Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
07-12-1958 - Giornata: 11 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta
SOSPESA


Alessandria US - Lazio SS 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Notarnicola Sergio, Nardi Aldo, Snidero Cirano, Pistorello Giancarlo, Boniardi Umberto, Girardo Antonio, Lorenzi Benito, Manenti Michele, Vonlanthen (II) Roger, Dorigo Aldo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
LAZIO SS: Lovati; Lobuono, Del Gratta; Carradori, Ianich, Pozzan; Franzini, Tagnin, Tozzi, Fumagalli, Prini. All.: Bernardini Fulvio.

Arbitro: Gambarotta Carlo (Genova)
Note
Sospesa al 46’ per nebbia sul risultato di 0-0 e rinviata al 24 dicembre 1958. Angoli: 3-2. Spettatori: 3.000. Terreno gelato. Inizio gara ore 14:30.

Commento
La partita è stata disturbata da una nebbia fastidiosa che ha sempre impedito al pubblico – in verità assai scarso – di seguire le fasi del gioco. Ciò nonostante, il primo tempo ha avuto regolare svolgimento. Al ritorno delle squadre in campo, però, la visibilità era ridotta a tal punto che l’arbitro è stato costretto a sospendere la partita in pieno accordo con i due capitani con i quali ha effettuato i controlli previsti dal Regolamento dopo dieci minuti di inutile attesa. Nelle file biancoazzurre faceva il suo esordio in A il giovane Franzini. Era stato un buon primo tempo, movimentato, divertente, a tratti anche tecnicamente piacevole. La Lazio aveva accennato una certa superiorità di manovra ed aveva costretto spesso l’avversario a difendersi con un uomo libero, Boniardi, con Girardo appiccicato su Tozzi e con Dorigo arretrato in linea con i mediani. Ma i contrattacchi insidiosi dell’Alessandria, quasi tutti affidati all’impetuoso Vonlanthen, avevano determinato un notevole equilibrio di azioni e di gioco. Già nel primo tempo, a tratti, la nebbia aveva però fatto sentire la sua minaccia. Il sole reggeva a fatica l’impari duello. La Lazio aveva cominciato bene. Al 6’ Tozzi aveva sbagliato un incredibile gol solo a due passi da Notarnicola, uscito intempestivamente dai pali. Al 17’ una punizione di Carradori aveva sfiorato di un soffio il bersaglio. Due minuti dopo, Tagnin aveva debolmente calciato tra le braccia del portiere una comoda palla da rete. Ed al 21’ Prini era stato irregolarmente fermato in piena area da Nardi senza che l’arbitro ritenesse opportuno intervenire. La prima seria minaccia per Lovati era venuta al 22’. In contropiede, uno scambio Tacchi-Lorenzi aveva messo Vonlanthen in buona posizione; e c’era scappato anche il gol. Ma Gambarotta, stavolta prontissimo, aveva saputo cogliere abilmente il fuorigioco del centrattacco determinato da un opportuno e tempestivo spostamento in avanti di Ianich. Grande parata di Lovati al 27’ su un bolide di Dorigo dal limite: in piena mischia, il portiere biancoazzurro riusciva a sventare in angolo l’insidioso pallone. Una facile occasione era fallita da Lorenzi al 33’. Poi, la Lazio tornava a condurre: al 36’ Pozzan costringeva Notarnicola a una parata a stento sulla destra; al 38’ una magnifica rovesciata di Fumagalli non aveva fortuna per pochi centimetri. Nell’intervallo, si è detto, la nebbia però prendeva decisamente il sopravvento su tutto e su tutti. Le squadre tornavano in campo e non c’era nemmeno bisogno di controllare la situazione per accorgersi che non c’era nulla da fare. Gambarotta aspettava una decina di minuti, poi, con i due capitani Nardi e Lovati, effettuava gli accertamenti indispensabili per decretare la inevitabile sospensione della partita. Né era possibile raggiungere un accordo per disputare la ripetizione dell’incontro domani: l’Alessandria, incompleta, aveva tutto l’interesse di aspettare un momento migliore; la Lazio aveva fretta di tornare a casa senza danni. Dovrà decidere adesso la Lega Nazionale. La partita potrebbe essere disputata domenica prossima soltanto se le due squadre non avessero convocati per Italia-Cecoslovacchia. Il che, ad ogni modo, è assai improbabile, perché Tagnin dovrebbe certo far parte dell’elenco di Mocchetti, Biancone e Ferrari. Cosa aveva detto il primo tempo? La solita Lazio: ben registrata in difesa (nonostante qualche squilibrio di Del Gratta alle prese con Lorenzi), formidabile a centro campo (con un