Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
24-12-1958 - Giornata: 11 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Lazio SS 0 - 2 (0 - 0)
RETI: 52. Bizzarri C. [La] , 75. Tozzi H. [La]

Alessandria US Cuman Pacifico, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Pistorello Giancarlo, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Vonlanthen (II) Roger, Dorigo Aldo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
LAZIO SS: Lovati; Lobuono, Eufemi; Carradori, Molino, Tagnin; Bizzarri, Franzini, Tozzi, Costariol, Fumagalli. All.: Bernardini Fulvio.

Arbitro: Jonni Cesare (Macerata)
Note
Recupero della gara sospesa per nebbia il 7 dicembre 1958. Espulso: 71’ Nardi [A]. Ammonito: Pistorello [A], Nardi [A]. Angoli: 7-0 (2-0). Spettatori: 6.000 oppure 10.000. Giornata grigia e leggera pioggia, terreno pesantissimo. Inizio gara ore 14:30 (14:40 effettive per controlli di praticabilità del campo).

Commento
LA JUVENTUS IN CAMPO AD ALESSANDRIA Il punteggio è certamente troppo grave per l’Alessandria, ma non c’è dubbio che la vittoria della Lazio è stata meritata perché essa è apparsa nettamente la squadra migliore sul terreno. I grigi avrebbero potuto segnare in apertura di partita, ma due volte i pali hanno respinto i tiri a portiere già battuto, e da allora di occasioni ne hanno avuto poche. La Lazio ha preso da questo momento il sopravvento, particolarmente per il suo attacco, migliore di quello avversario. Questa maggiore pericolosità degli uomini di punta azzurri ha determinato l’arretramento dei laterali alessandrini, con la conseguenza di lasciare il centro campo in dominio degli avversari. La maggiore continuità dell’azione offensiva dei laziali, meglio spalleggiata dai mediani che potevano, nove volte su dieci, manovrare in spazio libero, ha creato le premesse della vittoria che è poi maturata nella ripresa malgrado l’energica reazione dei grigi. Si è giocato in condizioni di terreno estremamente difficili. Fondo pesantissimo perché era piovuto fino a pochi minuti dall’inizio, tutta la parte centrale era stata cosparsa di pula di riso, il pallone faceva rimbalzi di pochi centimetri, non restava che arrancare con forza. Particolarmente sotto l’aspetto atletico, la Lazio ha disputato una prova ammirevole, i suoi giocatori hanno spiegato una combattività e un’energia che sono riuscite a strappare il pallone dalla melma, impegnando con la difesa avversaria un corpo a corpo duro e tenace sino alla fine. L’Alessandria, che pur è una squadra combattiva, potente nell’urto, decisa, preparata dal clima della provincia alle partite rudi, non è tuttavia mai riuscita a svincolarsi nettamente dalla superiorità laziale proprio nelle caratteristiche che erano sue. Si è battuta cpn troppo poco gioco, meno di quanto ne sarebbe stato necessario anche in una situazione proibitiva come quella di ieri, non ha mai pensato di arretrare almeno una mezz’ala in quella zona di centro in cui gli avversari dominavano e quando, nella ripresa, si è lanciata all’arrembaggio, si è scoperta così largamente da consentire a Tozzi di segnare anche il secondo gol. Come se non bastasse, s’è vista espellere, in pieno arrembaggio e prima della stoccata di Tozzi, un giocatore, il terzino Nardi. Questa espulsione ha esasperato i tifosi, ma Jonni, che pure è stato longanime fin troppo, non poteva questa volta chiudere un occhio sulla scorrettezza di un giocatore che già aveva ammonito. Gli atleti devono pensare più alla squadra che ai loro ripicchi personali: servire la prima e dimenticare i secondi. Solo in tal modo si fa il proprio dovere. Come abbiamo già rilevato, l’episodio saliente per la squadra grigia (oggi in maglia rossa) si è verificato al 4’. Su allungo di Castaldo, fuggiva Vonlanthen il quale, incalzato da Molino, tirava rasoterra dal limite, mentre Lovati stava uscendo dai pali, e colpiva la base del montante di sinistra: sul rimbalzo riprendeva Manenti che tirava