Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
28-09-1958 - Giornata: 2 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Fiorentina ACF 1 - 4 (0 - 3)
RETI: 48. rig. Dorigo A.[A] 1. Lojacono F. [Fi] , 24. Hamrin K. [Fi] , 26. Montuori M. [Fi] , 59. Montuori M. [Fi]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Castaldo Ercole, Oldani (II) Tullio, Vonlanthen (II) Roger, Dorigo Aldo, Lorenzi Benito All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
FIORENTINA ACF: Sarti G.; Robotti E., Castelletti; Chiappella, Cervato, Segato; Hamrin, Lojacono, Montuori, Gratton, Carpanesi. All.: Ferrero Luigi; D.T.: Czeizler Lajos.

Arbitro: Lo Bello Concetto (Siracusa)
Note
Espulso: 34’ Lorenzi [A]. Ammoniti: Castaldo [A], Lojacono [F], Snidero [A]. Angoli: 4-6 (3-1). Spettatori: 15.000 oppure 20.000. Bella giornata, terreno buono. Inizio gara ore 16:00.

Commento
Una passeggiata in viola. Talmente facile, spontanea, talmente ottenuta con disinvolta sicurezza da indurre alla domanda se l’avversario odierno non fosse, purtroppo per esso, «in trance». Certo è che sul metro della gara vittoriosa, e largamente vittoriosa, sull’Alessandria, non ci sentiamo di stilare un giudizio perentorio sulla Fiorentina. Il distacco di classe, oltreché a un certo punto di numero (undici contro dieci), è stato di così grande ed estesa ampiezza da stupire prima e da… annoiare poi. La gara, infatti, avrebbe potuto considerarsi chiusa al 13’ della ripresa, quando Montuori ebbe siglato con una prodezza personale il quarto gol della Fiorentina. Ci siamo imbattuti oggi, è meglio dirlo subito e schietto per illuminare la situazione, in due squadre di diverso rango o categoria. L’Alessandria ha molte attenuanti e noi non gliele negheremo, ma la realtà, la realtà del campo soprattutto, non tiene conto delle inderogabili e tristi necessità di un sodalizio di provincia costretto a disfarsi dei Vitali e dei Tagnin, dei Traverso e dei Giacomazzi. L’Alessandria d’oggi è in condizioni d’inquadratura alquanto dimesse, né la generosità di taluno può sopperire alle manchevolezze notevoli e vistose che affiorano di momento in momento. Oltre a ciò, la «condizione» del complesso lascia alquanto perplessi. Come si può giungere alla seconda giornata di torneo con giocatori in sovrappeso come Vonlanthen (incapace di scattare) e come quasi tutti i difensori, lenti e tardi nei riflessi? La pochezza tecnica, aggiungendosi alla carenza atletica, determina una somma davvero negativa. Auguriamoci che Pedroni e compagni possano in fretta risollevarsi e reagire, così da non compromettere ulteriormente la situazione. Detto ciò, non riteniamo che il lettore non debba meravigliarsi sì se gli diciamo che la Fiorentina avrebbe potuto tranquillamente raddoppiare il numero delle reti. Specifichiamo che Carpanesi si è impappinato in due occasioni tipiche da gol fatto, che Hamrin, probabilmente per longanimità, ha rinunciato a segnare un altro punto a tu per tu con Stefani, che un’altra marcatura è stata sciupata da Gratton e che Montuori ha colpito un palo. In questa partita, la metà campo non è esistita nel senso di un contrasto valido tra un nucleo e l’altro. La centro campo ha registrato l’affollamento di uomini in maglia viola pronti a duettare, a scambiare, a lanciare in ogni direzione la sfera. In altre parole, la Fiorentina ha fatto ciò che ha voluto e lo ha fatto con una chiarezza di schemi e una compitezza di stile da gran signora del foot-ball. Il non avere esagerato nell’intento di umiliare il dissestato avversario torna in fondo a suo merito. Ma, torniamo a ripetere, non è su questa sua facile affermazione che ci è consentito imbastire un giudizio certo per ciò che concerne il gioco della squadra. Occorrono parametri ben diversi e questo è concetto troppo logico per insistervi. Ci limiteremo allora ad esprimere il nostro parere sugli uomini. E qui consentiteci un elogio schietto rivolto al giovane Castelletti, tra i migliori, se non il migliore del sestetto difensivo. Il ragazzo ha stoffa. Cade ancora in qualche ingenuità, ma il giorno in cui avrà acquisito esperienza gli si schiuderà davanti una strada allettante. Pulito nel tocco, risoluto nell’anticipo, abile nel gioco di testa, Castelletti merita la fiducia che gli è stata accordata. Egli attende che Robotti abbia raggiunto la condizione più rilucente per formare la miglior coppia di terzini della Serie A, e con Sarti il miglior trio difensivo. Cervato, invece, è parso meno felice e sicuro del consueto ed anche per lui vale il discorso fatto per Robotti sul tema della «condizione», Chiappella e Segato sul loro standard pressoché normale, forse agevolati dal nullismo altrui. L’attacco ha fatto perso su Lojacono per intessere le sue trame e per filtrare a rete. L’oriundo va perfezionando la propria personalità e si rivela ora come un interno sagace e sostanzioso, sia per il fatto di saper orchestrare l’azione sia per l’abilità nel «rientrare» stangando a bersaglio. I primi cinque tiri verso Stefani (compreso il gol fortunoso) portano la firma di Lojacono. Con lui, in vetrina Montuori, uscito alla distanza in virtù