Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1936/1937
Serie A
07-02-1937 - Giornata: 19 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Roma AS 5 - 3 (1 - 1)
RETI: 29. Casalino L.[A], 53. Casalino L.[A], 60. Vecchi E.[A], 69. Croce A.[A], 86. Turino G.[A] 13. Subinaghi (II) O. [Ro] , 55. D’Alberto D. [Ro] , 89. Subinaghi (II) O. [Ro]

Alessandria US Ceresa Ugo, Rosso Alberto, Turino Giuseppe, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Bigando Giovanni, Massiglia Armando, Robotti Luciano, Casalino Luigi, Vecchi Eligio, Croce Aldo All.: Banchero (I) Elvio e Piccinini Ottavio

Formazione avversaria
ROMA AS: Masetti,; Monzeglio, Gadaldi; Frisoni (II) Evaristo, Bernardini, Fusco; Prendato, Tomasi (I) Ernesto, Subinaghi (II) Otello, Mazzoni, D'Alberto. All.: Barbesino Luigi.

Arbitro: Turbiani Giuseppe (Ferrara) [Del Candia, Tomei]
Note
Infortunato: 65’ Turino [A, passato all’ala sinistra]. Espulso: 72’ Massiglia [A]. Angoli: 7-3. Spettatori: 3.000 oppure 5.000. Giornata di sole, terreno fangoso. Inizio gara ore 14:30.

Commento
La «stracciata» Alessandria ha messo fuori le unghie ed ha giuocato la più bella partita della stagione: bella come impeto, stupenda come velocità degli atleti. A fare le spese della rinascita c’è capitata la Roma, che ha subito un rilevante numero di gol, da meravigliare chi non ha assistito all’incontro e che non può quindi immaginare chissà quali guai le siano capitati. Guai agli atleti, nessuno: un po’ azzoppato Subinaghi, malconcio Frisoni; ma sono tutte cause che non toccano il risultato. Il quale risultato, dato l’andamento dell’incontro, se fosse stato in favore della Roma nessuno avrebbe avuto a che dire: avrebbe esclamato forse: «regolarissimo»! Perché più della fanghiglia che vi era in campo, più della volontà di vincere dei giuocatori alessandrini, ha influito con estrosità e con un tantino di cattiveria la sfortuna che si è divertita a combinare casi, a far trovare il pallone dinanzi ai piedi dei giuocatori senza l’intervento di bravura o di abilità dei contendenti. Pensate: sono stati segnati otto gol; due ne ha annullati l’arbitro e fanno dieci. Non ci dovremmo fermare qui se fossero stati concessi due rigori a favore della Roma di cui uno grosso grosso, tanto evidente. La sagra del gol c’è stata oggi sul campo alessandrino ed a volte qualcuno del pubblico, più entusiasta degli altri, ancora batteva le mani per il gol segnato dai suoi, che già la Roma pareggiava, passando al contrattacco e facendo trattenere il respiro ai sostenitori dei grigi. Insomma, una partita non gialla ma però imprevista con dominatore sovrano il caso; e quindi cade il commento arcigno; rimangono soltanto gli elogi per i vincitori; una disamina dei valori emersi della Roma e lo studio dei fattori che hanno contribuito ad un simile risultato. Andiamo per ordine perché c’è da perdere la testa. In tanto segnare di gol persino il pubblico non ha tenuto bene i conti; e uscendo dal campo c’erano discussioni perché molti asserivano punteggi strani, non ricordando l’ordine di segnatura. E nella narrazione dei fatti salienti è chiaramente rispecchiata la partita. I fatti salienti sono quelli che contano, perché sono i decisivi. Si comincia la partita con l’Alessandria all’attacco. I suoi cinque uomini assumono lo schieramento classico oggi proprio del Torino, e subito agli inizi del giuoco sono ad un soffio dal segnare. Su una azione imbastita dalla parte destra, Robotti tira, Masetti respinge ma la palla ricade sulla linea fatale e si ferma: Bernardini, più furbo di Robotti, scatta per primo e libera. L’Alessandria preme e neanche un minuto dopo, per un fallo di Parodi [sic], l’arbitro concede un calcio di punizione. Tira Vecchi che passa a Massiglia in netta posizione di fuori giuoco: fischio netto dell’arbitro, ma Massiglia vuole segnare lo stesso… La Roma si difende ed emerge in questo periodo Gadaldi. Al 13’ si ha il primo gol: lo segna la Roma. Subinaghi compie una prodezza con un paio di finte su un pallone traversatogli da Prendato: dopo aver superato Turino il gol è fatto. Reazione alessandrina: mischia sotto la porta romana ed ogni tanto si vede la testa