Carradori ineguagliabile, anche elegante nei movimenti, oltre che efficacissimo in ogni intervento), impostata discretamente anche in avanti, ma sempre scarsa, addirittura scadente nelle conclusioni. Tozzi è vero, era stato sottoposto ad una doppia, severa marcatura. Ma gli è capitato un pallone in apertura di gioco che chiedeva soltanto un tocco, nemmeno violento, ma soltanto preciso ed ha sbagliato anche quello, imperdonabilmente. Fumagalli si è impegnato allo spasimo ed anche egregiamente, ma non è riuscito mai a centrare il bersaglio. Gli altri – Tagnin e Prini – hanno lavorato parecchio, ma hanno tirato in porta sempre male. Franzini ha avuto un esordio promettente: si è trovato di fronte, però, uno Snidero scorrettissimo che ne ha troppo spesso gelato lo slancio con qualunque mezzo. L’Alessandria ha avuto il suo miglior reparto nella difesa rinforzata dal catenaccio. In avanti, soltanto Vonlanthen si è distinto con alcune sgroppate assai pericolose. Gli altri hanno combinato ben poco. (Ezio De Cesari, «Corriere dello Sport», 8 dicembre 1958) Durante l’intervallo, una pesante coltre di nebbia ha avvolto il Moccagatta e agli spettatori è sfuggito l’ultimo atto dell’incompiuta Alessandria-Lazio. Il signor Gambarotta, infatti, accompagnato dai fidi sbandieratori e dai capitani delle due squadre, Nardi e Lovati, si è diretto presso una delle porte e da lì, con il gruppo «notabile», ha constatato – regolamento alla mano – la necessità di sospendere l’incontro. I primi 45 minuti erano terminati con un nulla di fatto e – in fondo – la nebbia ha steso un pietoso velo su una partita che non sarebbe certo passata alla storia come «big match». Prima della partita, i grigi (per l’occasione in maglia rossa) erano i più propensi alla sospensione. Metà della difesa aveva dovuto sottoporsi alle cure dell’infermeria durante la settimana e di tre infortunati, capitan Pedroni, Gerbaudo e Boniardi, solo quest’ultimo poteva presentarsi in campo con una maglia reumatica dorso-lombare per nulla guarito. Le cose in campo sono andate diversamente dal previsto e alla fine i più scontenti sono stati i padroni di casa, che avevano intravisto la possibilità di continuare la bella serie casalinga. Pur riconoscendo i limiti di un commento che dovrà ovviamente prendere in considerazione solo mezza partita, crediamo utile un esame delle due squadre. L’Alessandria è in ripresa. Ha vinto il complesso della «Cenerentola» e fronteggia gli avversari in campo aperto senza assurde tattiche «catenacciare». Boniardi si è dimostrato un ottimo «stopper» (degna di elogio la sua partita) e Pistorello si è inserito nella manovra dell’attacco in modo costante. L’estrema difesa ha tenuto bene il ritmo imposto dalla squadra, un ritmo non sempre pulito e sobrio, ancora confusionario, ma già ricalcante un certo schema organico. L’attacco, per esempio, non sempre ha saputo concretizzare – almeno in pericolosità – le situazioni che nascevano a centrocampo. Comunque, Lorenzi ci è apparso meno abulico del solito (specie nella prima mezz’ora) e Vonlanthen ha dato l’impressione di non voler cancellare il bel ricordo di domenica scorsa. Per la Lazio il discorso è un altro. Bernardini evidentemente è sceso ad Alessandria con l’intenzione di portar via almeno un punto. Ha inserito all’attacco al posto d’ala (e sono quattro gli uomini che hanno indossato la maglia azzurra con il numero 7) un esordiente, Franzini, che è notoriamente un interno, e ha lasciato al tandem, Tozzi-Fumagalli il compito di «sfondare». La tattica ha fatto cilecca. I due centravanti, con il loro gioco fatto di scambi stretti, hanno favorito la difesa alessandrina che ha avuto buon gioco a controllare i due attaccanti. Sul morale di Tozzi può aver influito il fatto di essersi «mangiato» al 5’ la più bella delle occasioni. A nulla è valso lo scorribandare di Tagnin, generoso come sempre, la gran mole di gioco svolta dai due mediani laterali Pozzan e Carradori (due colonne!); l’attacco non ha mai dato l’impressione della irresistibilità e non solo nel reparto avanzato la squadra azzurra ha scricchiolato, ma anche nella retroguardia è apparsa abbastanza discutibile la presenza di Del Gratta (oggi anche falloso) con un Molino in tribuna intento a soffrire le pene