Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1931/1932
Serie A
28-02-1932 - Giornata: 21 - Roma - Testaccio


Roma AS - Alessandria US 1 - 2 (0 - 2)
RETI: 84. Bernardini F. [Ro] 13. Marchina L.[A], 15. Marchina L.[A]

Alessandria US Mosele Vittorio, Lombardo Umberto, Fenoglio Giuseppe, Avalle Edoardo, Costenaro Gino, Barale Oreste, Cattaneo Renato, Scagliotti Cinzio, Notti (I) Alfredo, Marchina Libero, Borelli Michele All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
ROMA AS: Zucca; Mattei (I) Attilio, Bodini (II) Renato; Ferraris (IV) Attilio, Bernardini, D'Aquino; Costantino, Fasanelli, Volk, Ferrari Pietro, Chini Ludueña. All.: Baar Janos.

Arbitro: Mastellari Raffaele (Bologna)
Note
Pubblico non troppo numeroso. Giornata gelida, terreno duro ed elastico. Inizio di gara ore 15:00 (15:10 effettive).

Commento
I primi minuti erano di netta marca romana e dopo pochi secondi dall’inizio già Mosele doveva impegnarsi a fondo per afferrare un insidioso pallone tirato da Fasanelli sotto la traversa; poi, un corner contro l’Alessandria vedeva successivamente Ferrari e Volk fallire il bersaglio. Al 13’, invece, avveniva il primo colpo di scena: su respinta lunga di Fenoglio, Notti scendeva veloce. Giunto all’altezza dell’area di rigore, passava di precisione a Marchina; questi, al volo, scaraventava in porta e il primo goal era segnato. Goal imparabile? Tutt’altro. Zucca, che ha malamente sostituito Masetti, era spiazzato, ma bisogna aggiungere che anche Mattei e Bodini si sono fatti giuocare come novellini. Ripreso il gioco, i romani invadevano l’area avversaria, ma per poco; il pallone perveniva a Cattaneo e, da questi, a Scagliotti. Ancora un passaggio a Marchina il quale, sotto dinanzi al portiere, non aveva difficoltà a segnare il secondo goal. Anche qui, errore della difesa e indecisione di Zucca, il quale non tentava nemmeno di parare il non irresistibile pallone. Due goals in due minuti sono molti, e la Roma accusava la botta. Tuttavia, se la squadra giallorossa avesse avuto oggi l’ordine nel gioco e se tutti i suoi reparti avessero funzionato come sempre, il vantaggio avrebbe potuto essere forse colmato. Invece, molti erano gli uomini fuori fase che, specie nel primo tempo, giocarono senza chiarezza di idee e senza precisione, con una grande volontà di fare, ma senza la calma e la prontezza necessarie per attuare. Ne è venuto fuori un predominio nettissimo, ma sterile, e con esso una infinità di buone occasioni sciupate; una superiorità, insomma, tanto evidente quanto lo erano l’orgasmo, l’indecisione e la confusione che regnavano nelle file romane. Fu commesso anche un grave errore di tattica, quello, cioè, di non tentare o di non sapere mantenere il pallone a retta; ne avveniva così che, anche in area di rigore, i passaggi erano tali, favorendo immensamente la ferrea e precisa difesa alessandrina. Nel primo tempo, pochi furono gli uomini della Roma che si salvarono; non Bernardini, fermo e indeciso, non D’Aquino, cui il riposo non ha certo giovato, non Mattei né Bodini, i quali cadevano in puerili errori di posizione, non Volk, non Ferrari, non Chini, tutti incapaci di indirizzare in rete un tiro veramente difficile. I soli Costantino, Fasanelli e Ferraris si ergevano sugli altri; ma nulla potevano fare costoro contro l’agile, armonica e tecnica squadra alessandrina. Nella ripresa, le cose cambiarono e molti uomini tornarono al loro abituale lavoro: così la difesa estrema, Bernardini e Chini. In prima linea, però, si continuò ad arruffare e, benché la rete alessandrina fosse sottoposta a un autentico bombardamento, soltanto tre o quattro volte Mosele venne severamente impegnato. A metà tempo circa, Bernardini passò in prima linea, mentre Ferrari retrocedette nella mediana. Soltanto al 39’, però, il cambiamento portò i suoi frutti: un traversone di Costantino veniva raccolto da Bernardini, che da due metri batteva con un pallone imparabile il valoroso Mosele. Gli applausi fragorosi con cui l’Alessandria è stata salutata dal pubblico alla fine dell’incontro ha costituito il miglior riconoscimento della brillante condotta dei grigi. Bella squadra, quella alessandrina: undici uomini fra i quali non sapremmo indicare il migliore, tanto il loro rendimento è apparso regolare ed uniforme. Un uomo solo per la particolare situazione ha avuto modo di distinguersi singolarmente: il portiere Mosele, il