Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1931/1932
Serie A
06-03-1932 - Giornata: 22 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Napoli AC 3 - 1 (2 - 0)
RETI: 20. Scagliotti C.[A], 27. Scagliotti C.[A], 74. Marchina L.[A] 47. Sallustro (I) A. [Na]

Alessandria US Mosele Vittorio, Lombardo Umberto, Fenoglio Giuseppe, Avalle Edoardo, Costenaro Gino, Barale Oreste, Cattaneo Renato, Scagliotti Cinzio, Notti (I) Alfredo, Marchina Libero, Borelli Michele All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
NAPOLI AC: Cavanna; Vincenzi, Innocenti; Colombari, Volante, Fontana; Benatti, Vojak (I) Antonio, Sallustro (I) Attila, Mihalich, Buscaglia Carlo. All.: Garbutt William.

Arbitro: Gonani Giovanni (Ravenna)
Note
Infortunato: 38’ Notti I [A]. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Erano di fronte oggi due squadre che si reputavano sicure di non perdere: la convinzione era nei due clan, dai dirigenti ai giocatori; e più radicata ancora era nelle due gagliarde città che queste squadre rappresentavano nel campo sportivo. La pressione morale dei cittadini d’Alessandria era avvertibile sul campo gremito attraverso l’ininterrotto grido di incitamento, l’ardeggiare degli applausi, il subito scatto di interi settori delle gradinate quando l’azione dei grigi si faceva stringente. La presenza spirituale di Napoli sportiva era avvertibile attraverso le frequenti chiamate telefoniche allo stadio alessandrino. Dal cozzo di queste due agguerrite volontà di vittoria è uscita una delle più belle, estrose, combattute partite del campionato. I grigi sono passati: trionfalmente, con punteggio pieno, con sensibile superiorità di manovra, con rimarchevole vantaggio di potenza, velocità, continuità. Ma il Napoli non ha di certo ammainata la sua bandiera, passata incolume attraverso il gioco di dieci battaglie consecutive; la sconfitta d’oggi è di quelle che fanno onore a una squadra: per il brio e il valore della resistenza offerta, per la cifra di gioco mantenuta, per la sportiva, inesauribile combattività. Due squadre veramente degne l’una dell’altra, anche se il punteggio le ha separate, perché così vuole lo sport. E una partita di gran marca, di quelle che non lasciano nessuno strascico di disappunto: perché ha vinto la squadra migliore, perché la squadra battuta esce dal campo con la convinzione di aver dato il possibile per invertire il risultato, perché la linea di correttezza della gara non ha subito la minima deviazione. Alla perfetta cavalleria dei galleggianti ha fatto riscontro l’esatta, scrupolosa direzione tecnica dell’arbitro Gonani di Ravenna, che ha retto il comando della partita come meglio non si poteva. Nel Napoli è possibile individuare i giocatori e i reparti che hanno fatto meglio degli altri, nell’Alessandria no: tutta la squadra ha funzionato a eguale andatura, quasi che si trattasse di dieci pezzi (lasciamo pur fuori il portiere, che fa gioco a sé) di un medesimo meccanismo. Altra considerazione: le azioni napoletane – stilisticamente pregevoli e di fattura classica – hanno quasi sempre dato il tempo di essere afferrate e quasi previste. Logiche e ben eseguite, ma chiare come un discorso ben pronunciato, con parole e sillabe nettamente scandite. Chiare per lo spettatore… e chiare per l’avversario, ecco la critica nell’elogio. Le azioni alessandrine, invece, non hanno quasi mai dato il tempo di essere afferrate prima che si concludessero: avevano un loro ritmo vertiginoso che davano il brivido del pericolo prima ancora che si fosse previsto potesse il pericolo nascere; dal pallone più innocuo, un guizzo, uno scambietto fra giocatori, due, tre, dieci tocchi di piede nel batter d’una palpebra, traevano la possibilità del goal. L’azione si ricostituiva dopo, a cose finite, e appariva lucida di manovra e perfetta d’esecuzione: ma riusciva inafferrabile nel momento che si svolgeva. Questo dice di quanta rapida e fluida potenza di gioco fosse dotata oggi la squadra alessandrina. E dice anche tutto il valore della compagine avversaria che – a occhi sbarrati e a