Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1929/1930
Serie A
03-11-1929 - Giornata: 5 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Torino FBC 3 - 3 (1 - 2)
RETI: 8. Ferrari G.[A], 66. Ferrari G.[A], 68. Ferrari G.[A] 20. Baloncieri A. [To] , 41. Janni A. [To] , 53. Libonatti J. [To]

Alessandria US Balossino Natale, Costa Felice, Gallino Luigi, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Avalle Edoardo, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria
TORINO FBC: Bosia; Miotti, Monti (III) Feliciano; Colombari, Janni, Mongero; Ferraris, Baloncieri, Libonatti, Rossetti (II) Gino, Silano. All.: Cargnelli Tony

Arbitro: Lenti Cesare (Genova)
Note
Angoli: 12-2 Giornata piovosa, terreno fangoso. Inizio ore 14.30

Commento
Sul finire della scorsa stagione, a Genova, granata e grigi chiusero alla pari, con tre goals per parte, una partita che ebbe alternative di attacchi ed un’altalena nel punteggio. Così è stato anche ieri. A Genova furono i granata a compiere un exploit non comune, risalendo lo svantaggio di due punti; ad Alessandria, ieri, furono i grigi che, battuti nettamente a venti minuti dal termine dell’incontro, riuscirono a pareggiare ed a sfiorare anche la vittoria. A Genova fu Baloncieri a risollevare le compromesse sorti della sua squadra; sul nuovo campo alessandrino è stato Ferrari ad evitare una sconfitta che, per l’andamento del gioco, sarebbe stata ingiusta per la valorosa squadra grigia. Le due contese, entrambe ricche di fasi appassionanti ed entrambe combattute con la maggior volontà, hanno non pochi punti di riferimento. Osiamo dire che, invertite le parti, il match di ieri è stato una ripetizione di quello giocatosi mesi or sono sul terreno di Marassi. È stata una grande, avvincente, superba contesa; una di quelle che le squadre combattono con le loro più reposte energie, che i giocatori «sentono» veramente, che il pubblico «vive» partecipando quasi, con lo struggimento suo interno e con il clamore che la passione provoca, alla gran battaglia che vede in campo ventidue atleti animati da una sola, grande volontà: quella di far trionfare i propri colori. Nel gran quadro della partita sono scomparse le deficienze di qualche giocatore e gli errori di qualche reparto; è rimasto lo spettacolo bello di due squadre che, alternativamente, non si sono rassegnate un sol momento all’idea della sconfitta e che hanno offerto, a noi ed alla folla degli spettatori, un vero spettacolo di sport, di quelli che trascinano all’entusiasmo e che dimostrano veramente che cosa è lo spirito agonistico, che cosa il cuore, che cosa è passione. La partita non ha avuto né vincitori né vinti: risultato giusto, degno epilogo di un confronto che ha visto le due squadre avversarie combattere da pari a pari. Non avrebbe meritato di vincere l’Alessandria poiché il Torino, pur incompleto, ha tenuto per molto tempo il campo con autorità e non avrebbe neppure meritato il successo l’undici granata poiché la squadra grigia ha saputo, quando ormai pareva destinata a subire la più grave delle sconfitte, serrare le file e sferrare un centrattacco irresistibile. Una volta tanto, quindi, bisogna dire che si e avuta giustizia e che la sorte, che ieri poteva essere arbitra in campo per le condizioni nelle quali le due squadre giocarono, non è stata cieca. Grigi e granata dovettero lottare per i due tempi contro un insidioso nemico: il terreno. La pioggia, dopo di essere caduta per molte ore prima del match, ha continuato a cadere durante lo svolgimento dello stesso. Con quali risultati è facile immaginare. Il campo dell’Alessandria, nuovo e non ancora perfettamente sistemato, risultò insidiosissimo. Per tutti i novanta minuti i giocatori tentarono spesso inutilmente di trovare l’equilibrio sul prato che era in più punti allagato e che si presentava come una grande patinoire. Lo stato del terreno spiega l’alto punteggio ottenuto dai due teams. Le due difese furono costrette a manovrare di forza ed i due attacchi a bandire dal repertorio loro le azioni di stile, comuni ad entrambi, ed a destreggiarsi alla meglio cercando di spiazzare le difese con grandi trasversoni, di sorprendere i portieri, impossibilitati a scattare sulla palla per via della melma che li teneva come inchiodati a terra. Il lavoro torno più facile ai forwards che ai difensori; dei sei goals, infatti, due furono segnati con tiri improvvisi da oltre trenta metri, colpendo non la palla a terra, ma al volo, con due cannonate, e due su incertezze dei portieri che si trovarono con il pallone in rete e con le mani piantate nel fango. Ad ogni modo, il male fu comune e comuni furono parimenti i malanni da esso