Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1930/1931
Serie A
30-11-1930 - Giornata: 10 - Roma - Rondinella


Lazio SS - Alessandria US 3 - 1 (0 - 1)
RETI: 65. Pastore P. [La] , 71. Malatesta M. [La] , 85. Cevenini (V) C. [La] 1. Avalle E.[A]

Alessandria US Balossino Natale, Gallino Luigi, Ballerio Giuseppe, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Lotto Angelo, Cattaneo Renato, Avalle Edoardo, Banchero (II) Ettore, Borelli Michele, Chierico Carlo Angelo All.: Révész Béla

Formazione avversaria
LAZIO SS: Sclavi; Tognotti (II) Orlando Virgilio, Mattei (II) Augusto; Pardini, Furlani, Caimmi; Ziroli, Foni, Pastore, Malatesta, Cevenini (V) Carlo. All.: Molnár Ferenc.

Arbitro: Zorzi Rodolfo (Belluno)
Note
Inizio gara ore 14:30 (14:35 effettive). Per ragioni ignote, nel corso di tutta la stagione 1930-31, il difensore alessandrino Ballerio venne chiamato dalla stampa «Ansaldi».

Commento
L’entusiasmo e la gioia per la bella vittoria ottenuta dagli azzurri laziali sui forti e tenaci alessandrini non sono sufficienti a farci affermare che quella di ieri sia stata una bella partita, nel senso puramente ortodosso della tecnica e del giuoco di stile. Ma appunto perché il pareggio e poi la vittoria sono venuti allorché molte speranze cominciavano a cadere; e la Lazio ha saputo ritrovare sé stessa e vincere nettamente una partita che il gravoso handicap iniziale e il primo tempo non del tutto felice di alcuni dei suoi uomini migliori facevano temere assai gravemente compromessa, l’interesse di chi vi ha assistito è stato accresciuto a mille doppi. Il tifo, ieri, ha dilagato anche tra quelli degli assidui alle partite di calcio che meno facilmente si lasciano prender la mano dalle passioni e dagli smodati entusiasmi. Ottenuto, quasi di sorpresa, un prezioso goal al secondo minuto di giuoco, l’Alessandria, fiduciosa nella solidità del suo settore difensivo, e soprattutto nel prodigioso senso di posizione dei terzini e dei mediani (la assenza di Bertolini non è stata in realtà eccessivamente sentita dai grigi, ché il sostituto Lotto lo ha rimpiazzato egregiamente) ha retrocesso il proteiforme Avalle a quarto mediano ed ha avuto buon giuoco a rintuzzare, senza peraltro poter aumentare il proprio vantaggio, gli insistenti attacchi degli azzurri. La Lazio, come le accade sovente dopo una partita giuocata in alto stile, non ha cominciato in modo troppo felice: causa principale del suo scarso rendimento, la grigia giornata di Furlani che, sino al 20’ della ripresa, ha giuocato molto al di sotto del suo abituale valore. Non appena il valoroso centro half ebbe ritrovata la sua franca autorità abituale, il giuoco di tutto l’undici azzurro è cambiato di colpo: Pastore, con uno di quei guizzi che rivelano, ad onta di tutte le critiche, la sua alta classe e dimostrano quanto sia prezioso al comando del quintetto azzurro, ha saputo scavalcare col pallone tre avversari e segnare il punto del pareggio. Da quel momento i grigi, per quanti sforzi facessero per salvare almeno il match pari, hanno dovuto ripiegare sotto i colpi di ariete del trasformato quintetto azzurro, e non hanno potuto impedire che altri due goals, per merito questi di Malatesta e Cevenini, varcassero la soglia della rete di Balossino. La vittoria, messa in dubbio anche dopo il pareggio da non pochi anche tra i più accesi supporters, è venuta, e in maniera convincente e lusinghiera. Furlani, Ziroli, lo stesso Malatesta, dopo il pareggio sono apparsi trasformati e hanno saputo così piegare e tenere in soggezione una squadra come quella dei grigi, che ha rivelato (non diremmo meglio, veramente, confermato!) un valore assai più alto di quanto non dica il posto che ha nella classifica, e che ha avuto agio di mettere in evidenza qualità di prim’ordine. Anzi, se si considera la partita nel suo complesso, negli interi novanta minuti della sua durata, potremmo anche concludere che due goals di scarto sono stati troppi; ma questo non ci sentiamo di affermare quando si pensi che, contro una squadra come Lazio che ha tenuto in soggezione sul proprio campo i più temibili squadroni, è stata forse tattica errata, quella dell’Alessandria, di cercar di vivere sul vantaggio conquistato all’inizio. Senza contare poi che il nervosismo da cui sono stati presi alcuni dei giuocatori grigi dopo il goal del pareggio ottenuto dagli azzurri non è del tutto consono all’anzianità e al valore dei giuocatori alessandrini. Fortuna che l’arbitro, sig. Zorzi, senza inutili teatralità di gesti né spreco di fischi, ha saputo tenere sempre in modo magnifico il comando della partita: e si deve al suo tatto ed alla sua autorità se il giuoco non ha mai degenerato. Individualmente, nell’Alessandria ha emerso il portiere Balossino, il terzino