Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1936/1937
Serie A
27-12-1936 - Giornata: 13 - Roma - P.N.F.


Lazio SS - Alessandria US 4 - 0 (2 - 0)
RETI: 35. Camolese B. [La] , 36. Riccardi (I) G. [La] , 57. Piola S. [La] , 65. Camolese B. [La]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Montanari Ermanno, Rosso Alberto, Parodi Pasquale, Bigando Giovanni, Croce Aldo, Massiglia Armando, Collimedaglia Aldo, Robotti Luciano, Borgonovo Carlo All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
LAZIO SS: Blason; Zacconi, Monza (II) Alfredo; Baldo, Viani Giuseppe, Milano; Busani, Riccardi (I) Giovanni, Piola, Camolese, Costa. All.: Viola József

Arbitro: Scorzoni Raffaele (Bologna)
Note
Infortunato: 81’ Lombardo [A]. Angoli: 10-2. Spettatori: 10.000. Tempo ottimo, terreno eccellente. Inizio gara ore 14.30

Commento
L’arbitro Scorzoni al 36’ del primo tempo – quando Riccardi segnava il secondo goal per la Lazio – avrebbe potuto benissimo fischiare la fine dell’incontro dichiarando l’Alessandria sconfitta; tanto per essa c’era più nulla da fare. Se fate caso, infatti, queste partite tra lo squadrone che punta al primato e la squadra relegata in fondo alla classifica e che si presenta in campo sperando nel caso, valgono ed assumono valore solo per il risultato che la tattica ostruzionistica della squadra inferiore può ottenere. Se la tattica prende la strada buona, se cioè fa ingarbugliare le idee agli attaccanti avversari e, via via, anche ai mediani e riesce a disorientare gli inoperosi terzini da sorprenderli nel contrattacco, allora la partita assume un carattere d’interesse, altrimenti si aspetta lo scoccare dei novanta minuti solo perché così vuole il regolamento. Ora, al 36’ del primo tempo, col gol di Riccardi, l’Alessandria era bell’e sconfitta: pri[riga mancante] un gol solo di vantaggio si poteva dire anche se netta era la differenza di classe, perché un gol solo di vantaggio si poteva recuperare sperando nel caso: ma due, no. E infatti il resto della partita non era che un continuo prevalere della squadra più forte resa sicura dal vantaggio conseguito, ma prudentissima nel non sguarnire troppo la difesa: la Lazio, dopo quei due gol, somigliava allo studente che sa d’essere bravo, che ha già risposto bene alle interrogazioni del professore, che è sicuro della promozione e che seguita a rispondere con tale calma attenta, pronto ad aumentare il punteggio, ma accorto a non dire sciocchezze. La Lazio seguitava ad attaccare riponendo gran parte del peso dell’incontro al suo reparto attaccante e gran parte del lavoro alle sue mezze ali. Ma i mediani rare volte s’avventuravano avanti e, quando lo facevano, tornavano presto al loro posto. Quindi, passati quei 36’, se la partita pareva vibrar meno d’interesse e se acquetava anche i sostenitori che sino allora avevano incitato la loro squadra ad andare di gran carriera e di non fidarsi della facilità della partita, si osservavano però due cose, che altre volte s’erano notate e la cui ripetizione conferma la bontà del gioco che la Lazio attua in questa stagione: calma nelle azioni, perché si ha di mira il risultato, e prudenza nel distendersi. Tutta la squadra, per questo suo comportamento, va elogiata e va elogiata anche per non essersi fatta allettare dall’illusione di poter vincere senza far dispiego di tutte le energie e senza porre in vetrina tutto il repertorio delle bravure. La Lazio iniziava attaccando: come se di contro avesse avuto uno squadrone. Passaggi rapidi, tiri di tutt’e cinque gli avanti. L’Alessandria voleva attuare quel che ora va di moda quando la padrona di casa è uno squadrone: allora, l’ospite mette in difesa otto e anche nove uomini e lascia due o tre attaccanti molto innanzi, col compito di tentare l’avventura. Chi preme, se non cammina con ordine, finisce per fare il gioco dell’avversaria; ma la Lazio, fatta accorta, sapeva ben districarsi e non segnava per un paio di prodezze di Ceresa. Neanche Lombardo, capitano dei grigi, avrebbe scommesso che lungandare le cose sarebbero rimaste immutate: i suoi correvano, salvavano proprio al momento preciso, ma guai quella volta che l’intervento