del suo palleggio sconcertante; Hamrin, cui forse mancano lanci appropriati per filare a rete (ragione per la quale sovente s’intrufola al centro); Carpanesi, ala occasione e tuttavia utilissima quantunque denunziante i suoi limiti come «punta». Ma la destinazione di Carpanesi, una volta rientrato Petris (domenica prossima) è, come noto, diversa. Gratton, all’evidenza, è in ricupero di forma. E tutti sanno quanto valga e quanto pesi Gratton in condizione perfetta nell’economia della squadra, non soltanto dell’attacco viola. E dunque, la Fiorentina, al di là della debolezza contingente del suo avversario, da giudicare sul piano delle risorse intrinseche e perfezionabili dei suoi uomini. E noi sosteniamo che, una volta registrato il sestetto difensivo, cioè rassodato e più sollecito agli interscambi, l’attacco diventerà un castigo, con uomini inclini alla girandola sottorete (Gratton escluso). E sarà un bel vedere. Perfetto l’arbitraggio di Lo Bello. Fossero tutti come lui i direttori di gara, il calcio italiano prenderebbe una piega diversa (e nuova). Ed ora, qualche cenno di cronaca, limitandola ai fatti essenziali. Subito la Fiorentina va in testa. Così: Castelletti toglie la palla a Oldani e la serve a Lojacono il quale avanza, quindi accenna al tiro ed infatti scaglia la sfera verso Stefani, che è ben piazzato e si tuffa; la palla davanti al portiere subisce uno scarto imprevedibile, scavalca il malcapitato guardiano e s’adagia beffarda in rete. L’Alessandria tenta di reagire, ma le sue manovre risentono dell’improvvisazione e della povertà delle idee dei suoi elaboratori. La Fiorentina fa argine a metà campo e fa partire i suoi solisti più spiccati (Montuori e Hamrin). Un tiro di Dorigo (16’) incontra un braccio di Castelletti in area e viene deviato in angolo. Un tiro alto sulla traversa di Oldani al 22’ dopo un’azione Castaldo-Lorenzi e, poco dopo, il secondo gol viola. È una triangolazione fulminea con palla in velocità: Montuori in avanti a Gratton, fuga sul fondo cross a pelo d’erba raccolto da Hamrin scatenato. Magnifica rete. Trascorrono due minuti e il tris è scodellato. Lojacono, da poco oltre mezzo campo, taglia con un fendente la difesa avversaria e Montuori è sollecito ad inserirsi abbozzando una finta. Il suo tiro coglie Stefani in controtempo. Vonlanthen impegna Sarti che se la sbriga egregiamente (27’), ma è uno sprazzo. Al 32’, infatti, toccherebbe ad Hamrin di conquistare la sua seconda rete, ma vi rinuncia (o sbaglia). Così: Montuori lo lancia e Hamrin parte davanti a Pedroni, che scivola e gli dà via libera. L’ala svedese avanza e verso Stefani accorrente indirizza un pallonetto che il portiere riesce ad agguantare (si argomenta che Hamrin, per cavalleria, essendo Pedroni scivolato, non abbia voluto infierire. Se poi ha sbagliato… peggio per lui). Procediamo: espulso Lorenzi al 33’: deve aver dichiarato all’arbitro la propria insofferenza per qualche decisione. E Lo Bello non ha esitato a rinviarlo agli spogliatoi. Formidabile Montuori al 42’: zigzagando entra in area e a portiere battuto spedisce contro il palo (si rifarà allo stesso modo nella ripresa). Ed ecco il secondo tempo. Si conclude cronisticamente presto. Al 3’ l’Alessandria ha un risveglio: Oldani, su punizione di Castaldo, impegna Sarti cui sfugge la palla e Castelletti per rimediare… tocca netto con la mano. Il rigore subito decretato viene realizzato da Dorigo. Al 7’ un bel tiro di punizione di Carpanesi è deviato in angolo da Stefani. Al 13’, quarta ed ultima rete della giornata: Chiappella serve Montuori che ripete la prodezza dello scorcio finale del primo tempo. E questa volta la rende fruttifera con un gol strepitoso. Inizia qui l’accademia viola con occasioni sciupate quasi con indifferenza sovrana. Interrompe la monotonia un tiro di Vonlanthen al 34’ che sibila sul fondo d’un soffio. Al 37’, la migliore situazione non è sfruttata da Carpanesi, ormai solo davanti allo specchio vuoto della porta. Ma a che recriminare su una vittoria che, vistosa, avrebbe potuto diventare colossale? Non esageriamo. Giornata splendida, quindicimila persone a far cornice. Terreno in discrete, non ottime, condizioni per qualche ciuffo d’erba galeotto (e l’Alessandria ne farà subito le spese). Espulso Lorenzi per proteste o frasi irriguardose nei confronti dell’arbitro al 33’ del primo tempo. Nessun incidente grave da segnalare. (Angelo Rovelli, «La Gazzetta dello Sport», 29 settembre 1959) La Alessandria, domenica scorsa a Torino, aveva subito sei reti; oggi ne ha incassate quattro. I due risultati dimostrano che la formazione grigia è tra le più deboli della massima divisione. Se le sventure degli avversari non avessero toccato il cuore dei giocatori fiorentini, i quali, per non infliggere un’umiliazione troppo demoralizzante agli alessandrini, a metà partita hanno avuto il buonsenso di fermarsi, oggi il risultato finale sarebbe stato ancora più netto. Non crediate sia nostra intenzione criticare l’undici alessandrino per dire tra le righe che, tutto sommato, la vittoria della Fiorentina è una vittoria trascurabile, che qualsiasi squadra avrebbe conseguito