quasi a colpo sicuro ma anche questa volta la palla urtava nel paio. Occasioni simili è difficile che si ripetano. L’Alessandria cercò di insistere. Al 6’ Tacchi tentava l’azione personale chiudendo al centro fino alla posizione di mezzo destro ma, pressato da un avversario, mandava fuori il tiro. Questo magnifico inizio dei grigi andava poi, a poco a poco, spegnendosi e prendeva il sopravvento la Lazio, più agguerrita all’attacco e meglio sostenuta dai mediani fra i quali emergeva Tagnin. Difficile imbastire un’azione qualunque su quel fango, difficili anche i rimandi che gli alessandrini effettuavano spesso troppo corti nella zona ove i laterali laziali dominavano pressoché indisturbati. Gli errori dei difensori potevano costar cari perché arduo era rimediarvi. Ne commetteva uno Boniardi al 24’, un altro al 31’ Eufemi che passava al portiere mentre sopraggiungeva Manenti che, per poco, non segnava. Poi al 35’ Cuman doveva gettarsi in tuffo sui piedi del lanciatissimo Tozzi. Nell’impossibilità, o incapacità, di svolgere un’azione continua, l’Alessandria si affidava al contropiede. L’uomo più pericoloso appariva Vonlanthen, più veloce nella corsa, più equilibrato sul fango e più sicuro nel dominio della palla. Al 37’, per salvarsi da un’incursione di Vonlanthen, Molino era costretto a mandare in corner. Ma al momento di tentare la conclusione, l’attacco alessandrino mancava sempre di qualche elemento. Il contropiede non riusciva a mantenere i collegamenti con i reparti arretrati, fallita l’azione i difensori laziali avevano sempre davanti trenta metri di spazio libero in cui potevano manovrare a piacimento. Proprio allo scadere del tempo, un centro di Fumagalli creava una situazione pericolosa davanti alla porta di Cuman, ma per fortuna Franzini tirava fuori. L’andamento di tutto il primo tempo non aveva dato soverchie speranze ai grigi. La superiorità laziale era apparsa evidente e se fosse continuata con lo stesso ritmo difficilmente i grigi avrebbero potuto resistere alla pressione. Ma la ripresa diede invece la sensazione che la partita dovesse effettuare una svolta. Subito dopo una fuga iniziale di Tozzi conclusa con un tiro a lato, cominciò il serrate dell’Alessandria. Essa aveva capito che era proprio sul ritmo che occorreva contrastare l’azione avversaria. Il risorto ardore dei grigi parve un segno augurale di vittoria. Ora la squadra attaccava con impeto, tutti erano proiettati all’offensiva, i terzini vigilavano a metà campo. La Lazio, premuta nella sua area, diventò a sua volta «contropiedista». Fu appunto in uno di questi attacchi di reazione che essa perveniva all’8’ a segnare il primo gol. La azione partiva da un centro di Fumagalli, davanti alla porta si formava un assembramento confuso, un difensore deviava la palla che cadeva proprio sui piedi di Bizzarri, a pochi metri dai pali, e un attimo dopo essa era scagliata violentemente nella rete. Il colpo ferì la squadra grigia nel suo amor proprio. Essa non si aspettava proprio, mentre stava sferrando tutta una serie di attacchi, di vedersi colpita alle spalle. Gli animi si inasprirono. Al 12’ un fallo grave di Pistorello su Franzini, in reazione ad un tentato sgambetto di quest’ultimo su Tacchi, veniva condonato dall’arbitro che si limitava ad ammonire. Riprese l’arrembaggio dei grigi, energico ma disordinato, tutto tendente a sfondare. Al 22’, in seguito ad un corner contro la Lazio, si creava una situazione intricata ed i grigi alzavano le braccia reclamando il rigore. Insisteva Vonlanthen, insisteva Tacchi ma troppo personale, insisteva Castaldo con grande volontà ma confusionario. I laziali ora facevano muro, tutti gli sbocchi erano chiusi, Carradori e Tagnin erano pronti a rilanciare il contrattacco, Molino, improvvisato centromediano, sbarrava la via al centro cosicché si vedeva Vonlanthen in prevalenza all’estrema destra, fors’anche perché il fondo era migliore. Ma la situazione dei grigi nei