Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1936/1937
Serie A
10-01-1937 - Giornata: 15 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Ambrosiana-Inter AS 0 - 3 (0 - 1)
RETI: 38. Frossi A. [Am] , 52. Frossi A. [Am] , 58. Meazza G. [Am]

Alessandria US Ceresa Ugo, Rosso Alberto, Montanari Ermanno, Giuntoli Adolfo, Parodi Pasquale, Barale Oreste, Castellani Bruno, Massiglia Armando, Banchero (I) Elvio, Robotti Luciano, Vecchi Eligio All.: Banchero (I) Elvio e Piccinini Ottavio

Formazione avversaria
AMBROSIANA-INTER AS: Peruchetti; Buonocore, Gattoronchieri; Sala Valentino, Villa, Locatelli; Frossi, Meazza, Bisigato, Ferrari Giovanni, Ferraris (II) Pietro. All.: Castellazzi Armando.

Arbitro: Dattilo Generoso (Roma) [Barbieri, Luigeschi]
Note
Angoli: 5-4 oppure 4-4 (1-1, «Il Lavoro»). Spettatori: 5.000. Giornata calda, assolata, terreno pesante e viscido causa di molte cadute. Inizio gara ore 14.30

Commento
Così come è andata oggi l’Ambrosiana, non c’è squadra che possa affrontarla a cuor leggero. E i grigi, che dal canto loro sono tutt’altro che bene in gambe, non hanno potuto che inchinarsi davanti ai più forti. Resta a stabilire perché mai quest’attacco nerazzurro che fa meraviglie non ingrani sempre così. Pur tenendo conto della statura e del valore dei diversi avversari incontrati e pur facendo la tara alle disavventure di ogni genere toccate ai nerazzurri, sta di fatto che l’Ambrosiana dovrebbe avere al suo attivo qualche punticino in più. Perché ha un attacco che non può essere sterile… se non per colpa sua o per irrimediabile ostilità delle cose. Perché ha una linea mediana agile e svelta. Perché ha una difesa di prim’ordine. Oggi l’Ambrosiana ha vinto. Meritatamente, con disinvoltura di manovra, con sicurezza delle sue forze. Fin dal primo momento le occasioni di smarcare l’uomo da tiro si sono aperte, invitanti, all’offensiva nerazzurra. Respinte o sventate tali azioni cui è mancato solo il segno concreto del pallone a rete, i nerazzurri hanno dovuto dare il passo alla reazione dei grigi. E hanno così messo in luce le virtù di una difesa più svelta che insormontabile ma in ogni modo efficacissima. Poi è passata con una rete nel primo tempo e con due nel secondo. E la prima ha tradotto in modo insufficiente la reale differenza dei valori in campo, tanto più che è sembrata sgorgata con l’ausilio di un briciolo di sfortuna ha stornato la palla dalla porta alessandrina in altre occasioni. Nella ripresa la supremazia dei milanesi è stata anche più manifesta. Dopo le due reti, la prima delle quali nata da un bizzarro seguito di casi, non c’è più stato modo di emozionarsi. Per oltre mezz’ora l’Ambrosiana ha ritenuto superfluo forzare il gioco e l’Alessandria ha tentato invano di galvanizzare il suo attacco che, sveglio ma irrimediabilmente lento nel primo tempo, non aveva ormai più corde al suo arco. Praticamente, malgrado lo stile e la velocità di gioco dei nerazzurri la partita non ha cessato di essere incerta che al 10’ della ripresa, tanto viva era la reazione dei grigi. Ma prima che si arrivasse alla tranquillità, prima cioè che i grigi si confessassero battuti e i nerazzurri si cullassero nella gioia del freno in cascina, c’era stato di che esaltarsi allo spettacolo di prim’ordine offerto dagli uomini e dalla squadra dell’Ambrosiana, alle prese con un’avversaria che malgrado le sue lacune ha sempre nelle vene una tradizione di gioco e sa svolgerla con vigoroso impegno. Il tutto sotto i segni fausti di una luminosa giornata di sole, di una perfetta regolarità tecnica assicurata alla gara dal signor Dattilo di Roma, di una assoluta correttezza d’azione da parte di tutti i giocatori delle due parti. Del buon gioco, dell’ottimo sport. L’Alessandria, che solo nelle partite casalinghe ha potuto quest’anno trovare i punti per la sua classifica, ha seriamente compromesso col risultato