provocati. Anche per questo, quindi… pari e patta. La partita ebbe, come già abbiamo detto, altalena di punteggio. La squadra alessandrina si presentò in campo nella sua miglior formazione, contando su Gandini a centrosostegno e su Avalle a condottiero dell’attacco. Si presentò favorita anche e specialmente per le menomate condizioni degli avversari. Decisamente il Torino non ha ancora posto termine ai suoi guai. La sfortuna che si accanisce contro i granata non ha permesso loro neppure ieri di schierare in campo tutte le forze migliori. Vi sono dei giuocatori, nella squadra torinese, che sono costretti all’inattività dalle loro menomate condizioni fisiche; altri ve ne sono ancora, e questo è doloroso, i quali, proprio ora che la loro squadra avrebbe di essi maggior necessità, trovano modo di negare ad essa il loro contributo di energie. Ma il discorso… non è prettamente sportivo e convien lasciare che i «panni sporchi» siano lavati in famiglia. Si presentò quindi, il Torino, con una linea di terzini nuova di zecca, con una mediana priva di un titolare e con l’attacco ancora rimaneggiato; un attacco che annoverava i tre uomini del trio famoso e le estreme Ferraris e Silano. Fu l’Alessandria a battere l’inizio ed a dar vita alla prima azione… nel fango. Al terzo minuto il Torino subì il primo calcio d’angolo e la porta difesa da Bosia corse il primo serio pericolo. I granata stentarono a ritrovarsi nel pantano e l’Alessandria, per contro, diede la stura ad un gioco fatto tutto di passaggi volanti eseguiti da forwards che mostrarono subito decisione, coraggio, bravura. Si giunse così, più presto che non si credesse, alla marcatura del primo punto. Erano trascorsi otto minuti dal fischio d’inizio; punizione contro Torino battuta da Lauro; la viscida palla trovò il piede di Avalle che mandò a Ferrari; girata in porta, senza eccesive pretese, dell’inside grigio. La diesa granata ebbe come una battuta di arresto, Bosia per di più fu indeciso ed il pallone varcò per la prima volta la bianca linea del goal. Ed ecco il Torino in svantaggio, con di fronte un’Alessandria galvanizzata dal successo e smaniosa di aumentare il bottino. Per qualche minuto parve che il Torino dovesse essere travolto dall’incalzante attacco grigio. Un secondo goal avrebbe forse segnato definitivamente le sorti della contesa; invece, quando al 15’ parve che l’Alessandria potesse nuovamente segnare in seguito all’irrompere dei tre uomini di centro in area granata, quanto il solo Monti si ergeva a baluardo di fronte a Bosia, riuscì al terzino torinese di mettere in corner e di sventare in questo modo il pericolo. Il contrattacco fulmineo, possente, riportò le squadre alla pari. Sul rimando di Monti, che sbrigava così una critica situazione dalla quale i grigi avevano tentato invano di trarre un vantaggio, il ball giunse sin sulla linea dei terzini alessandrini. A causa del perfido terreno, Gallino mancò completamente il pallone che gli passò così di parecchi metri alle spalle; dietro a Gallino, nel frattempo, si era portato velocissimo Silano che riusciva non a «crossare» in modo perfetto, ma comunque ad inviare al centro; davanti alla porta sguernita irrompevano intanto Libonatti e Baloncieri. Il goal non poteva essere mancato; Libonatti non riuscì a calciare, ma ben vi riuscì Baloncieri che mandò violentemente la palla a sbattere sotto al palo così che essa scivolò in porta dall’alto in basso contro la rete e, toccando terra, riuscì persino in campo. Qualche giocatore grigio tentò… timidamente di far le viste che nulla fosse avvenuto, ma il fischio prolungato di Lenti con l’indice teso verso il centro del campo, sanzionò la validità indiscutibile del regolarissimo punto. Uno a uno: tutto da rifare. Grigi e granata ripresero a combattere con l’ardore iniziale. La prevalenza di attacchi fu in questo periodo degli alessandrini e Ferrari, al 20’, mise al centro un pallone che a Monti non riuscì di respingere: il conseguente tiro di Avalle batté nell’angolo destro della casa di Bosia e la difesa torinese riuscì a liberare in corner. Poi ecco ancora una puntata di Ferrari, un corner contro il Torino respinto di testa da Janni. Fasi alterne: l’ala granata Ferraris che mise fuori la palla trovandosi solo di fronte a Balossino; un tiro di Marchina che Bosia parò con un tuffo magnifico; poi, il secondo goal del Torino, imprevisto. Al 41’, il Torino costrinse l’Alessandria in corner in seguito ad una discesa del duo Baloncieri-Ferraris; Bertolini, sul calcio d’angolo, allontanò di testa la palla oltre l’area di rigore e Janni, che si trovava lontano dalla mischia, rimetteva al volo ed infilava in goal con un tiro fortissimo che