Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1929/1930
Serie A
17-11-1929 - Giornata: 7 - Genova - Marassi


Genova 1893 CdC - Alessandria US 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 25. Casanova O. [Ge] , 37. aut. Lombardo U. [Ge] , 76. Notti (I) A. [Ge]

Alessandria US Balossino Natale, Gallino Luigi, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Avalle Edoardo, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria
GENOVA 1893 CdC: De Prà; Lombardo, Spigno; Barbieri, Albertoni, Parodi; Bodini (I) Ercole, Banchero (I) Elvio, Notti (I) Alfredo, Casanova, Levratto (II) Virgilio Felice. All.: De Vecchi Renzo

Arbitro: Barlassina Rinaldo (Novara)
Note
Tempo coperto, terreno ottimo. Inizio gara ore 14:30 (o 15:00?)

Commento
Dopo sette giornate di lotta, non vi è più una sola squadra imbattuta in campionato. L’ultima compagine che ancora vantava immunità da sconfitte ha capitolato ieri su un campo da cui non è facile uscire vincitori. L’Alessandria non ha mai avuto fortuna sul campo del Genova. Non nel senso dell’andamento delle partite che su di esso si ha giuocato o si giuocò; nel senso del grado di forma che si riesce a riprodurre. Per ben lanciati che siano i grigi, per buone che siano le loro condizioni tecniche, quando giunge il momento della visita al campo di Marassi la loro vena si oscura di colpo, la loro macchina si inceppa, cessa improvvisamente di funzionare, è diventata una specie di tradizione questa del subito abbassamento del livello tecnico del giuoco dell’Alessandria a Genova. Nessuna vittoria sarebbe più ambita di quella e, forse appunto per ciò, essa risulta ogni volta irraggiungibile. Ieri ancora l’Alessandria giuocò al di sotto del suo normale valore e perdette meritando di perdere. Per poco anzi che gli avanti del Genova fossero stati più calmi e precisi al momento culminante delle azioni, la sconfitta dei grigi avrebbe assunto proporzioni più rilevanti. Quello che avvenne, infatti, fu che l’Alessandria smobilitò completamente alla ripresa, come se avesse rinunciato ad ogni velleità aggressiva, come se si fosse convinta che le probabilità di salvezza che offriva la giornata fossero tutte ed esclusivamente comprese nei compiti di difesa. Il primo tempo era stato aperto ed interessante ed il contegno tecnico e tattico degli ospiti onorevole. Si era chiusa alla pari questa prima parte della gara, con un punto per parte, e gli attaccanti grigi, lanciati e sorretti qua e là da una linea mediana duttile e pronta, avevan condotto parecchie azioni in stile pregevole. Ma, pur nei momenti in cui la squadra mostrava di saper funzionare con la dovuta scorrevolezza, emergeva chiaro nei giuocatori un non so che per cui pareva che essi fossero convinti solo a meta dell’utilità dei loro sforzi, un non so che di remissivo e rassegnato che toglieva valore ed efficacia a tutto il lavoro. Alla ripresa, questo stato d’animo assumeva la forma concreta di un asserragliamento in difesa, come abbiamo accennato; estendendo la considerazione agli interi novanta minuti dell’incontro, questo stato d’animo aveva per conseguenza che due tiri soli degni della qualifica di difficili giungessero a disturbare De Prà: uno partito dal piede di un attaccante nel primo tempo e l’altro dovuto all’iniziativa personale del mediano Bertolini, un po’ poco per poter sperare di riportar vittoria in casa del Genova. Il punto stesso che la giornata registra all’attivo dell’Alessandria doveva essere un gentile regalo del terzino genovano Lombardo. La capacità tecnica dei grigi va, in conseguenza di quanto sopra, considerata sull’opera svolta nel primo tempo. V’è stile nei giuocatori alessandrini. Esiste fra i singoli elementi quella uniformità di movimenti e di atteggiamenti che è caratteristica di coloro che provengono da una stessa scuola: lo scatto, il portamento delle braccia in corsa, l’arresto della palla, il giuoco di testa. L’attività della compagine ha carattere eminentemente costruttivo. Ancora lo stile di Baloncieri: giungere all’area di rigore con due passaggi soli, puntar diritto all’obiettivo tenendo la palla a terra. Le tendenze, gli atteggiamenti e le attitudini dell’ex grigio sono state copiate fedelmente da Ferrari, la mezz’ala sinistra, un giocatore di talento che brillò ieri all’attacco come il compagno suo Bertolini brillò nella linea mediana. Bertolini giuoca con la calma, il discernimento e la sicurezza dell’uomo che sa l’affar suo. Quella dell’Alessandria è una squadra nel senso giusto della parola. Incerta, un po’ sbandata e malferma in quanto a morale nella giornata di ieri, tenuta a freno e battuta anzi in modo più netto di quanto il risultato non dimostri, essa ha un substrato di coesione, di stile e di tecnica che lasciano bene sperare per l’avvenire. Quando la squadra esiste, come nel caso dell’Alessandria, quello che non si fa oggi si fa domani. Quando una squadra giuoca in tono minore, la responsabilità va sempre ricercata e spesso trovata nel tipo di lavoro svolto dall’unità che ad essa si è contrapposta come avversaria. Un undici giuoca come l’oppositore gli permette di giuocare. Il Genova sa come tenere a freno l’Alessandria. Sul proprio campo