando, la devia in rete da due passi. Discussione sulla regolarità di posizione di Banchero. L’arbitro non cede. La Lucchese tenta di reagire in extremis. Non conclude nulla. La partita è finita. Non c’è più nessuna squadra imbattuta in campionato. L’Alessandria, che è riuscita dove avevano fallito le più esperte squadre italiane, è unità in netto progresso. Più nulla a che fare coll’undici incerto dell’inizio di stagione. La squadra è lanciata ora e giuoca con volontà e continuità. Sono tornati in forma anziani come Banchero e Barale e si rivelano giovani e semi-giovani come Massiglia e Giuntoli. In simili condizioni, i grigi diranno anche quest’anno la loro parola in campionato. (Vittorio Pozzo, «La Stampa», 24 novembre 1936) La piccola folla che ha sofferto, trepidato e sperato per un’ora e mezza, si stringe compatta contro la rete che cinge il campo per acclamare i suoi ragazzi che stanno ritornando negli spogliatoi, per gridare la sua gioia, quasi per esprimere una parola di scusa per aver osato dubitare talvolta della vitalità della squadra alessandrina. L’avvenire è roseo ancora. Era scritto. Forse la gara di ieri è stata meno brillante dello scampolo di gara di ieri; forse l’Alessandria non ha avuto oggi la nitida forza di propulsione dimostrata ventiquattr’ore prima. Ma era scritto che la Lucchese dovesse vedere spezzata la catena delle sue gare affermative, proprio ad Alessandria. In realtà la squadra rossonera è sembrata dominata da questo senso del fatale. È entrata in campo decisa a difendersi, decisa a non far niente di più che difendersi. E non riusciamo a comprendere perché, se la squadra ha dimostrato nella settimana scorsa doti non comuni di scioltezza e di intraprendenza, se possiede nell’attacco uomini che sanno benissimo dove sta la rete avversaria. L’undici, si può eccepire, è stato virtualmente privo fin dall’inizio di Dossena. E Marchini uomo di perno ha voluto dire un elemento prezioso di meno nel quintetto di punta. Ma tutto questo non ci sembra sufficiente a spiegare la tattica adottata per tutta la gara dai toscani. Certo questo errore di sistema è costato loro la sconfitta. Olivieri ha disputato ancora una volta un partitone. Il pallone che l’ha battuto è di quelli che non si vedono nemmeno passare. In altre occasioni il guardiano azzurro ha sfoggiato occhio, presa e scatto eccezionali. Anche l’accorto Persia e il rude Perduca hanno manovrato in modo lodevole. Il loro lavoro, a volte massacrante, non è mai stato affannoso. La posizione è stata la guida maestra di Neri; l’estemporaneità ha guidato Marchini nell’inusitato ruolo; la generosità ha sorretto Alberti. Tutti questi difensori sono piaciuti come controllatori della palla e dell’Alessandria, ma nessuno è riuscito a fare efficacemente da molla di propulsione. Sei uomini almeno hanno disputato tre quarti di partita nella loro metà campo. Assolutamente troppi, quando si ha una posizione invidiabile di classifica da difendere e da giustificare. L’attacco lucchese è vissuto su Gringa, posto che Coppa al centro non si è trovato a suo agio ed Andreoli e Romagnoli non sono apparsi quasi mai sul fronte offensivo per il goal. In sostanza oggi la Lucchese – dato tutto il peso che si deve dare all’episodio Dossena – ha confermato le sue qualità in quanto concerne l’azione passiva della partita: distruttrice. Ci è sembrata invece nettamente sotto le sue possibilità attuali per quanto concerne il gioco costruttivo. A volte è ottima cosa far muro; le più volte però, quando si è giovani di energie e si hanno i numeri, vale assai meglio l’attacco. Chi ha visto giocare ieri l’Alessandria, dichiara serenamente