Balossino, coperto da compagni ed avversari, non riusciva neppure a vedere. Un goal-rivoltellata. Il tempo si chiuse dopo che Bertolini ebbe messo fuori di testa la palla su calcio d’angolo battuto contro il Torino. Si riprese quindi con i granata in vantaggio e con i grigi che non si ritenevano per nulla battuti. Ancora pericoli assai gravi per le due parti: tiro alto di Silano a pochi metri da Balossino, tiro a lato di Ferraris in favorevole posizione per segnare, quindi parata fortunosa di Bosia, inginocchiato a terra, su cannonata di Avalle. All’8’ il Torino ottenne il terzo punto, che parve inchiodare l’Alessandria alla sconfitta: goal scaturito da una mancata presa di Balossino, che permise a Libonatti di girare alle spalle del portiere grigio, di rastrellar via la palla e di metterla tranquillamente nella porta incustodita. Il pallone era stato inviato precedentemente al centro da Ferraris e la difettosa parata era stata provocata dal tiro di Baloncieri. Ed ecco, per ritornare al discorso iniziale, l’Alessandria nelle condizioni del Torino nel match della scorsa stagione; ecco il Torino apparentemente con la vittoria in pugno. Due corners per parte, poi dieci minuti di predominio granata. Pur nel fango, l’attacco torinese «ingrana» assai bene ed i grigi sono tutti in difesa. Pare che da un momento all’altro il Torino debba aumentare il punteggio, ma una acrobatica girata di Rossetti al 16’ è respinta dal palo ed un facilissimo pallone è malamente sciupato da Silano, che non riesce ad indirizzare in rete da due passi. La folla trema per i suoi grigi. Ma d’improvviso, la situazione si capovolge. Che è? Forse la minaccia del quarto goal sprona l’Alessandria alla riscossa. Il Torino cede, indietreggia, i grigi incalzano, serrano le file, si fanno minacciosi. Torino mette in corner. Dagli spalti si grida a gran voce: «Grigi, grigi!». La squadra ha un nuovo scatto in avanti, Ferrari è il condottiero generoso dei forwards. 22’: travolgente azione grigia, il Torino arranca in difesa; Cattaneo, presso la linea di fondo, si sbriga di due avversari e «crossa». Irrompe Ferrari, che mette in goal. Un grido altissimo saluta il punto e poi… sempre esigente, il pubblico reclama subito il pareggio. L’Alessandria è lanciata e non è possibile fermarla. Janni non regge alla massacrante fatica, ma Monti, Miotti, Colombari, Mongero lavorano a ritmo accelerato. Tuttavia, la palla resta nella metà campo torinese. Sono trascorsi due minuti dal goal dei grigi ed il pareggio è ottenuto con un punto che può fare il paio con quello precedente di Janni. Ferrari, cannoniere oggi dell’attacco alessandrino, da circa trenta metri, con un tiro improvviso, batte Bosia. L’entusiasmo è allo zenith. Le due squadre tentano ancora disperatamente di giungere alla vittoria; si battono due calci d’angolo per parte, si falliscono facili occasioni, ma il risultato non muta. Vogliamo ora dire brevemente dei due «undici». Il Torino ha avuto in Mongero, Colombari e nel trio di attacco gli elementi migliori. Delusero assai le ali; Janni non fu il «grande» Janni, pur battendosi con selvaggia energia, e la difesa giocò una buona partita. Fra i grigi va segnalata la bella prova dei forwards: i tre uomini di centro si intendono bene e le ali cooperarono in modo egregio con i compagni. Gandini, come Janni, è lontano dal rendimento normale. Bertolini fu, fra gli halves grigi, il più continuo, il più efficiente. La difesa non fu sempre fortissima. Ma bisogna ben tener conto di quel terreno… traditore! (Luigi Cavallero, «La Stampa», 4 novembre 1929) In vantaggio di due goals alla metà circa del secondo tempo, il Torino non ha potuto evitare che l’Alessandria rimontasse il non indifferente handicap e sfiorasse, anzi, negli ultimi minuti la vittoria. Onde gli accompagnatori che prima avrebbero volentieri accettato il match nullo come la miglior soluzione possibile date le condizioni di incompletezza della squadra granata, uscivano dal campo con la bocca amara perché è legge che quando una compagine vince per tre a uno a 25 minuti dalla fine «non deve più perdere». D’altra parte, i grigi, già rassegnati alla sconfitta dopo il terzo goal segnato da Libonatti in seguito ad un infortunio di Balossino, e risorti, con uno sforzo di volontà di cui solo le squadre provinciali sembrano capaci, a riaffermare il loro diritto alla vittoria, dimenticavano assai presto quello che era avvenuto prima della riscossa e pareva ad essi che il recupero di due goals non fosse sufficiente a premiare la magnifica potenza del loro finale di gara. Il match si è svolto quasi continuamente sotto la pioggia e su di un terreno assai sdrucciolevole, costellato di