odierno le sue sorti future. Ma ha subito la sconfitta con senso di serenità che le fa onore. E la squadra si è battuta bene fin tanto che le forze l’hanno sorretta: almeno per quanto riguarda la difesa e la mediana. Lacune grosse invece all’attacco, dove soltanto Massiglia e Robotti hanno dato un primo tempo brillante per poi finire sommersi nella fatica. Nullo Banchero, incerto Castellani, appena discreto Vecchi che solo nel secondo tempo – nel ruolo di centro – ha sfoggiato qualche energico «a solo». Malgrado tutto però, bastava che i grigi si sottraessero alla pressione degli avversari perché si sovvertisse nello sviluppo esatto della controffensiva il segno della vecchia gagliarda scuola alessandrina. Una scuola che può ancor non scomparire dalle posizioni di vedetta del calcio italiano. Una scuola che deve restare, o almeno ritornare, se la sorte le sarà avversa quest’anno. Come uomini, dal vecchio Barale al giovane Massiglia a Parodi, ai terzini si è sfoggiata della distinzione di gioco. Ma il migliore di tutti è stato Ceresa, il portiere che ha respinto una dozzina di palloni difficili e che non è stato direttamente battuto da alcuno dei tre che sono arrivati a rete. Battuto una volta solo, l’ottimo Ceresa: ma quella volta ha provveduto Rosso a mandarla… in franchigia. Ma i vincitori reclamano la loro parte di attenzione. E l’hanno meritata. Il quintetto, con Meazza nominalmente centro ma fin dal primo istante mezz’ala, ha dato una tale continuità e un tale ritmo alla sua azione da costituire spettacolo bellissimo. Ferrari ne è stato il numero uno, con incerta gioia dei suoi antichi ammiratori, ma guardato come un idolo dalla coorte dei piccoli tifosi alessandrini. Ma intorno a Ferrari c’è stato un Ferraris che ha trovato il mordente… olimpico, un Bisigato che sfoggia potenza e gioco. Meazza, costretto a star guardingo, è apparso sveltito e ricco di iniziativa né occorre dire che la sua arte è sempre grande. Regolare e sicuro il rendimento della mediana: i laterali sono in forma e Villa si è fatto notare per slancio e misura fin che ce n’è stato bisogno. Nel finale ha voluto strafare e si è disunito. Ma la grande novità nerazzurra è stata in difesa, per la ultraprobante conferma delle qualità di Gattoronchieri come terzino di piena fiducia. A fianco dell’ottimo Buonocore, l’ex milanista ha sfoggiato velocità, scatto, precisione nelle entrate, tocco sicuro e vario, senso di gioco e stile. Peruchetti, dopo aver agghiacciato i suoi sostenitori con due pugni così così, è tornato a esser lui. Questa volta c’è il sole, e parecchia gente sugli spalti. L’Alessandria perde il campo e deve ricevere il sole negli occhi nel primo tempo. L’Ambrosiana si sbroglia subito e già al 2’ Ferrari manda Bisigato a rete: il bersaglio è a tre metri, ma il tiro va alto. Subito dopo Frossi assaggia la sua sventola caratteristica e il pallone esce lambendo il palo opposto senza che Ferraris possa intervenire. Ma l’Alessandria si sottrae al gioco avversario e ne fa per conto suo. Bellissimo. Perno Parodi, molla Massiglia, Vecchi è lanciato; il suo centro lungo è male intercettato da Peruchetti e perviene a Castellano, che di testa mette fuori (6’). E ancora Vecchi può filare e mettere a rete, mentre l’arbitro pesca il suo fuori gioco. L’Ambrosiana ripiglia, con la sua mediana che avanza con l’attacco, le redini dell’azione e all’8’ il suo palleggio perfetto smarca l’un dopo l’altro i suoi attaccanti: Meazza, spostato sulla destra, è quegli che conclude, ma il suo tiro va fuori. Perdurando l’azione, Rosso si fa notare per l’esattezza dei suoi interventi che rompono le minacce pressanti: tiri di Ferrari e di Meazza sfiorano i pali. Al 19’ tutto sembra perduto: Meazza ha allargato a Frossi, questi ha centrato e Ferrari al volo ha scaraventato a rete; ma Ceresa arriva con tuffo preciso e velocissimo ad afferrare il