fosse tardato d’un attimo. Batti e batti, su un’azione partita da Viani, s’aveva il primo gol: era appena passata la mezz’ora. Piola si spostava a destra, centrava sul limite e Camolese, in corsa da un passo, spediva in rete. Palla al centro, altra azione laziale: mischia a tre metri da Ceresa, un tirare confuso di calci al pallone, ma Piola si spostava un poco innanzi e, spalle voltate verso Ceresa, col tacco cercava segnare; Riccardi interveniva e segnava. Per la cronaca: 36’. All’Alessandria toccava quindi recuperare il terreno perduto nella ripresa: doveva partire all’attacco sguarnendo la sua area di rigore. E ha testa: ma se riusciva arrivare sotto Blason, o perché cincischiava, o perché i laziali erano prontissimi. Fatto sta che due sole occasioni da gol essa ha avuto: una, l’ha mandata a monte Blason; l’altra, l’ala sinistra tirando a volo e forte un passaggio di Croce che aveva spiazzato tutta la difesa. Calma, la Lazio, tornava ad attaccare: ed eccola ancora in vantaggio verso il quarto d’ora: calcio d’angolo e palla ripresa da Viani e indirizzata a Riccardi che deviava a Piola, tiro da due metri e gol. Il quarto gol era il più bello della serie e quello più preparato: azione da Viani a Busani che scavalcava due avversari e centrava raso terra verso Piola. Tutti gli alessandrini si dirigevano verso costui che, invece, allargava le gambe permettendo a Camolese di segnare: 20’. Avvenivano alcuni spostamenti: Bigando e Parodi si scambiavano il posto e Lombardo usciva per strappo muscolare. Più tardi, anche Riccardi e Busani si scambiavano di posto. Ma null’altro di notevole avveniva. Ora, merito principale di tanto ordine di gioco nella Lazio spetta a Viani, il migliore atleta laziale, stando alla qualità delle azioni cui ha dato vita. Brillantissimo Busani, lavoratore Riccardi, attendo Camolese, guizzante e smanioso di far prodezze Costa. Marcato Piola: ma sempre in vena. Ai due laterali va l’elogio per non essersi fatti prendere la mano dalla voglia di strafare. Una sola parata difficile ha eseguito Blason: e da campione. Su l’Alessandria, poco da dire: ha un gran bel portiere, abilissimo nelle parate tra i pali. Ne ha eseguita una tra le più difficili che si conoscano, quella su colpo di testa di Camolese. Più che far voli sa piazzarsi. L’Alessandria non ha altri «assi» e Bigando rende troppo poco fuori casa. La linea d’attacco è composta di ragazzi di troppo bassa statura e Collimedaglia, se sa palleggiare, manca d’autorità. Robotti è testardo a tenersi il pallone, e semplice, emozionatissimo Borgonovo. Il migliore è Croce. Perfetto l’arbitraggio di Scorzoni. Giornata d’incanto. (Ennio Mantella, «Il Littoriale», 28 dicembre 1936) Quattro punti a zero e dieci calci d’angolo a due stabiliscono con sufficiente chiarezza quello che sono stati l’andamento del gioco e lo squilibrio delle forze in campo. Nelle cifre è sintetizzato il commento più aderente alla realtà e rare volte come oggi il rapporto valore tecnico-risultato è stato altrettanto armonico e perfetto. Si può dire anzi che, se mai, il secondo termine avrebbe potuto essere ancora più netto, tanto grande è stata la differenza di valori tra le due squadre. Tuttavia il punteggio finale soddisfa egualmente gli azzurri della Lazio i quali hanno superato l’ostacolo alessandrino con una disinvoltura che non era certo nei calcoli della vigilia. È difficile precisare se ciò sia avvenuto perché la Lazio abbia giocato meglio o l’Alessandria abbia giocato peggio del previsto, ma il fatto è che la partita odierna va ascritta tra quelle della più ordinaria e piatta amministrazione. Qualcosa di più di un allenamento, moltissimo di meno di una partita di campionato, comunque un incontro filato via liscio e regolarissimo senza un incidente, senza un’incertezza, senza una sorpresa, senza, persino, il consueto vociare della folla, troppo sicura della sua squadra e del risultato. Non ci si attendevano grandi cose dall’Alessandria, ma certo un po’ di più di quanto essa ha offerto. Si contava sulla freschezza, sulla velocità e sulla decisione del suo gioco di attacco, sullo spirito combattivo, sulla prontezza e sulla preparazione