con la stessa facilità, No: oggi siamo rimasti gradevolmente sorpresi seguendo le manovre impostate dai giocatori toscani. Non essendo stati presenti all’incontro Lazio-Fiorentina e avendone solamente letto le cronache, ci aspettavamo di vedere una squadra incapace di organizzare le proprie forze. Avevamo letto che la prima linea non se l’intendeva con i mediani, che Montuori e Lojacono si davano reciprocamente fastidio. Dopo aver meditato a lungo sulla sconfitta, l’allenatore Czeizler ha trovato il rimedio per eliminare i difetti. Egli ha rinunciato alle complicazioni tattiche, ha chiesto ai suoi uomini di applicare pedestremente le regole del sistema, Lojacono e Gratton si sono messi a fare le mezze ali, andando avanti e indietro per il prato, le ali Hamrin e Carpanesi sono rimaste al loro posto, Montuori si è piazzato davanti al portiere. Montuori, Hamrin, Lojacono sono in sorprendenti condizioni di forma. Montuori oggi ha la freddezza e la sicurezza che contraddistinguono i campioni nel pieno possesso delle loro forze fisiche e cerebrali. Non si scompone, non si agita, non si innervosisce come quando ha i muscoli stanchi e non riesce a fare ciò che desidera. Montuori ha scatto, ha idee, ha quell’agilità di movimenti, che avevamo ammirato in lui durante la prima stagione in cui si è presentato ai pubblici italiani. Ma ora egli si controlla, sfrutta meglio le sue doti. Osserva l’avversario, ne pesa le qualità e le deficienze e agisce di conseguenza. Oggi, al 10’, è giunto al punto di essere completamente padrone del suo diretto avversario, l’ossuto, tenace Pedroni. E il vecchio Pedroni, per trattenere quel saltellante, guizzante, sgusciante avversario, elastico e inafferrabile come una scimmia, si è visto costretto a chiamare presso di sé i mediani laterali e la mezz’ala sinistra Dorigo; ciononostante, Montuori ha segnato due reti e ha colpito una volta i pali, scartando alle volte quattro avversari di seguito. Però va detto che né Montuori né Hamrin avrebbero potuto fare centro, avrebbero potuto assumere il ruolo di castigamatti, se non avessero avuto il sorprendente appoggio di Lojacono e il perseverante aiuto del laborioso Gratton. E non dimenticheremo che l’ala sinistra Carpanesi, entrato in campo per sostituire Petris, è un giocatore di limitate capacità e come ala vale piuttosto poco, poiché egli abitualmente viene schierato tra i mediani. La prima linea viola ha monopolizzato tutte le azioni, lasciando ben di rado che la palla andasse a finire ai difensori. Segato e Chiappella si sono piazzati a metà campo, da dove rimandavano in avanti la palla. Robotti, Castelletti e Cervato hanno sovrastato con autorevolezza i poco timidi tentativi della prima linea alessandrina. La prova del ventenne Castelletti è stata assai soddisfacente: è un giovane biondo, dai muscoli solidi e asciutti, il quale corre ininterrottamente per tutta la partita, dando l’impressione di non sentire minimamente lo sforzo a cui si sottopone. L’Alessandria si è sfasciata in pochi minuti. Al 27’ aveva già tre palloni nel sacco. È una squadra imbottita di veterani inadatti al ritmo frenetico di questo campionato in cui stanno trionfando i giovani. Dovrebbe sostituirli con degli esordienti. Lo stesso Pedroni (ci dispiace dirlo) non è più all’altezza del compito che gli è stato affidato e non parliamo di Castaldo, di Lorenzi, di Vonlanthen, di Dorigo. Discreto, se non altro per la sua continuità, il giovane Oldani. Ed ora, eccovi brevemente la cronaca. Al 1’ Lojacono tira in porta da 35 metri. La palla batte davanti al portiere e con una bizzarra parabola si infila in porta. Stefani non è stato così tempestivo di mutare posizione nell’attimo in cui la sfera ha battuto in terra. La Fiorentina, visto il successo del primo tiro, dà inizio a un ininterrotto martellamento da destra. Intanto, il cerchio attorno a Stefani si sta chiudendo. Al 25’ Montuori salva Gratton il quale si sposta verso la bandierina dal calcio d’angolo. Subito intelligentemente Hamrin si sposta sotto la rete e, quando riceve la palla dallo stesso Gratton, è pronto a scaraventarla in rete con forte tiro di destra. Due minuti dopo, Lojacono lancia in profondità a Montuori, il quale si libera di Pedroni, entra in area e batte il portiere con un tiro molto angolato. Siamo 3 a 0 e la partita è praticamente finita. A questo punto, Lorenzi dà in ismanie e, dopo un fallo contestatogli, insulta l’arbitro il quale lo espelle immediatamente. Al 44’ Montuori scarta quattro avversari, portiere compreso, e poi manda il pallone a sbattere contro il palo destro. All’inizio della ripresa, Castelletti inavvertitamente tocca con le mani la palla in area di rigore e Dorigo realizza il rigore. Al 14’ il solito Montuori supera Pedroni, Giraudo, Dorigo e il portiere Stefani e segna la quarta ed ultima rete. E non succede più nulla di interessante. (Piero Maria “Martin” Zoccola, «l’Unità», 29 settembre 1958) LA FIORENTINA CEDE AL PRIMO MINUTO E L'ALESSANDRIA CEDE NETTAMENTE: 4-1 Lorenzi espulso - Un rigore di Castelletti - Occasioni sciupate dai toscani L’Alessandria ha avuto, fin dal primo minuto, la