Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
12-10-1958 - Giornata: 4 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Padova AC 1 - 3 (1 - 1)
RETI: 19. Castaldo E.[A] 13. Mariani A. [Pa] , 59. Brighenti (II) S. [Pa] , 81. Luosi R. [Pa]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Oldani (II) Tullio, Dorigo Aldo, Passarin Roberto All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
PADOVA AC: Pin; Blason, Scagnellato; Pison, Zannier, Moro; Mariani, Rosa, Brighenti (II) Sergio, Mari, Luosi. All.: Rocco Nereo.

Arbitro: Butti Mario (Como)
Note
Ammoniti: Brighenti II [P], Rosa [P], Snidero [A], Pedroni [A]. Angoli: 10-2 (3-1). Spettatori: 5.000. Cielo coperto, terreno sdrucciolevole. Inizio gara ore 15:30. Un minuto di silenzio in memoria di papa Pio XII, morto il 9 ottobre. «L’Unità» attribuisce la prima rete del Padova a Luosi.

Commento
IL PADOVA IN CONTROPIEDE VINCE AD ALESSANDRIA: 1-3 Ha vinto la squadra che ha attaccato di meno: conseguenze del contropiede. Il Padova non è nuovo a successi del genere. Lo scorso anno aveva Azzini battitore libero e Hamrin, infallibile espada pronto a sfruttare a fondo le azioni di contrattacco. Ora – ceduto lo svedese alla Fiorentina e squalificato Azzini – Zannier è diventato difensore volante e Brighenti, qui ad Alessandria, è riuscito a non far rimpiangere il guizzante Kurt. Tutti e tre i gol del Padova hanno avuto almeno lo spunto iniziale da Brighenti. Gli sportivi alessandrini parlano anche degli errori di Stefani, rimpiangendo Cuman, l’altro portiere rimasto a riposo per essersi fratturato un polso a Ferrara. Stefani – è vero – non ha dato alla sua squadra l’impressione di sicurezza, ma la colpa non è tanto sua quanto di Brighenti, mobile, astuto e minaccioso; di Brighenti, si potrebbe aggiungere, e del modo con cui veniva controllato. L’Alessandria, come la sua antagonista, si è schierata con intenzioni prevalentemente difensive. Pedroni era in posizione di battitore libero, ma non sempre Nardi (o Girardo) faceva il centromediano vero. Quello dei due che si spostava al centro non stava addosso al «numero 9» dei bianchi: si teneva a qualche metro da lui. Ancor più lontano era l’altro terzino. Così Brighenti, quando aveva il pallone, sembrava l’Orazio superstite contro i tre Curiazi. Non affrontava in blocco gli antagonisti: li batteva uno dopo l’altro sfruttando l’efficace arma di un palleggio guizzante. Un altro settore in cui l’Alessandria ha impostato la partita in modo «strano» è l’attacco. In prima linea mancavano Lorenzi, squalificato, Vonlanthen, lasciato a riposo, e Tacchi (strappo muscolare). Al centro, il giovane Oldani ha confermato le ottime doti messe in mostra già a Torino, le mezze ali Manenti e Dorigo, sul ritmo del normale rendimento, hanno lavorato a fondo, denunciando una logica stanchezza nell’ultima parte dell’incontro. Castaldo stava arretrato – è il suo gioco –, l’altra ala Passarin, uno dei migliori come tecnica, non si è quasi mai portato in avanti, preferendo costruire le azioni con lo stile della mezz’ala. Così, nel momento cruciale della partita, contro il compatto sbarramento difensivo del Padova, l’Alessandria ha dovuto contare su Oldani, molto bravo come si è detto, e sul mediano Snidero. Difficile in tali circostanze superare una attenta difesa dove Mari faceva da regista a metà campo e gli altri erano molto decisi (Scagnellato perfin troppo…). A complicare la situazione per l’Alessandria, Pin ha salvato la porta in quelle due o tre occasioni in cui solo il portiere può rimediare ad un pericolo. Non per niente, l’allenatore Rocco, dopo il fischio finale, ha detto con brutale ma simpatica schiettezza: «Bravo Pin, ti sei preso un gol da ingenuo, ma poi ci hai assicurato la vittoria». Alessandria-Padova, in definitiva, è tutta lì. Nelle parate