Gallino e le due ali, principalmente Chierico; più di tutti ci ha impressionato il valoroso Gandini, un giuocatore su cui il tempo non sembra lasciar traccia alcuna, e che ieri ha superato nettamente il confronto con Furlani, ed ha impresso alla spina dorsale dei grigi un’autorità che la diretta antagonista laziale ha avuto invece solo negli ultimi venti minuti di giuoco, quelli in cui seppero con lodevole forza di volontà assicurarsi la vittoria! In campo azzurro, a Sclavi si può forse rimproverare di non aver saputo intuire lo svolgimento dell’azione che gli costò il goal: egli si aspettava il tiro da Chierico, che invece passò scaltramente la palla ad Avalle. Certo, nella posizione in cui si trovava, Sclavi nulla poteva fare. E, del resto, ha dato anche ieri non poche e valorose prove del suo colpo d’occhio e della sua sicurezza! Della mediana abbiamo già detto: all’attacco, Cevenini e Pastore sono stati i più continui e regolari, mentre Foni è stato attivissimo ma impreciso, e Ziroli, come già la scorsa domenica contro il Genova, ha riscattato con un superbo secondo tempo la non del tutto encomiabile prova della prima ripresa. Con questa vittoria, la Lazio si mantiene a stretto contatto coi leaders del girone e passa anzi al quinto posto in classifica: posizione più che meritata dopo le ultime convincentissime prove degli azzurri, che costituiscono una compagine veramente di valore e dotata di una grande qualità: il cuore! L’arbitro Zorzi del Verona, una nuova conoscenza del pubblico romano e che compirà un debutto brillantissimo, tenendo superbamente in pugno le redini della non sempre facile né piana partita, allinea le squadre nella seguente formazione e fischia l’inizio alle 14:35 […]. Un lungo tiro di Foni, subito all’inizio, è bloccato con sicurezza da Balossino; poi i grigi scendono verso la casa di Sclavi e, dopo una prima offensiva sventata da Mattei, un rapido e magistrale palleggio tra Avalle e Chierico si conclude con un bel goal dei grigi; è Avalle che fulmina in rete, mentre Sclavi, ingannato da una abile finta di Chierico, era spostato dalla parte opposta della porta. Siamo appena al 2’: la folla incita gli azzurri al pareggio, ma è Sclavi che, al 3’, è ancora impegnato, mentre poco dopo Balossino raccoglie un lungo tiro di Foni. I grigi hanno già retrocesso Avalle a quarto mediano e giocano in difesa, meravigliosa per intento di piazzamento, e la Lazio prevale all’offensiva, ma senza poter concludere: al 5’ Ziroli, fuori posto, non sfrutta una buona occasione, e al 6’ una discesa in linea laziale sta per esser conclusa da Malatesta quando Gallino interviene e manda in corner. Sul tiro, vari palleggi, finché la minaccia è definitivamente allontanata. La Lazio, sino a circa la metà del tempo, prevale ininterrottamente, senza però riuscire a concretare; gli uomini individualmente sono immuni da pecche, ma l’assieme manca del tutto: la causa precipua del deficiente funzionamento della squadra si deve alla poco felice giornata di Furlani. In questo periodo sono degni di nota: al 14’, un quasi sicuro goal mancato da Ziroli su passaggio di Caimmi; al 17’, un tiro di Cattaneo, che ha ripreso una punizione tirata da Avalle, che sfiora la traversa, e vari tentativi di Foni, Cevenini e Pastore che o vanno fuori o si infrangono contro la vigile guardia di Balossino. Poi l’Alessandria, pur continuando a giocare con quattro soli uomini all’attacco, ha un periodo di supremazia e costringe la Lazio in corner al 24’ e al 32’: il primo è liberato da Pardini, il secondo è sbagliato di poco. Una punizione contro gli azzurri al 25’ tirata da Lauro e respinta da… Borelli, crea una bella discesa seguita da un perfetto cross di Cevenini, sinora il più preciso e attivo degli attaccanti laziali: ma Ziroli si attarda troppo nell’aggiustarsi il tiro, dando modo così ad Ansaldi di soffiargli il pallone. Al 30’ una pericolosa parata di Cattaneo è salvata da Mattei. Al 33’ Gandini si libera prepotentemente di Furlani e Caimmi, e allunga a Cattaneo, che spara in goal; ma Sclavi libera brillantemente. Il giuoco torna ora ad equilibrarsi: al 36’ è Ziroli che impegna Balossino, e al 37’ un errore di Tognotti, che cade, provoca una pericolosa situazione che Sclavi risolve con una bella uscita. Al 38’ un calcio di punizione contro i grigi per fallo di Gandini su Pastore non dà esito; poi Pastore scavalca due avversari e tira alto. Il giuoco degli azzurri è così slegato che, in un attacco alessandrino, Mattei e Furlani si scontrano tra loro. Al 41’ Cevenini spara in goal su melée, con Balossino a terra, ma Gallino salva un corner. Una parata di Sclavi al 43’ su tiro di Cattaneo, un’azione in linea Cevenini-Malatesta raccolta da Gallino, un tiro di Pardini che impegna Balossino, e