Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
28-12-1958 - Giornata: 13 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Juventus FC 2 - 2 (2 - 0)
RETI: 8. Lorenzi B.[A], 11. Lorenzi B.[A] 58. Nicolè B. [Ju] , 90. Corradi G. [Ju]

Alessandria US Cuman Pacifico, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Pistorello Giancarlo, Oldani (II) Tullio, Girardo Antonio, Vonlanthen (II) Roger, Dorigo Aldo, Lorenzi Benito All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
JUVENTUS FC: Mattrel; Corradi, Garzena; Emoli, Ferrario, Colombo; Stacchini, Nicolè, Charles, Sívori, Stivanello. All.: Depetrini Teobaldo.

Arbitro: Mori Guido (Cremona)
Note
Ammoniti: Garzena [J], Snidero [A]. Angoli: 4-2 (2-1). Spettatori: 20.000 (paganti: 14.629). Incasso: lire 14.895.200. Giornata serena, terreno fangoso. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Gli ultimi minuti trascorsero lentissimi, in un silenzio grave che sembrava il preludio ad una apocalittica esplosione: l’esplosione che avrebbe suggellato il «miracolo». La folla, in piedi, tratteneva il respiro. Cinque minuti, quattro, tre, due, uno. Quel lancio apparentemente innocuo di Sívori, la deviazione di testa di John, il guizzo fulmineo e la zampata risolutrice di Corradi – lui, il terzino – che fece di pietra prima Cuman e poi l’Alessandria tutta, la sua gente in piedi che tratteneva il respiro. Mortificate, in un solo attimo, le ambizioni via via legittimate nel corso di una partita giocata allo spasimo. È difficile, credete, a questo punto, affermare se quello di Corradi era un piede giustiziere oppur no. Forse – anzi, senza forse – la Juventus non ha rubato nulla, vista la gran pressione (al diavolo una volta tanto la qualità) esercitata nella ripresa. Ma dovete convenire che vedersi sfuggire una vittoria sensazionale a pochi secondi dal termine dà il senso della beffa sottile e maligna; per questo i giocatori dell’Alessandria, quasi tutti, caddero a terra; già stremati dalla fatica, ora si sentivano addirittura schiaffeggiati dalla sorte. E provate a dar loro torto, se ne siete capaci. Ma ciò che al lettore potrà sembrare sbalorditivo è rappresentato dal «come» i grigi sono riusciti a costruirsi quell’affermazione (che tale rimane, anche dopo il pareggio in extremis) che li ha portati a due dita di distanza dal più sensazionale dei successi. Ed a questo punto stupisca doppiamente chi legge nel sentir parlare di Lorenzi. Ascoli. Lorenzaccio, oggi, parve scrollarsi di colpo i tanti anni che gli hanno fatto pese le gambe, appannato i riflessi, solcato il volto dalle rughe. Via tutto. Eccolo dunque scattare, improvvisare le solite fantastiche mattane, segnare dei gol – due! – alla sua diabolica maniera (un guizzo e poi il tocco che fa cippirimerlo al portiere), lottare con quel suo spirito da satiro toscano aggressivo che allo stesso tempo incanta ed indispone (gli avversari). Un Lorenzi maiuscolo dal primo al novantesimo. E poi. Quel Pedroni sul quale la valanga degli anni pare non lasciar traccia tanto è bravo, lucido, autoritario, intelligente. Il numero uno in campo, se di un numero uno bisogna dire. Sotto la sua regia, l’intera retroguardia alessandrina s’è mossa con la geometrica precisione di un congegno perfetto. Due uomini, Lorenzi e Pedroni, a dare la regia ad una squadra. Una «vera» squadra, oggi. Perché in difesa, davanti al sicuro Cuman, Nardi e Boniardi hanno giocato al massimo del loro rendimento; e Pistorello – con il quale Madre Natura è stata prodiga – ha sfoggiato una prestazione superlativa per bravura tecnica e sagace impostazione tattica. E che dire poi di Girardo, motorino instancabile, ora guardia del corpo di Nicolè, ora suggeritore dei temi d’offesa? E di Dorigo, presidiante la fascia centrale? E del battagliero – sin troppo – Snidero? Con Lorenzi, Oldani e Vonlanthen erano le «punte». Oldani, lui è parso talvolta un po’ acerbo, ma senza meno ha dato anche l’anima pur di giovare al complesso. Quanto a Vonlanthen, non v’è dubbio che il centravanti elvetico è in istato di grazia; peccato che abbia fallito una rete – sul 2-1 – che certamente avrebbe dato la vittoria ai grigi. Ma quello di sbagliare un gol è un infortunio che capita a tutti, anche ai fuoriclasse. Per concludere, una splendida Alessandria; né la sua prudenziale disposizione difensiva (Pistorello su Charles, Girardo su Nicolè, Pedroni libero) presta il fianco a critiche, ché l’avversario si chiamava Juventus, non Pincopalla, ed inoltre i grigi mai rinunciarono agli spiegamenti offensivi, come arcidimostrò la loro chiara supremazia nel primo tempo. E la Juventus, allora? Ha deluso, diciamolo subito chiaro e tondo. Alle misure avversarie ha risposto con Emoli incollato a Vonlanthen e Ferrario libero (Depetrini non ha certo l’animo del D’Artagnan) e su quel terreno dal fondo impossibile mai è riuscita a creare schemi idonei, in grado cioè di