Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
22-02-1959 - Giornata: 21 - Padova - Silvio Appiani


Padova AC - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Cuman Pacifico, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Pistorello Giancarlo, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Lorenzi Benito, Girardo Antonio, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
PADOVA AC: Pin; Secco, Scagnellato; Ferrari, Zannier, Mari; Mariani, Rosa, Bona, Celio, Zerlin (I) Eliseo. All.: Rocco Nereo.

Arbitro: Carbonelli Antonio (Brescia)
Note
Espulso: 88’ Girardo [A]. Angoli: 6-1 (2-0) oppure 5-0 (2-0). Spettatori: 8.000 oppure 12.000. Tempo sereno, terreno perfetto. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Un giusto pareggio ha sancito questo Padova-Alessandria, un incontro non bello ma agonisticamente combattuto che ha visto due squadre sfasate, non certo all’altezza delle migliori giornate. Il Padova mancava di alcuni uomini fondamentali per il proprio schieramento, come i mediani Pison e Moro, e il centravanti, che fra l’altro è la riserva della Nazionale azzurra, Brighenti. Per di più vi erano quattro giocatori con la febbre in campo: si trattava di Pin, Scagnellato, Mariani e Rosa. E con una squadra del genere, non ci si poteva pretendere molto. È stata un po’ l’«asiatica», quindi, a decimare questo Padova. L’Alessandria, al contrario, era scesa all’Appiani in formazione-tipo e con chiari propositi di dividere la posta in palio. Ne è scaturito un gioco molto combattuto, velocissimo, con frequenti cambiamenti di fronte, ma per nulla tecnico e omogeneo. Il Padova ha forse manovrato di più, si è fatto pericoloso con una maggiore continuità, ma scarsamente ha potuto concludere le molte azioni portate sin sotto la rete di Cuman. Anche l’Alessandria però è stata pericolosa; ha cercato di affidarsi quasi esclusivamente al contropiede, ma le sue azioni più pericolose sono balzate fuori dall’improvvisazione, non certo per costruzione tecnica. Pin ha corso alcuni pericoli nell’ultima parte della gara, proprio quando tutta l’Alessandria, chiusa in difesa per cercare di portare a casa lo 0 a 0, aveva lasciato all’attacco solo Lorenzi, Castaldo e Tacchi. Un trio pericoloso, anche se facilmente frenabile. La difesa del Padova ha dovuto lavorare molto; ed è stato questo senza dubbio il reparto migliore dei padroni di casa, in quanto l’attacco, imperniato su Mariani e Rosa molto giù di tono, su uno Zerlin irriconoscibile e su un Bona non certo in giornata propizia, ha fatto ben poco. L’inizio è tutto per il Padova, che si fa minaccioso e si porta con insistenza sotto la rete dell’Alessandria. I grigi si difendono bene e fra tutti eccelle Pedroni che controlla agevolmente Bona, ben aiutato ai fianchi da Boniardi e più ancora da Giacomazzi. Al 12’, un fallo di Pedroni su Bona, lanciato a rete, proprio ai limiti dell’area. La punizione di seconda viene battuta da Mariani, che invita sulla destra alla azione Rosa. L’argentino, appena ricevuto il pallone, lascia partire una cannonata e la palla, saettando e sorprendendo tutti, va a battere sulla faccia esterna della traversa, ritornando in campo. È il primo dei tre pali colpiti nel corso dell’incontro dai padroni di casa. Sulla respinta, Boniardi è lesto ad intervenire e a mettere in fallo laterale, scongiurando così ogni ulteriore pericolo. Si deve ancora poi sino al 25’ per trovare l’Alessandria all’attacco. C’è un’azione confusa in area biancorossa ed è Lorenzi a portare in avanti tutto il gioco dei grigi. Il centravanti, dal limite dell’area, tira a mezza altezza e il terzino Secco, con la mano, attenuta la velocità del pallone. Protesta Manenti e protestano tutti gli alessandrini, ma l’arbitro invita a continuare l’azione; il pallone dopo la respinta di un difensore, perviene sui piedi di Girardo, che però calcia troppo alto, mandando sul fondo. È ancora l’Alessandria, al 