Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
21-12-1958 - Giornata: 12 - Napoli - del Vomero


Napoli AC - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Cuman Pacifico, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Pistorello Giancarlo, Pedroni Franco, Snidero Cirano, Manenti Michele, Vonlanthen (II) Roger, Lorenzi Benito, Dorigo Aldo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
NAPOLI AC: Bugatti; Comaschi, Greco (II) Elia; Morin, Costantini, Posio; Bertucco, Di Giacomo, Vinício, Pesaola, Novelli (I) Carlo. All.: Amadei Amedeo.

Arbitro: Bartolomei Severo (Roma)
Note
Angoli: 5-2 (3-1). Spettatori: 25.000 oppure 30.000. Cielo coperto e giornata calda, terreno leggermente sdrucciolevole. Inizio gara ore 14:30.

Commento
IL PORTIERE DELL'ALESSANDRIA CUMAN BLOCCA GLI ATTACCHI DEL NAPOLI: 0-0 Gli uomini di Pedroni hanno disputato una partita accorta ed intelligente. Pur conservando un uomo in più in difesa, non hanno dato affatto l’impressione di chiudersi nel loro guscio. Hanno sempre respinto con intelligenza e precisione le ondate del Napoli, tentando in varie riprese di costruire il gioco per i loro attaccanti e, se rimprovero si può fare agli uomini della prima linea grigia, è proprio quello di non aver avuto fede in se stessi, di non avere insistito ancora di più, tutte le volte che si presentava l’occasione favorevole. Tutti bravi gli alessandrini, ma tre uomini si levano al disopra degli altri, Cuman, Pistorello e Tacchi. Il primo ha avuto per lo meno tre parate impossibili, salvando la sua rete da altrettanti goal. Il secondo ha francobollato a dovere Vinício, costringendolo ad abbandonare la guida della prima linea e a cercare zona libera in un’area di rigore ovviamente intasata di uomini. Il terzo, con le sue rapide fughe, ha alleggerito il compito dei compagni creando anche difficoltà serie alla difesa azzurra. È sua l’azione che avrebbe dovuto dare all’Alessandria il «goal beffa» della giornata, al 4’ della ripresa. Nella sua riuscitissima fuga in contropiede, nel corso della quale aveva lasciato Comaschi dietro di buoni due metri, l’ala alessandrina ha centrato su Lorenzi solo e lanciato verso la rete. «Veleno» non si è voluto assumere la responsabilità di stringere e tirare; e forse, per rendere ancora più beffarda la conclusione, ha voluto poggiare su Vonlanthen, che aveva seguito l’azione. Questo ritardo ha consentito il ritorno di Costantini, che è riuscito a salvare alla disparata sul centroattacco dei grigi. Basta, questo episodio, che sintetizza l’impostazione di tutta la partita, per confermare che il pareggio alessandrino è meritatissimo. Logico che, data l’impostazione del gioco, fosse il Napoli ad attaccare in prevalenza. Ma dalla sua permanenza quasi costante in area grigia, la squadra di Amadei non ha saputo cavare nemmeno una rete. Pertanto, le incertezze degli uomini di punta hanno rivelato un difetto di preparazione che deve preoccupare non poco alla vigilia di due difficili cimenti come quelli di Bologna e di Milano (Inter). Tutti indistintamente gli uomini di punta del Napoli, all’affannosa ricerca di un corridoio libero, tardi nei riflessi, hanno finito con il mettere fuori bersaglio palloni che avrebbero dovuto per lo meno impegnare Cuman. Che cosa sarebbe successo se questi palloni fossero stati indirizzati nello specchio della porta è difficile prevedere; ma per quello che ha fatto Cuman, si può anche dire che avremmo avuto l’occasione di osservare sul conto del portierino grigio ancora numerose azioni degne di essere sottolineate per la loro bravura. Il Napoli ha al suo attivo un tiro di Comaschi (41’), che ha sfiorato il palo, e un tiro di Vinício, proprio all’ultimo momento, su errore di Nardi. La palla è finita sul fianco della rete. La partita, pur non degenerando in gravi scorrettezze, è stata molto dura e l’arbitro ha dato la sensazione di non saperla tenere in pugno. Alla fine, i ventimila spettatori presenti hanno fischiato a lungo contro il Napoli, attenuando la loro ira con il lancio dei cuscini sul campo. (Ugo Irace, «Stampa Sera», 