atletica dei suoi giocatori; invece la delusione è stata completa. Due terzini incerti e poco precisi, una mediana debole e preoccupata, un attacco capace solo di infilare passaggi su passaggi, senza alcuno spirito pratico di realizzazione. Una squadra a scartamento ridotto, troppo debole per difendersi, troppo acerba per attaccare; una squadra che ha mostrato appena appena in embrione il tecnico, classico gioco alessandrino. Quanto ai singoli, va lodato senz’altro Ceresa, portiere di classe eccellente, autore di parate superbe; insieme con lui vanno ricordati Parodi, tenace e deciso, e Croce, veloce e pericoloso. Bigando si era dedicato a Piola e il bilancio non gli è stato molto favorevole, se si pensa che il laziale ha segnato un goal ed è stato l’autore… morale di altri due. La Lazio, posta di fronte ad una squadra nettamente inferiore, ha sfoggiato tutta la poderosità del suo stile ed ha offerto una dimostrazione mirabile del gioco di attacco. La prima linea ha assolto molto bene al suo compito; ma l’onore della prima citazione spetta alla mediana che ha avuto in Viani un animatore intelligente, ed in Milano e Baldo due atleti continui, vigorosi, irresistibili. Con un tale trampolino di lancio, la prima linea si è mantenuta per quasi tutti i novanta minuti all’attacco ed ha, senza soste, premuto in area di rigore alessandrina realizzando quattro volte, totalizzando un numero notevolissimo di calci di angolo e mancando tre o quattro occasioni per il tradizionale soffio. Tutto questo, malgrado le precarie condizioni di Piola che oggi ha rinunciato al suo ruolo di cannoniere e si è dedicato a quello di distributore e coordinatore del gioco: compito che Piola ha assolto nel modo più brillante. Da lodare Camolese a cui forse spetta il numero uno della prima linea. Così Riccardi e Busani, pronti, coraggiosi, tenacissimi. In tono leggermente minore ha giocato Costa. I due terzini sono stati poco impegnati e forse è bene che sia stato così perché hanno dato l’impressione di non trovarsi nella loro migliore giornata. Gli errori e le entrate a vuoto hanno nettamente superato il limite del lecito. Bene Blason nelle poche volte in cui è stato necessario il suo intervento. Scorzoni si è trovato alle prese con una partita facilissima e l’ha diretta con la consueta abilità e con la nota perizia tecnica. Riferiamo la cronaca dei quattro goal. 35’ del primo tempo: l’azione parte da Costa che, imbeccato da Viani, traversa di destro e manda a Busani il quale passa a Riccardi; questi stringe verso il centro e, pressato da Bigando, porge a Piola che intanto si è spostato verso destra; Piola centra a mezza altezza e sulla traiettoria entra Camolese il quale da un metro mette in rete. 36’ del primo tempo: appena il tempo di porre la palla al centro e poi la Lazio scatta di nuovo all’attacco. Da Busani la palla va a Riccardi il quale la passa a Piola: questi immediatamente rimette a Riccardi, corso in avanti, ed il laziale non ha difficoltà a battere l’esterrefatto Ceresa. Goal bellissimo, azione superba, la migliore della giornata. 12’ della ripresa: sul calcio di angolo (il settimo della serie), Viani tocca di testa, manda a Piola che infila la rete con tiro precisissimo. 20’ della ripresa: Riccardi allunga a Busani il quale, dopo un vivace duello con Rosso, si libera e centra raso terra. La palla va a Piola il quale la lascia passare ingannando Ceresa che da lui si attendeva il tiro: è invece Camolese che al volo rovescia in fondo alla rete. Nella tribuna d’onore erano presenti la contessa Edda Ciano, l’on. Starace, il gen. Valle, l’on Marinelli, l’on. Delcroix, il generale Vaccaro, il dott. Ippolit, federale dell’Urbe. Al 36’ della ripresa Lombardo cadeva ed uscita dal campo; veniva sostituito da Rosso, mentre Robotti si spostava a mediano sinistro. Pochi minuti prima, Riccardi e Busani si erano scambiati i ruoli. (Ennio Viero, «La Gazzetta dello Sport», 28 dicembre 1936) LAZIO-ALESSANDRIA 4-0 Dalla prima all’ultima battuta dell’incontro, il dominio laziale è stato pieno e assoluto. I biancoazzurri scesi in campo al gran completo hanno stentato sul principio a dare consistenza alle loro