comincia ad incutergli rispetto e soggezione. La decisione dei terzini della anziana società ligure e l’irruenza dei suoi avanti paiono esser fatte appositamente per inceppare il buon funzionamento della macchina dei grigi. I rossoblù han migliorato notevolmente in queste ultime settimane. De Prà è in forma, Barbieri sta attraversando la sua estate di San Martino ed Albertoni è in progresso come rendimento. L’attacco non è più quello di un mese fa. Al centro compare Notti ed alla mezz’ala sinistra Casanova, due novellini della prima squadra; Banchero è passato mezz’ala destra e Bodini è andato a finire all’ala. Notti è molto attivo: gli manca il piglio franco e sicuro che deve avere un condottiero dell’attacco in quanto a distribuzione ed impostazione del giuoco, ma evidentemente un uomo che muove i suoi primi passi in un posto di tanta responsabilità di una squadra come quella del Genova non può acquistar di colpo una personalità sua. Levratto è quello che è, né più cambierà. Nelle vicinanze dell’area di rigore cerca di sfondare, non di manovrare. Sferra mazzate. Se azzecca un portiere con una di esse, lo invoglia a cambiar mestiere. Ieri egli colpì Lauro con una di quelle cannonate che egli chiama «centri» e lo stese al suolo inebetito. Bodini tradisce nel suo lavoro la malavoglia di giuocare all’ala e Banchero, che ancora non è riuscito ad ambientarsi appieno nella prima linea del Genova, era ieri mal disposto. Banchero è un temperamento del tipo di Schiavio: ha bisogno di trovarsi inserito fra dati compagni per rendere quanto può. Non è malleabile ed adattabile senz’altro ad una qualsiasi linea. Ma il Genova migliora come attacco. Cerca di combinare, non tanto di travolgere, ora. Incontra difficoltà notevoli nella durezza stessa dei terreni di riviera a tener la palla a terra, ma anche in questo particolare migliora. Al momento della finitura del lavoro, nell’area di rigore cioè, la linea si disunisce e si disarticola però ancora con troppa facilità e frequenza: esempio, il periodo di netto predominio della prima mezz’ora della ripresa, in cui un solo punto, quello della vittoria, venne segnato. La difesa di Lombardo e Spigno non parve ieri così ferma e così sicura come in altre occasioni della passata e della presente stagione. La difesa estrema genovana, giudicata dal suo contegno contro l’Alessandria, appare tutt’altro che invulnerabile. Come dicemmo, la vittoria del Genova fu pienamente meritata. Il primo tempo fu equilibrato come numero di attacchi. I primi dieci minuti furono a vantaggio degli ospiti. Contenuta la offensiva avversaria, il Genova poteva capovolgere la situazione verso la metà del tempo, ed al 25’ raccoglieva il frutto del suo lavoro. Un bel centro di Levratto veniva raccolto da Notti, che serviva senza indugio Casanova. La mezz’ala sinistra genovana, con poco spazio in cui muoversi ed a cui mirare, mandava la palla a finire proprio nell’angolo basso sulla sinistra di Balossino, senza che il portiere alessandrino accennasse a parata. Se Casanova intese veramente di mirare a quel punto della rete e di agire con tanta calma e precisione, il suo è un punto da giuocatore superiore. Al 37’ le sorti si trovavano nuovamente alla pari. La reazione dell’Alessandria al punto segnato da Casanova aveva condotto gli attaccanti grigi a dimostrare e manovrare nelle vicinanze dell’area di rigore genovana. Su un movimento di Marchina, De Prà usciva di porta deciso. Quando egli già si trovava lanciato e compromesso, Lombardo, intervenuto veloce, si impadroniva del pallone e, coll’aria più disinvolta di questo mondo, lo passava indietro deviandolo proprio nell’angolo opposto della porta. La palla andava ad adagiarsi nella rete. Banchero fu ad un nulla dal rimetter in vantaggio il Genova, quando poco dopo veniva a trovarsi solo nella area di rigore: Balossino salvava gettandosi in tuffo e ricevendo in pieno il tiro. Alla ripresa, il Genova prese a dominare con insistenza ed energia, ma quel successo che pareva dover giungere da un momento all’altro doveva farsi attendere fino al 21’. Calcio d’angolo dalla sinistra tirato lungo da Levratto, Bodini riprende di testa e rimette al centro, Notti spara al volo, senza esitazione. Gandini, in un tentativo di parare, devia la palla che va a finire nella rete, fuori della portata di Balossino. E fu tutto. Come reazione, l’Alessandria non giungeva a minacciare che in occasione di un tiro alto ed improvviso di Bertolini, il suo mediano sinistro. Verso la fine, Bodini e Banchero si scambiavano di posto sulla destra della prima linea del Genova. Pubblico numerosissimo. Terreno ottimo, tempo coperto. (Vittorio Pozzo, «La Stampa», 18 novembre 1929) Anche l’Alessandria è caduta. Nessuno avrebbe forse potuto immaginare una resa così pacifica. Caduta nel modo più impensato, senza reazioni, senza quegli scossoni d’energia che fanno vacillare l’avversario; caduta, si direbbe, con rassegnazione. Chi aveva ancora negli occhi l’Alessandria dei due incontri col Torino e con la Juventus non ravvisava più ieri la squadra che aveva saputo entusiasmarlo e commuoverlo. Mancanza di fede? Non lo credo. L’Alessandria è stata avvinta nella rete del suo stesso giuoco. Convinta della propria superiorità tecnica sull’avversario, ha forse cercato di accentuare questo distacco con una esibizione di stile. Ha mantenuto quindi il suo giuoco in un tono compassato, freddamente calcolatore. La tecnica pura, lo sappiamo per una esperienza di decenni, non può dar sola portare alla vittoria. Una squadra che vuole permearsi di tecnica fino a svalorizzare quello che è il lievito del giuoco e cioè la passione che esalta e trasfigura gli atleti, o riesce a porre fra sé e l’avversario l’abisso incolmabile della classe, o cade alla fine vittima del suo stesso disarmo morale. Quello che è mancato ieri all’Alessandria non è certo la vena di giuoco ché anzi essa apparve in certe fasi del primo tempo sovrabbondante, ma è mancato piuttosto quello che completa e integra la tecnica. L’Alessandria si è mantenuta in una perfetta normalità di giuoco, quel giuoco che la squadra grigia può fornire in qualunque incontro perché è, così per dire, nel suo linguaggio corrente. È mancato invece il colpo d’ala, quel saper trarsi dalle bassure della mediocrità; è mancata proprio, all’Alessandria – squadra tecnica per eccellenza ma, non dimentichiamolo, squadra provinciale – quella che viene definita l’ispirazione sentimentale e che è il contrapposto sentimentale e che è il contrapposto assoluto del metodo fine a se stesso, della tecnica puramente accademica. Giuoco accademico, appunto, quello dei grigi, giuoco in certi momenti avvincente, bello sempre, con la preoccupazione dell’ordine, dell’esattezza, dell’armonia; ma giuoco, in fondo, che faceva soddisfatto il gusto dei tecnici senza per altro riuscire ad avvolgere in un alone di entusiasmo nemmeno le centurie dei sostenitori scesi da Alessandria certo con l’intenzione di non stare a perdere il loro tempo sul campo del Genova. Si tenga presente che, durante tutta la partita, l’Alessandria ha effettuato tre soli tiri in porta, uno nel primo tempo con Ferrari, tiro deviato in corner da De Prà, e due nella ripresa per merito di Bertolini e Avalle. Nell’attacco dei grigi si nota una contraddizione che farebbe pensare ad un errato impianto del giuoco se non si sapesse invece che essa è la conseguenza evidente della mancanza di un vero e proprio centroavanti. La contraddizione è questa: Ferrari, che è certo il giuocatore di miglior classe dell’attacco grigio e di gran lunga il cannoniere più temibile e che per queste sue doti dovrebbe quindi essere l’uomo più servito del quintetto, è invece di questo l’elemento più sacrificato. Egli è il tessitore dell’attacco, è l’uomo che sgobba per «nutrire» tutta la linea. Potrebbe tagliarsi, in una partita, una parte di tenore, ma si adatta invece ad una parte di ripiego ove la sua personalità di giocoliere non ha quel ruolo di rilievo che potrebbe e dovrebbe avere. Certo, fin che la squadra ha il vento in poppa queste anomie non si avvertono, ma quando la lotta prende una piega meno favorevole allora i difetti vengono a galla. Ieri non ho visto mai che Avalle cercasse di offrire a Ferrari uno di quei palloni che non richiedono che l’ultimo tocco per finire in rete. Si è notato, invece, che Avalle non è riuscito mai a trarre profitto dal giuoco intelligente ed opportuno del suo compagno di sinistra. Avalle non è e forse non potrà diventare l’uomo di punta dell’attacco grigio. Gli manca – o per essere più precisi gli è mancato ieri – lo scatto, quell’attimo di precedenza sulle intenzioni del compagno che è il presupposto indispensabile di ogni giocatore rigorosamente tecnico, cioè del gioco che cerca di avere sull’avversario il vantaggio del tempo. Si tratta di giornata nera o il male è più profondo di quanto non si creda? Contro Torino e Juventus tutto era filato liscio. Avalle non aveva completamente persuaso ma la sua adattabilità al nuovo ruolo sembrava possibile. La piena dell’impeto aveva sommerso i difetti del gioco come trascurabili rottami. Se l’Alessandria avesse anche ieri pervaso il suo gioco di quell’ardore che tutti ci aveva esaltati e commossi negli incontri col Torino e con la Juventus, molto probabilmente i difetti sarebbero ancora rimasti in ombra; mantenendolo invece in una luce fredda si è resa possibile una analisi più severa e fors’anche più giusta. Quattro uomini mi sono incondizionatamente piaciuti nelle file dei grigi: Ferrari, Gandini, Bertolini, Costa. Del primo già s’è detto. Gandini migliora di domenica in domenica ed ha giocato ieri assai meglio che nelle due ultime prove. Bertolini è dei tre mediani il più fine e il più intelligente. Costa non ha la fama che meriterebbe. È un terzino come ce ne sono pochi. Il Genova avrebbe potuto vincere anche più nettamente. Non si può dire, certo, che abbia sbagliato l’impianto del gioco, ma errerebbe chi credesse in un Genova tutto preoccupato di accentuare non solo per amor di contrasto, ma anche per pratico tornaconto, la differenza di stile che lo separa dalla squadra grigia. Quindi non giuoco volante, non impeto travolgente. S’è visto, anzi, un Genova più compassato e più metodico di quello che ci si potesse attendere. Calma e serenità nella squadra; calma e serenità nel pubblico. L’attacco mira a fare del giuoco più che a «passare» con lo slancio e col peso. Il sintomo più evidente di questo spirito nuovo è nel giuoco di Levratto, giuoco che si è liberato di tutto quello che era dannosa coreografia per farsi più scarno, più semplice, più misurato. Levratto ha abolito dal suo repertorio anche la cannonata che nel passato sfoggiava spesso e non sempre a proposito. Il suo giuoco si inserisce quindi più facilmente in quello dell’intero quintetto, è diventato, si direbbe, più morbido, mira a stilizzarsi. Non oso dire che la linea attaccante rossoblù, nella sua forma attuale, sia un modello da copiare. Bisogna tener presente che essa era ieri solamente alla sua seconda prova perché, come è noto, De Vecchi l’ha rifatta dopo la sconfitta di Modena. Il suo giuoco è dunque più nelle possibilità future che non nella realtà attuale. Ma la manifesta tendenza di questo attacco di mantenere l’azione a terra, la ricerca costante del giuoco manovrato, lo sforzo evidente di non lasciarsi trascinare mai ad un giuoco alto, sono elementi che inducono a ritenere saggiamente impostato il quintetto. Sta di fatto che nell’incontro di ieri il distacco in linea tecnica fra grigi e rossoblù non è stato così profondo come si poteva credersi alla vigilia. L’aver attenuato questo distacco e l’aver portato il giuoco su di una strada che secondo le previsioni solamente l’Alessandria avrebbe potuto battere costituisce già un risultato degno di rilievo. Questa vittoria del Genova, a non voler sottilizzare troppo sulla qualità del giuoco che non poteva, per quanto s’è detto sopra, essere perfetto e che appunto per quello che riguarda la squadra rossoblù deve essere valutato per ciò che promette e non per quello che dà attualmente; questa vittoria, ripeto, ha valore essenzialmente perché presenta un Genova diverso da quello che ci è stato tramandato dalla tradizione. Anche nei momenti della più accesa lotta, quando cioè l’undici rossoblù, segnato il goal della vittoria, sentiva di tenere in pugno l’avversario, non si è avuta mai l’impressione che il fattore «peso» cercasse di prevalere sui fattori tecnici. La squadra cercava insomma di infiltrarsi nelle linee avversarie più che travolgerle. L’arbitraggio è stato severo. Barlassina ha stroncato ogni spunto di giuoco duro. Egli è andato severamente incontro all’impopolarità non preoccupandosi che di assicurare la maggiore regolarità alla partita. Falli notevoli, del resto, non ce ne sono stati. L’incontro ha richiamato sul campo di Marassi, che sta ora completamente rinnovandosi, una folla enorme. Barlassina dà il via poco dopo le 14:30. Il gioco non ha subito un orientamento preciso. Attacchi veloci dalle due parti, situazioni che sembrano maturare e che poi sfumano, poche le azioni portate a fondo. Nasce il primo goal da un attacco che pareva il meno pericoloso di tutti quelli sferrati in precedenza dai rossoblù. Siamo al 25’. Un allungo impegna Levratto quasi sulla linea del fallo. L’estrema sinistra genovese tenta di fuggire alle spalle di Lauro, ma un cattivo rimbalzo della palla la costringe a mutare tattica. Annullato il vantaggio del tempo che aveva sul mediano, Levratto passa lentamente a Notti al centro. Qui l’azione entra improvvisamente nella fase decisiva. Casanova si incunea rapidamente fra i terzini e il passaggio in profondità di Notti lo raggiunge in pieno slancio. Giunge ad otto o nove metri da Balossino ed a questo punto sferra il tiro. La palla, colpita col rovescio del piede destro, acquista un marcato effetto di taglio e si insacca nell’angolo. Gli alessandrini hanno subito un accenno di riscossa. Il Genova è costretto a subire un calcio d’angolo al 33’ ma risponde due minuti dopo con un attacco che crea una pericolosa situazione sotto la rete di Balossino. Al 37’, il pareggio alessandrino. Un allungo di Gallino mette Cattaneo in possesso della palla. Senza nemmeno accennare ad una fuga, egli la palla a Marchina che gli è discosto di sei o sette metri. La palla volteggia da un piede all’altro. Marchina, imprimendole un effetto di taglio, la devia ancor più al centro, ma fra lui e Avalle c’è Lombardo che ripete l’azione dell’avversario coll’intento però di passare la palla al portiere. Malauguratamente, De Prà sta proprio in questo momento per uscire. Egli s’attendeva un pallone facile da raccogliere a terra; gli giunge invece su una traiettoria contorta la roteante sfera. Vorrebbe frenare il suo slancio, ma scivola, cade e annaspa disperatamente con le braccia a terra nel vano intento di raggiungere la palla che saltellando se ne va entro la rete. La ripresa segna una marcata prevalenza dei rossoblù. Il dominio degli ospitanti, prima incerto, si fa più evidente dopo circa un quarto d’ora di gioco. Il Genova corre il rischio di un nuovo infortunio al 23’, nell’azione susseguente ad un calcio d’angolo, ma la prontezza di De Prà salva la situazione. È verso la mezz’ora che la pressione del Genova blocca con continuità la squadra avversaria nel suo campo. Al 31’, calcio d’angolo contro i grigi. Lo tira Levratto: la palla spiove sul groviglio di uomini, Bodini spicca il salto e la raggiunge di testa. Al fondo della parabola, la palla è attesa dal piede di Notti: goal. L’Alessandria è battuta. La sua reazione è disordinata, mentre il Genova, sospinto ora dai clamori della folla, è tutto lanciato all’attacco. Tre corners contro l’Alessandria chiudono l’incontro. (Ettore Berra, «Gazzetta del Popolo», 18 novembre 1929) Finalmente i rossoblù hanno potuto presentare al loro pubblico la nuova e probabilmente definitiva edizione dell’attacco, con Notti e Casanova. Così composto, il quintetto già aveva esordito con successo a Cremona e questo fatto, unito al gran nome dell’Alessandria, ha riempito il vasto campo di un pubblico fitto, non inferiore per massa a quello dell’incontro Genova-Torino. Autorità e pezzi grossi dello sport, eleganze nel piccolo spazio delle tribune superstiti, immenso tappeto di teste sull’unica ma grandissima gradinata popolare, che dà l’idea di quello che sarà il nuovo campo quando sarà ultimato, fra qualche mese. In questo ambiente da grande partita, il Genova ha giocato e vinto con un gioco bello di stile e ammodo e garbato quanto a tecnica e a rendimento. L’Alessandria, a sua volta, ha avuto un grande atleta e finissimo giocatore in Bertolini. Per il resto ha tirato a campare, facendo sì del bel gioco, ma spegnendosi placidamente ogni qualvolta arrivava all’area di rigore. Nel complesso, più partita amichevole che gara di campionato. L’Alessandria non ha mai avuto uno di quegli scatti di reazione che l’hanno resa celebre. Credo che il suo attacco non abbia mai scoccato un tiro da goal, tanto il lavoro di De Prà è apparso facile. Sembrava che l’Alessandria mirasse più ad addormentare l’avversario che non a combatterlo. E il Genova, fallitegli per un soffio alcune buone occasioni ben maturate e realizzato al 25’ il primo goal, è sembrato volesse subire questa narcosi. Neppure la doccia fredda dell’autogoal incassato al 37’ è valsa a svegliarlo. Ma poi, nella ripresa, i rossoblù si sono messi alla frusta, sotto lo stimolo bruciante che loro veniva dalle tribune; in venti minuti di energica pressione facevano saltare le maglie della non sicurissima difesa grigia e segnavano su corner il goal della vittoria, al 31’. Anche qui l’Alessandria non trovava la forza di reagire ed era il Genova che conduceva in vantaggio l’ultimo quarto d’ora della partita. Vittoria netta del Genova, dunque, anche se il punteggio non la fa apparire tale. Vittoria dovuta al buon lavoro dell’attacco che ha ritrovato il Levratto dei giorni felici, lavoratore potente e avveduto e che appare ottimamente impostato sul felino Notti e sul preciso Casanova. Meno efficiente il duo di destra, il quale aveva peraltro a che fare con Bertolini, il miglior uomo in campo; Bodini, in ogni modo, ha avuto dei momenti di incertezza e Banchero (anche a lui bisognerà concedere qualche tempo per impostarsi nel nuovo ruolo) ha visto compromessa la sua esibizione da qualche imprecisione iniziale e dallo stesso contegno del pubblico, che l’ha esageratamente beccato. Comunque, oggi il Genova può ritenere risolto il problema dell’attacco, che ha davanti a sé un buon avvenire. Anche la seconda linea è stata assai redditizia, con un Albertoni migliorato e meglio legato ai compagni. La difesa, a parte qualche buona entrata di Spigno, non ha avuto modo di emergere perché troppo poco e troppo male impegnata. Della squadra alessandrina già si è detto. Il guaio maggiore è forse consistito nella scarsa combattività. In linea tecnica si può osservare che Gandini, ancora a corto di allenamento, ha pochissimo contributo a sorreggere la prima linea, alimentata quasi esclusivamente da Bertolini, e che la stessa prima linea non ha mai trovato un’intesa, sfaldandosi quasi per corrosione nell’area avversaria. A corto di risorse, si è lasciata a tratti prendere dalla follia del gioco alto, destinato a fallire di fronte alla nota abilità e decisione della difesa genovese nel gioco di testa. Come correttezza, la partita è filata via liscia come sull’olio, ben contenuta e diretta dall’arbitro Barlassina di Novara, sicuro come pochi nelle decisioni tecniche e sempre rigido e logico ad ogni accenno di fallosità. L’entrata delle squadre in campo passa quasi senza applausi. Diffidenza del pubblico? Trepidazione nell’attesa? Lo schieramento è il seguente […]. I primi minuti sono vivaci ed elettrizzano il pubblico. Il Genova ha un ottimo scatto di partenza e le potenti risposte dell’Alessandria alternano la lotta sui due campi. Al 3’ Banchero parte sotto il pallone, allunga a Levratto che stringe sul goal e passa raso terra. Banchero e Notti mancano il passaggio e Bertolini libera. Poco dopo uno scambio fra Levratto e Casanova permette al reggiano di tirare. Fuori. Al 7’, bel palleggio sulla destra dell’Alessandria, centro, tiro di Ferrari. De Prà devia in corner; all’8’ è Chierico che traversa un pallone, afferrato da De Prà. Ed è appena cessato il clamore per un mancato goal di Levratto (una cannonata che si perde dietro la rete) che De Prà sventa con un tuffo un’incursione Avalle-Marchina. Ma ecco, verso il 20’, il Genova ottenere il predominio tattico delle azioni, grazie al gioco superiore della sua mediana. Ben spalleggiato, il quintetto avanza a passaggi serrati, marca Torino. Si distinguono, in questo pezzo di virtuosismo, Banchero, Notti e l’acrobatico Levratto. Al 25’ questo gioco dà il suo frutto naturale, il goal. Nasce da una rimessa di De Prà su di un tiro lungo di Gandini (quanti palloni ha sciupato con tiri da quaranta metri il taurino centro dell’Alessandria!). Il pallone vola a Levratto, che lo porta sotto e l’allunga a Casanova: tiro da pochi metri nell’angolo, goal. La partita si smorza; e con ritmo rallentato ritornano le vaghe minacce sui due campi. Al 30’, tiro di Marchina agevole a pararsi. Al 33’, corner contro Genova. Al 36’ Banchero allarga a Bodini, che mette fuori. Al 37’ un centro di Cattaneo è raccolto da Avalle che passa a Marchina. Tiro da trenta metri trasversale. Lombardo è sulla traiettoria, ma De Prà esce di porta, spostandosi sulla destra. Lombardo, che non se ne accorge, devia il pallone verso la porta ormai incustodita. Goal del pareggio, malgrado il tuffo disperato di De Prà. Il Genova riprende con calma il suo gioco d’attacco e Banchero, al 40’, può lanciare Levratto che spara da non più di quattro metri. Balossino, che gli si è buttato contro, riceve il pallone in pieno petto e salva il punto, rimanendo a terra, svenuto. Al 41’ corner contro l’Alessandria e al 43’ un debole tiro di Notti, parato. L’Alessandria ha un guizzo degno della sua combattività in inizio di ripresa. Stringe, ma non conclude. L’unico tiro è di Bertolini e viene alzato sopra l’asta dalle mani di De Prà. Non si batte il corner perché l’arbitro ha rilevato un fuori gioco. Verso il 10’, il Genova ritorna all’offensiva e Levratto tira fuori un bel pallone offertogli da Casanova. Poi, Notti trascina i compagni in azioni a stretti palleggi, sciupate da qualche incertezza di Banchero, verso il quale il pubblico fa la voce grossa. Al 18’, un traversone di Notti che Levratto è pronto a raccogliere. Tiro deviato da Lauro, che si è buttato allo sbaraglio. Il goal è salvato; in compenso, corner e… Lauro svenuto a terra. Una folata dei grigi al 22’ e il Genova è in corner. Batte Chierico; il pallone perviene a Gandini che tira, provocando un malinteso fra De Prà e Spigno. Il portiere stringe il pallone mentre il terzino gli cade addosso. Ritorna a svolgersi, sempre vivace ma ben controllato dai difensori grigi, l’assalto genovese, che ora si serve di Banchero come ala. Un tiro di Levratto è parato; poi, al 30’, tutto il quintetto tempesta e guizza nell’area della porta di Balossino. Levratto rimette due volte di testa il pallone nel mucchio e finalmente ne scappa fuori un corner. È Levratto che lo batte, piuttosto lungo, Bodini salta e di testa rimette al centro, dove Notti arresta il pallone e tergiversa davanti alla barriera grigia. Poi tira, insidiosamente, di taglio. Goal. Tutto il pubblico è in piedi, fremente… e Banchero potrà d’ora innanzi giocare in pace. Il Genova insiste e al 34’ batte un corner. Poi, finalmente, la reazione dei grigi, che ballonzolano con palleggi alti giungendo fino nei pressi di De Prà, ma non riescono a scavalcare i terzini rossoblù. Ed è il Genova che attacca ancora negli ultimi minuti con una folata Levratto-Notti respinta a fatica e con due corners, pure infruttuosi. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 18 novembre 1929) L’ALESSANDRIA SCONFITTA SUL CAMPO DI GENOVA La squadra alessandrina è rimasta in piedi fino all'ultimo e fino all'ultimo si è battuta con quell'ardore e con quel puntiglio che sono insiti nel suo temperamento; essa ha dovuto cedere le armi di fronte ad un avversario più forte e, più robusto, ma la sua resistenza è stata ammirevole. Il Genova ha meritato la vittoria, che avrebbe potuto assumere anche proporzioni più marcate nel punteggio. L'unico punto all'attivo degli ospiti è dovuto ad un « autogoal » di Lombardo, il quale, nell'intento di allungare un passaggio a De Prà, ha mandato il pallone nella rete. Era il punto del pareggio. La minaccia di un esito pari ha spronato il Genova alla riscossa e da quel momento i liguri hanno definitivamente preso in mano le redini della partita, imponendo il loro gioco. La partita è stata ricca di fasi emotive e appassionanti, ma più episodiche che tecniche. Non sempre le due squadre sono riuscite a dare una dimostrazione di bel gioco e raramente le azioni impostate hanno avuto quello sviluppo netto e chiaro che rivela uno stile superiore. L'importanza dell'incontro e la necessità di assicurarsi un punteggio favorevole hanno avuto il sopravvento su ogni altro fattore e in conseguenza il gioco ha risentito dell'influenza di questi elementi. La folla, convenuta in quantità strabocchevole sul campo di Marassi, ha tuttavia potuto gustare una partita di grande interesse, che ha tenuto sospeso l'animo degli spettatori fino all'ultimo minuto Il Genova è stato saldo in difesa e anche la mediana ha assolto con lode il suo compito; l'attacco invece è apparso efficiente solamente sulla sinistra, dove Levratto. in condizioni di forma eccellenti, è stato uno dei migliori in campo: egli ha portato le azioni più pericolose e più veloci. Sulla destra invece Banchero, emozionato forse per il fatto di trovarsi avversario dei suoi concittadini, ha avuto un inizio incerto, per cui è stato ripreso dal pubblico che, urlando, ha finito col fargli perdere completamente il controllo del gioco. Dell'Alessandria i migliori uomini sono stati il terzino Costa, il sostegno laterale Bertolino, c Lauro e Ferrari tra gli avanti. I primi venti minuti di gioco sono stati piuttosto favorevoli all'Alessandria; quindi il Genova ha preso a dominare e, dopo qualche facile occasione sbagliata da Levratto, i liguri hanno segnato al 25° minuto in seguito ad azione impostata da Levratto, proseguita da Notti e conclusa da Casanova con un tiro basso e preciso. Il Genova è rimasto ancora all'attacco, ma è stata l'Alessandria che ha pareggiato al 37° minuto, in seguito all'accennato « autogoal», di Lombardo. Il primo tempo si è chiuso cosi con un punto per parte. Nella ripresa il Genova è andato via via impegnandosi sempre più intensamente, mentre l'Alessandria ha ceduto pur resistendo bene in difesa. Al 31° minuto, su calcio d'angolo battuto da Levratto, Notti ha raccolto la palla e ha segnato imparabilmente. Gli ultimi minuti sono stati ancora a favore del Genova, che, per poco, non ha aumentato il suo punteggio. Arbitro Barlassina (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio) Anche l’Alessandria è caduta. Come tutte le altre forti compagini del girone, anche la squadra grigia ha incappato nella sconfitta. Constatazione amara per i supporters grigi che nutrivano, e non a torto, molte speranze sulla possibilità che lo squadrone grigio aveva di rimanere imbattuto. Purtroppo, come due anni fa, la partita di Genova ha troncato ancora una volta il sogno della squadra grigia che, alla vigilia dell’incontro, poteva vantare molti titoli per strappare una bella affermazione. La squadra grigia ha invece avuta domenica la sua giornata nera. Essa ha affrontato gli avversari con malcelato orgasmo, dovuto alla esagerata montatura della partita, considerata di una eccezionale durezza, mentre in realtà è stata più che corretta, e non ha saputo, nel corso dei novanta minuti, rendersi conto della sua possibilità di passare attraverso le file avversarie col suo classico sistema offensivo esplicato in altre partite, senza preoccuparsi del giuoco duro che, secondo le sue previsioni, i rossoblù avrebbero potuto contrapporre. Questo stato di cose ha reso il giuoco del quintetto attaccante apatico, disorganizzato, inconcludente. Vedremo infatti più avanti che la inattività della linea attaccante è stata la sola causa della sconfitta. Una sconfitta dell’Alessandria a Genova, e per un goal di differenza, potrà essere stata considerata regolare da chi non aveva, prima di domenica, visto la squadra grigia all’opera. I supporters alessandrini però, che conoscevano il valore e le possibilità dell’Alessandria, sono rimasti sorpresi del giuoco svolto dai grigi e non hanno saputo rendersi conto del come i grigi, i trionfatori dello squadrone juventino, abbiano potuto soccombere con tanta rassegnazione. L’Alessandria pareva domenica trasformata. Il superbo giuoco attaccante svolto otto giorni prima non era che un vago ricordo. I cinque atleti che avevano mandato in visibilio diecimila spettatori parevano sperduti, non sapevano collegare e concretare un’azione, non riuscivano a superare gli avversari ed a dare solo l’impressione di rendersi pericolosi alla rete avversaria. Ad essi non mancava l’ausilio dei mediani, perché Bertolini e Gandini fornivano palloni su palloni, ma mancava l’animo di portare a termine le azioni che da metà campo iniziavano colla solita bravura. Questo fatto troverebbe una relativa spiegazione se la difesa del Genova fosse stata domenica invulnerabile. Ma il Genova, pur avendo giuocato una buona partita, non ha dato l’impressione d’essere un grande squadrone. Quante volte l’Alessandria ha avuta la possibilità del successo! In più occasioni gli avanti si sono trovati a stretto contatto col portiere e non hanno saputo sfruttare il momento opportuno, in molte altre sono rimasti fermi ad assistere al giuoco di rimando dei terzini, in altre ancora hanno mirato il bersaglio senza la convinzione di poter, con minor precipitazione e con maggior precisione, cogliere il successo. L’Alessandria ha perduto domenica la più bella occasione che gli si era presentata, da parecchi anni a questa parte, di battere lo squadrone rossoblù a Genova. Tale compito, che alla vigilia dell’incontro, pareva racchiudesse difficoltà non comuni, è apparso sul campo di una discreta facilità. Sarebbe bastato infatti che la linea d’attacco fosse riuscita ad imporre, anche solo in qualche momento della partita, il suo giuoco abituale. La difesa dei grigi ha brillantemente superato la prova ed ha saputo frenare e sconvolgere il giuoco del quintetto rossoblù le cui azioni, seppure irruenti, non erano però collegate in modo da provocare situazioni pericolose. La difesa rossoblù, al contrario, ha accusato molte lacune ma i suoi errori di posizione, che potevano senza dubbio dare alla squadra genovese dei seri guai, non sono mai stati sfruttati dagli attaccanti grigi. Noi non siamo fra quelli che si allarmano per una brutta partita della squadra grigia; siamo anzi sempre stati, anche nei momenti più