che Pin ha effettuato e in quelle che Stefani non ha fatto. Al 13’ Brighenti scendeva a slalom tra i terzini grigi e passava a Luosi. Centro dell’ala sinistra che spiove davanti ai pali, Stefani potrebbe uscire ma resta fermo, Mariani, di testa, mette a segno il primo goal. Sei minuti dopo, un centro di Oldani, spostato sulla sinistra, veniva deviato ma non trattenuto da Pin; Castaldo piombava sul pallone e lo spediva in rete. Nella ripresa, l’Alessandria ha attaccato con impeto. Pin ha fermato con parate scattanti un tiro di Castaldo ed uno di Oldani ed è stato fortunato riuscendo a deviare con la punta delle dita un latra puntata dello stesso Oldani. Dall’altra parte del campo, al 15’, un lungo rilancio di Mari ha trovato Brighenti controllato soltanto a due metri di distanza. Il centravanti evitava Pedroni, si spostava verso sinistra e calciava a fil di palo, quasi dal limite dell’area. Al 38’ ancora Brighenti serviva Luosi, trasferitosi al centro. Tutti si aspettavano un pallone di ritorno verso Brighenti. L’ala, invece, preferiva calciare da trenta metri. Il colpo improvviso sorprendeva tutti (Stefani compreso). Tre a uno per il Padova. L’Alessandria è stata ancora una volta sconfitta in modo netto. Più duramente, certo, di quanto avrebbe meritato. (Paolo Bertoldi, «Stampa Sera», 13 ottobre 1958) È stata la giornata nera dell’Alessandria, ed a questa, ovviamente, verrà legato un nome: quello di Stefani, che proprio si può dire oggi abbia incocciato in una di quelle giornate in cui all’avversario basta calciare verso la rete per realizzare. Un mare di gioco hanno costruito i grigi per giungere alla vittoria e sempre si sono trovati in svantaggio di fronte ad un Padova che per segnare tre reti ha imbastito sì e no quattro azioni. Oggi, l’estremo difensore alessandrino non ha proprio alcuna scusante e difficile diventa, per il cronista, il commento di quanto ha visto. Stefani oggi sembrava un bambino sperduto, impaurito. La prima rete la subiva senza manco muoversi quando poteva facilmente evitarla, la seconda (un tiro da fuori area a mezza altezza) lo trovava immobile e la terza, con un altro tiro da circa 30 metri, vedeva il ripetersi della storia. Di fronte a questa tragedia di Stefani, si giunge a quella dei grigi che rappresenta il paradosso dell’incontro. L’Alessandria ha iniziato con un gioco guardingo, poi passava all’attacco senza però scoprirsi eccessivamente in difesa. La manovra filava via liscia, ben coordinata sui due laterali e soprattutto su Dorigo. All’attacco, Passarin ed Oldani in grande giornata, coadiuvati da Castaldo e Manenti, mettevano continuamente in difficoltà la difesa biancorossa. Poi venne la sorpresa della prima rete patavina, ma i grigi non si persero d’animo. Anzi, aumentarono il volume del loro gioco anche quando, nella ripresa, avevano subito il secondo gol. E non si trattava di azioni scaturite dall’improvvisazione, bensì da una costruzione continua che lasciava surplace gli uomini di Rocco. Eppure, l’arroccata difesa veneta riusciva a tenere, sia per l’attività di Pin e sia perché, evidentemente, la dea bendata oggi si era alleata agli ospiti. Oggi il Padova era sceso al Moccagatta per un risultato in bianco e lo dimostrò fin dalle prime battute. Si è trovato con una vittoria ottenuta non certo con il contropiede, solito in questi frangenti, ma perché così era scritto. Crediamo sia quindi opportuno limitare il discorso sul Padova a quel pareggio cui mirava e quindi dobbiamo riconoscere che ha bene operato con una mediana ed una difesa ben chiusa e pronta a sfruttare qualsiasi errore dell’attacco dei grigi. Brighenti, Luosi e Rosa sono stati poi i migliori dell’attacco o, per meglio dire, del gioco a centro campo, in quanto bene hanno saputo collaborare con i compagni delle retrovie. Per il resto, parlare