Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1931/1932
Serie A
21-02-1932 - Giornata: 20 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Milan FC 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 24. Marchina L.[A], 60. Borelli M.[A] 29. Magnozzi (II) M. [Mi]

Alessandria US Mosele Vittorio, Lombardo Umberto, Fenoglio Giuseppe, Avalle Edoardo, Costenaro Gino, Barale Oreste, Cattaneo Renato, Scagliotti Cinzio, Cornara Giuseppe, Marchina Libero, Borelli Michele All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
MILAN FC: Compiani; Perversi, Schienoni; Moroni, Pomi, Torriani; Arcari (III) Pietro Sante, Moretti, Pastore, Magnozzi (II) Mario, Rossi. All.: Bánás József.

Arbitro: Bertoli Nereo (Vicenza)
Note
Angoli: 6-3. Giornata primaverile, terreno buono. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Il terreno, durissimo e rivelante nella sua assoluta mancanza di erba le zone cincischiate dalle orme impressevi durante il disgelo, giustifica in pieno le numerose irregolarità di battuta, le respinte a lato, i tiri mal diretti che hanno infiorato la gara e compromessa la precisione del gioco. Per tutto il resto, le squadre si sono combattute con buona tecnica e con varietà di toni stilistici, mantenendo sempre desta l’attenzione del numeroso pubblico accorso alla nuova edizione di una delle classicissime fra le nostre gare di campionato. In qualche meditata azione, il Milan è assai piaciuto; ma a dire il vero, i grigi non hanno troppo lasciato agio agli avversari di studiare la finezza: hanno tirato via con quella velocità sconcertante che è loro propria e hanno così assunta l’iniziativa delle operazioni. Sono allora entrati in scena gli uomini in rossonero che non studiano tanto, ma spazzano molto: Pomi, Perversi, Schienoni, Torriani e compagnia. Ed è toccato ai grigi di ballare a vuoto davanti alla porta milanista: giuoco alto che non concludeva, gioco a terra che veniva stroncato prima che si aprisse la via al tiro utile. Sempre sorretti da un’accorta mediana (Costenaro e Avalle sono qui apparsi dei dominatori), i grigi finiscono per trovare il loro esatto ritmo sulla destra, dove Scagliotti fa giuoco attirandosi Torriani e poi lancia a tempo il velocissimo Cattaneo: una entrata lunga, e Borelli impegna di testa, da pochi passi, Compiani; un centro più misurato, e Marchina, di testa, sfiora il montante; al 24’ Scagliotti porta direttamente la minaccia in centro; sul pallone, ottimamente alzato, Marchina piomba a tempo e, di testa, infila la rete. La riscossa del Milan è prontissima: fughe in velocità appoggiate sul giovane Rossi, che sciupa qualche pallone ma altri colloca giudiziosamente; fughe in velocità su Arcari un po’ sfuocato; Pomi e Moroni insistono nell’offensiva. Su di un allungo del primo a Pastore nasce, al 29’, il goal del pareggio: il centroattacco milanista si butta a ridosso dei difensori; bloccato, tocca a Magnozzi, che riceve il pallone sul petto, lo devia oltre i suoi custodi, scatta e mette in angolo, alla sinistra di Mosele. Il Milan, lanciatissimo, serra a fondo e, poco dopo, su traversone di Rossi, Arcari colloca un pallone da goal sullo spigolo della porta alessandrina. Ma nessun’altra minaccia degna di nota nasce dal serrate milanista per la decisione della coppia Lombardo-Fenoglio, il giovane potente e sicuro quale l’anziano, precisione di rimando a parte. È invece l’Alessandria che sa dare un tono di massima conclusività al suo ritorno all’offensiva; con gioco a terra veloce e bene architettato apre corridoi decisamente sfruttati; Compiani deve oprare due difficoltosissime parate a pugno di palloni collocati verso l’angolo alto; sulla seconda di queste respinte, Cattaneo tira a volo contro la rete ormai indifesa; il proietto vola sopra l’asta. Due violenti tiri di Cornara trovano pure pessima sorte: il primo è respinto dal palo, il secondo provoca un magnifico tuffo di Compiani, che mette in corner. Ancora un corner contro il Milan al 44’, e il tempo è chiuso. Nella ripresa, il