Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
01-02-1959 - Giornata: 18 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Talmone Torino AC 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Cuman Pacifico, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Lorenzi Benito, Dorigo Aldo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
TALMONE TORINO AC: Rigamonti; Grava, Farina; Bearzot, Ganzer, Bonifaci; Armano, Arce, Virgili, Marchi, Crippa. All.: Ellena Giacinto; D.T.: Senkey (I) Imre.

Arbitro: Righi Raoul (Milano)
Note
Infortunato: 19’ Lorenzi [A]. Angoli: 3-4 (3-2) oppure 3-3. Spettatori: 8.000 oppure 10.000. Giornata di pioggia e neve, terreno molle e scivoloso. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Tenace gara sotto la neve delle due squadre piemontesi IN ALESSANDRIA-TORINO PREVALGONO LE DIFESE Un malanno scaccia l’altro e tutti e due lavano la faccia… direbbe quel tizio che nessuno sa chi sia. La neve ha allontanato la nebbia che ad Alessandria ed in tutta la zona viciniore la aveva fatta da padrona assoluta fino a poche ore prima dell’inizio della partita. Poi, visto che poteva oramai dominare senza concorrenti la situazione, la bianca visitatrice ha esagerato. Ha preso cioè a cadere, in termini difficilmente ammissibili per una partita di calcio. Una precipitazione fitta, intensa, a falde larghe, secche, consistenti. Una nevicata insomma, di quelle che durano. In un batter d’occhi essa ricoprì il terreno di giuoco di un duro e gelido manto bianco, sul quale la palla prese subito a fare un po’ quello che voleva, e gli scivoloni ed i capitomboli divennero presto numerosissimi. Il giuoco cambiò così completamente di natura: e lo spettacolo non fu più quello che ci si attendeva. Cominciò il pubblico a non convenire nella massa preventivata. La minaccia della nebbia, che ancora nella mattinata non permetteva che ci si vedesse ad un paio di metri di distanza, tenne lontani i tifosi dei centri circostanti e la neve, arrivata puntuale per l’ora di inizio, non invogliò a muoversi quelli della città. Di modo che, se non fosse stato per quelle millecinquecento o duemila persone convenute con ogni mezzo di locomozione da Torino, l’incasso della giornata, da grande come doveva essere, sarebbe diventato piccino piccino. E la temperatura, da umida che era, divenne subito rigidissima e smorzò, se non proprio spense, molto dell’entusiasmo che circondava la gara. I numerosi sostenitori granata, coi loro incitamenti e con un grande sventolare di vessilli, fecero del loro meglio per riscaldare un ambiente che l’aria fredda che spirava sul campo faceva di tutto per raggelare. Ed i tifosi alessandrini accettarono e risposero in certo qual modo alla sfida, corale. Ma ci voleva ben altro, nelle condizioni della giornata. Con quel freddo cane e su quel terreno coperto di neve gelata e raggrumata, il giuoco decadde subito di qualità, ed in nessun momento della partita riuscì mai ad essere quello che si sperava che fosse e che effettivamente poteva anche essere. In complesso, uno spettacolo mancato ed un incontro travisato e guastato da un infuriare degli elementi quale ancora non si era visto in questo inverno. Nelle circostanze, è stata una ventura che l’esito della partita, come mosso a pietà dalla inclemenza eccezionale del tempo, abbia preso una forma tale da non danneggiare né l’uno né l’altro dei contendenti. Sia i grigi di Alessandria come i granata del Talmone Torino navigano, al momento attuale, in acque piuttosto agitate in fondo alla classifica; e né l’uno né l’altro poteva perdere, nella giornata. Con un risultato in bianco la sorte ha risolto la difficoltà mandando a casa nessuna delle due squadre soddisfatta al