di Bernardini soprastare gli altri e respingere. Ma batti e batti su un’azione successiva ad un calcio d’angolo, Bigando passa a Casalino che al volo azzecca l’unico spiraglio libero e segna. Intorno al campo è il suonante incitamento della folla: «Grigi forza!», al quale fa riscontro quello di un gruppetto di giovani che, scandendo a sillabe il nome di Fulvio, mostra chiaramente che vuole la vittoria romanista. L’Alessandria seguita ad attaccare, ma la velocità delle sue azioni è diminuita: allora la Roma lancia i suoi avanti. Vi è più equilibrio stavolta ed al gran cuore degli alessandrini fa riscontro un più calmo procedere dei giocatori romani. Allo scadere del tempo la Roma sta per passare in vantaggio: Bernardini allunga a D’Alberto che batte il mediano, poi il terzino e dà una palla d’oro a Subinaghi che ha tutto lo specchio della porta libero; ma si ferma di scatto: cosa è successo? L’arbitro ha ravvisato un fuori giuoco ed ha fischiato: i giuocatori romanisti sono di parere diverso. Alla ripresa la Roma domina: giuoca bene ma gli altri segnano. Su un rinvio debole di Masetti, la palla va a Croce: Frisoni sta per tagliargli la strada, ma Croce è lesto a passare a Casalino che da fuori dell’area di rigore tira e segna. Masetti fa un volo: riesce appena a toccare la palla, che però va in rete. Bel tiro che il Masetti del normale rendimento avrebbe parato. Si sta lentamente spegnendo l’applauso del pubblico, che la Roma pareggia. Azione brillante e travolgente: ho rivisto la Roma delle grandi occasioni in quel momento. Frisoni passa a Prendato, centrata: Mazzoni imbecca al volo D’Alberto, tiro e gol. Un minuto dopo sta per andare in vantaggio: Ceresa è spiazzato sul tiro di D’Alberto, ma ad un metro dalla porta Parodi fa per intervenire e nettamente respinge con il braccio il pallone che sarebbe entrato in rete. Rigore? L’arbitro fa segno di no: ma intanto dà il calcio d’angolo. Sul contrattacco Vecchi impossessatosi del pallone elude un romano e di corsa tira e segna. Nell’Alessandria avvengono degli spostamenti: Turino va all’ala, Vecchi passa a mediano e Bigando si sposta a terzino. Ancora attacchi romanisti, qualcuno di eccellente fattura: Bernardini domina la situazione. Osservate come il caso e la sfortuna si siano divertiti a comandare il giuoco contro la Roma: verso il 20’, infatti, Tomasi spostandosi all’ala centra: Subinaghi tira in porta, ma Bigando con il braccio respinge. L’arbitro fa segno di non concedere la punizione: i romani protestano, e protestano ancora un paio di minuti dopo quando su un contrattacco Croce e Robotti, trovatisi in nettissima posizione di fuori giuoco, palleggiano sotto la porta e Croce segna. Massiglia al 30’ viene espulso per aver dato un calcio a Mazzoni. Veste la Roma ora! Domina ma non segna, mentre invece segna ancora l’Alessandria con l’azzoppato Turino il quale, ricevuto un pallone di lontano, si sposta al centro, tira da fuori l’area di rigore e batte Masetti, stranamente indeciso. Dal 43’ alla fine, in due minuti, la Roma segna due gol: il primo di Mazzoni è annullato per fuori giuoco! Il secondo gol era di Subinaghi e veniva finalmente convalidato. Così finiva una partita che la Roma avrebbe potuto vincere. Pregi e difetti delle due squadre. Attacchiamo con la Roma: non si è ritrovata sul terreno fangoso e più di un giuocatore pareva tardo a mettersi in azione: lacune individuali ma non di assieme meno che in alcuni tratti. Si è forse fatta battere dalla maggiore velocità degli avversari? No. Ha errato tattica? Neanche. Diversi no, come vedete, che confermano quanto si diceva e cioè che se la Roma avesse vinto, nulla da eccepire. Rileggete le note della cronaca e vedrete che ho ragione. Più salda la squadra romana, più esperta, più brava; l’avversaria giuocava invece come ai bei tempi d’oro delle «maniche rimboccate»: i suoi correvano come dei dannati, si buttavano anche sui palloni impossibili. E forse l’audacia, una volta tanto, ha battuto la classe. Ma se l’Alessandria dovrà in avvenire basare le sue partite su questo solo requisito, non so se esse avrebbero lo stesso esito di quello di oggi. La Roma, come giuoco di squadra si