minuti seguenti precipitava. Al 27’ Nardi veniva espulso per un colpo a Franzini. Proteste dei giocatori, proteste più clamorose del pubblico. Rilevato il fallo, non restava all’arbitro che l’espulsione perché due ammonizioni non erano possibili. I giocatori evidentemente insistevano sulla casualità della azione di Nardi, ma un giudizio sulle intenzioni a noi non è possibile, e non è possibile a nessuno. Tre minuti dopo, la Lazio raddoppiava. Azione di contrattacco partita da metà campo con un passaggio di Fumagalli a Costariol e palla successivamente «tagliata» al centro. Appariva a grandi falcate Tozzi, del tutto smarcato, a più di trenta metri dalla porta. Tentava l’uscita Cuman, ma il tiro, rasoterra e fortissimo, lo sorprendeva fuori dei pali. Questo gol ha praticamente chiuso l’incontro. Il ricupero diventava impossibile. L’Alessandria insisteva ancora e otteneva tre calci d’angolo. Al 43’ un gol in fuori gioco di Castaldo era annullato. Poco dopo la partita finiva. Mesto sfollamento del pubblico. L’Alessandria ha perduto i punti coi quali avrebbe potuto risalire e resta con l’Udinese ultima della classifica. È necessario rimboccarsi le maniche. (Ettore Berra, «La Stampa», 25 dicembre 1958) Su un terreno simile avrebbe vinto chi fosse riuscito a segnare per primo. È toccato alla Lazio, visto che l’imprecisione e la sfortuna non avevano permesso all’Alessandria di andare in vantaggio quasi in apertura di gioco (4’) quando, prima a Vonlanthen e poi a Manenti, i pali avevano detto di no. I ragazzi di Pedroni, comunque, non si erano demoralizzati: la pochezza della Lazio (pochezza limitata alla fase iniziale) permetteva di sperare che la vittoria questa volta non sarebbe sfuggita ai grigi. Eppoi, un altro fattore giocava a favore di questi ultimi: la loro notevole condizione nel momento attuale. Hanno puntato tutto – i tecnici grigi – sulla forma degli uomini e non hanno pensato neanche per un solo istante che la partita avrebbe potuto essere rinviata stante le condizioni impossibili del fondo campo. L’Alessandria puntava al successo ad occhi chiusi, tanto è vero che Pedroni ha lasciato fuori squadra Girardo e Lorenzi per averli riposati e ricaricati per il match con la Juventus di domenica prossima (Girardo oggi sarebbe stato prezioso per le caratteristiche del campo). La Lazio, giunta qui senza Del Gratta, Pozzan e Ianich, è scesa in campo sperando che l’arbitro Jonni, resosi conto delle condizioni del terreno, rinviasse per la seconda volta l’incontro. Partita di scatto, l’Alessandria ha bruciato le sue cartucce nel giro di una ventina di minuti, durante i quali i laziali sono andati via via abituandosi al terreno e la loro interessante prima linea (Franzini è un elemento da tenere d’occhio) cominciò a giostrare lanciando in profondità Tozzi, che dopo aver provato invano una, due, tre volte a scattare ed a tirare in corsa bruciando sempre Pedroni, riusciva finalmente a stangare con violenza ed a completare il successo della Lazio, sotterrando in quel mare di fango le speranze dell’Alessandria. Infatti, all’8’ della ripresa, Bizzarri aveva battuto per la prima volta il pur bravo Cuman, durante un’azione confusa e mal condotta dai difensori grigi. Schiaffeggiati dalla sorte, i giocatori locali perdettero le staffe; ed i loro nervi, già a fior di pelli, cominciarono ad esplodere subito dopo la rete di Bizzarri. La partita, brutta per mancanza di una possibile manovra, si rendeva spigolosa; e Jonni, che evidentemente non ce la fa più a serrare il pugno, è intervenuto con forte ritardo, ammonendo e poi espellendo Nardi, il primo capitatogli a tiro. Babbo Natale è passato quest’anno al largo da Alessandria: per i tifosi più irascibili, s’intende. Per gli altri, Babbo Natale non c’entra: il successo della Lazio è stato meritato. Vince chi segna più gol: forse se i grigi avessero fatto centro con uno dei palloni sbattuti contro i pali certo l’Alessandria avrebbe vinto. L’eterno senno del poi. Terreno in pessime condizioni, sul quale ha continuato a piovigginare per tutto l’incontro. Ammoniti Pistorello e Nardi; quest’ultimo è stato espulso al 27’ della ripresa per fallo su Franzini. La cronaca in sintesi. L’Alessandria si schiera piuttosto guardinga, con Pistorello che fa da «spalla» a Pedroni nel fronteggiare Tozzi. I locali, così protetti alle spalle, partono di scatto. Al 4’ Castaldo serve Vonlanthen in profondità: Lovati esce ed il centravanti lo anticipa; la palla colpisce la base di un palo. La riprende Vonlanthen, porgendo all’indietro a Manenti, che colpisce di piatto, schiaffeggiandola, la base dell’altro palo. Due minuti dopo, Tacchi galoppa sulla sinistra, dribbla Lobuono e staffila fuori. 11’: spunto velocissimo di Vonlanthen, che svirgola al momento decisivo. 14’: prima azione (bella) della Lazio. Fumagalli-Tozzi-Costariol: fuori. 15’: Cuman deve intervenire in tuffo su punizione calciata da Carradori (il laziale libero). 25’: azione pericolosa in area grigia, Pedroni libera. Al 32’ Lovati interviene alla disperata su Manenti, solo in area. Quindi la Lazio si fa vieppiù pericolosa: Costariol lancia a Tozzi (35’), il centravanti, velocissimo, entra in area e sbaglia nettamente il tiro. 45’: Fumagalli dà ancora a Tozzi, che sbuccia e Costariol, intervenendo in corsa, calcia mandando a fil di palo. Ripresa con la Lazio in cattedra e con Tozzi che sbaglia bersaglio per la terza volta. Si giunge così al primo gol (8’): cross di Fumagalli – dalla sinistra – a Costariol; respingono prima Pedroni e poi Boniardi, riprende Bizzarri e segna, calciando di destro. L’Alessandria ora opera un poderoso forcing: sembra che da un momento all’altro la partita debba rimettersi in equilibrio, ma si registrano soltanto calci d’angolo. 27’: Nardi entra fallosamente su Franzini e Jonni, che è a quattro passi, lo spedisce negli spogliatoi. Il pubblico inveisce contro il direttore di gara, che ora comincia a perdere completamente il controllo della partita. 30’: la Lazio segna ancora. Da Fumagalli a Costariol, questi lungo a Tozzi che, questa volta, stanga di precisione, infilando Cuman: 2-0. 35’, l’Alessandria merita un rigore (Lovati spinge platealmente Vonlanthen), ma Jonni è inflessibile: calcio contro. 42’: Castaldo segna di testa su centro di Manenti, Jonni annulla per fuori gioco. E una parte del pubblico, la più numerosa, gli fa gli auguri di Natale che noi non vorremmo ricevere. (Franco Mentana, «La Gazzetta dello Sport», 25 dicembre 1958) Felice Natale per i laziali, usciti dal terreno alessandrino con il meritatissimo bottino di due punti al termine di un incontro che hanno quasi sempre tenuto in mano con assoluta sicurezza. Il notevole divario di classe è stato in parte colmato dalle condizioni del terreno che hanno dato una mano di modo assai evidente ai grigi, più prestanti. Ma la squadra meglio dotata tecnicamente è venuta fuori alla distanza con inequivocabile chiarezza, convincendo anche il pubblico locale. Bernardini ha presentato ad Alessandria una squadra ricca di quei giovani nei quali egli ha tanta fiducia e la partita gli ha dato pienamente ragione, portando alla ribalta, pur in condizioni ambientali impossibili, la lucidità delle mezze ali Franzini e Costariol ai quali va il merito di aver efficacemente sostenuto il trio di punta e di essere sagacemente ripiegati in copertura nei momenti di maggior pressione dei locali. Alle spalle di Franzi e Costariol, i mediani Carradori e Tagnin (retrocesso per l’occasione nella linea dei sostegni) hanno completato in modo superbo un quadrilatero al quale non esitiamo ad assegnare la maggior parte del merito del successo odierno degli azzurri. Lucidità, tecnica abbiamo detto, ma anche una grandissima efficacia atletica che ha permesso ai quattro atleti di condurre tutto l’incontro ad un ritmo elevatissimo, con un terreno che stroncava ed un pallone che richiedeva sforzi notevoli