bolide. E qui i grigi impiantano un altro periodo di vigorosa azione, con palleggio rimarchevole, che però muore quando si chiama in causa Banchero, impacciato da lentezza o dalle contusioni. Buonocore e Gattoronchieri hanno lavoro a ripetizione e Peruchetti una complessa parata a pugno su calcio d’angolo. Verso la mezz’ora l’Ambrosiana torna a premere: e questa volta si può parlare di dominio, tanto sicuro e perforante è il palleggio delle linee avanzate nerazzurre. Ceresa salva su insidiosa incursione di Ferraris II (36’), ma nasce al 38’ il primo punto dei milanesi. Calcio di punizione dal limite: Meazza manda a Frossi che è coperto da Montanari e Frossi riesce a sgusciare a tergo del difensore, a ghermire il pallone che questi ha male arrestato e a fulminare a rete da tre passi. Né l’Ambrosiana si arresta qui. In pochi minuti accumula tante azioni da rete che a descriverle è impossibile. Prima è Ferraris II che su traversone di Frossi ha tutta la rete libera; stringe su Ceresa, tira sul tuffo di questi e lo coglie in pieno, riprende la palla (siamo a tre metri) e ricaccia a rete; ma Rosso riceve la scarica fra petto e braccio piegato in su e il pallone, ma è fuori gioco (44’). Poi Ferrari, sempre su centro di Frossi, scaglia a volo a rete, ma Ceresa è pronto e risponde con una presa perfetta (45’). L’Alessandria spara le ultime cartucce in inizio di ripresa. Vecchi, che è al centro della linea fila via più di una volta, ma Gattoronchieri lo arresta sempre con scelta di tempo e poi Buonocore, con un tuffo da portiere, devia di testa un pericoloso traverso raso terra di Castellano (6’). Ma alle prime risposte dei nerazzurri la rete alessandrina capitola. E in modo stranissimo. C’è prima una punizione per fallo di mano di un grigio; niente di grave, ma le cose si fanno serie quando il tiro di punizione di Frossi vien deviato fuori dal fondo da una mano grigia, ben levata sopra la testa. L’arbitro si attiene al minore dei mali e fa battere il calcio d’angolo anziché la punizione che sarebbe… di rigore. Sul calcio d’angolo, battuto da Frossi, altro guaio, provocato questa volta da Barale che disturba il suo portiere mentre questi esce incontro al pallone cadente. E così Frossi se lo trova ancora fra i piedi e – di destro – spedisce raso terra, quasi parallelamente alla linea della porta. Ci sono tante gambe in area; ma nessuna arresta né devia il pallone che di motu proprio fa una conversione a destra per effetto del taglio impressogli e va in rete, sfiorando il palo opposto (8’). Frossi dice d’aver tirato con piena conoscenza del risultato: sarà. E qui Vecchi, coronando la reazione dei grigi, ha la palla che può risollevare la gara: arriva a dieci metri dalla rete, tira ma Peruchetti sfoggia una gemma di parata e salva (10’). Tre minuti dopo Meazza firmava col terzo pallone la irrimediabile sconfitta alessandrina. L’azione nasceva da Ferrari che faceva partire Ferraris; il centro lungo perveniva a Frossi che scagliava a rete. Ceresa ribatteva e Meazza, decisissimo, arrestava la palla sul rimbalzo e metteva a segno. Il gioco si fa meno vivace; anche perché l’Alessandria non dispone più di Massiglia che si è logorato nell’intenso palleggio stretto del primo tempo. Robotti però va ancora e cerca di lanciare Vecchi, dando a Gattoroncheri l’occasione di altre prodezze. Come azioni da rete c’è da citare una incursione di Sala che centra (Ceresa ha qui un’altra brillante presa) nonché una sventola di Vecchi su calcio di punizione (27’) e il pallone rimbalza sulla traversa. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 11 gennaio 1937) La squadra neroazzurra è riuscita a passare con una netta vittoria sul campo dei grigi, che in questi ultimi tempi avevano solo ceduto con un risultato pari contro il Torino e avevano visto piegarsi alla sconfitta squadre come la Juventus, la Fiorentina, la Lucchese e il Genova. I grigi nella partita odierna sono stati nettamente inferiori alla squadra avversaria, che non è l’Ambrosiana dei tempi migliori, e hanno giocato per 90 minuti, con volontà ma senza concezione tecnica. Il trio centrale dell’attacco alessandrino ha avuto un solo uomo: Massiglia. Banchero al centro della linea d’attacco alessandrina è stato di una inconcludenza esasperante e nel secondo tempo è stato spostato all’ala destra e, zoppicante, è stato pressoché nullo. La mediana dei grigi non ha saputo svolgere un gioco in profondità ed è stata nettamente inferiore a quella avversaria. L’Ambrosiana, di fronte alla incerta compagine avversaria, ha saputo sfruttare la buona occasione con un gioco manovrato e col massimo impegno di tutti i giocatori. Il primo tempo si è chiuso con l’Ambrosiana in vantaggio di una rete segnata da Frossi al 38’. Un corner per parte e un fortunoso salvataggio di Rosso che sulla linea della rete arresta col petto un tiro scoccato da pochi passi da Ferraris. Nella ripresa l’Ambrosiana consolida il risultato battendo al 7’ Ceresa per merito di Frossi. Al 14’, tra un groviglio di uomini, l’astuto Meazza trova il varco per infilare la terza palla nella rete di Ceresa. («Il Lavoro», 11 gennaio 1937) ALESSANDRIA-AMBROSIANA 0-3 L’Ambrosiana, solida ed agguerrita in ogni linea, ha attaccato subito con ordine e disciplina, portando serie minacce con Bisigato, Meazza e Ferrari alla rete di Ceresa. In una improvvisa fuga al 5’ Vecchi è riuscito con un secco tiro a violare la rete di Peruchetti, ma il punto, bellissimo, è stato annullato per fuori gioco. I neroazzurri premono di continuo sulla estrema difesa locale: Frossi e Ferraris, le due ali velocissime e pressoché incontrollate nei loro movimenti, mandano al centro preziosi palloni e Ceresa è nuovamente chiamato ad un duro lavoro, finché al 37’ si ha la prima azione risolutiva da parte dell’Ambrosiana. In seguito ad un calcio di punizione effettuato quasi dal limite dell’area di rigore alessandrina, Meazza indirizza la palla diagonalmente a Frossi; questi procede di alcuni passi e benché tallonato da Montanari, batte il portiere rimasto incerto sull’azione da svolgere. Quattro minuti dopo Ferraris supera tutta la barriera difensiva alessandrina e giunge a tu per tu con Ceresa; questa volta il portiere si butta verso l’avversario e respinge il tiro; raccoglie lentamente la palla lo stesso Ferraris e, mentre Ceresa è ancora a terra per la precedente respinta, Rosso lo sostituisce in difesa della rete minacciata: così il taurino terzino rimanda col petto il violento e precipitoso pallone calciato ancora dallo stesso Ferraris, evitando in tal modo un sicuro punto. Nella ripresa Banchero, ch’era apparso fino allora nullo al comando della linea attaccante, finisce all’ala sinistra, senza per nulla modificare il suo rendimento in tal ruolo, e lo sostituisce Vecchi, con intendimenti e volontà più marcata, ma anche qui la sua improvvisata direttiva non riesce a conferire maggior tono e autorità al giuoco. I neroazzurri prevalgono ancora e costringono al 7’ in angolo gli alessandrini: tira Frossi e Ceresa effettua la parata, senonché Barale, nell’impeto di liberare, toglie dalle mani del portiere la palla, che finisce sul piede di Frossi, accorso anch’egli nel folto della mischia. Breve schermaglia e l’occhialuta ala ambrosiana sospinge la sfera di cuoio nella rete. Vecchi poco dopo si destreggia abilmente tra la difesa neroazzurra e opera un magnifico tiro che Peruchetti, con un tuffo a terra, riesce deviare a lato. Poi al 13’ altra fuga di Ferraris e perfetta centrata dietro le spalle dei terzini grigi; mischia, Frossi interviene ma il suo tiro è deviato dalle gambe dei difensori alessandrini, ripresa di Meazza che batte con una stoccata perfetta Ceresa. («La Stampa», 11 gennaio 1937) La chiusura della prima fase del campionato