mettere a frutto l’innegabile superiorità di tecnica e di organizzazione nei confronti degli avversari. Un pressapochismo mortificante, quello della Juventus odierna; né basta a giustificarlo l’assenza pur importantissima del capitano (e regista) Boniperti. È mancato il gioco, sono mancati gli uomini. La retroguardia ha accusato sbandamenti paurosi nel mediocentro e nei due terzini (Mattrel non ha colpe). Ed a centro campo, se Emoli si è fatto perdonare la scarsa qualità con la gran mole di lavoro espressa, Colombo ha dato l’ennesima conferma della sua mediocre statura tecnica e della sua insignificante personalità. Sívori, a disagio su quel terreno, ha dimostrato di non gradire le aree troppo affollate (sapevamcelo); Stacchini, affetto da dribblomania, non s’è reso conto, in novanta minuti, che bisognava invece dar via la palla alla svelta, di prima; Charles ha trovato in Pistorello e Pedroni sentinelle spietate; nullo Stivanello. Il solo Nicolè, se vogliamo, ha dato un volto ed un carattere a quella prima fila; e il suo è stato il gol d’avvio alla riscossa, sue le iniziative più pericolose. Una modesta Juventus, in ogni caso. E per lo scampato pericolo, stavolta, può davvero segnarsi con il gomito. L’arbitro Mori, alle prese con una partita spigolosa e difficile sotto ogni profilo, se l’è cavata in modo dignitoso; e non è merito da poco, credete. Stupenda giornata di sole. Terreno totalmente spoglio d’erba e fangosissimo. Tra gli ospiti in tribuna d’onore, Fausto Coppi. Nella fredda sintesi del taccuino, la fotografia del match. Al via, Juve «allegra»: già al 4’ Snidero deve scaraventare a terra Sívori (in area, e sarebbe rigore!) per evitare il gol e subito dopo John manca il bersaglio di un niente con una staffilata rasoterra. 6’: splendido lo spunto di Nicolè – due avversari fatti secchi con dribblings in corsa – ma debole la sua conclusione. Al 7’, però, passa… l’Alessandria. Spietato contropiede, con il «furetto» Lorenzi scatenato su lancio di Dorigo; perfetto scambio in velocità con Vonlanthen, guizzo e tiro: gol irresistibile. Rotto il ghiaccio, i grigi insistono. Ancora Lorenzi alla carica (è il 10’); la difesa bianconera impappinata, «Veleno» scambia con Vonlanthen e poi, libero, insacca da due metri. Due a zero, c’è da stentare a crederlo! Emozione al 19’: centro di Emoli, Cuman si appresta alla presa in tuffo, ma su di lui piomba a catapulta Boniardi e la sfera schizza sulla sinistra, dove è appostato Charles; sventola rasoterra, fuori di un metro. La tradizionale metà campo da vendere, tutta la Juve è all’attacco. Ribattuta dalla barriera una punizione calciata da Charles al 24’. Assedio (ma dura poco). Si rifugia in corner la Juve (27’) per sventare un assolo di Lorenzi, fatto scattare da un calibrato lancio di Roger Vonlanthen. Maldestra conclusione di Corradi al 35’. Al 36’, su ennesima apertura del centravanti elvetico, Lorenzi dribbla Corradi e solo l’uscita alla disperata di Mattrel impedisce al piccolo toscano il più sensazionale dei tris. Occasionissima perduta da Vonlanthen al 44’ (cross di Oldani, opera storditamente deviata da Ferrario in favore del centravanti grigio). Tempo. Tiene banco la Juve all’inizio della ripresa. Al 4’ tenta la via del gol Rinone Ferrario con una gran spatolata di sinistro: la sfera sorvola di un palmo il montante. Bella respinta di Cuman (8’) su tiro-cross di Stacchini. È ancora pronto il portiere alessandrino – 11’ – ad arrestare un colpo di testa di Sívori. Riduce le distanze la Juve al 14’: lancio di Emoli, tocco di Charles, deviazione di Sívori, al volo Nicolè, gran sventola rasoterra, in diagonale, e Cuman è spacciato! Clamoroso al 16’: tiro-cross di Nicolè a filo d’erba (si fa per dire) che taglia fuori la difesa grigia; ma prima Stivanello e poi Charles mancano il tocco decisivo; e Pistorello può liberare in extremis. Mischia spaventosa in area grigia. Nardi salva alla disperata su Charles (18’), Cuman arresta in presa alta un colpo di testa di Sívori. Brivido al 21’: dopo uno scambio con Oldani, Lorenzi guizza in area bianconera, supera Ferrario e poi apre a Vonlanthen, solo sulla sinistra a due metri da Mattrel; e Roger – incredibile a dirsi – alza sopra la traversa! Fermato scorrettamente lo scatenato Lorenzi da Ferrario al 23’. 24’: assolo di Nicolè, poi un proietto assassino; a volo d’angelo, Cuman deve distendersi da un palo all’altro per la deviazione in corner. Ancora Lorenzi – miracoloso! – al 30’: si scambia in corsa con Oldani e poi scarica al volo, di sinistro; Mattrel ferma abilmente in presa. Arresta in tuffo Cuman (31’) un tiro secco ed improvviso di Colombo. Fantastico salvataggio di Pedroni (su Colombo) al 36’. Il serrate della Juve è massiccio, poderoso: ma i grigi, capitan Pedroni in testa, si battono come leoni. 40’: cross di Stacchini, rovesciata volante di Nicolè, bersaglio mancato. Meno tre, meno due, meno uno. È fatta? Il pubblico sembra impazzire dalla gioia. Ma l’agghiacciante beffa è in agguato. 