di attacco sarebbe assurdo. Da tutto quanto sopra espresso si deduce che non è stata una bella partita. La cronaca. L’inizio inganna tutti quanti: sembra che il Padova sia arrendevole e accetti la battaglia. Poi, invece, arretra i suoi reparti e l’Alessandria inizia il tambureggiamento alla rete di Pin. Sono però dei tiri fuori e poi, all’11’, la prima doccia fredda per i grigi. Giunge un pallone sulla destra dell’area alessandrina. Tre maglie grigie cincischiano attorno a questo. Giunge Luosi che tocca alto verso il centro dove soli vi sono Pedroni e Mariani. I due a contatto saltano e l’ala destra biancorossa riesce a toccare debolmente di testa verso la rete. Stefani, a cui basta accennare ad una uscita per sventare il pericolo, resta immobile e la palla finisce in fondo al sacco. Ripartono i grigi ed il loro dominio diventa incontrastato. Le azioni si susseguono pericolose ed alcune, per un filo, non portano al pareggio. Poi, al 19’, il pareggio: fugge da lontano Oldani, elude la vigilanza di Blason, crossa al centro, Pin tocca ma non trattiene, Castaldo gli soffia la palla e segna imparabilmente in diagonale con un tiro rasoterra. La pressione dei grigi però non accenna a diminuire e continua anzi fino al termine. Incidenti di nessun rilievo a Blason e Luosi che al 37’ del primo tempo resta fuori per 2’. Si riprende nuovamente con l’Alessandria protesa alla ricerca della seconda rete. Azioni belle dei grigi ancora al 7’, con tiro conclusivo di Manenti che finisce di poco fuori, e al 13’, con Castaldo che di testa obbliga nuovamente Pin ad esibirsi. Poi, al 15’, la seconda rete degli ospiti; Brighenti, a metà campo, riceve da Rosa un passaggio; avanza portandosi di poco fuori dall’area dei grigi; finalmente si decide e tira verso la porta di Stefani un pallone viaggiante a mezza altezza che entra nella rete alessandrina a un metro dal palo destro senza che il difensore si muova. Malgrado tutto, gli alessandrini attaccano ancora. Pericolosissimo al 17’; tira Oldani a portiere spiazzato, salva e respinge il piede di un difensore. Nuovo tiro di Passarin e Zannier manda lontano a centro campo. Ancora al 20’: fugge Oldani tallonato da Blason; entra in area, ormai sembra fatta; Pin esce e con la punta delle dita riesce a deviare leggermente in calcio d’angolo. Si continua con la stessa musica fino al 37’, quando cioè Luosi, su passaggio di Rosa, da circa 30 metri, indirizza verso la rete dei grigi. Stefani tenta la parata quando ormai la palla è in fondo al sacco: 3-1. Il pubblico incomincia ad uscire, mentre i grigi si rassegnano alla cattiva sorte: ormai la partita è terminata. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 13 ottobre 1958) Nuova sconcertante sconfitta grigia, grave per il punteggio e per la incapacità degli attaccanti alessandrini di prevalere anche in condizioni assai propizie. Le linee dell’Alessandria sono apparse prevalentemente slegate, prive di collegamento fra mediana ed attacco, costantemente errati gli allunghi della palla e soprattutto mancato un preciso marcamento degli avversari, che hanno manovrato quasi sempre a loro piacimento, mettendo a repentaglio la rete di Stefani. Questi è apparso più che mai indeciso e malsicuro negli interventi: ad alcune parate che hanno ricordato i suoi tempi migliori, ha alternato sbandamenti e deficienze che sono costate due delle tre reti subite. È doloroso scendere a queste considerazioni, ma la squadra alessandrina manca nella sua struttura: non ha coesione, intesa, ordine e disciplina. Non sa sviluppare temi preordinati e si affida all’estro o al caso, sperando nella buona sorte. Se questa è beffarda, tutto va a rovescio e le sconfitte si susseguono a ripetizione. Pareggiate le sorti nel primo tempo – dopo che Mariani aveva segnato all’11’ con un colpo di testa su centro di Luosi – al 19’ per merito di Castaldo, che scuoteva con un potente tiro la rete di Pin precedentemente impegnato su azione di Oldani, l’Alessandria è passata nella ripresa al comando delle azioni ed ha stazionato per circa un quarto d’ora costantemente nell’estremo campo patavino. Oldani, Manenti e Passarin hanno più volte bersaglio la rete di Pin, ma questi non ha mai ceduto. Poi, al 14’, il gol-beffa di Brighenti: un rapido rovesciamento del fronte spinge l’attaccante patavino tutto solo verso Stefani; da una ventina di metri, per nulla ostacolato, sferra un tiro alto nell’angolo sinistro: la stangata non è irresistibile, tuttavia il portiere non riesce a trattenere il pallone. Nuova reazione grigia, veramente furibonda: tutti sotto Pin e questi ha un acrobatico intervento quando già pareva che la sfera di cuoio lanciata da Passarin stesse per superare l’estrema linea, riuscendo con la punta delle dita della mano sinistra a deviare in angolo. I grigi non disarmano e riprendono l’offensiva, in cui però regna troppo orgasmo. Al 36’, l’ultima mazzata per gli alessandrini: in pieno predominio alessandrino, Brighenti riesce a togliere la palla a Castaldo e ad allungarla a Luosi, unico attaccante dei bianchi stazionante a metà campo: una rapida, solitaria galoppata della veloce ala padovana e quindi tiro da trenta metri all’altezza della congiuntura dei pali. Stefani, malgrado la possibilità di piazzarsi tempestivamente, si lascia ancora sorprendere e la terza rete è segnata. C’è ancora un tiro di Brighenti che supera di un palmo l’asta orizzontale, ed uno di Passarin deviato affannosamente in angolo da Pin e poi la fine. Il pubblico sfolla deluso e rassegnato, né riesce a sollevare lo sguardo di là dove potrà venire un salutare raggio chiarificatore per le sorti del sodalizio alessandrino. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 13 ottobre 1958) Nel primo tempo, il Padova, più ordinato nella stesura delle azioni, è riuscito ad andare in vantaggio all’11’ per merito di Luosi, sfruttando una indecisione del portiere alessandrino. Poi l’Alessandria è passata al contrattacco riuscendo a mettere in difficoltà la difesa padovana e al 18’ raggiungeva il pareggio a conclusione di un centro di Oldani che costringeva Pin a parare a terra; la palla sfuggiva al portiere e Castaldo segnava. Il gioco si facevo più spigoloso. Nella ripresa, i padovani erano costretti ad una difesa convulsa. Infine, dopo azioni di contropiede, Brighenti segnava. Trovatasi nuovamente in svantaggio, l’Alessandria si portava rabbiosamente all’attacco, perdendo però alcune occasioni. Ottimi, in questa fase, Scagnellato e Pin che si prodigavano oltre misura. Al 36’ scaturiva la terza rete per i padovani: da circa 30 metri, Luosi faceva partire un tiro piazzato e Stefani si tuffava in ritardo. Al 42’ un tentativo di Passarin sventato da un magnifico tuffo del portiere padovano. («l’Unità», 13 ottobre 1958) DOMANI I GRIGI IN TRASFERTA A MILANO Pedroni assente - Esordio di Notarnicola Gli errori, purtroppo, si scontano ed ora, forse, i dirigenti si rendono conto che le note nostre piuttosto aspre nel periodo precampionato, non erano state stilato per puro spirito ipercritico, ma motivate da quel complesso di passi errati che stavano spingendo l’Alessandria verso il baratro tecnico. Non si deve credere che tutta la colpa ricada sul portiere: è troppo comodo asserire che i difensori sono preoccupati quando tra i pali vi è un elemento incerto: ma perché non considerare lo stato d’animo di un portiere già in forma precaria, quando ha dinnanzi a sé difensori che sovente allargano il gioco o si spingono oltre metà campo, evitando il contatto con gli attaccanti avversari o altri che si fanno prendere d’infilata con eccessiva facilità dai vari Brighenti, Luosi, Mariani, eccetera? Occorre andare cauti nel gioco dello scaricabarile. Stefani era «a terra» da vario tempo, ma gli altri componenti la difesa in blocco sono forse gli uomini dello scorso anno? Quali le cause del regresso? Contro il Padova, notoriamente «catenacciaro», il nostro attacco si è prodigato in un lavoro arduo, perché dopo che i mediani avevano portato la palla (anziché passarla) fino ai limiti dell’area patavina, lo sbarramento biancorosso era ormai completo. Il nostro attacco si è meritato l’applauso del pubblico, anche se Dorigo e Manenti – i due vertici del nostro quadrilatero – ammesso che con il sistema si debba ancora parlare di quadrilatero – erano troppo lenti, Dorigo più ancora di Manenti. Passarin è stato il più tecnico dei 22 uomini in campo, forse ad interno sinistro avrebbe reso di più. Domenica, al Moccagatta, tutti si sono scagliati contro Stefani, reo di avere lasciata la porta spalancata ancora una volta. Da quando mondo è mondo, un bravo portiere se sente bussare alla porta deve aprire. Così ha fatto Stefani in tre partite: avevano bussato quindici volte e lui per tredici, numero fatidico, ha lasciato libero ingresso. Che pretese sono queste? Il portiere non è un padrone di casa; comunque, per un mese è stato messo in quarantena. Se non hanno linciato Stefani domenica, è perché anche gli altri hanno lasciato a desiderare. L’Alessandria ha un avverso destino e Pedroni, martedì scorso, all’inizio degli allenamenti, ha risentito di una contusione riportata domenica, nella partita contro il Padova. Anche per lui, trenta giorni di riposo. Domenica scorsa, nell’intervallo della partita Alessandria-Padova, è stato estratto a sorte il frigorifero Ignis, posto in palio tra tutti coloro che hanno contratto un abbonamento per il campionato 1958-59. Il frigorifero è stato assegnato al possessore dell’abbonamento parterre serie M, numero 328: il vincitore è il dipendente comunale sig. Sante Comollo. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 18 ottobre 1958) RISULTATI: Bari-Talmone Torino 4-1 Bologna-Roma 1-0 Internazionale-Spal 8-0 Juventus-Napoli 2-0 Lanerossi Vicenza-Genoa 1-2 Lazio-Udinese 1-1 Sampdoria-Milan 0-0 Triestina-Fiorentina 1-3 CLASSIFICA: Fiorentina, Juventus, Milan 7; Bologna, Internazionale 6; Genoa, Roma 5; Lazio, Spal 4; Bari, Lanerossi Vicenza, Napoli, Padova, Sampdoria, Talmone Torino 3; Udinese 2; Alessandria 1; Triestina 0. MARCATORI 11 gol Angelillo (Inter) 6 gol Montuori (Fiorentina) 3 gol Barison (Genoa), Danova G. (Milan), Loiodice (Roma), Mariani (Padova), Menti (L.R. Vicenza) Il punto sul campionato Soltanto quattro squadre imbattute nel campionato Juventus, Milan, Fiorentina e Bologna non hanno subito sconfitte L'Alessandria in difficoltà - Le disavventure del Torino a Bari A sole quattro giornate dall'inizio della competizione, non v'è piu’ nessuna squadra che possa vantare del punteggio pieno in campionato. L'ultimo competitore che godesse di questo vantaggio era il Milan: domenica è andato a Genova, ha incontrato la Sampdoria, e non è riuscito ad andare oltre al pareggio. E la Juventus, avendo superato con relativa facilità l'ostacolo di un Napoli affrontato in casa, passa in testa alla classifica, grazie al quoziente reti, davanti al Milan stesso ed alla Fiorentina, con parità di punteggio per tutto tre. E le squadre tuttora imbattute nel torneo non sono piu’ che quattro — le tre del gruppo di testa sopra menzionate ed il Bologna. Nell'ordine di importanza della giornata, il risultato che, non fosse che per le conseguenza di classifica che ha avuto, merita primaria menzione e maggior rilievo, è quello di Genova. Il campo di Marassi pare voglia assurgere alla fama di un piccolo castigamatti, quest'anno, con protagoniste le due compagini locali alternate: l'altra domenica, fu l'Internazionale