quale si è prodotto in una lunghissima serie di parate, di cui tre o quattro di quelle che fanno ricacciare in gola al pubblico l’urlo esultante sul goal. Una, poi, su tiro di Volk, è stata addirittura superba: un volo attraverso la porta che ha fermato il fortissimo pallone proprio sulla linea. L’Alessandria ha una mediana eccellente, che oggi ha avuto la meglio su quella romana. L’anziano Barale ha fatto prodigi, mentre l’anziano Costenaro ha svolto un gioco di difesa e di sostegno veramente ammirevole. Il fine e tecnico Avalle ha completato alla perfezione un terzetto cui spetta gran parte del merito della vittoria. I cinque uomini di attacco sono apparsi cinque levrieri: velocissimi tutti, dotati di scatto eccezionale, prontissimi sulla palla e inesorabili nello sfruttare le esitazioni della difesa romana. Dopo aver segnato i due goals, l’attacco ha portato troppo spesso aiuto alla propria difesa, ma due azioni fermate nella ripresa dall’arbitro per discutibile fuori gioco hanno fatto trattenere il fiato ai disillusi spettatori romani. Ottima la difesa, che ha avuto in Lombardo e Fenoglio due atleti pronti, sicuri e calmissimi. Una squadra, in conclusione, agile, tecnica e corretta. L’arbitro Mastellari non ha dovuto mai intervenire per reprimere la più veniale scorrettezza di gioco. Esponiamo per sommi capi la cronaca. I primi dieci minuti sono di superiorità romana. Poi, l’Alessandria segna i due goals che abbiamo più sopra descritto. La riscossa romana è pronta e durevole, ma non dà buoni frutti: un errore di Mattei per poco non dà all’Alessandria il terzo goal, ma Cattaneo sbaglia e la Roma riprende l’offensiva. Un corner provocato da un tiro di Volk passa senza esito e così un tiro di Volk passa senza esito e così un tiro di punizione concesso per una carica irregolare a Chini. Al 24’, 25’ e 29’ Volk, Costantino e Bernardini tentano il bersaglio, ma Mosele si salva sempre brillantemente. Poi, un breve periodo di attacco alessandrino. Uno spiovente di Ferraris (38’) viene bloccato da Mosele il quale, poco dopo (39’), si produce nella parata più spettacolosa della giornata: un tiro di Volk viene fermato proprio sulla linea con un tuffo felino. La ripresa vede la Roma partire decisa all’attacco e, dopo 20”, già Mosele deve parare un forte tiro di Chini. Poi è Fasanelli che sfiora il palo e Costantino che alza un tiro non difficile. Breve intermezzo alessandrino, poi i romani riprendono la danza: tiri di Volk, Fasanelli e Costantino vengono poi inesorabilmente bloccati da Mosele. All’8’ Bodini commette un fallo contro un avversario: il tiro di punizione è bloccato facilmente da Zucca. Altra favorevole occasione sciupata all’11’: Chini «traversa» e Mosele esce per intercettare. La palla però gli sfugge e cade ai piedi di Ferrari, il quale non riesce a infilare la porta indifesa. Un corner contro Alessandria al 15’, poi Costantino fallisce di poco il bersaglio; Cattaneo lo imita al 17’. Al 22’ Mosele blocca una bella rovesciata di Volk. La Roma preme, ma non conclude e allora Bernardini passa a interno sinistro, Ferrari e, mediano destro, mentre Ferraris occupa il centro della mediana. Gli spostamenti non influiscono però sull’andamento del gioco e sono anzi gli attaccanti alessandrini che compiono pericolose incursioni nell’area romana. In una di queste (34’), Zucca para un difficile pallone di Notti. Al 39’, finalmente, il goal di Bernardini, che dà fiamme agli ultimi minuti di gioco. Tutti i romani sono nell’area avversaria, ma la partita si chiude con una ennesima e brillante parata del bravo Mosele. Ottimo l’arbitraggio di Mastellari di Bologna. Hanno assistito alla partita le LL.EE. Balbo e Riccardi, gli on. Same e Klinger, i figli del Duce, Vittorio e Bruno Mussolini. (Ennio Viero, «La Gazzetta dello Sport», 29 febbraio 1932) Per la seconda volta nella stagione, la Roma ha conosciuto la sconfitta sul campo di Testaccio e – cosa più grave – non da parte di una squadra come il Torino, che minacciava seriamente per il primato, a quell’epoca, e che ha titoli di nobiltà di sangue pari, e forse superiori, a quelli dei giallorossi; ma da una compagine in gran forma, è vero, reduce da cinque chiari consecutivi successi e che può vantarsi di un fulgido passato, ma pur tuttavia sempre squadra di provincia. Allorquando siamo chiamati a sviscerare le cause di una sconfitta, o anche soltanto di una