la fine del primo tempo. Nei primi venti minuti del secondo tempo, la fisionomia della partita non muta: il gioco si sposta da un campo all’altro, ma l’insistenza di Furlani nel voler operare passaggi ai compagni di linea anziché in profondità fa sì che non si riesca a concludere: al 3’ un errore di Ansaldi provoca una favorevolissima occasione puerilmente frustrata. Al 5’ Foni manda alto un ottimo pallone avuto da Pastore, al 6’ Borelli impegna Sclavi da lontano, al 7’ la Lazio è in corner, su tiro di Banchero. Comunque, la pressione laziale continua insistente e Balossino è più impegnato di Sclavi, oltre i molti tiri messi alti o a lato per imprecisione. Al 13’ Furlani toglie un bel pallone a Gandini e passa a Ziroli, che è caricato da Lotto: la punizione che ne consegue si risolve con un tiro alto di Foni. Al 15’ l’Alessandria è in corner: una testa emerge dalla melée e manda il pallone a lato. Poi Sclavi è chiamato al lavoro da Chierico. L’implacabile offensiva laziale però lascia sperare bene: infatti, dopo una azione Malatesta-Ziroli, spezzata da Lotto, e altri sterili tentativi di Cevenini, al 22’ si ha l’azione che porta al sospirato pareggio; è Pastore che, avuta la palla da Malatesta, scavalcati tre avversari, trova lo spiraglio e batte nettamente Balossino con splendido tiro imparabile. L’entusiasmo è al colmo e la Lazio, galvanizzata dal successo e dal pubblico fedele, appare trasformata, la seconda fila ritrova il rendimento abituale, e Balossino è ripetutamente impegnato con tiri pericolosi. I grigi perdono un po’ il controllo dei propri nervi e l’arbitro, con lodevole atto di energia, costringe Lauro a riprendersi da sé un pallone che con stizza aveva lanciato lontano dopo un fallo contestato. Gli alessandrini ricostituiscono la prima fila al completo e Sclavi, al 25’, compie una splendida parata su tiro di Banchero, mentre Tognotti, caricato duramente da due avversari è a terra sanguinante. Al 30’ Gallino, inesauribile, libera un pericoloso pallone di Malatesta; al 32’ si ha una magnifica parata a terra di Balossino su tiro di Cevenini. Ziroli e Foni si scambiano il posto e, salvo rare incursioni dei grigi che tentano ora difendere il pareggio, la prevalenza laziale è costante. Una discesa grigia al 34’ è interrotta per offside di Avalle, poi Cattaneo riprende di testa un pallone su calcio di punizione tirato da Lauro per fallo di Malatesta, e manda a lato. Al 36’ si ha l’azione che darà alla Lazio il punto della vittoria. Caimmi fornisce la palla a Foni: questi la passa a Ziroli, che tira in goal, Balossino respinge debolmente. Malatesta, fulmineo, interviene e mette in rete con un ben assestato colpo di testa. Al 40’ un bel raso terra di Foni trova il piede di Ansaldi; al 41’, dopo un bel tiro di Cevenini parato da Balossino, è lo stesso Cevenini che consolida nel modo più conclusivo la vittoria con un goal su travolgente azione quasi personale. La partita è virtualmente terminata: due punizioni contro la Lazio, tirate alte ambedue da Cattaneo e da Gandini, una facile parata di Sclavi, e poi la fine, accolta da applausi fragorosi a vincitori e vinti dal numeroso pubblico, tra cui notavansi S.E. Bottai, l’on. Delcroix, l’on. Ferretti, l’on. Ladislao Rocca, l’on. Baccarini, Bruno e Vittorio Mussolini, il Barone Lazzaroni segretario del CONI, eccetera. (Pier Luigi Tagiuri, «Il Littoriale», 1º dicembre 1930) Pochi crediamo siano stati ieri quelli che, al termine del primo tempo che vedeva l’Alessandria in vantaggio dell’unico goal segnato dalle due squadre, abbiano potuto prevedere una conclusione a lieto fine. Pochi se non addirittura nessuno, anche perché lo stesso secondo tempo poi, sino al suo ventesimo minuto, non prometteva per gli azzurri nulla di buono. L’Alessandria, ormai era più che evidente, voleva vivere sul vantaggio ottenuto. La squadra resisteva a tutte le tempeste anche in virtù della tattica difensiva adottata, che come per il Napoli a Torino contro la Juventus pareva volesse effettivamente dare i suoi buoni risultati. I grigi giocavano prevalentemente in difesa con schieramento su quattro linee, in un primo tempo solo con i due interni arretrati formanti una nuova mediana avanzata e poi portando addirittura a tre i terzini e retrocedendo in difesa dalla prima linea anche il centroattacco. Solo le due ali Cattaneo e Chierico costituivano il reparto di punta. Francamente, l’andamento della partita pareva volesse dar ragione alla tattica alessandrina. L’attacco laziale non riusciva a sfondare gli sbarramenti avversari. Le azioni azzurre si spegnevano inesorabilmente prima ancora che Balossino avesse potuto intervenire. Un’aria di sfiducia stava per prendere un po’ tutti: pubblico e giuocatori. Ma al 20’ si è risolta tutta una