muscoli tesi – ha saputo reggere all’insidioso mordente di questi indiavolati allievi di Stürmer, contenere lo slancio offensivo, controbattere le difese, fiaccarne durante mezz’ora del secondo tempo lo spirito aggressivo, tentare con superba decisione la via del pareggio, piegare infine di fronte alla lena inesauribile dei giovani atleti vestiti di grigio. La partita ha avuto così tre fasi distinte. Nella prima, durata l’intero primo tempo o – meglio – fino a quando Notti è stato in campo in piena efficienza, e cioè fino al 38’, l’andatura imposta dai grigi ha preso come in una girandola la linea mediana napoletana, obbligandola a scoprire sovente la difesa, che peraltro reggeva bene al suo formidabile lavoro, tanto che raramente Cavanna veniva impegnato. Le controffensive napoletane erano poche in questo periodo: in compenso, erano così esatte e ben dosate per merito degli uomini del trio centrale che Mosele doveva intervenire più spesso del collega. Due goals erano colti dall’Alessandria in questo periodo, a consacrazione di una superiorità evidente sul campo. Il primo nasceva al 20’ su azione di corner battuto da Borelli: il pallone lungo, «che non cascava mai» secondo l’espressione di Cavanna, sfiorava le mani del portiere fattosi troppo sotto e scendeva a fil di traversa sulle sue spalle; Scagliotti, di testa, infilava a rete. Il secondo aveva origine al 27’ da una puntata di Avalle, che sparava attraverso un pertugio fra Innocenti e Fontana. Cavanna – un po’ sorpreso dall’improvviso pallone – buttava a lato con movimento istintivo, venendo anche a urtare nel palo di sinistra. Cattaneo intercettava il pallone mentre stava per varcare la linea di fondo e rimetteva corto al centro, da dove Scagliotti, con tiro secco a volo, infilava da tre metri la rete scoperta. Nella seconda fase, fiaccato l’attacco alessandrino anche per il fatto che Notti aveva avuto riacutizzata una vecchia contusione al piede in uno scontro con Vincenzi, ed era passato all’ala sinistra, il Napoli poteva permanere più a lungo all’offensiva. Avuta la partenza facile per un goal ottenuto poco dopo un minuto dalla ripresa di gioco, la sua mediana iniziava brillanti anelli con la formidabile linea di sostengo avversaria, con alterna fortuna, ma raggiungendo lo scopo di lanciare ripetutamente i suoi uomini di centro. Contro questo trio valorosissimo faceva muro però la retroguardia grigia: passare diveniva impossibile, tanto più che Costenaro, in questo periodo, si faceva irremovibile guardia del corpo di Sallustro. Si imponeva quindi il gioco sulle ali: ma proprio queste – chiamate al lavoro – rispondevano male, perdendo troppe occasioni di tirare o di centrare. Così il più bel periodo di gioco napoletano, sagace, arioso, potente, si spegneva senza che altri goals si aggiungessero a quello già citato, segnato da Sallustro e nato da un tiro di punizione battuto da venti metri da Buscaglia: il pallone superava la barriera dei grigi schierati a baluardo, rimbalzava su Lombardo tenuto in retroguardia, capitava a Sallustro che infilava agevolmente, con tiro fortissimo. Si iniziava così il terzo periodo, ancora favorevole ai grigi i quali, peraltro, non avevano mai cessato, approfittando dello schieramento avanzato dei mediani avversari, di attaccare di contropiede, con fughe di Cattaneo e risolute puntate dell’energico Borelli. Per poco, lo zoppicante Notti, impadronitosi di un pallone fuggito da un cozzo Borelli-Vincenzi, non segnava con un tiro improvviso che il palo respingeva. Al 29’, il goal conclusivo dei grigi: Avalle lanciava Cattaneo, centrata perfetta, Borelli girava di testa e di testa Marchina metteva a rete, nell’angolo basso. Ancora dell’azzurro che faceva impeto nell’area di Mosele, brillanti azioni dei grigi, e la partita terminava con gli uomini delle due parti tutti protesi a piena andatura, sfruttando fin l’ultimo secondo per far gioco. Nella squadra dei grigi la presentazione delle doti collettive racchiude già l’elogio comune per tutti. L’Alessandria si trova in uno di quei periodi felici nei quali tutti