Milan torna ai temi compassati d’attacco: ottimi spunti, ma nessuna conclusione di fronte all’impeto e alla velocità degli avversari. Però un bel centro operato da Pastore, portatosi in palleggio fin sull’ala destra, vien toccato da Magnozzi e messo a disposizione di Rossi, che sciupa con un tiro alto il pallone d’oro. Assai più rapido e snello l’attacco dei grigi – a pallone alto questa volta – che mette in serio imbarazzo la difesa milanista; questa tampona con corti rimandi, ma non riesce a liberarsi, finché al 16’ una serie di passaggi di testa, operati a stretto contatto con gli avversari, porta dalla destra un pallone a spiovere sulla sinistra, sul rovescio della difesa rossonera: Borelli, in corsa, fulmina il pallone nell’angolo opposto. Corner contro il Milan, con colpo di testa di Scagliotti che passa a lato, poi buoni palleggi d’avvicinamento da parte dei rossoneri, che tentano di migliorare spostando Magnozzi con Moretti. Pastore in questo periodo si mantiene molto arretrato, e invero la forza di penetrazione del quintetto non se ne avvantaggia. I ripetuti scontri provocati dal gioco impetuoso, sebbene non scorretto, hanno fatto vittime in Cornara, che zoppica e cambia di posto con Borelli e in Moroni, pure zoppicante. Una bella girata a volo di Moretti su passaggio di Magnozzi esce di poco, poi folate dei grigi che passano come fulmini fra le difese milanesi e impegnano Compiani in una serie di prodezze rimarchevoli: altri tiri sono bloccati al momento esatto da Perversi, Moroni e Pomi, mentre Schienoni riesce ora a paralizzare l’insidioso Cattaneo. Siamo agli ultimi minuti e il Milan si riporta all’offensiva con uno slancio ammirevole e che non si capisce perché abbia tardato tanto a sfoderare. È il vero Milan questo che ora attacca: brillante uno scambio Rossi-Magnozzi, ma il tiro del livornese è fiacco e mal diretto, come pure uno successivo dello stesso Rossi. Una cannonata di Moretti e una di Arcari sono respinte dai terzini; una incursione di Pastore è troncata da un esatto e veemente arresto sul pallone proprio quando il tiro stava per scoccare, così come il padovano piomba a terra come fulminato. I grigi, del resto, tengono fronte con calma potenza a questa efficace ma troppo breve sfuriata rossonera e la vittoria è mantenuta fino al trillo finale. Il successo dei grigi è meritato per la maggior omogeneità dimostrata dalla squadra e per la organica condotta di giuoco mantenuta da un capo all’altro della gara, le cui variazioni hanno permesso di mettere in luce tutti i reparti. Solidissima nella linea dei terzini (del portiere ben poco impegnato, quasi nulla si è visto), la squadra alessandrina ha avuto una linea mediana tenacissima in Costenaro e sommamente costruttrice in Avalle: ma il vantaggio nei confronti del corrispondente reparto avversario è venuto principalmente per merito della linea attaccante, veloce e decisa, sobria ed efficace nei palleggi, continua nell’azione. Tutti sono sembrati a posto nel rispettivo ruolo, ad eccezione di Borelli a tratti impreciso, né sarebbe logico fare una graduatoria fra il sicuro Cattaneo, il fine palleggiatore Scagliotti, l’ottimo distributore Cornara, il conclusivo Marchina. Del Milan già si è detto che la squadra è apparsa felice e potente nei momenti buoni, ma che a tratti si è oscurata proprio nelle azioni del quintetto d’attacco: Magnozzi e Arcari sono stati di questo reparto i più continui e battaglieri. La linea mediana è apparsa a posto in ogni momento per la somma di lavoro offerta da Pomi con la consueta generosità e da Moroni con chiara concezione del gioco: ottima prova ha pure fornito il veloce Torriani, alle prese con il duo più temibile dei grigi. Brillante la difesa con l’indomabile Perversi e il volitivo Schienoni; lo stile e l’esattezza di Compiani sono stati superbi. All’Alessandria mancava Perazzo; al Milan, oltre a Marchi, Bonizzoni e Kossovel. Attenta e volenterosa la direzione della gara affidata all’arbitro Bertoli di Vicenza. Nella tribuna d’onore, fra le altre autorità, il console Uggè, da pochi giorni commissario straordinario dell’Alessandria, l’intero consiglio del Milan, l’avv. Beltrami, Tornaghi e Zoppini. (Mario Zucca, «La Gazzetta dello Sport», 22 febbraio 1932) Anche in questa nuova disputa, la meglio è toccata ai concittadini che hanno saputo cogliere l’ambito successo attraverso una serie di serrati e limpidi attacchi offensivi ed una oculata e valida resistenza quando il comando delle azioni era dalla parte dei rossoneri, lanciati ardentemente alla conquista del pareggio. Già fin dalle prime battute i contendenti sono partiti decisi, impegnando le rispettive difese. Al 3’ una azione velocissima di Cattaneo dà modo a Scagliotti di effettuare il primo tiro in goal: Compiani blocca l’insidioso pallone a fil di palo. Poco dopo avviene una impressionante fuga di Rossi il quale, giunto ad una quindicina di metri dalla rete alessandrina, sferra un potente tiro radente il palo. L’offensiva alessandrina è ora in pieno sviluppo e la rete milanista è assediata e bersagliata da tiri secchi e rapidi, fino alla capitolazione della rocca che avviene al 25’, con un tiro meraviglioso di Marchina. Il primo punto è così ottenuto dai grigi, i quali persistono tenacemente nell’offensiva e, per poco, altri goals non vengono conquistati. Al 30’ le sorti sono pareggiate in seguito ad una ben congegnata azione preparata da Rossi, sviluppata da Pastore e conclusa da Magnozzi con un tiro raso terra che lascia senza scampo Mosele. Gli alessandrini si riprendono tosto e l’ultimo quarto d’ora è di pretta marca alessandrina. Peraltro, nessun punto viene segnato. Alla ripresa delle ostilità, i grigi costringono subito in corner i milanisti. Questi, continuando nelle loro azioni offensive, riescono verso il 17’ ad ottenere il secondo goal: l’azione parte da Marchina che, impossibilitato ad effettuare il tiro, allunga il pallone a Borelli; questi sferra il tiro ed il pallone si insacca nella rete. Pochi minuti dopo, Cornara giace a terra dolorante per un forte colpo alla gamba. Riavutosi, cede il suo posto a Borelli e finisce zoppicando all’ala destra. Ne consegue una minore autorità di direttiva al centro ed una insufficiente collaborazione all’estrema sinistra. In queste condizioni, i milanisti riescono ad avere un netto sopravvento e costringono gli alessandrini in difesa. L’ultimo quarto d’ora di giuoco è veramente emozionante. Tutta la squadra milanista è sotto la rete alessandrina; preme, insiste, si prodiga incessantemente per cogliere il pareggio. La difesa grigia non molla un attimo e si sposta ovunque il pericolo è maggiore. A pochi secondi dalla fine, i rossoneri beneficiano di un calcio di punizione dal limite dell’area di rigore sferrato da Magnozzi: il pallone sfiora il palo laterale e, su un’ultima battuta, poi termina la partita. («Il Littoriale», 22 febbraio 1932) Gioco squilibrato, che ha alternato combinazioni vivaci e ordinate a periodi amorfi e inconcludenti. L’Alessandria ha vinto perché ha saputo giuocare con maggior decisione quando ambedue le squadre cominciavano ad accusare la fatica: il Milan ha sfoggiato un giuoco più consistente, ma le deficienze palesi create nella squadra da qualche forzato rabberciamento hanno tolto continuità e forza di propulsione alle offensive rossonere, rompendo l’equilibrio dei reparti, fiaccando lo spirito di reazione degli uomini, preparando il terreno alla sconfitta. Per un quarto d’ora, nel primo tempo, il match non ha preso una piega ben definita. Grigi e rossoneri hanno iniziato e mantenuto il giuoco su un tono combattivo eccellente e con buoni principi tattici imposti ora dall’una, ora dall’altra squadra. Infatti, a brevi tratti di gioco alto che permetteva al Milan di superare gli sbarramenti avversari, ne seguivano altri di giuoco a terra, mediante il quale l’Alessandria si infiltrava nelle linee arretrate dei rossoneri. Più spettacolari le azioni del Milan, più insidiose quelle dell’Alessandria. Sufficientemente precise e veloci le une e le altre; quando però si rendeva necessaria l’entrata conclusiva, nessun attaccante alessandrino o milanese intuiva l’attimo o la situazione favorevole. Verso il ventesimo minuto, il giuoco alessandrino raddoppiò di tono e di energia: più comuni apparvero i mediani, più attivi e decisi gli attaccanti. Questi ultimi riuscirono ad assumere il comando delle azioni e il Milan dovette badare più a difendersi ed a respingere la minacciosa offensiva avversaria che ad imbastire fasi d’attacco. Come conseguenza di questo mutato stato di cose, si ebbero, fra l’altro, tre azioni pressoché identiche, nello spazio di un paio di minuti, a favore dell’Alessandria. Azione offensiva della destra dei grigi con tentativo di risoluzione al centro. Prima il traversone di Scagliotti fu deviato in porta da Borelli, ma Compiani parò il difficile pallone; subito dopo, un secondo traversone, pure di Scagliotti, fu ripreso di testa da Marchina, ma la palla uscì a lato; infine, su centro del sostegno destro Avalle, Marchina ripeté il tentativo e questa volta gli andò bene. Il pallone entrò in rete: si era al 22’. L’Alessandria insisté poi all’attacco e un bellissimo tiro di Cattaneo fu arrestato a fil di palo da Compiani. Ma passò il periodo di sbandamento per il Milan, che al 30’ colse il pareggio: Pomi si era impossessato della palla e la passò ad Arcari che, ostacolato da Barale, la rimandò indietro a Moroni, che la porse nuovamente a Pomi; questi l’allungò a Pastore che, marcato strettamente da un paio di avversari, la deviò rapidamente con passaggio corto a Magnozzi; questi, senza indugio, tirò in goal raso terra in modo imparabile. Tre minuti dopo, un lungo centro di Rossi fu ripreso al volo da Arcari, che colpì la traversa all’angolo di congiunzione col palo destro; come reazione a questa fase, s’ebbe una rabbiosa controffensiva dei grigi alessandrini, culminata in due interventi di Compiani e in un pallone di Cornara respinto dal palo superiore della rete milanista. La ripresa offerse spunti di cronaca in assai minor copia. Essa ebbe nella sua prima parte un’andatura fiacca, quasi che si trattasse di una partita d’allenamento anziché di un match di campionato. Giuoco a metà campo, facili e comodi interventi dei terzini quando essa giungeva sino a loro. Timide le azioni degli attaccanti, calmo e difettoso quello delle linee mediane. Si intuiva che la squadra che per prima avesse saputo risollevarsi da questo periodo di torpore avrebbe potuto sorprendere l’altra e vincere. Questa squadra fu l’Alessandria. Così come era avvenuto nel primo tempo, al quarto d’ora l’undici di Avalle risfoderò le sue doti di combattente. Riprese energia, riprese decisione, e mediani e terzini del Milan furono ripetutamente impegnati. Al 17’ Cattaneo, dopo un breve duello con Schienoni, effettuò un bellissimo centro: Borelli, quasi a riscattare una serie di errori commessi in precedenza, infilò al volo la porta di Compiani. Su questo goal si definì il risultato. L’Alessandria, tuttavia, non diminuì il suo ardore. Cornara, azzoppato, passò all’estrema sinistra cedendo il suo posto a Borelli, un nuovo tiro del quale fu magnificamente arrestato da Compiani. Al 30’ Magnozzi e Moretti si scambiarono il posto e, nell’ultimo quarto d’ora, il Milan ebbe un bellissimo ritorno: condusse azioni in netta prevalenza, manifestando un’attività inattesa. Un tiro al volo di Moretti su passaggio di Pastore uscì a lato per poco e, proprio sullo scadere del tempo, un intervento energico e contemporaneo di due alessandrini atterrò il centroattacco del Milan, mentre questi, in posizione favorevole, si apprestava ad effettuare il tiro decisivo. Il successo alessandrino è meritato. La squadra piemontese è apparsa più legata ed animata da maggior combattività. I due terzini ed i sostegni laterali si sono distinti: lo spirito di collaborazione e l’intesa che unisce i componenti la seconda e la terza linea sono apparsi pratici ed efficaci. L’impostazione delle avanzate è