dell’inferno. Lovati è stato all’altezza della sua fama e un suo intervento al 26’, su tiro di Dorigo, ha avuto del miracoloso. Malgrado la confusione che c’era in area ha agguantato una cannonata dell’interno grigio con un tuffo prodigioso. Sempre sulla Lazio, sarà bene dire che il giocare tutta la partita sul «fuori gioco» è un po’ come baloccarsi con una mina magnetica. Presuppone questa tattica un’oculatezza pressoché perfetta dell’arbitro e si sa che ciò, se è auspicabile, non sempre è possibile. Al 21’, per esempio, la tattica del fuori gioco è servita ad annullare un goal di Vonlanthen, ma al 32’, a causa di una discesa di Vonlanthen, anche questa volta in posizione irregolare ma non individuata dal giudice di gara, Ianich, che ha giocato da battitore volante, è stato costretto ad affibbiare un sonoro ceffone al pallone e non si capisce come l’arbitro abbia potuto chiudere gli occhi. Due sviste una dietro l’altra, ma non può essere sempre festa. (Nello Paci, «l’Unità», 8 dicembre 1958) La nebbia, che già aleggiava sul campo nel primo tempo rendendo alquanto problematica la visibilità ma non riducendola al punto da rendere necessaria la sospensione del gioco, è calata d’improvviso nell’intervallo a ricoprire lo stadio alessandrino. L’arbitro Gambarotta di Genova ed i giocatori dell’Alessandria e della Lazio, guidati dai rispettivi «capitani» Nardi e Lovati, si sono trattenuti in campo per un quarto d’ora, con l’illusoria speranza di una schiarita. Poi, un ultimo controllo della visibilità ha escluso la possibilità che si potesse riprendere a giocare, perciò l’arbitro ha rimandato le squadre negli spogliatoi. Di questa sospensione, giunta opportuna per tutti, quando si era ancora a reti inviolate, solo due giocatori possono considerarsi insoddisfatti: i laziali Tagnin e Franzini. Il biondo ex alessandrino, convocato per la Nazionale, aveva disputato un ammirevole primo tempo e tutto lasciava credere che, se l’incontro fosse giunto a termine, egli avrebbe potuto convalidare con un’altra brillantissima prestazione le sue speranze di essere prescelto per giocare sabato prossimo a Genova contro la Cecoslovacchia. Non è che la sospensione di Alessandria-Lazio abbia troncato le speranze di Tagnin (che si è fermato presso i parenti, ad Alessandria, in attesa della nuova convocazione), ma le prove convincenti non sono mai troppe per illuminare giustamente i tecnici della Nazionale. Quanto a Franzini – il ventenne ex Cremonese mezzala destra di ruolo ma schierato all’ala con compiti di copertura – egli ha visto troncato a metà il suo esordio in Serie A. Da quel poco che si è potuto vedere, si trattava di esordio pieno di promesse. Tutti gli altri sono rimasti assai soddisfatti della sospensione. L’Alessandria era stata costretta a rinunciare a Pedroni ed al suo logico sostituto Gerbaudo, a mandare in campo Boniardi e Pistorello in precarie condizioni fisiche e ad affidare il ruolo di terzino sinistro al mediano Snidero. Logico quindi che l’intervento della nebbia abbia assunto per i grigi l’aspetto di un salvataggio quanto mai opportuno, anche se la rabberciata formazione si era comportata abbastanza bene nei primi 45’, segnando anche un goal con Vohlanthen, annullato però per fuori gioco. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 8 dicembre 1958) La nebbia ha messo d’accordo tutti. I grigi, costretti a schierare una formazione di fortuna facendo appello a tutti gli uomini validi e anche a qualcuno non troppo valido ripescato d’urgenza dall’infermeria, sono stati ben lieti che la coltre di nebbia abbia completamente invaso lo stadio all’inizio della ripresa, impedendo che la partita fosse condotta a termine. E neppure gli azzurri della Lazio si sono mostrati insoddisfatti del contrattempo, visto che la dimessa Alessandria, malgrado le sue difficoltà di inquadratura, aveva saputo bravamente guidare il giuoco nei primi quarantacinque minuti, segnando con Volanthen un gol annulla per posizione irregolare del marcatore e fallendo altre occasioni. L’Alessandria aveva dovuto rinunciare a Pedroni e al suo logico sostituto Gerbaudo, schierando al centro della mediana un Boniardi anch’esso in precarie condizioni fisiche e affidando per necessità al rientrante Snidero il ruolo insolito di terzino