sensazione del destino a cui andava incontro. Dopo poche battute di gioco, infatti, Castelletti, interrompendo a metà campo un attacco avversario, invece di rinviare passava corto a Lojacono al centro, del tutto incustodito. Lojacono arrancava veloce, dritto sulla porta, poi piegava verso destra in cerca di spazio libero e improvvisamente sferrava il tiro da 25 metri. Non sembrava un tiro pericoloso, Stefani usciva dai pali per bloccare, ma la palla, rimbalzando a tre passi da lui, lo scavalcava e finiva in rete. Stupore della folla. È impossibile dire se la palla, toccando terra, abbia deviato dalla sua traiettoria o se il portiere, sbagliando il tempo dell’uscita, si sia trovato tagliato fuori dalla nuova traiettoria creata dal rimbalzo. Nel pubblico sopravvenne un senso di gelo, la partita cominciava male. Se la squadra aveva un piano suo di lotta, questo piano, in seguito alla nuova situazione, falliva. Occorreva ora organizzare un gioco che tendesse non a bloccare l’avversario più forte, ma a ricuperare, e questo compito, con gli uomini su cui l’Alessandria poteva contare, non appariva certo di facile realizzazione. Le fasi che seguirono dimostrarono che il compito era anzi superiore alle forze di cui la squadra grigia disponeva. Cominciò la sinfonia di gioco degli ospiti. La manovra ora dilagò ora si infittì, nulla da fare contro i palleggiatori viola, schivate, piccoli tocchi, e ogni tanto un tiro che fendeva l’aria e finiva o troppo alto o troppo a lato. La superiorità della Fiorentina mascherava anzi quella che era forse la sua debolezza e cioè la mancanza di un gioco impostato su di uno schieramento, chiaro nel suo impianto e nei suoi sviluppi, non occasionale ma predisposto, con compiti definiti, punte e rincalzi a posto e tutti operanti con una manovra che condensasse invece di diluire. Fra gli uomini di centro non c’era che il legame dell’intelligenza e della comune abilità tecnica, ma questo bastava a ingolfare di lavoro la difesa avversaria che richiamava indietro quanti più uomini poteva sguarnendo il centro campo, svuotando anzi spesso intere zone del terreno, tutti ossessionati da quel palleggio sinuoso e inafferrabile. Il crollo dell’Alessandria è cominciato così fin dai primi minuti. Impossibile contenere la marea. Rari i contrattacchi dei grigi, improvvisati e confusi, con scarsa potenza di penetrazione. In una di queste azioni, un tiro di Dorigo era deviato dal braccio di Castelletti e la palla finiva poi in corner. L’arbitro vide e fece segno di continuare. Sull’intenzionalità i pareri possono essere divisi; alla folla sembrò un fallo grosso e all’arbitro una cosa da niente. La folla si eccitò e se prima aveva seguito un po’ con orgasmo e un po’ con rassegnazione l’andamento della partita, ora cominciò a dar fiato ai polmoni. Fatica piuttosto vana. Al 24’ l’attacco viola trovava quattro battute meno leziose delle altre e più redditizie. Iniziava l’azione Montuori, con quel suo palleggio intricato e ostinato, allargando quindi sulla destra con un allungo eccessivo. Gratton raggiungeva la palla sul fondo e centrava ad una spanna di terra: Hamrin era lì, a un passo dalla porta, e scaraventava in rete. Due minuti dopo, il terzo goal. Avanzava Lojacono dalla sua posizione di mezzo destro, mentre al centro scattavano in coppia Montuori e Hamrin. Il passaggio di Lojacono arrivò giusto, come i suoi compagni avevano preveduto, alle spalle di Pedroni e la coppia fu sopra alla palla: la colse Montuori, ormai solo davanti alla porta, e non ebbe difficoltà a segnare. Tre a zero dopo, nemmeno mezz’ora di gioco. Più nulla da fare. Al 32’ Hamrin avanzava, solo davanti a Pedroni. Scattando, il centromediano grigio scivolava e cadeva a terra. Via libera per Hamrin, usciva il portiere alla disperata, ma ormai si attendeva il quarto gol. Ma Hamrin sbaglia, forse per eccessiva confidenza, mandando la palla nelle mani del portiere, nel tentativo di scavalcarlo con una corta parabola. Un minuto dopo, Lorenzi si faceva espellere per intemperanze verbali. A dir la verità, fino a quel momento nessuno lo aveva notato. Ridotti numericamente di forze, la situazione dei grigi si aggravava. Poco ordine nella squadra, senso di disorientamento, uomini inadeguati e scarsamente efficienti. Pedroni faceva ogni tanto dei gesti sconsolati, difficile tener le redini di una compagine in cui l’orgasmo aggravava la naturale confusione, essa pareva a tratti raggomitolarsi per difendersi, ma quando era necessario distendersi non trovava le vie sicure della manovra. La folla guardava, delusa e amareggiata. Prima del riposo, un «a solo» di Montuori che scartava anche il portiere, ma il suo tiro finiva poi sul montante. All’inizio della ripresa, per poco un tiro di Dorigo non sorprendeva Sarti, uscito intempestivamente. Il rigore negato nel primo tempo veniva concesso al 3’ per un fallo di mano, ancora di Castelletti. Segnava Dorigo: tre a uno. Riprendeva tosto l’offensiva viola. Al 13’ Montuori, avuta la palla da Cervato, entrava decisamente nel vivo della difesa alessandrina e iniziava in quel labirinto un satanico palleggio, bello come un gioco di