tecnicamente buona. Squadra equilibrata per uniformità di stile dei suoi componenti, nettamente migliorata dalle prime giornate di campionato, quella alessandrina svela però la sua inesperienza e la mancanza di autorità. Infatti, se la compattezza dell’undici dei grigi non ha subito fratture, la causa è da ricercarsi unicamente negli squilibri esistenti nell’unità rossonera. Quasicché la formazione di ripiego cui il Milan ha dovuto forzatamente sottoporre la sua mediana non avesse di per sé stessa creato automaticamente gravi difficoltà al buon funzionamento della squadra, l’assenza di Bonizzoni, dovuta a indisposizione, e la sostituzione di Kossovel con Rossi hanno visibilmente danneggiato il rendimento della squadra e forse compromesso il risultato. Nel secondo tempo, quando occorreva forzare, il Milan è andato un po’ alla ventura. Gli abbisognava l’uomo autoritario che conferisse tono e carattere al giuoco, che guidasse e sorreggesse con animo i compagni. Tale giuocatore è mancato: Pomi aveva da badare ai fatti propri, Pastore era marcato ininterrottamente e con energia da un paio di avversari, Magnozzi era in giornata buia e Moretti, quasi sempre in posizione arretrata, non confortava il proprio giuoco con la necessaria intraprendenza. Su tutti, fra i rossoneri, ottimi Perversi e Compiani, buoni Arcari, Torriani ed anche Pastore quando ha potuto eludere la vigilanza avversaria. («Corriere della Sera», 22 febbraio 1932) Battaglia tenace, ardente, condotta senza quartiere ad esclusione di colpi, come è nelle antiche tradizioni di queste due fiere antagoniste lottanti fino all’ultima risorsa delle più recondite energie per giungere all’agognata vittoria. I grigi non hanno disputata una delle loro migliori tenzoni, perdurando l’assenza di Perazzo, sostituito con minor rendimento da Borelli, e si sono visti maggiormente menomati nella ripresa allorché Cornara, colpito ad una gamba, ha finito all’ala sinistra senza nulla concludere: tuttavia, la squadra ha funzionato, nel suo complesso, con tatto ed accoglimento, profondendo attività ed iniziative che avrebbero potuto fruttare più franche affermazioni se tutti gli attaccanti si fossero trovati in migliori condizioni fisiche. Il Milan, squadra pugnace per eccellenza, non ha tradito per nulla l’aspettativa e la fama consolidata da tanto clamorose vittorie: il desiderio, non mai appagato, di un successo in campo alessandrino ha spronato ieri i rossoneri, e più di una volta i compagni di Magnozzi si sono trovati nelle migliori condizioni di pervenire al successo, sfumato per un soffio. Già dalle prime battute, i contendenti sono partiti decisi con lunghi traversoni alle ali impegnanti le rispettive difese in un duro lavoro di rotture e di rimandi: al 3’ un’azione velocissima di Cattaneo e di Cornara porge il destro a Scagliotti di sperimentare la bravura di Compiani, che blocca l’insidioso pallone a fil di palo; poco dopo, fuga impressionante di Rossi, il quale, giunto ad una quindicina di metri da Mosele, sferra un potente tiro radente il palo. Il gioco non ha soste; ad una minaccia grigia sotto la rete di Compiani risponde una nuova offensiva di Rossi, che si restringe verso il centro e scocca il tiro: il piede di Mosele devia il pallone in corner; nulla di fatto. L’offensiva alessandrina, però, è ora in pieno sviluppo e la rete milanista è assediata e bersagliata da tiri secchi e rapidi fino alla capitolazione della rocca. Per tre volte consecutive, nello spazio di pochi minuti, Avalle rifornisce Marchina che, con aggiustati colpi di testa, devia il pallone in rete: il primo è respinto dal palo; il secondo è bloccato in tempo da Compiani; il terzo, fulmineo, entra giusto in rete malgrado il disperato tentativo del portiere. Siamo al 25’: il primo punto è così ottenuto dai grigi i quali persistono tenacemente nell’offensiva e, per poco, Cattaneo non affranca un nuovo punto con una rovesciata in rete a malapena fermata da Compiani. Al 30’ le sorti sono pareggiate a seguito di una ben