vede la compagine grigia relegata all’ultimo posto della classifica e con il morale dei giocatori molto depresso per l’andamento di questi ultimi incontri che hanno segnato una serie impressionante di sconfitte a ripetizione. Anche oggi l’Alessandria è stata nel complesso l’ombra della squadra di un tempo e prevalentemente in balia degli avversari, i quali hanno dominato a loro talento, conquistando un netto successo senza trovar mai una solida ed organica reazione da parte dei grigi di cui è salvato solamente il portiere che, malgrado una grave ferita al mento riportata ieri l’altro in allenamento, ha evitato un più lungo punteggio alla sua squadra. L’Ambrosiana solida ed agguerrita in ogni linea ha attaccato subito con ordine e disciplina portando serie minacce con Bisigato, Meazza e Ferrari alla rete di Ceresa. In un’improvvisa fuga, al 5’ Vecchi è riuscito con un secco tiro a folgorare la rete di Peruchetti ma il punto bellissimo è stato annullato per fuori gioco. I neroazzurri, ben sorretti dalla mediana, la quale riesce a stroncare sempre in tempo i rari tentativi offensivi avversari rifornendo giudiziosamente i propri avanti, premono di continuo sull’estrema difesa locale. Frossi e Ferraris, le due ali velocissime e pressoché incontrollate nei loro movimenti, mandano al centro preziosi palloni e Ceresa è nuovamente chiamato al lavoro fino a che al 37’ si ha la prima azione risolutiva dell’Ambrosiana. In seguito a calcio di punizione effettuato quasi dal limite dell’area di rigore alessandrina, Meazza indirizza la palla diagonalmente a Frossi. Questi procede di alcuni passi e benché tallonato da Montanari batte da pochi passi il portiere, rimasto incerto sull’azione da svolgere. Nella ripresa, al 7’ i neroazzurri realizzano il secondo punto in seguito ad un calcio d’angolo. Gli alessandrini sono stretti in difesa; Frossi e Ceresa si contendono la palla, senonché Barale nell’impeto di liberare toglie dalle mani del portiere la palla che finisce sul piede di Frossi. Breve schermaglia e l’occhialuta ala dell’Ambrosiana sospinge la sfera di cuoio irresistibilmente in rete. Vecchi poco dopo si destreggia fra la difesa neroazzurra ed opera un magnifico tiro che il portiere in tuffo riesce a deviare a lato. Poi al 13’ bella fuga di Ferraris e perfetta centrata alle spalle dei terzini grigi, Frossi interviene ma il suo tiro è deviato dalle gambe dei difensori. Riprende Meazza che scavalca e batte con una stoccata perfetta Ceresa, ottenendo il terzo punto. Seguono schermaglie sui due campi, ma senza conclusione. («Il Littoriale», 11 gennaio 1937) Scompaginata e priva di cognizione organizzativa, l’Alessandria non poteva resistere al gioco intenso dei neroazzurri, che sopperivano alle lacune di rendimento di qualche uomo con combattività e tenacia nel lavoro di costruzione. Tra i grigi c’è stato buio pesto e tra le file dei neroazzurri Bisigato, Ferrari e Frossi sono stati i più attivi. Operosa la mediana con Sala in netta ripresa e sbrigativa nel trio difensivo, dove Gattoronchieri e Buonocore hanno avuto un lavoro non eccessivamente difficile. Peruchetti, nelle poche parate effettuate, non era apparso imbattibile. La partita inizia con l’Alessandria contro sole; terreno viscido a causa del disgelo e gioco veloce frazionato da alcuni calci di punizione. Al 2’ i neroazzurri portano la prima minaccia con un colpo di testa di Ferrari raccolto da Bisigato, il quale tira alto. Altro tiro di Frossi a lato e fuorigioco alessandrino provocato da Castellani. Azione dei grigi e impeccabile centro di Vecchi a filo della traversa; Peruchetti fallisce la presa e Castellani, di testa, per poco non tramuta in rete. All’8’ Vecchi segna con un tiro trasversale, ma l’arbitro annulla per precedente fuori gioco. Al 19’, su centro di Frossi, Ferrari rovescia magistralmente al volo; Ceresa blocca di bravura. Alcune buone