prestigio, scartava quattro o cinque uomini compreso il portiere e metteva in rete. Possiamo per nostro conto chiudere la partita a questo punto. Quello che avvenne dopo non interessa più il gioco. Si è fatto, da parte della Fiorentina, dell’accademia al piccolo trotto. L’Alessandria, da parte sua, dopo il primo quarto d’ora di energici sussulti, parve accettare il suo destino. Larghi squarci si verificavano nella compagine e in essi guazzavano gli avanti viola con un ritmo già stanco, poco invogliati a spingere a fondo, cosicché chi cercava di vedere oltre il gioco e oltre quella superiorità così scarsamente contrastata non trovava elementi validi di giudizio. Tutto facile, anzi troppo facile. È necessario un esame più concreto, occorre una prova più impetuosa. Né Robotti né Castelletti sono apparsi tanto sicuri, l’attacco si è dimostrato fortissimo sul piano tecnico ma non altrettanto su quello tattico. Quando entrerà Petris sarà altra cosa e tutto il reparto ne trarrà giovamento come forza di propulsione, poiché il suo gioco è meno ridondante di palleggi, più scarno e più ficcante. E forse allora il gioco dei viola cambierà addirittura volto. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 29 settembre 1958) È bastato un minuto, uno solo, a Lojacono per far saltare, con la complicità di Stefani troppo distratto, il «banco» dell’Alessandria. Poi è stato tutto facile, comodo addirittura, per i «solisti» dell’attacco viola. I gol sono stati quattro soltanto. Avrebbero potuto essere anche il doppio, anche di più, né ci sarebbe stato nulla da dire. La Fiorentina, infatti, ha letteralmente scherzato con l’avversario, l’ha stordito, l’ha umiliato, l’ha perdonato più di una volta. Montuori ha fatto impazzire Girardo e Pedroni, che gli si erano appiccicati alle spalle. Lojacono ha sbalordito per continuità, per tenuta, per potenza. Hamrin si è divertito a lasciare sul posto dieci, cento volte chiunque ha cercato di contrastargli il passo. Sono stati solo i tre fuoriclasse a fare i gol, a dare spettacolo, a garantire in ogni istante un certo tono ad una partita che, dopo 25 minuti (con la Fiorentina troppo nettamente in vantaggio), non avrebbe avuto altrimenti più nulla da offrire. Ma, giova ripeterlo, è stato tutto troppo facile. L’Alessandria assolutamente non è mai esistita, forse schiantata dal gol a freddo subito; certo, comunque, ancora lontana da una condizione e tecnica e atletica anche appena sufficiente. Lo choc di mercoledì scorso in Coppa Italia era stato per la Fiorentina assai grave. Ci volevano perciò una partita tranquilla e una vittoria sonante per cancellare il brutto ricordo. Non ce la sentiamo, ad ogni modo, di affermare che Czeizler ha felicemente risolto tutti i suoi problemi. Anzi, crediamo che è giusto dire che Alessandria è stata sì un buon tonico, ma non certo la prova di una efficienza raggiunta. Le virtù di un Montuori, di un Lojacono, di un Hamrin non erano mai state infatti messe in dubbio. Date loro un discreto vantaggio e un po’ di spazio e saranno sempre capaci di qualunque prodezza. Le maglie sempre troppo allentate della difesa alessandrina sono state manna caduta dal cielo per i loro dialoghi prodigiosi, per i loro «a solo» entusiasmanti. Ma quante altre volte in campionato potranno trovare circostanze tanto favorevoli, avversari così fiacchi e rassegnati? Ed allora ci vorrà la squadra tutta, ci vorrà una manovra più razionale, non soltanto affidata al loro estro e alla loro indiscutibile abilità individuale, per trovare fortuna. Ebbene, né Gratton, ancora in ritardo di condizione, né Carpanesi, assolutamente negato per il ruolo improvvisato, ci sono sembrati in grado di fornire ai tre fuoriclasse una sufficiente collaborazione. E la coppia dei laterali non ci è ancora apparsa quell’insormontabile barriera di centro campo che in altri tempi Chiappella e Segato avevano rappresentato. Con Petris le cose andranno senz’altro assai meglio, ma è il Gratton che ha assoluta necessità di ritrovarsi, proprio lui che dovrebbe essere il regista di tutto il reparto. Stavolta, comunque, il suo compito è stato svolto con innegabile profitto da quel campione che è Lojacono e tutto è andato per il meglio. Ma l’avversario, dobbiamo ancora dirlo, no ha costituito un valido banco di prova. Montuori ha avuto i più incredibili «acuti». Il suo quarto gol, ad esempio, è stato un autentico capolavoro. Stretto in piena area in mezzo a tre avversari (Girardo, Pedroni e Dorigo), li ha lasciati tutti sul posto con una doppia finta e ha trovato poi anche il modo di piazzare la palla nell’angolo sguarnito della porta di Stefani. Identica prodezza il centravanti viola l’aveva azzeccata al 43’ del primo tempo, ma il palo gli aveva detto di no, dopo che era riuscito a far fuori anche il portiere. Ed alcuni suoi tocchi da artista, altri suoi inviti al millimetro, il suo senso di smarcamento hanno più di una volta strappato applausi a scena aperta. Il più positivo, ad ogni modo, ci è sembrato Lojacono. Lui è stato il primo a capire, infatti, il disagio di Stefani, ancora stordito per i gol subiti a Torino, e l’ha colto di sorpresa