33’, a farsi minacciosa in contropiede sulla destra. Snidero lancia Manenti che, pressato da Zannier, colpisce frettolosamente di testa la sfera, mandandola alta sulla rete di Pin. Ancora l’Alessandria, tre minuti dopo: un’azione velocissima, con triangolazione Castaldo-Lorenzi-Manenti e apertura di quest’ultimo verso Tacchi, che tarda ad entrare in azione e sciupa un’occasione preziosa. Al 40’, in azione di contropiede, è il Padova a colpire per la seconda volta il palo con una testata di Mariani che si erge su una piccola mischia creatasi nell’area. Nella ripresa, il Padova cerca di apportare qualche variante al proprio schieramento, mandando Mariani a sinistra e Zerlin a destra; ma lo spostamento non darà i risultati voluti. E dopo la mezz’ora, si ritorna come prima. L’Alessandria, invece, mantiene uno schieramento di stretta copertura, pur non attuando il catenaccio. All’8’ un pericolo corre Cuman: su calcio d’angolo battuto da Rosa, Pedroni respinge poco e Ferrari, al volo, calcia verso lo spigolo sinistro. Il portiere si allunga tutto e riesce a parare. Al 20’ una azione padovana, dopo uno scambio Bona-Rosa, con tiro conclusivo dell’argentino che è deviato in angolo da Boniardi. Al 29’ un fallo di Girardo che, in area, atterra Rosa, lanciato a rete. Vane le proteste e l’arbitro lascia correre. Al 38’ Girardo si infortuna in uno scontro con Ferrari ed è costretto a lasciare il campo per due minuti. Ha riportato una contusione alla spalla destra. Al 40’, il terzo palo della giornata per il Padova, colpito da Zerlin; l’azione prende l’avvio da un rilancio lungo di Ferrari, corretto da Rosa; il pallone, tutto sulla sinistra, finisce sui piedi di Zerlin che, dopo aver superato Boniardi, con una mezza rovesciata manda la palla a battere contro la traversa. Cuman poi è pronto a raccogliere sul rimpallo il pallone. A due minuti dal termine, per uno scontro fra Girardo e Rosa, l’arbitro espelle l’alessandrino, ma avrebbe potuto anche farne a meno. (Adolfo Rossoni, «Corriere dello Sport», 23 febbraio 1959) L'ALESSANDRIA RIESCA A BLOCCARE I CONFUSI ATTACCHI DEL PADOVA: 0-0 Girardo è colpito da un calcio ed è costretto ad uscire dal campo - Quando rientra carica regolarmente un avversario e l'arbitro lo manda in anticipo negli spogliatoi I giocatori alessandrini sono senza dubbio soddisfatti di questo 0-0. Arrivati nel Veneto col programma di arricchire la loro classifica di un punto prezioso, hanno disputato una gara onesta, hanno lottato con ardore e decisione e tornano in sede convinti di aver fatto tutto il loro dovere. Diverso, assai diverso, il discorso per i padovani, a cominciare dal fatto che essi sono assolutamente scontenti del pareggio, anche perché sono d’opinione d’avere meritato di più. Non è il caso di ricordare le lamentele dei padroni di casa, ma è bene e giusto elencare i guai che i biancorossi hanno dovuto registrare: una formazione ridotta per squalifiche, infortuni e malattie, tre pali colpiti, qualche occasione banalmente sciupata. La malattia stagionale, che quest’anno viene definita «australiana», ha tolto dalla rosa dei disponibili all’ultimo momento anche Brighenti, a cui si devono aggiungere gli infortunati Moro e Pison, oltre a Blason squalificato. Togliere al Padova tre difensori titolari e il dinamico centravanti è come tarpare alla squadra ogni possibilità di successo. L’Alessandria, anche di fronte a una squadra decimata nei ranghi titolari, non ha osato tentare di vincere. Pedroni si era proposto il compito di chiudere la partita in pareggio e non ha concesso libertà ai suoi uomini. Catenaccio su un campo, catenaccio sull’altro fronte, perché neppure il Padova ha osato di più. Ne è uscita una partita scorbutica e piuttosto brutta, una gara convulsa, fatta di scontri rudi, di abbozzi e di contropiede, di tentativi isolati d’attacco che nulla hanno fruttato, anche per l’indecisione degli uomini di