Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1932/1933
Serie A
08-01-1933 - Giornata: 13 - Padova - Silvio Appiani


Padova AC - Alessandria US 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 2. Spivach A. [Pa] , 81. Perazzolo M. [Pa] 36. Marchina L.[A]

Alessandria US Mosele Vittorio, Lombardo Umberto, Fenoglio Giuseppe, Barale Oreste, Avalle Edoardo, Borelli Michele, Cattaneo Renato, Riccardi (I) Giovanni, Cornara Giuseppe, Marchina Libero, Perazzo Osvaldo All.: Bachmann (I) Heinrich

Formazione avversaria
PADOVA AC: Amoretti; Foni, Bergamini; Ferrer Callegari, Battistoni (V) Giovanni, Corsi; Busini (I) Federico, Perazzolo, Spivach, Bettini (I) Gioacchino, Tansini. All.: Vanicsek János.

Arbitro: Sassi Otello (Roma)
Note
Angoli: 8-1 oppure 9-1. Pubblico abbastanza numeroso. Giornata serena, terreno sdrucciolevole. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Il Padova ha vinto ed ha meritato di vincere. Nove calci d’angolo a uno sono un chiaro indice per la conferma dell’asserto. Ma se il Padova ha vinto, vi è stato tuttavia nella squadra qualche cosa che non ha completamente soddisfatto. Non tutti gli undici uomini padovani hanno soddisfatto: Corsi, Callegari e Busini non sono stati all’altezza della loro fama. Mica che abbiano giocato senza impegno, ma il loro rendimento non è stato eguale a quello dei compagni. A questi si potrebbe affiancare Bettini, ma è certo che la giovane mezz’ala sinistra ha risentito assai, come del resto tutti i suoi compagni di linea, dal non aver giocato assieme da lungo tempo. Non sono affatto mancati i tiri a rete, ed erano anche belli e ben centrati, ma molte occasioni sono state perdute per la imprecisione degli allunghi o per difetto di posizione. Sono difetti, questi, precipui delle prime linee non completamente amalgamate. Anche l’inclusione di Busini al posto di Frossi non ha servito troppo. Malgrado ciò, i padovani vanno lodati per la loro volontà: il pubblico li ha premiati con un lungo applauso sia al secondo punto che alla fine, dopo aver sofferto nella attesa del punto della vittoria. Quanto agli alessandrini, essi non hanno mancato alla tradizione che li vuole combattenti strenui. Quando le sorti della gara erano bilanciate, nei loro pericolosi attacchi, quasi sempre culminati da tiri in rete, essi hanno più volte sfiorato il successo, facendo temere per le sorti della gara. Se dei padovani i migliori sono stati Amoretti, Foni, Bergamini, Tansini, Spivach e Perazzolo, dagli alessandrini, eccettuato Mosele che ha sulla coscienza il secondo punto, non si saprebbe chi scegliere. Tuttavia, Avalle, Lombardo, Fenoglio, Borelli, Cattaneo, Cornara e Perazzo meritano una lode speciale. Al 2’ il Padova si porta già in vantaggio con un magnifico punto segnato di testa da Spivach su preciso traversone di Tansini. Successivamente, lo stesso Spivach sbaglia per poco il bersaglio su passaggio di Busini I. A questo punto, l’Alessandria contrattacca, e un tiro di Cornara impegna Amoretti, che para felicemente. Poco dopo, è ancora Cornara che tira di testa in porta, senza però riuscire a segnare per il pronto intervento del portiere patavino. S’inizia ora la serie di corners contro l’Alessandria al 10’ e all’11’; calci d’angolo che rimangono però infruttuosi. Reazione dell’Alessandria, che porta la minaccia sotto la rete patavina ed ottiene un corner a favore. Dopo due parate consecutive di Mosele su tiri di Bettini e Perazzolo, si snoda al 36’ l’azione che frutta il punto del pareggio dell’Alessandria. Su traversone di Cattaneo, si crea una mischia sotto la rete di Amoretti: Marchina riesce ad impossessarsi del pallone e, nonostante l’uscita del portiere padovano, scaraventa in rete da un metro. Viva reazione patavina, ma Mosele, in felicissima giornata, riesce a parare numerosi tiri e il primo tempo si chiude così con un punto per parte. Nella ripresa, il Padova parte subito all’attacco, e al 1’ e al 2’ Spivach impegna Mosele con tiri insidiosi. L’ottimo guardiano alessandrino sventa però la minaccia. Si registra al 7’ una parata di Amoretti su tiro di Cornara e, tre minuti dopo, viene battuta una punizione contro il Padova senza esito. È ancora poi Cornara che, al 15’ impegna Amoretti con un forte tiro. La pressione patavina continua insistentemente, ma il goal non viene. Abbiamo