è dunque comportata meglio degli avversari: questo è il primo rilievo. Come valori individuali, ci sono molte cose da dire. Qualche uomo della difesa romanista s’è confuso; qualche uomo dell’attacco è parso poco esatto nei passaggi. Ma null’altro. Il migliore è stato, per chiarezza d’idee, per senso di giuoco, per rapidi spostamenti di azioni, Bernardini: è stato anche il migliore in campo. Lo trovavi in difesa e, sui contrattacchi, era il primo a sorreggere i suoi; ha tirato due sventole che Ceresa ha parato a stento. Dopo di lui vanno segnalati Fusco, per freschezza di giuoco, abilità di smarcamento e precisione nei passaggi; Gadaldi, nel primo tempo specialmente; Mazzoni, che ha messo fuori un fiato che non prevedevo; e per l’ordine che dava alla linea, Subinaghi. L’Alessandria giuocava senza correre alla ricerca di preziosità stilistiche, i suoi sfruttavano la maggiore padronanza sul terreno fangoso, in un giuoco di impeto, basato su una mediana veloce, poco precisa, eccellente nel rispedire il più lontano possibile il pallone. Le è andata bene, all’Alessandria: le poteva andar male. Ottimo Croce, che ha giuocato la miglior partita della carriera; ottimo Parodi, eccellente sul fango; pieno di attività e senz’altro il migliore alessandrino Vecchi. Questa la partita, questi gli attori. È stata una partita che la Roma ricorderà per un pezzo, poiché la sconfitta non rispecchia il rendimento avuto sul campo dai suoi. A provarvi quanto dico, vi basti sapere che questa sera interrogavo un giocatore notissimo della squadra e gli chiedevo: se a Roma ti chiederanno le cause della sconfitta, cosa risponderai? Il giuocatore s’è stretto nelle spalle ed ha così risposto: «Non so indicarle. Abbiamo giuocato bene ed abbiamo perduto con largo scarto di punti. Queste sono partite segnate». Proprio così: partite segnate. Come è detto più sopra, Turbiani ha diretto la partita, alla quale ha assistito l’onorevole Serena, salutato prima e dopo l’incontro dalle due squadre schierate in campo. (Ennio Mantella, «Il Littoriale», 8 febbraio 1937) I giallorossi si sono trovati di fronte alla squadra piemontese rinnovata di spirito e di volontà; la vittoria dei grigi a Novara aveva già segnalata la migliorata efficienza della compagine di Piccinini e la conferma è venuta oggi in modo clamoroso. Gli ospiti fin dalle prime battute avevano compreso le difficoltà della partita e sotto l’incalzante offensiva alessandrina i reparti giallorossi non erano apparsi adeguatamente amalgamati. Bernardini, D’Alberto, Tomasi e Monzeglio sono stati i migliori della squadra; gli altri si sono sempre fatti precedere in ogni diretto confronto cogli avversari; Subinaghi, che è stato il più pericoloso, ha temporeggiato con troppa frequenza nelle azioni di contrattacco, permettendo alla volenterosa difesa alessandrina di liberare la propria area con maggior facilità. I giocatori grigi sono tutti degni di elogio per aver saputo ottenere il pareggio nel primo tempo, per aver condotta un’incalzante offensiva nella ripresa, benché in condizioni di inferiorità per una contusione subita dal terzino Turino, che è stato poi sostituito con Bigando per passare zoppicante all’estrema sinistra e per l’espulsione di Massiglia al 27’ della ripresa. Tra gli alessandrini Rosso, Barale, Parodi, Vecchi, Massiglia e Casalino sono stati i più pericolosi e redditizi. La Roma ha ottenuto il primo punto al 13’ per merito di Subinaghi e gli alessandrini hanno ristabilito il pareggio dopo una martellante offensiva al 28’ con Casalino. Nel primo tempo son ostati tirati cinque calci d’angolo contro la Roma, uno contro l’Alessandria. Tiri di Vecchi, Croce, Subinaghi e Tomasi hanno impegnato i portieri Masetti e Ceresa. Nella ripresa, su azione impostata da Vecchi, Casalino ha segnato al 6’, ma due minuti dopo la Roma ha ristabilito la parità per merito di D’Alberto. Due a uno. La magnifica lotta si conclude meritatamente a favore dei migliori in campo e Vecchi, a conclusione di un’azione personale al 12’ ha battuto per la terza volta Masetti. La Roma ha accusato il predominio avversario ed al 24’ Robotti, liberatosi di Fusco e Gadaldi, ha inviato al