22 dicembre 1958) Il Napoli si è lasciato sfuggire dalle mani un’altra splendida occasione per balzare tutto solo al terzo posto della classifica, lasciandosi nuovamente intrappolare al Vomero dal «catenaccio» dell’Alessandria. Anzi, deve essere grato alla Spal e alla Triestina, nonché agli scoscianti piovaschi liguri, se non ha visto addirittura compromessa e peggiorata la sua posizione, eccetto che nei confronti del Milan che sta tirando avanti deciso e sicuro per la sua strada. Il pubblico napoletano, alla fine, è rimasto molto male, non solo perché riteneva che alla fin fine il Napoli sarebbe comunque riuscito a perforare la non eccelsa retroguardia grigia, ma anche perché si aspettava dalla sua squadra la strenna natalizia di una bella vittoria. In chiusura, naturalmente, s’è sfogato con alcuni fischi all’indirizzo dei suoi giocatori, e qualcuno anche alla squadra ospite la quale, via, non può essere accusata di aver trafugato nulla, a che per buoni tre quarti della partita si è abbandonata ad un difensivismo esasperante ed ostruzionistico, a tutto detrimento di uno spettacolo di gioco appena decente ed accettabile. Per lunghi periodi, nel primo tempo e nella seconda metà della ripresa, l’Alessandria è riuscita a «chiamare» nella sua area di rigore tutti i suoi undici giocatori, ma era chiaro e fatale che in una zona dove alle volte si intersecavano fino ad una quarantina di gambe, difficilmente sarebbe stato trovato il varco buono per il tiro decisivo. Eppure, il Napoli, pur giocando indubbiamente male (quella di oggi è stata la peggiore partita offerta dalla squadra azzurra, oggi in maglia rossa, al pubblico napoletano), certamente molto più male di quanto non abbia fatto la volta scorsa contro la Spal, ha visto in più di una occasione qualche suo attaccante nella posizione idonea per il tiro. Ma mai come in questa partita, il Napoli ha sciupato, nel modo più banale, tante buone occasioni da rete. Si può affermare che almeno tre volte Di Giacomo nel primo tempo e, proprio allo spirare della partita, Vinício, hanno… pasteggiato a gol, scaraventando fuori dallo specchio della porta dei palloni preziosissimi che avrebbero potuto trovare ben più fruttifera e forse anche facile collocazione in fondo al sacco di Cuman! E quando si falliscono, contro una squadra che fa il catenaccio, tante occasioni favorevoli, non si ha nemmeno il diritto alla recriminazione! La prima di queste occasioni è stata fallita da Di Giacomo al 21’ del primo tempo. Fino ad allora, il gioco si era trascinato in una batti e ribatti caotico e stucchevole al centro campo, nonostante Vinício si mostrasse di buona vena e Bertucco facesse delle cose veramente buone (non sufficienti, però, per compensare l’imprecisione di Di Giacomo, l’inconcludenza di Novelli e soprattutto la giornata stranamente abulica, sfasata e priva di verve di Pesaola). Di positivo, per i primi 20’ di gioco, non c’erano stati che un tiro di Bertucco al 3’ deviato benissimo da Cuman, un tiro di Tacchi nell’unica azione pericolosa dell’Alessandria del primo tempo, ottimamente parato da Bugatti, ed un altro tiro di Bertucco alto sulla traversa. Al 21’, finalmente, s’era vista un’azione bene imbastita, con tocchi al volo tra Vinício, Bertucco e Di Giacomo, che ancora al volo aveva saettato a rete. Il tiro si alzava di alcuni metri sulla traversa. Una azione quasi simile alla precedente si sviluppava tre minuti dopo, e ancora una volta Di Giacomo, per la fregola di voler calciare al volo mandava ancora la palla molto alta. Ma la più grossa il «bersagliere» la faceva al 29’ (nel frattempo, dopo una bella triangolazione Pesaola-Bertucco, Vinício ottimamente lanciato s’era un po’ troppo allungato la palla e Cuman con un ardito tuffo lo aveva preceduto sul tempo): l’azione era stata sviluppata sulla destra ed era proseguita verso la sinistra con un ben appropriato passaggio di Vinício; Di Giacomo, trovatosi esattamente nella posizione di mezz’ala sinistra, stoppava la palla col petto, se la faceva cadere sul piede e senza indugio l’indirizzava rasoterra verso Cuman, ma