cento per cento, ma nessuna, nemmeno, veramente malcontenta. Il che, sotto l’aspetto dell’anormalità dell’ambiente nel quale si è svolta la gara, è anche cosa giusta. Gli ospiti, è vero, hanno attaccato di più, sono stati, delle due, la compagine più ordinata e più compatta: hanno svolto il giuoco, se non proprio migliore, certo il… meno peggiore. Ma hanno dato prova di una straordinaria inconcludenza al momento culminante delle azioni. E non bisogna dimenticare che, per più della metà della durata della partita, essi hanno operato contro un avversario ridotto a dieci uomini soli. Verso la metà del primo tempo, infatti, Lorenzi, colpito casualmente da una gomitata in faccia, doveva lasciare il campo. Curato per alcuni minuti sui bordi del medesimo, egli rientrava più tardi sul terreno in qualità di ala sinistra, solo per rientrare definitivamente negli spogliatoi prima del riposo della metà tempo. Pare si tratti di dolori alle vertebre cervicali, conseguenti all’urto facciale in cui era incorso. La natura precisa del malanno non potrà essere stabilita che a seguito di un accurato esame medico. Già mancanti di Vonlanthen e di Nardi, gli alessandrini erano del resto stati privati all’ultimo momento della presenza di Pistorello per un attacco influenzale. La partita in sé non merita proprio una lunga e particolareggiata descrizione. Diretta in modo severo e preciso dall’arbitro milanese Righi – che, per i suoi scrupoli, non tiene però alcun conto della nota regola del vantaggio – la partita stessa è stata caratterizzata dalla deficienza, quasi totale, non solo di palloni in rete, ma anche di occasioni che una rete meritassero. Della sola, vera occasione che avrebbe dovuto essere coronata dal successo, fruirono i granata: ed essi lasciarono passare l’attimo fuggente senza raccoglierla. La partita aveva avuto inizio da poco; si era al 13’ del primo tempo e l’intraprendente ala sinistra Crippa aveva, a mezzo di un centro breve, servito Virgili in area di rigore. L’ex fiorentino raccoglieva e sparava a mezza altezza in direzione del lontano angolo della porta, sulla sinistra del portiere. Con un bel balzo, Cuman deviava ma non tratteneva la palla, che finiva alcuni metri davanti a lui. Arrivava sul posto Marchi il quale, colpendo al volo, avrebbe forse potuto sospingere in rete. Nel ritardato tentativo di dominare il pallone, l’occasione andava inspiegabilmente perduta. Doveva essere l’unica di tutta la partita. Un’altra ancora, ma non più così chiara, ne maturò per i granata nella seconda metà della ripresa, quando Bonifaci, stroncata una avanzata dei grigi, eseguì un lungo traversone dalla sinistra verso la destra, sul quale piombò in extremis Arce. Da un angolo molto difficile, il paraguaiano sparava decisamente sul portiere. In campo opposto, i grigi, in tutti i novanti minuti di giuoco, non costrinsero Rigamonti ad una sola parata di media difficoltà. Tacchi, l’ex granata, perse la palla in un duello contro un avversario nel primo tempo e Tacchi ancora, alla ripresa, sparò forte e da lontano direttamente sul portiere. Tutto il rimanente della partita fu giuoco di metà campo, scialbo ed inconcludente, con superiorità delle due difese sui due attacchi e con una serie di svarioni e di sdruccioloni sul terreno che, di mano in mano che il tempo passava, diventava sempre più difficile. La superiorità territoriale e tecnica dei granata, palese al principio ed al termine dell’incontro, non trovò rispondenza alcuna in fatto di decisione davanti a rete. Nessun incidente fra il pubblico. (Vittorio Pozzo, «Stampa Sera», 2 febbraio 1959) Allorché ci si mette la sfortuna, non c’è proprio che dire. Ancora una volta, in questo campionato, l’Alessandria è