centro, dove Croce liberissimo da un metro ha collocato in rete. A tre minuti dalla fine, su sgroppata di Barale, Croce ha allunga la palla a Turino: lo zoppicante terzino alessandrino è riuscito ugualmente ad evitare l’intervento di Monzeglio e con un tiro piazzato nell’angolino alto ha battuto per la quinta volta lo sfortunato portiere romano. Al 44’ Subinaghi su allungo di Bernardini ha realizzato la terza rete per la Roma. (Andrea Canestri, «Il Lavoro», 8 febbraio 1937) La squadra alessandrina ha battuto clamorosamente i camerati di Bernardini sfoggiando doti superbe di volontà e di fede. La sfortunata compagine grigia ha finalmente ritrovata se stessa e lo slancio dei suoi giorni migliori; dopo aver pericolato in coda alla classifica a causa della sterilità del suo attacco e della fragilità dei reparti, ha decisamente sistemata la sua inquadratura riuscendo a risorgere proprio quando maggiormente il pericolo incombeva. Sotto l’incalzare dei grigi, la squadra romana ha giocato con tattica nel primo quarto d’ora, riuscendo anche di sorpresa a mettersi in vantaggio, poi lentamente il duro lavoro imposto dalle condizioni precarie del terreno ha messo in evidenza la inconsistenza dell’attuale inquadratura degli ospiti privi di collegamento tra mediana ed attacco e troppo personali nelle azioni offensive. Della Roma è emerso Bernardini, magnifico di continuità e di rendimento, ma la prodigalità dell’esuberante centrosostegno giallorosso si è perduta per la mancanza di cooperazione dei compagni laterali e per l’incerta prova dei terzini. Monzeglio e Gadaldi hanno giocato sempre sulla stessa linea e si sono fatti battere ripetutamente da elementi come Casalino e Vecchi, che hanno giocato negli insoliti ruoli di centroattacco e di interno sinistro. Masetti ha salvato la propria squadra da un punteggio più grave; il portiere romano ha svenduto due tiri di Vecchi e Casalino, che erano apparsi imparabile. L’attacco degli ospiti ha giocato a raffiche, senza mordente e senza coesione; Subinaghi e D’Alberto sono apparsi i più redditizi. L’Alessandria va levata sugli scudi. Particolarmente si sono distinti Ceresa, Rosso, i tre componenti la mediana, mentre Vecchi è stato l’animatore dell’attacco; Robotti l’iniziatore delle azioni e Casalino ha sorpreso per il rendimento sfoggiato nel difficile ruolo di centroattacco. Questo giocatore manca di palleggio, ma si è dimostrato pronto nei tiri ed intelligente nello smistare le azioni ai compagni di linea. Nelle prime battute di gioco l’Alessandria invade l’area avversaria e Masetti è chiamato al lavoro da due tiri di Casalino e Massiglia; buon lavoro di Bigando e Barale nei rifornimenti ed al 4’ Robotti e Casalino creano un’azione che è conclusa da Vecchi con un tiro troppo alto. L’Alessandria è sempre in area romana. Al 5’ la rete di Masetti è presa d’assalto: Casalino, a contatto con Monzeglio, indugia e poi effettua il tiro, Masetti scivola e la palla si ferma sulla linea bianca; Bernardini salva fortunosamente precedendo due giocatori avversari. I grigi insistono; bolide di Croce a fil di palo al 9’ e, dopo altri martellamenti nell’area di Masetti, l’Alessandria è costretta in angolo. Al 13’ Prendato riesce a servire Subinaghi, liberissimo al centro: il tiro radente e di sorpresa si insacca a fil di palo. L’Alessandria riparte al contrattacco ma la Roma, animata dal successo, gioca con maggior sicurezza. Infine al 28’ la netta superiorità alessandrina si concreta con una rete segnata da Casalino su azione impostata da Croce e Bigando. Prima che scada il primo tempo, registriamo un tiro… alle nuvole di Croce, un angolo per parte e tiro alto di Vecchi e fortunosa parata di Ceresa su azione impostata da Bernardini e Tomasi. Al 6’ della ripresa un dialogo tra Vecchi e Croce si conclude con una magnifica rete di Casalino. L’entusiasmo è di breve durata, poiché due minuti dopo D’Alberto, da pochi passi, riceve un passaggio alto di Subinaghi e colloca in rete. Tutto da rifare. E ci pensa l’Alessandria a dar vigore all’incontro. Barale, Parodi e Bigando giocano con ammirevole slancio e l’attacco si insinua nell’area degli ospiti dove Bernardini tenta invano