azioni dei grigi sfumano per incertezza di Banchero e Robotti. Un angolo contro l’Ambrosiana e dopo un tiro a volo di Ferrari i grigi sono costretti in corner. I neroazzurri premono e Ceresa è costretto a parare a terra un tiro forte di Ferraris. Al 38’ l’arbitro concede un calcio di punizione dal limite dell’area di rigore per fallo di Massiglia su Ferrari; tira Meazza, mischia sotto la rete di Ceresa e tiro realizzatore di Frossi. Uno a zero. Al 42’ l’ala sinistra milanese, per incertezza di Rosso e Montanari, si trova in possesso della palla entro l’area di rigore. Il tiro è respinto da Ceresa a terra, Ferraris riprende e calia verso la rete per la seconda volta; la palla urta sul petto di Rosso, improvvisatosi portiere e torna miracolosamente in gioco. Nella ripresa, all’8’, da calcio d’angolo Frossi manda verso Ceresa; il portiere, nell’attesa di effettuare la parata, si vede piombare addosso Barale. La palla torna in possesso di Frossi che da una posizione quasi impossibile della linea di fondo, riesce a mandare in rete miracolosamente. L’Alessandria accusa il colpo e il suo giuoco diventa maggiormente abulico. Al 14’ duetto sulla sinistra e susseguente bombardamento… dell’Ambrosiana: Meazza realizza con un tiro da pochi passi. Nel restante della partita il gioco si equivale, registriamo tre calci d’angolo per parte ed alcune ottime parate di Ceresa. Complessivamente sono stati tirati otto calci d’angolo, quattro per parte. («Il Piccolo» di Genova, 11 gennaio 1937) L’ Alessandria deve salvarsi LA PARTITA DI DOMANI A BOLOGNA V i sono partite che si perdono in malo modo e che non conviene riparlarne a sette giorni di distanza. L’incontro Alessandria-Ambrosiana lasciamolo giacere nella foschia della più grigia giornata dei nostri grigi. Domani l’Alessandria sarà ospite del Bologna il quale, reduce da una sconfitta per opera del Milan, ha certamente bisogno dei due punti per riprendere contatto con la Lazio. Da due anni i grigi riescono a pareggiare al Littoriale di Bologna e se la tradizione si ripetesse i grigi prenderebbero quota moralmente. Fin ora l’Alessandria fuori campo ha giocato mediocremente, ma il riassetto della linea d’attacco dovrebbe dare buoni frutti. Vecchi e Castellani puntano decisi verso la rete e Robotti non è detto debba sempre giocare modestamente come ha fatto finora. A Bari i grigi hanno giocato una buona partita e per primi sono riusciti a violare la rete avversaria. Essi non debbono impressionarsi della levatura e della classe del Bologna. Il calcio, a parer nostro, è molto in ribasso e le sorprese non sono da escludere. Radunati a Valenza, i giocatori dell’Alessandria si sono affiatati maggiormente e una nuova volontà l’anima. Il pericolo della retrocessione fattosi maggiorente grave, spronerà gli alessandrina spingere a fondo fino all’esaurimento. (Il Piccolo, 16/01/1937) RISULTATI: Juventus-Fiorentina 3-0 Lazio-Bari 3-1 Lucchese-Torino 3-1 Milan-Bologna 1-0 Novara-Roma 5-1 Sampierdarenese-Napoli 0-2 Triestina-Genova 1893 0-1 CLASSIFICA: Lazio 23; Bologna 21; Torino 20; Juventus, Milan 18; Genova 1893 16; Bari, Fiorentina, Lucchese 15; Ambrosiana 14; Roma 13; Napoli 12; Sampierdarenese, Triestina 11; Alessandria, Novara 9 MARCATORI 13 gol: Buscaglia P. (Torino) 11 gol: Piola S. (Lazio) 10 gol: Gabetto (Juventus) 9 gol: Busoni (Bologna) 8 gol: Busani (Lazio), Coppa (Lucchese) 7 gol: Borel F. (Juventus), Pantani (Genova), Rizzotti (Novara) Il punto sul campionato TESTA E CODA Di una classifica sconvolta Il girone di andata è terminato. Metà fatica è compiuta. Ne avremo ancora per quindici domeniche (poche per il «tifoso molte per i giuocatori e per i loro giudici giornalisti) poi il gigantesco torneo sarà finito. Intanto proprio al giro di boa ne sono successe delle belle. Il Bologna ha perso a Milano per un calcio di rigore. Le cronache dicono che l'indiavolato