azioni fino al 35’ del primo tempo, infatti la difesa alessandrina ha tenuto duro, riuscendo a sventare più di una azione veloce e pericolosa imbastita dall’attacco avversario in cui Riccardi rientrava non completamente a punto dopo un breve periodo di assenza e dove Piola risentiva di una contusione alla caviglia. Al 35’, però, la macchina laziale, sorretta da una mediana solida, tenace e intelligente che ha avuto il merito di controllare il giuoco rifornendo l’attacco in continuità e togliendo in pari tempo ai grigi ogni possibilità di manovra, iniziava la serie dei punti. Piola si spostava a destra e centrava un rasoterra spiazzando i terzini. Camolese da tre metri, completamente libero, non aveva difficoltà a mandare in rete. Due minuti dopo, su perfetta azione Busani-Riccardi-Piola-Riccardi, quest’ultimo superava Lombardo e segnava il secondo punto laziale da pochi passi. Il terzo punto era realizzato al 12’ della ripresa su calcio d’angolo che Piola, con perfetta rovesciata, trasformava in rete e il quarto e ultimo punto era segnato da Camolese su perfetto centro di Busani al 20’. Sono stati tirati dieci calci d’angolo contro l’Alessandria e due contro la Lazio. La partita non ha bisogno di commenti, la superiorità di classe della Lazio si è fatta sentire; l’Alessandria si è difesa con accanimento e ha cercato di sopperire alle deficienze di inquadramento con l’impegno e la buona volontà. Ceresa e Bigando sono stati i migliori delle linee arretrate. L’attacco alessandrino, forse perché gli interni sono stati costretti a svolgere un compito puramente difensivo, è apparso troppo inconsistente. Soltanto Croce ha avuto qualche spunto felice. Della Lazio, ottimi i mediani. Al 35’ della ripresa, Lombardo in uno scontro con Camolese si infortunava ed era costretto a lasciare il campo: Rosso passava terzino destro e Robotti mediano sinistro. L’incidente è avvenuto quando già la Lazio aveva segnato i suoi quattro punti che la ponevano al sicuro da ogni sgradevole sorpresa. Giornata fredda, ma luminosa. Pubblico numerosissimo. («La Stampa», 28 dicembre 1936) La Lazio non ha trovato il cammino sparso di spine nella tredicesima giornata del campionato, giacché l’Alessandria, preceduta dalla fama di squadra modesta, non ha in alcun modo smentito questa impressione. La squadra dei grigi, mediocre in tutto se si eccettua il portiere Ceresa, il centrosostegno Bigando e il mediano sinistro Parodi, si era schierata in campo con intenzioni evidentemente difensive, ma poco dopo la mezz’ora la Lazio, trovata la via del goal, non aveva poi il compito difficile a dominare. Con il ritorno in isquadra di Riccardi gli azzurri hanno svolto un ottimo gioco ed hanno completamente soddisfatto. Piola ha servito i compagni di linea e i punti sono fioccati numerosi. I migliori della Lazio sono stati Piola, Camolese e Viani e dell’Alessandria Parodi, Bigando, Ceresa e Lombardo. La Lazio gioca contro sole ma il gioco è subito in area grigia. Un tiro di Camolese che va alto e un’incursione di Borgonovo interrotta da Zaccone sono i motivi salienti che offre la partita nei primi dieci minuti. L’Alessandria però è costretta a difendersi e molte volte i difensori salvano in angolo finché al 34’, dopo che Collimedaglia aveva perduto per la troppa precipitazione una favorevole occasioni, nasce il punto dei laziali. Passaggio di Viani sulla destra; sulla palla accorre Piola che lotta con Rosso, se ne libera e mette al centro dove interviene in velocità Camolese che mette in rete da due metri. Un minuto dopo la Lazio segna il suo secondo punto sempre sulla destra: passaggio di Viani a Busani, questi centra e raccoglie Riccardi che lancia a Piola, ma il centrattacco azzurro vigilato strettamente preferisce allungare di tacco a Riccardi che, giungendo sulla, palla prima di Lombardo, non ha difficoltà a mettere in rete. L’Alessandria abbandona ormai la tattica difensive e qualche periodo di pressione grigia è ben contenuto dalla difesa laziale. Un paletto di Busani al 2’ e un tiro a lato di Croce dimostrano la velocità del gioco che si sposta continuamente. Al 12’ l’Alessandria subisce un calcio d’angolo. Tira