di arrestare le azioni avversarie. Al 12’, su allungo di Parodi, Vecchi scavalca due avversari, finge di passare la palla a Robotti, spostatosi sulla sinistra, ed invece entra nell’area di rigore ed infila l’angolino alto della rete di Masetti. Spostamento di Torino all’ala sinistra e mischia sotto la rete della Roma. Turino indugia. Un angolo contro l’Alessandria e facile occasione di Tomasi, perduta per l’incertezza dell’attaccante; Barale libera l’insidia. Al 24’ Massiglia si libera di Fusco e passa la palla e passa la palla a Robotti che, con un palleggio sconcertante, giunge al limite dell’area di rigore, per smistare sulla destra: la palla ad un passo dalla rete è raccolta da Massiglia che la passa a Croce per il tocco finale. L’Alessandria è lanciatissima. Al 27’ Massiglia è toccato duro da un avversario: il grigio si alza e tenta di reagire. Interviene Fusco che colpisce Massiglia: l’arbitro decreta la punizione contro la Roma ed espelle il giocatore alessandrino. I grigi non si perdono d’animo: si difendono per cinque minuti dove Ceresa ha modo di parare tiri di Bernardini e D’Alberto ed al 43’ in una azione Parodi-Robotti-Croce offre a Turino una palla sul limite dell’area di rigore; il terzino grigio, che si trascina faticosamente nell’insolito ruolo di ala sinistra, evita l’intervento di Monzeglio ed effettua un tiro che infila l’angolo destro della rete di Masetti, lanciatosi inutilmente in tuffo. È stata questo il goal della staffa ed il premio della combattività dei volenterosi giocatori alessandrini. Un minuto dopo l’arbitro annulla una rete dei romani per precedente fuori gioco ma, prima che scada il termine, Subinaghi trova il varco per segnare la terza rete dei romani. («La Gazzetta dello Sport», 8 febbraio 1937) ALESSANDRIA-ROMA 5-3 I grigi hanno vinto per la maggior volontà e decisione dimostrata durante tutto l’incontro. L’Alessandria attacca subito e Masetti è seriamente impegnato da fortissimi tiri di Robotti, Casalino e Vecchi; al 4’ Massiglia centra, Robotti raccoglie e tira verso Masetti, che non riesce a fermare: il pallone piomba proprio sulla linea e resta fisso nel fango, mentre Bernardini interviene fulmineo precedendo Robotti e libera. Al 5’ Vecchi segna, ma l’arbitro annulla per fuori giuoco; mentre più intensa è l’offensiva alessandrina, gli ospiti riescono al 13’ a spostare le azioni con un allungo di Subinaghi a Prendato, il quale serve nuovamente il compagno, che non ha difficoltà a battere Ceresa. Vivace reazione grigia ed al 28’ su centro di Bigando, Casalino ottiene il pareggio. La Roma deve difendersi continuamente fino alla ripresa. All’8’ del secondo tempo Masetti rimanda debolmente a Frisoni: Croce intercetta, dà a Casalino che, da oltre venti metri, batte il guardiano romanista. Due minuti dopo nuovo pareggio: azione di Frisoni, Prendato e Mazzoni, che devia la palla in area di rigore a D’Alberto, il quale ottiene il secondo punto per la sua squadra. I grigi ritornano in vantaggio al 15’ con un tiro spettacoloso di Vecchi; poi Turino, azzoppato, è spostato all’ala sinistra, Bigando lo sostituisce come terzino e Vecchi retrocede come mediano. Al 25’ una magnifica galoppata di Robotti taglia fuori la difesa giallorossa e Croce interviene nel momento propizio e conquista il quarto punto. Al 29’ Massiglia è espulso. Al 42’ Robotti invia a Turino, questi da una decina di metri batte Masetti. Al 43’ Mazzoni segna, ma l’arbitro annulla il punto per fuori gioco di Prendato; un minuto dopo Subinaghi ottiene il terzo punto regolare per i giallorossi. Nella tribuna centrale si sono seduti l’on. Adelchi Serena, vicesegretario del PNF; S.E. il Prefetto Soprano, il Federale Poggio, il console generale Passerone, l’on. Di San Marzano, il Podestà, il Preside della Provincia, ecc. ecc. («La Stampa», 8 febbraio 1937) VITTORIA DELLA VOLOONTA' I grigi prima ti fanno morire di dispiacere, poi, se non stai attento, ti fanno saltare il cuore con la miccia della passione. Domenica era carnevale, è vero, ma quello che ha provato il pubblico alessandrino durante i 90 minuti di travolgente dominio dei grigi è stata roba da far impazzire. Il Campo del Littorio