undici rossonero ha meritato il successo e che l'unità campione è mancata all'attacco, dove Busoni ha fallito più di una occasione propizia. Il Torino ha avuto a Lucca una giornata di disgrazia. Ha attaccato molto ma ha concluso poco. Non ha saputo approfittare «Della incompletezza degli avversari e, pur prevalendo per numero di azioni, è andato diritto diritto verso la sconfitta clamorosa. La resa si è verificata nel finale della gara, quando la Lucchese accortasi dell'inefficienza dei granata, li ha attaccati con decisione ed ha spedito due palloni alle, spalle di Maina. E’ sperabile che la prova negativa offerta dal Torino resti isolata è che la squadra sappia riprendersi: Bel duplice scacco dei suoi diretti avversari ha approfittato la Lazio per andarsene via da sola. Aveva una facile partita in cosa, la compagine azzurra, od ha vinto agevolmente. La Lazio, può, cosi attaccare il girone di ritorno con un vantaggio preziosissimo e con la lieta prospettiva di attendere in casa tanto il Bologna quanto il Torino. Un risultato sensazionale Risultato a sensazione quello di Novara. La Roma era pressoché al completo, ma gli azzurri lanciati come non mal, l'hanno schiacciata con un punteggio mortificante. E' il segno vero della auspicata riscossa novarese? C'è da augurarselo tanto più che l'altra squadra piemontese relegata in coda — l'Alessandria — non accenna a riprendersi ed ha, anzi, lasciato via libera all'Ambrosiana. E' bella la vittoria del Genova a Trieste e utilissima, ai fini della classifica, quella del Napoli a Sampierdarena. Il girone di ritorno vedrà una lotta accanita non solo per il primato, ma anch6 per evitare la retrocessione. Non mancheranno le emozioni nel quattro mesi di campionato che ancora sono in programma. Neppure ieri si è vista la Juventus vera. Colpa dei bianco, neri o dei loro avversari? Di tutti un po'. Del bianco neri perché non hanno voluto giocare con quello stile pratico, con quella rapidità di manovra, con quell'impegno che possono rendere piacevole ed interessante una partita di calcio. Dei loro avversari, perché, presentandosi in campo con sette od otto riserve (tanti erano 1 titolari assenti per squalifiche, incidenti e malattie) hanno vuotato la gara di ogni incertezza. Alla Juventus bastava la vittoria e poiché ben presto è stata sicura di ottenerla, non ha fatto nulla per dar spettacolo. Alla Fiorentina bastava di non perdere con un punteggio catastrofico. Ci è stato assicurato che a fine gara i viola erano arcicontenti del risultato. Si battevano grandi manate sulle spalle, 1 ragazzi, e ripetevano: Visto? Solo tre ne abbiamo presi! Evviva, tre soli!». Chi si contenta... « Io — diceva il portiere — per dieci minuti non ci ho capito nulla. Quella fischiatina che ci è toccata quando slamo entrati in campo ci ha sorpresi. Fischi? E perché, se non ci conoscevano, se non ci avevano mai visti? . I tre mediani, invece, pensavano alla gara delle riserve, in programma a Firenze contro il Napoli, per giocare la quale, essendo quasi tutti i cadetti assurti agli onori della prima squadra, erano stati designati gli allievi. Il nostro vero campionato è quello. Siamo In testa alla nostra classifica e ci spiacerebbe che quei bambini avessero perso. Né si dettero pace sino a quando un dirigente non ebbe telefonato a Firenze e non fu in grado di annunciare loro che... le riserve, cioè gli allievi, avevano vinto, e bene. Cosi furono contenti del tutto. Chi si contenta gode... ma ci è anche stato detto che il Presidente non era altrettanto lieto. Dunque là -Juventus non' d è piaciuta molto. Diamole due punti nella casella della classifica ed attendiamola a miglior prova. Della Fiorentina abbiamo apprezzato, se non altro, la correttezza. Un po' tardi hanno messo giudizio, in casa viola, ma, come ben dice il proverbio, meglio "tardi che... a fine campionato. (La Stampa, 11/01/1937)