per rimuoverlo dal pantano ed indirizzarlo in avanti. Soltanto nella fase iniziale la Lazio ha avuto un momento di sbandamento, dovuto più che altro alla poco felice impostazione tattica subito mutata con pronta adattabilità alla situazione: dopo i primi minuti, infatti, nei quali la squadra di Bernardini si è riversata all’attacco cercando una manovra – impossibile in tali condizioni – e scoprendosi pericolosamente alle fiondate di Vonlanthen e Tacchi, mediani e mezze ali azzurri hanno assunto una posizione non rinunciataria ma prudente dalla quale lanciare con palloni lunghi Tozzi che, anche oggi, con un campo inadatto al suo stile di gioco, ha offerto in gran parte dimostrazione della propria classe, siglando con uno spunto irresistibile l’ultima rete. Trovata la misura adatta per l’avversario ed il terreno, la Lazio ha tenuto in pugno con insolita autorità il resto dell’incontro mai dando l’impressione di trovarsi in pericolo ed imponendosi a centro campo con quel quadrilatero del quale abbiamo già detto e sul quale ci ripetiamo volentieri, poiché ci è parso che proprio nella differenza dei due reparti base sia da cercarsi il motivo principale di tutto l’incontro. Con Molino nel ruolo di centromediano e Tagnin al suo fianco, la difesa romana ha costituito una barriera duttile e difficilmente superabile. Nonostante la scarsa statura dello «stopper», che Vonlanthen nel primo tempo ha talvolta sorpreso con ficcanti puntate. Se superato nello scatto, Molino ha però sempre riparato con veloci e precisi recuperi per cui Lovati non ha passato pericoli, mentre Tagnin, facendo del suo incontro odierno innanzi ai suoi vecchi tifosi una questione di puntiglio, ha disputato novanta minuti maiuscoli per concisività e chiarezza di idee. Del trio di punta azzurro, il migliore è stato naturalmente Tozzi, nonostante la doppia guardia di Pistorello e Pedroni, ma anche Fumagalli si è inserito con successo nei temi d’attacco. Bizzarri, dopo un primo tempo incolore, ha avuto un finale da campione partendo dalla linea centrale e proiettandosi in avanti in perentorie triangolazioni. Era fatale che, contro un avversario in giornata tanto felice, l’Alessandria non potesse avere grandi speranze di successo. L’inizio aveva fatto sperare i tifosi, ma poi il trascorrere dei minuti ha fatto sfumare le illusioni rendendo sempre più evidente la differenza dei valori in campo. La pericolosità dei padroni di casa è vissuta soltanto sugli spunti di Vonlanthen e Tacchi, ma i due si sono stremati nei primi quarantacinque minuti e poi sono stati facilmente imbrigliati dalla difesa laziale. Sul fango la difesa grigia ha retto a lungo con autorità, ma l’età di Pedroni e Boniardi, la poca resistenza dei mediani e l’irruenza di Nardi (che ha finito poi per farsi espellere per un duro intervento su Franzini) hanno ad un certo momento ceduto di fronte alla vigoria dell’attacco ospite. Giornata grigia, terreno pesantissimo per la pioggia caduta in questi ultimi giorni. Espulsione di Nardi al 27’ del secondo tempo su un fallo ai danni di Franzini. In tribuna erano presenti gli emissari delle squadre che nel prossimo turno di campionato affronteranno le odierne contendenti: Gipo Viani per il Milan, che riceverà la visita degli azzurri e Depetrini, Sivori, Stivanello ed Emoli per la Juventus, che scenderà su questo campo; nessuno ha voluto impegnarsi in giudizi, ma tutti parevano certi che la fatica odierna faciliterà non poco il compito di bianconeri e milanisti. L’incontro è iniziato con leggero ritardo per le constatazioni sullo stato del terreno e le prime battute hanno visto la Lazio assediare l’area grigia. Già al 4’ la squadra capitolina riceveva però l’avvertimento che gli avrebbe fatto mutare tattica ed optare per uno schieramento più cauto ed efficace. Fuggiva infatti in contropiede Vonlanthen e tirava con forza, mandando il pallone, per quanto frenato dal fango, contro la base del palo alla sinistra