al primo istante da perlomeno 35 metri. Lui per tutti i novanta minuti ha sgobbato come un negro per assicurare alla Fiorentina il costante predominio della centrale del campo. Hamrin si è esibito in prolungate fughe di raro effetto spettacolare e di indubbia efficacia: non è stato però altrettanto felice nelle conclusioni. Gratton e Carpanesi, al contrario, non hanno mai tenuto il ruolo con sufficiente autorità. E, specialmente nel finale, hanno fatto collezione di occasioni mancate. Ai due mediani, in progresso, ma non ancora al loro standard normale, forse anche per la scarsa collaborazione di Gratton, già si è accennato. E lo stesso può dirsi di Cervato, sempre valido ma non ancora imbattibile come in altri tempi. Molto bene, invece, i due terzini: Castelletti è ormai una certezza; Robotti, al suo fianco, non gli è certo inferiore. I due ragazzi dovrebbero, con una maggiore esperienza, formare una gran coppia da Nazionale. Sarti si è un po’ lasciato sorprendere dall’intraprendenza di Oldani nell’azione che ha determinato il calcio di rigore, trasformato poi da Dorigo; per il resto, non è stato troppo impegnato, ma se l’è sempre cavata con disinvoltura. Una pena, addirittura, vedere un’Alessandria tanto squinternata. I mezzi della società, è vero, sono limitati. Ma uno Stefani in condizioni tanto disastrose non si è mai visto. Né si poteva immaginare, in una «provinciale» che molto dovrebbe affidare alle doti atletiche, una preparazione così arretrata. E poi tutti i reparti sono disorganizzati: a tal punto che in ogni momento – fossero stati anche dieci alessandrini contro due viola – qualche fiorentino si è sempre trovato solo e smarcato. Si sono salvati, in tanto disordine, Snidero, l’unico che perlomeno per un’ora buona si è battuto con bravura, e Oldani II, generoso e aggressivo. Ma gli altri, dall’impacciato Pedroni all’inutile Vonlanthen, dal fiacco Nardi all’ormai solo fastidioso Lorenzi, da Boniardi a Girardo, da Castaldo a Dorigo, sono stati un disastro. Partenza-razzo della Fiorentina: primo minuto, primo gol. È Lojacono che, da circa 35 metri, coglie Stefani impreparato e lo sorprende nettamente: la palla rimbalza davanti al portiere alessandrino e lo inganna senza rimedio. L’Alessandria abbozza un timido tentativo di reazione, ma i viola «passeggiano». A stento, al 12’, Stefani si salva ancora da Lojacono. Ma, al 24’, un serrato dialogo Lojacono-Montuori-Gratton mette Hamrin, solo davanti alla porta sguarnita, nella assoluta impossibilità di sbagliare il raddoppio. Passa un minuto e l’Alessandria è definitivamente in ginocchio: Lojacono scova un corridoio per Montuori; il centravanti è pronto allo scatto e terribilmente preciso nella conclusione. Al 33’ Hamrin si trova nell’identica condizione, ma nel tentativo di scavalcare il portiere gli mette tra le mani il pallone. L’espulsione di Lorenzi è il definitivo colpo di grazia alle possibilità di rimonta di un’Alessandria, del resto, ormai spacciata. Il palo, al 43’, evita a Stefani, già battuto, un altro gol ad opera di Montuori. Un calcio di punizione, battuto da destra da Castaldo al 3’ del secondo tempo, crea un po’ di confusione in area viola per un intempestivo tentativo di intervento di Sarti. Castelletti rimedia con la mano e l’inevitabile calcio di rigore è trasformato da Dorigo, imparabilmente. La Fiorentina, pur senza spingere a fondo, riprende presto però il sopravvento e aggiusta di nuovo il punteggio al 14’ con il già descritto capolavoro di Montuori. Il finale è tutto viola, ma Gratton e Carpanesi, si è detto, hanno le polveri troppo bagnate. Espulso Lorenzi, per proteste, al 34’ del primo tempo, ammoniti Castaldo al 18’, Lojacono e Snidero al 33’ del primo tempo. Leggermente infortunati Lojacono al 33’ del primo tempo e Gratton al 16’ del secondo. Arbitro attento, sicuro e preciso, il siracusano Lo Bello: Lorenzi ha dovuto accorgersi a sue spese che i tempi, ormai, sono cambiati anche per lui. (Ezio De Cesari, «Corriere dello Sport», 29 settembre 1958) La sconfitta di domenica scorsa e la trasferta di domani a Ferrara SI ATTENDE LA PROVA DI RIABILITAZIONE DELLA SQUADRA GRIGIA La Fiorentina ha trovato ad Alessandria la porta spalancata per giungere ad una vittoria a largo punteggio. Lo scorso anno i grigi applicavano il catenaccio: ora le catene sembrano legate agli stinchi dei nostri giocatori. I fuoriclasse della Fiorentina, al Moccagatta, correvano senza sosta con la velocità di una briosa compagine di Serie C; i nostri giocatori si muovevano col rallentatore, al pari di una squadra di veterani. Un giornale milanese ha definito la compagine di Pedroni la «squadra dell’oratorio». Di questo passo, la situazione incomincia ad essere preoccupante: l’annebbiamento tecnico si rileva in tutta la squadra: si noti che il più a posto dei vecchi giocatori è Boniardi. Come è possibile che Stefani, Pedroni, Nardi, Snidero, Manenti, Castaldo e Vonlanthen abbiano dimenticato le regole del gioco e lo slancio (per chi l’aveva) delle interessanti partite dello scorso anno? Il pubblico continua a dire che sono stati venduti male i giocatori migliori e si è comperato peggio e, per giunta, per pagare una parte dei debiti dello scorso anno si è dovuto rinunciare anche a Nobili. Ormai il dado è tratto e torna doveroso per i dirigenti prendere provvedimenti in merito, perché non basta acquistare a novembre Giuliano o Emoli, è tutto l’impianto di gioco che deve essere mutato, se Pedroni continua ad essere nella forma attuale. Ci sono elementi come Passarin e Filini che attendono di inserirsi in squadra; si potrebbe anche spostare Pedroni nel suo antico ruolo di terzino, finché non abbia ripreso la perfetta forma. È inutile giocare a rimpiattino, inserendo gli elementi che notoriamente non hanno fiato e velocità per figurare in una squadra di Serie A: possono essere costati milioni a iosa e, purtroppo, ne costano ancora, ma poiché non sono elementi che possano risolvere una partita, tanto vale impostare i giovani, con la speranza di una conferma, come la si è avuta per Oldani, che continua ad essere il migliore elemento del nostro attacco e si impone anche se non è troppo servito dai compagni. Stefani aveva dimostrato nelle partite precampionato di non essere in forma: le cause di tale regresso non spetta a noi ricercarle. Ci limitiamo a rilevare che Stefani domenica era troppo preoccupato e già al primo minuto si era lanciato in avanti per bloccare un tiro di Lojacono sferrato da trenta metri: ne è scaturito così un goal che si può chiamare goal-beffa, goal-infortunio, goal-papera. Sta di fatto che, con i nervi a posto, lo Stefani di altri tempi avrebbe atteso la palla sulla linea della porta per la più normale delle parate. Dopo l’infortunio, è stato evidente il suo tormento ed il suo timor panico; ha annaspato alcune volte in alto, in cerca della palla che gli sfuggiva di mano come fosse argento vivo. La tattica difensiva di Pedroni aveva dato lo scorso anno buoni frutti, ma vi erano anche Nobili in porta, Marcellini nel ruolo di mediano-terzino-portiere, Traverso come mediano-terzino-goleador e Tagnin, l’inesauribile uomo di centrocampo. È vero che il biondino teneva troppo la palla, ma la teneva lui e non la passava agli avversari, come fanno oggi troppi giocatori della retroguardia e dell’attacco. Speravamo, in occasione dell’incontro con la Fiorentina, di vedere la nostra squadra in ripresa, perché era stata portata ad Acqui ed avrebbero dovuto funzionare le «commissioni». Erano stati formulati propositi di rimaneggiamenti, ma alla prova dei fatti sono scesi in campo quei giocatori lentissimi che non sanno sparare la palla di prima e «passeggiano» sul campo come placidi pizzardoni. Tecnicamente, siamo a terra, come prima. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 4 ottobre 1958) RISULTATI: Bologna-Genoa 2-1 Internazionale-Padova 3-0 Juventus-Udinese 3-0 Lanerossi Vicenza-Lazio 1-0 Napoli-Milan 0-1 Roma-Bari 3-1 Sampdoria-Talmone Torino 3-0 Triestina-Spal 0-1 CLASSIFICA: Fiorentina, Internazionale, Milan 4; Bologna, Juventus, Roma, Spal 3; Lanerossi Vicenza, Lazio, Sampdoria, Talmone Torino 2; Bari, Genoa, Napoli, Padova 1; Alessandria, Triestina, Udinese 0. MARCATORI 4 gol Angelillo (Inter), Montuori (Fiorentina) 3 gol Loiodice (Roma) 2 gol Abbadie (Genoa), Boniperti (Juventus), Da Costa (Roma), Dorigo (Alessandria), Firmani (Inter), Galli C. (Milan), Mariani (Padova), Menti (L.R. Vicenza), Pascutti (Bologna), Piaceri (Torino) Il punto sul campionato A pieno punteggio sono rimaste le due squadre milanesi e i toscani La Juventus all'inseguimento del Milan, Inter e Fiorentina I bianconeri campioni d'Italia hanno battuto l'Udinese senza forzare: li attende un programma che comprende l'incontro di domani a Vienna, e le partite con Padova e Napoli - A Genova contro la Samp una dura esperienza per il Torino - Ancora difficoltà per l'Alessandria Tre squadre sono rimaste al comando dopo la seconda giornata del campionato. Si sono staccati il Tallitone Torino e la Lazio battuti in trasferta. Le conferme sono venute da Fiorentina, Milan e Inter, le prime due vittoriose in campo avversario, la terza trionfante in casa ancora con tre reti: una di Angelino e due di Firmani, La delusione ha voluto darcela invece la. Lazio con la sconfitta di Vicenza. Era la prima volta che la squadra romana usciva dal proprio campo ove aveva compiuto la grandiosa volata battendo grosse unità come Juventus e Fiorentina nella Coppa Italia e successivamente la Sampdoria nella prima del campionato. Era questa la trasferta più attesa della giornata. Il risultato di Vicenza svaluta la vittoria nella Coppa e ridimensiona la Lazio collocandola fra le unità di valore medio, come del resto già si intuiva. Galoppano le squadre milanesi. L'Inter, con tre reti della grande coppia di centro, mantiene il ritmo forte di questo inizio di campionato e porta sugli scudi i suoi due uomini di punta, che addensano la minaccia su tutte le difese che dovranno incontrare. Il successo più significativo è però quello del Milan sul campo del Vomero. Per tre quarti dell'incontro la squadra rossonera si è difesa e dobbiamo ora attenderci la reazione degli esaltatori ad oltranza del gioco offensivo, cioè del gioco vero perché l'altro