pozzanghere. La difficoltà di poter reggersi in piedi rendeva quasi impossibile lo spiegamento di un gioco che volesse impiantarsi su basi tecniche. Impossibile il gioco a terra per l’insuperabile difficoltà di poter dosare il passaggio su di un terreno che, nel tratto di dieci metri, alternava erba, acqua e fango; impossibile, del pari, o almeno estremamente aleatorio, il gioco alto per gli imprevedibili scherzi del rimbalzo della palla. Le due squadre si sono dovute così adattare un sistema di gioco di circostanza, fatto di piccoli accorgimenti, basato, piuttosto che sulla tecnica propria, sugli inevitabili errori degli avversari. Un match, insomma, dove c’era da rubare il goal, più che farlo maturare con strategia accorta. In questi casi l’ideale per un attaccante è di riuscire a calciare in porta facendo toccar terra alla palla cinque o sei metri prima della linea bianca. È naturale, quindi, che in queste condizioni il significato tecnico di un match abbia un’importanza trascurabile e acquistino risalto invece le doti di resistenza che una squadra può sfoggiare. Giudicato dal punto di vista della combattività e della forza volitiva spiegate dalle due compagini (che è del resto l’unico possibile), il match è piaciuto. La partita è stata interessante sempre, talvolta anche avvincente. Complessivamente ha dominato l’Alessandria, che non ha mai dato l’impressione di essere battuta, se non nei primi venti minuti della ripresa, quando il Torino, come ho detto, dominava con tre a uno, ma anche nei momenti meno favorevoli del match le reazioni dei granata mantenevano alla partita quello stato di incertezza che doveva poi durare fino alla fine. Hanno aperto la marcatura i grigi all’8’, su tiro di punizione di Lauro da una ventina di metri deviato in goal da Ferrari a non più di tre o quattro passi da Bosia. La palla è come slittata sul piede di Ferrari che, in quel momento, volgeva per tre quarti le spalle al goal avversario. Impossibile ogni tentativo di parata. Al 16’ il pareggio granata. Un allungo di Monti su Silano provocava l’intervento di Gallino, che mancava nettamente la palla. Silano raccoglieva alle spalle dell’ex casalese e, benché tallonato prima e ostacolato poi da un avversario, riusciva a centrare a terra quasi sulla linea di fondo; Libonatti mancava a sua volta la palla che veniva raccolta giusto a due passi dal goal da Baloncieri, il quale saettava in rete con un tiro dal basso in alto. La palla batteva sull’asta trasversale, rimbalzava violentemente in rete e, per l’effetto di taglio ricevuto, ritornava in campo. L’arbitro però, che aveva potuto seguire l’azione, non aveva incertezze nel concedere il punto. La partita vedeva ora una sensibile prevalenza dei grigi. Un tiro di Avalle al 20’ colpiva violentemente il palo. La palla, dopo aver battuto sullo spigolo interno del montante alla sinistra di Bosia, percorreva tutto il fronte del goal e finiva nel corner opposto. I grigi insistevano all’offensiva e Bosia era chiamato ancora al lavoro su tiro di Ferrari. Dalle ondate d’assalto degli ospitanti spuntava a tratti insidioso, scattante, pericolosissimo, il contrattacco granata. I primi tre corners della giornata erano stati tirati contro il Torino al 3’, al 14’ e al 24’, e tutti erano riusciti infruttuosi. Il quarto, che era il primo contro l’Alessandria, doveva invece avere un esito concreto. La palla, spiovuta sui giuocatori aggruppati davanti al goal, veniva deviata verso il largo da Bertolini con un colpo di testa. Appena fuori dall’area di rigore, la attendeva Janni il quale, senza stare nemmeno a pensarci, la calciava violentemente in direzione del goal. Come un bolide, la palla attraversava lo sbarramento sfiorando quattro o cinque giuocatori e si accasciava in rete. Questo avveniva al 41’. Prima del riposo, il Torino subiva senza danno il suo quarto corner. Il vantaggio con cui l’undici granata aveva chiuso il primo tempo, vantaggio che l’andamento del match non avrebbe lasciato prevedere, veniva improvvisamente accresciuto nelle prime battute della ripresa. Già Silano, al 3’, aveva perso una di quelle occasioni che si dicono d’oro, mandando al disopra della porta una palla ricevuta a terra a tre o quattro passi dal goal e che bastava toccare leggermente per vederla fluire in rete. Sul contrattacco susseguente, Avalle affrettava un tiro che miracolosamente Bosia deviava pure trovandosi con le ginocchia a terra. Uscendo da questa situazione, il Torino vedeva maturare il suo terzo goal. Ferraris, che aveva la palla, tirava rasente terra sul portiere. Ho avuto l’impressione che il tiro non fosse che un cross mal riuscito e Balossino, uscito dai pali, si faceva incontro alla palla attanagliandola con un tuffo. Libonatti, l’uomo di punta dell’attacco granata, in un balzo fu sul portiere. Qui giunto s’arrestò, un fallo essendo, in queste circostanze, sciocco e inutile. Ed ecco allora l’infortunio di Balossino, a cui ho già accennato. Il portiere alessandrino nel tentare di rialzarsi si vedeva sfuggire la palla viscida dalle mani. Una situazione simile per un uomo come Libonatti era proprio il preannunzio del goal. Non costò difatti molta fatica al centroavanti dei granata impadronirsi della palla, scartare Balossino ancora a terra e mandare in porta con un tifo non forte ma preciso. Tre a uno. L’impressione di tutti era che il Torino avesse partita vinta. La stessa squadra alessandrina parve accusare il colpo. Il suo gioco, sempre sciolto ed agile, sembrò privo di quella forza propulsiva necessaria per rovesciare una situazione di tal genere. Il Torino ebbe al 17’ l’occasione di ottenere una clamorosa vittoria, ebbe quello che si dice il pallone del match. Un tiro pieno d’effetto di Rossetti colpiva l’asta trasversale in una situazione assai confusa e col portiere completamente spiazzato. È questo pericolo che ha scatenato la riscossa dei grigi? Da questo momento, ad ogni modo, il match assunse di colpo una diversa fisionomia. Come lanciata dagli incitamenti del pubblico, l’Alessandria fu tutta al contrattacco. Al 21’ il Torino era in corner. Al 23’ Cattaneo, dopo un lungo duello con Monti, riusciva a centrare la palla che, raccolta da Ferrari in ottima posizione, veniva con tiro secco e preciso spedita in rete. La bellezza dell’azione avvinse il pubblico, il quale ebbe la sensazione che la squadra del cuore avrebbe certamente annullata anche l’ultima frazione dell’handicap. Nel pubblico l’incubo della sconfitta che stava per dileguare; nella squadra una volontà fremente di vittoria. Il campo fu come percorso da una folata di entusiasmo. Spettacolo veramente avvincente, magnifico, trascinante. Erano appena passati due minuti dal secondo goal di Ferrari che lo stesso giocatore, dalla distanza di una trentina di metri, di molto spostato sulla sinistra, mandava su Bosia un traversone spettacoloso. La parabola del tiro ebbe due fasi: dapprima parve che dovesse passare alta sul goal, ma poi improvvisamente calò. Bosia si vide la palla addosso nel momento in cui anche il semplice tentativo di scattare sarebbe stato inutile e il bolide si insaccò nella rete. Erano bastati due minuti per distruggere una vittoria che al Torino era sembrata forse inattaccabile. Negli ultimi minuti si avevano ancora un tiro di Ferrari che sfiorava i pali ed un colpo di testa di Cattaneo su cross di Avalle che mancava il goal per un soffio. Il Torino si è portato a casa un punto prezioso. Come avevo preveduto nelle note della vigilia, la squadra granata, malgrado le mutilazioni, malgrado la cattiva forma, malgrado la scarsa efficienza di alcuni uomini non completamente guariti, ha potuto giuocare questo match a parità di chances con l’avversario. Io non ho mai creduto ad un Torino sulla parabola del declino. Nella squadra circola ancora un sangue sano. Oggi ho rivisto Libonatti tornato il giuocatore ardimentoso che era prima; ho rivisto Janni dominare, in certi momenti, il campo con la sua azione caratteristica. Tuti, fatta eccezione per Ferraris, fuori forma e fuori posto, si sono battuti con animo, con abnegazione, con volontà. Non è certo il cuore del combattente che manchi al Torino. L’Alessandria avrebbe potuto certamente strappare la vittoria se il Torino avesse commesso l’errore di stringersi in difesa dopo il suo terzo goal e, peggio ancora, dopo il pareggio. Questo non avvenne. Il Torino, finché ha potuto, ha sempre attaccato. Non vi sono dunque errori tattici da rimproverare. L’impeto della squadra grigia non poteva essere meglio frenato che con una costante minaccia di controffensiva che impedisse ai reparti di retroguardia di addossarsi a quelli d’attacco e quindi far più saldo il cerchio d’assedio. La squadra alessandrina è bella, duttile, armonica, forte. Piace il suo ardore di giuoco, il suo impeto gagliardo, il suo intelligente spiegamento di forze. Ho l’impressione che l’Alessandria debba ritornare presto quella che era un tempo, cioè una squadra degna di mettersi in linea per il titolo. La sorregge un impianto tecnico che è dei più pregevoli, un senso del giuoco che è il segno più sicuro della classe. Ferrari è un giuocatore di grandi mezzi e un cannoniere formidabile. Avalle, come centroavanti, è per ora un ripiego. Che possa riuscire a stampare un’orma anche in questo ruolo indubbiamente difficile, per ora non è possibile dire. C’è però fin d’ora