44’: da centro campo, Sívori «trova» la testa magica di Charles; deviazione di John e guizzo di Corradi, la cui zampata anticipa Cuman e dà alla Juventus l’ormai insperato pareggio. La folla è annichilita. Pedroni, lui si lascia cadere sulle ginocchia e pare l’immagine della disperazione. (Emilio Violanti, «La Gazzetta dello Sport», 29 dicembre 1958) La Juventus sta, crediamo, ancora pensando, al grosso rischio corso ieri sul campo dei grigi. Alla fine del primo tempo, essa perdeva per due a zero, anzi lo stesso passivo essa lo subiva già dopo appena dieci minuti di gioco. Se dicessimo che le reti, al riposo, invece di due avrebbero dovuto essere quattro, non ci sarebbero obiezioni da fare, le situazioni da gol erano state così chiaramente create che il non averle realizzate, più che sfortuna, deve essere definito una colpa. Fino all’89’ la Juventus ha avuto davanti a sé lo spettro della sconfitta. S’è salvata quando già la gente cominciava a sfollare. Dopo il gol del pareggio si è avuto appena il tempo di riportare il pallone al centro ed effettuare due battute di gioco, che la partita finiva. Che spasimi per i tifosi! Ora, non si dica che la Juventus, salvandosi come si è salvata, ha avuto fortuna. Dato l’andamento del secondo tempo, il pareggio le spettava. L’Alessandria ha forse commesso l’errore di chiudersi in difesa, fors’anche le forze non la reggevano più perché non aveva ancora smaltito la fatica della partita con la Lazio di quattro giorni prima. Sta di fatto che la Juventus ha giocato quaranta minuti su quarantacinque nel campo avversario, essa aveva a disposizione tutto lo spazio che desiderava per scatenare i suoi attacchi. Gli alessandrini, quando i bianconeri attaccavano, arretravano senza mai ostacolare seriamente l’avanzata, fino al limite dell’area di rigore ove essi facevano baluardo e ove il corpo a corpo diventava eccezionalmente duro; all’attacco non restava che Lorenzi a fare da punta avanzata, ma assai spesso in fuori gioco, e di volta in volta lo coadiuvavano Vonlanthen o Oldani. Sulla destra della Juventus il terreno era completamente sgombro di difensori e da questa zona partivano in prevalenza gli attacchi che potevano svolgersi liberamente fra Corradi, Colombo e Stacchini. Data questa situazione, il pareggio diventava pressoché inevitabile. La Juventus lo mancò diverse volte per un soffio, né l’Alessandria parve allarmata dall’infittirsi dell’offensiva, che ormai credeva di avere vittoriosamente contenuta. Quando Corradi infilò da pochi passi il secondo pallone juventino nella rete, la folla restò per un attimo muta, come sgomenta. Quasi non c’era da credere ai propri occhi, il gol aveva il sapore d’una beffa: deluse le speranze, vani gli sforzi compiuti, sfumate le illusioni. Insperato era stato il successo alessandrino nel primo tempo; insperato parimenti, e proprio in quel momento, il pareggio della Juventus. La folla gridava, alla fine, «ladri» ai giocatori che uscivano, ma bisogna ricordare che ogni partita è valida fino all’ultimo minuto e quando ci si propone una tattica come quella del secondo tempo dei grigi, la speranza di vincere resta attaccata ad un filo tenue che troppo facilmente si spezza. Bisogna risalire ora alle fasi iniziali della partita, quando la vittoria alessandrina si profilò come una minaccia seria davanti agli occhi dei bianconeri. L’Alessandria aveva preso le sue misure: Pistorello era opposto a Charles, Girardo a Nicolè, Snidero a Sívori. Nel corso della partita poi le marcature variarono e Nicolè ebbe in Snidero, durante il secondo tempo, un guardiano tutt’altro che benigno, ché ad un certo punto gli saltò addirittura in groppa. Dall’altra parte, Ferrario bilanciava le durezze non risparmiando Lorenzi nelle rare e isolate fasi di contrattacco dei grigi. La Juventus ebbe, dopo appena tre minuti, la situazione da gol creata da uno scatto di Sívori, che filtrava nella difesa alessandrina ormai senza avversari di fronte. Snidero allora lo caricava duramente da tergo inondandolo disteso sul terreno. L’arbitro fece cenno di continuare, il fallo non gli parve degno di punizione ed è stata indubbiamente una «gaffe» enorme. Un minuto dopo, un passaggio di Sívori coglieva smarcato Charles a pochi metri dalla porta, ma il tiro di sinistro batteva contro il fianco della rete. L’inizio juventino sembrò promettente, ma non ebbe seguito. Cominciò a questo punto la sinfonia alessandrina. Lorenzi aveva iniziato come estrema sinistra, ma lo si vedeva spostato quasi in permanenza al centro, ove trovava con Vonlanthen un accordo che non doveva tardare a dare i suoi frutti. Al 7’ eccolo avanzare palleggiando con Dorigo, la difesa juventina parve disorientata di fronte a questa prima offensiva consistente dei grigi. Avuta la palla da Dorigo, Lorenzi avanzava in area, scambiava con Vonlanthen, riceveva giusto il passaggio in area e da pochi metri staffilava in rete. Entusiasmo della folla al successo inatteso. Passavano tre minuti di gioco senza mordente, poi al 10’ Lorenzi replicava. L’azione era iniziata da Oldani, la palla perveniva a Vonlanthen che pronto la smistava a Lorenzi il quale, del tutto libero, non aveva difficoltà a battere per la seconda volta Mattrel. Allarme in campo juventino. Reazioni disordinate, palleggi superflui, gioco stantio. Al 12’ la Juventus ottiene un corner, ma al 17’ è la difesa bianconera che deve salvarsi in angolo da un’incursione Lorenzi-Vonlanthen. L’occasione di segnare sembra ripresentarsi alla Juventus al 19’ su un allungo di Corradi. Esce Cuman ed è ostacolato da Pedroni che gli volta le spalle, la palla nella mischia finisce sulla sinistra a Charles, nell’identica posizione del primo tiro, ed anche questa volta il bersaglio viene mancato. La Juventus non riesce a distendersi, i laterali sbagliano i passaggi, gli avanti accentrano il gioco al centro, cioè nel fango, la manovra manca di ritmo, si sviluppa a singulti. Sembra perfino che la squadra manchi di slancio, che difetti di combattività. Essa non creerà più, in tutto il primo tempo, nemmeno un’azione da rete. Ecco allora l’Alessandria scatenarsi. Al 27’ Ferrario si salva in angolo da un’azione Oldani-Vonlanthen-Lorenzi. Si ha l’impressione che la difesa, male puntellata dai mediani che sono tutti all’offensiva, si scopre troppo. Al 36’ un passaggio di Vonlanthen smarca Lorenzi a pochi metri dalla rete. Potrebbe essere il terzo gol, ma l’alessandrino indugia inspiegabilmente, esce Mattrel, accorre Ferrario, bene o male la situazione è salva. Il pericolo ai ripete al 43’ con un’azione Oldani-Vonlanthen. Quest’ultimo, solo davanti ai pali, ripete l’errore di Lorenzi, indugia, forse vorrebbe tirare a colpo sicuro, arriva questa volta Colombo, esce ancora Mattrel, i tre si urtano e dal groviglio, mentre Vonlanthen e Mattrel restano a terra, esce con la palla Colombo. L’avevamo detto che le reti dovevano essere quattro. L’Alessandria sconterà nella ripresa i suoi errori. Nella ripresa, i grigi giocano contro sole. La Juventus attacca subito e l’Alessandria dispone il suo schieramento difensivo. L’effetto dell’offensiva è pressoché immediato. Al 12’, punizione tirata da Emoli, la palla va a Charles, passa Sívori, raggiunge Nicolè: da una decina di metri, quest’ultimo batte con un forte tiro Cuman. Doccia fredda per i grigi. La Juventus appare ora trasformata, ma la fa apparire anche più grande la rinuncia degli avversari. A poco a poco, prendono stacco Nicolè e Colombo, i migliori bianconeri di questa ripresa. Rari contrattacchi dei grigi. Su contropiede, al 20’, Vonlanthen sciupa un bel passaggio di Lorenzi a una quindicina di metri dal gol. Galoppa Nicolè, che sembra ritornato quello del secondo tempo contro i cecoslovacchi. La ressa è forte in area, minimi gli spiragli, vigorose le cariche. Non si passa. Allora Pedroni, come per reazione, scende all’attacco. La folla saluta ad alta voce lo spunto aggressivo del capitano e lo incita a insistere. Bloccato da Garzena, fa appena in tempo a rientrare, senza fiato, al suo posto. Siamo al 44’. Sívori batte una punizione da metà campo mandando a Garzena che lo fiancheggia ad una diecina di metri. Allungo di Garzena, la palla è raggiunta da Charles, che taglia a Corradi sbucato in area: da pochi metri, il terzino bianconero tocca e mette in rete. Il sogno di vittoria è svanito. Tristezza dei giocatori grigi e delusione del pubblico. Unica soddisfatta la Juventus: ormai nel pareggio non sperava più. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 29 dicembre 1958) La Juventus ha acciuffato per i capelli il pareggio all’ultimo minuto dell’incontro. Incassati nei primi dieci minuti due gol, si era portata dietro questo svantaggio, come il condannato le catene. Sembrava rassegnata al suo destino e l’Alessandria, pur marciando cautelata in difesa, la faceva da padrone. Bastavano all’attacco Vonlanthen e Lorenzi per mettere in difficoltà la difesa bianconera e quando ai due si univa anche Oldani, allora Emoli, Corradi, Garzena e Ferrario perdevano addirittura la testa. Se al termine dei primi 45’ i gol al passivo della Juventus fossero stati quattro, non ci sarebbe stato nulla da eccepire. Sul fango del Moccagatta, Lorenzi, Vonlanthen e Oldani manovravano il gioco verso le estremità del campo, dove il terreno consentiva un più spedito correre della palla. Al contrario della Juventus, che intristiva in un gioco centrale su un palmo di fango che fermava uomini e palla. Fermi nella propria area, i difensori grigi aspettavano a piè fermo gli avversari e con lo scatto non avevano difficoltà ad anticiparli. Un’Alessandria piena di vigore agonistico; per intendersi, un cerbiatto di fronte a una Juventus che sembrava piuttosto una gatta addormentata. Nel secondo tempo calava però di tono la squadra grigia, il cui respiro si faceva mozzo, anche per la fatica sostenuta mercoledì contro la Lazio. Prendeva lena di contro la Juventus che, soprattutto, dava maggiore respiro al gioco, allargandolo sulle ali e chiamando più frequentemente al lavoro Nicolè per sfruttare le sue immense risorse. Ma Nicolè purtroppo era solo, non essendo i suoi compagni altrettanto pronti al tiro. Buon per lui che accorsero a dargli una mano i due laterali, il centromediano Ferrario e financo i due terzini. La Juventus, insomma, faceva massa nell’area dei grigi, i cui contrattacchi si facevano sempre più rari. E questo, forse, fu il torto della squadra. Quando Nicolè riuscì, al 13’, a diminuire lo svantaggio, i grigi dovettero pur accorgersi che era sufficiente un allungo per trovare scoperti i bianconeri in difesa. Vonlanthen ebbe anzi la palla d’oro per ristabilire le distanze e Lorenzi non riuscì ad andare in gol perché intrappolato da Ferrario prima di entrare in area. Ma, forse, la squadra grigia era esausta e la Juventus, ad un minuto dalla fine come abbiamo detto, ha potuto agguantare il pareggio. I primi minuti di gioco erano della Juventus. Infatti, Sívori al 2’, dopo aver evitato Nardi e Pistorello, riusciva ad entrare in area ma su di lui piombavano due avversari e il bianconero era già a terra. L’Alessandria reagiva immediatamente e all’8’ otteneva una punizione battuta da Oldani verso Lorenzi. Questi poggiava su Vonlanthen, a sua volta controllato da Ferrario. Il centromediano bianconero sbagliava l’entrata e Vonlanthen poteva così riacciuffare la palla e darla a Lorenzi, che batteva Mattrel. All’11’ ancora un passaggio di Oldani al centro che Colombo svirgolava. Vonlanthen entrava così in possesso della palla e la dava a Lorenzi che, con un tiro lento ma preciso, batteva ancora il portiere bianconero. L’entusiasmo della folla era al colmo. La Juventus accusava senz’altro il passivo e cercava in tutti i modi di portare il gioco nella metà campo avversaria senza riuscire a dargli un tono. Al 24’ una punizione veniva battuta dal limite per fallo su Sívori, ma non aveva esito. Subito dopo, Vonlanthen cercava Lorenzi con un lungo passaggio: il centro di questi era però ripreso da Ferrario, che mandava in angolo. Al 34’ Lorenzi, lanciato ancora da Vonlanthen, veniva atterrato da Ferrario, poco prima dell’area di rigore. Al 36’ Vonlanthen traversava a Lorenzi che avanzava in area. Affrontato da Ferrario, lo evitava ma perdeva l’equilibrio e Mattrel, uscendogli sui piedi, riusciva a sventare la minaccia. Al 39’, altro pericolo per la difesa bianconera: azione Lorenzi-Dorigo-Lorenzi che, libero davanti alla porta, sbagliava il pallone, mandandolo alto. Al 44’ Oldani evitava lungo la linea laterale tre avversari e centrava: Colombo toccava la palla svirgolandola e Vonlanthen poteva riprenderla, ma Mattrel gli usciva sui piedi e rimediava alla brutta situazione. Nel secondo tempo, un calcio di punizione veniva battuto al 13’ da Emoli: Charles riusciva a toccare la sfera mandandola a Sívori che, di testa, la rovesciava verso Nicolè; il tiro di questo ultimo era immediato e batteva Cuman. Subito dopo, un centro di Nicolè trovava Cuman fuori dai pali; Stivanello e Charles, entrambi appostati davanti alla porta, non riuscivano a toccare la sfera. Al 20’, una bella azione di Lorenzi che, liberatosi di Ferrario, manda a Vonlanthen, ma questi sbaglia la mira in modo madornale. Due minuti dopo, ancora Lorenzi cerca di avanzare verso l’area avversaria, ma Ferrario lo fermava con un fallo. Un bellissimo tiro di Nicolè su passaggio di Charles si verificava al 23’, ma Cuman, con un’entrata di pugno, riusciva a deviare in angolo. La Juventus insisteva all’attacco e i grigi ripiegavano sempre più in difesa. Un tiro di Colombo al 30’ veniva parato in due tempi da Cuman. Un tiro di Sívori su passaggio di Charles, al 33’, andava in rete, ma l’arbitro giustamente aveva già fischiato il fuori gioco. Ci si avviava così rapidamente verso la fine, quando al 44’ una punizione veniva accordata da metà campo alla Juventus. Batteva Garzena, che dava a Charles; Charles mandava a Nicolè che traversava a Corradi, completamente libero. Corradi, appostato davanti alla porta bianconera, non aveva difficoltà a battere Cuman e ad ottenere per la Juventus il sospirato pareggio. (Piero Molino, «Corriere dello Sport», 29 dicembre 1958) Pareva fatta, il miracolo compiuto. Pareva, cioè, che l’Alessandria fosse riuscita ad annullare la differenza che la divide dalla Juventus, così sensibile che – appunto – soltanto un miracolo avrebbe potuto colmare. Le lancette dell’orologio del signor Mori iniziavano l’ultimo giro per il conteggio del primo tempo e l’Alessandria risultava in vantaggio due a uno. Pochi attimi ancora e la Juventus, disperatamente tesa all’attacco, metteva a segno il goal del pareggio: due a due. Palla al centro e fischio di chiusura. Il terreno era fangoso. E la Juventus, nel fango, aveva smarrito il filo del giuoco. Era incerta, lenta, mal sicura sulle gambe. Tanto che l’Alessandria, pur non rinunciando al noto schieramento chiuso, l’aveva dominata. La Juventus era priva di Boniperti, il regista. Ma Nicolè aveva svolto un ottimo lavoro. Sívori no, Sívori arrivava sempre tardi all’appuntamento. Stivanello non ne azzeccava una. E Stacchini girava su sé stesso come una trottola. Le cose non andavano meglio per Emoli e Colombo, che faticavano a tenere il ritmo, e per Corradi e Garzena, che apparivano fallosi. E Ferrario faceva spesso la parte del gladiatore stanco. Logico, dunque, il due a zero per l’Alessandria, alla fine del primo tempo. Poi, le cose cambiavano aspetto. La Juventus non si era rassegnata, anzi. Si rimboccava le maniche, faceva appello all’orgoglio ed alla classe, costringeva l’Alessandria a stringere di più le difese, a pestare e tempestare nell’area di rigore. Bisogna capirla, l’Alessandria: credeva che il vantaggio le bastasse, e possiede una squadra di uomini di statura tecnica nel complesso modesta. Era anche stanca, demoralizzata; il suo conto con la sfortuna, poi, è sempre aperto. S’era illusa, sette giorni fa a Napoli, dopo la conquista del pareggio. Ma sul campo di casa, il giorno di vigilia del Natale, nella partita di recupero con la Lazio, ci lasciava tutti e due i punti. Il terreno era terribile anche allora. La fatica l’avrebbe piegata; pensava, addirittura, di dover finire in ginocchio anche contro la Juventus. Attaccano subito i grigi, le mischie nell’area di rigore della Juventus sono furiose. Colpi belli e brutti, e al 7’ il primo goal. Vonlanthen aggira Emoli, porge la palla a Lorenzi che, da una dozzina di metri, non perdona: uno a zero. L’Alessandria insiste e la Juventus non si ritrova. Lorenzi ha il diavolo in corpo e Vonlanthen gli suggerisce azioni su azioni. Splendido è il passaggio che Lorenzi riceve da Vonlanthen al 12’. E di nuovo Lorenzi non perdona: due a zero. I «tifosi» non credono ai propri occhi. Quella è l’Alessandria? Sì. È ancora lei che attacca: ma al 14’ e al 18’ Mattrel si salva. Quindi, al 28’, Lorenzi fallisce una prima occasione d’oro. E al 35’ Ferrario deve fermare con uno sgambetto l’imperversante, velenoso Lorenzi. Il quale Lorenzi, al 38’, sciupa una seconda occasione d’oro: tergiversa e Mattrel può intervenire. E idem al 39’. La ripresa comincia con un’azione di Stacchini. È nulla. Allora viene avanti Ferrario: il suo tiro è alto. Pedroni dà l’ordine di stringere le file, di serrare sotto. L’Alessandria dell’Alessandria comincia la latitanza. Ora è Cuman che deve lavorare: respinge un secco tiro da Stacchini e afferra un pallone teso di Sívori. Insiste la Juventus e Lorenzi è costretto a tenersi sul filo dell’offside. La difesa dell’Alessandria cede la prima volta al 13’: Nicolè scatta e poco dopo l’ingresso nell’area di rigore lancia una palla-fucilata trasversale a filo di erba. Cuman s’arrende, è il due a uno. L’Alessandria sbuffa e la Juventus continua ad attaccare. Pesanti sono le sue azioni: ma ora è questione soltanto di premere, premere. Il pareggio potrebbe metterlo a segno Charles, al 15’: Charles riceve un pallone a un palmo dal piede e non riesce a centrarlo. Viene avanti Ferrario, vengono avanti i mediani e i terzini della Juventus: al 17’ Colombo fa la barba a un palo. Le mischie sotto la porta di Cuman sono paurose. Finalmente tornano a muoversi Oldani e Lorenzi. E al 20’ Vonlanthen ha la palla per il tre a uno. No, Vonlanthen l’alza. Entra ancora in scena Lorenzi, al 22’: Ferrario gli fa fare una capriola. L’Alessandria ha la bava alla bocca e i «tifosi» cominciano a contare i minuti. Sono ancora 15’: tanti, troppi. Cuman diviene un bersaglio: Sívori, Nicolè, Colombo, Charles, Ferrario si sfogano. E arriva al meno, al meno due. È al 43’ che Pedroni commette l’unico errore della partita: lascia l’area di rigore e nell’azione viene colpito. La difesa dell’Alessandria perde il pilastro più forte. Perché, quando Pedroni torna nell’area di rigore, non è più lui. Così, a 30” dalla fine della partita, Corradi riesce a infilarsi in un corridoio libero per centrare nella rete di Cuman il secondo goal della Juventus. (Attilio Camoriano, «l’Unità», 29 dicembre 1958) Il pubblico alessandrino è uscito domenica dal Moccagatta profondamente amareggiato. Quel pareggio conseguito a 25 secondi dalla fine (per l’esattezza), quelle manifestazioni di dubbio… giubilo di Stinavello, Sívori e Garzena – disdicevoli a gente che fregia la propria casacca di stelle e scudetti – lo avevano prostrato. Le occasioni andate in fumo per un soffio o per fatalità dagli attaccanti grigi, che avevano mandato «in baracca» la difesa bianconera, tornavano alla memoria rendendo ancor più triste il rientro in città… Eppure, un pareggio coi campioni d’Italia era pur cosa apprezzabile ed… accettabile, prima dell’inizio della gara! Fatto si è che domenica i grigi parevano trasformati (soprattutto se alla mente tornava la seconda frazione dell’incontro con gli azzurri laziali!) per volontà, decisione, tecnica… Organizzatissimi nel sistema difensivo, appropriato al temibile avversario, i tre attaccanti «contropiedisti» avevano sciorinato un repertorio entusiasmante, tale che alla «Vecchia Signora» si sarebbe potuta infliggere la più cocente delle umiliazioni da parte di quella che – al momento – era l’ultima cenerentola di classifica. I grigi avevano alfine ritrovato la giusta misura, la carburazione che li aveva messi in condizione di uscire indenni già dallo stadio del Vomero. Lorenzi e Pedroni avevano buttato l’anima sul terreno di gioco, Vonlanthen era all’ennesima prova positiva della sua classe (ché, qui, di classe ora bisogna parlare…), Oldani aveva bruciato tutto se stesso alle spericolate azioni del primo tempo. Inutile recriminare su questo o su quell’altro episodio fortuito o, quanto meno, inevitabile nell’arco di una partita «tirata» allo spasimo per novanta minuti, con nelle gambe la massacrante gara di recupero del mercoledì precedente. Bravi tutti, dunque. Bravi per avere ridato speranze e fiducia nell’avvenire incerto della squadra cara al cuore degli alessandrini. (Giovanni Mongiardi, «Il Piccolo», 3 gennaio 1959) La partita Alessandria-Juventus è finita così, alla pari, con una scudisciata del destino avverso. I giocatori dell’Alessandria, esausti per due partite giocate in quattro giorni, toccati nel vivo dalla sconfitta subita dalla Lazio, hanno avuto l’orgoglio sportivo di affrontare i campioni d’Italia con la ferma volontà di ricuperare i punti perduti. Al gioco tutto palleggi dell’attacco juventino, che convergeva sempre al centro, dove il palleggio e l’azione di sfondamento non erano possibili, i grigi hanno contrapposto una manovra sulle ali, i cui ruoli erano occupati dal veloce Oldani e dall’intraprendente Lorenzi, vecchia volpe. Doveva proprio essere il nostro «Veleno» a ritrovare l’estro e la incisività del giocatore nazionale, del trascinatore dell’attacco azzurro, ed ha collocato due palloni nella rete difesa da Mattrel. Complessivamente l’Alessandria ha creato altre tre azioni da rete, sfumate banalmente. Nelle ultime battute di gioco un’altra squadra più pratica, ma priva di senso sportivo, avrebbe incominciato cinque minuti prima del termine a lanciare la palla fuori campo. Era questa una necessità impellente, visto che Oldani era «spompato» e che Pedroni, per essersi prodigato eccezionalmente in una azione offensiva era rimasto privo dell’energia necessaria per poter ritornare sollecitamente al proprio posto, mentre imperava la minaccia juventina. Ma era destino, ed il gioco del calcio riserva queste sorprese sensazionali, che la partita dovesse concludersi con un risultato pari: se i grigi avessero calciato fuori campo la palla nelle ultime battute dell’incontro, la vittoria non sarebbe sfumata in modo così drammatico; ma ne sarebbe andato di mezzo l’orgoglio sportivo. Purtroppo, però la classifica non tiene conto delle doti di serietà sportiva di una squadra. Cala il sipario sul primo tempo, dopo che l’orso grigio ha sbranato la zebra. Negli spogliatoi della Juve facce da funerale, qualche lacrima, schiene curve, braccia a penzoloni, teste basse: questo il dramma! Interviene un dirigente a scuotere l’ambiente: «Ragazzi, chi pecora si fa, orso lo mangia; siete o no i campioni d’Italia? Perché allora state diventando tutti… agnelli?». I giocatori in coro, alzando gli occhi al cielo: «Fosse vero! Smetteremmo subito di giocare!». Nelle case di Alessandria, gli abitanti hanno seguito alla radio le vicende dell’emozionante incontro Alessandria-Juventus. Al terzo piano di una casa in via Aspromonte una bimba di 7 anni segue la trasmissione della radio, mentre papà è al Moccagatta: giubilo per il vantaggio dell’Alessandria, trepidazione per la pressante offensiva torinese, orgasmo dopo la prima rete; e quando, allo scadere del termine, in zona Cesarini, Nicolò Carosio annuncia la rete del pareggio di Corradi, la piccola Paola Robutti scoppia in lacrime, esclamando: «Non c’è giustizia nel gioco del calcio. Poveri grigi!». Le altre persone presenti, che avevano anche loro le lacrime agli occhi per la delusione ed il dispetto, hanno avuto il loro da fare a cercare di consolare, invano, la piccola tifosa! (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 3 gennaio 1959) RISULTATI: Bologna-Napoli 1-1 Fiorentina-Genoa 7-1 Lanerossi Vicenza-Padova sospesa all’88’ per nebbia sull’1-0 Milan-Lazio 5-0 Roma-Spal 2-0 Sampdoria-Triestina 2-0 Talmone Torino-Internazionale 0-5 Udinese-Bari 3-1 CLASSIFICA: Milan 20; Fiorentina 19; Internazionale 17; Roma, Juventus, Napoli 16; Sampdoria 15; Lazio 14; Genoa, Padova, Bologna 12; Lanerossi Vicenza 11; Spal, Udinese 9; Alessandria, Bari, Talmone Torino, Triestina 8. MARCATORI 20 gol Angelillo (Inter) 14 gol Altafini (Milan), Montuori (Fiorentina) 8 gol Da Costa (Roma), Danova G. (Milan), Firmani (Inter), Pivatelli (Bologna) 7 gol Cucchiaroni (Sampdoria), Loiodice (Roma) 6 gol Hamrin (Fiorentina), Pascutti (Bologna), Sivori (Juventus) Il punto sul campionato Le due squadre piemontesi con Bari e Triestina sono all'ultimo posto Torino ed Alessandria affrontano la crisi Per la prima volta nell'attuale campionato il Talmone-Torlno si trova all'ultimo posto della classifica generale, insieme all'Alessandria, al Bari ed alla Triestina La Direzione granata, pur non nascondendosi le difficoltà del momento, confida che la squadra sappia trovare le energie e la volontà necessarie pei* una sollecita ripresa. A questo proposito, pur senza sapere quali decisioni avrebbe adottato nel convegno di Bologna il Commissario Straordinario della FIGC per il nuovo ordinamento del campionati, i dirigenti del Torino hanno continuato in questi giorni i loro tentativi per risolvere la crisi tecnica del sodalizio. Sono stati Intrapresi nuovi contatti con allenatori di fama. Con lo svedese Gren le trattative sono state portate avanti. Per ora però nulla è stato ancora deciso: Gren si è dichiarato disposto a venire a Torino ed ha avanzato le sue richieste che pare sianp piuttosto elevate. Si parla di 16 milioni per due anni. Il Tal mone-Torino avanzerà le sue controproposte, naturalmente su basi più consone alla sua possibilità economica. Se si giungerà ad un accordo non si esclude che Gren possa essere già domenica a Ferrara, almeno come osservatore. II peso fi nanziàiio di una simile assunzione rende però molto cauti i dirigenti- granata. Bertoloni, che è naturalmente al corrente delle trattative avendole egli stesso sollecitate, continua per ora le sue mansioni. Ieri pomeriggio si è portato sul campo insieme a Vieri, Maccheroni, Arce, Armano, Farina, Grava, Varglien e Piaceri e li ha fatti lavorare per circa un'ora e mezzo. A parte Piaceri, a corto di allenamento dopo dieci giorni di «vacanze » a casa, tutti gli altri si sono mostrati in buone condizioni fisiche. Anche Arce si è preparato scrupolosamente, e non ha accusato più il dolore che gli ha impedito domenica di scendere in lizza contro l'Inter. Si è cosi risolto senza rumore quello che avrebbe anche potuto diventare un «caso» piuttosto complicato. Il paraguayano dovrebbe quindi "allinearsi a Ferrara Insieme ad Armano nella prima linea granata. Per il resto della formazione, Bertoloni ha in mente di attuare qualche altro «ritocco ». In difesa si avrà presumibilmente il rientro di Grava e Farina (o forse di uno solo dei due). Gli «anziani» terzini hanno fornito ultimamente ottime prove nelle partite di preparazione; sono in perfette condizioni fisiche ed hanno molta vogIlB<,dk,tìt.orn.aj^t4B. prima squadra. La loro esperienza è fuori discussione, quindi se 11 loro grado di forma sarà ritenuto soddisfacente, non dovrebbero esservi altri ostacoli al loro impiego immediato. Anche nella linea mediana ci sarà forse qualche variazio ne. Potrebbe venire utilizzato il giovane Varglien in qualità di mediano laterale, Queste, naturalmente, sono ancora idee allo stato potenziale. Bertoloni, prima di decidere, vuole una conferma pratica sul terreno di gioco. Pertanto domani i granata si recheranno a disputare una partita di allenamento su un campo nei dintorni di Torino. Per avere a disposizione il numero sufficiente di atleti, il Talmone-Torlno ha chiesto (ed ottenuto) all'Alessandria ed alla Lega il rinvio del confronto « riserve » che avrebbe dovuto aver luogo domani allo stadio dei.grigi. I calciatori granata rientreranno in sede nel pomeriggio stesso), trascorreranno in famiglia la vigilia di Capodanno ed il giorno successivo, giovedì, partiranno in treno per un altro breve periodo di «ritiro», in Emilia. La località non è ancora stata scelta ma ai presume possa essere Casalecchio o Bondeno. Queste due cittadine sono entrambe fornite di campi di calcio e vicine a Ferrara. L'ultima sconfitta della squadra torinese ha messo a rumore anche l'ambiente dei tifosi. I «fedelissimi granata» si riuniranno forse in assemblea nei prossimi giorni e decideranno una linea d'azione che possa essere d'aiuto al sodalizio in questo momento faticoso. Non mancano, adesso, le voci contrarie, di malcontento, ma il presidente del « club » del tifosi granata, Cillario, ha fatto capire come, più di ogni altra cosa conti, nel frangente, rimanere uniti. E' importante aiutare il Talmone-Torino ora, non creare nuovi . motivi d'attrito. Discutere di eventuali - errori commessi sarà possibile magari in un secondo tempo, quando la società avrà superato il periodo grigio e quando ogni cosa potrà essere considerata sotto un esatto punto di vista. (Vittorio Pozzo – La Stampa)