invece al 27’ un altro calcio d’angolo contro l’Alessandria senza esito. Al 30’, ancora una parata di Mosele e, quindi, i grigi, passati all’attacco, impegnano Amoretti. Poi è il Padova che si porta nuovamente in area alessandrina e, per alcuni minuti, è un susseguirsi continuo di mischie presso la casa di Mosele. Finalmente, al 36’, la superiorità patavina è sanzionata con il goal della vittoria, segnato da Perazzolo. Rabbioso contrattacco dell’Alessandria, che riesce ad impegnare Amoretti, indi, mentre il Padova è proteso all’attacco, l’arbitro Sassi di Roma fischia la fine. («La Gazzetta dello Sport», 9 gennaio 1933) Ecco, finalmente, una partita del buon tempo antico: una di quelle partite che sembran fatte apposta per mettere a dura prova le resistenze cardiache dei cosiddetti tifosi, alla stessa stregua con cui i romanzieri dell’Ottocento solevano far sospirare, con le loro puntate d’appendice, il lieto epilogo che non veniva mai. Ce n’è voluto del «tiraggio» forzato prima che, proprio agli sgoccioli della maschia contesa, il magnifico Mosele si lasciasse sfuggire dalla ferrea presa il pallone, calciato da tre passi e con estrema decisione, dall’indiavolato Perazzolo. Taluno ha voluto scorgere in questo punto, più che la bravura del «rosso», una fatale deficienza del thienese. Nulla di più gratuitamente falso. Vi sono certi palloni da rete che neppure il più trascendentale dei portieri può arrestare. Non creiamo, quindi, un vano rimorso al bravo Mosele, il quale ha disputato, ancora una volta, un partitone da pari suo. Non esitiamo a dire che, con Avalle, l’atletico portiere thienese è stato il miglior uomo della squadra grigia la quale, del resto, va elogiata in blocco. Superficiali profeti coloro che, prendendo abbaglio dalle ultime disgraziate prove dello squadrone grigio, s’erano sentiti di già in dovere di suonare la campana del mortorio per l’Alessandria e di designarla tra le possibili – se non probabili – pericolanti. Dopo averla vista oggi alla prova, possiamo dire senz’altro che la squadra di Avalle occupa, in classifica, un posto inadeguato alla sua reale efficienza, alla eletta qualità del suo gioco e alle sue possibilità. L’Alessandria ha perso – e regolarmente perso – il confronto col Padova, ma bisogna riconoscere che ha perduto con onore e che non poteva rendere più sudata di così l’ambita vittoria conseguita dal Padova. Basti dire che, sino al 37’ della ripresa, i grigi hanno bravamente e saldamente tenuto in pugno il risultato pari, puntando decisamente, di quando in quando, alla vittoria. E anche quando il secondo punto del Padova è venuto a stroncare le sue speranze, l’Alessandria non si è accasciata ed ha avuto ancora tanto impegno da insidiare pericolosamente l’attentissima difesa patavina. Non sappiamo davvero che cosa sarebbe avvenuto se, al 39’, Amoretti non si fosse gettato fra i piedi di Riccardi, carpendogli il pallone a prezzo d’un durissimo massaggio che lo ha reso inanimato per un paio di minuti. Da questi pochi particolari, il lettore si è reso certamente conto della fisionomia della partita. Una partita condotta a tutto vapore dal principio alla fine e combattuta con grande decisione da entrambe le parti. La decisione, peraltro, non ha impedito ai ventidue atleti di condursi con cavalleria, ma ha messo a dura prova la perizia dell’arbitro, il quale ha avuto polso fermissimo onde non lasciarsi prendere la mano. Il pubblico, reso un po’ nervoso dalla incertezza della contesa, non ha risparmiato i fischi allorché, per ben tre volte, gli attaccanti patavini vennero letteralmente travolti dagl’impetuosi interventi dei difensori grigi. Forse, in un paio di bruschissimi atterramenti, è ricorso qualche estremo da calcio di rigore, ma bene ha fatto il sig. Sassi a non atterrare, con l’estrema sanzione, una squadra così valorosa e combattiva come l’Alessandria. Come i calci di rigore «discutibili» siamo insorti più volte allorché ne rimase vittima il Padova. Non v’è alcuna ragione per non mantenere il nostro punto di vista quando si tratta di una squadra avversaria del Padova. Ecco perché siamo lieti che la partita di oggi sia entrata felicemente in porto senza l’ausilio del calcio di rigore. Anche senza l’aiuto della punizione estrema, il Padova è riuscito a cogliere l’ambita vittoria: meglio così. Così ci auguriamo che sia sempre, anche quando il Padova è costretto a battersi su terreno avversario. Con Mosele, abbiamo dianzi citato Avalle segnalandolo come il miglior uomo della compagine alessandrina. Effettivamente, il nazionale ha giganteggiato in campo del principio alla fine dell’incontro. Non un pallone partito dal suo centratissimo piede è andato sciupato. E che senso di piazzamento, in questo quadrato giocatore, purtuttavia non adusato al difficile ruolo di centrosostegno. Possente e mobilissimo in difesa, Avalle ha rivelato dei numeri di primissimo ordine anche nel gioco d’attacco. Quanti ben dosati palloni non ha egli fatto cadere sul fronte del quintetto attaccante grigio! Del resto, tutta la mediana alessandrina ha funzionato a dovere. Tanto Barale che Borelli hanno ottimamente assolto il loro compito. Peccato che Borelli abbia sfoggiato certi numeri di repertorio ultrapiemontesi procurando alla sua squadra parecchie punizioncelle quanto mai opportune. Anche la difesa è andata bene: non sapremmo dire chi sia stato il migliore tra Lombardo e Fenoglio. I due punti patavini non sono loro imputabili, come non lo sono al portiere Mosele. Dei tre reparti, quello dell’attacco è stato forse il meno brillante, pur non rivelando pecche sensibili. Abbiamo notato soltanto una scarsa mobilità sotto porta. Dei cinque, quelli che ci sono maggiormente piaciuti sono stati Marchina e Cattaneo. Discreto Cornara ma, secondo noi, gli mancano le doti del trascinatore e dello stoccatore pur avendo notato che i suoi pochi tiri erano sempre ben centrati seppure non troppo insidiosi. Per rendimento di linee, il Padova è andato alla rovescia della Alessandria: ottimo l’attacco, senza mende la difesa, zoppicante la mediana. Dopo un primo tempo, non troppo brillante per tutti e tre i sostegni, la ripresa ha segnato un certo ricupero nei riguardi di Battistoni e un ricupero pressoché pieno in Callegari. Insolitamente falloso, invece, Corsi il quale non è più il brillante giocatore della prima fase del campionato. Siamo certi che si tratta di un’eclissi momentanea; certo, ad ogni modo, che questo declino di forma perdura dalla partita di Milano contro l’Ambrosiana. Surmenage o difetto di allenamento? Non sappiamo dirlo. Comunque, il Corsi d’oggi non è stato certo il Corsi che ha fatto mirabilia allo stadio Berta. E così dicasi per Battistoni, che non ha certo vinto il confronto in campo col massiccio Avalle. In quanto alla difesa, dieci con lode ad Amoretti, che ha effettuato delle parate difficili con l’usata sicurezza; più a posto che mai Foni. In quanto a Bergamini, l’abbiamo trovato in netta ripresa, non lontano dalla sua forma migliore. All’attacco, le cose sono andate bene, abbiamo detto. Effettivamente, il reparto ha marciato con sicurezza, continuità e, quel che più conta, chiarezza d’idee. Certe improvvise aperture all’ala di Spivach, alcuni indovinati scambi in profondità fra Busini e Perazzolo, molti perfetti passaggi al centro di Tansini e del «Duca» han strappato grida di ammirazione. Un po’ in ombra Bettini, ma generoso è stato il suo lavoro a metà campo e, talora, nell’area di rigore patavina. Busini, il cui ritorno è stato accolto con favore, ha dimostrato d’essere tornato in ottima forma. Insomma, si sono avuti ieri sintomi indubbi che la squadra torna a marciare con sicurezza. Fate che Battistoni e Corsi ricuperino la loro forma migliore e vedrete il Padova nuovamente lanciato a tutto gas. Arbitro della combattuta ma cavalleresca partita è stato il sig. Sassi di Roma. Per conto nostro, egli ha funzionato bene in tutti i sensi, anche se talvolta non ha azzeccato giusto nell’attribuzione della paternità di qualche fallo. Cose perdonabili del resto, tenuto anche conto del clima un po’ arroventato della gara. In quanto ai pretesi calci di rigore non concessi, abbiamo già espresso il nostro parere: il sig. Sassi ha fatto bene a non vedere; così facessero tanti altri arbitri. Completamente ingiustificate, quindi, le due o tre fischiate dei tifosi più accesi, i quali dovrebbero rendersi conto, una volta per sempre, che certe gazzarre tornano a tutto svantaggio del sodalizio biancoscudato. Infatti, conseguenza di queste intemperanze è la multa. Speriamo che il sig. Sassi non abbia badato ai sibili e non faccia