situazione. Pastore, segnando quel suo goal, aveva operato il miracolo. Come se una molla miracolosa avesse agito da potentissimo propulsore, la Lazio partiva a tutta velocità verso la riconquista di quella vittoria che pareva, ormai, si fosse un po’ troppo allontanata. E da allora è incominciato il gioco laziale alla maniera grande. Sono stati venticinque minuti soli, ma che fanno parte della serie elettrizzante, sfolgorante, eccetera. Però sembra quasi impossibile come una squadra possa trasformarsi così, ad un tratto, come d’incanto, alla maniera di come ha fatto ieri la Lazio. Ché la trasformazione si è operata contemporaneamente su tutto il fronte di battaglia. Dai terzini alla mediana, dalla mediana alla prima linea pareva che un filo magico invisibile avesse comandato gli atleti. Non vi è stata più soluzione di continuità. L’Alessandria, colpita in pieno da questo inaspettato colpo di scesa, ha cercato prima di porre un argine alla martellante offensiva azzurra, mantenendo ancora intatto il suo sistema difensivo. Ma ben presto si è accorta che quella non era la tattica migliore, e allora, per alleggerire la gravosa pressione, ha cercato di rilasciare all’attacco la sua prima linea al completo. Troppo tardi ormai. La compagine azzurra, in pieno possesso un’altra volta del suo grande patrimonio morale, galvanizzata dalla visione di poter ancora cogliere l’ambito successo, non poteva essere più trattenuta. E le sue offensive si facevano sempre più pericolose. La difesa alessandrina cominciava a dare evidenti i segni del suo disorientamento. Quella che era stata fino allora un gioiello di perfezione, una compatta muraglia quasi del tutto impenetrabile, quella che era stata, bisogna riconoscerlo, l’eroina in campo, accusava il suo stato pericolante e ben presto finiva per essere quasi travolta sotto il peso di una pressione che non poteva e non sapeva più contenere. L’undici laziale era l’ariete che colpiva senza pietà. Non uno degli atleti azzurri che fosse restato a battere il passo. Mentre nel primo tempo e nella prima parte della ripresa tutti, più o meno, avevano errato, e talune volte anche in modo puerile, dando l’impressione che la squadra fosse in preda alla sfiducia, che brancolasse nel buio quasi alla ricerca di una luce che non voleva venire, ora, in preda alla sfiducia, che brancolasse nel buio quasi alla ricerca di una luce che non voleva venire, ora, in questo serrate fantastico, tutti sono, invece, ai loro posti di combattimento con unità di manovra, con organicità di mezzi e di azione. È tutto il blocco azzurro che opera in profondità. La sua opera demolitrice acquista di minuto in minuto e in potenza e in precisione. Gli eventi precipitano e al 35’ è Malatesta che segna ancora un goal, il più bello della giornata. Il pallone tirato da Caimmi è ricevuto da Foni (in questo momento spostato all’ala destra) che, a sua volta, rovescia a Ziroli che, in ottima posizione, tira deciso in porta. Balossino tenta la disperata difesa, l’audace respinta, ma il pallone è ancora raccolto da Malatesta, che fulmina in rete con un tiro imparabile. Da questo momento, la partita assume un aspetto ancora più deciso. La squadra alessandrina, ferita in pieno per essersi vista sfuggire, oltre che la vittoria sulla quale aveva pur fatto assegnamento, anche il pareggio, ha cercato di inscenare la più audace reazione. E lo stesso ha fatto senza guardare tanto per il sottile, senza limitazione di mezzi, senza esclusione di colpi. Un fuoco di paglia, però, che si può dire si sia spento anche prima di nascere. Contro gli azzurri non v’era più nulla da fare. Di fronte a questa inesorabile evidenza, l’Alessandria finiva per perdere ogni controllo e sul gioco e sulla calma. Era un po’ un vento di follia che serpeggiava fra le sue file. Ma intanto continuava a sbandarsi e non poteva impedire a Cevenini di segnare al 40’ il terzo goal azzurro. Ancora qualche azione, ancora qualche folata, qualche guizzo e poi l’Orso si accasciava avvilito sotto il peso dell’inevitabile. Il gagliardetto laziale era ancora una volta baciato dalla vittoria. La Lazio ha superato così felicemente anche quest’altra dura prova. Domenica scorsa fu il Genova a lasciare il prezioso obolo dei due punti e ieri è stata la volta dell’Alessandria a dover pagare il tributo all’imbattuto campo della Rondinella. Però, anche se sconfitta, la squadra dei grigi merita ugualmente l’encomio che si prodiga ai forti. Come nella sua prima partita romana contro i giallorossi a Testaccio, così anche ieri alla Rondinella essa non ha smentito la sua tradizione. Combattenti generosi, gli alessandrini sanno sempre impegnare nella lotta tutta la loro fede, la loro passione, la loro inesauribile volontà. Certe sconfitte non