punta. Ma — come abbiamo detto — i grigiazzurri piemontesi non volevano di più. La retroguardia alessandrina, con l’aiuto di Girardo, finta mezz’ala ma impegnato come mediano, è stata la protagonista della gara, con punti di merito per Cuman, anche se poco impegnato, per Giacomazzi e per Snidero. Dell’attacco è meglio forse non parlare: Lorenzi è parso il solito arruffone, Tacchi ha tentato qualche azione di alleggerimento ma non ha combinato nulla ed altrettanto si potrebbe dire per gli altri. Un esame dei padovani è praticamente impossibile. Le numerose assenze dei titolari hanno tolto alla squadra la sicurezza ammirata qualche domenica fa, ma ai veneti non è certo mancato l’orgoglio e non ha fatto difetto la decisione, specie sul finire della gara. Purtroppo, ha fatto le spese di questa «battaglia» l’alessandrino Girardo che, dopo avere ricevuto un brutto colpo, tanto da dover rimanere alcuni minuti fuori del campo, è stato espulso dall’arbitro per un inesistente fallo alla fine del match. La cronaca non registra episodi di rilievo. Nel primo tempo, dopo due calci d’angolo consecutivi, i padovani colpiscono la traversa della porta di Cuman con un tiro di Rosa. Su azione di contropiede, Tacchi potrebbe segnare, ma giunge un attimo in ritardo sul servizio di Manenti e l’occasione sfuma. Al 40’, secondo palo dei padroni di casa su tocco preciso di Mariani. Nella ripresa si registra una notevole pressione dei veneti, che vogliono a tutti i costi conseguire la vittoria. Si tratta però di manovre disordinate, confuse; un assalto più che un gioco. Rosa è fermato da Girardo proprio sul limite del rigore. Il pubblico grida al penalty, ma Carbonelli ha visto bene e non fischia. Il giovane Ferrari, con un rude intervento, pone Girardo fuori del campo e subito dopo Zerlin, con intuito felice, aggira Boniardi e tira secco a rete: la traversa (per la terza volta) respinge. Girardo rientra e, nel tentativo di ostacolare Rosa, lo mette a terra. L’arbitro lo manda negli spogliatoi in anticipo (43’). Alla fine, i tifosi padovani protestano e lanciano un vistoso drappo che porta scritto: «CT (Commissione tecnica), AIA (Associazione Arbitri), FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio): vergognatevi». È una vecchia polemica che torna d’attualità: a Padova molti sono convinti che la squadra biancorossa sia la «vittima» del campionato. Forse c’è un po’ di esagerazione… (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 23 febbraio 1959) Non è stata certamente una bella partita. La prima causa di ciò va attribuita a un protagonista invisibile, l’influenza, che ha privato i biancoscudati di Brighenti, venuto così ad aggiungersi ai «grandi» assenti Moro, Blason e Pison. E se non bastasse Pin, Scagnellato, Mariani e Bona sono scesi in campo con la febbre. Che si può fare di più? Non si va in cerca di scusanti, perché lo stato fisico attuale del Padova parla chiaro. In queste condizioni minorate, lo schieramento profondamente rimaneggiato ha dovuto cimentarsi con un’Alessandria scesa all’Appiani decisa a battersi con i denti per fare suo un punteggio più che onorevole. A ciò si aggiunga un arbitraggio non sempre perfetto, ché Carbonelli ha lasciato correre sulla fine dell’incontro un fallo in area grigia su Bona. Il gioco duro e deciso della difesa piemontese ha provocato frequenti spezzettamenti nel gioco, causando nella ripresa una decina di punizione, alcune delle quali dal limite, a favore dei biancoscudati. Ma veniamo ad un’analisi del Padova, che ha lasciato molto desiderare lo smalto argentino del suo gioco veloce e arioso di una settimana fa. In difesa Secco, nel ruolo di terzino e al posto di Blason, si è disimpegnato discretamente, affiancandosi a Scagnellato e al battitore Zannier, sempre sicuri. Ferrari, sfasato nel primo tempo, è rinvenuto alla distanza, disimpegnando nella ripresa un buon lavoro di raccordo e avanzando anche con