partita grigia della Roma, gli stessi motivi affiorano: troppa confidenza nell’avversario, insufficienza di rendimento della mediana, deficienza di precisione nel tiro in goal. Gli stessi elementi, infatti, costituiscono fattori della sconfitta di ieri, che taglia definitivamente le ali a quelle già tenuissime speranze che la Roma poteva avere ancora di riacciuffare i leaders della classifica. Molti tra i più fedeli sostenitori della Roma aggiungevano, o forse lo anteponevano a tutti gli altri, il fattore jella, il fattore guigne. Vero, ma vero sino ad un certo punto. Può esser considerato un colpo mancino della sorte il non aver potuto allineare a guardia della rete il portiere titolare, il fido Masetti. Il primo goal, parabilissimo, che Zucca si è lasciato entrare non sarebbe stato forse segnato, e non avrebbe avuto come conseguenza l’improvviso orgasmo, e lo sbandamento nei ranghi, che permetteva il crearsi della difficile situazione che portava l’Alessandria a segnare per la seconda volta a distanza di due minuti. Situazione gravissima, alla quale né Zucca né forse alcun altro portiere avrebbero potuto porre rimedio: ma alla quale tuttavia Zucca non ha nemmeno tentato di riparare. Se il duplice infortunio – e si può chiamare così perché, sino all’azione che portava i grigi in vantaggio, la Roma aveva ingranato con assieme e discernimento, tenendo il pallone basso come consigliavano le doti dell’avversario, e aveva premuto con maggior frequenza la rete di Mosele – fosse stato registrato contro uno squadrone di maggior fama e di miglior classifica, nessun dubbio che avremmo visto la Roma reagire con maggior vigoria. Invece, con l’orgasmo di neutralizzare il duro handicap, contro una squadra ritenuta non eccessivamente difficile e invece rivelatisi, alla prova, assai più forte del previsto (non per noi, che avevamo messo in guardia gli atleti giallorossi), le idee si sono ingarbugliate. Il pallone ha cominciato a viaggiare alto e gli alessandrini, più precisi e tecnici nella manovra, magnifici nella posizione e abilissimi nello smarcamento, hanno potuto neutralizzare senza esser minacciati con troppa continuità, riuscendo a tratti ad insidiare ancora l’incolumità della rete di Zucca, specialmente per merito di Marchina, l’autore dei due goals, e di Notti. Nella ripresa, per circa un quarto d’ora, i giallorossi, favoriti da un vento non impetuoso da far perdere il controllo del pallone, ma che soffiava quel tanto appunto che giovava a secondare le azioni offensive, si sono insediati nell’area grigia, bombardando la rete avversaria. Ed ecco che qui il tifoso parla di guigne, e non ha tutti i torti, perché la porta grigia è stata bombardata; ma, d’altra parte, è anche vero che Mosele ha fatto troppe poche parate, in questo periodo di tempo. Molti tiri in goal, ma quasi tutti imprecisi; solo un pallone di Ferrari, che colpiva di striscio la traversa, poteva portare risultati concreti. È stato nella seconda parte della ripresa, proprio quando l’offensiva giallorossa era meno continua, che la Roma ha chiamato Mosele a un assillante lavoro e ha dato modo al portiere grigio di rivelare la sua altissima classe. Dopo il 20’, Bernardini, il solo che, dopo un incerto inizio, avesse funzionato bene nella linea di sostegno, sostituiva Ferrari all’attacco; Attilio passava centro dei mediani e Ferrari half destro. La situazione peggiorava e i grigi aggredivano con maggior insistenza, anche se raramente giungevano fino a Zucca. Il goal dell’onore veniva solo a 6’ dalla fine, per merito di Bernardini, che riprendeva di testa una perfetta centrata di Costantino: in tempo per far risorgere le speranze almeno di un pareggio, ma troppo tardi, ormai, per vederle realizzate. Infatti, il risultato non mutava, anche se la pressione della Roma riprendeva con maggior continuità. Sconfitta dolorosa dunque; ma, sotto il punto di vista tecnico, regolare. La superiorità di stile e di qualità di giuoco degli ospiti è stata evidente: questo non sarebbe stato, forse, senza l’infortunio iniziale di Zucca, ché la Roma aveva dimostrato di avere a sua disposizione armi utili per contener l’Alessandria e anche sul terreno della tecnica pura. Tuttavia, è certo che l’andamento complessivo dei novanta minuti può prestare il fianco a discussioni. Con un D’Aquino in nerissima giornata, un Ferraris discontinuo e appena discreto e un Bernardini svegliatosi