possono quindi disonorare. Quando si cade con l’onore delle armi, come è avvenuto ieri per l’Alessandria, si può essere certi che non si macchia il proprio blasone. L’Alessandria ci è piaciuta. L’elogio migliore è quello che le abbiamo fatto. Tutti i suoi uomini sono stati uguali di fronte al dovere. Nessuno ha demeritato. La Lazio, con la vittoria, ha riscattato, si potrebbe anche dire, la sua cattiva prova e del primo tempo e di parte della ripresa. Noi diciamo ai nostri bravi azzurri di essere più guardinghi. Essi hanno dimostrato anche ieri che, quando vogliono, sanno giocare. I migliori laziali sono stati certo Cevenini, che ha fatto una grande partita, Pastore, Sclavi, Foni sempre tecnico ed intelligentissimo… Malatesta! Ecco un giovane al qualche non ci stancheremo mai di dire che è un gran giocatore, un elemento ottimo sotto tutti i rapporti, generoso, instancabile e buon tiratore, ma che ci ascolti almeno una volta. Cerchi di togliersi quel maledettissimo difetto di voler per forza portare, con «a soli», il pallone fino all’area di rigore avversaria. Succede che il più delle volte finisce per perderlo, con quanto danno per la squadra e per il suo rendimento è facile immaginare. Dunque, caro Malatesta, è d’uopo modificarsi. Basta un po’ di buona volontà. Non c’è l’esempio di Volk? Il fiumano si è bene emendato! Ora aspettiamo la sua volta: sii giudizioso. Per l’Alessandria il goal fu segnato da Avalle al secondo minuto dall’inizio della partita. Buono l’arbitraggio del signor Zorzi della Serenissima. (A.P., «L’Impero d’Italia», 2 dicembre 1930) La partita sembrava già decisa al primo minuto di giuoco. L’Alessandria, che aveva dato il calcio d’inizio, permaneva sotto la rete di Sclavi; una rimessa al centro dell’ala sinistra veniva respinta a breve distanza dal portiere laziale, ma Avalle era pronto a cogliere la palla al volo e a proiettarla nell’angolo alto sinistro. Goal fulmineo e di eccellente fattura. Ottenuto questo successo, l’Alessandria imbastiva una delle sue classiche partite difensive che tante delusioni hanno riservato alle squadre romane. Non erano molti coloro che, conoscendo le precise risorse difensive dell’Alessandria e le sue doti di saldezza, avrebbero potuto prevedere, a questo punto, che le sorti della partita potessero invertirsi. Tutto lo svolgimento del primo tempo sembrava dare ragione a questo pronostico: la Lazio, lanciata alla conquista del pareggio, urtava contro la solida difesa alessandrina senza riuscire a sventarla. Gli attacchi perdevano slancio, omogeneità e decisione e le ultime speranze crollavano quando Ziroli e Foni sciupavano un paio di favorevoli occasioni. Anche la ripresa si iniziava con la stessa fisionomia, ma gli attaccanti azzurri parevano più decisi e più pronti. La difesa alessandrina accusava i colpi e per due volte ripiegava in corner per riprendere però subito il sopravvento sugli attaccanti avversari. Al 20’ si verificava l’episodio decisivo: un allungo di Malatesta metteva pastore di fronte ad Ansaldi; il duello si risolveva a vantaggio del centroattacco laziale che batteva Balossino con un tiro basso nell’angolo sinistro. Era questo il segnale della resa nelle file grigie. La Lazio, che fino a questo momento aveva giuocato senza troppa convinzione, si trasformava di colpo. Il suo slancio aveva ragione degli ultimi tentativi di difesa dell’Alessandria che doveva subire successivamente altri due scacchi. Questo improvviso cambiamento nell’aspetto e nelle sorti della competizione è stato il solo lato interessante della partita. In fatto di giuoco, assai scarsi sono gli elementi meritevoli di essere segnalati. L’Alessandria ha tradito la sua fama di squadra temprata a tutte le traversie. Una volta che la Lazio ebbe raggiunto il pareggio, i grigi si smontarono e si disunirono. La squadra perdette di colpo la franchezza dei movimenti e la omogeneità tattica che aveva per circa un’ora tenuto efficacemente a freno l’attacco avversario. Ben poco si può dire sul giuoco svolto dai grigi, giacché fino dai primi minuti la prima linea veniva privata delle mezze ali. Né può essere giudicato il valore degli altri reparti che si limitarono a svolgere quasi esclusivamente un lavoro difensivo. La Lazio ha dato l’impressione della sua forza e delle sue capacità soltanto nella ripresa. L’estremo reparto difensivo, dopo qualche incertezza, si è magnificamente ripreso, ma non ha avuto molto lavoro. Anche la seconda linea, che ha avuto il torto di giuocare troppo arretrata per tutto il primo tempo, ha invece nella ripresa sostenuto brillantemente la linea di attacco, la quale dal suo canto ha sfoggiato uno slancio che avrebbe avuto ragione della difesa più agguerrita. La partita è stata diretta da Zorzi di Venezia. Come è