gli uomini «girano». L’ha dimostrato oggi se pur non fossero sufficienti dimostrazioni le sei precedenti vittorie consecutive, alcune delle quali di altissimo significato. Naturalmente, nel coordinare tanta esuberanza di vitalità in tutti i reparti, il merito maggiore va alla linea di sostegno, nella quale Avalle ha i numeri e la stoffa del condottiero, Costenaro, insieme a qualche durezza e incertezza d’azione, possiede la tenacia di un mastino, Barale una energia e una continuità senza pari. Fantasmagorico è stato il lavoro degli attaccanti, senza graduatoria di meriti, perché tutti ottimi. Anche Borelli, che ha fatto meraviglie di risolutezza nel secondo tempo, giocando al centro della linea. Notti, fin che ha potuto, ha del resto comandato il reparto con l’autorità di un asso: possiede un solo piede, ma come l’adopera bene! Cattaneo si è fatto notare per la velocità (ed era difficile essere velocissimo fra i veloci) e per la precisa opportunità dei suoi centri: non ha saputo, né forse ha voluto, tirare a rete come altre volte. Il cervello del quintetto è però sempre Scagliotti, un interno che unisce al lavoro di rifornimento imposto dallo stile moderno alle mezze ali la prontezza nel serrare a rete. La finezza di palleggio e il senso degli allunghi di questo snello e bruno calciatore ne fanno un soggetto promettentissimo. E Marchina? Sta per diventare un fenomeno, coi suoi colpi di testa che lo collocano… fra i cannonieri. Colpi dosati al centimetro, e potenti. Prima di quello del goal odierno, ne aveva collocati un paio che avevano dato un bel da fare a Cavanna. Ed è sempre in azione, e la sua maschera risoluta si para davanti agli avversari in ogni angolo del campo. La combattutissima partita ha saggiato naturalmente anche la difesa, sempre del resto ben protetta dai sostegni. Fenoglio ha fatto la parte del leone nello spazzare; Lombardo, meno acrobatico del giovane compagno, è pur stato formidabile, di granitica resistenza nei momenti di maggior decisione dei tre grandi e aitanti moschettieri napoletani. Mosele, infine, ha avuto modo di snocciolare una dozzina di parate di alta scuola, con uno stile un po’ teatrale e tutto suo, ma con dovizia di mezzi atletici e sicuro colpo d’occhio. È piaciuto meno in una presa a terra, quando gli è sfuggito il pallone, e in qualche rimando di eccessiva confidenza. In campo napoletano, il miglior lavoro è stato assolto dal reparto difensivo, spalleggiato dai due mediani laterali. Volante, preso in velocità nel primo tempo, ha però retto bene nell’opera di tamponamento e si è sbizzarrito nella ripresa nel proporre varietà di temi ai suoi attaccanti. La squadra è così apparsa per lunghi periodi appoggiata a un trapezio che aveva la base maggiore in Colombari e Fontana, entrambi attivissimi e mobili. La precisione di Colombari è stata oggi fra le migliori cose dell’intera partita. La base minore era data dalla coppia dei terzini. Un duo superbo per posizione e per potenza. Vincenzi una linea al di sopra di tutti, esuberante come ai suoi verdi anni, sagace come mai, pronto di piede, esatto d’impeto. Cavanna ha pure avuto brillanti parate: qualche sua uscita ha salvato pericoli da goal, ma l’eccesso di temerità non ci trova consenzienti; né Cavanna è sempre stato sicuro della sua posizione. All’attacco, già si è detto che l’imbeccata è venuta sovente da Volante: spesso però i suoi laterali ne seguivano i movimenti, e sempre Vojak e Mihalich sono stati accorti ufficiali di collegamento fra l’uno e l’altro reparto, svolgendo un lavoro pacato, poderoso, incessante. Vojak ha al suo attivo un paio di sventole che c’è voluto Mosele a fermarle; un’altra, formidabile, è schizzata via da oltre venti metri sul palo, raso terra. Sallustro, affiatatissimo coi due compagni, ha lavorato con la sua bella eleganza, riuscendo raramente a smarcarsi dalla troppo costante e mobile sorveglianza degli avversari. Abilmente egli ha saputo allora chiamare in causa le ali, ma qui stava proprio il punto debole del Napoli quest’oggi. Imprecisissimo e lento Buscaglia, più spedito ma