soltanto dopo che la Roma aveva incassato i due goals e preoccupato, per giunta, più di supplire alle deficienze di tiro degli attaccanti, buoni nel costruire ma tardi e imprecisi nel realizzare, la mediana della Roma, dolorosa constatazione, ha scapitato nettamente nel confronto con la diretta avversaria. Costenaro, Avalle e, soprattutto, Barale sono stati un trampolino di lancio continuo e prezioso per gli attaccanti, una diga solidissima per attenuare le pericolose ma caotiche ondate giallorosse, che poi Lombardo e, specialmente, Fenoglio infrangevano senza pietà. All’attacco, Fasanelli e Costantino sono stati i più continui; Chini ha lavorato da par suo solo nella prima metà della ripresa, mentre Ferraris e Volk poco hanno fatto. Il nostro taccuino registra solo due tiri degni del classico Volk delle giornate di vena: uno al 39’ del primo tempo, su centro di Costantino, che dava modo a Mosele di prodursi nella più bella parata della partita, e una rovesciata al volo, su allungo di Ferraris, che Mosele poteva ancora bloccare in sicurezza. Tra i grigi, invece, anche se le ali non sono state troppo utilizzate, il quintetto ha funzionato con un’armonia e un’intesa veramente encomiabile. Notti è stato il coordinatore intelligente, pronto nello scatto, sicuro nel piazzamento; Marchina l’espada irresistibile. Scagliotti, se ha compiuto un lavoro più oscuro, e si è preoccupato più di coprir la mediana che di avanzare verso la rete avversaria, ha tuttavia completato egregiamente il lavoro del terzetto. Ancora una volta, Bodini è stata la vera colonna della difesa, e a lui soprattutto si deve se Zucca non è stato troppo impegnato. Mattei, trascinato spesso dagli avanti a giuocar troppo avanzato, si è fatto prender più d’una volta in velocità da Borelli, e non sempre ha potuto ricuperare il perduto: una di queste situazioni è stata quella che ha fruttato all’Alessandria il secondo goal. La brillante fama che precedeva Mosele ha avuto sul campo piena conferma. Si può forse rimproverare al giovane portiere grigio di abbandonar con soverchia facilità la rete: ma è così pronto nella percezione della traiettoria del pallone e sicuro nella presa da potersi permettere anche qualche temerarietà. Dategli un po’ più d’esperienza e vedrete questo giovane andar molto lontano! Il terreno, duro ed elastico, non era stato per nulla danneggiato dalla nevicata di stanotte, almeno apparentemente, e questo giustifica meno che mai l’errore da parte della Roma di non aver giuocato la palla a terra, ma forse il gelo produceva scherzi invisibili agli spettatori, ma risentiti dai giuocatori, e naturalmente più dalla Roma che dai grigi, più abituati a simili campi. L’arbitro Mastellari, forse un po’ troppo meticoloso nel rivelare i fuori giuoco, ha tuttavia, nel complesso, diretto egregiamente la partita, facilitato del resto anche dal contegno degli atleti, che anche nelle fasi più combattute e vivaci hanno saputo astenersi rigorosamente da inutili durezze a fallosità. La temperatura rigida e l’errata convinzione sulla facilità dell’incontro – che i fatti, purtroppo, dovevano clamorosamente smentire – ha allontanato dal Testaccio il gran pubblico. Nella tribuna d’onore sono presenti le LL.EE. Balbo e Riccardi; Bruno e Vittorio Mussolini, accompagnati dal seniore Reatto, l’on. Steame, i consoli Leonardi, Candelori e Giua, il barone Melodia. Dopo il rituale scambio di cortesie, alle 15:10 l’arbitro Mastellari di Bologna dà il via. Nella Roma manca Masetti, indisposto, e le squadre sono così formate […]. I grigi hanno la palla, ma è la Roma che prende l’iniziativa dell’attacco, e al 1’ Mosele ha già compiuto due parate, una bellissima, alta, su tiro di Fasanelli, e una su tiro di Ferrari, che non intuisce bene un’azione Fasanelli-Volk. Al 2’, su travolgente discesa di Costantino, Fenoglio salva in corner; riprende Ferrari, poi Volk: la palla esce lateralmente. Tentativi di reazione dei grigi, sostenuti bene dai mediani: tiro lungo di Barale che Zucca para, e al 6’ Volk punta sul goal. Lombardo lo ostacola, cadono ambedue: Mosele allontana. Bernardini, marcatissimo da Scagliotti, conclude poco; tuttavia, la superiorità complessiva è della Roma e, all’11’, un bel traversone di Chini esce fuori per poco. Costantino, attivissimo, lancia Fasanelli, che dà ancora lavoro a Mosele; sulla respinta, Notti fugge veloce e passa a Marchina, che