a lasciarvi le penne, auspice il Genoa, questa volta è toccato al Milan a perdervi il suo primo punto di classifica, come effetto del martellamento scatenato dalla Sampdoria. E' stata così veemente l'offensiva sfoderata dall'undici ligure, che poco è mancato che i rossoneri milanesi non crollassero del tutto. Subito dopo l'incontro di Genova, merita rilievo quello di Torino. Qui, la Juventus ha battuto il Napoli, con una superiorità che l'esito dtidue reti a zero non esprime appieno. Poteva con relativa facilità assumere proporzioni doppie, il successo dei bianconeri. I quali hanno condotto un primo tempo in buono stile, ed un secondo un po' in sordina. Lo partita ha, fra altro, messo in luce le pecche e le manchevolezze dell'undici partenopeo, incompleto è vero, ma essenzialmente scarso di giuoco, di velocità, di intesa e di iniziativa. Avranno molto lavoro da compiere, e parecchie e svariate difficoltà da superare, i napoletani, se vorranno avvicinarsi all'efficienza della stagione passata. Il ritorno alla posizione di capolista torna a fare della Juventus la squadra da battere, quella che tutti prendono di mira. Una evia crucis», quella dei bianconeri, che comincia — o, meglio continua — domenica . prossima colla trasferta alla capitale, contro quella Roma alla quale brucia e brucerà ancora la pelle per la prima sconfitta dell'annata, subita a Bologna, mentre sul campo imperversava un autentico diluvio. Un risultato che ha fatto sgranare tanto d'occhi a tutti quanti, è stato quello di San Siro. Qui la prima linea dell'Internazionale ha rotto i freni, ed ha fatto un piccolo strato dei ferraresi della Spal. Otto reti a zero hanno segnato i neroazzurri, quattro per tempo, ed Angelino — l'argentino che, dopo un anno di soggiorno in Italia, pare ora completamente ambientato — si è sfogato ponendo la sua firma a cinque dei palloni scaraventati in rete. Angelino domina ora dall'alto la classifica dei cannonieri della serie maggiore e della intera Divisione Nazionale. Ha segnato undici volte, e, dietro di lui, viene solo Montuori con sei palloni in rete. Il Genoa che è in piena ripresa, e che pare non voglia più saperne di bazzicare quest'anno nella zona pericoloso della classifica — si trova ora in settima posizione — ha vinto di stretta misura a Vicenza. E' questa una delle tre vittorie fuori casa della giornata, le altre due essendo state riportate dalla Fiorentina per tre a uno a Trieste, e dal Padova, pure per tre a uno ad Alessandria. Dolenti note, quelle della quarta domenica, per l'Alessandria stessa e per il Talmone-Torino. I grigi della città della paglia sono stati battuti, davanti al loro pubblico, nel secondo tempo della partita. Fino al momento attuale, essi non hanno ancora chiuso vittoriosamente un solo incontro, si trovano al penultimo posto della classifica non avendo dietro di sé ohe la Triestina che sta a livello zero, e contano ben quattordici reti — cifra massima — al passivo. Situazione penosa, per l'undici piemontese. Dalla trasferta di Bari, il Talmone-Torino è tornato battuto per quattro reti ad una. Stentano a mettersi in carreggiata i granata, ed una formazione stabile non la hanno trovata ancora. Domenica essi mancavano di uno dei loro elementi più tecnici e saldi, Marchi — dei tre giocatori di origine e scuola britannica, Charles, Firmani e Marchi, non ne era in campo nessuno nella quarta giornata — e la consistenza della compagine se ne è risentita. Deve pensare ai casi suoi, l'undici torinese, ed evitare ulteriori scivoloni verso la zona di fondo della classifica; tanto più ora che ancora non si sa quali e quante squadre'dovranno sottomettersi alla retrocessione. Meglio prendere, le cose per tempo. Ospite dei torinesi sarà, domenica prossima, la Triestina, ultima classificata. (La Stampa - Vittorio Pozzo)