scricchiolava come quello tanto glorioso quanto sgangherato della Poligogna. E ci parve di essere sul campo degli Orti e di avere di fronte a noi la squadra di quei bei tempi. E così siamo saliti di un gradino. Domenica Cattaneo ha gioito della vittoria grigia, ma in fondo era commosso perché la squadra giallorossa gli ha fatto pena. Quando c’era lui la Roma valeva qualche cosa di più. Largo ai giovani, sta bene; ma largo per far passare gli anziani: così la pensa Barale. Infatti, tra i grigi vi sono dei... Vecchi che nel ruolo di interno sinistro fanno cose miracolose. Già nella partita di Novara la compagine, affidata alle cure del dinamico Piccinini, aveva dato segno di rinnovata creazione costruttiva, realizzando quattro reti in una partita fuori sede. I grigi, che, in sedici partite di campionato, avevano segnato nove reti, ne hanno realizzate altrettante in questi due ultimi incontri. La meritata vittoria grigia ha premiato l’esuberante comportamento dei compagni di Barale, che, benché ridotti a mal partito per le menomate condizioni di Robotti, sceso in campo con la caviglia dolorante, per una indisposizione di Parodi, che fino a poche ore dalla partita non era sicuro di poter scendere in campo e per i susseguenti incidenti durante l’incontro (contusione di Turino ed espulsione di Massiglia), sono riusciti a battere per cinque volte Masetti ed a costringere il sestetto di retroguardia giallorosso ad un massacrante lavoro difensivo. Tutte e cinque le reti segnate dagli alessandrini non sono scaturite da calci d’angolo o da calci di punizione, bensì da azioni d’attacco costruite con chiara concezione dalla mediana e condotte a compimento con tiri superbi dal martellante attacco grigio. Il pubblico, che tre domeniche fa era quasi deciso alla rinuncia, ha ritrovato la fede e l’entusiasmo dei suoi giorni migliori. Il più ampio plauso va rivolto ai giocatori in blocco, i quali hanno profuso tutto le migliori energie per il raggiungimento della vittoria. Meritano un cenno particolare: Vecchi, che, benché allineato nel ruolo di interno sinistro, ha saputo essere l’uomo di punta dell’attacco e Casalino che, in un posto difficile come quello di condottiero dell’attacco, ha saputo rendersi pericoloso in ogni azione a contatto coi terzini e redditizio in virtù del suo tiro preciso e potente. Per la cronaca i punti sono stati così segnati: primo tempo Subinaghi e Casalino; secondo tempo Casalino, D’Alberto, Vecchi, Croce, Turino e Subinaghi. Alla partita ha assistito anche l’on. Serena, accolto da vibranti acclamazioni al Duce. Il giocatore Massiglia, reo di aver reagito alle scorrettezze avversarie, continue, violenti e cattive, in ispecial modo da parte di Fusco, è stato punito con due domeniche di squalifica e per giunta l’Alessandria, oltre ad essere stata costretta a giocare 20 minuti in soli 10 uomini, è stata punita con lire 500 di multa. Gli sportivi alessandrini hanno già giudicato il provvedimento; per conto nostro, rileviamo che il CITA non avrebbe dovuto inviare due segnalinee liguri (Del Candia e Tomei) i quali con il loro comportamento hanno lasciato pensare che essi parteggiassero per la Roma e per riflesso per la Sampierdarenese. Infatti, i due cooperatori dell’arbitro (entrambi di Savona) furono di una parzialità esasperante, provocando il giusto risentimento del pubblico. Rileviamo inoltre che il commissario di campo - il sig. Melandri - è ligure. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 13 febbraio 1937) RISULTATI: Ambrosiana-Milan 1-1 Bari-Fiorentina 1-1 Lazio-Bologna 0-0 Lucchese-Novara 3-1 Napoli-Triestina 0-0 Sampierdarenese-Genova 1893 0-2 Torino-Juventus 2-1 CLASSIFICA: Bologna 28; Lazio, Torino 26; Milan 25; Juventus 23; Genova 1893 21; Fiorentina, Lucchese 19; Ambrosiana, Roma 18; Bari 16; Napoli, Triestina 15; Alessandria 13; Sampierdarenese 12; Novara 10 MARCATORI 14 gol: Piola S. (Lazio) 13 gol: Buscaglia P. (Torino) 11 gol: Coppa (Lucchese), Gabetto (Juventus) 10 gol: Borel F. (Juventus), Reguzzoni (Bologna) Il punto sul campionato Dopo la "gran giornata,, del Campionato di calcio Un Bologna che non perde ed un Torino in grande forma La classifica ha