riesce a spiazzare i terzini e battere Zucca con un tiro forte ma facile: troppo tardi, Bodini cerca intervenire. La Roma cerca di reagire; ma questa volta è Cattaneo che passa a Marchina: Mattei, che giocava troppo avanti, è di nuovo scavalcato, e il secondo goal al 15’ è cosa fatta, autore ancora Marchina; Zucca, questa volta, forse intendo l’inutilità del tentativo, non si è nemmeno mosso. La Roma accusa il colpo; gli errori sono numerosi e di varia natura, ma più grave di tutti quello di persistere nel gioco alto. Una parata per parte di Zucca e Mosele al 17’ e, al 18’ su tiro di Volk, Mosele salva in corner. Nulla di fatto. Al 22’ Borelli passa a Notti, che serve bene Cattaneo; ma questi tira debole e Zucca può liberare. Le azioni si alternano: più energiche quelle dei romani, più chiare quelle alessandrine; Mosele dei due portieri è il più impegnato, e compie due belle parate al 29’ e al 33’ su tiri di Bernardini che cerca sostituirsi alla inconcludente prima linea. La seconda finisce in corner: tira Chini, ma i terzini grigi liberano. Al 28’ un bel tiro di Ferrari era stato respinto dalla traversa. Un offside di Borelli e, al 34’, discesa in linea degli alessandrini condotta con fine tecnica da Notti, che si infrange sui terzini giallorossi. Al 39’, superba parata di Mosele su tiro di Volk e centro di Costantino; poi, al 41’, tiro alto di Scagliotti. Al 43’ Barale, con ottima scelta di tempo, intercetta un preciso passaggio di D’Aquino a Costantino; e al 44’ è Bodini che scavalca mediani e terzini grigi e porta a Chini un pallone prezioso. Il centro dell’ala sinistra è ripreso da Volk e spedito a lato. La ripresa s’inizia con una furiosa offensiva romana: nei primi due minuti, tre tiri importa, tutti imprecisi, di Chini, Fasanelli e Costantino. Al 4’ Bodini allunga a Volk, che supera in velocità i terzini e tira in goal: Mosele para. Altro tiro alto di Fasanelli al 5’, su azione Bernardini-Chini-Ferrari. Reagisce Scagliotti, che passa al guizzante Notti; ma Bodini rompe con autorità. Al 7’, punizione contro i grigi, intercettata. Scende Borelli, che crossa a Notti: questi viene fermato con uno sgambetto. La punizione che ne consegue è battuta da Marchina, e Zucca para. Parata in corner di Mosele al 14’ su tiro di Chini; tiro fuori di «Faele» al 16’; poi sprazzi grigi, contenuti da Bodini. Nuovo discutibile calcio d’angolo al 18’, su tiro di Ferrari; e al 22’ Mosele para con abilità una improvvisa rovesciata di Volk, su passaggio a volo di Ferraris. Sulla respinta, Cattaneo fugge, ma l’arbitro fischia il fuori gioco di Notti. Intanto, nelle file giallorosse, si portano i mutamenti già accennati nel commento, col solo risultato di aumentare la confusione e vedere i grigi minacciare più spesso. Al 26’, fallo di mano di un alessandrino: la punizione è ripresa da Fulvio, che spara sopra la traversa. Con l’aiuto di Bernardini, il quintetto giallorosso costruisce ora meglio; ma gli uomini che dovrebbero raccogliere e concludere sono quasi sempre fuori posto. Discesa in linea Scagliotti-Notti-Marchina al 32’, che Mattei può neutralizzare; tiro alto di testa di Cattaneo al 33’ e, al 34’, bella uscita e parata di Zucca su centro di Cattaneo, prima che Borelli possa intervenire. Poi, una nuova fuga di Cattaneo, interrotta dall’arbitro per discutibile fuori gioco di Marchina. La Roma, a questo punto, si fa di nuovo minacciosa: al 35’ un tiro di testa di Fasanelli, respinto da Marchina, è ripreso da Bernardini e parato da Mosele, il quale deve ancora liberare la porta senza tregua da palloni di Bernardini e Volk. Al 39’, finalmente, su corta respinta del portiere grigio, che aveva parato un tiro di Fasanelli, Bernardini può segnare di testa il punto dell’onore, raccogliendo un bel cross di Costantino. La possibilità del pareggio mette le ali ai piedi della Roma: un raté di Ferraris spezza la continuità dell’attacco, che riprende però ben presto rabbioso. Mosele al 40’ riprende un tiro di Chini e uno di Ferraris al 41’ su calcio di punizione, benché fosse irregolarmente tenuto da Bernardini. Nuovo tiro alto di Volk al 42’ e, dopo un’incursione grigia non pericolosa, i giallorossi minacciano ancora: Mastellari fischia la fine pochi istanti dopo che Mosele ha compiuto l’ennesima parata, su un improvviso duetto Ferrari-Fasanelli. L’amarezza della sconfitta non fa velo al pubblico, che cavallerescamente applaude i