rapporto. L’incontro si è svolto in una bella giornata di sole. Tuttavia, il terreno era alquanto scivoloso, specie nei paraggi delle porte. Il pubblico è numeroso, ma non imponente come, forse, molti si aspettavano. Ad ogni modo – come abbiam detto più su – la temperatura dell’entusiasmo è stata altissima. Nella tribuna d’onore notiamo parecchie personalità, tra cui S.E. il Prefetto Ramanini e il Segretario federale comm. Boldrin. Al loro apparire, le due squadre sono accolte da grandi ovazioni. Esse si allineano così […]. Come si vede, i grigi mancano di Notti e Scagliotti, i due insidiosi, noti attaccanti. La palla è al Padova, che gioca contro sole. I bianchi partono subito all’attacco e non sono ancora scoccati tre minuti che il primo pallone riposa in fondo alla rete di Mosele: azione magnifica e irresistibile. Battistoni imbecca Tansini il quale, benché pressato da Barale, riesce ad acciuffare il pallone sulla linea di fondo e a farlo convergere al centro con un preciso traversone alto; Spivach spicca un salto acrobatico e, di testa, devia il pallone in rete alla parte opposta di Mosele. Elettrizzati, i bianchi sono nuovamente alle costole della difesa un po’ sgomentata dell’Alessandria. Lombardo si butta su Spivach e lo atterra con uno sgambetto proprio al limite dell’area; il calcio di punizione viene magnificamente tirato da Busini, e il pallone sfiora la traversa. Al 5’ un tiro rabbioso di Battistoni costringe Mosele a un’ardua parata a terra. I grigi si riscuotono e Avalle fa viaggiare l’attacco che, con piacevolissime trame, si porta nei paraggi di Amoretti. Il tiro di Marchina esce a lato di poco. Al 6’, un’azione velocissima di Busini, ottimamente imbeccato da Spivach. Benché ostacolato da Borelli, il «Duca» passa di precisione a Spivach che, di testa, invia in porta, ma Mosele para magnificamente. Fasi alterne; serrati duelli fra mediani, due belle respinte di Foni e Bergamini, indi la minaccia incombe ancora in area alessandrina. Fenoglio si libera da Busini e Perazzolo, inviando in corner. Il calcio d’angolo, tirato da Busini, ne provoca un secondo, pure infruttuoso. Una discesa alessandrina ci fa assistere al 15’ a un tiro alto di Riccardi. Al 16’ Mosele esce coraggiosamente e strappa dai piedi di Spivach – che cavallerescamente scavalca il temerario – un pericoloso pallone. Pronta replica dei grigi e fortissimo tiro di Cornara parato a terra da Amoretti. Al 18’ un calcio di punizione tirato da Foni dà modo a Spivach di «entrare» con uno dei suoi caratteristici colpi di testa, ma Mosele riesce ad acciuffare miracolosamente il pallone. Al 19’, discesa in linea dei grigi: Cattaneo passa al centro un bellissimo pallone, ma Cornara lo alza di testa mandandolo sopra la traversa. Botta e risposta: ora è Tansini che fugge come una lepre. Il traversone al centro viene raccolto da Spivach, il quale tira in porta, ma Mosele para. Al 28’, l’unico calcio d’angolo contro il Padova. Al 29’ un tiro di Avalle passa alto di poco. Punizione contro la Alessandria per fallo di Borelli su Perazzolo e tiro di Bettini parato in tuffo. Al 31’, fuga di Tansini, centro perfetto e testa di Spivach, ma il pallone va oltre la traversa. Al 32’ Tansini ricupera un bel pallone e lo porge a Perazzolo, che tira deciso; ma Mosele para. Come si vede, il Padova preme senza un attimo di respiro. Pure, è proprio ora che l’Alessandria coglie il pareggio. Al 34’ Borelli procura un altro calcio di punizione contro la sua squadra: lunga mischia sotto la porta di Mosele. Il pallone, allontanato da Lombardo, torna risospinto da Battistoni. Si arriva così al 37’. Presso l’area di rigore alessandrina, Callegari «buca» un pallone ch’era già suo. Perazzo se ne impadronisce e fugge tutto solo e, dalla linea di fondo, centra. Corsi prima, poi Bergamini e Foni fallano il rimando. Un attimo d’indecisione basta a Cornara per passare a Marchina, il qualche non ha difficoltà a cacciare il pallone in rete, mentre Amoretti è a terra. Il Padova riparte all’assalto. Uno scontro fra Perazzolo e Borelli si risolve ai danni dell’alessandrino, che rimane dolorante a terra. Al 40’, altro calcio d’angolo contro i grigi: Spivach «entra» di testa, ma Mosele para acrobaticamente mettendo nuovamente in corner. Altra mischia conclusa da un tiro di «Pera», che mette fuori di poco. La ripresa s’inizia con una sfuriata dei bianchi: il tiro conclusivo di Bettini trova Mosele pronto alla bloccata. Al 2’ Busini porta sin quasi alla rete alessandrina un pallone che Spivach, per soverchia precipitazione, mette fuori. Al 5’, reazione dei grigi e tiro a lato di Marchina. Una magnifica stoccata alta di Cornara viene magistralmente bloccata da Amoretti. Al 7’, fuga di Busini che passa a Spivach. Ma il colpo di testa del centrattacco va oltre la traversa. All’8’ Bettini viene duramente caricato da Fenoglio e Lombardo con una «forbice» evidentissima: l’arbitro lascia correre e parte dal pubblico la prima salva di fischi. Subito dopo, un’altra azione Busini-Perazzolo viene rotta con soverchia rudezza e i fischi s’intensificano. Al 12’ Tansini – con un magnifico spunto personale – gioca tre avversari e manda al centro un pallone prezioso: mischia e tiro conclusivo di Battistoni. La palla batte contro lo spigolo interno della traversa e fa «candela». Forse, la linea fatale è stata varcata, ma Mosele è pronto a respingere col piede. Ora, l’assedio dei bianchi non dà tregua. Salvo una fuga di Cattaneo e un bel tiro parato di Cornara, non si registra altro che un bombardamento continuo alla rete di Mosele. Tre calci d’angolo consecutivi non hanno esito. L’atmosfera si arroventa. Vediamo Bergamini passare fra gli attaccanti, e Bettini retrocede un po’. A metà campo, vigila la deserta zona del possesso patavino. Al 29’, altro calcio d’angolo contro l’Alessandria e nuova furibonda mischia: la difesa grigia fa miracoli, coadiuvata dai mediani e dalle due mezz’ali. Persino Cattaneo, di tratto in tratto, accorre a dar man forte. Una stoccata di Perazzolo viene respinta ancora di piede da Mosele: Busini riprende, ma mette fuori. Al 23’, nono calcio d’angolo contro i grigi, infruttuoso anche questo. Al 34’, un tiro di Tansini viene bloccato. Ma il punto della vittoria non può tardare. Lo coglie, al 37’, Perazzolo. L’azione parte da Tansini il quale crossa. Raccoglie Spivach che, pressato, manda a Busini. Il «Duca» rimette a Perazzolo il quale, da tre passi, spara di prepotenza: Mosele riesce ad acciuffare il pallone, ma questo gli sfugge e rotola in rete. Tripudio del pubblico e rabbiosa risposta dei grigi: Amoretti esce coraggiosamente e ghermisce il pallone proprio sul piede di Riccardi, che colpisce il portiere con un calcio al fianco. Amoretti rimane inanimato per qualche istante. Il Padova riparte all’attacco e Mosele deve intervenire per salvarsi da una puntata di Busini e Bettini. Un tiro fortemente tagliato di Tansini fallisce per un soffio il bersaglio. Al 43’, atterramento di Perazzolo in area e nuovi fischi. Altro tiro di Tansini su passaggi ed ultima gran parata di Mosele, poi la fine. Rabbonito alfine, il pubblico tributa un applauso ai vincitori e ai vinti. Bergamini stringe la mano a Cattaneo e gli offre un mazzo di fiori legato con nastri biancorossi. Saluto romano collettivo dei bianchi e dei grigi e, finalmente, il refrigerio degli spogliatoi. Ne hanno ben donde i ventidue generosi protagonisti della bella contesa. (Igor, «Fonosport-Le Venezie sportive», 9 gennaio 1933) L’orso grigio ha venduto ben cara la propria pelle. La tradizionale rivalità che ha sempre dato vita alle partite tra Padova e Alessandria non è venuta a mancare neppure in questa occasione: tutt’altro. La vittoria, che alla fine è venuta a coronare gli sforzi dei calciatori padovani, è stata sudata e quando, alla fine del primo tempo, le due squadre si trovavano alla pari, appariva legittimo il dubbio circa quello che avrebbe dovuto essere l’esito, nelle previsioni dei più, della contesa. L’Alessandria ha mantenuto fede al suo nome e alle belle tradizioni della sua inconfondibile scuola. Per tutta la durata della prima fase dell’incontro, che ha visto un certo equilibrio di azioni, essa ha tenuto il campo meglio dei locali. Avalle, al centro della mediana, ha superato compagni e avversari, mercé una condotta di giuoco assennata, una prontezza non comune, una continuità sorprendente. Bene lo coadiuvarono, d’altro canto, Barale, pronto ed efficacissimo, e Borelli, un ragazzo che ha della buona stoffa. Nella ripresa, dopo una decina di minuti di azioni alterne, il Padova partiva di scatto, facendo più assegnamento sulle sue doti di cuore che su quelle della classe, ché, nelle sue file, qualcosa scricchiolava: Corsi e Bettini apparivano piuttosto impacciati, né lo stesso Bergamini appariva nella forma dell’inizio del campionato. Comunque, sotto il caldo incitamento della folla, tutte queste manchevolezze sono scomparse o, meglio, si sono nascoste. I biancorossi, alla disperata ricerca del punto della vittoria, hanno premuto in lungo e in largo in vista di Mosele. L’Alessandria, raggomitolata in difesa, lasciando alle sole ali e al pronto Cornara il compito di punzecchiare le retrovie dei locali, puntava allo scopo, che era quello di partirsene con un punterello nel carniere. Batti e ribatti, dopo che la casa di Mosele aveva già più d’una volta passati seri rischi, e dopo che il thienese si era esibito in parate ammirevoli, anche se talvolta fortunosa, ecco, finalmente, al 36’, in un’azione imbastita dall’ottimo Tansini, piombare Perazzolo e mettere in rete, malgrado il disperato tentativo del guardiano grigio, che riusciva solo a toccare ma non ad arrestare l’ordigno di cuoio. Lo scoppio d’entusiasmo del pubblico, accorso numerosissimo all’Appiani, è indescrivibile. Il cruccio mal represso, il malumore serpeggiante anche per la condotta dell’arbitro, che non ci è sembrata, per vero, perfetta, ha trovato il suo sfogo nell’episodio culminante dell’intera contesa, nel punto tanto atteso e desiderato. Gli ultimi sprazzi grigi sono stati contenuti a mala pena, ché mal si adattavano gli ospiti ad accettare la punizione. Il liberatore fischio di chiusura ha trovato le due squadre, prostrate dallo sforzo, allineate al centro del campo, a cogliere il meritato tributo di plauso. La palla è al Padova, che parte in profondità: rapidi scambi tra gli avanti, ed al 2’ Battistoni lancia di precisione a Tansini, che fugge e crossa. Spivach, con un balzo felino, colloca in rete di prepotenza, tra gli applausi del pubblico. Al 6’ lo stesso giocatore sbaglia da due passi un facile pallone. Le azioni si succedono velocemente ed un duello Busini-Fenoglio provoca un corner (10’) nullo, subito seguito da un altro. Al 13’ si ha un fortunoso salvataggio di Mosele, che si getta coraggiosamente ai piedi del centroattacco biancorosso che insiste nei tiri di testa, tanto che la difesa grigia deve lavorare parecchio. Amoretti è impegnato pochissimo. Al 26’ un’azione Marchina-Riccardi-Cattaneo-Cornara fa temere per la verginità della rete padovana, ma il tiro di testa di quest’ultimo passa sopra la traversa. Al 30’ Bettini conclude una perfetta serie di passaggi con Spivach e spara in rete, ma con un guizzo in extremis Mosele svia in corner. Al 36’ un improvviso rovesciamento di fronte provoca il goal del pareggio. Nella ripresa, il Padova si insedia nella metà campo avversaria: Foni e Bergamini sono diventati attaccanti e gli undici alessandrini tutti terzini; ad ogni minuto, Mosele ha il pallone, che però non vuole entrare in rete. Spivach (6’) sbaglia di poco, ed al 9’ un evidente fallo di mano di un grigio in area di rigore non fischiato dall’arbitro fa succedere una reazione violenta del pubblico che grida e fischia. Al 19’ e 21’, due corners per il Padova. Mosele para di pugno una cannonata di Perazzolo e, al ventiduesimo, nuovo angolo, nullo. Dopo poco, Tansini fugge velocemente e tira in porta, il portiere dei piemontesi non sa cosa fare: allunga un piede e rimanda. La folla calda al massimo. Nelle file grigie, Marchina passa half, Borelli terzino e Fenoglio avanti, ma l’Alessandria neanche così conclude. Al 26’ «Pera», su corner, manda il pallone verso la rete avversaria, interviene il thienese che, nella linea fatale (e crediamo forse anche dentro), respinge di pugno. Il pubblico fischia l’arbitro che sembra non accorgersi dei continui falli dei piemontesi. Dal 27’ al 35’ si ha una continua pressione dei locali che, finalmente, al 36’ riescono a ottenere il punto della vittoria: Perazzolo riceve il pallone da un compagno e tira in porta, ma Mosele agguanta il pallone, che però gli sfugge ed entra in rete tra l’indescrivibile entusiasmo dei tifosi. («Gazzetta di Venezia», 9 gennaio 1933) Come avevamo previsto, la partita odierna si è risolta di stretta misura dopo novanta minuti di epica lotta in cui entrambe le squadre hanno profuso le energie fino all’esaurimento. I due tempi dell’appassionante incontro hanno avuto fisionomie nettamente distinte: equilibrato e superlativamente veloce il gioco nella prima parte del match, spasmodico e rude nella ripresa, durante la quale i biancorossi hanno in prevalenza combattuto in area grigia. Agli ordini dell’arbitro, sig. Sassi di Roma, le squadre si presentano nella seguente formazione […]. Al fischio d’inizio, i patavini scattano risoluti all’attacco. Al 2’ Battistoni allunga a Tansini, il quale supera di astuzia Fenoglio e, dalla linea di fondo, spedisce con precisione al centro, dove Spivach, prontissimo, con un bellissimo colpo di testa converge in rete. Imbaldanziti dal successo, i biancorossi mettono le ali ai piedi. Al 10’ e al 12’ i grigi sono in corner. Verso il 15’ però rispondono attaccando con decisione e, al 17’, Riccardi costringe Amoretti a compiere una difficile parata a terra. Al 19’ registriamo un altro poderoso tiro di Cornara; dal 20’ al 35’ il gioco si mantiene equilibrato ed al 36’ Mosele si fa applaudire per una spettacolosa parata su tiro di Perazzolo. Un minuto dopo, in una mischia sotto la porta del Padova, Marchina riesce a segnare il goal del pareggio. Il punto improvviso scuote i padovani, i quali reagiscono immediatamente ottenendo al 40’ un corner a loro favore. Il primo tempo termina così alla pari con 1 a 1. Nella ripresa, il Padova assedia costantemente la porta dei grigi, ma la meravigliosa attività di Mosele neutralizza in gran parte i suoi sforzi. Chiusi nella propria area di rigore, l’Alessandria si difende disperatamente e con fortuna. Fino al 32’, i resistenti piemontesi subiscono ben sei corners senza ottenerne uno solo a loro vantaggio. Al 36’, infine, l’incontro si risolve con un tiro imparabile di Perazzolo il quale mette in rete un perfetto traversone di Tansini. Anche nel rimanente ultimo periodo dell’incontro, la superiorità è dei patavini. Fra gli alessandrini si sono distinti Mosele, in giornata eccezionale, ed Avalle; del Padova non hanno molto soddisfatto Busini I, Corsi e Callegari, bene tutti gli altri. («Il Littoriale», 9 gennaio 1933) Il Padova non ha disputato una partita eccellente. La difesa è sembrata a punto, e sono apparsi superbi Amoretti e Foni, piuttosto sfuocato Bergamini, lontano dalla forma migliore; generoso è stato Battistoni al centro dei sostegni, inferiori alle loro possibilità si sono dimostrati Callegari, che ha avuto un ottimo finale, e Corsi. All’attacco, Spivach è ancora una volta apparso condottiero abile e pronto, mentre Perazzolo e Tansini hanno compiuto un lavoro impeccabile; anche Busini, pure con il suo eccessivo timore dell’avversario, ha svolto un buon giuoco; oscuro Bettini. Pubblico numerosissimo. Discusso l’arbitraggio di Sassi di Roma. Il primo tempo è stato equilibrato e le azioni si sono alternate. Il Padova ha segnato per primo al secondo minuto: Spivach, con un colpo di testa, ha messo in rete il pallone ricevuto da Tansini. Al 36’ c’è il pareggio degli alessandrini: un velocissimo palleggio fra Cornara e Marchina dà modo a quest’ultimo di segnare da due passi, dopo aver superato in velocità il terzino padovano. Nella ripresa, dopo una diecina di minuti di azioni alterne, il Padova partiva di scatto, facendo più assegnamento sulle sue doti di cuore che su quelle della classe. Comunque, sotto il caldo incitamento della folla, scomparivano le manchevolezze e i biancorossi, alla disperata ricerca del punto della vittoria, hanno premuto in lungo e in largo in prossimità della rete avversaria. Dopo che la casa di Mosele aveva più di una volta passato serii rischi e dopo che il portiere si era esibito in parate ammirevoli, anche se talvolta fortunose, ecco finalmente al 36’, dopo un’azione imbastita dall’ottimo Tansini, sopraggiungere di corsa Perazzolo e mettere in rete, nonostante il disperato tentativo del guardiano alessandrino, che riusciva solo a toccare, ma non a fermare il pallone. Azioni alterne sono seguite fino allo scadere del tempo. Durante l’incontro sono stati tirati otto calci d’angolo contro l’Alessandria e uno contro il Padova. («La Stampa», 9 gennaio 1933) La squadra grigia giocherà nella formazione che ha battuto il Budaj - Una pacata forza di volontà anima i calciatori locali - Mosele è ritornato in forma brillante - Al pubblico il dovere di incoraggiare con fede la squadra grigia che dovrà assurgere al livello dei più grandi squadroni Potremmo definirla la partita decisiva per le sorti della squadra grigia: perdere domani contro i partenopei significa rinunciare alle aspirazioni che spronavano, all'inizio del campionato, i calciatori alessandrini a lottare con gagliardo orgoglio. Nell’attuale posizione in classifica aleggia l’acre odore del fanale di coda e l’Alessandria, memore delle battaglie passate, deve risollevarsi di colpo ed assicurarsi un posto... al sole. La compagine che lo scorso anno era passata vittoriosa ed applaudita sui campi delle più forti consorelle, non può arenarsi nelle sabbie molli della retrocessione. Mutare tattica Se si può dire che la nostra squadra in questo campionato abbia svolto una tattica di gioco prefissa, (noi non ce ne siamo mai accorti), è venuto il momento di optare per altre condotte di gara più redditizie. Sperare di tornare a competere e primeggiare nel gioco tecnico, nei confronti delle consorelle che vanno per la maggiore, oggi è semplicemente assurdo: siamo troppo in ritardo; lavorare all’uncinetto con virtuosismi, ricami e temporeggiamenti nell’area avversaria, o attendere che il difensore fallisca il rimando o la presa, è tempo perso. Occorre ricordarci che l’Alessandria è una squadra di provincia, e la maggior prerogativa delle squadre provinciali, dal tronco sano, è la passione. dove difetta, per un complesso di motivi, la tecnica, occorre rimediare con lo slancio, senza fronzoli e con l’impeto bersaglieresco di chi lotta contro un avversario più forte, più preparato, più fiducioso. Occorre smantellare le azioni avversarie profondendo le riposte energie, poiché fino ad ora non sono stati compiuti sforzi eccezionali : la squadra deve ritornare un blocco compatto, sospinto dalla volontà e dalla fede; le ambizioni celle, più o meno larvate, debbono cessare; deve giocare la squadra e non' un dato settore; la palla deve essere passata al compagno in posizione migliore per lo sfruttamento dell’azione, senza sofisticare se, col dato giocatore, corrono rapporti di amicizia più o meno intimi che con gli altri; occorre, insomma, che i giocatori dell’Alessandria comprendano la necessità di aiutarsi vicendevolmente senza suonare la gran cassa quando un compagno commette un errore. La squadra grigia Giovedì sera, dopo l'allenamento, svoltosi a porte chiuse, (questa era l'intenzione dei dirigenti, ma poi il pubblico sfondò le porte ed invase gli spalti) la formazione della squadra grigia non era ancora stata decisa, l’ero, anche prima dell’allenamento, si poteva immaginare il ritorno di Scagliotti in squadra perché l’Alessandria non aveva vinto a Padova: quando si perde vengono a galla gli errori e le manchevolezze; del resto, noi siamo d'avviso che Riccardi, pur essendo un promettentissimo elemento, oggi non è ancora all'altezza di togliere il posto a Scagliotti ed a Cornara. Un giocatore come Riccardi, ricco di doti tecniche, costretto a giocare per anni nelle riserve girando tutti i ruoli da mezzo destro ad ala sinistra, ha ancora bisogno di prendere dimestichezza e padronanza giocando centro attacco delle riserve per qualche domenica. Se fosse possibile diventare centro avanti in divisione nazionale A dopo poche partite si potrebbe allora spostare Scagliotti o Marchina, che sorto giocatori abbastanza esperti, a tale ruolo. Ritornando alla formazione, si parla di escludere Cornara che è impossibilitato di giocare a causa di uno strappo muscolare. Il suo posto verrebbe quindi occupato da Riccardi; con interni Scagliotti e Marchina. La mediana ed il trio difensivo saranno gli stessi della partita di Padova (Il Piccolo, A.C, 14/01/1933) RISULTATI: Ambrosiana-Palermo 5-1 Bologna-Milan 2-2 Fiorentina-Juventus 1-0 Genova 1893-Napoli 2-2 Lazio-Casale 1-0 Pro Patria-Pro Vercelli 1-0 Torino-Roma 1-1 Triestina-Bari 0-0 CLASSIFICA: Juventus 20; Napoli 18; Ambrosiana, Bologna, Roma 17; Genova 1893 15; Padova, Torino 14; Lazio, Milan 13; Fiorentina, Pro Vercelli 12; Palermo, Triestina 11; Alessandria, Bari 9; Casale, Pro Patria 6. MARCATORI 11 gol: Romani (Milan), Sallustro A. (Napoli) 9 gol: Meazza (Ambrosiana), Petrone (Fiorentina), Schiavio (Bologna), Vojak (Napoli) 8 gol: Demaria A. (Ambrosiana), Rossetti (Torino) 7 gol: Celoria (Casale), Rosa (Triestina)