sbagliando la mira di un paio di metri. Sarebbe bastato minore precipitazione, magari anche qualche altro passo avanti, non essendo in quel momento Di Giacomo assillato da marcatura stretta, e il catenaccio alessandrino poteva saltare in area! Gli ultimi guizzi del primo tempo (con un altro tiro di Di Giacomo ancora alto, è un colpo di testa di Bertucco ben parato da Cuman) li provocava Vinício: al 41’, infatti, con una splendida girata il brasiliano impegnava severamente Cuman, che si rifugiava in angolo, e nel tiro della bandierina Vinício saltava più alto di tutti e indirizzando di testa nell’angolino alto. Cuman si produceva in una nuova, bellissima deviazione che però non aveva il corollario del calcio d’angolo, per un battibecco tra Vinício e Pedroni che l’arbitro puniva con un fallo contro il Napoli. Le occasioni per segnare, come si vede, non ne erano mancate al Napoli. Ora, siccome Morin aveva retto abbastanza bene, Posio s’era alternato in periodi opachi ed altri brillanti e la difesa in maglia rossa – tra l’altro agevolata dal risucchio degli attaccanti grigi nella loro zona difensiva e dalla nullità assoluta di Vonlanthen – s’era comportata benissimo e non aveva mai corso alcun rischio, era opinione diffusa che, nel secondo tempo, sol che Pesaola e Novelli fossero saliti un po’ di giri, il Napoli ce l’avrebbe sicuramente fatta. Invece, incredibile a dirsi, il primo quarto d’ora della ripresa era tutto di marca alessandrina. Ma non era una pressione voluta, preordinata, convinta quella dei grigi, bensì uno sviluppo in chiave di attacco provocato da un rilassamento completo (che ha rasentato addirittura il «cedimento») dell’intero quadrilatero napoletano, il che ha costretto i difensori napoletani a commettere alcune imprecisioni. Non è stato, come qualcuno potrebbe erroneamente pensare, un ritrovato tattico del Napoli per costringere l’Alessandria ad uscire dalla sua area (dato che in questo periodo nemmeno una sola azione di contropiede è stata capace di architettare la prima linea azzurra), ma uno strano, incomprensibile intorpidirsi di muscoli ed idee di buona parte dei giocatori in maglia rossa. E l’Alessandria ha sfiorato addirittura il risultato clamoroso al 4’, quando Tacchi è fuggito velocemente sulla sinistra, ha servito Lorenzi che, liberatosi di Greco, avrebbe potuto anche tirare direttamente, ma ha preferito dare la palla a Vonlanthen tutto solo e libero al centro dell’area. Lo svizzero ha fermato il preziosissimo pallone, se l’è girato fra i piedi, chissà cosa ha combinato: certo che, anziché tirare direttamente, s’è lasciato raggiungere e deviare il debole tiro da un difensore napoletano! Incredibile! Ma passato questo quarto d’ora – in cui l’Alessandria ha mostrato quello che vale, cioè molto poco – il Napoli è nuovamente riuscito a riorganizzarsi ed è ripartito all’offensiva con la stessa caparbia inconcludenza del primo tempo. L’Alessandria ha allora arretrato tutti i suoi giocatori (proprio così: tutti e undici) e la partita si è protratta monotonamente, con molte spigolosità, molti falli e molti picchi e ripicchi fra i giocatori, fino in fondo, proprio come avvenne contro la Spal e come avvenne a Trieste, delle cui partite, quella di oggi, sembrava una brutta e stucchevole prosecuzione. In questo disordinato arrembaggio finale, Bertucco ha tirato ancora due volte alto; Di Giacomo una volta a lato ed un’altra volta s’è visto deviare il tiro da Pistorello a qualche metro dalla linea; Comaschi ha visto un suo fortissimo tiro respinto da un palo (con Bartolomei che ha «pescato» un fuori gioco di posizione di Vinício; e se quella palla fosse terminata in rete, l’arbitro romano si sarebbe trovato in un bel pasticcio). Ed infine, al 44’, Vinício, profittando di un doppio liscio dei difensori grigi, ha avuto alfine via libera sulla sinistra, ma ha scaraventato il suo tiro contro l’esterno della rete. La «giornataccia» del Petisso è stata senz’altro determinante per il non gioco del Napoli. Dell’Alessandria c’è da dire che aveva in animo di difendersi ad oltranza per racimolare qualche