che essa valeva due volte quella di oggi. Dev’essere vero, se la gara ha finito per intisichirsi per ottanta minuti su novanta, in una serie interminabile di spunti d’attacco inefficaci dei grigi e un’inesorabile e in fondo relativamente facile opera di sbarramento e di resistenza ai rossoneri. La contesa non è riuscita ad acquistare mai il tono della passionalità. L’incertezza e l’interesse le venivano dallo 0-0, non dalla qualità del gioco cui l’Alessandria continuava a dare il «la». C’è dunque da andare cauti prima di parlare di piena resurrezione dei grigi. L’undici ha i mezzi per vincere ancora forse parecchie volte, ma ha bisogno di sbrigarsi più e meglio in area di rigore avversaria. La sua difesa è, ora, a punto. Lombardo è tornato alla forma migliore. Ceresa e Montanari fanno quello che è necessario si faccia in Divisione Nazionale A. Nella mediana, poi, c’è Giuntoli che dà una linea ed un’idea alle azioni, che lavora molto, che appoggia infaticamente il quintetto. Se il suo lavoro (i laterali galoppano con continuità) trova una volta chi lo raccolga e lo sfrutti, vien fuori la migliore Alessandria. Questo ha fatto Banchero ieri, questo non è più riuscito a fare oggi, mentre gli altri attaccanti hanno cincischiato, passato e ripassato, certo più in confusione che in chiarezza. Lavorano tutti, ma dov’è il dono di saper cogliere l’attimo per definire a rete? Quello che conta soprattutto per una squadra è possedere la spina dorsale e la spina dorsale c’è, nell’Alessandria, ed abbastanza solida. Del resto, anche per le gare di domani, è certa la gran fiamma di passione che sorregge gli atleti della vecchia provincia nostra. Autorità, sicurezza, preciso discernimento: ecco le doti precipue dell’arbitraggio di Caironi. Riprendiamo la cronaca al punto in cui ha dovuto sospenderla ieri il collega Zappa. Dunque questa partita del campionato di A tra Alessandria e Lucchese non si è proprio potuta continuare. Gli alessandrini – a loro agio sul terreno pesante – avevano sperato nel «tempo grigio» per ottenere la loro terza vittoria di stagione. Pensavano quasi di esserci riusciti, ma non avevano fatto i conti con la nebbia, nemico numero uno delle competizioni di calcio. La nebbia, in apertura di ripresa, ha ieri letteralmente nascosto gli atleti alla vista e Caironi ha fischiato l’interruzione dell’incontro quando l’Alessandria si trovava con due goal all’attivo per averli realizzati nel primo tempo (frutto di gioco vecchio stampo alessandrino) e la Lucchese ne contava uno ottenuto nella ripresa con i suoi attaccanti ormai avvolti in una nebbia impenetrabile. La nebbia – la tipica nebbia della piana alessandrina, quale non si può vedere che qui, quando si mette a fare sul serio – ha perciò costretto la nona giornata del massimo torneo nazionale a questa coda del lunedì. Si deve perciò ripetere oggi, con le stesse formazioni e lo stesso arbitro. Oggi, come già ieri, il sole ha tentato invano di forare le brume della nottata e del mattino. Ma l’atmosfera è sensibilmente più limpida e i dirigenti, a scanso di altra sgradevole sorpresa, hanno ottenuto stamane il permesso di iniziare alla 14 anziché alle 14:30. Gli sportivi (è mercato ad Alessandria e dai paesi vicini sono piovuti gli appassionati nonostante la giornata feriale) vanno al campo immediatamente dopo colazione. Prima cosa da osservare è la visibilità: abbastanza chiara. Tutto andrò per il meglio. Con puntualità da cronometrista, l’arbitro dà il via alle 14. La Lucchese inizia attaccando e al 2’ su fuga di Gringa, Marchini può raccogliere e tirare. Palla a lato. I grigi rispondono pronti ed il gioco si sposta in area