qualche velleità di sfondamento. Il rientrante Mari ha superato la prova, completando una mediana discreta che più a lungo di quella alessandrina ha tenuto il centro campo: a ciò ha contribuito un Celio sempre superiore, uno dei migliori in campo, ideatore di temi brillanti in maggior misura dello stesso Rosa, che l’indebolimento fisico ha sfiancato sul finire della contesa. Mariani, anche se privo del suo scatto veloce, si è prodigato oltre ogni misura nel dar corpo alle azioni di una prima linea in tono ridotto, unitamente a Zerlin; uno Zerlin generoso che ha offerto una prestazione pregevole: la fortuna non gli è stata amica quando, a pochi minuti dalla fine, due suoi palloni battevano violentemente sulla traversa, così come era successo precedentemente Rosa ed a Mariani. Ed eccoci a Bona, sostituto di Brighenti: è partito in sordina, con un gioco non sempre chiaro; forse non ha «sentito» l’accordo con Mariani, con il quale ha tentato a volte azioni di sfondamento. Successivamente si è un po’ rinfrancato, ma è innegabile che il suo innesto a capo dell’attacco ha fatto rimpiangere il titolare Brighenti. A questo Padova, dunque, cui è mancato un perfetto accordo nella prima linea, si è contrapposta un’Alessandria puntigliosa, decisa a non mollare, che non ha permesso all’avversario di fare il «suo» gioco, soprattutto nel primo tempo, allorché i grigi di Pedroni, più tempisti, hanno spesso anticipato sul pallone i padroni di casa. E sebbene per tre quarti della partita il dominio territoriale sia stato dei biancoscudati, gli ospiti sono riusciti a concludere indenni la partita. Preoccupata di difendersi, l’Alessandria ha affidato a pochi uomini, quali Orlando, Girardo e Tacchi, il compito di portare minacce alla porta avversaria; Lorenzi ha cercato di guidare il gioco all’attacco così come Pedroni lo regolava (e meglio) al centro campo, lasciando specialmente a Tacchi il compito di concludere. E non sempre la difesa patavina ha preso sul serio queste azioni di contropiede, che sono giunte a volte fino alla porta di Pin quasi mai seriamente impegnato. La cronaca. Batte il Padova; primo tentativo di Ferrari al 6’, che calcia sopra la traversa. Due minuti dopo, su corner battuto da Zerlin, Bona cerca la via della rete, ma finisce ancora in angolo. Al 12’ Rosa, con un tiro di punizione dal limite, calcia forte contro la traversa. Alla mezz’ora i grigi rompono brevemente la pressione biancoscudata e operano alcune puntate in profondità: al 34’ Snidero lancia a Manenti il pallone, che l’interno calcia oltre la traversa. Brivido al 40’: Mariani di testa colpisce il palo destro; seconda azione sfortunata dei patavini. Ripresa. Su calcio d’angolo di Zerlin, bel tiro di Ferrari: Cuman salva in tuffo. Azione al 12’, pericolosa, dei grigi; su tiro di Castaldo, Pin para ma perde la palla, riprende Tacchi e Scagnellato libera. Al 36’, su punizione calciata da Rosa, Zerlin indirizza verso l’angolo, ma Cuman para con un bel volo. Al 42’ espulsione di Girardo e un minuto dopo sventola di Zerlin su centro di Rosa, che manda la sfera contro il palo. Ancora l’instancabile Zerlin, al 43’, colpisce con una rovesciata la traversa; tenta di riprendere Bona, ma è ostacolato e l’arbitro lascia correre. (Luigi Montobbio, «La Gazzetta dello Sport», 23 febbraio 1959) UN PREZIOSO PAREGGIO OTTENUTO DAI GRIGI A PADOVA Nonostante il pessimismo generale, l’Alessandria è uscita dall’Appiani di Padova con un punto. Pochi erano gli sportivi che alla vigilia dell’incontro speravano in una simile prodezza. Le condizioni generali del complesso grigio erano troppo note per potere legittimamente accordare grande fiducia ai giocatori. Il pronostico, invece, è stato sovvertito. Ma se vi è motivo di rallegrarci per il nuovo balzo in avanti effettuato in classifica, altrettanto non possiamo fare per quanto concerne la qualità e la quantità di gioco svolto dalla nostra unità. Come al