registrato i risultati della «gran giornata» del campionato, la diciannovesima. Il Bologna è rimasto in testa con i suoi due punti di vantaggio sulla Lazio alla quale si è affiancato il Torino che si è scrollato di dosso la compagnia del Milan, mentre la Juventus ha visto cadere definitivamente ogni illusione di poter partecipare un giorno alla contesa per lo «scudetto». Tutto un minuto giochetto di pochi punti e di piccoli mutamenti di posizioni, insomma, che produce un altro leggero passo in avanti nella chiarificazione dei valori, chiarificazione che, se nessun fatto eccezionale interverrà a creare situazioni nuove ed imprevedibili, dovrebbe portare, infine, alla vittoria del Bologna ed al piazzamento al secondo e terzo posto di Torino e Lazio. Sappiamo che non tutti saranno d'accordo con noi in questo avanzar di previsioni, ma continuiamo a restare fermi nelle opinioni che da tempo vi andiamo esponendo e che, finora, i fatti non si sono ancor presi la briga di contraddire Sempre dodici i gol Balanzone, intanto, è passato senza bruciarsi le ali sul campo della Lazio. Tra le file azzurre eran tornati Viani e Rusani, Piola ha guidato la prima linea ad un attacco costante e veemente, tutto nella compagine è funzionato a dovere, ma Ceresoli non ha raccolto un solo pallone in rete. Siamo già arrivati alla diciannovesima partita ed i gol subiti dal portiere dei rossoblù, restano sempre soltanto dodici! C'è una potenza difensiva nel Bologna, che affronta tranquillamente e senza danni le situazioni più ostiche. Questa, di Roma, era la prova del fuoco, giacché la difesa che finora ha buscato meno gol si trovava ad aver a che fare con la prima linea che ne ha segnati di più. L'ha spuntata la difesa. Due delle tre aspiranti allo «scudetto» erano a diretto confronto, duellando con le loro armi migliori e opposte. Dall'urto se l'è cavata meglio il combattente che lottava sulla pedana dell'avversario. Una nuova dura prova è superata per i campioni d'Italia. Il zero a zero di ieri vuol dire un punto in classifica per il Bologna, ma un punto di quelli che contano per quattro. Ancora una volta, accanto all'impeccabile comportamento della difesa e della mediana bolognese, si è avuta un'esibizione non entusiasmante dell'attacco. Siccome al «dannato» Reguzzoni non è riuscito il colpo gobbo del gol che non t'aspetti, il resto della prima linea s'è mantenuto... in un riservalo silenzio. Come sovente succede. Il difetto pare stia nel centro dell'arco attaccante, in Bisoni, il ragazzo che continua a mutar casacche, a raccogliere premi d'ingaggio e a non accontentar nessuno dei suoi sempre nuovi principali. E', questo, l'unico neo della squadra bolognese. Un neo tutt'altro che piccolo. Fortuna che c'è, però; altrimenti il campionato sarebbe già da un pezzo svuotato di ogni interesse! A Roma si è fatto un incassone per l'arrivo di Balanzon e a Torino, dove le alte cifre non è facile raggiungerle, si è toccato il massimo della stagione. Per Torino-Juventus nessuno ha voluto restare a casa. La partita, alla vigilia, dopo le prove non più smaglianti del granata e la serie dei successi dei bianconeri, si presentava incerta. Quale tifoso poteva, dunque, mancare? Giocavano in quattro Nessuno è, pertanto, andato ci campo senza una grande speranza nel cuore. Dopo poche battuti, però, questa speranza s'è rimpicciolita nell'animo dei juventini e, a mano a mano che passavano i minuti, s'è taciuta. Di fronte ai rivali diretti la Juventus è crollata quasi tutta. Sono rimasti in piedi soltanto quattro uomini — Amoretti, Rava, Foni e Monti — ai quali va ascritto tutto il merito di aver contenuto la sconfitta nei limiti ultra onorevoli dello scarto di un solo gol. Se non si fosse urtato contro la smaglianti forma di Amoretti, la strapotenza di Rava, la fredda precisione di Foni e l'esperienza ai Monti, l'attacco granata avrebbe potuto fare vendemmia. Avvertivamo tempo fa che non c'era da illudersi troppo sulla ripresa della Juventus. Come non ci aveva impressionato il pessimo inizio di torneo, così la. serie dei successi juventini non era riuscita a farci dimenticare le parecchie debolezze della squadra. Dicevamo, allora, che