altrettanto malsicuro Benatti. (Mario Zucca, «La Gazzetta dello Sport», 7 marzo 1932) Gli stessi azzurri riconoscevano – a partita conchiusa – che lo scarto dei punti poteva essere più copioso. Notti, seriamente contuso quando ancora il primo tempo non era finito abbandonava la contesa, rientrava in campo ai primi minuti della ripresa, spostandosi all’ala sinistra; Borelli assumeva il comando dell’attacco ed il Napoli ebbe modo di abbozzare qualche discesa, di segnare un suo punto sopra un calcio di punizione, di sfoggiare qualche minuto di giuoco vivo e rabbioso. Il primo tempo ebbe netta la sigla alessandrina: fin dalle primo battute, Avalle – l’uomo migliore sul terreno – disse chiaro che l’Alessandria non sarebbe stata battuta; il giuoco grigio fluì nitido e vivo e la squadra tutta strappò applausi a scena aperta, pressoché ad ogni frase, stordendo i pur forti avversari, cui non bastava l’indubbia classe ad arginare la furia, e frantumando senza battere ciglia i radi assalti degli azzurri. Furia guidata dal giudizio: ordine e chiarezza in ogni settore; dispendio enorme di fiato, onde accadde che mai una volta gli attaccanti del Napoli non avessero alle costole la muta dei grigi; gioco velocissimo sorretto da una mediana di ferro; passaggi sconcertanti da uomo a uomo, tanto che, a un bel momento, sia Vincenzi che Innocenti, apparvero sopraffatti; bravure in serie di Mosele le poche volte ch’ebbe lavoro; distruzione implacabile da parte dei due terzini, di cui Fenoglio fu il più continuo; prodezze di Scagliotti, che fu il grigio più redditizio; lavoro mirabile di Notti al servizio di Marchina; sgroppate dell’astuto Cattaneo e, più che giuoco di singoli, superbo giuoco di squadra. Infine, Gonani che guidava la gara con ogni maestria e stroncò senza perdono ogni accenno di giuoco duro. Il Napoli – nel primo tempo – sembrò fiaccato dall’impeto alessandrino: la squadra piacque, specie nel suo lavoro di smarcamento e nei passaggi in linea, piacenti più che proficui; fu ammirato il vigore di Vincenzi e la fredda calma di Innocenti; notevole il bel giuoco di Fontana, che battè Colombari ed eclissò lo stesso Volante: questo mediano si buttò con puntiglio e tenne sgombro il suo reparto, che pur aveva ad attore un uomo come Cattaneo; più attivo che insidioso l’attacco, ove il solo Buscaglia non ebbe molto da fare; Benatti sfuggì di rado alla guardia di Barale; il Napoli si indugiò quasi sempre nella manovra del trio di centro, ove Sallustro non brillò a dismisura; l’uomo di punta fu Mihalich, assai più servito e risoluto di Vojak. Fu Mosele a prodursi nella prima parata: un istante prima, un tiro grigio – conclusione di un velocissimo attacco scaturito da un marchiano errore di Sallustro – finiva a lato: parata di grande classe, con un volo da palo a palo. La pressione dell’Alessandria – non ancora paurosa – dava i primi frutti: due corners consecutivi che non avevano risultato. Creava una azione, tessuta fra Notti e Scagliotti, mandata a vuoto per un soffio; produceva un calcio d’angolo che mandava la palla sul piede del mezzo destro: il grigio, senza esitare, batteva Cavanna. Non si era ancora placata l’ovazione del pubblico – oggi la folla e la squadra han vibrato come un’anima sola – ed Avalle inscenava l’azione che doveva dare un nuovo punto: Cavanna si liberava del bolide del nazionale, Cattaneo lo riprendeva, saettandolo lungo la porta; ancora Scagliotti gettava in rete. L’urlo del pubblico salì alle stelle. Sferzato più che sgomento, il Napoli si gettava all’attacco: Sallustro coglieva il palo sinistro con un formidabile tiro; Mihalich impegnava Mosele; Benatti si liberava del suo guardiano e costringeva Fenoglio a sfoderare le unghie. Notti è a terra, con la fronte nel fango: si rialza, barcolla, s’accascia. Sembra colpito duramente alla caviglia. Esce dal campo, e gli azzurri ne approfittano con lo sferrare uno dei loro attacchi migliori. Lombardo rompe di forza e la mediana, intuito il pericolo, s’oppone a petto aperto; Marchina dà una mano ai sostegni. Il primo tempo non muta le sorti: i