sinistro. Era naturale che, in queste condizioni, la squadra grigia entrasse in campo con la speranza di smettere presto. Un paio di puntate pericolose di Tozzi e di Tagnin dovevano però convincere l’Alessandria che, in attesa che la nebbia scendesse definitivamente a salvarla da una situazione critica, era meglio affrontare coraggiosamente gli avversari. Dopo un quarto d’ora, quindi, i grigi (in maglia rossa per dovere d’ospitalità) hanno incominciato a muoversi con maggior puntiglio, cercando di mascherare con una coraggiosa insistenza offensiva le deficienze della loro difesa. I risultati di questa pressione si sono fatti sentire al 20’, quando Vonlanthen ha concluso in rete un’azione di Dorigo e Tacchi, facendosi però annullare il punto per fuorigioco. Intanto la nebbia andava e veniva, non permettendo una sufficiente visibilità, ma non consentendo neppure all’arbitro di decretare la sospensione del giuoco. Così si giungeva al riposo sullo zero a zero e durante l’intervallo la situazione cambiava. Al ritorno delle squadre in campo non ci si vedeva più a due metri di distanza. Dopo un quarto d’ora di vana attesa, nella illusoria speranza che la nebbia si alzasse nuovamente, l’arbitro e i capitani Lovati e Nardi compivano l’ultimo controllo della visibilità, poi Gambarotta ordinava il rientro delle squadre negli spogliatoi. Tutti, come si è detto, soddisfatti per la sospensione della gara. Tutti meno Tagnin e Franzini. Il biondo ex alessandrino, forse, avrebbe potuto consolidare con un’altra brillantissima prestazione le sue speranze di esordire in Nazionale. Quanto a Franzini, l’ex cremonese non ancora ventenne schierato all’ala alla Lazio in sostituzione di Bizzarri, il suo esordio in Serie A è stato troncato a metà per cause di forza maggiore, ed è quindi passato inosservato. (Gianni Pignata, «Il campione», 8 dicembre 1958) I banchi di nebbia vaganti sul Moccagatta ancor prima dell’inizio dell’incontro facevano presagire una sospensione, tanto è vero che solo tremila erano i coraggiosi disposti ad affrontare la delusione. Malgrado tutto, tra una schiarita e l’altra, con un terreno gelato che precludeva notevolmente le possibilità di manovra degli uomini in campo (l’Alessandria era in maglia rossa), l’arbitro Gambarotta di Genova fischiava l’avvio dell’incontro. Per tutto il primo tempo, le cose andarono bene. Dopo l’intervallo, quando le squadre ritornarono in campo, si trovarono immerse in un fitto banco di nebbia che nel giro di pochi minuti aveva avvolto il Moccagatta. Ovvie consultazioni tra capitani, arbitro e dirigenti responsabili, quindi, allo scadere del tempo regolamentare, l’ordine di rientrare negli spogliatoi. L’Alessandria non si può dire ci abbia rimesso gran che anche se la situazione, al termine del primo tempo, poteva parlare in suo favore. Lo schieramento denunciava infatti diverse varianti, o per meglio dire una assenza, quella di Pedroni, che aveva obbligato l’allenatore ad immettere il rientrante Snidero accanto a Nardi con lo spostamento di Boniardi al centro della mediana. In conseguenza di ciò, un rinvio è pur sempre salutare per i grigi e naturalmente per la società che potrà sperare in un maggior incasso. Dicevamo dunque che l’Alessandria, al termine del primo tempo, poteva essere lieta del come aveva condotto la gara. Infatti, sino a quel momento, se c’era un vantaggio, questo era a favore dei padroni di casa che si erano dimostrati più pericolosi e meglio avevano sfruttato le occasioni. Ad una rete di Vonlanthen (20’) annullata per un dubbio fuori gioco e a un magnifico tiro di Dorigo (27’) parato fantasticamente da Lovati, ed ancora tutta una serie di azioni culminate con tiri pericolosi in cui si inseriva un fallo di mani in area di Ianich (32’), faceva riscontro una sola occasionissima sprecata da Tozzi al 5’, quando si era trovato a tu per tu con Notarnicola. Quindi l’Alessandria, fino alla sospensione, aveva condotto bene la sua partita e tutto lasciava presagire nel conseguimento del pieno risultato. Snidero sulla sinistra bene si era inserito nella manovra degli altri, così pure Boniardi che aveva il difficile compito di controllare il saettante Tozzi. Solo a tratti il complesso di Pedroni restò preso nel laccio della sua stessa tattica difensiva, ma per fortuna fu cosa di poca durata. Il ritorno in attacco del quintetto di punta ancora una volta rivelò i segni evidenti della ripresa, tanto che crediamo che per l’avvenire questi giocatori dovranno essere controllati ben bene dagli avversari se non vorranno avere dispiaceri. La Lazio ha impostato la sua partita con un tema piuttosto guardingo, ma certo non strettamente difensivo. Tagnin continuò per tutti i quarantacinque minuti a scorrazzare sui tre quarti di campo come già era solito fare lo scorso anno. Piacevole, quindi, il gioco dei biancazzurri, sebbene occorra dire che la difesa troppo sovente si lasciò filtrare dagli attaccanti avversari. La cronaca, ovviamente breve, ci riporta ad una triangolazione al 3’: Lorenzi elimina Del Gratta, allunga a Manenti che si trova a pochi metri da Lovati. Giravolta e tiro al volo che trova il difensore iniziale piazzato. Al 5’ Tagnin, dopo una lunga manovra, passa in profondità a Tozzi che entra in area tutto solo; Notarnicola esce e tiro al brivido nettamente fuori. Ancora al 10’ Tagnin, sui tre quarti di campo alessandrino, duetta con Fumagalli e poi lascia partire dal limite dell’area un tiro che però finisce fuori. A questo punto inizia la supremazia alessandrina. L’attacco si distende ed al 20’ una azione Lorenzi-Tacchi lancia Vonlanthen che, sorpassato Janich, entra in area ed insacca nel mentre l’arbitro fischia il fuori gioco. Al 27’ un calcio d’angolo contro la Lazio non può essere seguito agevolmente a causa della nebbia. Respinge però debolmente un difensore e Dorigo in corsa stanga fortissimo a mezza altezza sulla sinistra. Lovati di pugno, e con un volo magnifico, manda nuovamente in calcio d’angolo. Al 28’, azione Tagnin-Fumagalli con tiro diagonale di Prini che obbliga Notarnicola ad una bella parata a terra e poi, al 30’, Lorenzi «taglia» a Tacchi, questi crossa a Manenti che spedisce fuori di poco. Tre minuti dopo, azione Lorenzi-Manenti-Tacchi, poi nuovamente a Lorenzi che con un dribbling strettissimo supera un avversario e tira mandando a lato. Al 34’, velocissimi, Tacchi e Manenti entrano in area in tandem: Manenti tenta il passaggio a Vonlanthen, ma Lovati con intuito anticipa e blocca. Poi il rientro negli spogliatoi senza che nessuna delle due squadre accetti di ricuperare subito domani: deciderà quindi la Lega. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 8 dicembre 1958) Dopo la vittoria sulla Triestina l’Alessandria aveva intravisto, nella partita con la Lazio, la possibilità di portarsi a quota 8 in classifica, togliendosi dai piedi il fanale di coda. Purtroppo, anche la nebbia è giunta a fermare l’ascesa dei grigi. La situazione è però migliorata perché l’Udinese, il Bari, la Triestina ed il Torino, il quartetto del gruppo di coda, hanno segnato il passo […]. Inoltre, la nostra squadra, rabberciata alla meglio, senza Pedroni e Gerbaudo, e con Castaldo e Boniardi indisposti, ha tenuto onorevolmente il campo contro la Lazio, senza denunciare difficoltà. Sono stati 45 minuti intravisti nella patina grigia che lentamente doveva diventare la padrona assoluta del campo. Ciò denota, come avevamo scritto precedentemente, che non mancano gli uomini di rincalzo e tra essi i giovani Russoni, Oldani e Filini, che potrebbero egregiamente sostituire gli anziani nelle partite sui terreni pesanti. La nostra squadra, con l’innesto di Gerbaudo e Pistorello, già nella partita con la Triestina (beninteso nel primo tempo), quando Pedroni era ancora in efficienza, aveva potuto svolgere un gioco di attacco atto a sfruttare le doti dei nostri fuoriclasse. Abbandonando la tattica «catenacciara» i grigi potranno ottenere i risultati più convincenti e risalire la graduatoria della classifica, checché ne pensino i necrofori che con troppa fretta avevano già destinato la squadra alla retrocessione? L’Alessandria, secondo noi, ha ormai superato il periodo cruciale, se si pensa che uno squadrone come la Juventus è oggi «in ginocchio» nonostante i suoi giocatori di fama internazionale e precede l’Alessandria in classifica di soli tre punti. Occorre andare cauti nel vendere la pelle dell’orso (grigio) prima che sia scuoiato. Negli allenamenti settimanali, limitati alla esecuzione di esercizi atletici, corse, scatti, flessioni, eccetera, abbiamo