Busani, raccoglie Viani che rimette di precisione a Piola, il quale non ha difficoltà a mettere in rete. Al 14’ un bel centro di Borgonovo non è raccolto da Collimedaglia, che solo davanti al portiere manca il tiro. Al 20’ il quarto punto laziale: Viani lancia a Busani, questi rimette a Piola, ma Piola finta e sulla traiettoria si fa luce Camolese che mette in rete al volo. («Il Piccolo» di Genova, 28 dicembre 1936) LA PARTITA DI ROMA Sul campo della Lazio i grigi hanno dovuto abbassare bandiera di fronte alla supremazia degli azzurri. L’Alessandria nei primi 30 minuti di gioco brioso aveva messo in difficoltà la forte compagine avversaria e sciupato facili occasioni da rete: ne approfittarono i romani per farsi più decisi e realizzatori. Due reti furono segnate a Ceresa nel primo tempo e due nella ripresa. La squadra grigia ha ceduto ma non è crollata come nelle precedenti partite esterne. Il sestetto di retroguardia si sobbarcò il duro compito di arginare i compagni di Milano e Riccardi con prodigalità e buon assieme, ma l’attacco grigio, troppo fragile, ha dato poco sollievo alla mediana ed il compito finì di essere gravoso. Gli avanti alessandrini in tutte le partite esterne hanno segnato una sola rete a San Siro e tale sterilità dell’attacco costringe i mediani e la difesa ad esaurirsi in un faticoso lavoro difensivo. L’innesto di elementi più decisi porterà certamente l’attacco grigio ad un rendimento più regolare e consono al lavoro della retroguardia. Ceresa ha salvato la squadra da una sconfitta ben più grave: attenti i terzini e mobile la mediana imperniata su Bigando. All’attacco Robotti, Massiglia e Croce sono stati i più minacciosi; Collimedaglia e Borgonovo hanno fatto il possibile per rendersi utili, ma purtroppo non hanno saputo concludere nei momenti decisivi. («Il Piccolo» di Alessandria, 2 gennaio 1937) RISULTATI: Fiorentina-Roma 2-0 Genova 1893-Novara 5-1 Lucchese-Sampierdarenese 1-0 Milan-Juventus 3-4 Napoli-Ambrosiana 2-1 Torino-Bari 6-1 Triestina-Bologna 1-2 CLASSIFICA: Bologna, Lazio 19; Torino 18; Fiorentina, Juventus 15; Milan 14; Bari, Lucchese 13; Ambrosiana, Genova 1893 12; Roma, Sampierdarenese 11; Napoli, Triestina 10; Alessandria 9; Novara 7 MARCATORI 11 gol: Buscaglia P. (Torino) 10 gol: Piola S. (Lazio) 9 gol: Gabetto (Juventus) 7 gol: Busoni (Bologna), Pantani (Genova) Il punto sul campionato Gira la ruota del campionato Molti gol e tutto come prima La Juventus continua a tenere il cartellone e le tre prime non riescono a separarsi - La Fiorentina "numero,, interessante del torneo La Juventus tiene il cartellone del campionato. Da parecchio tempo non perde ed il suo attacco, così mal combinato all'inizio del torneo, regala goal senza economia, tanto in casa, quanto in campo avversario. Un mesa e mezzo fa, se la difesa si lasciava battere una volta sola in novanta minuti, la squadra perdeva, o, nel migliore dei casi, impattava le sorti. Adesso il portiere può anche raccogliere tre palloni in rete e la vittoria viene conquistata lo stesso, chè la prima linea ne manda quattro a finire entro la porta avversaria. E' storia di ieri, questa. La famiglia Borei Una volta se a Gabetto sfuggiva la mira giusta, addio punti. Ora c'è Borel II che ha imparato nuovamente come si fa a segnare e non si lascia scappare occasione per salire in fretta la scala dei tiratori scelti. Ieri a Milano «Farfallino» non s'è lasciato appannare la vista neppure dalla nebbia. La squadrai insomma, va. E forte anche, se la troviamo in poche giornate al quarto posto, in vista delle tre «vedette» che, anche loro non camminano piano. E va forte con gli uomini dell’anno scorso, che i nuovi acquisti non si può certo dire che, finora, abbiano reso troppo. Scagliotti, Neri e Due dovevano essere gli elementi ricostruttivi di un attacco scombinato. Sono scomparsi dalla scena, senza aver ricostruito niente. Si è tornati, invece, ai Borel I, ai Cason ed ai Menti e le cose pare non procedano male. Stranezze del calcio, o miracoli della fiducia rinata in ragazzi che l'esser stati messi da parte aveva profondamente ferito? In questa rinascita della smembrata prima linea bianconera non poco