grigi quando si schierano sotto la tribuna a salutare romanamente le autorità. (Pier Luigi Tagiuri, «Il Littoriale», 29 febbraio 1932) L’Alessandria, contrariamente a ogni pronostico che la voleva facile preda dei romani, ha saputo imporsi in modo netto e inequivocabile alla Roma, battendola per due a uno dopo una contrastatissima partita. L’ambita affermazione, colta meritatamente dall’Alessandria, è il giusto premio che va a questa energica e tecnica squadra per la bella piova disputata dai suoi ragazzi. L’undici ospite era privo del centroattacco Cornara, sostituito da Notti che ha saputo ben legare il suo giuoco a quello dei compagni. Nelle file della Roma, l’assenza del portiere Masetti ha messo in maggiore risalto le manchevolezze dei terzini. Per il cattivo comportamento di questi ultimi, il giovane portiere delle riserve, Zucca, si è visto in più occasioni un paio di attaccanti avversari liberi e a pochi metri dalla sua porta, e in tali condizioni che non c’è da meravigliarsi se, per due volte, sia stato costretto a raccogliere, il pallone in fondo alla sua rete. A questo proposito, è bene che i tifosi romani non carichino sulle spalle di Zucca tutto il peso dell’odierno insuccesso. La verità è che i due terzini romani, pur non difettandoci classe individuale e di ottimi mezzi fisici, svolgono un giuoco privo di intesa e, soprattutto, si spingono avventatamente in posizioni troppo avanzate, senza possedere quelle necessarie doti di ricupero che varrebbero a neutralizzare con efficacia l’offensiva avversaria. Tanto più resta dimostrata la validità dell’asserto quanto più si considera che questa coppia di terzini si vale dell’ausilio di una mediana che è ritenuta dai tecnici la migliore d’Italia. L’azione offensiva della Roma appare più sciolta, più impetuosa e più sicura che non quella di difesa. L’attacco è notoriamente basato su di un giuoco volante in cui raramente il pallone è costretto a terra. Da questo sistema è oggi scaturita una grande quantità di fasi critiche per la difesa alessandrina, che però, al momento opportuno, è quasi sempre riuscita a liberare. Gli è che, se col giuoco alto l’attacco si può valere di una maggiore velocità di manovra, gli avanti si trovano poi imbarazzati al momento di concludere perché o sono costretti a tirare a volo, il che richiede doti di precisione di non poca difficoltà, o sono costretti a bloccare la palla a terra, il che permette alla difesa avversaria dei ritorni che valgono a impedire o a deviare il tiro decisivo. Di questi episodi è stata al massimo infiorata la partita. Al contrario, l’Alessandria ha impostato il suo attacco sul giuoco raso terra di combinazioni fra due o più attaccanti i quali, al momento in cui riuscivano a smarcarsi, ricevevano il pallone bell’e pronto per essere immediatamente calciato in rete. Naturalmente, il vantaggio di due punti ha fatto prediligere agli ospiti un’accorta tattica difensiva che non si è mai trasformata in vero stato di assedio e che anzi, al momento opportuno, ha saputo trasformarsi in vigorose controffensive che hanno messo sempre in serio imbarazzo la scombinata difesa avversaria. La partita è stata ricca di interesse, sia per il giuoco collettivo fatto rifulgere dai grigi sia per l’impegno generoso prodigato dall’undici romano allo scopo di compiere la gravosa impresa di rimontare il pesante passivo e battere i rivali sul palo. Il baldanzoso inizio del Roma, che subito impegnava Mosele in una parata difficile, mai più avrebbe fatto credere che dopo appena 15 minuti la Roma si sarebbe travata con due punti di svantaggio, segnati dai grigi a un minuto di distanza l’uno dall’altro in due impeccabili e fulminee controffensive che tagliavano inesorabilmente fuori tutta la difesa romana giungendo a pochi passi da Zucca. I romani hanno accusato il duplice scacco, ma presto si sono ripresi e hanno sottoposto la difesa avversaria a un ben duro lavoro fino al riposo, senza riuscire per altro ad averne ragione. Nella ripresa, la Roma ha avuto un altro quarto d’ora di attacchi a fondo, ma l’estremo baluardo alessandrino ha tenuto duro. Alcune ottime occasioni sono state mancate dagli avanti romani e Mosele ha eseguito parate in perfetto stile, meritandosi applausi da parte del pubblico. La Roma ha tentato infine l’estremo esperimento passando Bernardini a mezzo sinistro e Ferraris IV a centrosostegno. Invano però, perché