di Lovati; liberava Molino, ma la palla finiva sui piedi di Manenti, che stangava fortissimo incocciando l’altro montante. Vera disdetta per l’Alessandria, e sarà questa la migliore occasione che l’incontro le offrirà, e pronta risposta della Lazio con un tiro da lontano di Carradori, alto di poco, su perfetto servizio di Costariol. Vonlanthen ha un buon momento e sue sono due puntate, all’11’ e al 16’, che la difesa capitolina sventa con qualche difficoltà. Gradatamente si fa luce il gioco della Lazio a metà campo e la prima occasione favorevole matura al 35’, quando un intelligente lancio di Fumagalli trova Tozzi bene in corsa verso Cuman; Pedroni riesce a sbilanciare astutamente il brasiliano e il portiere fa il resto, uscendo prontamente a valanga sui piedi dell’attaccante. Al 37’ Vonlanthen conduce un altro «a fondo» che pare aver successo, ma poi è fermato da un perentorio ritorno di Molino. Al 41’ è Carradori a tentare la via della rete con un tiro da lontano e al 45’ Fumagalli va via lesto sulla sinistra e centra, Tozzi tira fuori, a fil di montante, alla destra di Cuman. La ripresa ha inizio con un brillantissimo «a solo» di Tozzi che si destreggia sulla superficie scivolosa; poi, al 9’, gli azzurri vanno in vantaggio. L’azione ha origine da una punizione sulla sinistra battuta da Tagnin; la palla va a Fumagalli che centra due volte: il primo tentativo è ribattuto di testa da Boniardi e sul secondo la sfera incontra Bizzarri che, smarcato, stoppa con calma ed insacca con un violento tiro che va a picchiare sotto la traversa e poi rotola in fondo alla rete. Logica e decisa reazione dell’Alessandria sotto la quale la Lazio arretra, senza per questo perdere ordine e calma. Si hanno alcune fasi concitate sotto la porta di Lovati, ma i grigi non ottengono che calci d’angolo senza esito. Il signor Jonni innervosisce poi i locali con alcune decisioni sballatissime, anche se non determinanti agli effetti del risultato, e si inizia in campo una serie di ripicche che il terreno favorisce e il direttore di gara non sa frenare sul nascere. Dopo un fallo di Pistorello su Franzini non rilevato, la mezzala azzurra è nuovamente colpita da Nardi e a questo punto Jonni espelle il terzino dei grigi. Il provvedimento, per quanto giusto, scatena un putiferio sugli spalti e l’incontro termina in un clima surriscaldato e per niente natalizio. Alla mezz’ora la Lazio tronca comunque ogni decisione con un’azione ficcante, da manuale. La palla viaggia sicura da Fumagalli a Franzini e da questi va dosatissima a Tozzi che con un gran tiro prende Cuman in contropiede e insacca in rete. La Lazio gioca ora sul velluto ed i suoi uomini escono palla al piede da tutti gli scontri; l’orgasmo annebbia le idee agli alessandrini che ottengono al 43’ una rete, giustamente annullata però per netto fuorigioco di Castaldo. Tagnin conduce la danza negli ultimi minuti e poi il signor Jonni fischia la fine. Andiamo incontro agli atleti negli spogliatoi, ma nessuno se la sente di parlare, anche se i visi esprimono gli opposti sentimenti. La fatica della dura gara li autorizza comunque ad ottenere un po’ di tranquillità. (Piero Molino, «Corriere dello Sport», 25 dicembre 1958) La partita avrebbe anche potuto concludersi con un punteggio diverso, ma la vittoria della Lazio sarebbe stata ugualmente legittima, perché generata da una superiorità di impianto di gioco in generale e in particolare da una più razionale organizzazione a metà campo. Il quadrilatero dei biancocelesti è apparso in grande forma, ha intessuto e costruito azioni su azioni con metodicità, precisione e continuità. Il quadrilatero laziale è stato, cioè, artefice del successo mai venendo meno al suo compito in qualsiasi circostanza. All’inizio si gioca con criterio da ambo le parti, e cioè con lanci lunghi che evitano la fatica di manovrare nel fango. Più tardi, specialmente da parte dell’Alessandria, questo criterio verrà abbandonato. I primi tiro sono della Lazio, che impegna Cuman da lontano; ma ecco che, mentre tutta la squadra ospite è protesa all’attacco, i padroni di casa piombano con un minaccioso contropiede in area avversaria. È il 4’: Vonlanthen, bel lanciato da Dorigo in profondità, va via rapidamente e Molino non può far altro che tallonarlo. Lo svizzero, giunto a pochi metri da Lovati, tira e colpisce la base del montante sinistro della porta, mentre il portiere gli è uscito incontro. Prosegue allora Vonlanthen nella sua corsa, ma non riesce più a far centro ed allora si volta e passa indietro al sopraggiungente Manenti: questi, per voler essere troppo precipitoso, indirizza il pallone sul montante opposto e l’azione sfuma in nulla. Un minuto dopo, Tagnin salva su Manenti in condizioni pressoché identiche a quelle di prima e poi, al 6’, Tacchi si produce in un «a solo» spostandosi verso destra, ma tirando fuori di pochi centimetri. Questo periodo è stato il migliore dei grigi che, però, insistono ancora all’attacco, specie per merito di Vonlanthen, efficacissimo nel fango di fronte a Molino, che supplisce con generosità ed anche acrobazia alla minore prestanza fisica. Questo duello è una delle cose più belle dei primi 45’. All’11’ ed al 13’ il centromediano laziale è costretto a tirare decisamente oltre la linea di fondo per togliere la palla al centravanti avversario. Questo predominio territoriale dei grigi non dà però alcun frutto, perché i piemontesi sono ben controllati dagli avversari che appaiono più precisi e meno precipitosi e, soprattutto, più esperti, tanto da riuscire ad applicare con efficacia la tattica di mettere in fuori gioco gli attaccanti avversari. In più, i laziali, manovrando con maggiore respiro e costruendo azioni a metà campo, tirano in porta solo da lontano, ciò che invece non fanno gli alessandrini. Al 29’, per poco, Boniardi non segna un’autorete con un passaggio improvviso e forte a Cuman. Al 35’ Cuman si getta sui piedi di Tozzi, lanciano da Tagnin, e salva un goal certo. Ancora un corner provocato da Molino per neutralizzare Vonlanthen e poi un serrate laziale conclude il primo tempo. Nella ripresa, subito la Lazio va all’attacco e già al 1’ Tozzi, lanciato molto bene da Carradori, giunge nell’area di rigore ma calcia male. Poi Cuman deve parare un tiro da lontano di Franzini. Intanto, i grigi spostano Tacchi all’ala destra, dove si trova spostato anche Vonlanthen, mentre Castaldo è mezz’ala. Non si capisce questa variante nello schieramento, poiché nessuno come lo svizzero era riuscito a rendersi pericoloso per Lovati. Tagnin, intanto, tra i laziali appare mezz’ala di grande valore. Al 9’ ecco il primo goal, che nasce da un precedente fallo di Nardi su Fumagalli nella propria metà campo. La palla calciata da Tagnin perviene a Fumagalli, il quale crossa al centro. Pedroni è superato e Costariol, di testa, indirizza in rete, ma la palla viene intercettata da Boniardi, che rinvia debolmente. Bizzarri così riprende al volo, tira teso dal basso in alto e la sfera, dopo avere battuto sotto la traversa, schizza in rete. Dopo la rete, la partita si incattivisce un poco e registra qualche fallo intenzionale. Al quarto d’ora, Tozzi va via da solo e ancora fallisce il tiro. Al 17’, tiro da lontano di Boniardi che Lovati para bene. Poi Jonni colleziona qualche «papera» e si giunge così al 24’, quando Nardi, reagendo a un fallo compiuto su di lui da Franzini, si fa espellere. Tre minuti dopo, con un’azione semplice e bella, la Lazio mette il risultato al sicuro. Fumagalli crossa dalla sinistra, Franzini raccoglie e dà a Tozzi il quale, eludendo la sorveglianza di Pedroni, saetta in rete mentre Cuman esce a vuoto, tentando la parata. Sul 2 a 0 la Lazio si limita a controllare il gioco, pur mantenendosi pronta in contropiede e nulla accade di notevole fino al 35’, quando si ha un corner per l’Alessandria. Quindi Lovati spinge alle spalle Manenti, ma Jonni concede il