puntarello al Vomero ed il solo fatto di esservi riuscita la rende meritevole di considerazione. Ma, come squadra, non dice assolutamente nulla. Troppi distruttori, troppi battitori, talvolta anche imprecisi e fallosi. In avanti il solo Tacchi si è fatto vivamente ammirare per i suoi palleggi, le sue fughe e la sua pericolosità. L’arbitro Bartolomei ha diretto con sufficiente precisione, ma non sempre con autorevolezza, la non facile partita. L’Alessandria ha fatto il catenaccio schierando, come annunciato, Pedroni battitore libero, Pistorello su Vinício e Dorigo su Bertucco. Il Napoli nella ripresa ha mandato Novelli all’ala destra e Di Giacomo all’ala sinistra. Giova aggiungere che Di Giacomo e Bertucco si sono allineati rispettivamente all’ala e mezz’ala. Lieve incidente di gioco a Vinício a metà ripresa. (Agostino Panico, «Corriere dello Sport», 22 dicembre 1958) Avevamo cominciato col dire che se il Napoli avesse vinto tutte e tre le partite che l’opponevano alla Spal, alla Triestina e all’Alessandria, certamente si sarebbe inserito in quel ristretto gruppo di squadre in lotta per la conquista dello scudetto; e che anzi, con ogni probabilità, sarebbe addirittura passato a condurre il gruppo. Questo avevamo cominciato col dire… e se i risultati si fossero mantenuti aderenti alle previsioni, i conti sarebbero senz’altro tornati. Invece venne il pareggio interno con la Spal: demmo la colpa al catenaccio. Poi gli azzurri pareggiarono a Trieste e in definitiva fummo contenti perché un pareggio fuori casa viene sempre considerato come un risultato utile (anche se c’era bisogno di bendarsi gli occhi per non vedere che quella partita la si poteva benissimo vincere, solo che l’attacco avesse appena decentemente assolto il suo compito). Oggi siamo alle prese col terzo pareggio consecutivo, talché quei punti che dovevano essere sei, tutt’al più cinque, si sono ridotti a tre. Ed ora attendono il Napoli due durissime trasferte. Quale altra giustificazione vogliamo tirar fuori per rendere accettabile quest’altro rospo? Vogliamo forse giustificare il semi-insuccesso mettendolo in relazione con le assenze di Del Vecchio e Brugola? Vogliamo ancora insistere sul tema del catenaccio? Sarebbe ridicolo. La maggior parte delle squadre italiane oggi pratica il catenaccio, ma non per questo tutte le partite si chiudono con il doppio zero. Dobbiamo invece realisticamente ammettere che l’attacco del Napoli non solo non riesce a perforare un catenaccio, ma non riesce più a far gioco, a condurre una manovra fino in tondo, a creare le condizioni favorevoli per una realizzazione. Contro l’Alessandria, storto o morto, qualche attaccante è arrivato in posizione di tiro, ma ha sbagliato mira; e quando non ha sbagliato la mira, ha sbagliato il tempo, l’entrata, il tocco. E questo avviene da tre giornate di campionato: in tre giornate il Napoli non ha subito un gol, ma neppure ne ha segnato uno. L’impaccio dell’attacco napoletano si è palesato in tutta la sua evidenza nel corso della gara con l’Alessandria, una squadra questa che ha largamente legittimato, con la sua prestazione, l’ultimo posto occupato in classifica. Contro siffatta avversaria, il Napoli non è riuscito a passare. Ha attaccato all’inizio e Cuman ha deviato in angolo un pallone di Bertucco su passaggio di Vinício, a seguito di punizione. Poi lo stesso Bertucco ha sparato alto al 6’, imitato da Di Giacomo al 10’ ed al 12’. Un Di Giacomo irriconoscibile, che non riesce a superare un periodo di forma scadente che l’attanaglia ormai da molte domeniche. L’Alessandria ha reagito solo sporadicamente: un tiro di Tacchi parato da Bugatti, un salvataggio di Pesaola sempre su Tacchi che si avviava decisamente a rete. Da quest’azione nacque un contropiede e la palla passò da un piede all’altro dei mediani e degli attaccanti azzurri, ma ancora Di Giacomo sciupò tutto tirando male. Ancora una buona manovra al 25’: Pesaola-Bertucco-Pesaola- Vinício-Di Giacomo-Posio- Vinício, ma Cuman in uscita sventò la minaccia. L’Alessandria badava solo a difendersi. Ma il Napoli non trovava il