non sarebbe che Vanti-gioco. Inutili le promesse ed i giuramenti degli allenatori. Una squadra gioca non come vuole, ma come le circostanze impongono. Il Milan aveva segnato al 13' del primo tempo sfruttando l'occasione buona che si era presentata. Che cosa deve fare una squadra in tale situazione: deve restare abbottonata o scoprirsi? Solamente un allenatore pazzo avrebbe incitato i suoi uomini ad attaccare e Bonizzoni, a quanto sembra, pazzo non lo è. Quindi, difesa e contropiede. Il Napoli può lamentare la- cattiva forma dei suoi atleti e l'in completezza dei ranghi. Vinicio è solo e disgraziatamente è anche uomo di punta, cioè svolge un gioco su un'unica corda. Un difensore accorto lo può annullare, specialmente se l'attaccante è ancora in rodaggio. Quando ci sarà anche Del Vecchio il gioco cambierà strada, una nuova tattica potrà essere impostata, ma questa nuova tattica si affermerà se l'azione dei due uomini di punta sarà bilanciata in modo da raddoppiare la minaccia. Gli acquisti non sempre risolvono da soli i problemi di una squadra o anche di un solo reparto. La manovra è una intuizione, raramente una improvvisazione, vuole essere studiata e organizzata perché nel calcio è ben fatto solamente quello che è pensato, lasciando le risorse dell'estro ai fuoriclasse che sono pochi. La terza delle capilista è la fiorentina, largamente vittoriosa ad Alessandria I problemi della difesa grigia sono noti perché se ne parla da un pezzo. In quanto alla Fiorentina si direbbe, in certi momenti, che la squadra viola abbia perfin troppo gioco, ne rigurgita. Essa manovra non secondo una logica di gara, ma seguendo le iniziative di Lojacono e Montuori che sono «omini di fantasia. Essi perdono di vista perfino Hamrin, anche quando egli ha intorno venti metri di spazio libero. Hamrin ha dovuto spesso spostarsi al centro in cerca di lavoro e faceva venire la pelle d'oca vederlo nelle mischie con quelle gambe nude. La vittoria di Alessandria ha esaltato la Fiorentina ma potrebbe anche illuderla. Attaccata in profondità potrebbe rivelare delle crepe Le squadre torinesi hanno avuto in complesso una giornata mediocre. La vittoria dei- volta che egli tese le mani sulla schiena di un avversario che gli si appoggiava contro e lo stava spingendo, subito si udì il fischio dell'arbitro. Che volete: l'arbitraggio non è una missione, è un mestiere. Niente da dire sulla sconfitta del Talmone Torino. L'incidente capitato a Genova può averla aggravata, ma a eletta degli osservatori essa era fatale. La squadra sta facendo la sua esperienza che le gioverà dopo la sbornia d'entusiasmo della prima giornata. Senza contare che una. partita può finir male senza che si riscontrino motivi, se non occasionali, che spieghino il risultato. I granata ritroveranno la vena del loro gioco, ne consolideranno il carattere, e riprenderanno la loro marcia che non sarà mai però una marcia tranquilla. Dicevamo alla vigilia che era necessario al Talmone Torino consolidare il suo gioco e dopo la fresca ventata contro l'Alessandria, dargli una struttura stabile. Era eccessiva la vittoria sui grigi e forse è eccessiva la sconfitta contro la Sampdoria. La prima non doveva esaltare, la seconda non deve avvilire. Tutto sta a non perdersi d'ani Angelino con questo rigore ha ottenuto il suo quarto goal del campionato: il capitano dell'Inter, alla pari con Montuori, è in testa alla graduatoria dei marcatori la Juventus è stata ottenuta senza un gran gioco, e del resto non era necessario far di più data la scarsa efficienza dell'avversario. Inutile accanirsi quando non ne vale la pena. La Juventus pensa al suo calendario, all'incontro di Vienna di domani, alla partita successiva di Padova, al Napoli che arriverà otto giorni dopo. La squadra non è ancora in forma, l'attacco va avanti a singulti, Charles è sballottato liberamente e non ha il diritto di reagire. A Ferrara venne caricato in tutti i sensi e con tutte le gradazioni di violenza senza che mai si intervenisse perchè si era nell'area di rigore. Una volta che egli tese le mani sulla schiena dell'avversario che gli si poggiava contro e lo stava spingendo subito si udi il fischio dell'arbitro. Che volete: l'arbitraggio non è una missione, ma un mestiere. Niente da dire sulla sconfitta del Talmone Torino. L'incidente capitato a Genova può averla aggravata ma a detta degli osservatori essa era fatale. La squadra sta facendo la sua esperienza che le gioverà dopo la sbornia di entusiasmo della prima giornata. Senza contare che una partita può finire male senza che ne si riscontrino motivi, se non occasionali, che spieghino il risultato. I granata ritroveranno la vena del suo gioco, ne consolideranno il carattere, e riprenderanno la loro marcia che non sarà mai però una marcia tranquilla. Dicevano alla vigilia che era necessario al Talmone Torino consolidare il gioco dopo la fresca ventata contro l'Alessandria, dargli una struttura stabile. Era eccessiva la vittoria sui grigi e forse è eccessiva la sconfitta contro la Sampdoria: la prima non doveva esaltare, la seconda non non deve avvilire. Ettore Berra (La Stampa - Vittorio Pozzo)