solito, all’unisono, le cronache dei giornali hanno biasimato il comportamento tenuto dai grigi durante lo svolgimento della competizione. Riferiscono infatti testimoni oculari che, per tutta la durata dei 90’ di gioco, gli ospiti si sono trincerati nella loro area di rigore, adottando la famigerata – ai fini dello spettacolo – tattica difensiva. A priori, quindi, gli uomini di Pedroni hanno rinunciato alla lotta, dimostrando apertamente di possedere scarse velleità agonistiche. Ma se è vero, tanto per dirla con una frase machiavellica, che il mezzo giustifica il fine, è pur vero che sovente la tattica difensiva si rivela un’arma a doppio taglio. Stando a quanto ci hanno riferito i cronisti presenti alla gara, l’Alessandria, benché ottimamente organizzata in difesa, rischiò di uscire dal campo nettamente sconfitta. I tre pali colpiti dagli attaccanti del Padova sono una prova inequivocabile del pericolo corso. Vi è inoltre chi afferma che i grigi, con la loro tattica rinunciataria, hanno perduto una eccellente occasione di conquistare tutta la posta in palio. Difatti, come è noto, i padroni di casa erano scesi in campo con i ranghi incompleti. Cinque dei loro migliori elementi erano assenti: le riserve incluse nella formazione non sostituirono degnamente i titolari. Sarebbe bastato che Pedroni avesse dato l’ordine di attaccare, che forse le sorti dell’incontro avrebbero potuto essere ben diverse. Nei tecnici alessandrini non si è ancora fatta strada la convinzione che la migliore difesa è l’offesa. È perfettamente inutile chiudersi in difesa, prima ancora di essersi resi conto se l’avversario si trova in giornata di vena o meno. Non sempre gli avversari, benché beneficino del vantaggio campo e pubblico sono in grado di fornire una brillante prestazione. Le giornate nere degli antagonisti si verificano così come per la nostra squadra: occorre quindi approfittarne, onde ricuperare qualche nuova posizione nella graduatoria dei valori. Si è verificato più d’una volta che la squadra che pratica il catenaccio, dopo aver sudato le tradizionali sette camicie per 80’ onde mantenere inviolata la propria rete, sul finire della gara si lascia sorprendere per cui deve poi trangugiare il rospo della sconfitta. A che cosa è valso, quindi, il catenaccio? Senza dubbio a crearsi dell’antipatia da parte del pubblico presente alla manifestazione, e con un risultato assolutamente negativo. Noi siamo dell’avviso che per il buon nome di Alessandria sportiva le partite debbono sempre essere giocate anche all’attacco, di qualunque levatura tecnica sia l’avversario. La buona volontà e lo spirito agonistico sono fattori che hanno sempre dato buoni frutti. Domani, domenica, il campionato avrà una battuta d’arresto. L’incontro internazionale, Italia-Spagna assorbe ogni attenzione. I grigi comunque, in previsione del difficile incontro dell’8 marzo col Milan, stanno svolgendo un intenso programma preparatorio. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 28 febbraio 1959) RISULTATI: Fiorentina-Triestina 4-1 Genoa-Lanerossi Vicenza 0-1 Milan-Sampdoria 4-1 Napoli-Juventus 0-0 Roma-Bologna 0-1 Spal-Internazionale 0-1 Talmone Torino-Bari 2-2 Udinese-Lazio 4-1 CLASSIFICA: Milan 34; Fiorentina 33; Internazionale 30; Juventus 29; Lanerossi Vicenza, Sampdoria 24; Padova 22; Napoli, Roma 21; Bologna 20; Genoa 18; Bari, Lazio, Spal 17; Alessandria 15; Udinese 13; Triestina 12; Talmone Torino 11 MARCATORI 25 gol Angelillo (Inter) 20 gol Altafini (Milan) 19 gol Montuori (Fiorentina) 15 gol Hamrin (Fiorentina) 14 gol Firmani (Inter) 12 gol Danova G. (Milan) Il punto sul campionato Nella lotta a distanza che combattono le quattro squadre che hanno la possibilità, se non proprio la probabilità, di assicurarsi il titolo di campione per la stagione, è toccato questa volta alla Juventus di rimetterci un punto per strada. E' andata a Napoli e ne è tornata con un esito in bianco. Ciò mentre le sue due grandi rivali, chiamate ognuna ad operare sul proprio terreno, hanno chiuso le loro fatiche con una vittoria della stessa misura: un 4 a 1 riportato dal Milan sulla Sampdoria e dalla Fiorentina sulla Triestina. Ciò mentre l'Internazionale si recava sul pericolosissimo campo della Spal di Ferrara, e la spuntava di stretta misura. L'avventura corsa dai bianconeri torinesi a Napoli noti è stata proprio delle più fortunate. La squadra, che già di per sé giocava in modo apatico, più che flemmatico, è stata colpita proprio all'inizio del secondo tempo da un infortunio di notevole importanza avvenuto a Boniperti, da un duro scontro con Pesaola il capitano usciva stroncato per una distorsione alla caviglia del piede destro. Duro colpo per l'undici che detiene il titolo di campione, e durissimo per l'undici azzurro. Un brutto guaio per tutti quanti. Se a questa botta della sorte si aggiunge l'infortunio di Charles, che in un urto testa a testa con Posio riportò l'occlusione quasi totale dell'occhio sinistro, si vedrà come il punto portato via da Napoli possa venir considerato dalla Juventus come prezioso. La partita è stata tecnicamente scadente da entrambi le parti, il Napoli ha dominato lungo, ma le migliori occasioni da rete le ha avute la Juventus. La quale con Sivori — che aveva ricevuto sul campo, prima dell'incontro, la medaglia d'oro di un settimanale sportivo riservata al miglior calciatore della stagione scorsa — le ha sciupate tutte dopo la sospensione internazionale quante. Così le cose nel gruppo di testa stanno praticamente al punto di prima. La sola differenza consiste nel punto in classifica che la Juventus ha perduto sulle tre rivali. Un punto che se la squadra riesce a darsi ordine potrà essere ripreso in un prosieguo di tempo. Che la serie degli incontri diretti, quelli nei quali qualcuno deve pur perdere, avrà inizio subito dopo l'incontro internazionale, l'8 marzo cioè, con la partita di Milano fra l'Internazionale e la Fiorentina. Sarà, questa guru quella che deciderà di tutto m quanto a primato. Quello che è successo in alto per una delle compagini torinesi, si è verificato in basso per l'altra. Il Talmone-Torino, giocando in quello stadio comunale che è diventato ormai la sua sede permanente, non ha potuto andare al di là del risultato pari: un Sai Avversario dei granata per l'occasione era il Bari, un undici che ha più sostanza che apparenza, un undici che in campo ci sa lare. Andati in vantaggio subito in inizio d'incontro, i padroni di casa sono stati poi raggiunti e sorpassati, e l'equilibrio del punteggio non sono riusciti a ristabilirlo se non nel quarto d'ora finale del l'incontro, ad opera di uno dei mediani laterali, Bearzot. E intanto, contemporaneamente, l'Alessandria è riuscita a portare a casa un risultato nullo dal difficile campo del Padova, e l'Udinese, sul proprio terreno, ha addirittura battuto per 4 reti a una la Lazio che, se continuerà di questo passo, vedremo presto in lotta anch'essa per sfuggire alla retrocessione. Fra gli interessati alla quale, a perdere è rimasta domenica la Triestina, che aveva a che fare con la fiorentina a Firenze. Proprio quella Triestina che toccherà ai torinesi di incontrare a Trieste il giorno in cui le, verrà dato il via per la lotta del campionato. Sarà il derby delle Cenerentole, per non dire delle derelitte, quell'incontro. E sarà un'altra partita che i granata non dovranno perdere: pena un peggioramento della situazione. La quale, per il Talmone-Torino è grave, ma non ancora disperata come molti pensano. Gli incontri che il suo calendario comprenderà prima di arrivare al termine del torneo sono ancora 13: il che vuol dire 26 possibili punti da conquistare. Un margine ampio per una ripresa esiste tuttora, se si pensa che la Triestina non sta che per una lunghezza al di sopra dei granata e l'Udinese per due sole. (La Stampa - Vittorio Pozzo)