nella squadra grigia sicurezza di impostazione e una vena di giuoco poco comune anche nelle unità di grido. (Ettore Berra, «Gazzetta del Popolo», 4 novembre 1929) Il Torino, chiuso il primo tempo in vantaggio di un goal, ha condotto in porto il match pari e può essere contento del risultato. Pur non avendo demeritato, ha condotto una partita priva di colore, senza riuscire a mettere in evidenza l’impronta della classe. Il primo ed il terzo goal granata sono stati piuttosto fortunosi che logicamente costrutti e la squadra ha lavorato a sbalzi ed è stata inferiore a quella grigia, dimostratasi più coordinata ed in possesso di un’ottima forma. L’Alessandria ha avuto delle pecche, ma ha fatto anche delle cose miracolose. Due grossolani errori di Gallino e Balossino hanno trovato gli avanti torinesi pronti a sfruttare le occasioni propizie. Ha subito, senza scomporsi, brevi periodi di supremazia degli ospiti, poi, spronata dalla voce del pubblico fremente, ha risolto lo svantaggio, segnando i due goals della ripresa in seguito ad azioni in linea che scardinavano la difesa granata con un attacco armonico e deciso nei tiri a rete. La pioggia, caduta abbondantemente nella mattinata, continuò lieve a tormentare i giocatori per tutta la partita e rese il campo zeppo di pozzanghere ove la palla si divertiva ad arenare improvvisamente le azioni nel vivo della lotta. Dell’Alessandria si distinsero Costa in difesa e Bertolini e Lauro tra i mediani mentre Gandini, a corto di lavoro, sentì il suo compito più grave nel terreno pesante e lottò con la combattività che lo distingue. All’attacco rifulsero Ferrari ed Avalle: ottimo cannoniere il primo, virtuoso il secondo nel nuovo ruolo. Avalle distribuì sapientemente il gioco, specie nella ripresa, appoggiando sulla destra ove Marchina e Cattaneo lavoravano con cuore. Chierico, sulla sinistra, colpito duramente da Miotti nel primo tempo, ha dato ottimi segni di miglioramento. Il Torino, buono in difesa e nella linea di sostegno, ebbe in Baloncieri l’uomo migliore. Libonatti e Rossetti sono vicini a riprendere la forma di un tempo, ma non collegano e puntano sul goal con azioni individuali. Ferraris e Silano alternano buone sgroppate ad indecisioni gravi. L’arbitro Lenti, come sempre dotato di occhio clinico nello scorgere i falli, tenne con autorità e competenza le redini dell’incontro. Il gioco s’inizio alle 14:30. Le armi si affilano a metà campo; poi Cattaneo lancia il primo dardo, appoggiato da Marchina. Al 4’ il Torino è in corner e si libera di forza. Il gioco, fin qui sbrigliato, rende ad impostarsi in azioni coordinate. All’8’ Lauro calcia una punizione contro gli ospiti. La palla spiove ai piedi di Ferrari che la rovescia magistralmente in rete. Gli applausi del numeroso pubblico danno impeto ai grigi. Un tiro di Avalle trova Bosia prontissimo. Il Torino tenta di arginare ed infrangere gli attacchi perfetti dei grigi ed una discesa Avalle-Ferrari-Marchina costringe gli ospiti in corner. La minaccia sfuma con un tiro impreciso di Cattaneo. Pausa sotto la rete di Bosia e contrattacco granata sulla sinistra. Centra Silano e Lauro e Gallino falliscono in pieno: raccoglie Baloncieri, che batte Balossino con un tiro sotto la traversa. Siamo al 20’. Prima che termini il primo tempo, registriamo dieci minuti di supremazia alessandrina; un tiro di Avalle batte nella facciata interna del palo e ritorna in campo. Delusione. Brillante entrata di Gallino che sventa un contrattacco granata; corner contro gli ospiti e calcio di punizione che trovano Bosia vigile e pronto. Ancora tiri di Avalle e Ferrari, poi Silano manda alle nuvole un pallone facilissimo. Centro di Chierico non raccolto da Ferrari e da Cattaneo, traditi dal terreno; due salvataggi di Bosia in gioco pericoloso. Al 42’, intervento di Bertolini che allontana di testa la palla in seguito ad un corner; ma Janni raccoglie a 30 metri dalla rete ed infila fra un groviglio di uomini che impediscono la visibilità a Balossino. Ripresa: fasi alterne fino al 7’, poi Balossino esce di porta e, sul limite dell’area di rigore, fallisce la presa di un facilissimo pallone; Libonatti non dura fatica ad approfittare dell’occasione. Lo smacco sprona la squadra locale che torna alla carica con azioni in stile; dopo tre corners contro gli ospiti, Ferrari segna al 21’ su centro di Cattaneo e due minuti dopo, in seguito ad un attacco condotto da Marchina ed Avalle e finito sulla sinistra, Ferrari, avuta la palla da Chierico, segna con un traversone da 20 metri. Serrate dei grigi: tiri di Avalle, Cattaneo, Ferrari a ridosso della difesa, non sortono effetto. («La Gazzetta dello Sport», 4 novembre 1929) A venti minuti dalla fine della partita il Torino vinceva con due punti di vantaggio. Nonostante una notevole superiorità dei rivali, i torinesi erano riusciti a sfruttare a loro favore due errori della difesa alessandrina e un calcio d'angolo. L'Alessandria invece, pur dominando, aveva segnato soltanto un punto; i frequenti tiri degli avanti apparsi in ottima forma, erano stati mirabilmente salvati dal portiere torinese e dai pali. Il ritorno all’offensiva dei concittadini durava già da un quarto d'ora circa e i torinesi erano costretti a una severa difesa quando Ferrari in due minuti al 22° e al 24°, saettava in rete due imparabili palloni riuscendo a pareggiare le sorti dell'incontro. Il Torino ha avuto una buona, ma anche fortunosa giornata. Si sono distinti specialmente il trio di attacco Baloncieri, Libonatti e Rossetti, e il centro sostegno Janni che oltre ad aver svolto un gioco possente e redditizio ha segnato un bellissimo punto da circa trenta metri. L'Alessandria ha giocato un eccellente partita: si sono distinti Avalle, Ferrari. Marchina, Bertolino e Lauro. La gara è stata comandata per due terzi dagli alessandrini che hanno fruito di una dozzina di calci d'angolo contro due in favore dei torinesi. I punti sono stati segnati per l'Alessandria, tutti e tre da Ferrari, all’8° minuto del primo tempo o al 22° e al 24° minuto della ripresa, per il Torino nel primo tempo da Baloncieri al 17° minuto e da Janni al 40° minuto e nella ripresa da Libonatti all'8° minuto. La pioggia è caduta insistentemente per tutta la giornata. Arbitro Lenti. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio) Il pubblico enorme che domenica scorsa, malgrado il cattivo tempo, gremiva le tribune e le gradinate del nuovo grandioso campo sportivo è esploso in una irrefrenabile dimostrazione di entusiasmo allorquando Ferrari, al 22’ ed al 24’ della ripresa, con due fulminei tiri, violava per due volte la rete del Torino, riportando la squadra grigia al pareggio. È stato veramente un entusiasmo indescrivibile, al quale nessuno ha potuto sottrarsi perché imposto di viva forza dalla bellezza suprema delle magnifiche azioni che hanno preceduto i due magnifichi goals. Tutta Alessandria sportiva è sorta in piedi ad acclamare i suoi grandi campioni che in quel momento si erano dimostrati irresistibili e degni del più grande trionfo. Purtroppo, la vittoria non ha arriso ai baldi campioni alessandrini per un cumulo di circostanze indipendenti dal loro alto valore e dalle loro superiori possibilità nei confronti dello squadrone granata. Più volte l’Alessandria è stata sul punto di cogliere il tanto atteso successo, ma il suo ardire ha trovato non poche difficoltà nella più nera sfortuna dalla quale pareva perseguitata. E la partita ebbe così esito pari nonostante che l’Alessandria avesse dimostrato nel corso dei novanta minuti il diritto ad una vittoria clamorosa. Grigi e granata si sono domenica battuti con tono vibrante ma cavalleresco ed hanno dato, ancora una volta, esempio di perfetta cavalleria sportiva. Il tono con cui essi hanno disputato la partita, tono saturo di passionalità e di combattività, non ha nulla da invidiare alle più belle partite che le due squadre hanno combattuto nelle precedenti annate. Grigi e granata sono oggi in una forma ottima, se pure il loro rendimento possa essere in avvenire superiore a quello dimostrato domenica. Di questo stato di cose vantaggiò la partita, nella sua bellezza e combattività. I ventidue atleti si sono prodigati in sforzi sovrumani per dare la vittoria alla loro squadra. Per poco, il Torino non si è reso artefice di una grossa sorpresa ai danni dell’Alessandria e per poco l’Alessandria non ha strappato una radiosa vittoria. L’alternante superiorità dell’una e dell’altra squadra ha reso la partita sommamente avvincente ed ha costretto il pubblico alle più amare delusioni ed agli entusiasmi più deliranti. Dopo pochi minuti di giuoco, l’Alessandria conquistava il suo primo goal. Era Ferrari che, raccogliendo un calcio di punizione di Lauro, deviava la palla nella rete. Poco dopo, su un disgraziato errore della difesa grigia, Baloncieri ristabiliva le sorti e, prima della fine, Janni, con un poderoso tiro da circa 30 metri, segnava il secondo punto. Nella ripresa, dopo circa dieci minuti, Libonatti approfittava di un secondo errore della difesa grigia e segnava il terzo punto. A venti minuti circa dalla fine, Ferrari, in due minuti, otteneva il pareggio con due superbi tiri in due perfette azioni in linea. Questa la cronaca breve della partita. Del giuoco svolto dalle due squadre si è ammirato quello delle due linee d’attacco: il Torino col suo famoso trio già in piena efficienza, l’Alessandria col suo quintetto già perfettamente amalgamato, sorretto da una sola volontà e da una fede incrollabile. Dei due attacchi, quello grigio si è dimostrato più completo ed a dimostrazione di ciò stanno i tre goals di Ferrari, frutto di altrettante azioni in linea, e gli innumerevoli tiri seguiti ad altrettante azioni in perfetto stile. Delle due difese, quella torinese è apparsa più salda in special modo nel portiere e nel centrosostegno. L’Alessandria ha infatti, domenica, denunciato una deficienza, sia pure lieve, nel portiere e nel centrosostegno, che non sono stati all’altezza dei compagni. Balossino e Gandini sono stati infatti l’ombra dei due grandi atleti che a Padova hanno contribuito non poco alla bella vittoria dei grigi. Una particolare importanza ha assunto quest’anno la classifica del girone. Attualmente, prima classificata è la Juventus: lo squadrone juventino, in cinque partite giuocate, ne ha vinto quattro e ne ha pareggiata una; nove punti ha al suo attivo. Gli sono a ridosso Alessandria, Torino, Genova, Milan e Ambrosiana, tutte con sette punti. La lotta per il primato si fa vieppiù interessante. Sono impegnate cinque squadre di grandi città e l’Alessandria, che tiene alto il nome della nostra città e del calcio provinciale. A questa eletta schiera di squadroni si aggiungeranno fra breve anche Roma e Bologna, tenuti per il momento al centro della classifica da alcuni infortuni iniziali. È quindi una lotta veramente passionale quella che combatteranno questi otto squadroni nel corso del campionato. Ed un ruolo importantissimo giuocherà pure la squadra grigia, che ha tutti i mezzi e le possibilità per degnamente figurare all’avanguardia del calcio italiano. («Il Piccolo», 9 novembre 1929) RISULTATI: Ambrosiana-Cremonese 3-2 Bologna-Milan 1-1 Juventus-Pro Vercelli 6-1 Modena-Genova 1893 2-1 Napoli-Livorno 1-1 Pro Patria-Padova 0-0 Roma-Brescia 2-1 Triestina-Lazio 3-3 CLASSIFICA: Juventus 9; Alessandria, Ambrosiana, Genova 1893, Milan, Torino 7; Modena, Pro Vercelli 6; Lazio, Roma 5; Bologna, Napoli, Pro Patria 4; Brescia, Cremonese, Triestina 3; Livorno 2; Padova 1. Il punto sul campionato II campionato a girone unico offre a ogni giornata incontri sempre più combattuti e sempre più interessanti, con continui mutamenti di posizioni. Oggi, scontino il Genova a Modena e battuta la Pro Vercelli a Torino, la Juventus che con un punteggio assolutamente, inatteso appare come la trionfatrice della quinta giornata di campionato e rimane sola in testa con due punti di vantaggio sul gruppo più vicino composto di cinque squadre, fra le quali la sola Alessandria risulta imbattuta, come imbattuta è la Juventus che ha perduto solo un punto. Domenica prossima. Iti sesta giornata, fornirà un'altra serio di incontri appassionanti, fra cui primeggiano quelli fra Milan c Ambrosiana, fra Torino e Bologna e fra Alessandria-Juventus, confronto quest'ultimo che dovrebbe dare ancora una più esatta misura del valore della squadra juventina quest'anno particolarmente minacciosa. La Pro Vercelli era scesa a Torino forte delle sue ottime partite disputate finora. Questo incontro fra juventini e vercellesi era dunque uno dei più attesi e mostrava anche qualche incertezza. Invece si registra un risultato di sei a uno a favore dei torinesi che hanno sperimentato efficacemente una nuova formazione della linea d'attacco. Il risultato appare come il più notevole della giornata svoltasi sotto l'infuriare del mal tempo generale, giornata che conta, cinque incontri pari su nove disputati e tre con un solo goal di scarto. Tutto ciò sta a dimostrare l'incertezza e la bellezza della lotta. Il Milan è riuscito - pareggiando a due minuti dalla fine - a passare senza sconfitte sul campo del Littoriale combattendo contro i campioni d'Italia che non hanno per altro risolta completamente la loro crisi. Il Modena, allontanando quella sfortuna che gli aveva reso più difficile le ultime partite, ha potuto piegare il Genova da cui si attendeva, dopo le precedenti buone prove, indubbiamente di più. Ad Alessandria il Torino ha dovuto accontentarsi della divisione dei punti, dopo essere riuscito ad arrivare a venti minuti dalla fine con due goals di vantaggio. Ma gli alessandrini hanno avuto un finale che ha rimesso giustamente la partita in bilancio, riconfermandosi quest'anno in ottima efficienza. Buona è stata a Milano la difesa della Cremonese contro un'Ambrosiana in giornata non troppo felice ed eccellenti le prove del Livorno e segnatamente quelle del Padova che a Busto Arsizio ha costretto la Pro Patria all'incontro nullo. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio)