Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1929/1930
Serie A
30-03-1930 - Giornata: 22 - Torino - Filadelfia


Torino FBC - Alessandria US 2 - 2 (1 - 1)
RETI: 40. Imberti F. [To] , 90. Imberti F. [To] 31. Cattaneo R.[A], 57. Ferrari G.[A]

Alessandria US Balossino Natale, Costa Felice, Gallino Luigi, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Scagliotti Cinzio, Ferrari Giovanni, Autelli Mario All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria
TORINO FBC: Bosia; Monti (III) Feliciano, Martin (II) Cesare; Sperone, Colombari, Martin (III) Dario; Miotti, Baloncieri, Imberti, Rossetti (II) Gino, Silano. All.: Stürmer Karl

Arbitro: Giorgi Piero (Milano)
Note
Inizio gara ore 15.00

Commento
Sembra destino che le partite del Torino debbano essere guastate dagli arbitri. Alla folla torinese, agli stessi giocatori, viene recato da qualche tempo sistematico affronto. Il caso, il bizzarro caso, vuole che i direttori degli incontri che scendono sul campo del Torino siano nelle peggiori delle loro giornate arbitrali e nelle più infelici giornate del loro temperamento: nervosi, lunatici e con tendenza ad assumere atteggiamenti che sembrano scelti apposta per provocare la reazione del pubblico. Si sono fatti sforzi enormi per dare alla massa una educazione sportiva, per contenerne in limiti ragionevoli la febbre di passione che la agita, ma è doloroso dover constatare che talvolta i peggiori educatori sono appunto gli arbitri. È umano che l’arbitro sbagli, è fatalità, per scendere a casi recenti, che questi errori debbano essere scontati dal Torino, ma non sono né umani né… fatali gli atteggiamenti quasi di sfida verso il pubblico che assumono certi arbitri. Il coraggio diventa allora mancanza di buon senso e riveste il carattere di una inutile provocazione. Ieri dirigeva la partita fra il Torino e l’Alessandria il signor Giorgi. La gara non sfuggiva al controllo dell’arbitro perché i giocatori, pur nell’accanimento della contesa, si mantenevano tutti esemplarmente corretti. Per mezz’ora, sul campo e fuori dal campo, si tirò via in perfetto accordo. Anzi, la partita era stata all’inizio calma. Pubblico numeroso, pronto all’incitamento e all’applauso, non l’area infuocata dalle passioni di parte che fa perdere quasi sempre la testa all’arbitro ed ai giocatori. Un ambiente ideale, insomma, nel quale attori e spettatori avevano trovato il giusto equilibrio fra l’ardore del combattimento e la trepidanza per il suo risultato. Malauguratamente, la sorte affibbiava all’arbitro il compito di turbare quest’equilibrio. Trentun minuto erano passati, trentun minuto di un inconcludente predominio del Torino caratterizzato da un calcio d’angolo contro l’Alessandria e da un tiro di Imberti rasente al palo, quando l’attacco dei grigi riusciva a scavalcare tutta la mediana torinese. L’azione si riassumeva sull’ala sinistra alessandrina che, nell’impossibilità di convergere sulla porta, «centrava» quasi sul lato opposto del campo. Nella veloce discesa, Cattaneo, Marchina, Scagliotti, tutto il reparto sinistro dei grigi cioè, e il centro attaccante, erano venuti a trovarsi alle spalle dei terzini torinesi. La posizione di fuori gioco era nettissima, evidente, indiscutibile. La difesa torinese segnava anzi una battuta d’incertezza, come se attendesse il fischio dell’arbitro. Il fischio non venne; venne invece, fulmineo quanto irregolare, il goal di Cattaneo. Irregolare, ma – stupore del pubblico e dei giocatori torinesi – l’arbitro lo convalidava. Vi lascio immaginare il coro di proteste. Cinque minuti di una fischiata coi fiocchi. L’arbitro se ne stizzì: o che voleva, gli applausi forse? Io penso che, per la velocità con cui si svolse l’azione, il signor Giorgi non abbia potuto seguirla nel suo intero sviluppo e che perciò, nell’emettere il suo giudizio, sia pure errato, egli sia stato in piena buona fede. Fu uno sbaglio grave, che venne a pregiudicare le sorti di una squadra (volle anche stavolta il destino che questa squadra fosse quella del Torino…), ma che rientra nel novero delle cose possibili – seppure non desiderabili – quando chi giudica inappellabilmente è un uomo. Errare è biasimevole, ma è umano. L’arbitro non volle il biasimo, espresso con fischi prolungati nell’intervallo fra il primo ed il secondo tempo. Forse ebbe la percezione d’aver commesso lo sbaglio, ma ormai non poteva più rimediarvi; comunque, ebbe il torto di non comprendere il giustificabile stato d’animo della massa e certi suoi atteggiamenti non parvero i più adatti per calmare gli animi. Il fortunoso goal alessandrino influì logicamente sul morale del Torino. Nulla di peggio per una squadra del vedersi battuta dalla sorte avversa. Alla bella tecnica sfoggiata nella prima mezz’ora di gioco subentrarono dieci minuti di azioni sconclusionate. Non che l’Alessandria dettasse legge, ma certo non subiva più la prevalenza avversaria. Anzi, la lezione di bel gioco che prima aveva dato il Torino veniva ora impartita dalla cattedra dei grigi. Il professore era quasi sempre Ferrari, che aveva degli assistenti perfetti nei compagni di linea. Tuttavia, il gioco restava di preferenza a metà campo, finché il Torino sapeva ritrovare un guizzo di ardimento. Baloncieri spingeva avanti il pallone, costringeva Balossino alla parata; il portiere dei grigi respingeva malamente, cosicché Imberti poteva ricacciare il pallone in porta. Un tiro rabbioso, secco, preciso; di quelli che convincono, tanto sono… prepotenti. Colto così il pareggio, pareva logico che la squadra torinese riprendesse la lezione di tecnica interrotta. Fu invece l’Alessandria a battere il tempo. Quando la partita divenne combattimento, la bella squadra provinciale prese l’iniziativa della lotta. Nella ripresa, infatti, la vivacità del gioco, la maggior chiarezza dell’impostazione delle azioni e soprattutto la miglior coesione degli attaccanti portarono sovente l’Alessandria a battersi sotto la porta del Torino. Si aveva, anzi, l’impressione che la linea mediana torinese non reggesse sempre allo sforzo che le imponeva il quintetto d’attacco avversario. Contro i cinque diavoli grigi, che avevano l’argento vivo in corpo, si batteva con coraggio l’estrema difesa torinese e più d’una volta, anzi, Martin II, in una giornata d’estro meravigliosa, salvava situazioni difficilissime, quasi sempre create o impostate da Ferrari, il più virtuoso e attivo attaccante in campo. Gli sforzi ed i tentativi dell’Alessandria erano infine coronati dal successo. Al dodicesimo minuto, un errore di intesa tra Monti e Martin permetteva a Ferrari di sfruttare fulmineamente la situazione e di segnare un bellissimo punto nell’angolo della porta. Ed ecco il Torino nel faticoso compito di risalire lo svantaggio. La squadra si batte con cuore, ma è ansimante. A tratti, la tecnica la sorregge ancora, ma la cattiva giornata di qualche giocatore – di Rossetti, ad esempio, e di Silano – pregiudica lo sviluppo delle fasi conclusive che l’abilità degli «anziani» – Baloncieri e Sperone soprattutto – riesce a creare in contrasto al più vigoroso e completo gioco degli avversari. L’Alessandria ha ancora la prevalenza, ma il Torino non cede. Anzi, ritrova sovente nelle risorse della sua grande classe lo spunto per imporsi, ma sbaglia sempre l’ultima mossa, proprio quando pareva imminente lo scacco matto. Così Baloncieri e Imberti perdono, e non solo una volta, occasioni d’oro per colmare lo svantaggio. La partita si fa più dura, ma non diventa violenta: torinesi e alessandrini, anzi, si sforzano di mantenerla in una linea di correttezza e vi riescono sempre. Il finale è a favore del Torino. Quando manca soltanto più un minuto alla fine, mentre il pubblico ha già cominciato a sfollare il campo, la squadra granata trova ancora tanto cuore da strappare il pareggio. L’offre un giovane alla massa dei simpatizzanti già quasi rassegnata alla sconfitta. Nasce l’azione, un po’ arruffata, da un passaggio di Rossetti a Miotti e da uno spiovente di quest’ultimo sulla porta di Balossino, davanti alla quale c’è una fitta barriera di difensori. Imberti, con un balzo, riesce a cogliere la palla e a indirizzarla dentro la porta, al di là della linea: nell’estremo tentativo di salvataggio, Gallino, con una puntata dall’alto in basso, completa l’opera dell’attaccante torinese mandando definitivamente il pallone dentro la rete. Partita bella come combattimento, talvolta piacevole anche dal lato tecnico, per quanto le due squadre, incomplete, non potessero svolgere il loro miglior gioco. Se mai, il gioco migliore, nel secondo tempo, lo svolse l’Alessandria; ma l’assenza di Avalle, il giocatore più tenace e coraggioso dei grigi, e quella di Chierico ha spuntato le armi alla bella squadra provinciale. Ferrari fu il giocatore più attivo, Martin II il più irruento e preciso. Il Torino – ultima edizione a quadri ridotti – lottò con grande cuore: entrambe le squadre sono riuscite, in una partita ricca di contrasti e pervasa da un grande antagonismo, a tener alta la dignità del gioco. E non è questo lieve titolo d’onore. Folla grandissima e notevole mobilitazione di alessandrini. Entusiasmo senza eccessi. Il Duca di Bergamo ha assistito allo svolgimento di tutta la appassionante gara. Nella tribuna, molte autorità: era presente anche il segretario federale Bianchi Mina. (Nereo Squarzini, «Gazzetta del Popolo», 31 marzo 1930) Fra grigi e granata il conto resta dunque aperto. Queste squadre volitive, forti, capaci di giocare come poche fanno ancora, anteponendo cioè la tecnica alla violenza, la cavalleria alla scorrettezza, quando si trovano di fronte ci forniscono incontri entusiasmanti, incontri che il più delle volte si chiudono alla pari dopo 90 minuti di battaglia senza sosta. Ricordate l’anno scorso a Genova: Torino ed Alessandria sono di fronte; l’Alessandria sta chiudendo vittoriosamente l’incontro ed il Torino cerca disperatamente di ottenere almeno il pareggio. Mancano pochi secondi al termine e Baloncieri, l’atleta che la fatica non riesce a fiaccare, segna. È il pareggio: tre a tre. Quest’anno, nel girone di andata, il Torino pare avviato alla conquista di un successo clamoroso, l’Alessandria si batte sotto l’incubo della sconfitta netta. Di colpo, i grigi hanno un risveglio: un goal, un altro goal ancora e si dividono nuovamente i punti. Ieri: la partita passa attraverso a vicende che narreremo appresso. Manca un minuto al termine, l’Alessandria vince per due goal ad uno. Pare che il Torino sia rassegnato ormai alla sconfitta che cento attacchi non gli hanno potuto evitare. Lassù, sugli spalti popolari, la falange dei «supporters» grigi esulta; sul campo, mentre i granata nervosamente attaccano, gli alessandrini fanno in modo di perder tempo per salvare la vittoria. È finita! Il termine sta per giungere, ed anche il campo dei granata pare debba essere per la prima volta nella stagione violato. Sperare ancora, per gli spettatori, potrebbe parer follia. Ma ecco che, su di un rimando di Martin II, la palla giunge sul fronte dell’attacco. Se ne impossessa Miotti, che questa volta si libera del suo mediano e centra dritto sul goal. Avanti a Balossino sono gomito a gomito grigi e granata. Rossetti cerca di farsi luce, ma è chiuso dai difensori: è Imberti invece, il giovanissimo centro attaccante, che spicca decisamente un salto e coglie la palla. Il colpo di testa dona il pareggio ai torinesi. La palla balza infatti in goal e Costa, che cerca di trarla fuori di piede, non può che mandarla a sbattere più decisamente contro la rete. Azione fulminea, goal imprevisto, impazzire della folla, sconforto fra gli alessandrini. Posta la palla al centro, si hanno ancora due battute a metà campo e poi la fine, che lascia ancora una volta le squadre alla pari, giustamente alla pari. Fu una partita avvincente. L’Alessandria è scesa a Torino «handicappata» dalla mancanza di Avalle, uno dei migliori, ma egualmente decisa a vincere. Dicevano i giocatori prima del match: «Se non lo battiamo oggi, il Torino non lo batteremo più». La squadra ospite partì favorita. Forte come unità, moralmente salda, animata da uno spirito combattivo di primo ordine, l’Alessandria ha tentato il gran colpo. E si è gettata nella lotta profondendo i tesori della sua energia e della sua tecnica. Raramente quest’anno abbiamo visto squadre di grido giocare così bene sui campi torinesi. La squadra grigia funzionava in blocco, dalla salda difesa alla mediana, che metteva in luce le doti superiori di Bertolini e di Gandini, all’attacco infine che, quando riusciva ad avere la palla, filava sulla porta torinese manovrando con rara perizia. Ferrari era il cervello della linea: Ferrari, sempre attento e pronto, sempre minaccioso e tutto scatti e bravura nella sua azione. Ma Ferrari non era il solo uomo che avesse idee chiare all’attacco, ché anche Marchina e Cattaneo lavoravano egregiamente ed i giovani Scagliotti e Autelli si prodigavano incessantemente, cooperando con i compagni in modo lodevole. L’Alessandria ha giocato con gran cuore il suo match ed ha meritato la divisione dei punti che ha premiato il suo valore ed il suo bel gioco, ma se fosse giunta a conservare la vittoria, avremmo dovuto dire che l’arbitro, non i grigi, avevano battuto il Torino. Sì, perché anche ieri, quasi che non bastasse tutto quanto è successo nelle ultime domeniche, abbiamo avuto un errore evidentissimo del direttore dell’incontro, errore che ha pesato molto sul match e che per poco non ne ha falsato completamente il risultato. Ma procediamo con ordine. Il Torino, al fischio di inizio, si gettò all’attacco, con quello stile che usano ora i granata, costretti come sono a supplire con l’ardimento alla mancanza di uomini che sappiano attendere il momento buono per colpire la squadra avversaria con la mazzata del goal. Attaccò dunque il Torino senza pertanto riuscire a segnare, anche perché Imberti si trovava come sperduto al comando dei «forwards» e Silano e Miotti, che pure negli ultimi incontri furono sempre fra i migliori, non riuscivano a dar risalto al loro giuoco, a far sì che esso risultasse pericoloso. A contatto della difesa avversaria, l’attacco del Torino si smorzava e le doti dei singoli si annebbiavano. I grigi potevano così rintuzzare puntata su puntata e mantenere inviolata la rete. Un tiro di Rossetti, in seguito ad una punizione, passava a lato ed anche un «corner» calciato contro i grigi non dava esito perché Baloncieri, riprendendo la palla di testa, la mandava a sbattere con violenza contro la traversa. Sino alla mezz’ora durò l’insistente pressione dei granata ed i grigi si limitarono, in questo periodo, ad abbozzare contrattacchi che non apparvero mai così pericolosi da dare serie preoccupazioni a Bosia. Se una squadra pareva dunque avviata alla conquista della vittoria, questa era il Torino. Ma, si sa, una cosa è l’andamento del giuoco, ed un’altra è il giudizio degli uomini. Così, giunti al 31’, l’Alessandria sferrò una offensiva che portò la linea degli avanti grigi nella area di rigore torinese. Autelli, superato Sperone che sbagliò la palla e scorti in ottima posizione i suoi compagni, operò il passaggio al centro. Ma ecco che, intanto, avanti a Bosia era avvenuto che Cattaneo, Marchina e Ferrari, trasportati dalla velocità dell’azione, si erano posti nettamente in posizione di fuori giuoco. Avanti al goal, Cattaneo raccolse la palla e la spedì in rete. Punto irregolare, dunque: da annullare senza esitazione. Ma Giorgi tese l’indice in direzione del centro del campo. È facile immaginare come questa deliberazione abbia irritato la folla e come abbia scosso moralmente i giocatori torinesi, i quali si videro così con un certo non meritato punto al passivo dopo mezz’ora di insistente attacco. Chi sa quale nonnulla sia sufficiente alle volte per cambiare le sorti di una contesa può capire la gravità della sopradetta decisione arbitrale. Inutile soggiungere che la partita riprese pertanto più combattuta di prima. L’Alessandria, pur essendo in vantaggio, non poté impedire al Torino di continuare a prevalere e, prima della fine, del tempo le sorti furono rimesse alla pari. A cinque minuti dal termine, infatti, un tiro di Baloncieri impegnò Balossino, il quale non riuscì però a trattenere la palla. Su di essa irruppe Imberti, che risolse la mischia creatasi avanti alla porta inviando decisamente in rete. Rientrate negli spogliatoi alla pari, le squadre si ripresentarono in campo ciascuna decisa a volgere a proprio favore la partita. Ma il primo quarto d’ora della ripresa doveva mostrare un Torino incapace a fronteggiare la decisa offensiva dell’Alessandria. Nei primi quindici minuti, infatti, la compagine grigia serrò i granata nella loro area e prese a giocare all’attacco con così sicura baldanza e con così pericolosa andatura che si ebbe netta la sensazione che il secondo punto stesse maturando. Invano la folla chiamò la sua squadra per incitare alla riscossa. Il Torino, serrato nella sua area, si trovò a faticare per spezzare le trame del giuoco avversarlo. Ed eccoci al 12’: la linea alessandrina, spiegata a ventaglio, stringe sul goal. La palla va da uomo ad uomo: l’ha Ferrari; Monti e Martin II gli si fanno incontro e, nel frattempo, l’alessandrino tira. È goal! Passando fra i due terzini e sorprendendo Bosia, il pallone si è insaccato in rete. Il Torino non si riprende subito e per qualche minuto arruffa ancora. Poi va all’attacco a sua volta, decisamente cercando il pareggio. Ed incomincia il serrate che dura mezz’ora, un serrate vigoroso quanto sterile, ché Imberti, emozionato, non coglie la palla nelle occasioni più favorevoli e Silano e Miotti non riescono a dare aiuto ai compagni. Restano a battersi leoninamente Baloncieri e Rossetti. Ma sono sorvegliatissimi, così che quando la palla è fra i loro piedi due o tre avversari sono pronti ad intervenire. In tal modo, i minuti passano e le occasioni sfumano. Una girata di Baloncieri, eseguita da una posizione difficilissima, è parata alta da Balossino; al 20’ un’azione condotta da Rossetti lungo la linea di fondo è sciupata da Imberti, che salta la palla a due passi dal «goal»; al 27’ è Baloncieri che, vicinissimo alla rete, coglie al volo un centro di Miotti ed alza inspiegabilmente sopra la traversa. È disdetta, decisamente disdetta! Due punizioni calciate contro i grigi finiscono ancora a lato, come a lato va un tiro di Miotti dopo di essere passato avanti alla porta per tutta la sua lunghezza. Siamo agli ultimi minuti: Marchina e Colombari si scontrano e vanno a terra; ritornano presto al loro posto di combattimento. Il 45’ sta per scoccare: si ha la già descritta azione del pareggio torinese. Dell’Alessandria abbiamo detto. Il Torino ha giocato una partita di combattimento e se tutti gli uomini non furono immuni di difetti, tutti si prodigarono sino all’ultimo in difesa dei propri colori. Una citazione speciale merita Martin II, tornato alla sua forma più brillante. Martin II è stato ieri indiscutibilmente il miglior uomo in campo e non ha fallito un rimando colpendo sempre la palla con precisione e tocco sicuro in ogni situazione. Il Torino deve soprattutto a questo suo difensore il risultato ottenuto ché, avendo di fronte un atleta meno scaltro e meno sorretto da un grado di forma superbo e da un senso del piazzamento infallibile, probabilmente l’attacco grigio sarebbe passato un maggior numero di volte. All’incontro assistettero dalla tribuna: il Duca di Bergamo, l’on. Ladislao Rocca, il Segretario Federale Bianchi Mina, il comm. Bossi ed altre autorità civili e militari. Arbitro Giorgi dell’Iris di Milano. (Luigi Cavallero, «La Stampa», 31 marzo 1930) Il Torino è riuscito a chiudere il difficile incontro con un niente di fatto mercé un goal giunto proprio in extremis, quando già il 90’ stava sgranando veloce i suoi secondi e già buona parte del pubblico si allontanava deluso e rassegnato alla sconfitta della squadra granata. Il risultato di 2 a 1, seppure sarebbe stato meritato dai valorosi alessandrini, avrebbe certamente lasciato la più grande amarezza nell’animo dei giuocatori e dei supporters del Torino, in quanto che uno dei due goals subiti, il primo, non era stato segnato con tutti i crismi della regolarità: era infatti stato segnato al 31’ di giuoco in un attacco di reazione e con ben tre uomini alessandrini in posizione di fuori giuoco. L’arbitro Giorgi non era d’avviso di ritenere il goal non valido. La partita ha visto molte belle azioni della prima linea grigia. Quella granata non si è ritrovata che a tratti, ma tuttavia, sebbene disordinatamente, ha vantato lungo la lotta periodi di predominio. Il Torino ha avuto a suo vantaggio quasi tutta la prima parte dell’incontro. Dopo il goal si è alquanto smontato. Risalito lo svantaggio e raggiunto il pareggio, si è ripreso e ha terminato la prima parte dell’incontro equilibrando i propri attacchi con quelli avversari. Il periodo iniziale della ripresa ha visto invece i momenti migliori del giuoco alessandrino. In complesso, le due squadre sono state entrambe al disotto del loro valore abituale. Tutte e due incomplete con riserve che non difettavano certo di buona volontà ma alquanto di sapienza tecnica. La prima occasione per segnare capita al Torino al 7’, ma Imberti spara a lato. Al 13’ tocca all’Alessandria, in seguito ad azione isolata di Marchina. Alterne occasioni vengono mancate per un soffio. Al 31’ avviene l’azione del tanto discusso primo punto alessandrino: Cattaneo, imbeccato da Gallino, fugge e centra il pallone che percorre quasi tutta la larghezza del campo, giungendo fino ad Autelli. L’ala sinistra grigia centra a sua volta mentre i due difensori granata gli si sono fatti incontro, lasciando scoperti e incustoditi tutti e tre gli uomini della prima linea avversaria. Dal centro all’estrema destra, che frattanto si sono portati ancora in avanti tutti e tre, in evidente posizione di offside Cattaneo riceve il centro dal collega e non ha difficoltà a cacciare in rete fra le unanimi proteste di pubblico e giuocatori. Il pareggio dei torinesi non tarda però a sopravvenire al 40’. I granata intessono una discreta combinazione: Rossetti tira e Balossino mette fuori dei pali e respinge. La respinta è però corta e Imberti riesce ancora a giungere sulla palla e a spedirla con tutta forza in un angolo della rete incustodita. La ripresa vede un lungo periodo di azioni spigliate e franche dei grigi, invano contenute dall’assiduo lavoro della difesa granata e dalla bravura sfoggiata da Martin II. Tale supremazia sfocia nel secondo goal. Il pallone giunge dalla sinistra e percorre tutto il fronte davanti a Bosia; Cattaneo, incuneandosi fra i terzini, inganna questi e li fa esitare nell’intervento. Ferrari riprende e segna inesorabilmente con un secco raso a terra in angolo. Il Torino è scosso dallo smacco e riesce ad alleviare la pressione cui è sottoposto. Proprio quasi sullo scoccare del 45’ della ripresa, il Torino pareggia nuovamente. In una arruffatissima azione, Rossetti dà a Miotti; questi riporta la palla al centro con uno spiovente. La porta alessandrina ha una fitta cintura di difensori, ma Imberti, con un deciso sbalzo, mentre Balossino si butta davanti per la respinta, riesce a sfiorare la palla con la testa, indirizzandola debolmente al di là della linea fatale. Gallino, sopravvenuto sulla minaccia, tenta rovesciare, non raggiungendo che lo scopo di scuotere fortemente la rete. («La Gazzetta dello Sport», 31 marzo 1930) RISULTATI: Brescia-Roma 1-1 Cremonese-Ambrosiana 0-0 Genova 1893-Modena 2-2 Lazio-Triestina 0-0 Livorno-Napoli 3-0 Milan-Bologna 0-1 Padova-Pro Patria 7-0 Pro Vercelli-Juventus 1-0 CLASSIFICA: Ambrosiana 33; Juventus 31; Alessandria 30; Genova 1893 29; Torino 28; Bologna 25; Brescia 23; Napoli, Pro Vercelli 22; Milan, Roma 21; Triestina 18; Lazio, Modena, Pro Patria 17; Livorno, Padova 16; Cremonese 10 MARCATORI: 20 reti: Meazza (Ambrosiana), 15 reti: Ferrari (Alessandria); 13 reti: Vecchina (Padova), Volk (Roma); 12 reti: Munerati (Juventus), Vojak I (Napoli) Il punto sul campionato Giornata interlocutoria. Delle prime cinque in classifica quattro pareggiano mentre la Juventus, unica delle “grandi”, cade a Vercelli. Occasione persa soprattutto per l’Alessandria che ha visto sfumare la vittoria al Filadelfia proprio la 90’ per il gol decisivo di Imberti. Fragoroso il 7-0 con cui il Padova ha liquidato la Pro Patria: cinque delle sette marcature portano la firma di Vecchina che ha segnato due gol nei primi due minuti di gioco! Vittoria anche per il Livorno sul Napoli (3-0); questi risultati hanno riacceso la lotta per la salvezza che vede ora (Cremonese a parte che, pure, ha imposto lo 0-0 all’Ambrosiana) sei squadre racchiuse in due soli punti.