stato già detto, l’Alessandria si è portata subito in vantaggio, poi, approfittando di un lieve sbandamento nelle file laziali, si aggiudicava due calci d’angolo. La riscossa azzurra non riusciva a far breccia sulla linea difensiva alessandrina che peraltro, sulla fine del primo tempo doveva salvarsi in corner. Con altri due calci d’angolo contro l’Alessandria, si iniziava la ripresa ed al 20’ Pastore segnava il goal del pareggio. Al 26’ era Malatesta che riprendeva a volo una corta respinta di Balossino su traversone di Foni, segnando il secondo goal. Quindi, la serie veniva chiusa da Cevenini al 40’, in seguito ad un preciso passaggio in profondità di Malatesta. Numeroso il gruppo delle autorità che sedevano nella tribuna; ricordiamo S.E. Bottai, S.E. Rosboch, S.E. Alfieri, l’on. Delcroix e l’on. Ferretti. («La Stampa», 1º dicembre 1930) Sino al 20’ della ripresa, la Lazio sembrava spacciata. Il fulmineo tiro che al secondo minuto dall’inizio eseguiva Avalle – approfittando di un corto rimando di Mattei – e sorprendeva Sclavi aveva prostrato la squadra romana; i grigi invece dominavano in tecnica e in padronanza del pallone. Dov’era l’ardente Lazio del match col Genova? Un ricordo lontano. Poca intesa fra gli uomini; incerti i rimandi dei difensori; l’apatia invadeva le linee ed affiorava così la forza della tradizione che dà l’Alessandria imbattibile sul campo della Rondinella. La partita procedeva monotona, pur segnando un maggior numero di infruttuosi assalti laziali, ma registrando la sicura difesa alessandrina. Borelli ripiegava spesso a dar man forte ai compagni ed Ansaldi si scontrava con Ziroli, rimanendone contuso. Due corners per parte sanzionavano infine un certo equilibrio nei contendenti. La Lazio denota subito all’iniziarsi della ripresa che è decisa a rimontare l’handicap; ma non è fortunata. Al 5’ Foni, da due passi dalla rete di Balossino, alza alle stelle! I grigi non pensano a serrarsi in stretta difesa ed allargano il giuoco; Sclavi è impegnato da un forte tiro di Banchero. L’ampiezza delle azioni imposte dai grigi è stata la salvezza della Lazio, che ha buon gioco per invadere con nutrite discese l’area avversaria. La seconda linea romana ora domina; quella alessandrina denunzia invece qualche ratée. Ansaldi, che nel primo tempo ha avuto ottime respinte, ora appare un po’ a disagio. I romani stringono: al 9’ ed al 15’ ottengono due corners. Poi si scambiano i posti Ziroli e Foni, e l’attacco fila molto meglio. Dinanzi alla rete di Balossino, si sferra un assedio regolare. Il portiere dei grigi, Gallino e Gandini, in special modo, si difendono eroicamente. La porta appare fatata, quando al 20’ Pastore si trova solo a pochi passi dalla rete: uno sguardo all’angolo, una finta di sinistro e Balossino è battuto. Qui la partita è segnata. Gli azzurri laziali sono trasformati: intravvedono la vittoria e non se la lasciarono più sfuggire. I grigi difendono anche con asprezza il match pari e l’ottimo Zorzi deve intervenire con prontezza per non lasciare degenerare il giuoco. Ma è destino che la fiera resistenza dell’Alessandria sia spuntata. Al 35’ Balossino respinge di pugno un preciso cross di Foni dall’ala; la respinta è però debole ed il pallone, ripreso di testa da Malatesta, è lanciato in rete per la seconda volta, per i locali. L’Alessandria tenta l’impossibile con qualche fuga isolata, ma la Lazio è ora troppo accorta e troppo ben lanciata. Ultimo goal al 40’: palleggio stretto tra Malatesta e Cevenini; Gallino è superato e l’ala sinistra romana, giunta a tre metri, spara; Balossino è nuovamente e definitivamente battuto. («La Gazzetta dello Sport», 1º dicembre 1930) LAZIO-ALESSANDRIA: 3 A 1 L'Alessandria ha colto un goal di sorpresa all'apertura del gioco, e sembrava porre tutta la sua condotta di gara su questo vantaggio. Invano i romani hanno dato battaglia per tutto il primo tempo nell'intento di poter almeno pareggiare: gli alessandrini hanno tenuto il campo con sicurezza. La loro tattica non è stata però improntata a un prevalente gioco di difesa per mantenere il proprio bottino, perché anzi sovente sono pervenuti a minacciare seriamente Sclavi. La squadra del Lazio, nonostante tutto l'impegno posto nella lotta, è apparsa lenta e slegata nei confronti dell'avversaria. La compagine alessandrina infatti, per tutto il primo tempo e per una ventina di minuti della ripresa, si e fatta ammirare per saldezza, potenza e precisione nella difesa estrema, per continuità di gioco della mediana, che pur mancava di Bertolino, e per lo stile dei suoi attaccanti abili nelle finte e negli smarcamenti, pronti nel liberarsi del pallone porgendolo al compagno meglio piazzato, e pericolosi nel tiro di porta. Contrariamente alle previsioni, i romani all'inizio del secondo tempo non sono riusciti ad assumere il comando della partita. I « laziali » hanno dato l'impressione di essere come rassegnati alla sconfitta, mentre gli ospiti hanno sfiorato ancora il successo. Ma al 21° minuto il goal segnato da Pastore ha fugato tutti i dubbi e la squadra romana si è finalmente ritrovata A partire da questo momento la gara ha mutato completamente fisionomia. Le sole ragioni tecniche non bastano a spiegare il tracollo manifestatosi nelle file alessandrine. Evidentemente gli alessandrini, persa la speranza di terminare vincitori, sono stati presi dall'orgasmo, che li ha resi incapaci di far fronte con successo alla travolgente offensiva dei romani. il Lazio ha condotto gli ultimi 25 minuti di gioco con una velocità ed un brio tali che la gara sembrava avesse avuto inizio allora, e due altri punti hanno premiato l’indiavolata attività romana. Al 2° minuto di gioco Avalle ha decisamente tirato in rete un imparabile pallone su centro di Chierico. I romani durante la loro reazione hanno fallito alcune facili occasioni per imprecisione nel tiro conclusivo. Poi l'incontro si è mantenuto equilibrato dando molto lavoro alle due estreme difese, ma fino allo scoccare del tempo il punteggio è rimasto invariato. Nei primi minuti della ripresa il Lazio non e stato in grado d'imporsi all'avversario; ma al 21° minuto Pastore, sfruttando l'incertezza di un terzino alessandrino, si è impadronito della palla e. portandosi a pochi passi da Balossino, ha segnato imparabilmente. I romani, spronati dal successo, con un gioco velocissimo hanno padroneggiato in campo. Gli alessandrini, forse anche perché affaticati, hanno accusalo il colpo e non si sono più ripresi. Al 36° minuto un forte tiro di Foni è stato respinto col pugno dal portiere alessandrino, ma Malatesta ha ripreso prontamente il pallone ed ha ottenuto il secondo goal. A quattro minuti dalla fine il Lazio ha conseguito il terzo punto con un tiro in corsa di Cevenini, che aveva raccolto un passaggio in profondità di Malatesta. Complessivamente quattro calci d'angolo a favore del Lazio e due per l'Alessandria, Arbitro: Zorzi. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio) GRIGI E CASALESI SUL CAMPO DEL LITTORIO Il campionato italiano di calcio, nelle ultime due domeniche di giuoco ha suscitalo un particolare fascino eri un morboso interessamento delle folle per i risultati sensazionali di alcune partite che hanno permesso alle tre inseguitrici della Juventus di diminuire sensibilmente lo svantaggio di classifica rendendo conseguentemente appassionante la lotta per la conquista del primato. Nelle ultime due partite, la Juventus, contro ogni previsione, ha perduto tre punti, cosicché le immediate inseguitrici le sono piombate alle calcagna come catapulte. Bologna, Roma e Napoli, dimostrando una sconcertante continuità di rendimento, in due sole domeniche hanno quasi raggiunto i bianconeri che, dopo l’ottava giornata, parevano irraggiungibili. Ma l’interesse del campionato non è solamente limitato alle quattro squadre di testa. Vi sono nel seguito, squadre come la Lazio, il Torino ed il Modena che hanno già sufficientemente dimostrato di poter fare grandi cose, e poi il Genova che non disarma nonostante la disfatta di Roma e che colla vittoria sul Torino ha riconquistate molte delle possibilità che a Roma aveva perdute. Poi seguono l'Ambrosiana ed il Milan che per le recenti sfortunate partite si trovano in posizioni di classifica non adeguate al loro valore ma che hanno grandi possibilità di recupero ed infine l'Alessandria, della cui superi» efficienza attuale nulla ha perduto nella partita di Roma ed il Brescia destinato a fare la parte del rompiscatole alle maggiori squadre. Naturalmente non tutte queste squadre hanno l'ambizione di aspirare al primato della classifica ma però posseggono Io spirito della lotta ad oltranza e non si daranno per vinte che sul traguardo di arrivo. Questa situazione ci lascia prevedere che il campionato diventerà sempre più interessante e ci farà assistere a diversi capovolgimenti di classifica provocati dal ritorno in forma o dalla decadenza di questa o di quell’altra squadra. Per domani intanto sono annunciate partite di sommo interesse quali: Juventus-Bologna, Ambrosiana-Napoli, Roma-Lazio, Pro Vercelli-Torino, Genova-Milan e Alessandria-Casale. L’Alessandria, dopo aver passato il periodo di sfortuna, aveva finalmente, nella partita coll’Ambrosiana, ritrovata la sua vena irresistibile e la via della vittoria. Dopo l’Ambrosiana, venne la partita di Trieste che segnò pei grigi un’altra grande vittoria. La partita di Roma fu, invece, ancora fatale ai grigi. Dopo aver condotta vittoriosamente la partita per più di un’ora, la squadra grigia è stata sorpresa da un irresistibile ritorno dei laziali, al quale nessuna squadra avrebbe potuto resistere. L’Alessandria avrebbe forse resistito se il terzino Ansaldi non fosse stato menomato fisicamente per un calcio ad una caviglia ricevuto nel primo tempo. Purtroppo questa situazione ha reso la difesa grigia, che mancava di Bertolini sostituito da Lotto, un po’ vacillante. Di qui la sconfitta che, se pure collo scarto di due goals, è tutt’altro che umiliante. La squadra grigia ha giuocato a Roma una bellissima partita, minacciando seriamente per più di un’ora, la difesa laziale che si è comportata egregiamente, qualche volta aiutata anche dalla fortuna. Fino al 20' del secondo tempo essa era ancora in vantaggio e lasciava l’impressione di poter aumentare il punteggio all’attivo. Improvvisamente però, la Lazio, incitata a gran voce dal suo pubblico, ritrovava quella vena irresistibile che otto giorni prima l’aveva portata a schiacciare il Genova ed in venti minuti riusciva per tre volte a violare la rete dei grigi. Lo sforzo dei grigi, durato un’ora, era di colpo infranto dalla squadra laziale che, in venti minuti di estro, riusciva a capovolgere l’esito della partita. La squadra grigia, nonostante la sconfitta, è uscita dal campo coll’onore che si deve ai forti. E questo è provato dai felici commenti che la truppa romana ha tributato alla squadra grigia. («Il Piccolo», 6 dicembre 1930) RISULTATI: Bologna - Modena 2-0 Casale - Pro Patria 4-0 Genova 1893 - Torino 2-0 Livorno - Ambrosiana 0-2 Milan - Legnano 2-0 Napoli - Brescia 3-1 Pro Vercelli - Roma 0-3 Triestina - Juventus 0-0 CLASSIFICA: Juventus 17; Bologna, Napoli, Roma 15; Lazio 13; Modena, Torino 12; Brescia, Genova 1893 10; Alessandria, Ambrosiana, Milan, Pro Patria 8; Pro Vercelli, Triestina 7; Casale, Legnano 6; Livorno 3. MARCATORI: 8 RETI: Reguzzoni (Bologna), Volk (Roma); 7 RETI: Orsi (Juventus); 6 RETI: Banchero I (Genova), Pastore (Lazio); 5 RETI: Maini (Bologna), Ranelli (Brescia), Vecchina (Juventus), Corsetti (Livorno), Mazzoni (Modena), Vojak I (Napoli) Il punto sul campionato Il campionato offre anche nella sua decima giornata una serie di risultati di vivo interesse. Naturalmente la logica va a gambe all'aria come al solito; e il primo posto spetta un'altra volta al Genova che passa con sorprendente disinvoltura dalle vittorie alle sconfitte e alle vittorie ancora. I.a squadra ligure, dopo l'arrivo di Stabile, sta sconcertando tutti gli indovini e i critici in favore ed in sfavore. Vince il Bologna con un secco tre a zero dovuto al piede prezioso dell'italo-argentino, un Bologna che anche ieri ha dimostrato la sua forza battendo per due goals di scarto il temibile Modena; la settimana dopo il Genova, che sembrava ormai lanciatissimo, incassava a Roma cinque punti. Una settimana dopo ancora, impone la sconfitta in campo avversario a quel Torino che negli ultimi tempi pareva in netta ripresa a motivo delle affermazioni di Legnano e di Busto. La cronaca dice che il Torino è stato sfortunato e che il Genova non ha convinto e che Stabile ha deluso. Ma comunque il Genova ha vinto ed in virtù dei suoi risultati contrastanti è una delle squadre più interessanti del lotto. Gli appassionati milanesi aspettano con interesse di vederla impegnata domenica prossima a Genova contro un Milan che sta prendendo... quota, come è dimostrato anche dal suo successo di ieri a ranghi pure incompleti Dopo il Genova il risultato più significativo tocca ancora ad una squadra del Centro-Sud: al Roma, netto vincitore della Pro Vercelli a Vercelli. Cosi Roma, Napoli e Bologna si fanno sempre più sotto. Ormai sono appena a due punti dalla Juventus, che in due domeniche ha perduto tre punti e che ieri per poco non subiva una nuova sconfitta a Trieste. I triestini non scherzano: con un po' di fortuna — hanno sbagliato per altro un calcio di rigore — avrebbero potuto anche vincere. La Juventus con quest'altra prova non propriamente felice, da compagine imbattibile, deve cominciare a pensare seriamente ai decisi avversari che inseguono tenacemente e che dimostrano ad ogni domenica di saper marciare egregiamente. Dopo il Napoli e il Roma, è un'altra squadra del Centro-Sud che continua a farsi onore: la Lazio, che ha battuto l'Alessandria appena reduce dal successo di Trieste. L'Alessandria però ha tenuto con vantaggio fino al 21° minuto della ripresa. Notevole appare il risultato di Casale, inatteso per il punteggio. L'Ambrosiana, sul campo neutro di Pistoia, ha finalmente vinto: la prima vittoria fuori casa e la seconda del campionato. Il risultato dice poco ed è anzi il minimo che si poteva pretendere dai nero-azzurri. Ma può rappresentare la famosa rottura del... ghiaccio. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio)