Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
04-01-1959 - Giornata: 14 - Roma - Olimpico


Roma AS - Alessandria US 0 - 2 (0 - 0)
RETI:

Alessandria US Cuman Pacifico, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Pistorello Giancarlo, Oldani (II) Tullio, Girardo Antonio, Filini Giancarlo, Dorigo Aldo, Lorenzi Benito All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
ROMA AS: Panetti; Griffith, Corsini; David, Stucchi, Losi; Lojodice, Guarnacci, Da Costa, Zaglio, Selmosson. All.: Nordahl (III) Gunnar; D.T.: Sárosi (I) György.

Arbitro: Guarnaschelli Francesco (Pavia)
Note
Inizialmente omologata col risultato di 1-1; su ricorso dell’Alessandria, il 24 gennaio 1959 fu assegnato lo 0-2 a tavolino per invasione di campo. Reti: 12’ Filini, 79’ Da Costa [R]. Espulso: 58’ Stucchi [R]. Ammoniti: Zaglio [R], Pistorello [A], Da Costa [R]. Infortunato: 67’ Oldani II [A]. Angoli: 6-3 (0-2) oppure 6-4. Spettatori: 35.000 oppure 40.000. Incasso: 10.000.000 lire. Cielo parzialmente coperto, terreno leggermente scivoloso. Inizio gara ore 14:30. Gioco sospeso per 5’, al 61’, per invasione di campo.

Commento
CLAMOROSI INCIDENTI IN ROMA-ALESSANDRIA 1-1 Un gruppo di tifosi invade il campo e aggredisce l'arbitro Guarnaschelli Il direttore di gara, dopo una sommaria medicazione, fa proseguire l'incontro - Un rigore negato ai giallorossi e Stucchi espulso - I grigi conducevano per 1 a 0 - Oldani portato all'ospedale per un calcio all'orecchio viene rilasciato in serata Burrasca all’Olimpico, durante una partita che si annunciava alla vigilia tra le più normali del campionato. Verso il 14’ della ripresa, mentre l’Alessandria conduceva gagliardamente per 1 a 0 nei confronti di una Roma abulica e stanca per il recupero di giovedì, un tifoso, alla testa d’una piccola pattuglia di facinorosi, ha invaso il campo. L’arbitro, il signor Guarnaschelli di Pavia, è stato colpito al viso con un violento pugno, prima ancora che le forze d’ordine pubblico entrassero in azione. L’imprevista aggressione al direttore di gara ha dato il «la» ad una gazzarra che si è protratta per alcuni minuti, a disgustose scene di pugilato, nelle quali alcuni tifosi si battevano contro gli agenti di polizia e carabinieri, mentre tutto intorno dirigenti, giocatori, raccattapalle, ragazzini venivano travolti nei loro tentativi di placare gli animi troppo accesi. Guarnaschelli ai bordi del campo si è fatto medicare la ferita ad un sopracciglio, poi ha deciso di continuare la gara così bruscamente interrotta. È arrivato sino allo scadere dei tempi regolamentari (ha dato persino qualche minuto di recupero, se i conti son giusti…) e la Roma è riuscita a pareggiare, ma l’esito dell’incontro è legato al rapporto che il direttore della partita invierà agli organi della Lega Calcio. L’arbitro potrà dire di aver portato a termine l’incontro per evitare il peggio, ma di considerare la gara finita all’attimo dell’invasione. La Lega, a termine di regolamento, ha il potere di dar partita vinta all’Alessandria per 2 a 0, ha il potere di squalificare il campo della Roma per un determinato periodo di tempo. I dirigenti giallorossi non vogliono anticipare il futuro, dopo la gran buriana di ieri. Guardano solo il calendario: la prossima partita casalinga della Roma, dopo una trasferta sul terreno della Samp, dovrebbe vedere all’Olimpico la Fiorentina. Addio incasso, se il campo venisse squalificato. Ma restiamo ai fatti, diamo uno sguardo a quanto è successo ieri: l’inizio della partita, sotto un tiepido sole invernale, dinnanzi ad un pubblico calcolato sulle trentamila persone, pareva dar ragione ai pronostici che anticipavano come certa la superiorità netta della Roma sull’Alessandria. Subito, però, succedeva un incidente ad inquinare l’atmosfera: al 3’ Losi si scontrava con Oldani e l’attaccante grigio sortiva la peggio per una ferita ad un orecchio dovuta ad un calcio dell’avversario. L’episodio era il primo di una serie di interventi fallosi, gravi e plateali: la scena dove poco alla volta è andato maturando il giallo dell’aggressione all’arbitro. Dicevamo della superiorità della Roma. Durava poco, questa superiorità. La formazione adottata da Sarosi mostrava evidente il peso dell’assenza di Ghiggia e di Pestrin. Gli alessandrini, impostati in intelligente difesa, partivano non di rado al contrattacco e ogni volta la retroguardia romana entrava in giustificato allarme. Il gioco piemontese non tardava ad offrire i suoi frutti: al 13’ Pistorello batteva una punizione che Stucchi rimandava debolmente di testa. Terzini e portiere romanisti avevano un attimo di esitazione, raccoglieva Snidero che passava indisturbato a Filini. Il giovane numero 9, con un abile pallonetto, portava la sua squadra in vantaggio. La Roma accusava il colpo. Contrattaccava, ma con estremo disordine, Da Costa e Zaglio mancavano banalmente il bersaglio. Ne approfittava l’Alessandria per dar respiro ed ordine alle sue manovre; il primo tempo era tutto, o quasi, a favore dei grigi. Alla ripresa, i giallorossi si presentavano con una «grinta» ben diversa, l’intervallo era servito ai dirigenti romanisti per i «cicchetti» di rito. Gli uomini di Sarosi balzavano di slancio nell’area avversaria, l’Alessandria era stretta di implacabile assedio. Al 6’, un brivido: Cuman era a terra, la palla, colpita di testa da Guarnacci, urtava contro il palo e rotolava lenta verso la linea bianca; arrivava velocissimo Nardi, che salvava per miracolo. Il nervosismo dilagava, Guarnaschelli si lasciava sfuggir di mano le redini del match. Qualche «debolezza» incomprensibile, bilanciata da alcune «severità» altrettanto fuor di luogo. Si giunge al momento fatale. Al 10’ Nardi atterra in area Selmosson. La folla urla, reclama il rigore, ma Guarnaschelli fa cenno di continuare il gioco. Passano, sì e no, due minuti. Stucchi, già ammonito nel corso del primo tempo, si produce in una doppia scorrettezza, una contro Lorenzi, l’altra contro Oldani. L’arbitro non soffre di esitazioni. Fischia, alza il braccio ad indicare al focoso giallorosso la via degli spogliatoi. Il giocatore se ne va, a testa bassa. Dagli spalti le urla raggiungono il diapason. Gli animi sono arroventati, si avverte nell’aria che qualcosa deve succedere. Ed ecco, mentre il gioco procede, un giovanotto supera di slancio il fosso che circonda il campo. Agenti e carabinieri vengono «dribblati». Il giovanotto ha l’abito grigio dei giorni di festa. Gli tengono dietro dieci, quindici coetanei che vogliono dargli man forte. Gli agenti, appesantiti dai lunghi cappotti blu, perdono terreno nell’inseguimento. Il tifoso spunta dalle curve, attraversa le pedane alle spalle del campo, passa a lato della porta di Panetti e attraversa la metà campo della Roma. I giocatori non se ne sono nemmeno accorti e continuano a disputarsi il pallone, il pubblico balza in piedi. Il facinoroso termina il suo sprint dinnanzi all’arbitro; si ferma, sembra esitare (sapremo più tardi che si è fermato solo per pronunciare un volgare epiteto all’indirizzo del direttore di gara) e poi parte con un’ampia sventola di destro al viso. Il gruppo centrale è sommerso dal blu dei cappotti d’ordinanza degli agenti; i dirigenti entrano in campo, subito dietro i fotografi; gli invasori di campo fanno macchia per gli sgargianti fazzoletti al collo, per i maglioni variopinti, per le giacche di cuoio; la polizia rintuzza gli attacchi; molti rotolano avvinghiati a terra. Volano schiaffi, pugni e vola anche qualche berretto con la visiera. Il medico sociale cura il sopracciglio di Guarnaschelli. Qualche giornalista rinfodera matita e taccuino; tutti si chiedono che cosa succederà. La caccia all’uomo termina, a poco a poco; Guarnaschelli ha un visibilissimo cerotto sopra l’occhio sinistro; Oldani, che, insieme a Griffith, ha tentato di afferrare uno degli scalmanati, è a terra e viene portato a braccia fuori del campo e di lì direttamente all’ospedale. Anche Guarnacci si fa passare la spugna sul capo, per un «colloquio» con uno dei tifosi. Dopo circa sei minuti, l’arbitro fischia la ripresa del gioco. Si intrecciano le discussioni e previsioni. Ormai l’interesse per la gara è scaduto; ed anche se Da Costa segna al 33’, dopo aver raccolto un passaggio sotto porta di Selmosson, non serve neanche rilevare il netto fuorigioco dell’ala romanista. La partita tira avanti ancora per due minuti e mezzo, oltre i 45’, concessi per recupero dall’arbitro. L’eccitazione si sfoga infine col lancio di vari oggetti contro Guarnaschelli, mentre percorre veloce gli ultimi metri che lo separano dall’ingresso agli spogliatoi. In chiusura, ancora fischi contro Lorenzi e altri grigi. L’allenatore e capitano dell’Alessandria, Pedroni, ha dichiarato, a incontro finito, che l’Alessandria inoltrerà stamane un esposto alla Lega Nazionale. Secondo i dirigenti del sodalizio piemontese, la partita all’Olimpico deve considerarsi chiusa al momento dell’invasione del campo. «L’arbitro – ha detto Pedroni – convocati noi capitani a metà campo dopo essere stato medicato per il colpo ricevuto, ha fatto appello al nostro senso sportivo e alla nostra cavalleria perché proseguissimo la partita fino al termine. Questo per lo stato d’animo del pubblico in quel momento. Non ho avuto difficoltà ad aderire a una simile richiesta». Ma un evidente segno dell’inferiorità in cui da quel momento in poi si sono trovati i grigi – con un compagno, Oldani, all’ospedale – sono stati i dubbi e le perplessità avanzate proprio all’allenatore-giocatore dai più giovani componenti la squadra. La comitiva grigia è ripartita stamane alle 8:15; con i compagni era anche Oldani. I medici del Centro traumatologico ortopedico dell’INAIL dove il giocatore era stato trasportato lo hanno dimesso già ieri sera, dopo avergli curato una ferita al padiglione dell’orecchio destro, «provocata – ha dichiarato il giocatore alessandrino al sottufficiale di servizio che redigeva il consueto verbale – da un calcio accidentale». Anche Boniardi lamenta una contusione, ma di lieve entità. Il bilancio della giornata per gli invasori di campo è grave; a parte il danno che hanno recato ai propri colori, tre di essi stanno meditando a Regina Coeli sulle conseguenze della loro passionalità. Quello che ha colpito l’arbitro si trova in guai seri. Il signor Guarnaschelli è stato giudicato guaribile in quattro giorni e potrebbe anche sporgere denuncia per lesioni dinnanzi alla magistratura ordinaria. Il tifoso intemperante è il carpentiere ventottenne Quinto Fioravanti, abitante nella zona del Tiburtino. È imputato di manifestazione sediziosa e resistenza alla forza pubblica. Gli altri due sono l’imbianchino Ernesto Ceccati, anche lui di 28 anni (oltraggio e resistenza alla forza pubblica), e il trentacinquenne Nello Sordelli (resistenza). Quattro denunciati a piede libero: i pittori edili Franco Liberti di 29 anni e Bruno Todini di 20 anni, il macellaio Sergio Marchetti e il meccanico trentenne Sergio Tosone, tutti per manifestazione sediziosa e inosservanza agli ordini dell’autorità. (Giorgio Nani, «Stampa Sera», 5 gennaio 1959) La partita ha avuto il suo attimo di tensione al 15’ del secondo tempo. Un attimo di estrema importanza e di elevata drammaticità. Il gioco era in pieno svolgimento. La Roma stava tentando decisamente di risalire la corrente ostile di un gol di svantaggio (realizzato da Filini al 12’ del primo tempo). Ad un tratto, dalla curva Sud, uno spettatore, con passo agile e irritato, superava il fossato protettivo e penetrava nel recinto di gara. La Forza Pubblica, colta di sorpresa, restava a guardare. Il coraggioso e sconsiderato invasore poteva, pertanto, compiere indisturbato una lunga e trafelata corsa, raggiungendo il centro del campo ed affrontando l’arbitro. Guarnaschelli gli andava incontro, invitandolo a tornare nei ranghi. La risposta era un pugno sull’arcata sopraccigliare sinistra. A questo punto, giocatori e dirigenti della Roma, spalleggiati da alcuni carabinieri, chiudevano lo spiacevole incidente, procedendo al fermo dell’intruso. Nel mentre, nella curva Nord sei ragazzi cercavano di emulare l’aggressore, ma venivano rapidamente bloccati sulla linea del… bagnasciuga. La normalità non tardava, dunque, a riaffermarsi. Guarnaschelli, pertanto, dopo essere stato medicato dal dott. Cresci della Roma, poteva riassumere il comando delle operazioni e condurre a termine la contesa in un clima tutt’altro che proibitivo ed incandescente. La Roma, perseverando nella sua offensiva, poteva alfine riequilibrare le sorti della competizione, al 34’, grazie ad un folgorante tiro di Da Costa propiziato da un bellissimo passaggio di Selmosson, concludendo la sua fatica con un vibrante, seppur confuso, serrate. Questi i fatti principali nella sua cruda obbiettività. Questi gli eventi che hanno conferito mordente ed elettricità ad una gara che, nei preventivi, aveva le grigie caratteristiche dell’ordinaria amministrazione. Questi gli appigli polemici di un confronto denso di contrasti, di discussioni e, diciamolo pure, di interrogativi. Illustrato l’accaduto, veniamo alle cause. Certi episodi (leggi, soprattutto, l’abbordaggio all’arbitro) sono, quasi sempre, legati al «fattore fatalità». Come poter concepire, in effetti, che un sostenitore (uno soltanto) possa percorrere, non visto o almeno non ostacolato, oltre cento metri di un’arena sportiva presidiata da almeno cinquanta agenti, da almeno dieci dirigenti ed affollata di fotografi, tecnici, giocatori, custodi e addetti al recupero dei palloni sperduti? Come poter concepire che un direttore di scontro (e per di più abbastanza esperto) non si accorga tempestivamente della presenza minacciosa di un estraneo e di un estraneo che nulla ha fatto per mimetizzarsi? Tutto ciò non può che attribuirsi ad una distrazione collettiva, forse anche dettata dallo sbalordimento, ad una distrazione che, per la verità, non può rappresentare una nota di merito per quanti avevano assunto il compito di garantire tranquillità e sicurezza ai contendenti. Con una deduzione del genere, ad ogni modo, non abbiamo alcuna intenzione di assolvere dalle loro responsabilità Guarnaschelli ed il suo vivacissimo ed inafferrabile antagonista, né tanto meno il Commissario alla Commissione Arbitri Nazionale. È da anni che Roma e Lazio hanno sempre mostrato di non gradire i «fischietti» di provenienza lombarda. Ebbene, nelle ultime quattro giornate di campionato l’ing. Bernardi ha sempre fatto appello, per gli incontri delle due squadre capitoline, ad arbitri che vivono nella zona di influenza di Milano. Ricordate il Butti di Lazio-Bologna? Ricordate il Righi di Roma-Spal? Ricordate il Mori di Genoa-Roma? Dopo tre «regie» più o meno ostili, ma comunque mediocri o addirittura insufficienti, è stato sfornato ieri il pavese Guarnaschelli, che, come i loro predecessori, ha denunciato una istintiva antipatia per i… calci di rigore, danneggiando inevitabilmente (anche se non artatamente) la squadra costretta a svolgere in prevalenza temi offensivi (la Roma, nel nostro caso) e irrobustendo con valutazioni indulgenti il «catenaccio» dell’Alessandria. Ecco così Guarnaschelli sorvolare (all’8’ della ripresa) su di un «abbraccio» anti-Da Costa di Pistorello; ecco così Guarnaschelli ignorare un plateale «sgambetto» di Nardi sul lanciatissimo Selmosson (11’ della ripresa); ecco, insomma, Guarnaschelli creare i presupposti per un’atmosfera sempre più eccitata e sempre più vibrante. Da qui il “dai all’arbitro”; da qui una reazione esasperata e, quindi, deprecabile, ma comunque frutto non certo di una visione fantasiosa. Nessuno, badate bene, ha in animo di fare in forse la buona fede dei Butti, dei Righi, dei Mori e dei Guarnaschelli. È da anni, piuttosto che sosteniamo che esiste nella Milano calcistica di oggi una infrenabile «psicosi anti-Roma» (o forse anche anti-Sud). Una psicosi che può venire neutralizzata soltanto evitando che i vari Butti, Righi, Mori e Guarnaschelli vengano invitati a «deliziare» i sodalizi della Capitale. Vi diremo di più. Probabilmente nulla di grave sarebbe stato registrato ieri allo Stadio Olimpico se gli errori di Guarnaschelli (che, per la verità, aveva orchestrato irreprensibilmente il primo tempo) non fossero stati preannunciati dalla criticatissima direzione del cremonese Mori nel recupero di giovedì a Marassi, se insomma l’ing. Bernardi avesse designato per Roma-Alessandria un direttore di gara non residente a pochi chilometri dalla «rivale» Milano. Gli arbitri sono muniti di poteri divini, ma sono degli esseri umani. Soffrono di simpatie e di antipatie come tutti noi. Sono nati per sbagliare come tutti noi. E si può sbagliare anche per obbedire al cosiddetto “subcosciente”. E ora allontaniamoci dalla vischiosa complessità di un argomento non inedito, ma che purtroppo è tuttora all’ordine del giorno di un movimentatissimo campionato. Guardiamo, piuttosto, alle possibili conseguenze che potranno discendere dalla deplorevole iniziativa dello «schiaffeggiatore» di ieri. Certi gesti apparentemente eroici quasi sempre hanno aspetti autolesionistici. Il troppo amore spesso induce il tifoso a varcare il confine del buonsenso e della moderazione. La Roma, inevitabilmente, sconterà amaramente, specie sotto il profilo economico, quella che avrebbe dovuto essere una manifestazione di affetto e di attaccamento ai colori giallorossi. L’esito della partita, questo è sulle ginocchia di Guarnaschelli. L’arbitro avrà considerato regolare la sua opera domenicale? Oppure avrà ritenuto virtualmente sospese le ostilità al 15’ o al 16’ della ripresa, allorché egli ha dovuto subire le ire di un solitario supporter? La competizione, in altre parole, verrà omologata con il punteggio acquisito sul terreno (1-1) o si tramuterà in una vittoria a tavolino dell’Alessandria per 2-0, in seguito all’applicazione dell’art. 132 del regolamento della Lega Nazionale? Difficile oggi pervenire alla fonte della verità. È nostra impressione, tuttavia, che l’operato di Guarnaschelli nel tratto finale dell’incontro non è stato tale da avallare la tesi di una virtuale chiusura anticipata. Nulla è mutato nell’atteggiamento dell’arbitro. Guarnaschelli ha continuato ad amministrare attacchi e contrattacchi con pacata ed imparziale cadenza, senza mai far mostra di preferenze, senza mai schierarsi, cioè, palesemente dalla parte della Roma, ma anzi distribuendo ad alcuni giocatori giallorossi severi e non indispensabili richiami. Né si può onestamente accennare ad una «situazione scabrosissima». La tempesta è durata pochi secondi. La quiete è stata ristabilita con ordinata rapidità. Guarnaschelli, in definitiva, potrebbe anche aver affrontato, senza riserve mentali, il tratto più difficile della sua avventura romana, sottoscrivendo in sede di referto il verdetto delle cifre e non drammatizzando la spericolata e insana irruzione precedente. È stato anche accennato ad una eventuale menomazione patita dal giocatore dell’Alessandria Oldani nel corso della burrascosa interruzione registrata nel secondo tempo. In proposito, però, nella tarda serata di ieri è stato precisato che Oldani ha abbandonato il rettangolo verde dell’Olimpico per i postumi di un infortunio accusato nei minuti introduttivi della gara. La «questione Oldani», di riflesso, non fa parte del «carteggio invasione». È un capitolo che interessa esclusivamente l’infermeria grigia. Salvo complicazioni, sia ben chiaro. La morale di un così lungo discorso non può che essere una: soltanto alle ore 20 di mercoledì sera, soltanto per bocca della Commissione Giudicante della Lega Nazionale potremo apprendere la realtà dell’esplosivo Roma-Alessandria di ieri. Guarnaschelli può aver ceduto al panico come può aver optata per una risoluzione più riflessiva e ponderata. Arbitro o non arbitro, il comportamento tecnico e tattico della Roma di ieri non può dirsi davvero soddisfacente. Le attenuanti sono una montagna: la stanchezza per la durissima prova di giovedì scorso a Genova, l’assenza di Ghiggia (una assenza sentitissima!), le avversità arbitrali, la inopinata decimazione dei quadri delle riserve giallorosse. Sarebbe, dunque, ingeneroso calcare la mano della critica sulle lacune difensive ed offensive della compagine romanista di ieri. Crediamo, però doveroso esprimere tutte le nostre perplessità sulla bontà dei piani compositivi di Sárosi. Era logico schierare contro un’Alessandria di tipo elvetico un quadrilatero composto da un terzino (Losi), e praticamente da tre mediani (David, Guarnacci e Zaglio)? Era logico insistere in un esperimento (Losi mediano) che poteva essere giustificato esclusivamente da esigenze contingenti ed in una prestazione esterna? Non soltanto la disdetta, di conseguenza, ha posto in difficoltà la Roma, ma anche un allineamento incompleto ed anche non del tutto razionale. E ce lo attesta la constatazione abbastanza lampante che ben pochi calciatori in maglia giallorossa sono esenti da pecche. E questi sono Panetti (peraltro scarsamente impegnato), Corsini e Selmosson (anche se ieri era un raggio di luna un po’ annebbiato), tutti elementi che non facevano parte del nucleo centrale della compagine, tutti elementi che non avevano ricevuto consegne costruttive. Non uno, a voler essere precisi, dei calciatori della Roma ha sfoggiato il suo massimo. Griffith e Stucchi non sempre hanno trovato la giusta posizione. David, dopo un avvio denso di eccellenti auspici, ha ceduto alla smania di una affrettata conclusione. Losi ha lavorato con inesauribile lena, ma anche con disorientata e caotica manovra. Guarnacci e Zaglio hanno dilapidato l’intero capitale del puntiglio e della volitiva, ma con ridotto profitto, Lojodice ha denunciato un precario grado di efficienza. Da Costa, infine, ha messo in mostra squarci magistrali, ma quasi costantemente annebbiati da un eccessivo individualismo. Né si può proclamare l’Alessandria come una squadra di insospettata vitalità. I grigi hanno seguito la traccia delle aspettative. Si sono battuti con ostinato fervore, con ermetico slancio, arroccandosi attorno all’ottimo Cuman ed all’intelligente e scaltro Pedroni (nella veste abituale di terzino battitore), ma senza manifestare elevate velleità, senza mai manifestare pregi altissimi. Hanno lottato tutti con lodevole spirito agonistico (dall’estroso Lorenzi al giovanissimo Filini, dai coriacei Nardi, Pistorello, Boniardi e Snidero ai modesti seppur volonterosi Girardo, Oldani e Dorigo), ma mai avanzando pretese da inquadratura di primissimo ordine od in vena di prodezze. Il che dovrebbe incrementare sensibilmente il legittimo disappunto giallorosso. Riannodiamo, infine, i nodi della cronaca. Con sintetica semplicità, naturalmente. Preludio al rallentatore. L’Alessandria fa professione di cautela. La Roma sembra povera di mordente. Due tiri di Da Costa (2’ e 5’) si smorzano tra le braccia protese di Cuman. Poi, al 12’, il colpo di fulmine. Incursione in avanti di Snidero e passaggio in profondità sul centro: Filini oltrepassa la barriera dei difensori giallorossi, previene le mosse di Panetti e con una abile girata in corsa insacca. La Roma ribatte con raddoppiato impegno. Al 16’ Zaglio, su lancio esatto e filtrante di Da Costa, può presentarsi tutto solo al cospetto di Cuman; il giovane interno giallorosso indugia e si lascia carpire la sfera dall’accorrente portiere dei grigi. L’Alessandria è sempre più prudente. Una stangata di Da Costa (25’) viene neutralizzata in tuffo da Cuman. Una fucilata di David non coglie impreparato il guardiano avversario (34’). Infine, al 42’, Zaglio spara a lato da distanza ravvicinata, risolvendo malamente una ingarbugliata mischia nell’area alessandrina. Rabbioso l’avvio giallorosso nel secondo tempo. Al 2’ Cuman deve sbrogliare la matassa di un poderoso «diagonale» in corsa sferrato da Corsini. Al 4’, su imbeccata di Zaglio, Da Costa può puntare decisamente a rete; il tiro di epilogo è angolato, ma troppo fiacco per poter indurre Cuman alla capitolazione. La pressione della Roma è sempre più veemente. All’8’, su di un pallonetto di Corsini (deviato da Costa), Guarnacci si fa luce e di testa indirizza a rete: niente da fare per Cuman; ma il pallone lascia la sua impronta sulla faccia interna del palo di sinistra e schizza sulla linea fatale; Nardi spazza definitivamente, mentre Pistorello trattiene scaltramente Da Costa. Rigore o punizione di seconda in area? Il dubbio è questo. Ma Guarnaschelli non vede o finge di non vedere e sorvola. Echeggiano i primi robustissimi fischi. All’11’ le proteste salgono al settimo cielo. Selmosson, al vertice di una sua stupenda sgroppata, viene atterrato proprio nel momento determinante. Guarnaschelli è ancora una volta longanime. Le riprovazioni si moltiplicano. In tal clamore, Guarnaschelli trova modo di espellere Stucchi per un brutto fallo ai danni di Oldani. Il fermento cresce. Finché un temerario va in cerca di guai e rompe gli indugi. Il resto è già stato descritto nel preambolo. V’è solo da aggiungere che, uscito Oldani per malore, la Roma si è impadronita delle redini della partita ed ha sfoggiato una soverchiante supremazia espressa in due grosse occasioni sciupate da Lojodice e Zaglio e dalla rete del pareggio di Da Costa (su bella azione di Selmosson). Al fischio di chiusura (sanzionato al 93’, vale a dire dopo un «recupero» di soli tre minuti), i dissensi si rinnovano. Dissensi, però, prettamente verbali. Cielo parzialmente coperto. Pubblico, 35.000 spettatori. Incasso, 10 milioni circa. Frequenti spostamenti nelle due prime linee. Numerosi gli incidenti: al 2’ del primo tempo, Oldani, in seguito ad uno scontro fortuito con Losi, è stato costretto a ricorrere alle cure del medico a causa di una lieve lacerazione al cuoio capelluto. Al 14’ della ripresa, Stucchi è stato espulso per un fallo commesso ai danni di Oldani. Al 15’ della ripresa, uno spettatore penetrato nel recinto di gioco, dopo aver eluso la sorveglianza degli agenti dell’ordine, è riuscito a colpire con un pugno l’arbitro che ha riportato una leggera ferita al sopracciglio sinistro. Prontamente soccorso, Guarnaschelli è stato medicato ed ha potuto riassumere la direzione della gara dopo cinque minuti circa di sospensione ed in condizioni di assoluta tranquillità. In precedenza, carabinieri e forze di polizia avevano potuto agevolmente spegnere sul nascere un paio di altri tentativi isolati di invasione di campo. Al 22’ della ripresa Oldani ha abbandonato il rettangolo di gara visibilmente stordito. (Giuseppe Melillo, «Corriere dello Sport», 5 gennaio 1959) L’ambiente romanista era come un mare cosparso di petrolio per il malcontento provocato dall’arbitraggio di Mori nel recupero di Capodanno a Genova. Ciò spiega, almeno in parte, la reazione esplosiva del pubblico che ha dato luogo ai più gravi incidenti mai riscontrati finora allo stadio Olimpico. Guarnaschelli ha lasciato inavvertitamente cadere il fiammifero all’11’ della ripresa, quando Nardi ha atterrato a tergo Selmosson in piena area di rigore. Atterramento non cattivo, ma netto. Fino a quel momento, però, Guarnaschelli non aveva commesso errori gravi o dato luogo ad effettive «provocazioni» se si eccettuava l’altro rigore negato al 4’ della ripresa per atterramento di Da Costa. Era stato un discreto giudice di una partita meno combattuta ed aspra del previsto, anche perché condotta dalla Roma ad un ritmo offensivo saltuario. La difesa dell’Alessandria aveva potuto, dal suo canto, difendersi con relativa calma intorno a Cuman quasi imbattibile per elasticità e colpo d’occhio e ad un Pedroni che reggeva i fili del catenaccio con esemplare chiarezza e vigore. A pochissima distanza, il sottile e già troppo teso filo dell’equilibrio riceveva un colpo ancora più duro. Nel nervosismo generale, Stucchi colpiva consecutivamente due avversari sotto gli occhi dell’arbitro e questi non aveva incertezze nel decretarne l’espulsione. Dalle curve, allora, un autentico «kamikaze» iniziava la sua lunga, indisturbata corsa verso il centro del campo, dove arbitro e giocatori proseguivano ignari di tutto. Arrivato di sorpresa davanti a Guarnaschelli, l’invasore aveva una sosta quasi a voler prendere fiato prima dell’ultimo sforzo. Fatto sta che poco dopo l’arbitro faceva mostra di un cerotto sulla parte destra della fronte. Altri tentativi, più facilmente «placcati» dalla forza pubblica e dagli stessi «raccattapalle», davano alla scena la caratteristica di piccola corrida. Dopo quattro minuti circa, il gioco riprendeva in una atmosfera in apparenza normale, ma di generale disagio. Anche l’Alessandria aveva un uomo in meno. Oldani, infatti, aveva dovuto lasciare il campo e viaggiava velocemente verso un ospedale, denunciando contusioni riportate nel corso dell’invasione. Si finiva con un breve e inadeguato recupero, dopo che Da Costa era riuscito a battere finalmente Cuman pareggiando la bella rete iniziale di Filini. (Maurizio Barendson, «Il calcio e il ciclismo illustrato», 8 gennaio 1959) L’invasione del campo verificatasi quanto pomeriggio all’Olimpico potrebbe essere una conseguenza indiretta della interminabile sequela di polemiche che aveva fatto seguito al ricupero dell’incontro Genoa-Roma: per tre giorni non si è fatto altro che dire che l’arbitro Mori aveva tolto un punto ai giallorossi i quali a Marassi avrebbero meritato l’intera posta. Gli stessi dirigenti, per suffragare siffatta convinzione, avevano anche inviato un esposto alla Federazione, condannando apertamente l’operato di quel direttore di gara, creando, inevitabilmente, le premesse per uno stato di stizza nel pubblico e per un complesso di vittimismo nei giocatori. Con questa asserzione non volgiamo di certo assolvere l’arbitro di oggi, Guarnaschelli, né accusare l’Alessandria di aver rubato qualcosa all’Olimpico: ed al riguardo diciamo subito che Guarnaschelli ha negato due rigori per falli perpetrati ai danni di Da Costa e di Selmosson e che l’Alessandria ha giocato una ottima partita contro una Roma stanca e sfuocata come mai si era vista. Conseguenza prima della pesante partita di Marassi. Ma siamo anche convinti che, senza le premesse di cui sopra, l’invasione non vi sarebbe stata o al massimo grandi insulti all’arbitro, oggetti in campo ed altre cose del genere. Ma guai insinuare nella mente dei giocatori il sospetto che si sta perpetrando qualcosa che vada a danneggiarli, soprattutto quando sono stanchi e quando non riescono a vincere una partita che ritenevano di ordinaria amministrazione. Secondo il nostro avviso, grave errore ha compiuto Guarnaschelli lasciando impuniti i falli su Da Costa e su Selmosson. Già non piaceva tanto ai tifosi la vivacità di certi interventi dei grigi, la loro grinta difensiva, la loro pervicacia nel mantenersi abbottonati. Non che, per questo, l’arbitro fosse obbligato a concedere più di una punizione per falli che altro non meritavano. Ma egli avrebbe dovuto usare maggior attenzione, allorché si giostrava in un’area altamente intasata, con una squadra che si difende come può e con un’altra che attacca a tutto spiano, perché in svantaggio. Siffatta disattenzione costituì la colpa di Guarnaschelli, il quale ha poi pagato duramente quell’errore compiuto incredibilmente, allorché Da Costa fu atterrato. Dopo quel rigore negato, vi è stato un palo colpito da Guarnacci, quindi la giusta espulsione di Stucchi, reo di aver scalciato nel corso di un solo intervento, due avversari (Lorenzi e Oldani) in maniera davvero scorretta. Infine, l’atterramento di Selmosson, sul quale bisogna precisare che effettivamente il difensore alessandrino colpì prima la palla, poi la gamba del giallorosso, ma l’intervento era eccessivamente intimidatorio e gravemente pericoloso per essere lasciato impunito. A questo punto, dalla curva Sud, scattava un ometto vestito di blu (anche lui!), percorreva ben novanta metri di corsa senza che nessuno dei giocatori (la partita procedeva come nulla fosse) lo scorgesse: una volta giunto di fronte a Guarnaschelli lo apostrofava; l’arbitro rimaneva impassibile e allora l’ometto gli vibrava un pugno violento che apriva il sopracciglio sinistro del direttore di gara. Interveniva finalmente la forza pubblica, sempre numerosa e scarsamente tempestiva, e l’energumeno veniva immobilizzato. Ma nel frattempo altre escursioni in campo, tafferugli da ogni parte, inseguimenti sul vasto prato dell’Olimpico e botte da orbi a chi si avvicinava. Molti, comunque, sono riusciti ad entrare sul terreno di gioco, ma l’arbitro non veniva più raggiunto perché attentamente custodito al centro da agenti e giocatori. Alla periferia di questi agglomerati si notava anche qualche tafferuglio: un alessandrino (Dorigo?) e un romanista si scambiavano qualche cortesia. Poi l’ala destra Oldani s’inginocchiava per un motivo che ci è sfuggito: due agenti lo soccorrevano e per il suo stato di stordimento veniva accompagnato all’ospedale, dove gli veniva riscontrato uno stato di prostrazione generale e una ferita all’orecchio destro, guaribile in sette giorni. Si tenga presente che la ferita gli era stata procurata involontariamente da Losi al 2’ di gioco, quindi non dovrebbe aver inciso sul secondo malessere. Fatto si è che quando Guarnaschelli, dopo essersi fatto a sua volta incerottare, faceva riprendere la partita, l’Alessandria contava su soli dieci uomini. Ora comincia il gioco delle supposizioni che in questo caso sono legate a due diverse vicende: 1) il referto dell’arbitro, il quale deve dire se la partita fu completamente regolare dal punto di vista tecnico e se lui, pure colpito duramente, fu sempre in grado di controllare esattamente il gioco; 2) occorre dare una giustificazione plausibile all’uscita dal campo di Oldani. Noi, in verità, non abbiamo avuto l’opportunità di considerare questo particolare, perché ben altri stavano accadendo in quel medesimo istante. Ora, se Oldani è uscito perché colpito da uno spettatore o da un giocatore della Roma la partita sarà data vinta all’Alessandria per 2-0, in caso contrario tutto dovrà essere rimesso al referto arbitrale. A noi risulta che l’arbitro Guarnaschelli scriverà sul referto che l’incontro deve ritenersi ultimato regolarmente col punteggio di 1-1. Conseguentemente, tutto risiede nel poter acclarare perché Oldani lasciò il campo. Il ragazzo è stato condotto all’ospedale, quindi è stato dimesso. Altro di certo non ci consta. I giocatori alessandrini assicuravano negli spogliatoi che l’arbitro li aveva invitati a proseguire, nonostante la loro intenzione di abbandonare e dichiaravano che nelle sue parole era evidente la decisione di aver terminato l’incontro anzitempo. Fatto questo, al quale non possiamo credere perché costituirebbe una procedura perlomeno inedita anche perché Guarnaschelli non è uomo capace di vedersi diminuite le proprie facoltà psicofisiche da un solo pugno. Tocca adesso alla Lega stabilire la verità in riguardo soltanto al mancato rientro in campo di Oldani (il quale afferma di essere stato colpito da uno spettatore) e se si accerterà la colpa della Roma (o dei suoi tifosi) la società capitolina si vedrà squalificare il campo e togliere un punto dalla classifica; in caso contrario la situazione per i tifosi giallorossi sarebbe meno tetra. Il ritorno all’Olimpico della Roma coinciderebbe con la visita della Fiorentina: pensino i tifosi ai danni che potrebbero aver procurato verso un gruppo di dirigenti che in verità non lo meritano (a parte la loro passionalità nell’alimentare la polemica sull’arbitro Mori). Per intanto, questa sera, tre di quei tifosi sono stati tradotti nelle patrie galere mentre altri quattro sono stati denunciati a piede libero. Sull’incontro poco da dire di lusinghiero. Oggi la Roma era in giornata negativa, né vale richiamare in causa il volume della sua pressione generato nella più parte nell’atteggiamento guardingo degli alessandrini che avevano Pedroni libero e Pistorello su Da Costa. I giallorossi avevano confermato Losi quale laterale, il che poteva costituire un vantaggio a Genova, dove la Roma fu costretta a praticare il catenaccio, quindi Losi fu mero terzino, ma non contro l’Alessandria ove sarebbe occorso un laterale d’attacco il che, Losi, assolutamente non è. Così come Zaglio giostrava troppo vicino a Da Costa ed a Selmosson e tutti i loro tocchetti non facevano che favorire l’impeto dei difensori. Soltanto nella ripresa la Roma poteva prodursi nelle sue azioni migliori ed avrebbe meritato di pareggiare largamente, ma sempre i grigi hanno avuto la possibilità di rifugiarsi in qualche salvataggio impensato: i due atterramenti di Selmosson e Da Costa ed il palo colpito da Guarnacci. Le azioni di rilievo sono state: dopo tredici minuti, la rete alessandrina. Punizione battuta da Pistorello su Snidero; ottimo lancio verso Filini il quale con una mezza rovesciata inganna Stucchi rimasto fermo e Panetti uscito a vuoto. Replica della Roma al 16’: Zaglio-Da Costa-Zaglio, l’attaccante rimane solo in area e, nel tentativo di scartare anche il portiere, si vede soffiare la palla da Cuman; riprende Da Costa, ma sbaglia in pieno. Tre azioni dell’Alessandria; sulla prima (29’), Griffith recupera prodigiosamente su Filini, ormai solo dinanzi a Panetti; sulla seconda, Dorigo spedisce a lato di poco e, sulla terza, sempre Dorigo, su calcio di punizione, impegna Panetti con un forte tiro. Al 42’, da una rimessa laterale effettuata da Lojodice, Zaglio ricava un ottimo pallone, ma spedisce sul fondo, da non più di otto metri. Al 2’ della ripresa, il fallo su Da Costa, originatore di tutti i guai. Ottima azione Guarnacci-Zaglio: la palla finisce a Da Costa, solo dinanzi a Cuman; tiro rasoterra, che il portiere riesce a stento ad intercettare, ma non a trattenere. Da Costa è ancora sulla palla e, quando sta per tirare di nuovo, Nardi lo invia fuori dal terreno di gioco e l’azione continua. Al 6’ la Roma è sfortunata: punizione battuta da Corsini, salta Da Costa e devia sull’accorrente Guarnacci; colpo di testa perfetto, ma la palla urta lo spigolo interno del montante sinistro, percorre buona parte dello specchio della porta, sicché un difensore la allontana. Doppio fallo di Stucchi all’11’: Lorenzi e Oldani rimangono a terra e Stucchi raggiunge gli spogliatoi. L’atterramento di Selmosson da parte di Nardi (così ci pare di aver visto) riscalda ancor più gli animi; poi c’è un vistoso fallo di Pedroni; ottimo il tiro di punizione di David, ma la parata di Cuman è perfetta e la palla va in angolo. A questo punto, avviene l’invasione più sopra descritta. Il gioco rimane fermo cinque minuti e venti secondi. Si riprende con un errore clamoroso di Lojodice al 21’ e con la rete del pareggio segnata da Da Costa, su azione David-Selmosson. Poi, più nulla. Negli spogliatoi, alcuni diranno che gli alessandrini hanno tirato a campare, dopo gli incidenti, sicuri di avere ormai partita vinta. Per la cronaca, il commissario di campo era l’ing. Di Nanni di Napoli e l’arbitro ha recuperato soltanto un minuto e quaranta secondi. Alla fine, i soliti incidenti che seguono le invasioni di campo. Giornata primaverile; terreno scarsamente curato. Al 3’ del primo tempo Oldani, colpito alla testa da Losi (involontariamente), usciva dal campo per quattro minuti. Al 14’ della ripresa si aveva l’invasione del campo come la cronaca riferisce. Il gioco riprendeva dopo 5’ di sospensione senza Oldani trasportato negli spogliatoi perché sofferente. Tre minuti prima, Stucchi era stato espulso per gioco scorretto. (Gualtiero Zanetti, «La Gazzetta dello Sport», 5 gennaio 1959) L'ALESSANDRIA DANNEGGIATA DALLE DELIBERAZIONI DELLA LEGA Omologato il risultato di Roma malgrado l'invasione del campo I lettori sono ormai ampiamente edotti sugli avvenimenti drammatici dell’Olimpico, tanto che le cronache quasi esclusivamente di essi hanno parlato, sottacendo quelle che è stata la prova dell’Alessandria. Di questa noi desideriamo parlare, di quell’ora di gioco che ha visto la «derelitta» dalla classifica dettar legge ad una blasonata comprimaria dal campionato. Dei restanti minuti di gioco, non mette conto di parlarne, perché essi appartengono all’arbitrio di un uomo che si è dichiarato perfettamente soddisfatto di come sono andate le cose. A nastro avviso, è da ricercare soprattutto qui il nervosismo dei romanisti, l’accidia dei suoi sostenitori: nel vedersi «menare» per il campo da quegli avversari cui avrebbero giurato di farne almeno cinque, di goals! La stampa aveva «montato» il pubblico contro l’arbitro: chiunque esso fosse stato, purché provenisse dal Nord. I grigi di Pedroni, con calma e serenità, affrontarono l’avversario, contennero la sfuriata iniziale e tosto furono padroni della metà campa. Dorigo «legava» perfettamente con Lorenzi e, quando i due scendevano verso Panetti, era lo scompiglio tra le file giallorosse. Oldani, servito alla perfezione da Lorenzi, trovava temi perfetti per superare gli avversari. Filini, questo giovane proveniente da una squadra di promozione e balzato alla Serie A – quale altro esperimento di tal genere è stato fatto da altre squadre? – trovò subito il giusto ritmo, si inserì validamente, con l’autorità di un anziano. L’esperienza di Lorenzi suggerì temi preziosi ai due giovanissimi Oldani e Filini, la mediana resse bene l’attacco. Lo sgraziato contrattacco alessandrino trovò il tocco magistrale a la scelta di tempo per mandare alle spalle di Panetti un pallone scodellatogli da Snidero. Un gol non di facile fattura, anche se un collega romano ha voluto scrivere su un importante giornale sportivo della Capitale che «Filini tutto voleva fare men che segnare quella rete». O che era sceso in campo a fare? Il guardialinee? Un gol, ripetiamo, che se fosse stato segnato da «un nome» sarebbe stato illustrato ampiamente e dettagliatamente. Filini, chi era costui? E lo smacco fu cocente per gli uomini di Sárosi e con l’aumentato nervosismo ne derivò una maggiore confusione. La difesa alessandrina ebbe modo di controllare gli uomini d’attacco con assoluta calma anche se essi – dimenticando che il foot-ball non è per signorine – ad ogni intervento in area si buttavano platealmente a terra, alla ricerca di ciò che con mezzi leali non riuscivano ad attenere. I personalismi di Selmosson e di Da Costa erano facilmente controllati da Nardi, da Pedroni, da Girardo e compagni. Rabbioso – è la parola – fu l’inizio del secondo tempo da parte dei romanisti in contrapposto alla calma degli alessandrini. Pareva una beffa! O si era sovvertita la classifica, o essa era bugiarda? Quale squadra era l’ultima, e quale la terza della graduatoria? Venne il fattaccio… Il resto lo sapete, malauguratamente! Il resto appartiene alle pagine nere dello sport, alle miserie del calcio italiano abbandonato nelle mani fradice di una classe dirigente squalificata da troppo tempo! (Giovanni Mongiardi, «Il Piccolo», 10 gennaio 1959) In merito ai noti fatti accaduti domenica scorsa a Roma nell’incontro tra i giallorossi e l’Alessandria, la Lega Nazionale, mercoledì scorso, ha deliberato di omologare la gara col risultato di 1-1 conseguito sul campo, di squalificare il campo dell’A.S. Roma per due giornate effettive di gara, di infliggere al giocatore Giosuè Stucchi la squalifica per due giornate effettive di gara, di infliggere l’ammonizione con diffida al giocatore Zaglio, e di ammonire i giocatori Pistorello (U.S. Alessandria) e Da Costa (Roma), di porre a carico della Roma il pagamento delle spese ed il risarcimento dei danni derivati all’arbitro Guarnaschelli di Pavia, a seguito degli incidenti verificatisi. Naturalmente le decisioni hanno sollevato in Alessandria indignazione, per quanto riguarda la mancata concessione della vittoria alla squadra grigia per 2-0: sostengono infatti i giocatori alessandrini di aver continuato la partita (dopo la burrascosa interruzione del 16’ del secondo tempo) solo perché invitati dall’arbitro e dal vicequestore di Roma, i quali temevano altre intemperanze, ma di non aver più né forzato il ritmo di gioco, né cercato di condurre altre azioni offensive e nemmeno protestarono quando Guarnaschelli convalidò la rete del pareggio segnata da Da Costa in netta posizione di fuori gioco: appunto perché ritenevano che l’incontro fosse virtualmente finito quando si era registrata l’invasione di campo. La società grigia, per tutelare il suo buon diritto, ha annunciato il ricorso alla CAF della cui stesura si sta occupando apposito collegio di avvocati costituito presso l’Alessandria. Frattanto alcuni consiglieri hanno chiesto la convocazione straordinaria del Consiglio Direttivo: la riunione è avvenuta ieri sera, ed è stato proposto addirittura il ritiro della squadra dal campionato. Non possiamo, per motivi tecnici, dare un resoconto della seduta sappiamo che più che altro si è trattato di una protesta collettiva, sfociata da uno stato d’animo esacerbato dall’ingiustizia di cui è rimasta vittima la squadra ma il senso sportivo è prevalso alla fine e si attendono ora con fiducia le decisioni del superiore organo calcistico. La decisione della Lega, che ha fatto seguito alle dichiarazioni dell’arbitro Guarnaschelli, ha sollevato ondate di protesta e di recriminazione da parte di tutti gli sportivi di buon senso. Manipolare il regolamento del gioco del calcio, misconoscere le precarie condizioni in cui si erano venuti a trovare ì nostri giocatori, dopo l’invasione del campo e gli interventi eccessivamente rudi dei giocatori giallorossi, è cosa ingiusta. Le sfrontate, ridicole, illogiche dichiarazioni della stampa romana, le sentenze date dal Commissario di campo ai giornali di Napoli prima che si riunisse la Lega, dimostrano con quanta faciloneria si reggono le sorti del massimo ente calcistico. I nostri giocatori, di fronte alla situazione creatasi all’Olimpico, e consci delle disposizioni che regolano una partita di calcio, nel corso dell’arroventato secondo tempo erano certi che si sarebbe applicato uno degli articoli che vanno dal 52 al 60 e che stabiliscono, in casi consimili, la vittoria alla squadra ospite. È doveroso ricordare ai nostri lettori ciò che è accaduto nel corso della partita Alessandria-Pisa, giocata al Moccagatta nel 1950. Uno spettatore, per protestare contro l’arbitro, aveva superato la rete metallica e, piombato nel campo, dopo alcuni passi, giunto al limite della riga bianca che delimitava il terreno di gioco, si era fermato, pentito del suo gesto increscioso ed inconsulto, ed aveva cercato la via d’uscita, rinunciando ad aggredire – come forse ne aveva avuto intenzione – il direttore di gara. In tale occasione, anche se l’interruzione era durata meno di un minuto – e solo per consentire all’estraneo di uscire dal campo – il reclamo del Pisa veniva raccolto e l’Alessandria era punita con la sconfitta e la squalifica di due giornate. Si parla del 1950 e non dell’epoca preistorica. Il regolamento è lo stesso ed anzi sono state aggiunte sanzioni maggiormente severe, perché oggi si arriva alla degenerazione del buonsenso. Se Roma nei tempi andati era considerata faro di civiltà nel mondo, con quella di oggi sono giustificati le continue guerre, le falcidie, i massacri. Noi della provincia saremo degli ingenui, dei retrogradi. La nostra squadra ha mancato in scaltrezza durante l’incontro di Roma? No, credeteci, più che di ingenuità si tratta di buon senso sportivo; purtroppo inutile ai nostri giorni. Dagli spalti e dalle tribune dell’Olimpico – come hanno riferito giornali romani – i tifosi lanciavano sul terreno di gioco innocui bicchieri di cartone e pallottole di carta. Che fenomeni, quale potenza di tiro, che atleti, proiettare un bicchiere di cartone a oltre 50 metri di distanza! Tutta gente degna di rappresentare l’Italia alle Olimpiadi del 1960 nel lancio del disco e del getto del peso. È risultato invece che sul campo erano piovuti sassi, calcinacci e bottigliette a profusione. Pare che i tifosi giallorossi avessero demolito buona parte del Colosseo per punire Guarnaschelli. Se così è, si tratta di due offese: all’arte ed allo sport. Quando leggevamo le cruenti «stragi degli innocenti», le crudeltà del «sacco di Roma» ed il «pollice verso» nelle arene dove i cristiani erano dati in pasto ai leoni, pensavamo ad esagerazioni della fantasia popolare, ma se pensiamo che i tifosi della Roma, con il lancio di proiettili assortiti non permettevano al dott. Bruno ed al dott. Reposi di trascinare nel sottopassaggio il giocatore Oldani, ferito ed in preda a choc, per trasportarlo all’ospedale, torniamo a convincerci che la crudeltà umana, ed in particolare modo quella romana, non rispetta il servizio della «Croce Rossa» o «Verde» nemmeno in tempo di pace. Dopo la partita di ricupero Genoa-Roma, Pedroni, che aveva assistito alla partita, è stato intervistato da un redattore del «Messaggero» di Roma ed ha esposto il suo punto di vista sulla squadra giallorossa, dichiarando che la squadra romana non era apparsa irresistibile e non era «in potenza» per aspirare allo scudetto. Il parere di Pedroni è stato riportato dai giornali della capitale come una offesa alla Roma, lanciatissima verso il titolo di Campione. Come mai il giocatore alessandrino, allenatore di una squadra di provincia che è per di più fanale di coda, si era permesso di dare consigli ai romani e di mettere in dubbio la strapotenza di Da Costa, Selmosson e compagni? È facile immaginare con quanta antipatia gli sportivi della capitale hanno accolto Pedroni: il quale, sia detto per inciso, aveva atteso dopo la partita il corrispondente romano per mettere i… puntini sugli «i». La Roma, che aveva vinto 7 partite in casa e pareggiato solo col Milan, la Roma, faro di civiltà nel mondo, non doveva ricevere dal fanalino di coda della classifica l’umiliazione della sconfitta. C’era nella capitale una atmosfera da scudetto, e per giunta l’Alessandria, priva di Tacchi e di Vonlanthen (e quindi squadra prettamente italiana) si era permessa di stabilire un record, inserendo in squadra un elemento di Prima Divisione, cosa che non hanno fatto i grandi squadroni che, al massimo, hanno incluso giocatori di IV Serie. Al colmo della spavalderia, Pedroni ha fatto giocare Filini il quale si è trovato così a passare dalla Bressana Bottarone (Prima Divisione) alla Serie A, segnando, con tocco magistrale, una rete. Questa fu un’offesa bella e buona, così è troppo! Meno male che ci ha pensato la Lega. Il carpentiere romano Quinto Fioravanti, che ha sfiorato un diretto destro all’occhio sinistro dell’arbitro Guarnaschelli di Pavia, sarà risarcito dei danni, in quanto a Roma è stata aperta una sottoscrizione per premiarlo del nobile gesto. Uscendo da Regina Coeli verrà inviato a Capri a svernare, sarà amnistiato (in quanto recidivo per rapina) e gli verrà offerto un impiego nella Capitale. Noi ad Alessandria, nei giardini pubblici, abbiamo ancora un piedistallo inoperoso, che aveva ospitato precedentemente il colonnello Franzini, l’eroe della guerra d’Africa. Lì collocheremo un monumento rappresentante il primo tifoso alessandrino che pesterà un occhio ad un arbitro qualunque, e così il tifoso sarà immortalato ai posteri. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 10 gennaio 1959) RISULTATI: [12ª giornata] Genoa-Roma 2-2 (giocata il 1º gennaio 1959) [14ª giornata] Fiorentina-Udinese 7-0 Genoa-Milan 0-2 Internazionale-Napoli 1-1 Juventus-Bologna 2-2 Lanerossi Vicenza-Sampdoria 1-2 Padova-Lazio 3-0 Spal-Talmone Torino 3-0 Triestina-Bari 0-0 CLASSIFICA: Milan 22; Fiorentina 21; Internazionale 18; Juventus, Napoli, Roma, Sampdoria 17; Padova, Lazio 14; Bologna, Genoa 13; Lanerossi Vicenza, Spal 11; Alessandria 10; Bari, Triestina, Udinese 9; Talmone Torino 8. MARCATORI: 21 RETI: Angelillo (Inter), 16 RETI: Altafini (Milan), 15 RETI: Montuori (Fiorentina), 8 RETI: Pivatelli (Bologna), Hamrin (Fiorentina), Firmani (Inter), Danova (Milan), Da Costa (Roma). Il punto sul campionato Mentre la Fiorentina seppelliva la malcapitata Udinese sotto una valanga di sette reti, il Milan sornione andava a vincere a Marassi, contro un Genoa stanco per il recupero di capodanno (e con sette riserve): 2-0 il risultato, Bacci e Altafini i marcatori. Si stacca l'Inter, fermata dal Napoli a San Siro. Al solito gol di Angelillo, gli azzurri hanno risposto nel breve volgere di un minuto con Vinicio. I due incontri che vedevano impegnate tra loro squadre pericolanti hanno avuto esiti diversi: 0-0 di paura tra Triestina e Bari che ha avuto l'unico effetto di permettere ad entrambe di raggiungere l'Udinese; il netto 3-0 con cui la Spal ha superato il Torino inguaiando i granata. I ferraresi (e l'Alessandria, quando il Giudice Sportivo assegnerà il 2-0 a tavolino) si affiancano al Lanerossi battuto in casa dalla Sampdoria.