congegnata azione preparata da Rossi, sviluppata da Pastore e conclusa da Magnozzi con un tiro magistrale tiro raso che lascia senza scampo Mosele, completamente spostato. I concittadini si riprendono subito e l’ultimo quarto d’ora è di pretta marca alessandrina. Alla ripresa delle ostilità, gli alessandrini costringono in corner i milanisti; poi il gioco si distende più equilibrato per ravvivarsi e riprendere una nuova impronta decisamente offensiva da parte dei grigi. Cornara e Marchina sono i più intraprendenti, ma la difesa dei rossoneri non cede, senonché, al 17’, una fuga incontenuta di Cattaneo crea una impressionante mischia sotto Compiani: Marchina si impossessa del pallone; ostacolato, lo allunga a Borelli che, deciso, batte con un forte tiro il portiere milanese. È il punto della vittoria: pochi minuti dopo però Cornara giace a terra dolorante per un colpo alla gamba; riavutosi, cede il suo posto a Borelli e finisce, zoppicante, all’ala sinistra. Ne consegue una minore autorità di direttive al centro e un insufficiente collaborazione all’estrema sinistra. Ecco allora prendere, in questa condizione, un netto sopravvento i rossoneri, in ciò maggiormente aiutati da uno strano sbandamento e rilassamento della linea mediana alessandrina. La rete dei grigi corre seri pericoli, ma i difensori non tentennano né cedono per un attimo: respinti più volte, i milanesi ritornano con insistenza guidati da Pastore e da Magnozzi, e la tema del pareggio incombe da un attimo all’altro. Questa lunga minaccia viene interrotta in seguito da un magnifico ritorno offensivo dei grigi i quali, ripresisi bravamente, spostano le azioni nuovamente sotto la rete di Compiani, che deve prodigarsi in altre parate per evitare il consolidarsi della vittoria alessandrina. («La Stampa», 22 febbraio 1932) LA VITTORIA VOLUTA E CONQUISTATA DAI GRIGI Dopo la vittoria sul Genova, l’Alessandria… voleva vincere anche contro il Milan. L’avversario era di una levatura tale che un pareggio od una sconfitta dei grigi non avrebbe costituito una sorpresa. Ma la squadra alessandrina è scesa in campo armata di tutte le sue forze fisiche e morali per vincere in grande stile. Ha-passato… un brutto quarto d’ora quando il Milan, magnifico di classe e di potenza, ha cercato di imporre il suo giuoco, ma non si è smarrita, ha conservata la calma e la saldezza del suo reparto difensivo, e, giunto il momento opportuno, ha sferrato l’attacco in grande stile, piegando alla resa gli avversari e costringendoli ad una serrata difesa. Il più delle volte una vittoria è conseguita da una squadra non solo per la sua classe, ma per il superiore impegno dei suoi undici atleti. La vittoria dell’Alessandra contro il Milan è appunto dovuta a questi due elementi, tecnico e morale, che hanno fatto degli undici grigi un manipolo di atleti ardimentosi e tenaci. Dopo aver conquistato il primo successo, la squadra è stata costretta al pareggio prima dello scadere del tempo. Ma nella ripresa, fatta più ardimentosa, si è gettata nella lotta con tutte le sue forze, ha sconvolte le file avversarie, si è imposta per la classe del suo giuoco ed ha vinto in modo convincente. Non paga della vittoria ha continuato a dominare per aumentare il bottino dei goals, e per una diecina di minuti ha sottoposto la porta avversaria ad una filza di tiri precisi e potenti. E quando, negli ultimi minuti di giuoco, gli avversari hanno tentato il pareggio, con un finale meraviglioso di potenza aggressiva, i difensori grigi hanno imposto il «di qui non si passa» ed hanno nuovamente vinto la battaglia. (Il Piccolo, 27/02/19332) RISULTATI: Ambrosiana-Brescia 5-0 Bari-Napoli 0-2 Fiorentina-Genova 1893 2-2 Juventus-Casale 3-2 Lazio-Bologna 2-1 Modena-Torino 5-2 Pro Vercelli-Roma 0-0 Triestina-Pro Patria 0-0 CLASSIFICA: Bologna 32; Juventus 30; Roma 27; Ambrosiana 26; Fiorentina 25; Milan, Napoli 23; Alessandria, Torino 22; Lazio, Pro Vercelli 18; Casale, Genova 1893 16; Pro Patria 15; Triestina 14; Modena 13; Bari 12; Brescia 8.