fallo a favore della Lazio. Al 38’, per un pelo, Lobuono non segna un’autorete colpendo male di testa e l’azione si risolve in un plateale corner per gli alessandrini. Sono le ultime battute. I laziali ancora hanno fiato, ma i piemontesi non ne hanno tanto. Al 43’ Castaldo riceve da Manenti e segna di testa, ma è in fuorigioco e la rete viene annulla. (Enzo Corti, «l’Unità», 25 dicembre 1958) DOMANI AL MOCCAGATTA DI FRONTE AI CAMPIONI D'ITALIA Dal bel pareggio di Napoli alla dura sconfitta casalinga con la Lazio La sconfitta inflittaci dalla Lazio nella partita di ricupero ci ha costretti a gettare nelle fosche tenebre del cestino le note che avevamo precedentemente preparato, sotto l’euforia del risultato pari ottenuto dai grigi a Napoli. Tutto da rifare, non solo per noi, ma anche per Pedroni, che dovrà riallestire una squadra più briosa per incontrare, come direbbe Mario Riva nel «Musichiere», nientepopodimeno che la Juventus! Le precedenti partite giocate sul terreno fangoso non sono servite ai grigi a far adottare il gioco con azioni in profondità: troppi passaggi laterali, cincischiamenti in area anziché allontanare «alla brava», hanno provocato nel ricupero di mercoledì scorso con la Lazio la prima rete di Bizzarri; con tale tattica di gioco e con il reparto destro giù di corda, la nostra squadra ha faticato affannosamente a contenere le azioni avversarie; i laziali erano più veloci, andavano incontro alla palla con tempestività e si vedeva quindi una compagine che giocava in modo funzionale e in rapporto anche alle condizioni del terreno, si vedeva un attacco funzionare, mentre il nostro viveva esclusivamente sulle ottime azioni di Vonlanthen e quelle teatrali di Tacchi, queste ultime pressoché infruttuose perché troppo personali, e con l’assurda pretesa di superare gli avversari in palleggi impossibili nel fango. La Lazio, o meglio Bernardini, aveva schierato Tagnin a mediano e spostato Molino a centrosostegno e questi giovani hanno dato scioltezza all’azione del quadrilatero azzurro. La nostra si è rivelata squadra pesante e troppi giocatori si esibiscono in scorrettezze ed atti di indisciplina deplorevoli. Non bisogna attendere i provvedimenti della Lega, ma dovrebbe essere, a nostro parere, la commissione di disciplina della società grigia a provvedere in merito. Pistorello è andato a rischio di farsi espellere e Nardi vi è riuscito, nonostante l’ammonizione preventiva. Forse, con la squadra al completo, non sarebbe avvenuta la seconda rete laziale. Il migliore dei romani è stato Tagnin. Dopo la partita di mercoledì, abbiamo atteso l’allenatore della Lazio, signor Bernardini, all’ingresso degli spogliatoi per sentire un suo commento sulla bella vittoria ottenuta dai suoi ragazzi. Bernardini ha «tagliato la corda» con austerità, rispondendo: «Io non dico niente! La risposta equivale a «parlano i fatti». Stia attento, Bernardini, ché certi atteggiamenti li prendevano anche Marjanović e Allasio, i due supertecnici esonerati recentemente dal Catania e dal Torino. Il cioccolato Talmone, guarda combinazione, è diventato amarissimo proprio in occasione delle feste per lo sfortunato allenatore del Torino. Ci dispiace, in particolar modo, per sua figlia Marisa, che era tanto tifosa dei granata e che aveva gioito per la clamorosa vittoria sull’Alessandrla in apertura di campionato. C’è modo di consolarsi però, e Marisa Allasio, ora che è divenuta nostra comprovinciale ed abita a Pomaro, potrebbe volgere le sue simpatie verso l’Alessandria, che ha tanto bisogno di sostenitori. Così, quando scenderà il Torino al Moccagatta, Marisa si potrebbe vendicare dell’affronto fatto a papà. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 27 dicembre 1958) CLASSIFICA: Milan 18; Fiorentina 17; Internazionale, Juventus, Napoli 15; Roma, Lazio 14; Sampdoria 13; Genoa, Padova 12; Bologna, Lanerossi Vicenza 11; Spal 9; Bari, Talmone Torino, Triestina 8; Alessandria, Udinese 7.