la squadra ospite si è invece spiegata e ha dato vita a venti minuti di ottimo giuoco in cui ha imposto la propria superiorità tecnica alla disorientata squadra romana. Con maggiore precisione nelle fasi conclusive, l’Alessandria avrebbe potuto in questo periodo anche aumentare il proprio attivo. Negli ultimi minuti si è tornati nella metà campo alessandrino e, dopo il punto di Bernardini al 39’, la Roma ha prodotto un vigorosissimo ma poco ordinato serrate, che non ha valso a scuotere tuttavia l’intelligente e precisa difesa degli ospiti. Per quello che riguarda le squadre, della difesa romana già si è detto. Tuttavia, se Zucca ha mostrato la mancanza di esperienza, non bisogna dimenticare che alcune sue tempestive uscite hanno salvato situazioni che già sembravano compromesse in modo irrevocabile. La mediana ha profuso ogni sua energia per condurre la squadra alla vittoria: Bernardini e Ferraris (quando però questi ha giuocato da laterale) sono stati superbi per continuità di giuoco, non così D’Aquino, falloso e poco redditizio. Negli avanti è troppo pronunziata la tendenza al giuoco individuale in cui ciascuno mira a portare a conclusione l’azione offensiva senza interesse invece un più proficuo lavoro di collaborazione coi propri compagni. Così Costantino è stato più efficace quando ha passato il pallone al centro, mentre ha sempre sbagliato quando ha tirato in goal. Chini ha giuocato in ombra e il trio centrale, lento in Volk, il cannoniere più pericoloso, è stato solo a tratti temibile nel giuoco degli interni. Dell’Alessandria, il portiere Mosele si è guadagnata l’ammirazione generale per le uscite tempestive e le acrobatiche parate eseguite su tiri difficili del trio di attacco avversario; il goal segnato da Bernardini era imparabile. La coppia dei terzini lo ha ben coadiuvato e specie Fenoglio ha giganteggiato nel rompere la serie degli attacchi romani. I sostegni grigi hanno svolto un duro ed efficace lavoro di spezzettamento delle discese avversarie e sono stati sempre pronti a sostenere il proprio attacco con allunghi precisi. L’attaccante grigio, quando viene a contatto con l’avversario, ha già passato la palla al compagno smarcato e l’azione procede così velocemente fino a giungere in posizione favorevole a sparare con buona probabilità di successo. Il trio centrale ha ben funzionato per l’ottimo giuoco di distribuzione di Notti. Marchina fra gli interni è stato il più pericoloso, realizzando i due punti per la sua squadra. Più che citare nomi, è opportuno esaltare la vittoria dei grigi per la felice prova data da tutta la squadra, i cui reparti funzionarono con armonia di intenti e senza pause. L’Alessandria è un undici provinciale che sa unire alle doti di tenacia e combattività che sono caratteristiche di tali squadre, una sostanziosa preparazione tecnica che dà forza e vigore all’intera compagine. I punti sono stati segnati entrambi da Marchina, al 13’ e 14’ del primo tempo, su passaggi di Notti, dopo che tutta la difesa avversaria era stata superata. La Roma ha usufruito di cinque calci d’angolo a suo favore. Nonostante i più reiterati attacchi, non ha saputo segnare che al 39’ della ripresa con un colpo di testa di Bernardini, che raccoglie un centro di Costantino. Alcune buone occasioni sono state anche sciupate dagli avanti romani. Il pubblico romano, per quanto amareggiato dalla inattesa sconfitta della propria squadra, ha tributato al leale vincitore l’applauso che rappresenta il meritato riconoscimento dei meriti della squadra alessandrina, la quale ha saputo realizzare l’impresa di violare, per la seconda volta in questo campionato, il campo del Testaccio. Arbitro: Mastellari. Nella tribuna delle autorità erano presenti il ministro Balbo, il sottosegretario Riccardi, l’on. Stame, il console Candelori, i figli del Duce Bruno e Vittorio. In occasione della partita di ieri, è stata consegnata a Fulvio Bernardini, giudicato per mezzo del concorso indetto dal «Calcio illustrato», il miglior giocatore dell’incontro Italia-Svizzera, una medaglia d’oro offerta dal giornale milanese. («La Stampa», 29 febbraio 1932) Anche i giallorossi, della Roma battuti sul proprio campo. Non sapremmo più contenerci nei limiti dell’entusiasmo se non avessimo sempre avuto nella squadra grigia una smisurata fiducia e non fossimo sempre stati ottimisti, specialmente quando nei primi mesi della stagione, la