lucchese. Angolo contro i rossoneri al 7’, senza esito; poi, dopo una serie di azioni piacenti, ma senza decisione, al 14’ Casalino manda a lato di poco un forte pallone. L’Alessandria insiste e gli ospiti sono costretti a difendersi: lo fanno con ordine e precisione. La gara s’imposta così e così continuerà sino alla fine. Al 16’ su centro di Casalino (imbeccato da Giuntoli), Banchero raccoglie a volo ed obbliga Olivieri ad una pronta bloccata in tuffo: classe. I lucchesi riescono di rado a scendere verso Ceresa. L’Alessandria è lanciata come ieri, dicono, anche se con minore freschezza di vena. Altro attacco stretto dei grigi al 20’, palla a lato. Al 25’ bello spunto Banchero-Robotti-Casalino; quest’ultimo non riesce a trovare il giusto bersaglio. Al 27’ secondo angolo contro la Lucchese, ancora senza esito. Da notare che fino dal 10’ Dossena si è spostato all’ala destra – risentendo lo stiramento muscolare già lamentato ieri – mandando Marchini centromediano. Marchini se la cava con molta disinvoltura. Passano i minuti e la musica continua sullo stesso ritmo. Al 34’ Andreoli manda alto su centro di Dossena. Poi Persia salva bene al 36’ su azione Croce-Banchero. Fasi alterne. Due spunti di Gringa muoiono sul piede di Lombardo, poi lo stesso Gringa (41’) obbliga Ceresa ad una parata in presa, di stile. La nebbia scende, ma ci si vede ancora comodamente da un lato del campo. Il tempo si chiuse, senz’altro di notevole, sullo 0-0. Ricominciano ed Olivieri è subito al lavoro su tiro altro di Croce. Si gioca nella metà campo rossonera. Al 4’ Massiglia, Banchero e Robotti si offrono l’un l’altro la palla davanti alla rete e … permettono ad Olivieri di salvare alla disperata. Passa un minuto ed ancora sul piede di Banchero il portiere nazionale di getta a strappare una palla preziosa. Il gioco si ravviva. Uno spunto di Coppa, un altro di Dossena che «toccato» appena da Montanari cade e deve uscire definitivamente dal campo; poi un’azione sulla sinistra alessandrina provoca il terzo angolo contro i rossoneri. Il pubblico sugli spalti serra i cappotti – la nebbia infittisce grado a grado – ma non cessa di incitare la sua squadra all’attacco. Ma pare che l’undici sfoghi, sfoghi e non concluda. Ed ecco Gringa stringere e tirar forte al 15’. Ceresa para e rinvia lungo, permettendo ai grigi di organizzare una nuova azione rotta da Perduca. Ora si gioca a metà campo per 10’; non si vedono più tiri forti a rete. Questo benedetto goal non verrà più? Non viene al 24’ su tiro di Robotti appena alto; non viene al 26’ su tiro di Casalino, leggermente a lato. La Lucchese, premuta un’ennesima volta nella sua area, non pensa quasi più all’offensiva. Tende al risultato nullo. È chiaro. Al 28’ uno scontro Banchero-Persia provoca la caduta di quest’ultimo. Persia esce per due minuti dal campo. Quarto calcio d’angolo contro la Lucchese al 32’. Ceresa non ha ancora effettuata una parata veramente difficile. Altri attacchi alessandrini, tanto generosi e bene iniziati, quanto imprecisi e mal conclusi. Ed ecco sbocciare il goal, improvviso, quando forse i grigi non osavano sperarci più. Casalino riesce a scartare Alberti, sulla sinistra, spiazzando tutta la difesa avversaria; avanza due passi e tira violento. La traversa respinge. Massiglia riprende e porge a Banchero che definitivamente infila. I lucchesi gridano che il centrattacco alessandrino era fuori gioco, ma l’azione è stata così fulminea che non ci sentiamo di poter dire una parola in appoggio alla loro tesi. Caironi fa cenno che il punto è valido e sacrosanto. Sullo slancio l’Alessandria attacca ancora ed ottiene un quinto angolo. Registriamo cinque minuti favorevoli ai lucchesi che, sebbene dieci contro undici, si lanciavano con estrema energia, ma invano, alla riconquista del pareggio. Al 44’ l’Alessandria ha l’ultimo guizzo di energia e la gara si chiude con i grigi presso Olivieri. (Erberto Levi, «La Gazzetta dello Sport», 24 novembre 1936) L’invitta Lucchese si è ardimentosamente difesa con fierezza e accorgimento nella disperata lotta ingaggiata oggi con i grigi, assetati di punti, riuscendo per ottantatré minuti esattamente a fare naufragare tutte le insidiose azioni sviluppate energicamente dagli avversari, rinnovanti di continuo il loro sistema offensivo, per tentare di far capitolare la roccaforte difesa dal bravo Olivieri. Questi è stato un difensore veramente coi fiocchi, e in tutte le contingenze in cui è stato chiamato al lavoro ha saputo sempre infrangere l’instancabile attività penetrativa della pattuglia guidata da Banchero, esibendosi in interventi spettacolosi che hanno destato la meraviglia e il disappunto nello stesso tempo. C’è voluta la stoccata imparabile e anche alquanto fortunosa di Banchero, lanciato con Massiglia e Casalino a ridosso dell’intera difesa rossonera e dello stesso portiere perché questi uscisse finalmente battuto e con lui per la prima volta la sua squadra che vantava un primato veramente ammirevole e perduto adesso dopo un combattimento disperato e onorevole. La Lucchese ha giuocato secondo i suoi piani preordinati per l’esito nullo; in relazione cioè alla formazione di ripiego della compagine, che oltre alle assenze di Callegati e di Scher, già denunciate, è stata costretta ad improvvisare l’attaccante Marchini centrosostegno. Ognuno vede come un posto di sì alta responsabilità e importanza non possa essere affidato, se non per estreme necessità contingenziali, ad un inesperto atleta per tale ruolo come Marchini, il quale, dopo le prime incertezze, ha saputo tuttavia cavarsela con mediocre rendimento; mentre Dossena, prima come mezz’ala sinistra e poi, all’inizio della ripresa, come ala, poco o punto ha concluso a cagione anche del colpo ricevuto ieri nell’incontro sospeso per la nebbia. Ne consegue che l’attacco lucchese è stato inattivo e incapace di solide costruzioni tattiche e tecniche tanto che i tiri diretti verso la porta di Ceresa non hanno raggiunto le dita di una mano e nessuno di essi aveva la sigla della palla irresistibile, mentre il peso di questa aspra, dura e accanita disputa è stato sopportato prevalentemente dalla difesa in blocco, solida e granitica, a volte sbandata e incerta, invulnerabile sempre il portiere, a parte l’infortunio che è costato la sconfitta. Si aggiunga che al 7’ della ripresa Dossena, nuovamente toccato in una discesa verso la rete alessandrina, si è visto riacutizzare il dolore all’arto sofferente ed ha dovuto abbandonare il campo, lasciando ai compagni l’onere e l’onore di difendere il gagliardetto sociale. Da questo momento balzano evidenti le notevoli attenuanti che i rossoneri possono invocare per l’insuccesso registrato, pur astraendo dal fattore conclamato della scarsa efficienza costruttiva e combattiva dimostrata dalla linea attaccante, quando questa era a ranghi completi, tanto che raramente si è vista la pattuglia di punta avanzata rossonera procedere compatta con ordine e tattica, a minacciare la difesa dei grigi. Così a furia di battere e di insistere tenacemente, con volontà ed acredine fortissima, la vittoria ha finito, sia pure attraverso le disavventure avversarie, col premiare la forza dei grigi che in fondo per il loro comportamento complessivo hanno dimostrato di avere maggiormente meritato. Si è iniziato alle