stata colpita quando proprio necessitava dell’apporto di uno dei suoi elementi migliori. Vogliamo con questo parlare di Lorenzi che oggi in tandem con Tacchi doveva costituire il pericolo per la rete granata. Ed invece, prima per la perdita del centravanti ed in seguito per il terreno diventato impossibile con il passare dei minuti, la partita se ne andò lentamente alla deriva man mano che la neve copriva di bianco sia il campo come gli spettatori, tra i quali figuravano circa 1.500 torinesi. Mentre i granata continuavano imperterriti nella loro tattica rinunciataria senza approfittare della menomazione avversaria, così i grigi si limitavano a ripicchiare su ogni pallone, arrivando sì e no sui tre quarti di campo avversario con la manovra dei quattro rimasti all’attacco. Spettacolo desolante quanto a gioco offensivo come solo può esserlo in questi casi. Per l’Alessandria, diciamo subito, resta insoluto un grande punto interrogativo: anche senza Lorenzi, distribuendo meglio la manovra di attacco, non limitandola cioè nella ripresa al solo Tacchi ed a volte anche a Castaldo, non si sarebbe potuto raggiungere un risultato positivo? Ma tant’è: crediamo che Pedroni abbia avuto troppo timore delle passate esperienze, perciò quando ha visto uscire Lorenzi ha rinunciato a qualsiasi possibilità di vittoria. In verità, valutando la squadra per il suo gioco difensivo, il giudizio non può essere che positivo. Infatti, Cuman si è disimpegnato assai bene, confermando le sue buonissime doti. Boniardi e Giacomazzi sono stati superlativi, mentre capitan Pedroni è stato, senza ombra di dubbio, il migliore in campo. Girardo e Snidero hanno controllato bene la metà campo. Altro discorso per la linea attaccante. Due azioni da rete nel primo tempo e altrettante nella ripresa sono il consuntivo di questo reparto. Un consuntivo poco consolante, se si aggiunge che queste quattro azioni non erano affatto pericolose. Si potrebbe esprimere un giudizio, ma preferiamo non farlo soprattutto perché l’incidente a Lorenzi può costituire valida scusante. I granata, invece, sono usciti dal Moccagatta soddisfatti. In realtà, si era visto fin dai primi minuti che non pensavano affatto ad insidiare la rete di Cuman. Crippa e Virgili, unitamente ad Arce, dovevano essere coloro cui spettava tale compito; il primo però restava continuamente arretrato, il secondo o era in fuori gioco oppure cadeva in errori grossolani, ed Arce era il solo a salvarsi. Arretrati invece Bonifaci, Toni Marchi e Armano con funzione di ala tornante. La difesa ha vivacchiato, favorita dall’uscita di Lorenzi. Questa è appunto la nota di demerito, perché non si comprende cosa aspettassero tanti uomini liberi davanti alla loro area. Pur tuttavia, un punto fuori casa è sempre gradito e se il risultato giustifica i mezzi, ebbene allora si può dire che il Talmone Torino di oggi ha fatto il suo dovere. La cronaca, superata ormai dal commento, è alquanto limitata. Terreno molle e scivoloso. Pioggia, seguita da neve dopo dieci minuti di gioco. Al 19’ del primo tempo Lorenzi, entrando tra Grava e Ganzer, veniva colpito alla bocca da quest’ultimo, restava a terra dolorante, abbandonando il campo e, rientrato dopo 7’, doveva uscire definitivamente dopo pochi minuti, in stato di choc, con il collo immobilizzato. Si inizia in pratica al 3’, con una puntata di Tacchi, ma la palla finisce a lato. Al 13’ Crippa porge a Virgili, che tira su Cuman il quale respinge facilmente, mandando però la sfera verso Toni Marchi che, sbilanciato, perde l’occasione e Giacomazzi libera. Al 19’ il taccuino registra l’incidente di Lorenzi mentre, scatenato, era entrato in area tra Ganzer e Grava. Al 36’, angolo contro i grigi con conseguente mischia e Virgili che spedisce di molto fuori. Al 39’ Boniardi invita Tacchi in profondità il quale alza a Dorigo, solo in area, ma Rigamonti anticipa in uscita e libera. Al 41’, su cross di Armano, Bearzot alza di testa di un paio di metri sulla traversa. Al 44’, ritorno dei grigi: Tacchi sbaglia una facile occasione cincischiando fin quando Grava lo controlla, obbligandolo a calciare fuori. Nella ripresa, il gioco peggiora e ristagna continuamente sulla metà campo. Al 4’ Manenti passa a Tacchi: lunga corsa e tiro da fuori area bloccato da Rigamonti. Ancora all’8’ Manenti porge in profondità a Tacchi che, eludendo Farina, tira contro l’esterno sinistro della rete. Si registra ancora un volo di Cuman al 16’ su tiro di Arce (palla in calcio d’angolo) e poi al 33’ un tiro a mezza altezza di Crippa che il difensore alessandrino para facilmente in due tempi. Il gioco continua incolore fino al termine. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 2 febbraio 1959) Un’abbondante nevicata – la prima dell’inverno – si è abbattuta oggi sulla città, per cui pessime sono risultate le condizioni del terreno di gioco, reso assai viscido, così da impedire il regolare svolgimento delle azioni. Il risultato di parità oggi registratosi al Moccagatta d’Alessandria ha lasciato delusi sia i sostenitori grigi che quelli granata. Soprattutto gli alessandrini, ancora una volta, sono stati costretti a constatare l’evanescenza del quintetto offensivo, che in novanta minuti ha effettuato praticamente un solo tiro a rete. Vero è che i grigi hanno giocato in dieci uomini al 25’ del primo tempo per il grave infortunio di Lorenzi e lamentavano anche alcune assenze. Pistorello, infatti, è stato colto ieri da un attacco influenzale, per cui Pedroni ha dovuto convocare d’urgenza Dorigo in tutt’altro che buone condizioni di forma; Oldani e Vonlanthen, infine, sono ancora indisponibili. Queste involontarie defezioni giustificano, però, solo in parte il comportamento generale della squadra che, specie nel primo tempo, ha subito quasi ininterrottamente la supremazia avversaria e ha dovuto fare affidamento sulla coppia dei terzini – oggi in gran forma – per non chiudere in svantaggio la prima parte del tanto atteso incontro. Le condizioni del campo, per la neve, non hanno consentito un agevole sviluppo delle azioni e gli atleti più volte sono stati vittime di capitomboli e scivoloni, per altro senza gravi conseguenze. L’unico incidente della giornata, infatti, è stato quello di Lorenzi. Se l’Alessandria ha disputato una delle sue più infelici gare, il Torino è stato di molto superiore all’avversaria, anche se ai granata va il merito di avere imposto la direttiva delle azioni e sviluppato un gioco a tratti veloce, anche se non redditizio. In sostanza, due soli tiri in porta hanno caratterizzato la partita, uno di Marchi al 13’ del primo tempo e uno di Tacchi al 6’ della ripresa; poi, più nulla, salvo qualche pericolosa incursione sotto la rete di Rigamonti da parte di Lorenzi prima di scomparire dalla scena, di Tacchi e Castaldo, e sotto la porta custodita da Cuman per opera di Arce, Armano e di Crippa. Da queste poche note schematiche si può dedurre lo squallore della giornata calcistica che, iniziatasi sotto il segno della più trepidante combattività, si è conclusa quasi tra i fischi. Le urla d’incitamento dei tifosi granata, sventolanti diecine e diecine di bandiere, si sono a poco a poco affievoliti fino a spegnersi del tutto, anche se la prova del Torino non è stata completamente negativa e il pareggio fuori casa rappresenti per i granata un successo. Righi ha diretto con maestria l’incontro. Tre calci d’angolo per parte. Lorenzi, al 25’ del primo tempo, è stato colpito in azione da due avversari e ha dovuto abbandonare il campo: prima per una decina di minuti, poi definitivamente. Il referto del medico sociale parla di lussazione cervicale e di avulsione di due denti. Diecimila spettatori circa, di cui duemila di Torino. Gioco piuttosto duro, specie nel primo tempo. I torinesi sono partiti mantenendosi padroni del campo sino alla mezz’ora. Anzi, al 24’ Boniardi è riuscito a salvare appena in tempo la rete da una stoccata di Crippa. Nella ripresa, per contro, una facile occasione è stata sciupata da Tacchi che, al 6’, ha impegnato seriamente Rigamonti. Al 16’ un buon tiro di Arce: quindi un susseguirsi di azioni per lo più scialbe e inconsistenti fino al termine della dura contesa. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 2 febbraio 1959) DOMANI I GRIGI IN TRASFERTA A FIRENZE L’Alessandria ha chiuso alla pari la partita del girone di ritorno col Torino, ultimo in classifica. Indipendentemente dall’incidente di Lorenzi, a nostro avviso la partita era in pericolo prima ancora di iniziare, a causa della formazione negativa. Già nei primi 15 minuti, la nostra squadra aveva rinunciato alla lotta, con due mezze ali che non portavano apporto alcuno all’attacco ed alla difesa. Per ripiegare su elementi attualmente fuori forma, e volendo giocare in difesa, perché non si sono messi in squadra dei terzini, Russoni o Gerin, dei mediani, Dell’Angelo o Giolitti, eccetera? Perché si ritiene Passarin inferiore agli altri giocatori inefficienti? Ci sono tra i giovani Filini e Moriggi, tra i giovanissimi Ravera e Poggio; e si continua sulla falsariga di salvare capra e cavoli scaricando la colpa sul tal giocatore e sui dirigenti che lo avevano riconfermato anziché lasciarlo libero? E su quell’altro, che quest’anno verrà a costare oltre 25 milioni e rende la decima parte di Traverso? Di questo passo, anche i giocatori in forma finiscono per esaurirsi e possiamo dire grazie a Giacomazzi se domenica, in progressivo miglioramento, ha fatto scintille; ed a Boniardi che, se pur di fronte al più giovane ed al più pericoloso giocatore granata, Crippa, non si è lasciato sorprendere; ed a Cuman, a Pedroni ed a Girardo, che si sono logorati con ammirevole slancio. Si noti che Armano non è mai giunto all’altezza dell’area di rigore, ragion per cui il nostro lavoro difensivo, di fronte a soli quattro uomini, non doveva essere eccessivamente pericoloso. Inizia la corrida del Toro mentre svolazzano i fiocchi di neve; nell’arena bandiere di sangue sventolano al grido di «Toro! Toro! Toro!»: i caballeros guidano la danza e l’Orso grigio, incatenato a doppio chiavistello, si raggomitola come un riccio intorno a «don Pedro». Tra gli avanti, Lorenzi e Tacchi. Ganzer dà l’allarme: «Ragazzi, occhio! Occhio a Veleno!». L’arena trema, i vessilli non sventolano più, il Toro vacilla. Lorenzi parte in profondità, Grava gli gravita con violenza sul fianco e il «matador» Ganzer lo pressa contro, per menare la botta: non è la luccicante lama che trafigge, e l’attaccante grigio preso nella morsa si piega e solleva il viso per reprimere il dolore: a questo punto un colpo di gomito colpisce Veleno al viso. Referto: sospetta frattura cervicale, cinque punti di sutura alle gengive, due denti espulsi fuori… bocca. Stranezze dello sport! A Guarnaschelli, a Roma, era stato pestato un occhio; Dorigo si era rotto un braccio al Moccagatta, a Oldani era stato quasi strappato un orecchio all’Olimpico; al povero Lorenzi, due denti sono stati gettati in gola. Non sono di troppo? Specie se si considera che il proverbio dice: occhio per occhio, dente per dente! I millecinquecento tifosi granata che a prezzo ridotto erano calati al Moccagatta ed avevano continuato imperterriti a gridare: «Forza Toro!», hanno fatto la figura degli spettatori «portoghesi» ai festival di Sanremo, a differenza che in Alessandria la vittoria non è stata ottenuta. Però tutti gli alessandrini «portoghesi» al Moccagatta per tutto l’anno (50 giornalisti), 70 arbitri ed ex arbitri, 120 giocatori, una quindicina di tecnici e commissari di varie… commissioni) perché non hanno cercato di organizzare, a casa nostra, gruppi di propaganda? È grave che gente interessata, o stipendiata, abbia vergogna a gridare: «Forza grigi!». (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 7 febbraio 1959) RISULTATI: Bologna-Bari 1-1 Internazionale-Udinese 5-0 Juventus-Spal 1-1 Lanerossi Vicenza-Fiorentina 1-2 Napoli-Genoa 2-2 Roma-Padova 1-1 (giocata sul campo neutro di Livorno) Sampdoria-Lazio 1-2 Triestina-Milan 2-2 CLASSIFICA: Fiorentina, Milan 28; Internazionale 26; Juventus 24; Roma, Sampdoria 21; Napoli, Padova 19; Lanerossi Vicenza 18; Bologna, Genoa, Lazio 16; Spal 15; Bari 14; Alessandria 12; Udinese 11; Talmone Torino, Triestina 10 MARCATORI 24 gol Angelillo (Inter) 17 gol Montuori (Fiorentina) 16 gol Altafini (Milan) 12 gol Hamrin (Fiorentina) 11 gol Danova G. (Milan), Firmani (Inter), Pascutti (Bologna) 10 gol Brighenti (Padova), Nicolè (Juventus), Sivori (Juventus) Il punto sul campionato Soltanto l'Inter, tra le squadre di tosta, vittoriosa con largo punteggio Mentre la Fiorentina ha raggiunto il Milan arbitro e Spal hanno frenato la Juventus Il catenaccio dei ferraresi, tre pali e le decisioni del direttore di gara bloccano i bianconeri sul pareggio - Buona gara del Genoa a Napoli - L'atteso confronto Alessandria-Torino si è concluso senza goals Quella scossa allo scaglionamento delle squadre del gruppo di testa, che, nella giornata per esse non troppo difficile, era stata preventivata come una remota possibilità, si è verificata invece con puntualità cronometrica. Il Milan è stato bloccato sul risultato pari a Trieste, e, pia grave ancora, la stessa sorte ha dovuto subire la Juventus sul proprio terreno, ad opera della Spal. Ciò mentre proprio sul traguardo e dopo di esser rimasta a lungo in sofferenza, la Fiorentina riusciva a passare di stretta misura a Vicenza — e mentre, unica a non essere incorsa in patemi d'animo, l'Internazionale infliggeva una severa batosta, un 5 a 0, unico risultato forte della giornata, all'Udinese a San Siro. Come conseguenza, coll'inizio del girone di ritorno del campionato, la Fiorentina raggiunge il Milan al primo posto della classifica, e passa anzi in testa grazie ad un quoziente reti nettamente migliore: 56 reti segnate contro 46, e 17 reti subite contro 21. Al secondo posto, che effettivamente è il terzo, rimane l'Internazionale in situazione migliorata, a due soli punti di distacco cioè — ed al quarto, in posizione stazionario se non leggermente peggiorata, ritroviamo la Juventus, distanziata di altre due lunghezze. Era l'occasione, per i bianconeri torinesi, di portarsi a ridosso, a tre soli punti di lontananza cioè, delle unità di testa. Il successo pieno, che sarebbe stato prezioso, è mancato per due ragioni che gli astanti, anche neutrali, hanno ben determinato: il «catenaccio» ad oltranza dei ferraresi, e le decisioni arbitrali Contro il catenaccio — od a pro del medesimo — sono stati scritti dei volumi, e non è in questa sede che si possa ritornare sull'argomento. L'arbitro viceversa che pare avere una speciale fobia per Charles, che egli considera come un giocatore violento e scorretto ha suscitato reazioni anche vibrate, specialmente per la mancata concessione di almeno un calcio di rigore. A questi due specifici motivi, pare opportuno aggiungere anche la sorte, che, da