merito va ai due Borel che si rivedono nella forma e nell'esplicazione di quei mezzi per cui, in periodi e con fortune diverse, si rivelarono, ancor giovanissimi ed improvvisamente, come atleti di valore non comune. Questa... ripresa famigliare avviene proprio in un momento in cui i due giocatori occupano ruoli differenti da quelli per i quali, al momento della loro rivelazione, apparvero a bella posta creati. Nati ed affermati come centro-avanti, Borel I. Borel II brillano oggi come mezzali. Giudicati un tempo come forniti di mezzi assai affini — uomini di punta, realizzatori sfondatori —, essi esplicano ora attitudini non poco diverse. Fulminatore di reti più che costruttore di azioni è ancora «Farfallino»; tenace, intelligente, accurato nel sostenere, nel tessere i temi offensivi si afferma il fratello maggiore. Una bella metamorfosi ed una non comune capacità di adattamento alle necessità della squadra, che, indubbiamente, disegnano delle eccellenti qualità di classe ed il raggiungimento di una elevata maturità tecnica. Ma, come è facile capire, il migliorato rendimento della, Juventus non è soltanto in funzione dell'attività dei due Borel. La squadra è forte, perché al costante apporto di forse di anziani e di giovani che già l'anno scorso erano una sicurezza "s'è aggiunta la freschezza e potenza di Bava, la classe di Amoretti e .la finalmente decisa valorizzazione di Varglien II come mediano. Questo vogliamo ricordare, pur dopo una partita che per portiere e terzini non è stata delle più felici, per dimostrare quanto accennato già altre volte: che la Juventus sta ricostruendo una squadra la cui forza sarà di lunga vita ed in continuo aumento, data la gioventù dei suoi componenti. Continuiamo, infatti, a credere, nonostante l'ascesa di queste ultime partite, che i bianconeri non siano ancora in condizione di poter riconquistare, dopo una sola stagione di abbandono, lo «scudetto», ma che a tale meta essi possano puntare con ben fondati meriti e diritti l'anno prossimo. Attraverso un lento lavoro di esperimenti e di tentativi, dettati ora dalle circostanze ora da criteri ben precisi, i dirigenti juventini vedono, quindi, felicemente attuarsi il piano di rinnovamento stabilito all'inizio dell'attuale campionato. Gli esperimenti non possono ancora dirsi finiti, poiché Scagliotti, Nari e Due chiederanno delle prove di appello ma la situazione è ormai assai più tranquillante che non due mesi fa. Come la classifica dimostra. La classifica dimostra anche che Bologna, Lazio e Torino continuano fianco a fianco la battaglia ingaggiata fin dall'inizio del torneo. Il panettone natalizio non ha fatto mutare abitudini alle tre capolista. Netti successi in casa di laziali e torinesi, la sesta vittoria esterna per il solito scarto di un punto dei campioni d'Italia. Meglio piazzati Meglio piazzati Quando i tre avversari riusci ranno a divider i un poco? Le loro forze si equivalgono e, a meno di un intervento di /attori eccezionali come è avvenuto per la Roma, è un po' difficile che la... separazione si verifichi tanto presto, o che, per lo meno, se avviene, assuma carattere di lunga durata. Gli alti punteggi conquistati dalla Lazio e dal Torino contro avversari 7ion certo disprezzabili come Alessandria e Bari confermano le felici condizioni di forma, degli azzurri e dei granata, mentre il fatto che il Bologna sia riuscito a portar via due punti dal difficile campo di Trieste ci dice come i campioni, pur non trovandosi all'apice del loro rendimento, dispongano di forze tali da poter affrontare e superare ostacoli quanto mai pericolosi. E' appunto questo diverso grado di condizioni di fronte all'identità dei risultati pratici che ci costringono a considerare ancora il Bologna come la squadra meglio piazzata nella corsa allo scudetto. Verrà il giorno in cui potrà sviluppare appieno le sue possibilità:come potranno allora opporsi le due rivali dirette avversarie che non riescono a superarla ora? Il momento di crisi verrà anche per loro; riusciranno a trarsene fuori con lo stesso minimo di danni? Per adesso torinesi e romani non si pongono interrogativi di questo genere. Vanno bene e basta.