rivisto al lavoro anche Pedroni, Gerbaudo e Passarin che vanno riprendendo il giusto ritmo del campionato e potranno rientrare in squadra con la ripresa delle… ostilità. «Se quell’arbitro corre così piano, come fa a vedere i fuori gioco nella nebbia?». «Lo so, fischi a sorpresa ad ogni minuto, interruzioni inspiegabili ed azioni che zoppicano: cosa vuoi quando un arbitro è Gamba… rotta». «Allora non arbitri, stia a riposo, come fanno i nostri contusi Pedroni, Gerbaudo, Passerin». «Ma no, si chiama Gambarotta, è un arbitro genovese». «Però, se continua ad annullare i goals ed a non concedere i calci di rigore, lo manderemo ad arbitrare una volta a Solero e Gambarotta tornerà con… qualcosa di rotto». Domenica dopo il primo tempo, mentre si attendevano le decisioni dell’arbitro circa il rinvio, un inviato speciale d’un giornale romano uscì con questa battuta: «È meglio che la partita si giochi tra venti giorni, quando nella Alessandria rientrerà Pedroni, in quanto ci è stato riferito che è il meno in forma del sestetto difensivo». Attenti, colleghi dell’Urbe. Pedroni potrebbe vendicarsi al secondo turno di Alessandria-Lazio, e farvi passare un brutto Natale. Quest’anno il capitano-allenatore dei grigi ha già giocato portando il busto: potrebbe anche giocare con le stampelle contro i «romani de Roma». A metà della partita Alessandria-Lazio è calato sul campo Moccagatta il muro della nebbia, grigia, compatta, costante, in una densità da fare invidia alla nebbia inglese. L’inopportuna cortina grigia, di buona memoria, ha voluto significare che ad Alessandria il colore di casa è grigio ed ha voluto metterci lo zampino. Occorre rilevare che la squadra locale sfoggiava calzoncini azzurri ed una elegante camicia rossa con tanto di colletto; i nostri giocatori sembravano i componenti di una elegante banda musicale, nei confronti del celeste sbiadito ed anemico delle maglie laziali. Nonostante la nebbia, si è potuto notare che la Lazio non era irresistibile; non ostentavano, gli avversari, il «lassatece passà, semo romani». I due migliori giocatori romani in campo erano Nardi (capitano dei grigi) e l’ex grigio Tagnin. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 13 dicembre 1958) RISULTATI: Fiorentina-Bari 4-0 Internazionale-Juventus sospesa per nebbia al 58’ sul 2-0 Lanerossi Vicenza-Bologna 1-1 Roma-Udinese 3-0 Sampdoria-Padova 3-0 Spal-Milan 1-1 Talmone Torino-Genoa 0-0 Triestina-Napoli 0-0 CLASSIFICA: Fiorentina, Milan 16; Internazionale, Napoli, Roma 14; Sampdoria 13; Genoa 12; Juventus, Bologna 11; Lazio, Lanerossi Vicenza, Padova 10; Spal, Talmone Torino 8; Bari, Triestina, Udinese 7; Alessandria 6. MARCATORI 19 gol Angelillo (Inter) 12 gol Montuori (Fiorentina) 9 gol Altafini (Milan) 8 gol Pivatelli (Bologna) 7 gol Da Costa (Roma) 6 gol Cucchiaroni (Sampdoria), Danova G. (Milan), Loiodice (Roma) Il punto sul campionato Offensiva del maltempo contro il campionato di calcio. La Fiorentina ha raggiunto il Milan mentre l'Inter è stata fermata dalla nebbia A San Siro l'interruzione dell'incontro ha evitato una sconfitta alla Juventus: i problemi della squadra campione restano insoluti - Sfortuna del Torino contro il Genoa La prima offensiva che l’inverno abbia portato, al programma del campionato di calcio, è riuscita a fare . quattro vittime: Sue nella categoria maggiore — Internazionale-Juventus ed Alessandria. Si è piombati di colpe nella temperatura fredda ed umida, dopo un autunno dei più miti e gradevoli, e la nebbia, agendo principalmente nella Valle Padana, ha cominciato presto ad esercitare la sua azione annientatrice. La vittima più illustre è stata fatta a San Siro, dove si parlava delle posizioni di testa della classifica. Qui l'offensiva atmosferica è giunta nel momento in cui. secondo ogni probabilità, il risultato della partita già era stato determinato. Mancava poco più di mezz'ora al termine dell'incontro, o l'Internazionale vinceva per. due. reti a zero, che aveva segnato — und su rigore — nel corso del primo tempo. La Juventus combatteva e. non si arrende va alla sua sorte, ma mostrava in chiari termini di essere tecnicamente inferiore alla bisogna. Sul terreno, che il gelo aveva reso simile ad una pista di pattinaggio piena di piccole asperità, molti giocatori si trovavano apertamente a disagio. L'intervento della nebbia fu totale e decisivo: per'decidere il minuto per la sospensione del gioco, non v'era che l'imbarazzo della scelta. E la Juventus può dire di averla''scampata bella. Senza la fumogena coltre che dal cielo è scesa sul campo, essa si troverebbe ora confinata verso la metà della classifica, a cinque lunghezze di distanza dalle due capoliste, che sono ora la Fiorentina ed il Milan. Sfuggendo, per loro buona sorte, alla sconfitta, i bianconeri non sono riusciti comunque ad allontanare l'impressione della crisi tecnica in cui si trovano: una crisi che pare avere radici noti superficiali e la cui soluzione va rimandata senz'altro all'indomani dell'incontro internazionale di Genova: li altro incontro della serie maggiore che non ha potuto essere portato a svolgimento completo per là nebbia, non ha fatto piacere né dispiacere a nessuno. Le due squadre, Alessandria e Lazio, si trovavano sul nulla di fatto, e, dopo riposo di metà tempo, ed a seguito delle consultazioni del caso, esse non tentarono nemmeno di riprendere a giocare. Toccherà ora alla Lega di fissar» la nuova data per Io svolgimento delle due partite, visto che nessun accordo al riguardo è-intervenuto fra le parti in causa. Intanto, come già accennato, un nuovo cambiamento è intervenuto in testa alla classifica. Qui il Milan è incappato in un risultato pari a Ferrara, mentre la Fiorentina, in casa propria, piegava al suo volere il Bari per la bellezza di quattro reti a zero, due per tempo. E’ stato Gratton a celebrare il suo ritorno in squadra dopo un'assenza che durava da mesi, ed è stato Montuori a vendicarsi con tre consecutivi palloni messi a segno, della scialba giornata avuta a Milano la domenica precedente. Cosi la Fiorentina ha ripreso subito una parte del terreno che aveva perso, e ritorna in testa al campionato — benché sia a pari punti col Milan — per la media delle reti, che è di 30 pro e 14 contro, rispetto a quella del Milan, che è di 22 pro e 18 contro. Perché i rossoneri di Milano sono caduti nella. pania loro tesa da quella squadra insidiosa che è la Spai. E' il catenaccio, tanto deprecato, che ha fatto la sua riapparizione sul campo di Ferrara, per cui, al. solito, su una azione casuale i padroni di casa sono andati in vantaggio net primo tempo, e gli ospiti non hanno potuto, malgrado il grande accanimento, che pareggiare al W minuto della ripresa: più avanti-non è stato loro possibile di andare. Rientrava nelle file del Milan, dopo un paio di settimane di squalifica, Schiaffino, ed il suo ritorno ha esercitato un effetto negativo anziché nò sulla squadra. Ora, se si pensa che l'Inter nazionale, se non era per la nebbia, poteva vincere il suo incontro, e si sarebbe cosi trovata, a 16 punti anche sa, a condividere il primo posto colla Fiorentina ed il Milan, si ha un'idea di quello che sia in questo momento la lotta per il primato. Quando, dopo la pausa internazionale causata dal rincontro fra le squadre nazionali dell'Italia e della Cecoslovacchia, il campionato potrà riprendere, allora il Milan riceverà il Talmone-Torino, l'Internazionale andrà a Trieste, e sarà la volta della Fiorentina di affrontare a Ferrara il catenaccio della Spai — mentre, per conto suo, la Juventus ospitando la Sampdorìa, cercherà di risalire. Si tratterà di una lotta lunga e'difficile. Fra incontri sospesi per la nebbia, e partite chiuse alla pari, la situazione non è variata di molto, in fondo alla classifica. All'ultimo posto è rimasta l'Alessandria, ma con una partita disputata in meno. Al penultimo è rimasta la Triestina, che pure è riuscita, sul proprio terreno a costringere il Napoli al risultato nullo» e sono scesi il Bari e l'Udinese, sconfitti rispettivamente dalla Fiorentina per quattro a zero a Firenze, e dalla Roma per tre a zero nella Capitale. Ed una lunghezza al di sopra stanno la Spal, del cui mezzo successo già si è detto ed il Talmone Torino, che in casa propria ha realizzato un esito in bianco contro il Genoa. Non hanno avuto la fortuna dalla loro, questa volta, 4 granata, ai quali soltanto i pali della porta genoana hanno impedito di assicurarsi quel successo totale che sarebbe stato loro tanto utile, nelle circostanze. (La Stampa - Vittorio Pozzo)

SOSPESA

Alessandria US - Lazio SS 0 - 0 (0 - 0)

Alessandria US

Notarnicola Sergio, Nardi Aldo, Snidero Cirano, Pistorello Giancarlo, Boniardi Umberto, Girardo Antonio, Lorenzi Benito, Manenti Michele, Vonlanthen (II) Roger, Dorigo Aldo, Tacchi Juan Carlos

All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria

LAZIO SS: Lovati; Lobuono, Del Gratta; Carradori, Ianich, Pozzan; Franzini, Tagnin, Tozzi, Fumagalli, Prini. All.: Bernardini Fulvio.

Arbitro: Gambarotta Carlo (Genova)

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Notarnicola Sergio, Nardi Aldo, Snidero Cirano, Pistorello Giancarlo, Boniardi Umberto, Girardo Antonio, Lorenzi Benito, Manenti Michele, Vonlanthen (II) Roger, Dorigo Aldo, Tacchi Juan CarlosAll.: Pedroni Franco

Formazione avversaria

LAZIO SS: Lovati; Lobuono, Del Gratta; Carradori, Ianich, Pozzan; Franzini, Tagnin, Tozzi, Fumagalli, Prini. All.: Bernardini Fulvio.

Arbitro: Gambarotta Carlo (Genova)

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