ritmo giusto. Vinício scalpitava come un puledro selvaggio e però risentiva della mancanza di collaboratori e della stretta sorveglianza di Pistorello, che riusciva persino a sottrargli qualche pallone con molta abilità. Bertucco, dopo un inizio promettente, cominciava a disunirsi. Novelli era trascurato. Discordi i pareri su Pesaola. Certo il «petisso» non ha reso come normalmente rende, ma nella prima parte della gara lo abbiamo visto intelligentemente arretrato pescare con lunghi lanci i compagni in posizione più favorevole e contrastare la iniziativa avversaria; purtroppo era l’attacco come reparto che non girava, né i laterali erano in buona giornata. Ne scaturiva una partita che ben presto diventava noiosa, senza un filo logico, senza un significato. La più brutta gara vista quest’anno. Limitiamoci pertanto a sottolineare quelle fasi che in certo modo ruppero questo persistente grigiore. Nel primo tempo l’iniziativa restava costantemente al Napoli e dopo i tentativi già detti, bisogna ricordare un violento tiro di Posio di poco alto e due occasionissime sciupate da Di Giacomo. Al 9’ una parata in tuffo di Cuman su girata di testa di Bertucco e la girata di Vinício al 41’ che provocava un angolo per la parata di Cuman e la premessa per un litigio tra lo stesso Vinício e Pistorello cui ben presto si aggiungevano altri giocatori, mentre Bartolomei se ne stava a guardare. La partita infatti cominciava anche a diventare spigolosa e Bartolomei, pur non demeritando in complesso, avrebbe dovuto mostrare una maggiore decisione, magari provvedendo a qualche espulsione. Nella ripresa, l’Alessandria dapprima timidamente, poi con maggiore insistenza e decisione, si porta all’attacco. Appena al 5’, a seguito di una lunga fuga di Tacchi, questo stesso giocatore, Lorenzi e Vonlanthen riuscirono a trovare il modo di sciupare una manovra la cui logica conclusione doveva essere in fondo alla rete. Durò una ventina di minuti questa reazione alessandrina, poi il Napoli, sospinto anche da Comaschi che si proiettava sempre più insistentemente all’attacco, riprese a farsi vivo e minacciò Cuman con un tiro alto di Bertucco ed al 23’, molto più seriamente, con un pallone di Di Giacomo che Pedroni respinse a porta vuota. Un bel tiro di Novelli al 34’ parato ancora da Cuman ed una nuova serie di ripicchi con protagonista Tacchi. Al 41’ un bolide di Comaschi colpì in pieno un montante. E fu una fortuna che quel pallone non finì in rete, perché l’arbitro aveva di poco proceduto il tiro col suo fischi per indicare la posizione irregolare di Di Giacomo ed il pubblico avrebbe potuto interpretare malamente l’eventuale annullamento. Al 44’ l’ultima grande occasione: scivolò Boniardi e lasciò libero Vinício il quale, tutto solo, sbagliò ancora la mira. Un concerto di fischi salutò la fine della gara. Una gara della quale si possono salvare, per il rendimento offerto, soltanto Greco, Vinício, Tacchi e Pedroni. Per tutto il resto furono fischi meritatissimi. (Michele Muro, «l’Unità», 22 dicembre 1958) Il desolante squallore che ha caratterizzato questa partita non meritava sanzione diversa da quella che ha avuto: un misero zero a zero che suona stavolta a rampogna tanto della squadra ospite quanto, in misura pressoché eguale, di quella partenopea. Perché la colpa del gioco lacrimevole che anche oggi – con quanto disappunto della folla è inutile dirlo – si è avuto modo di vedere allo stadio del Vomero va attribuita, in buona parte, al «catenaccio» degli alessandrini (che solo nella ripresa hanno talvolta allentato le maglie della loro predisposizione difensiva), ma anche ai difetti palesati dagli stessi azzurri. Difetti che si possono rapidamente riassumere nel grado approssimativo di forma di alcuni elementi, nella madornale mancanza di precisione nel tiro a rete da parte di altri, nella strana abulia di qualcuno ed infine in una poco efficace organizzazione del gioco d’attacco. Sta di fatto che, nonostante le rigide cautele adottate dall’Alessandria (Vinício bloccato fra Pistorello e Pedroni «libero», gli interni in posizione di laterali e Tacchi spesso risucchiato verso la propria area di rigore), nonostante questo, dicevamo, per ben tre volte il Napoli è riuscito a crearsi la favorevole situazione dell’uomo solo davanti al portiere avversario. Quest’uomo è stato Di Giacomo, chiamato in un certo senso a svolgere il ruolo di Del Vecchio, a sostituirsi cioè a Vinício al momento conclusivo; ma tutte e tre le volte Di Giacomo ha sciupato in maniera incredibile le preziose palle-gol che gli erano state offerte. Ciò è avvenuto, per la precisione, sempre nel primo tempo: al 10’ su intelligente servizio di Bertucco, al 27’ su delizioso smarcamento di tacco effettuato da Vinício ed al 40’ quando, su triangolazione Morin-Pesaola a giudizioso passaggio all’indietro di quest’ultimo, l’ex bersagliere non s’è avveduto d’avere alle spalle Bertucco, ancora più libero di lui e, tirando alla cieca, ha mandato la sfera alle stelle. Molto probabilmente, se almeno uno dei tre tiri fosse andato a segno (e non era difficile ottenerlo) non solo la partita avrebbe preso una diversa fisionomia ma, nell’euforia, la squadra di casa sarebbe riuscita a camuffare le sue manchevolezza, che sono state evidenti anzitutto nei laterali, che quasi mai hanno saputo impostare valide azioni di attacco, in Novelli (che, nel disordinato arruffio dimostrato le poche volte che è stato messo in azione, ha saputo trovare un solo spunto buono, ma se l’è visto neutralizzato da una magnifica parata di Cuman) ed infine in Pesaola, il quale sembrava quasi rifuggisse dalla lotta, lui che proprio e principalmente (se non esclusivamente) per le sue doti agonistiche e di cuore era diventato l’insostituibile animatore di tutta la squadra. Del Napoli restavano quindi – a parte di Giacomo di cui s’è detto – Vinício e Bertucco: il primo s’è dato da fare come un dannato per evadere dalla strettissima guardia del corpo. Quando v’è riuscito, o non trovava più con chi duettare o non aveva più la grinta necessaria per concludere. Bertucco, lui aveva cominciato in maniera strabiliante, ricucendo il gioco e fornendo magnifici allunghi ai compagni più avanzati; poi, rimasto solo a centro campo, ha finito col disorientarsi anche lui, non tralasciando tuttavia di insidiare spesso, da lontano, la casa di Cuman, ma con poca fortuna. Ben poco da dire dell’Alessandria: specie nel primo tempo non ha fatto altro che starsene racchiusa nella propria area, badando a liberarsi. Non insuperabili, ma grintosi, e maestri nelle spintarelle i difensori (e parlando di difensori non si allude ai soli terzini e a Pedroni, ma anche ai laterali ed agli interni che sembravano anch’essi… terzini). Per il resto, Tacchi ha compiuto alcune veloci sgroppate, ma è apparso, come Vonlanthen, privo di mordente; a Lorenzi, purtroppo, di quelle doti che ne fecero un giocatore di classe è rimasto quasi soltanto il carattere viperino; ma stavolta dovrà inveire solo contro se stesso se, al 4’ del secondo tempo, ha sciupato malamente l’occasione d’oro che, su un contropiede, gli si era presentata: Tacchi, con una lunga fuga, lo aveva fatto trovare solo al limite dell’area di rigore, ma «Veleno» si fermava per… attendere Vonlanthen che arrivava da lontano; nel frattempo, la difesa del Napoli recuperava: non se ne faceva niente. Perduta l’occasione di perpetrare addirittura la beffa, l’Alessandria non ha più insistito: Cuman ha avuto l’opportunità di compiere ancora un paio di belle parate (e non è un caso che, in partite così, i portieri riescano a fare bella figura al Vomero). Il Napoli ha continuato a premere ma una sola volta ancora ha sfiorato il gol: è stato a due minuti dal termine per un lungo lancio di Comaschi spostato verso la sinistra, dove s’era spostato Vinício. Pistorello, scivolando, mancava l’intervento; il centravanti partenopeo, preso alla sprovvista e sbilanciato, s’avventava egualmente sulla sfera e la colpiva con inaudita violenza mandandola però a colpire l’esterno della rete. Terreno leggermente scivoloso per la pioggia caduta nella nottata. Nessun incidente di rilievo nonostante le spigolosità affiorate di tanto in tanto. (Ciro Buonanno, «La Gazzetta dello Sport», 22 dicembre 1958) DOMANI AL MOCCAGATTA DI FRONTE AI CAMPIONI D'ITALIA Dal bel pareggio di Napoli alla dura sconfitta casalinga con la Lazio Al Vomero, di fronte ad una squadra lanciata per il massimo titolo, l’Alessandria è riuscita a lasciare il campo imbattuta, applicando un «catenaccio» non proprio come hanno descritto i resocontisti dei vari quotidiani. Questa affermazione lasciava presagire una buona prova mercoledì contro la Lazio, ma il fatto di avere giocato troppo in difesa ha reso la squadra di Pedroni piuttosto lenta nei confronti della squadra romana. A Napoli si erano distinti Cuman, Pedroni, Pistorello e Tacchi. La Lega, nella sua riunione di mercoledì scorso, ha deliberato di infliggere due giornate di squalifica al giocatore grigio Tacchi, reo di avere «colpito un avversario non in azione di gioco», fatto accaduto durante l’incontro di domenica scorsa a Napoli. La punizione è giunta inaspettata: Tacchi ha dichiarato che a Napoli aveva subito passivamente le cariche piuttosto numerose e violente dei difensori partenopei, ma non aveva reagito: è convinto di non meritare la severa punizione che gli è stata inflitta. Si dice che i tifosi partenopei avessero preparato circa due quintali di mortaretti per salutare la vittoria del Napoli sull’Alessandria, che significava restare alla ruota della capofila della classifica. Dopo lo zero a zero, i focosi tifosi sono usciti mogi mogi dal Vomero, senza fare chiasso e rimandando la sparatoria a miglior occasione. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 27 dicembre 1958) RISULTATI: [11ª giornata] Internazionale-Juventus 1-3 (giocata il 18 dicembre 1958) [12ª giornata] Bari-Lanerossi Vicenza 2-2 Genoa-Roma sospesa per impraticabilità del campo al 47’ sullo 0-1 Juventus-Sampdoria 1-0 Lazio-Bologna 2-1 Milan-Talmone Torino 5-1 Padova-Udinese 2-1 Spal-Fiorentina 0-0 Triestina-Internazionale 1-1 CLASSIFICA: Milan 18; Fiorentina 17; Internazionale, Juventus, Napoli 15; Roma* 14; Sampdoria 13; Genoa, Lazio, Padova 12; Bologna, Lanerossi Vicenza 11; Spal 9; Bari, Talmone Torino, Triestina 8; Alessandria*, Udinese 7. MARCATORI 20 gol Angelillo (Inter) 12 gol Altafini (Milan), Montuori (Fiorentina) 8 gol Pivatelli (Bologna) 7 gol Da Costa (Roma) 6 gol Cucchiaroni (Sampdoria), Danova G. (Milan), Loiodice (Roma), Pascutti (Bologna), Sivori (Juventus) Il punto sul campionato Milan e Fiorentina si alternano in cima alla classifica del campionato I rossoneri sono rimasti soli al primo posto Splendida lotta tra sei squadre - Una giornata favorevole alla Juventus La bella difesa dell'Alessandria a Napoli - Speranze della Sampdoria e situazione particolare del Talmone-Torino Peccato che il maltempo abbia scelto proprio questo periodo per infierire sul campionato. Perché la lotta che ai sta svolgendo fra le squadre del gruppo di testa è fra le più interessanti. Sei squadre si possono considerare come facenti parte di questo gruppo in questo momento: le due di Milano, la Fiorentina, la Juventus, il Napoli e la Roma. Da alcune domeniche il Milan e la Fiorentina si alternano o si raggiungono nella posizione di comandò, a seconda se o l'una o l'altra giuoca in casa o fuori..Ambo le squadre sfruttano appieno il vantaggio di giuocare sul proprio terreno, quando l'occasione loro si presenta. Lo dicono, fra altro, le cifre che, a tutt’oggi, hanno apportato undici punti sui diciotto realizzati in totale al Milan, e dieci su diciassette alla Fiorentina, per le partite casalinghe, mentre in casa d'altri ambedue hanno perso cinque punti. Nell'ultima giornata ancora, i milanesi e sono imposti davanti al proprio pubblico — per quanto quest'ultimo, a causa del maltempo, quatti non ci fosse — mentre i toscani se la sono cavata a mala pena con un risultato in bianco a Ferrara. Invertiti "i campi, esattamente l'opposto era successo la domenica prima. Attribuendo a questi precedenti il valore che effettivamente essi posseggono, domenica, prossima ti Milan operando, in casa precisamente come la Fiorentina, il primo contro la Lazio e la seconda contro ti Genova, la situazione non dovrebbe variare: i rossoneri dovrebbero . trovarsi ancora al primo posto, ed i viola al secondo. Subito al di sotto che possono avvenire dei mutamenti. Qui, là dodicesima giornata è risultata nettamente favorevole alla Juventus. Perché essa è stata la sola a vincere fra le quattro squadre fra le quali si trovava pizzicata. Il Napoli in casa sua è stato costretto all'esito in bianco dalla strenua difesa dell'Alessandria — l'Internazionale a Trieste può dire di essere stata fortunata a portare a casa un punto — e la Roma, che stava vincendo a Genova, non ha potuto portare a termine la sua fatica, a causa del nubifragio che si è abbattuto sulla Liguria e dovrà disputare la sua partita in altra data. La Juventus invece ha approfittato di una schiarita del cielo, e di 'stretta misura è stata in grado di battere la valida Sampdoria. Cosi i bianconeri torinesi latino potuto fare un passo avanti — in un caso anche due, pur se solo temporaneamente — rispetto a tutti quanti, e si trovano ora quasi in testa al gruppettino e a due sole lunghezze dalla Fiorentina. Domenica prossima il gruppettino stesso può disgregarsi, la Juventus dovendo recarsi ad Alessandria, dove, malgrado la posizione di fanalino di coda occupata, spira aria di ripresa — mentre il Napoli è atteso a Bologna, dove la squadra ha un diavolo per capello per la partita vinta negli ultimi minuti della ripresa dalla Lazio, partita che già stava vincendo — e mentre l'Internazionale dovrà affrontare i granata a Torino, dove gli umori non sono affatto migliori, e dove la necessità, di punti di classifica é più sentita ancora. A giuocare in casa contemporaneamente non rimarrà cosi che la Roma, che riceverà, con possibilità di affermazione, i ferraresi della Spai. Esiste comunque la possibilità, se non addirittura la probabilità, che nei gruppetto venga proprio domenica sera ad inserirai la Sampdoria, che in casa propria è particolarmente forte, e che sarà chiamata ad ospitare la Triestina, che fuori casa è particolarmente incerta. Come si vede, la situazione è aperta a tutte le possibilità, e promette, proprio per le feste natalizie, delle sorprese gradite o sgradite un po' per tutti. Precisamente come giù in basso, in fondo alla classifica cioè. Qui ad occupare in condominio l'ultimo posto, gli inquilini sono due per il momento: l'Alessandria e l'Udinese. La prima, come già detto, ha chiuso in bianco a Napoli, e dà segni di un ritorno in efficienza, la seconda ha perso di stretta misura e dopo dura lotta a Padova. Subito al di sopra — ad un gradino solo di distanza, vengono tre contendenti: il Bari, che, dopo un inizio dei più promettenti, sta ora tentennando ed è stato costretto domenica al risultato pari dal Lane Rossi di Vicenza, in casa propria, la Triestina, che ha avuto un inizio di campionato disastroso o quasi, e che solo ora accenna a riprendersi, ed il Talmone-Torino, il quale non ha avuto la sorte dalla sua nella prima . della dura serie delle gare che fra Natale, Capodanno, Epifania ed oltre, il calendario gli ha regalato. Il Torino si trova in una posizione ed in una situazione particolare. Di esse si è già parlato I problemi dell'organizzazione di squadra — problemi che affiorarono subito e che finora non sono stati risolti — preoccupano i dirigenti ed un po' tutti. E' la, costituzione, la struttura dell'attacco, a quale pure non ha segnato meno reti di tanti altri, che mette di fronte a difficoltà, mentre a sua volta l'estrema difesa, che finora non è superata che da quella dei grigi di Alessandria come vulnerabilità, dà luogo ad altri grattacapi. Il momento è difficile per i granata, ed occorre calma e sangue freddo per affrontarlo. Ma il tempo e l'occasione per una ripresa esistono. Basta pensare che, se la sorte ha voluto accumulare le grandi difficoltà tutte in questo periodo della stagione, un momento di maggior respiro dovrà pur giungere più tardi. Non perdersi d'animo, per il momento, necessita. Dopo la bufera, viene il sereno, per legge di natura. (La Stampa - Vittorio Pozzo)