squadra pareva stentasse ad ingranare il suo giuoco. La vittoria dei grigi a Roma ha però superato anche le nostre previsioni ed è andata oltre il previsto ed il prevedibile. Ha superato ogni limite cui poteva arrivare la più rosea speranza ed ha piazzato l’Alessandria tra le primissime squadre d’Italia. Gli sportivi alessandrini si sentono oggi più che mai orgogliosi della loro grande squadra e. dimentichi delle delusioni provate nelle precedenti stagioni, inneggiano alle glorie ed alle fortune dei grigi come si può inneggiare ad una squadra che non conosce ostacoli e che travolge tutto quanto trova sul suo cammino. Sei consecutive vittorie i Più che giustificato è, del resto, quest’orgoglio degli sportivi alessandrini, perché la squadra. non solo ha saputo vincere, ma ha anche convinto della eccellenza del suo giuoco, destando nel pubblico la più viva ammirazione. A Torino, a Genova, a Roma, gli undici ragazzi grigi sono stati fatti segno, alla fine della partita, ad una imponente ovazione. Con quella di Roma è la sesta consecutiva vittoria che l’Alessandria riesce a conquistare. È questa un’impresa che poche squadre, nella loro carriera sportiva, hanno saputo compiere, e che l’Alessandria ha compupto con sorprendente regolarità, senza l’ausilio della fortuna e con una modestia che non si riscontra in nessun altra squadra d’Italia. Senza strombazzature, senza farsi annunciare dagli araldi, la squadra, battuta a Bologna, più dalla sorte che non dal valore degli avversari, è partita come lanciata da una catapulta : ha sgominato il Modena, ha travolto il Torino, ha sconfitto il Brescia, ha piegato il Genova, ha dominato il Milan ed ha battuto la Roma. Di queste sei partite, quattro parevano insormontabili per i grigi, dato il grande valore degli avversari, ma l’Alessandria è passata come un rullo compressore su queste squadre ed ha vinto brillantemente. E ’ questa una impresa che solo uno squadrone di classe può compiere e che l’Alessandria. squadra di provincia, ma anche squadra di classe, ha compiuto. Il superbo contegno della squadra a Roma Contro la Roma l’Alessandria si è presentata senza grandi pretese, ma con il proposito di giuocare una bella partita e con la segreta speranza di uscire dal campo imbattuta. L'avversario appariva un colosso contro il quale nulla si sarebbe potuto fare. Ma sul campo, contro il colosso, si è avventato un altro colosso non meno poderoso. L'urto è stato drammatico. Di fronte alla folla. che non credeva ai propri occhi, i grigi si sono ‘ prontamente imposti agli avversari; li hanno dapprima invitati alla lotta e poi battuti con due magnifiche stoccate, frutto di due azioni superbe di tecnica, di semplicità, di forza penetrativa e realizzatrice. Dopo 14 minuti di giuoco l’Alessandria aveva già due goals all’attivo. Tale vantaggio, contro una squadra come la Roma, e su campo avversario, difficilmente avrebbe potuto essere conservato da qualunque altra squadra. Ma l’Alessandria non si è scomposta e nemmeno ha pensato ad asserragliarsi in difesa per conservare il vantaggio. L’attacco è la miglior difesa : questo l’Alessandria ha messo in pratica. I cinque avanti hanno continuato Il loro giuoco e la difesa ha potuto cosi svolgere con maggior chiarezza e* minor orgasmo il suo lavoro di distruzione delle azioni avversarie. Il sestetto difensivo grigio si è battuto come un leone, imponendosi per decisione ed irruenza nelle fasi difensive, per tecnica e per intelligenza nelle azioni di sostegno. Gli avversari sono così rimasti bloccati dalla… valanga grigia contro la quale nessuna azione offensiva trovava via libera. E l’attacco ha sensibilmente facilitato il compito alla difesa con frequenti azioni, alcune delle quali non banno fruttato un maggior punteggio per vero miracolo. Il contegno della squadra è stato veramente ammirevole. Gli undici atleti si sono prodigati fino all’esaurimento ed alla fine alcuni di essi i erano esausti per lo sforzo compiuto. (Il Piccolo, 05/03/1932) RISULTATI: Bologna-Fiorentina 2-1 Brescia-Modena 2-1 Casale-Bari 6-2 Genova 1893-Triestina 2-0 Milan-Juventus 0-0 Napoli-Ambrosiana 1-0 Pro Patria-Lazio 1-1 Torino-Pro Vercelli 4-0 CLASSIFICA: Bologna 34; Juventus 31; Roma 27; Ambrosiana 26; Fiorentina, Napoli 25; Alessandria, Milan, Torino 24; Lazio 19; Casale, Genova 1893, Pro Vercelli 18; Pro Patria 16; Triestina 14; Modena 13; Bari 12; Brescia 10.