qualche tempo a questa parte, pare abbia preso di mira le due compagini torinesi. Tre pali hanno trovato ieri sulla loro strada i tiratori bianconeri. Ostacoli casuali e ciechi, che, nella economia generale del campionato, hanno conseguenze anche di rilievo. Scosse si sono avute e scosse si possono avere con immediatezza in quel gruppo di testa, i cui componenti sono sempre e con ogni probabilità rimarranno fino al termine, i medesimi. Per domenica prossima sia la Fiorentina come il Milan ritorneranno sul proprio terreno in attesa della della visita rispettivamente dell’Alessandria e del Napoli mentre l’Internazionale e la Juventus si trasferiranno in Veneto: la prima a Padova e la seconda ad Udine. E’ un pò difficile che il successo completo debba arrivare alle quattro grandi contemporaneamente. Il girone di ritorno, come a conferma dell'importanza dei suoi risultati e dell'aumentato accanimento dei contendenti, si è aperto con una serie impressionante di incontri dall'esito pari. Sei su nove: Triestina-Milan 2 a 2, Juventus Spai lai, Bologna-Bari 1 a 1, Napoli-Genoa 2 a 2, Roma-Padova 1 a l, ed Alessandria-Torino 0 a 0. Due dei rimanenti risultati hanno visto la vittoria delle squadre visitatrici: la Fiorentina a Vicenza per 2 a 1; e la Lazio a Genoa sulla Sampdoria, pure per due a uno. Tut ti esiti di partita del tipo che viene generalmente definito come t. inglese t: ed una sola vittoria casalinga, quella dell'Internazionale sull'Udinese, per quella larga misura che è un 5-0. Un fenomeno, questo, del ristretto numero delle reti, che ha caratterizzato anche la grande maggioranza degli incontri della Serie B e dei due gironi della Serie C. Stanno sul «chi vive» ed in difesa chiusa tutte le squadre in casa propria o su terreno altrui. Nella categoria maggiore, in otto delle nove partite, venti reti sole sono state messe a segno, e sul totale generale di venticinque, ben dieci recano la sigla.... del piede di un giuocatore straniero. Sul complesso delle gare della diciottesima giornata, il maltempo ha scatenato una offensiva accanita e su vasta scala. Quasi dappertutto pioggia, neve, vento, temperatura gelida. Parecchie e svariate fra le gare hanno dovuto essere disputate su un terreno ricoperto dal fitto e gelido manto della bianca visitatrice. Colle conseguenze del caso, naturalmente, ma senza che incidenti di particolare gravità siano venuti a turbare la normalità degli incontri. Sofferto ha invece il quantitativo degli spettatori: a Torino, per esempio, il numero dei paganti ha finito per essere di soli 3434 ed a Milano, solito ai sessanta o settanta mila, esso non è andato al di là dei diecimila. La neve, che ha continuato a cadere, fitta anche nella giornata che ha fatto seguito alle gare, ha particolarmente infierito sul Piemonte e sulla Alta Lombardia. Ciò nulla meno, due partite sole in tutta la Divisione Nazionale hanno dovuto essere rinviate per le condizioni del terreno di giuoco. Il tanto atteso incontro fra i grigi ed i granata sul campo di Alessandria, si è concluso con un nulla di fatto. Gli ospiti hanno dominato ed anche giocato meglio sotto il punto di vista tecnico. A causa della posizione di classifica sia l'una come l'altra unità aveva fame di punti: e nessuna delle due è rimasta a digiuno. Ambedue speravano di meglio però. Con fermato è il notevole miglioramento di contegno dei torinesi. I quali devono però dedicare speciali cure al rendi mento dell'attacco. Basti pensare che essi si sono trovati nella possibilità di vincere i due ultimi incontri. Se lo avessero fatto, con attaccanti più incisivi, essi si troverebbero in questo momento a quota 12, con almeno tre avversari dietro di sé. (La Stampa - Vittorio Pozzo)