Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1936/1937
Serie A
29-11-1936 - Giornata: 10 - Napoli - Partenopeo


Napoli AC - Alessandria US 2 - 0 (1 - 0)
RETI: 39. Venditto G. [Na] , 52. Sallustro (I) A. [Na]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Montanari Ermanno, Barale Oreste, Giuntoli Adolfo, Rosso Alberto, Croce Aldo, Massiglia Armando, Banchero (I) Elvio, Robotti Luciano, Casalino Luigi All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
NAPOLI AC: Mosele; Fenoglio, Castello; Colombari, Buscaglia Carlo, Tricoli; Sallustro (I) Attila, Ferrara (I) Antonio, Biagi, Rossetti (II) Gino, Venditto. All.: Mattea Angelo.

Arbitro: Zelocchi Giuseppe (Modena) [Conti, Raimo]
Note
Angoli: 7-2. Spettatori: 7.000. Tempo coperto e ventoso, terreno ottimo. Inizio gara ore 14.30

Commento
Sole latitante, il cielo abbondantemente macchiato di nuvole grigie e bianche, il vento che spirava forte e mandava un’arietta gelida e frizzante a infreddolire le poche migliaia di spettatori appollaiati sugli alti e capacissimi spalti. Questa la cornice; e alla cornice, si può dire, se è adeguato il quadro dell’incontro. Indubbiamente si è giuocato con lodevole impegno da una parte e dall’altra, ed è altresì giusto riconoscere che il vento, con le sue impensate evoluzioni, ha influito nocivamente sulla qualità del giuoco offerto da ambo le squadre. Comunque sia azzurri che grigi – questi ultimi in particolare – non sono riusciti ad annullare la cospicua distanza che tiene tuttora lontani gli uni e gli altri, nella presente stagione, dalle belle e ammirate esibizioni del passato. Il Napoli prosegue la sua ricerca affannosa di un conveniente assetto in prima linea ed intanto che la conclamata saldezza delle sue retrovie presenta qua e là delle incrinature, che danno da pensare per il futuro. A Lucca furono incassati tre gol, di certo troppi malgrado il giusto peso che fu dovuto riconoscere alle note attenuanti; domenica, contro il Bologna, dieci minuti di collasso costarono alla compagine una immeritata sconfitta; quest’oggi la condotta di Buscaglia ha palesato incertezze e soluzioni di continuità che avrebbero potuto causare altra amarezza, se invece dei modesti alessandrini il Napoli si fosse trovato di fronte uno dei grossi calibri del campionato. Da partite sua l’Alessandria è apparsa addirittura irriconoscibile. La compagine dei grigi è straricca di ardente giovinezza e l’impostazione del gioco rivela qua e là tracce della vecchia scuola; ma è valore individuale e le organicità difettano nel quadro che riesce a comporre la condotta complessiva della squadra. La estrema diga, in ispecie sulla sinistra, non è invulnerabile; la mediana riesce a farsi notare nella sua funzione costruttiva, a ridosso degli attaccanti, ma non è proprio irresistibile quando ha da assolvere la sua parte di lavoro in difesa; infine l’attacco, buono nella manovra, è controllabilissimo, appena perviene a contatto con gli estremi difensori. Accennata a grandi linee la presentazione delle forze in lizza, vien fatto di precisare, senza indugio, che il Napoli ha dominato da un capo all’altro dell’incontro, molto più di quanto non dica il punteggio. La segnatura avrebbe potuto risultare anche doppia senza che per questo gli avversari avessero avuto a dolersene. Di contro i grigi, pur passando sovente e con veemenza all’attacco, non mostrarono giammai di poter rappresentare un imminente pericolo per la rete partenopea. Naturalmente il pubblico ha salutato con gioia questa seconda vittoria dei suoi dei suoi beniamini che, guarda al caso, si è risolta ancora a danno di una delle squadre più vicine all’orripilante abisso. Con il successo odierno il pericolo di un pauroso salto nel vuoto è stato ricacciato a debita distanza, ma non conviene alimentare eccessive illusioni: battono alle porte degli azzurri due consecutive trasferte di particolare severità, Bari e Torino. È indispensabile che il Napoli le affronti con animo gagliardo e perfettamente a punto; più a punto, di certo, di quanto sia riuscito a mostrarsi quest’oggi. Bisogna ora dire dell’ennesimo schieramento collaudato quest’oggi in prima linea. Senza dubbio il ritorno di Rossetti e Sallustro ha migliorato la situazione. Rossetti, dopo un primo tempo pregevolissimo, si è alquanto disunito in seguito, sbagliando fra l’altro alcuni tiri in maniera banale, ma converrà insistere ché la presenza dello spezzino dà ben altra proiezione e vigore offensivo al reparto. Se mai converrà esaminare se non sia più opportuno spostarlo al centro per dar modo a Biagi – confermatosi ancora quest’oggi in forma smagliante – di prodursi più vantaggiosamente nel modo che meglio si addice e nel quale ha la sua parola da dire nel diretto confronto con i migliori specialisti del momento. Sallustro dopo un inizio molto brillante colpì male un pallone e si produsse uno strappo muscolare. Ciò malgrado, non restò solamente in campo, ma fu autore in uno a Biagi delle azioni più salienti e applaudite della giornata e a conclusione di una di queste segnò di testa un punto bellissimo. Oramai il problema dell’ala destra deve ritenersi in definitiva risolto. Ferrara ad interno se la sbrigò piuttosto benino, con i soliti pregi e difetti. Invero il difetto rimarchevole è il solito: la scarsa consistenza fisica del giuocatore, ma anche sotto questo aspetto – è doveroso riconoscerlo – «Topolino» (così lo ha ribattezzato la folla) ha rivelato innegabili progressi, in virtù di una maggiore decisione e di un più vivo e consapevole spirito agonistico. Venditto piuttosto in ombra in partenza terminò in crescendo e aprì la segnatura con un tiro di effetto, tratto dal meglio del proprio repertorio. Il mariglianese va riguadagnando quota con ritmo forse lento ma sicuro. Dopo Biagi i migliori azzurri sono stati Fenoglio, Colombari e Castello. In particolare Fenoglio, contro i vecchi compagni di casacca, è apparso in vena di prodezze. Di Buscaglia, che come abbiamo detto ha avuto un momento di incertezza, bisogna tuttavia lodare la strenua e consueta incessante generosità. Mosele fu molto poco impegnato; Tricoli mostrò disagio prima di ambientarsi nel ruolo; ma nella ripresa fu pari ai suoi innegabili mezzi e alla generale attesa. Tra i grigi ebbero modo di distinguersi Ceresa – cui non si può imputare nessuno dei gol subiti –, il solito Lombardo, Giuntoli, il vecchio ma sempre insidioso Banchero e Massiglia, un giovane che ha molte frecce all’arco. Buono l’arbitraggio del modenese Zelocchi. (Arturo Collana, «Il Littoriale», 30 novembre 1936) Il Napoli è riuscito a conquistare la sua seconda vittoria ed anche questa volta a spese di una delle squadre di coda. Vittoria giusta e meritata anche più di quanto non dicano le cifre. Infatti il Napoli sia nel primo tempo – in cui dovette fronteggiare in uno agli avversari l’ostacolo rilevante del vento che oggi spirava abbastanza forte – che nella ripresa è riuscito ad imporre la sua netta superiorità di classe, di stile e di azioni. I grigi risentono inevitabilmente della larga falcidia operata nei ranghi in tempi di compravendita. Hanno tentato di arginare la preponderanza degli avversari, facendo sfoggio del solito impegno agonistico, ma ciò non ha impedito che gli azzurri si intrufolassero agevolmente e con frequenza attraverso i molti varchi incustoditi del loro impianto difensivo. Sovente gli ospiti hanno anche contrattaccato con calore, ma le loro azioni pregevoli sul terreno della manovra hanno finito per esaurirsi su quello della conclusività. Per buona parte questa inanità di sforzi offensivi va registrata a merito della salda barriera con cui essi si sono infranti ogni volta, per una parte va spiegata con la deficiente incisività palesata dal reparto nel finale delle sue azioni d’attacco. Com’è noto, il Napoli collaudava oggi una nuova edizione del suo claudicante reparto di punta. Risultato a parte, si può dire che la prova odierna è in gran parte riuscita. Il ritorno in linea di uomini della classe e della esperienza di Rossetti e Sallustro è valso a conferire una maggior forza di proiezione alla linea che se non ancora riesce a girare con perfetta coesione dà però ben altro fastidio alla difesa avversaria e quel che più conta, sa trovare la via giusta per realizzare. Invero Rossetti ha tenuto fede all’aspettativa soltanto a metà, in quanto il suo rendimento si è affievolito nel corso della ripresa. Invece Sallustro, anche se zoppicante per uno stiramento muscolare prodotto dopo pochi minuti di gioco, ha avuto una condotta pregevolissima, intessendo in perfetta intesa con Biagi le azioni più salienti della giornata. Biagi, in forma meravigliosa, si è imposto come l’atleta migliore del lotto. In progresso sono apparsi Venditto e Ferrara I. Nei reparti retrostanti il solo Buscaglia, che causa la statura ridotta ha in odio il vento, ha reso meno del consueto. In particolare sono balzate in più vivida luce le prove gagliarde offerte da Fenoglio, Colombari e Castello. Dell’Alessandria bisogna citare Ceresa, al quale non si può imputare nessuno dei due goal subiti, Lombardo, Giuntoli, Massiglia, Robotti e Banchero come gli uomini più attivi, efficienti ed efficaci della compagine. Buono nel complesso l’arbitraggio del modenese Zelocchi. L’azione del primo goal, segnato al 39’ su corta respinta di Ceresa, Ferrara I traversava lungo a Venditto che di fuori dall’area di porta spediva da sinistra un tiro forte e di effetto nell’angolo alla destra del portiere alessandrino. Nella ripresa il Napoli arrotondava il bottino al 7’; fuga laterale di Biagi spostato sulla sinistra, centro perfetto e dosato. Sallustro esso pure pressato da un avversario, riusciva a colpire di testa ed a proiettare in rete sulla destra di Ceresa. («La Gazzetta dello Sport», 30 novembre 1936) NAPOLI-ALESSANDRIA 2-0 Iniziata la gara in favore di vento – un vento teso e gagliardo che appesantiva non poco la fatica degli azzurri – l’Alessandria ha potuto bilanciare le azioni nel primo tempo, ma pur svolgendo un gioco a tratti piacente e stringato, non è mai riuscita a dar molestia al portiere del Napoli, solo riuscendo ad impegnare a fondo i terzini Fenoglio e Castello. Robotti, Casalino e, a sprazzi, Banchero, sono stati i più insistenti in questo tentativo sostenuto da una mediana che sapeva bene il fatto suo, specie quando si trattava di mandare a gambe all’aria i tentativi di ritorsione del Napoli. Ma è ormai notorio che il quintetto azzurro, abilissimo a metà campo, perde, al momento della conclusione, buona parte della sua pericolosità. È stato così che Ceresa, Lombardo e Montanari hanno potuto a lungo mantenere accese le speranze dell’Alessandria in un risultato lusinghiero, respingendo con bravura tutte le puntate degli azzurri. Soltanto allo scadere del primo tempo, infatti, al 40’ un pallone calciato da Ferrara e deviato dal vento sulla sinistra è stato da Venditto scaraventato in rete con precisione. Questo punto ha fatto crollare le possibilità dei grigi, ma non le loro speranze, perché essi mai hanno desistito dal tentare il possibile per riacciuffare il pareggio, anche nella ripresa, quando il vento, che fino allora aveva soffiato alle loro spalle, diveniva un ostacolo frontale. Nella ripresa il Napoli poteva dominare a lungo e acquistare subito un maggior tono di sicurezza con un punto segnato di testa da Sallustro al 10’, a conclusione di una spettacolosa azione personale di Biagi, il migliore degli azzurri. La partita si trascinava ancora fino al termine, offrendo scarsi motivi d’interesse e confermando i rilievi che si erano potuti fare fino allora: che cioè il reparto migliore dell’Alessandria era il sestetto difensivo e che il Napoli risentiva moltissimo della cattiva giornata di Buscaglia. Il fischio conclusivo di Zelocchi, arbitro dall’occhio attento e dalle decisioni pronte, sanzionava un risultato che va ritenuto equo nelle proporzioni. («La Stampa», 30 novembre 1936) L’Alessandria si è battuta ieri allo stadio partenopeo con tutto l’ardore di una squadra giovane ed entusiasta, ma contro il Napoli, che aveva allineato per l’occasione ancora una nuova formazione della prima linea, con Rossetti accanto al centroattacco Biagi e Sallustro I all’ala destra e che, soprattutto, aveva assoluta necessità di guadagnare questi due punti per non correre il pericolo immediato dell’ultimissimo gradino della classifica, contro un Napoli in queste condizioni, ripetiamo, si è visto fin dalle prime battute che la squadra ospite, con tutto il coraggio e la buona volontà, era assolutamente condannata a soccombere. La squadra grigia gioca con ordine e con chiarezza (si vede la mano di Stürmer) ha fiato da vendere e coraggio degno delle tradizioni, ma difetta di uomini di classe. Vana è comunque la fatica dei suoi ragazzi quando, fuori casa, si trova un osso duro. L’attacco non riesce a passare e la difesa, come è capitato contro il Napoli, si lascia battere in fasi meno pericolose di tante altre sorpassate con bravura. Si comprende come su campo amico questa squadra possa risultate più che pericolosa per qualsiasi compagine ma oggi come oggi, lontano da casa sua, l’Alessandria non ha eccessive speranze. La cosa più bella di questa squadra è lo snodarsi continuo delle mezze ali e dei mediani da un campo all’altro, ed è un vero peccato che tale somma di lavoro non debba poi trovare premio. Banchero fu duramente colpito nel primo tempo dopo che aveva cercato inutilmente qualche varco, ma non può certo sostituirsi agli altri attaccanti che difettano assolutamente di tiro in porta, anche se qualcuno, come ad esempio Croce, è davvero un bell’elemento. Anche il Napoli fu vittima di un incidente di gioco toccato a Sallustro nei primi minuti; ma il beniamino delle folle napoletane, pur zoppicante, riuscì ad essere utile alla squadra fino a segnare il secondo punto. Nemmeno il nuovo allineamento dell’attacco partenopeo è immune da critiche perché Rossetti ha tradito i difetti della lunga permanenza a mediano, ma… rappresenta senza dubbio quanto di meglio si potesse tentare. Il primo punto partenopeo veniva al 40’ del primo tempo. L’azione aveva inizio da un tiro sbagliato di Ferrara I. La palla finiva sulla sinistra dove Venditto completamente libero approfittando della strana abulia della difesa grigia aggiustatosi il pallone lo scaraventava alto in angolo ove batteva sotto la traversa e finiva in rete. Il secondo punto veniva al 7’ della ripresa: Biagi – che da solo vale tutto l’attacco del Napoli – spostatosi sulla sinistra centrava e Sallustro, raccogliendo di testa, infilava in angolo basso. («Il Piccolo» di Genova, 30 novembre 1936) Un’altra difficile prova per i “grigi,, IL TORINO AL CAMPO DEL LITTORIO Non abbiamo assistito alla partita di Napoli ed in proposito abbiamo sentito e letto versioni completamente opposte. Facciamo solo una considerazione: la squadra che ha giocato a Napoli era la stessa che aveva lottato vittoriosamente contro la Lucchese. La vittoria contro i toscani non aveva però eliminato i punti deboli dove il rendimento di certi giocatori è ancora saltuario. Non dobbiamo quindi allarmarci per la sconfitta di Napoli. Oggi è doveroso tenere alto il morale dei giocatori ed in ispecial modo incoraggiare coloro i quali attraversano un periodo di mediocre rendimento. Animo dunque e non perdiamoci in pettegolezzi ed in svalutazioni esagerate. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 5 dicembre 1937) RISULTATI: Bologna-Juventus 1-1 Fiorentina-Triestina 2-1 Lucchese-Bari 0-0 Milan-Novara 2-0 Roma-Genova 1893 0-0 Sampierdarenese-Ambrosiana 2-2 Torino-Lazio 2-2 CLASSIFICA: Bologna. Lazio 14; Torino 13; Fiorentina 12; Lucchese, Roma 11; Ambrosiana, Bari, Genova 1893, Milan, Sampierdarenese 10; Juventus 9; Napoli 8; Triestina 7; Alessandria 6; Novara 5 MARCATORI 8 gol: Piola S. (Lazio) 7 gol: Gabetto (Juventus) 6 gol: Buscaglia P. (Torino) Il punto sul campionato Il Campionato di calcio LA CLASSIFICA E' UN ROMPICAPO Risultati pari in tutti gli incontri più attesi, proprio come ubbidendo ad un ordine generale. Persino il Torino ha diviso la posta: quel Torino che in nove giornate non aveva conosciuto vie di mezzo. Cosi la situazione, almeno apparentemente, non è mutata. Bologna e Lazio restano in coppia al primo posto precedendo il Torino che. se continua ad essere immediatamente alle spalle delle due unità di testa è però sensibilmente avvicinato alla Fiorentina, emersa in virtu’ di una faticosa vittoria dal compatto gruppo delle squadre di centro. La classifica comincia a diventare un rompicapo. Undici compagini nello spazio di quattro punti sono molte, dopo circa tre mesi di lotta. E’ evidente che l'equilibrio dei valori è assai piu’ marcato di quanto generalmente si creda ed è chiaro anche che tutte le squadre hanno difficoltà a fornire un rendimento costante. Un esame attento ce ne potrà convincere. Fattore campo Il Bologna sarebbe l'incontrastato dominatore del gruppo se ai molti punti ottenuti in trasferta ne corrispondessero altrettanti realizzati al Littoriale. Invece, di fronte al suo pubblico, sul suo terreno, nelle partite che lo vedono chiaramente favorito, l'undici rosso bleu manca alla prova. Ha giuocato cinque volte in sede ed ha ottenuto una sola vittoria, contro la Sampierdarenese. Contro Bari Lazio e Juventus il risultato di parità è stato il traguardo massimo; contro il Torino è andata ancora peggio e tutti e due i punti sono caduti nelle mani degli avversari. Come spiegare un fatto cosi strano quando, per contro, la squadra ha vinto a Genova a Napoli ad Alessandria e a Milano e pareggiato a Lucca solo per un somma di circostanze favorevoli. Una spiegazione logica non la si trova e solo si può arguire che il Bologna imposta meglio il suo giuoco quando deve essenzialmente preoccuparsi di affrontare l’offensiva avversaria. Dedita ad un sistemato lavoro difensivo la squadra è imbattibile lanciata all’attacco, invece, presta il fianco ai tentativi degli oppositori. Invece si è visto che l’attacco realizza piu’ facilmente quando conduce poche azioni a schemi rapidi e semplici che non quando si insidia per lunghi periodi nell’area avversaria. Vuol dire che il funzionamento della squadra deve essere armonizzato che, allo stato attuale delle cose, lo squilibrio è evidente e nettamente dannoso. Qualche cosa di simile capita al Torino. Anche i granata non hanno potuto giovarsi dei successi strappati a Trieste, a Bologna e allo stadio Mussolini perché sul loro terreno hanno dovuto rinunciare a ben tre punti. E c’è per il Torino lo stesso squilibrio denunciato per il Bologna, avendo subito sette delle nove reti che costituiscono il passivo sul campo amico. Per mirare alla vittoria finale e per evitare pericolosi inciampi in casa il Torino deve, allorché giuoca in sede, sorvegliare con maggiore attenzione la manovra di chi gli sta di fronte. Altrimenti si richiede all'attacco uno sforzo che a volte può essere superiore alle sue possibilità. (La Stampa – Luigi Cavallero, 01/12/1936)