grigi vanno al riposo col loro intatto bottino. La ripresa ebbe un maggiore equilibrio. L’Alessandria apriva il fuoco monca di Notti: tornato in campo, il centroattacco si rifugiava all’ala sinistra e cedeva il posto a Borelli. La squadra, nei primi istanti, sembrò sconnessa: il giuoco si faceva arruffato, mentre gli uomini di Sallustro riprendevano animo; non era trascorso che qualche minuto e, su un tiro di punizione a pochi passi dal limite, Attila – raccolta la palla – infilava la rete. Il successo dava fiamme agli azzurri; più lo scacco spronava i grigi e davo modo a Scagliotti di rovesciare lo schieramento avversario e di trovarsi tutto solo, col prezioso pallone, a un paio di metri dalla porta. Cavanna, con una scelta di tempo addirittura fantastica, mandava a vuoto la magnifica azione. Mosele, subito dopo, emulava l’azzurro: riusciva a salvare in corner – l’unico corner per il Napoli – una frecciata di Vojak. Ancora un calcio d’angolo contro Cavanna, poi la superba azione grigia, iniziata da Avalle, ripresa da Cattaneo, rettificata da Borelli, conclusa dal guizzante Marchina che mandava il pallone dentro rete, a fil di palo. Il terzo punto, nonché schiantare gli azzurri, forniva a loro la «droga»: assistiamo, per buoni dieci minuti o poco meno, al loro bruciante «serrate». Ora il Napoli sfolgora e appare davvero la grande squadra che, in dieci gare, non una ne ha perduta. Come nel primo tempo Costenaro aveva battuto Volante, ora il «rientrato» batto il center dei grigi. Il manipolo di Sallustro trova il passo a metà campo. La battaglia è nel piede di Fenoglio. Da solo, il terzino grigio rompe le ondate: anche Lombardo si prodiga da par suo; tra i pali, il falco inarca il dorso. La raffica si placa: Avalle è dappertutto e sovrasta gli altri, grigi e azzurri, dalla cintola in su; Barale si batte a denti stretti; Costenaro si fa largo. A breve andare, l’attacco grigio ritrova il suo tono: per poco Notti non segna un punto, Marchina sfiora la porta. Il Napoli ripiega: in ordine, ma ripiega. L’Alessandria è tutta un fremito: la battaglia non ha fiaccato i suoi atleti. Quando l’arbitro fischia e la folla esplode in un boato di gioia. (Mario Ferretti, «La Stampa», 7 marzo 1932) Alessandria sportiva ha vissuto domenica 3 ore di grande passione ed ha assistito ad un incontro che resterà memorabile negli annali del calcio alessandrino perché assolutamente il migliore, tecnicamente, che si sia visto ad Alessandria in questi ultimi armi. L’incontro di domenica non è stato solo bello perché la squadra concittadina ha vinto e perché il combattimento è stato emozionante ma soprattutto perché entrambe le squadre hanno svolto un giuoco tecnicamente meraviglioso e superiore ad ogni previsione. Lo spettacolo sportivo offerto dai grigi e dagli azzurri non è stato un comune spettacolo di tecnica calcistica, ma qualcosa di superlativo non facilmente descrivibile L'immensa folla che gremiva il campo del Littorio, circa settemila persone, è stata affascinata dalla suprema bellezza del gioco ed alla fine ha dimostrata la sua gioia accomunando in un applauso frenetico, vincitori e vinti. E questo applauso sincero ed entusiasta è stato il premio migliore ai ventidue atleti che avevano combattuta la più cavalleresca battaglia. La squadra grigia con questa vittoria ha dimostrato di essere attualmente la miglior squadra d’Italia Nelle ultime sei partite ha battuto cinque autentici squadroni, marcando sopra di essi una superiorità non solo di giuoco, ma anche di tecnica e di stile. La squadra grigia è un vulcano in eruzione Nella partita di domenica l’avversario era quotatissimo per la vittoria, in virtù del suo giuoco brillantissimo che lo aveva reso imbattibile per dieci consecutive partite. In verità il Napoli è veramente uno squadrone che merita tutti gli onori. Ma che dire dell’Alessandria che è riuscita a battere nettamente questo colosso ? La squadra grigia è attualmente in condizioni di freschezza cosi splendida da stupire gli stessi suoi ammiratori. Nemmeno i più tenaci supporters, quelli che pretendono la loro squadra al disopra di tutto, avrebbero preveduto, tre mesi fa, che la squadra sarebbe giunta a guardare dall’alto i più forti squadroni d’Italia. Un tempo, qualche anno fa, s’era dato alla squadra l’appellativo di rullo compressore. Oggi si può dire che la squadra non è più solo ur, rullo compressore, ma addirittura un vulcano in eruzione : una difesa di ferro, un quintetto d’attacco... lanciafiamme. I tiri che partono... dai piedi degli avanti grigi, tiri che si susseguono con sorprendente rapidità, sono come la lava di un vulcano che tutto travolge. E le difese avversarie, per possenti che esse siano (la difesa azzurra è fra le migliori d’Italia), sono costrette alla resa dalle prepotenti azioni dei cinque... bolidi grigi. La settima superba vittoria La partita giuocata domenica dai grigi è stata semplicemente meravigliosa. Il Napoli, forte dei suoi precedenti dieci consecutivi successi e di un superbo grado di forma, è sceso contro i grigi con la certezza di uscire dal campo, se non vittorioso, almeno imbattuto. Ma la squadra grigia, per nulla impressionata per la... statura degli avversari, ha tratto, dall’incertezza del pronostico, la forza e l’animo di combattere una grande battaglia. Queste doti accomunate ad un pregevole giuoco tecnico, hanno fatto della squadra alessandrina una compagine possente ed imbattibile. L’andamento della partita, a tutti noto, ha segnato una netta superiorità dei grigi. Questa superiorità è stata più accentuata nel primo tempo, allorché la squadra locale ha potuto disporre di tutti i suoi uomini. Nella ripresa, l’assenza di Notti ha reso l’attacco meno martellante ma ugualmente pericoloso. Infatti, pur bilanciandosi le azioni nei due campi, erano più pericolosi gli attacchi dei grigi che non quelli degli azzurri. I giuocatori grigi hanno tutti dato alla lotta quanto era umanamente 'possibile da essi chiedere. Nessuno ha smentito il proprio valore, e tutti hanno combattuto co t spirito altruistico ammirevole e con la sola fede nella vittoria. La difesa è stata un blocco granitico contro la quale si sono infrante tutte le azioni degli azzurri (il goal segnato è venuto in seguito ad un calcio di punizione). Vigile il portiere, possenti i terzini, ammirevole la mediana nella quale ha, giganteggiato Avalle, il miglior uomo in campo. Costenaro si è confermato un grande centro-sostegno. Lo spettacolo teatrale, affascinante, è pero stato offerto dal quintetto attaccante che ha saputo svolgere azioni in grande stile, durante le quali i difensori azzurri non riuscivano a toccare la palla. Ad ogni azione di questi cinque campioni, il pubblico si sentiva trascinato ad un frenetico applauso e ad un caldo entusiasmo. Nessuno dei cinque avanti si abbandonava ad un giuoco individuale ma sembrava che ognuno di essi fosse solo preoccupato di liberarsi immediatamente della palla per passarla a! compagno meglio piazzato. E questo giuoco altruistico accoppiato ad una mobilità, impressionante, ha quasi sempre tagliato fuori nettamente la difesa napoletana e messo in continuo pericolo la rete azzurra. Tre goals (due di Scaglioni ed uno di Marchina) hanno coronato la netta superiorità grigia. Particolarmente affascinanti sono stati il secondo goal di Scaglioni e quello di Marchina che hanno trascinato la folla ad un entrismo indescrivibile. Con la vittoria sul Napoli l’Alessandria si è insediata al sesto posto di classifica davanti agli squadroni del Napoli del Milan e del Torino. Posizione questa invidiabile ma che l’Alessandria può ancora migliorare, perché il calendario le è nettamente favorevole nei confronti delle squadre che la precedono in classifica.(Il Piccolo, 12/03/1932) RISULTATI: Ambrosiana-Milan 0-0 Bologna-Torino 4-2 Brescia-Bari 0-0 Fiorentina-Triestina 1-0 Juventus-Roma 7-1 Lazio-Casale 1-3 Modena-Genova 1893 0-0 Pro Patria-Pro Vercelli 2-1 CLASSIFICA: Bologna 36; Juventus 33; Ambrosiana, Fiorentina, Roma 27; Alessandria 26; Milan, Napoli 25; Torino 24; Casale 20; Genova 1893, Lazio 19; Pro Patria, Pro Vercelli 18; Modena, Triestina 14; Bari 13; Brescia 11.