ore 14 precise (come ieri) e la Lucchese inizia energicamente le ostilità lanciando Coppa che manda al centro un magnifico pallone. Subito dopo altro tentativo di Coppa su passaggio di Dossena e tiro impetuoso di Gringa. Il pallone batte sul ginocchio di Ceresa, pronto per la respinta e finisce in angolo senza esito; come il tentativo di Romagnoli, che si vede respinto un magnifico tiro dal palo superiore. Così l’azione collettiva dei rossoneri non ha avuto fortuna. Ma ben tosto le belle iniziative lucchesi si smarriscono nella temperatura rigida e nebbiosa che involge il campo della Stadio Littorio, spopolato e gelido nelle vaste gradinate e nelle tribune. I grigi ora hanno il comando delle azioni. Ecco Banchero, benché direttamente sorvegliato da due avversari, fatti più esperti sul conto del centroattacco grigio, dopo le varie scorribande di ieri, sviluppare la prima azione offensiva. Infatti Banchero si libera di due avversari, manda la palla a Croce, ma l’azione è fermata per fuori giuoco. Banchero e Croce sono ancora alle strette con Perduca, che si salva in angolo; ad Olivieri rimanda un insidioso pallone calciato da Casalino. Al 10’ azione in linea di tutti gli attaccanti grigi: Robotti, Banchero e Croce accerchiano la difesa rossonera; ma Olivieri con intuito spiccatissimo esce dai pali e rimanda il pallone. Rapido capovolgimento di situazione in seguito ad una punizione contro la rete grigia; ma il tiro è alquanto incerto (di Romagnoli) e Ceresa blocca con facilità. Ritorno offensivo dei grigi. Casalino a conclusione di una lunga mischia sotto la rete dei rossoneri sferra il tiro e la palla sfiora il palo laterale. Olivieri si fa in seguito applaudire in molte spettacolose parate su tiri di Banchero e Massiglia. Quindi Casalino e Croce sono alle prese con Perduca e Persia e l’attacco continua serrato nell’estrema area lucchese. Un tentativo di Romagnoli al 28’ trova Gringa alquanto temporeggiante nel finire l’azione cosicché Barale si libera facilmente. I rossoneri ritornano però guidati ancora da Coppa e Ceresa respinge lontano tanto che la palla perviene dopo un rapido palleggio fino alla portata di Olivieri che stretto dagli avversari è costretto a liberarsi in angolo. Finalmente al 33’ abbiamo il tiro efficace contro la rete alessandrina, effettuato questo da Gringa. L’abilità di Ceresa riesce ad annullarlo; poi è Andreoli che attacca la rete grigia ma non riesce a fare di meglio che a calciare alle nubi. Il primo tempo si conclude con un nuovo assalto alla rete lucchese senza esito. Nella ripresa subito si ha una mischia sotto la porta degli ospiti. Olivieri è dappertutto e blocca due belle rovesciate a volo di Banchero e Barale. Poi sono Massiglia e Robotti-Banchero che insidiano nuovamente l’abilità del portiere lucchese, che fa meraviglie e strappa applausi dalla destra alla sinistra. Al 7’ abbiamo l’incidente di Dossena il quale viene portato a braccia fuori dal campo ed andrà negli spogliatoi. Al 9’ Casalino impegna la difesa rossonera, che si salva in angolo. Fuga al 20’ di Coppa e Romagnoli: libera prontamente Lombardo. Ora si lotta a denti stretti: tutta la squadra dei rossoneri è chiusa nella sua metà campo, il pubblico in piedi incita a gran voce per la vittoria alessandrina. La temperatura si fa ancora più rigida e la nebbia comincia a scendere abbastanza fitta, pur lasciando scorgere nettamente gli sviluppi del gioco. Olivieri si libera ancora in modo meraviglioso da due assalti di Robotti e di Casalino. Persia al 28’ è a terra per uno scontro con Massiglia ma tosto si riprende. Momentaneamente le azioni sfociano in alcune scorribande di Romagnoli che rimangono senza esito. Al 32’ ad un calcio d’angolo contro la Lucchese, consegue una lunga mischia e finalmente al 38’ abbiamo l’unica azione risolutiva. L’azione parte da Casalino che manda al centro un pallone, richiamando l’attenzione di tutta la difesa rossonera. Intervengono Robotti, che di testa manda la palla ad urtare contro il palo, riprende Massiglia ed Olivieri prontamente blocca, benché ostacolato ed attorniato da un nugolo di giuocatori. La palla così perviene ancora a Banchero, che di testa a fil di palo metteva inesorabilmente in rete. Sconforto nelle file della Lucchese, che protesta anche circa la validità del punto; ma l’arbitro tiene duro e riconferma la legalità del successo alessandrino. Gli ultimi minuti vedono un magnifico ritorno offensivo dei rossoneri che tentano di portare ancora in pareggio le sorti della giornata. La Lucchese beneficia di ben tre calci di punizione nella metà campo dei grigi. Le punizioni sono battute da Romagnoli, Andreoli e Coppa e mettono alquanto in orgasmo la difesa alessandrina, che tuttavia si difende ancora ricacciando lontano la palla. Ancora poche battute e poi la fine di questa disputa tremenda. («Il Littoriale», 24 novembre 1936) La Lucchese che, per otto partite di campionato, era riuscita a mantenersi imbattuta raggiungendo un ambito primato tra le consorelle del girone, ha dovuto oggi abbassare bandiera sul campo alessandrino. L’invitta Lucchese si è difesa in tutti i modi riuscendo sin quasi alla fine dell’incontro a far naufragare le insidiose azioni sviluppate dagli attaccanti grigi, i quali hanno modificato sovente il loro sistema di attacco per tentare di far capitolare la roccaforte difesa dal bravo Olivieri. Il portiere Lucchese è stato un difensore eccezionale e in tutte le contingenze in cui è stato chiamato all’opera egli ha saputo sempre spezzare gli attacchi alessandrini: c’è voluta la stoccata imparabile di Banchero, lanciato da Massiglia e Casalino a ridosso della difesa rossonera, perché questa uscisse finalmente battuta per la prima volta in questo campionato dopo aver mantenuto un primato veramente ammirevole per due mesi. La Lucchese ha giuocato in una formazione di ripiego in cui, mancando Callegari e Scher, si è dovuto improvvisare Marchini centrosostegno, mentre Dossena, spostato da centrosostegno a mezz’ala sinistra, ha concluso poco. Nel primo tempo fasi alterne ma nulla di speciale da segnalare. Nella ripresa la Lucchese si chiude ancor più strettamente in difesa. Al 7’ Dossena in uno scontro con un avanti grigio deve abbandonare il campo perché la ferita già riportata il giorno avanti si è riaperta. I rossoneri giocano addirittura a ridosso della rete e sembra che la loro tattica debba avere la meglio. Ma dopo numerosi consecutivi attacchi infruttuosi, si giunge all’azione che porterà alla vittoria l’Alessandria. Su un’azione dell’ala sinistra Casalino, la palla perviene ad Olivieri che rimanda; Robotti raccoglie e tenta di spingere in rete, ma un difensore toscano trova modo di liberare ancora. Terzo intervento di Massiglia, ma la palla viene rimandata dal palo superiore. A ridosso di Olivieri e dei terzini sono otto o dieci giocatori. La sfera cade in questo groviglio e Banchero, benché pressato da Perduca, si fa luce, raccoglie una debole respinta ed invia in rete di testa. Arbitro ottimo Caironi di Milano; giornata fredda e nebbiosa, pubblico scarso. Dell’Alessandria si sono distinti Banchero, Massiglia, Giuntoli, Lombardo e Montanari. Il portiere alessandrino non è mai stato impegnato seriamente, nel primo tempo toccò per la prima volta il pallone al 38’. La Lucchese merita un plauso per il suo comportamento, ma ha denunciato l’esaurimento delle possibilità offensive palesate nelle precedenti partite di campionato. («Il Lavoro», 24 novembre 1936) La riscossa dei grigi UNA VITTORIA CONVINCENTE Non abbiamo esagerato, sabato scorso, nel pronosticare la sconfitta della imbattuta Lucchese sul Campo del Littorio e nell’infondere anche agli altri la ferma fiducia sulla rinascita della squadra locale. Occorreva vincere a tutti i costi, ed i grigi, nonostante l’intervento della nebbia che aveva tarpato le ali alla prima vittoria, hanno riconfermato il giorno dopo la netta supremazia sulla forte, ma anche fortunata compagine di Olivieri. 141 minuti di gioco e tre reti di Banchero. Battuta per 2-1 nella partita interrotta di domenica, la Lucchese, vagliate le forze dell’Alessandria, rinunciò a battersi per la vittoria, rifiutò il gioco aperto e si accartocciò nella propria metà campo sacrificando due uomini alla vigilanza di Banchero, che il giorno precedente aveva battuto Olivieri con due azioni degne dell’indimenticato condottiero della squadra grigia ai tempi del Campo della Poligogna. Per schiantare la Lucchese ci vollero tre reti di Banchero e l’ultima, che sfatò l’imbattibilità dei toscani, se non fu limpida come quelle precedenti non fu certo meno irresistibile. Il pubblico, il generoso pubblico alessandrino scattò in piedi nel grido di esultanza e tributò al manipolo grigio, esempio di volontà e di tenacia, tutto il suo entusiasmo e la più ampia ammirazione. È stato scritto, ed anche a caratteri cubitali, che la Lucchese era largamente incompleta, ma le grandi firme del giornalismo sportivo non si ricordarono che la squadra grigia aveva affrontata l’ardua partita con 4 giocatori nuovi e che per indisposizione dei titolari era stata costretta a spostare un terzino (Rosso) a mediano laterale e un’ala destra al ruolo di interno (Massiglia). L’Alessandria, abituata a scorticarsi per mantenersi in piedi, anche se cambia addirittura mezza squadra come ha fatto a Roma e se innesta 4 nuovi elementi come contro la Lucchese, non merita una parola di commento, un cenno di plauso. La Roma, costretta a rivedere i quadri, è stata compianta per la sconfitta di Torino e così per le grandi squadre, per le potenti squadre! Ma l’Alessandria non ha bisogno di essere incensata; anzi, non si illude soverchiamente della partita contro la Lucchese. Massiglia, Rosso, Montanari, Giuntoli hanno fatto bene, ma faranno meglio in seguito. Dopo una franca affermazione, come la duplice vittoria contro i compagni del nazionale Olivieri, è illogico cavillare sul rendimento di questo o di quel giocatore. Tutti hanno giocato col cuore in gola per il raggiungimento della vittoria e la squadra in blocco merita il più ampio elogio. Montanari, Rosso e Massiglia, i tre esordienti, hanno superato l’aspettativa. Montanari è stato degno compagno di Lombardo. Rosso, terzino di carriera, lasciava credere di giocare, per istinto, preferibilmente arretrato; invece è stato addirittura più attaccante che mediano. Massiglia è stato il tessitore e, palla radente, ha gareggiato con Giuntoli e Rosso nel rifornire palloni bassi ai compagni. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 28 novembre 1936) CLASSIFICA: Bologna. Lazio 13; Torino 12; Fiorentina, Lucchese, Roma 10; Bari, Genova 1893, Ambrosiana, Sampierdarenese 9; Juventus, Milan 8; Triestina 7; Alessandria, Napoli 6; Novara 5 MARCATORI 8 gol: Piola S. (Lazio) 6 gol: Buscaglia P. (Torino), Gabetto (Juventus) 5 gol: Capra (Milan), Dibenedetti (Roma), Grolli (Bari), Meazza (Ambrosiana), Pantani (Genova), Rizzotti (Novara), Romano (Novara)