tristi, ottimisti perché abbiamo sempre ritenuto la squadra grigia più bella e più forte di quanto non riuscisse a dimostrarlo sui campi di giuoco. La sconfitta di Genova l’abbiamo accolta come un infortunio, comune a tutte le squadre, e comunissimo alla squadra grigia quando scende sul campo di Marassi, dal quale appare come suggestionata. Cerchiamo quindi di dimenticare questa sconfitta che, tra l’altro, non ha nemmeno smorzato l’entusiasmo dei supporters grigi. Vediamo piuttosto se l’Alessandria ha la possibilità di cancellare prontamente la brutta prova di Genova. La squadra grigia, lo sappiamo ormai a memoria, è completa in tutte le sue linee. Lo ha dimostrato nelle partite precedenti a quella di Genova, ed in particolar modo nelle sue ultime vittoriose esibizioni contro il Padova e contro la Juventus. Una partita incolore non può, da sola, cancellare una collana di superbe affermazioni. Per questo riteniamo che la squadra saprà prontamente riprendersi. Il problema unico ancora da risolvere rimane sempre il perno dell’attacco dal quale debbono partire tutte le azioni della squadra. Domenica questo perno non ha assolutamente funzionato. Sarà questo un male passeggero oppure si prolungherà ancora per molto tempo? A questo problema Carcano sta dedicando tutta la sua attenzione. In quale modo lo risolverà non importa saperlo. Siamo però convinti che Carcano riuscirà a sciogliere la matassa ed a ridare al quintetto attaccante quella potenza dimostrata in altre partite. («Il Piccolo», 23 novembre 1929) RISULTATI: Ambrosiana-Padova 6-1 Bologna-Pro Patria 2-0 Brescia-Triestina 0-1 Juventus-Modena 1-0 Lazio-Cremonese 6-0 Livorno-Milan 4-1 Napoli-Torino 2-0 Pro Vercelli-Roma 2-0 CLASSIFICA: Ambrosiana, Genova 1893, Juventus 11; Alessandria 9; Lazio, Pro Vercelli, Torino 8; Bologna, Milan, Modena, Napoli, Triestina 7; Roma 6; Brescia 5; Livorno, Pro Patria 4; Cremonese, Padova 3. Il punto sul campionato Giornata piuttosto rivoluzionaria quella di ieri, tanto nei risultati come nei punteggi. Fra i risultati si deve segnalare la prima sconfitta dell'Alessandria che ha perduto a Genova. Così dopo appena sette giornate di campionato nessuna squadra rimane imbattuta. Ma il risultato di Genova non è affatto rivoluzionario e deve invece essere consideralo come uno dei più regolari, come regolare è stato l'incontro nel quale l'Alessandria ha confermato le sue doti di squadra tenace e combattiva ed è stata battuta da un undici dal gioco possente e sicuro. Le sorprese si hanno invece scorrendo la tabella dei risultati che non offre nessun match nullo, un solo incontro vinto su campo avversario e punteggi tali da rendere la settima giornata come quella che ha fino ad oggi il maggior distacco fra i « goals » delle squadre vittoriose e quelli delle soccombenti. Il risultato più sorprendente è certamente quello di Napoli. Il Torino è stato battuto dalla squadra partenopea con un secco due a zero che non ha molte attenuanti all'infuori della non completezza dei torinesi. Il Napoli che ha già compiuto in questo campionato eccellenti prove migliora sempre ed ha raggiunto ormai una maturità dovuta al lodevole sforzo dei giocatori e dei dirigenti ed all'appoggio del pubblico. Il Torino invece, non è ancora riuscito a rimettere in completa efficienza tutti i suoi quadri. Ma un'altra squadra che sa in questa stagione distinguersi molto bene è quella della Lazio, la stessa che fu protagonista, proprio col Napoli, della contesa combattuta e non finita, per l'equivalenza dei valori e la volontà, la giusta volontà della Federazione, alcuni mesi or sono per la conquista del posto disponibile in Divisione Nazionale serie A. Il Lazio ha pure già dato numerose, prove della sua attuale forza. E ieri ha riconfermata la eccellente impressione suscitata nell'attuale campionato, conquistando contro la Cremonese il maggior punteggio della giornata. Due altri risultati alquanto ribelli, almeno nei «goals», alle previsioni, sono quelli di Brescia e di Livorno. La Triestina, vincendo a Brescia dove nessuna squadra era riuscita a passare nel presente campionato, si mette, in ottima luce e dà una efficace spiegazione, alla sconfitta subita otto giorni fa dalla Pro Vercelli appunto a Trieste. Duro appare poi l'insuccesso della bizzarra squadra del Milan, che reduce dal brillante match nullo strappato a Bologna, dopo altre brevi partite, non ha saputo poi più, a Milano prima ed il Livorno poi, ritrovare il suo slancio. Il Padova ha subito a Milano, contro l'Ambrosiana, la più severa sconfitta di questi ultimi anni. Ma l'incontro, nettissimamente favorevole ai milanesi nel primo tempo, ha avuto poi una curiosa ripresa, per cui il punteggio è stato forse più severo della realtà. Ottima è stata la difesa del Modena a Torino, nei confronti con la Juventus ma scarso di pregi tecnici il gioco. Nella classifica, per l'insuccesso dell'Alessandria, rimangono ora al comando soltanto tre squadre: l'Ambrosiana, il Genova e la Juventus con punti undici; cioè in ritardo di tre punti sul punteggio pieno, ma in vantaggio di due sull'Alessandria e di tre sugli altri immediati inseguitori. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio)