Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1931/1932
Serie A
28-03-1932 - Giornata: 24 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Juventus FC 2 - 3 (2 - 2)
RETI: 9. Cattaneo R.[A], 17. Cattaneo R.[A] 15. Munerati F. [Ju] , 27. Munerati F. [Ju] , 74. Vecchina G. [Ju]

Alessandria US Mosele Vittorio, Lombardo Umberto, Fenoglio Giuseppe, Avalle Edoardo, Costenaro Gino, Barale Oreste, Cattaneo Renato, Scagliotti Cinzio, Notti (I) Alfredo, Marchina Libero, Borelli Michele All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
JUVENTUS FC: Combi; Rosetta, Varglien (II) Giovanni; Varglien (I) Mario, Monti, Bertolini; Munerati, Cesarini, Vecchina, Ferrari, Orsi. All.: Carcano Carlo.

Arbitro: Caironi Camilo (Milano)
Note
Pubblico enorme. Inizio gara ore 15:00. Partita giocata in posticipo al lunedì di Pasqua.

Commento
Bella partita quella disputata fra i bianconeri di Torino ed i grigi di Alessandria; veloce e combattuta come andamento, interessante ed incerta fino all’ultimo come risultato. In venti minuti di giuoco, si videro i difensori delle due reti capitolare due volte ciascuno. Il primo ad essere battuto fu Combi. Dopo qualche minuto di giuoco alterno ed a vantaggio tattico torinese, l’arbitro concedeva un tiro di punizione all’Alessandria, un paio di metri fuori dell’area di rigore: tiro trasversale dalla sinistra verso la destra. Cattaneo, da buon opportunista, si trova sul posto e giunge su Combi una frazione di secondo dopo che questi, sorpreso, si è lasciato rimbalzare la palla dal petto. Una piccola carambola, ed il pallone viene dall’alessandrino sospinto nella rete mentre il portiere ancora è a terra. Questo al settimo minuto dall’inizio delle ostilità. Sei o sette minuti di azioni rapide, ed improvvisamente Orsi eseguisce un lungo centro a parabola alta e rientrante; Mosele salta e riesce a toccar la palla, ma non a trattenerla; Munerati sbuca improvviso a lato del portiere alessandrino e, con un leggero tocco, devia nella rete. Siamo al quattordicesimo minuto di giuoco. Alla pari. Dopo tre minuti, l’Alessandria è nuovamente in vantaggio. È ancora Cattaneo che segna e, per quanto riguarda il duello dell’ala destra alessandrina con Combi, si verifica una ripetizione di quanto avvenuto in occasione del primo punto, con la sola differenza che l’azione origina questa volta non da un tiro di punizione, ma da un’azione volante. Cattaneo la spunta ancora una volta per la sua precisione ed il suo intuito con un tiro da un paio di passi. Giubilo di breve durata nel campo dei grigi. Al ventesimo minuto la Juventus ottiene un calcio d’angolo: tira Vecchina a parabola alta, Mosele sfiora appena la palla; Munerati, accortamente appostato a fianco suo, non ha pena alcuna a sospingere il pallone nella rete. Alla pari, nuovamente. Tutto da rifare. In venti minuti, le due squadre si sono sfogate ed hanno esaurito o quasi la loro capacità penetrativa. A segnare un altro punto, quello che dovrà essere decisivo per il risultato della giornata, esse impiegheranno ulteriori cinquanta minuti circa. La Juventus preme forte, prima che si giunga al riposo di metà tempo, e Cesarini, con un tiro improvviso, colpisce il palo trasversale. Ma l’Alessandria giuoca in modo così disinvolto che, quando l’arbitro interrompe la contesa, le azioni del primo tempo si possono complessivamente considerare come equilibrate ed equamente suddivise. Alla ripresa, i torinesi giuocano meglio. V’è maggior ordine e sistema nei loro movimenti, e Monti impera in mezzo al campo coi suoi interventi e con la sua distribuzione. Ma il giuoco sosta prevalentemente a metà campo, pur gravando sulla parte del terreno alessandrina e sulla difesa dei grigi. Verso il ventesimo minuto, Combi riesce a districarsi da una complicata mischia. Subito dopo, ripartita la Juventus all’attacco, Monti fa partire improvvisamente un violento tiro verso la porta alessandrina scoperta. La cannonata, che ha tutto l’aspetto di un gesto di dispetto per il successo che non vuol venire, colpisce in pieno uno dei montanti. I bianconeri insistono nell’offensiva con l’approssimarsi della fine, ed una sull’altra, due o tre situazioni pericolose si creano nell’area di rigore alessandrina. Di modo che non meraviglia che, a poco più di una diecina di minuti dal termine, il successo venga acciuffato. Meraviglia il modo: ché Vecchina, lanciato in velocità e seguendo un’azione sulla sinistra, si gira di colpo su se stesso e, con una mezza rovesciata fortissima, colpisce la facciata interna del palo trasversale. La palla rimbalza nella rete, lasciando Mosele nettamente battuto. La più bella parata di tutto l’incontro giunge sull’azione successiva., un’azione che è tutta la rigorosissima reazione dei grigi. Scattando da metà campo al riprendere del giuoco, mezza squadra dell’Alessandria si rovescia nell’area di rigore torinese; mediani e terzini sono come travolti, Cambi si erge a difender la conquistata vittoria e, con un gran balzo sulla sua sinistra, neutralizza lo sforzo degli avversari. Dopo di che, la Juventus prende l’iniziativa e, come se l’animo dei suoi giuocatori fosse ormai rinfrancato, essa giuoca per cinque minuti nel tono di grande squadra: palla a terra, smarcamenti, lavoro d’intesa, distribuzione varia. Non è che nei due o tre minuti che precedono il fischio finale che l’Alessandria, in uno sforzo disperato per pareggiare, torna a picchiare alla porta di Combi. Ma la difesa torinese, nella quale è venuto a cercar lavoro ed a dare una mano Cesarini, non si lascia più sorprendere e regge fino al termine. Pur veloce ed accanita come essa fu, la gara non diede luogo a violenze o scorrettezze degne di menzione. Essa venne tirata da ambe le parti a tutta andatura senza una interruzione od un attimo di rilassamento. Chi impresse questo carattere di velocità al giuoco fu l’Alessandria. Forse appunto in questo consistette l’errore dei grigi. La squadra dell’Alessandria, malgrado l’alta percentuale di giovani elementi che la compongono, possiede un fondo tecnico. Occorre anzi riconoscere che, appunto per aver saputo crearsi un giuoco ed uno stile, essa costituisce una delle migliori unità di questa seconda parte del campionato. Dando battaglia sul terreno della tecnica, essa ha battuto in casa e fuori, in queste ultime domeniche, anche compagini che vanno o che andavano per la maggiore. Forse non discostandosi da questa via, cercando cioè di imprimere alla propria attività più quel carattere di precisione, che le è naturale, che quello dello slancio e della velocità, le cose le sarebbero meglio riuscite. Comunque, l’Alessandria è caduta da forte. Il disappunto per l’insuccesso subito in una gara alla quale i grigi attribuivano tanta importanza non deve chiuder loro gli occhi su quanto di buono essi seppero fare. V’è stile e valore nei singoli e nell’assieme di questo undici. Una parte del pubblico volle attribuire il fatto che l’attacco si mostrò meno incisivo e meno penetrante di altre volte alla mezz’ala destra Scagliotti. Una specie di questione personale. Scaglioni, militare da qualche giorno, fu certo il più scialbo ed incerto dei cinque attaccanti dell’Alessandria: tanto che, ad un dato momento, dovette cambiar posto ed andare a finire all’ala sinistra. Ma egli apparve snervato e smontato dall’ambiente ostile, più che dalla difficoltà del compito. La Juventus aveva dovuto ricorrere ad un mutamento nella composizione della propria squadra, proprio all’ultima ora. Ferrero, il terzino sinistro, si era ammalato nella notte, ed a sostituire il sostituente di Caligaris venne chiamato Varglien II. Non si può certo dire che questi sia stato un successo nel nuovo ruolo, ché di errori, sia in fatto di posizione come nel modo di affrontare l’avversario, egli ne commise parecchi, ma certo non era dato sperare di meglio da un improvvisato terzino. In compenso, Rosetta ed i tre mediani tennero il campo con bella continuità. Chi è bello da veder giuocare in questo momento è Monti. V’è di tutto nel suo giuoco: finezza e potenza, intelligenza e forza. I suoi allunghi alle ali ebbero del magistrale, come esemplare fu il senso della posizione dimostrata in tutto l’incontro. La prima linea juventina ebbe momenti buoni e momenti scialbi. Nessuno dei cinque uomini appare in condizioni particolarmente brillanti di forma, di modo che è essenzialmente la classe che, in giornate come quella di oggi, di tanto in tanto si impone e proietta in avanti la linea verso il successo. Ma Munerati, come il suo collega e rivale della giornata Cattaneo, è un opportunista: al momento utile, lo si trova piazzato al posto giusto per far la cosa giusta. La cosa giusta, sul campo dell’Alessandria fu data appunto da due punti per ognuna delle ali destre. Un pubblico numerosissimo assisteva all’incontro: era venuta gente da Torino, da Milano, da Genova e da tutti i centri calcistici vicini. (Vittorio Pozzo, «La Stampa», 29 marzo 1932) Dopo nove minuti di gioco, Cattaneo, ala destra, ha segnato il primo goal alessandrino: colpo d’astuzia del tiratore, battuta incerta del portiere. Al 15’ la Juventus ha pareggiato per merito di Munerati, ala destra: scatto fulmineo del tiratore, fatale indugio del portiere. Due minuti dopo, l’Alessandria è ripassata al comando della partita: anche stavolta, una prodezza dell’ala destra Cattaneo e un attimo di titubanza di Combi scontratosi, per di più, con Monti. Dieci minuti dopo (27’), la Juventus ha bissato il goal del pareggio: topica del portiere Mosele e colpo secco dell’ala destra Munerati. Tiriamo le somme: dopo mezz’ora di gioco incandescente, a tratti addirittura vertiginoso, quattro palloni avevano violato, in coppia, le reti delle squadre in campo; tutti e quattro i palloni erano stati firmati dai giocatori d’ala destra; e, in tutti e quattro, c’era entrato uno svarione, più o meno voluminoso, degli opposti portieri. Chiusosi il primo tempo alla pari – un primo tempo volato via, tanto il gioco era stato rapido, vario, alterno, emozionante –, la Juventus doveva conquistare la vittoria alla mezz’ora della ripresa col salvacondotto di un goal magistrale marcato da Vecchina, un autentico bolide che irrimediabilmente scuoteva la rete di Mosele. Questo goal ha espresso, per l’eccellenza della fattura e per il tempo dell’esecuzione, il buon diritto della Juventus di aggiudicarsi la vittoria preziosa, ottenuta in virtù di un gioco di prima classe e di un maschio comportamento di campo. La partita è cristallina negli elementi tecnici che ne hanno determinato l’impostazione, lo sviluppo e l’epilogo. L’Alessandria – sostenuta da uno spirito di bandiera che soltanto le squadre di campanile possiedono in sì alta misura e aizzata da una folla strabocchevole che dappertutto faceva grappolo o barriera – ha dato immediatamente battaglia ai reparti juventini. La Juventus ha «tenuto» il colpo senza vacillare, ma all’inizio ha dovuto preoccuparsi parecchio dell’assetto della retroguardia, nella quale la riserva Varglien II, debuttante, stentava a trovare con Rosetta il punto giusto della coesione tattica. Iniziativa, insomma, dei grigi come non mai svelti, puntigliosi, alacri nel loro gioco ad ampio respiro, a frequenti traversoni, a ondate improvvise. La superiorità dell’Alessandria, leggera ma palese, è durata all’incirca mezz’ora, e durante questo periodo la Juventus, senza fare dell’ostruzionismo, ha badato piuttosto a parare i colpi che a restituirli in un franco spiegamento controffensivo: gli stessi goals del duplice pareggio juventino hanno avuto la sigla dei goals di reazione, più «voluti» rabbiosamente che stilisticamente elaborati. La Juventus ha vinto la partita, virtualmente, all’atto del raggiungimento del secondo pareggio. È stato a questo punto che l’Alessandria ha incominciato a perdere quota come l’aquilone cui, all’improvviso, mancano il sostengo e la guida del vento. L’Alessandria, raggiunta per la seconda volta dopo avere per due volte assaporato il liquore della vittoria tra le folli acclamazioni della moltitudine, non si è inginocchiata e non s’è raggomitolata in difesa per difendere il pareggio: ha continuato a battersi con lena, ma ha denunciato le prime crepe nel congegno, i primi soffi sospetti del motore. Nella ripresa, la Juventus, sicura del fatto suo, ha comandato la gara. Dapprima s’è limitata, con un guardingo ma spietato lavoro di interdizione e di bloccamenti, a distruggere progressivamente la forza d’impulso della squadra alessandrina, di minuto in minuto più lenta e farraginosa. Poi è scattata all’attacco decisivo senza un’oncia di titubanza, senza l’ombra del timore di perdere la partita nell’eventuale raffica della pattuglia dei grigi. Ecco una collana di calci d’angolo; ecco un tiro a campo libero di Ferrari, magistralmente, con un tuffo disperato respinto da Mosele; ecco un palo di Monti sì rude da sollevare una palpebra di polvere sul punto colpito dalla traversa; ecco, maturo e irreparabile, il goal di Vecchina che l’onda del gioco lasciava da parecchi minuti prevedere come dall’onda del periodo si prevede l’imminenza del punto fermo. Vittoria alla distanza della squadra più forte in campo; e vittoria tanto più meritevole di plauso in quanto conseguita su una squadra di razza, ben calibrata nel suo gioco organico e sano, coraggiosa e intraprendente. Monti, signore del campo e del gioco. Questo atleta di possente struttura fisica ha ciò che la più parte dei centromediani di forza ignora: l’istinto dello stile. Monti non rinuncia all’ausilio che le sue spalle, il suo tronco, le sue cosce gli danno: quando il gioco è rude, Monti non si risparmia e non risparmia i colpi. È un lottatore nato. Ma le fiamme del combattimento non alterano il suo sistema nervoso, non infuocano i suoi occhi, non inaspriscono il suo animo. È, sempre, un grande giocatore di calcio. Il suo stile è sempre vivido, sicuro, pacato: la gagliardia ne è un attributo determinante. Signoreggia in campo, Monti, per il tipo di palla allungata gli è proprio: un passaggio che ha la forza e il mordente di una sventola, e pur è perfettamente dosato nella carica e frenato nella traiettoria: un passaggio, insomma, che rincorre e trova il compagno smarcato e gli dà, quasi gli impone, la frase tecnica da svolgere. Leonino in difesa, maestro all’attacco, insidiosissimo nelle improvvise risoluzioni di mirare a rete, Monti è stato il dominatore della partita. Tutta la Juventus, peraltro, s’è fatta onore. Se difetti ed errori possono facilmente essere scovati e denunciati nella condotta di questo o di quell’atleta, sui difetti e sugli errori dei singoli, han vinto l’omogeneità del complesso, la schietta elasticità del gioco d’insieme, la concordia tattica dei reparti. Citeremo i migliori del manipolo: Rosetta, freddo e talvolta incerto nel primo tempo, imbattibile nella ripresa; i laterali Varglien I e Bertolini, assidui tessitori di azioni con la prima linea; Vecchina, autore di un secondo tempo brillantissimo e di un goal teatrale; Ferrari, «numero uno» della gara, un po’ stanco nella ripresa; Munerati, come sempre svelto e volpino; Orsi, battagliero e tenace e un autentico «pittore» di tiri d’angolo. L’Alessandria, tutta agilità, estro e temperamento durante la prima mezz’ora di gioco, è andata poi appannando gradatamente la lucentezza della sua partita. Si sono uditi, nella ripresa, voci ed epiteti scortesi di avvenuti supporters all’indirizzo di taluni atleti alessandrini. Sfoghi di stoltezza sportiva. Tutta la squadra si è battuta con intrepidità, e non è colpa sua se d’un tratto s’è trovata davanti la muraglia senza appigli della «classe» juventina. I terzini, Avalle, Cattaneo e Notti ci sono apparsi i migliori dell’undici, anche alla distanza. Alla distanza, invece, sono «calati», tra tutti, Scagliotti e Costenaro. I portieri delle due squadre hanno qualcosa da rimproverarsi per quanto riguarda i primi quattro goals; ma non sono mancate a Mosele e a Combi le occasioni di mettere in vista le loro elette qualità. Ricordiamo una spettacolosa uscita del juventino su un insidioso pallone a candela. Ricordiamo una presa a tenaglia dell’alessandrino su un pallone scoccato da Ferrari, solo, alla distanza di cinque passi. Film della partita. Primo goal alessandrino: calcio di punizione (9’). Tira Avalle. Il tiro è ben diretto a bersaglio, ma la sua forza non è estrema; Combi colpisce senza far presa, la palla è a Cattaneo. Seconda parata incerta del portiere. La palla è in rete. Pareggio juventino (15’): azione Cesarini-Orsi, centro d’ala, Mosele si impappina e vacilla, Munerati gli è sotto, tocca di testa, rete. Secondo goal alessandrino (17’): Marchina lavora la palla e la invia a Notti. Passaggio a Cattaneo, che sopravviene come una saetta; Combi esce di porta, si scontra con Monti, ruzzolano a terra; Cattaneo mette in rete con tocco preciso. Pareggio juventino (27’): corner per la Juventus, lo tira Vecchina, Mosele si lancia fuori e sbaglia nettamente la presa di palla. Questa spiove sul fronte di Munerati che, con un tiro rasente, la insacca. A questo punto, la Juventus incomincia a primeggiare. Le vengono assegnati tre corners consecutivi (32’, 34’, 35’). Al 40’, a epilogo di una saettante combinazione Ferrari-Orsi-Vecchina, il bizzarro Cesarini colpisce violentemente un palo della casa alessandrina. Gioco guardingo per venti minuti della ripresa. Graduale accentuarsi dell’autorità e della superiorità stilistica della Juventus. Gli episodi già descritti in capo a questa nota. Al 29’, il goal: azione derivata dal settore di sinistra della linea juventina, Ferrari allunga la palla, a mezz’altezza, a Vecchina; questi la rovescia fulmineamente nella rete con un tiro che lascia di sasso il portiere. Focosi e vani contrattacchi dell’Alessandria, dominio del campo da parte della Juventus. L’arbitro Caironi ha guidato la gara elettrica con un impeccabile magistero tecnico e con sicuro controllo della disciplina; un arbitro è il Caironi che veramente ha in pugno le squadre. (Bruno Roghi, «La Gazzetta dello Sport», 29 marzo 1932) I grigi sono usciti battuti dal campo del Littorio, brulicante di una folla imponente qui convenuta da ogni parte della provincia e con ogni mezzo di trasporto; e la sconfitta ha lasciato un amaro ricordo tra gli appassionati locali, che l’hanno riallacciata a quella dello scorso anno, dovuta a due nettissimi autogoals di Bertolini, allora militante tra le file alessandrine. Oggi non si è rinnovato quel doloroso episodio, ma è certo che i grigi non dovevano subire una nuova sconfitta da parte dei campioni d’Italia se al centro dell’attacco fosse stato inserito Cornara, più deciso e abile nella distribuzione del giuoco, e se qualche altro elemento avesse svolto la sua abituale azione offensiva, che oggi si è praticamente limitata a pochi individuali giuocatori. E anche Mosele, sebbene sia emerso in altre perigliose contingenze, ha lasciato l’impressione che i due goals subiti nel primo tempo per opera dei bianconeri, e particolarmente quello su calcio d’angolo, si sarebbero potuti evitare se l’estrema difesa avesse spiegato una maggiore oculatezza e prontezza d’azioni nel momento decisivo. È stata, in conclusione, una partita perduta dai concittadini che non ha pienamente convinto, anche se il valore degli ospiti è apparso assai preclaro e tale da legittimare la seria probabilità che i torinesi hanno di potere raggiungere e sostituire i bolognesi nel comando della classifica generale. Il migliore reparto della Juventus è apparsa la linea mediana e quindi l’attacco, mentre la difesa ha tentennato più volte, e un maggior numero di punti avrebbe insaccato indubbiamente la rete di Combi, se i tiri degli alessandrini fossero stati più numerosi, decisi e precisi, come l’andamento del gioco a metà campo poteva chiaramente presagire. Invece, l’attacco grigio, inceppato dal saltuario funzionamento di Notti e da una nera giornata di Scagliotti, è apparso smembrato e ridotto in realtà a due soli uomini capaci di sfruttare i momenti propizi nel concludere le azioni preordinate da Cattaneo e Marchina, che si sono prodigati incessantemente senza pur tuttavia potere logicamente colmare le lacune dei compagni di squadra. Naturalmente, di queste deficienze dei grigi ha approfittato la Juventus che, con giuoco stilistico più ordinato e pregevole, senza eccessivo dispendio di forze, con passaggi dosati e spostamenti giudiziosi, è riuscita a pareggiare successivamente per due volte le situazioni dell’arditissima e incerta tenzone e vincere su un finire bruciante di un incontro che farà epoca, come quello già ricordato, con un tiro secco di Vecchina che non ha incontrato alcun ostacolo nei difensori avversari. Questa, a larghi tratti, la fisionomia generale della partita egregiamente diretta da Caironi che, poco prima delle 15, dà il via alle squadre nel campo così disposte […]. Il pubblico, veramente enorme, stipa ogni posto del capace stadio e saluta con frenetici applausi i contendenti. Si iniziano quindi le offensive impostate subito dai torinesi, che beneficiano al 1’ di un calcio di punizione: Mosele, su tiro di Orsi, libera la sua area e rimanda ai propri avanti. Ma l’attacco bianconero ritorna in campo alessandrino, pur senza eccessive preoccupazioni. I grigi però reagiscano tosto e al 7’ Avalle sferra un potente tiro su calcio di punizione; Cattaneo raccoglie la palla e tira su Combi; questi effettua la parata e respinge debolmente, Cattaneo ancora riprende felino e segna imparabilmente il primo goal. La lotta si riaccende vivacissima sotto la porta torinese e Combi è impegnato in due burrascose parate, dovute a due tiri spettacolosi che, per un soffio, vengono sventati, mentre una cannonata di Avalle sfiora, all’11’, il palo superiore. Un minuto dopo, la Juventus è in corner, e questa ardente offensiva grigia fa ben prevedere sull’andamento della partita. Ma Orsi, lanciato libero senza il fulmineo intervento di Fenoglio, per poco non riesce a segnare per la sua squadra, che perviene tuttavia al pareggio al 14’ in seguito a una centrata di Orsi stesso, e ripresa di testa di Munerati che lascia Mosele interdetto. L’Alessandria si scuote immediatamente, e al 17’ tutta la muta attaccante dei grigi è sotto la rete di Combi, che è battuto una seconda volta con un tiro secco, ancora da Cattaneo. L’offensiva grigia è ora nuovamente in pieno sviluppo, ma Marchina, per precipitazione, fallisce un altro sicuro punto a porta vuota. Ed è Cattaneo, poco dopo, che calcia da due metri un debole pallone nelle mani del portiere. I bianconeri tirano un respiro di sollievo per queste ripetute, pregevoli e pur mancate offensive degli avversari che, per il loro giuoco basato di velocità più che di tecnica, mettono a duro repentaglio l’estrema difesa con puntate sviluppate dal valore dei singoli e dalla cooperazione di tutti i componenti il quintetto d’attacco. Improvvisamente, il giuoco precipita a favore degli ospiti: al 28’ un falloso rimando costringe i grigi in corner; il tiro perfetto sorprende Mosele, che balza fuori dai pali intempestivamente; Munerati, a porta vuota, segna il pareggio, fra il giubilo esultante della folta colonia torinese qui convenuta ad incoraggiare i loro campioni. Costoro hanno un magnifico risveglio negli ultimi minuti del primo tempo che mette in difficoltà la difesa locale; due calci d’angolo sanzionano questa momentanea superiorità juventina, mentre un tiro di Cesarini è prima respinto dal palo superiore e poi dal deciso intervento di Fenoglio. La ripresa è ardente nei due campi. La lotta si accende per la vittoria e i torinesi, imbaldanziti dal secondo pareggio conquistato e dai numerosi pericoli superati fortunosamente, si buttano a corpo perso ove più ardente è la contesa per conquistare l’ambito successo. I grigi ora tentennano e sono moralmente scossi. L’Alessandria, che credeva di tenere in pugno la vittoria nel primo tempo, appare scoraggiata, pure facendo a tratti rifulgere le sue doti e le sue qualità. Dopo alcuni tiri sventati dall’abilità di Combi, è la volta di Mosele di difendere la sua rete. Al 21’ la Juventus è in corner, ma il tiro di Avalle supera l’asta trasversale. I grigi riprendono il comando sotto la rete torinese e pare che possano prevalere, ma Rosetta e Varglien, coadiuvati da Monti, vigilano attentamente, cosicché l’offensiva ritorna sotto la rete di Mosele, che rimanda un tiro pericoloso di Vecchina. Corner al 26’ contro i grigi, salvato da Mosele. Al 27’, parata a terra di Combi a cui succede una lunga tremenda mischia sotto la rete torinese. Ma i grigi non hanno fortuna: anzi, due minuti dopo, l’attacco si ripete contro la rete alessandrina. Vecchina colpisce con potente tiro il palo al 28’. Due minuti dopo, lo stesso Vecchina, lasciato completamente libero, riesce a segnare il goal della vittoria con un forte tiro che batte sotto l’asta trasversale: il pallone rimbalza in rete, rendendo inutile ogni tentativo di intervento di Mosele. L’Alessandria si butta ancora all’attacco e, per due volte, manca per un soffio il pareggio. Al 36’, altri corners contro la Juventus, ma la situazione non muta. La Juventus ha ancora qualche sprazzo offensivo, ma non perviene a marcare. Quindi, la fine. I torinesi abbandonano il campo esultanti, il pubblico saluta vincitori e vinti con un unico lungo caloroso applauso. («Il Littoriale», 29 marzo 1932) LA SCONFITTA DI LUNEDI Uno spettacolo veramente grandioso, per imponenza di folla, ha offerto lunedì scorso il campo del Littorio. Uno spettacolo che resterà perennemente impresso nell’animo di quanti hanno avuto la ventura di assistere alla grande contesa fra i grigi ed i campioni d'Italia. Circa tredici mila persone (un «record» per Alessandria) ed un incasso di circa centomila lire. Due cifre queste che non era possibile prevedere alla vigilia dell’incontro perché pareva impossibile che tanta folla potesse accorrere sul campo del Littorio. Questa folla immensa, che ha vissuto due ore di morbosa passione, che ha gioito e trepidato per le alterne. vicende dell’incontro che ha urlato il suo febbrile incitamento ai suoi beniamini, che è esplosa in un irrefrenabile urlo di gioia quando il duplice successo ha premiato i grigi, che ha poi vissuto per più di mezz’ora sotto il grave incubo della sconfitta, questa folla è uscita dal, campo delusa per la sconfitta toccata ai grigi, ma nello stesso tempo soddisfatta di aver assistito ad una grande battaglia nella quale tutti i grigi, fatta eccezione di qualcuno, hanno profuso tesori di energia lottando sino all’ultimo minuto con commovente spirito di sacrificio per strappare quel successo che non avrebbero demeritato. E questa folla, tanto entusiasta quanto generosa, ha voluto ugualmente premiare i suoi grigi alla fine della partita, con una calorosa ovazione. (Il Piccolo, 02/04/1932) RISULTATI: [19 marzo 1932] Torino-Brescia 4-0 [27 marzo 1932] Ambrosiana-Modena 4-2 Bologna-Roma 3-0 Casale-Genova 1893 2-0 Lazio-Fiorentina 1-0 Pro Patria-Bari 2-2 Pro Vercelli-Triestina 1-1 [28 marzo 1932] Napoli-Milan 3-1 CLASSIFICA: Bologna 38; Juventus 35; Ambrosiana 29; Napoli, Roma, Torino 28; Fiorentina, Milan 27; Alessandria 26; Casale, Lazio 22; Genova 1893, Pro Vercelli 21; Pro Patria 20; Triestina 17; Bari 16; Modena 14; Brescia 13.