la Juventus non poteva pensare allo «scudetto». Ieri se n'è avuta la prova. La squadra che tu per cinque anni campione, anzi, ha reso addirittura meno di quanto è nelle sue possibilità. Perché a costo dì essere in disaccordo con parecchia gente, diremo che non soltanto a due atleti deve attribuirsi il collasso, ma a tutto il blocco dell'attacco e dei mediani laterali, eccezion fatta, forse, per Borel I che, nel marasma, ha cercato, nel primo tempo, di rendere le cose un po' più chiare e di dare un tono di energia dove regnava il disordine. Borei II hai cantato in campo quasi soltanto come numero. Il ragazzo aveva un ginocchio gonfio e l'indisposizione, oltre a diminuirne il rendimento, rendeva più acuta quell'ipersensibilità che gli ha lasciato il non lontano lungo periodo di cure chirurgiche. Era meglio tenerlo a riposo. Un brocco sano vai meglio di un destriero azzoppato. E si sarebbe risparmiata all'atleta una brutta figura. Cason e Menti non son certo due ali d'eccezione; il loro repertorio è sempre assai limitato ed imperfetto; ieri, poi, è anche mancata la loro partecipazione all'azione tattica che, sotto la bufera dell'attacco granata, la squadra doveva svolgere. Gabetto non è più lui da un pezzo; un «asso » non lo è mai stato da quando ha la caviglia in disordine anche le sue qualità di realizzatore si sono dileguate; ieri è apparso un cieco natante dell'area di rigore avversaria. I due Varglien non sono riusciti a tenere il veloce ritmo voluto dal Torino; Varglien I ha limitato tu sua azione ad un lungo duello con Silano; Varglien II non ha neppure fatto questo con Bo. L'azione che ha portato al primo gol granata è partita dal piede ai un Bo lasciato del tutto libero e si è conclusa con un colpo di testa di Prato più libero ancora del compagno. L’Alessandria sbalordisce Detto questo, è facile immaginare come il Torino abbia dominato a suo piacere e come, se non era dei quattro giganti che sopra, vi abbiam nominato, il punteggio avrebbe assunto ben altre proporzioni. Il Torino, infatti, filava con tutti gli ingranaggi bene in ordine. Era di nuovo il Torino del principio del torneo fresco, agile, pieno di idee e di pregi tecnici, sempre pronto ad attaccare, ricco di una generosità e di una resistenza senza Zimiti. Dopo avervi tanto parlato della Juventus dovremmo dirvi in misura uguale del Torino. Sappiamo che sovente il tifoso giudica l'interesse del giornalista per la sua squadra dal confronto delle righe dedicate ad essa ed alla rivale, ma l'elogio del Torino noi l'abbiamo già tessuto infinite volte — anche quando eravamo soli, o quasi —, e poi le cronache di stamane ne son tutte piene. Arriveremo ultimi a portare il nostro colpo di turibolo a chi deve ormai già avere il capo avvolto in spesse nuvole d'incenso... L'altra lotta cittadina, quella di Milano, non pare sia stata fonte di troppi entusiasmi. Una partita come tante altre in mi il Milan non è più apparso molto splendido e l'Ambrosiana si è dimostrata quella che conosciamo da tempo. I pareggio ha chiuso la contesa ed i rossoneri non saranno certo troppo lieti del risultato, che costituisce un piccolo punto nero nelle illusioni che il periodo di grazia attraversate- può aver fatto sorgere nei loro cuori. Niente di drammatico, tuttavia, giacché la divisione dei punti..: in campo avversario è sempre un mezzo successo. Di duelli fra squadre cugine c'era anche quello di Sampierdarena e-qui il Genova non s'es proprio dimostrato gentile, con i poveri concittadini, dibattentisi sull'orlo della retrocessione! Li ha inchiodati sii un secco due a zero che ha voluto dire per la Sampierdarensse discendere al penultimo posto in classifica. Il posto le è stato ceduto dall'Alessandria, la quale ha subissato la Roma sotto il peso di cinque goal. Sbalorditiva, questa. Alessandria. Dopo aver segnato 9 sole reti in 17 partite, ne ha sfornate altrettante in due soli incontri, i due ultimi. E’ tornata la fiducia in casa dei grigi. Una fiducia che si traduce in miracolose valanghe di gol. Non c'è che da augurarsi che così si continui, almeno finché la riva della salvezza non sia stata sicuramente raggiunta. (La Stampa - Arn, 08/02/1937)