Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
15-03-1959 - Giornata: 23 - Genova - Luigi Ferraris


Genoa CFC - Alessandria US 1 - 1 (0 - 0)
RETI: 83. Magnini A. [Ge] 77. Oldani (II) T.[A]

Alessandria US Cuman Pacifico, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Pistorello Giancarlo, Oldani (II) Tullio, Manenti Michele, Filini Giancarlo, Girardo Antonio, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
GENOA CFC: Ghezzi; Magnini, Becattini; Leopardi, De Angelis, Delfino; Abbadie, Robotti, Leoni, Pantaleoni (III) Mario, Frignani. All.: Poggi (II) Ernesto Matteo; D.T.: Frossi Annibale.

Arbitro: Campanati Giulio (Milano)
Note
Ammonito: Delfino [G]. Angoli: 5-4 (3-1). Spettatori: 20.000 oppure 25.000. Giornata calda, terreno asciutto ma non regolare. Inizio gara ore 15:00.

Commento
IL GENOA RAGGIUNGE L'ALESSANDRIA SOLO A SETTE MINUTI DALLA FINE Due volte è sembrato che l’Alessandria rifiutasse la vittoria. La prima è stata quando Oldani, al 9’ del secondo tempo, solo a tre passi dalla porta, e con il portiere fuori dai pali, ha trovato modo di mandare il pallone al disopra della traversa. La seconda quando, in vantaggio per uno a zero, a sette minuti dalla fine, si è lasciata battere da un tiro di Magnini un metro fuori del limite dell’area, un tiro rasoterra, non forte, che Cuman non ha visto, ma che dovevano ben vedere gli altri, tutti ammassati nell’area di rigore perché era appena stato battuto un calcio d’angolo. Magnini si era dimostrato uno dei migliori uomini del Genoa, il più attivo, il più deciso, il più ricco di fervore agonistico. E poiché egli ha giocato spessissimo, come è sua consuetudine, all’attacco, trasformando ogni volta in lavoro offensivo il suo impegno difensivo, avrebbe meritato almeno la stessa sorveglianza che veniva esercitata sugli altri cinque attaccanti del Genoa, almeno tre dei quali, forse, di sorveglianza non ne richiedevano troppa. Dobbiamo aggiungere subito che un Genoa come quello di ieri è difficile vederlo. L’assenza di Barison, che nella mattinata era stato operato di appendicite in una clinica della città, e di Carlini deve aver turbato il pur abile allenatore del rossoblù, il quale aveva lasciato negli spogliatoi anche Dal Monte, nell’intento forse di formare un attacco tutto di gioco. Ne è venuto fuori uno schieramento senza nerbo, involuto nella manovra, non sufficientemente ricco di spinta, senza un solo uomo di punta, tale non potendo essere considerato Abbadie ancora a corto di lavoro, più grasso del necessario e di conseguenza lento e di scarsa lena. Contro un Genoa così dimesso, incerto anche nella mediana, l’Alessandria ha avuto più paura di quanto esso fosse meritevole. Ha mantenuto quindi la sua formazione prudente, con Pedroni battitore libero e il mezzo sinistro Girardo centromediano effettivo. Lo stesso suo comportamento denunciava la preoccupazione di non scoprirsi, cosicché per una ventina di minuti il gioco è stato la cosa più scialba che si potesse immaginare. Poi, gradatamente, l’Alessandria è venuta a galla e nella ripresa, pur senza scoprirsi mai, si è distesa con maggiore continuità ed allora la partita è entrata nel suo periodo più infuocato, fino ad assumere toni drammatici quando la squadra grigia è andata in vantaggio. Il merito dell’Alessandria è stato di essersi dimostrata più fusa, più mobile, più sciolta nella manovra. Le è mancata la convinzione di poter vincere per un’eccessiva valutazione della forza dell’avversario, e quando questa convinzione è riuscita a darsela, s’è visto un gioco che per molti poteva essere quasi una rivelazione, perché quando si dice «Alessandria» si intende generalmente «catenaccio», lasciando in secondo piano tutto il resto. Questo «resto» può dimostrarsi invece la parte migliore della squadra, ed è appunto ciò che s’è visto ieri. Il pareggio premia quindi il Genoa più di quanto non meritasse e toglie all’Alessandria una vittoria che due volte essa era stata sul punto di conquistare e di cui, col suo gioco, si era resa degna. Come abbiamo detto, per una ventina di minuti il gioco è stato al disotto della meno esigente attesa, poi, al 22’, è scattato Tacchi a dar fuoco alle polveri. Dopo un’azione sconcertante, aiutato da un errore di Magnini, egli si portava dal centro fino all’estremità sinistra sferrando quindi un traversone violentissimo che Ghezzi riusciva appena a fatica a deviare in angolo. Il risveglio dei grigi rianimava la partita. Due tuffi di Ghezzi al 3O’ e al 39’ bloccavano due pericolose azioni di Oldani e non era che a cinque minuti dal riposo che il Genoa, risorto, riequilibrava l’andamento del gioco senza però pervenire mai a impegnare seriamente Cuman. Alla ripresa, Abbadie si presentava al centro dell’attacco e Leoni, stranamente fuori fase, andava all’estrema destra. Al 7’ un centro di Frignani provocava uno scontro fra Cuman e Abbadie, precipitatisi entrambi sulla palla. Il genoano restava a terra, poi si rialzava zoppicante, ma doveva trattarsi di una contusione leggera perché gradatamente il giocatore riprendeva il suo ritmo. Al 9’, l’occasione perduta dai grigi. L’azione era condotta da Tacchi sulla destra, in area egli scartava Magnini, poi toccava a Oldani, in quel momento solo davanti ai pali per l’uscita di Ghezzi su Tacchi: a tre passi dalla rete vuota, Oldani, che pure è giocatore riflessivo, alzava la palla al disopra della traversa. L’occasione perduta accentuava lo spirito battagliero dei grigi. Qualche minuto dopo, ancora su azione di Tacchi che stava diventando lo spauracchio della difesa rossoblù, Ghezzi era costretto a tuffarsi sui piedi del centravanti Filini. L’Alessandria otteneva quindi tre calci d’angolo consecutivi, ma al 23’, su azione di contropiede, Robotti, solo davanti alla porta, mandava a lato un bel pallone centrato da Frignani. Mancava un quarto d’ora alla fine e la partita entrava nella sua fase drammatica. Al 32’ nuovamente Tacchi imperversava sulla destra, astuto nel palleggio, veloce nello scatto, imperscrutabile nelle intenzioni. A un paio di metri dal fondo, egli centrava a mezza altezza, Ghezzi usciva in tuffo intercettando la palla a mani aperte e mandandola quindi verso Leopardi, distante circa tre metri. Avveniva un errore fatale. Leopardi cercava di controllare la palla, ma il tentativo non gli riusciva, la sfera gli rimbalzava sul piede, più lesto di lui Oldani le era sopra e la mandava in rete facendole scavalcare Ghezzi ancora con le braccia larghe dalla sorpresa. Sospinto dagli incitamenti del pubblico, il Genoa si buttava all’offensiva e diventava padrone del campo. Passavano appena sei minuti dal gol di Oldani e un corner era concesso ai rossoblù. Lo batteva Frignani, Pedroni respingeva di testa, la palla non si allontanava dalla mischia, Magnini la ricuperava al limite dell’area effettuando un tiro rasoterra che dopo essere passato fra una dozzina di gambe trovava rifugio nella rete sorprendendo Cuman. Negli ultimi minuti il Genoa ha cercato, sullo slancio, di conquistare, dopo il pareggio, anche il secondo punto, quello della vittoria. Al 40’, su un traversone di Becattini, conseguente ad un calcio di punizione, Robotti arrivava con un attimo di ritardo sulla palla e l’occasione sfumava. A un minuto dalla fine, un gol di Frignani veniva annullato per evidentissimo fuori gioco. Al fischio di chiusura i giocatori uscivano dal campo tutti commisti, pacatamente discorrendo. La dura lotta non aveva lasciato strascichi. Apparentemente, tutti si dimostravano soddisfatti. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 16 marzo 1959) Il «complesso» per le «provinciali» ha giocato un altro brutto tiro al Genoa. Per poco, infatti, l’Alessandria non usciva da Marassi vittoriosa, e con pieno merito. Ma si è tratto solo e unicamente di «complesso»? Vediamo. Il Genoa è sceso in campo in una formazione che, a ragion veduta, occorre ritenere errata. Mancava Barison, d’accordo, per via dell’appendicite. Tutto faceva ritenere che sarebbe stato sostituito con Frignani, che avrebbe ceduto il suo posto a Dal Monte. Invece, Dal Monte non si è visto e si è visto – purtroppo! – Leoni. Leoni quest’anno, calcisticamente parlando, è un’opinione. Ad aggravare la non indovinata sostituzione sono venute poi le manchevolezze dei due interni e più ancora che di Robotti e di Pantaleoni, evidentemente «usurato». Quindi il Genoa è partito contro l’Alessandria in una condizione di netta inferiorità nei confronti delle gare precedenti. Come se ciò non bastasse, quasi tutti i componenti hanno denunciato, in fatto di velocità e di volontà, due gradi meno degli avversari. Infine, ci si è messo il catenaccio dei grigi a confondere maggiormente le idee ai rossoblù che, nonostante la presenza tra le loro file di Abbadie, sono praticamente naufragati tra gli scogli eretti un po’ dovunque dagli alessandrini. Il bello si è che sebbene Pedroni avesse impancato un formidabile «verrou», si è assistito alla stranezza di un Ghezzi impegnato sino all’esaurimento e un Cuman che, salvo lo scorcio finale della partita, si è goduto la lotta in perfetta serenità. In sostanza, chi ha attaccato meglio delle due antagoniste è stata la piemontese. Chi si è difesa meglio è stata pure la piemontese. E non importa se poi il Genoa è andato vicinissimo al successo completo (un gol di Frignani è stato giustamente annullato per fuori gioco, ma l’azione, una delle pochissime dei rossoblù in tutto l’incontro, era stata perfetta e solo uno scatto anticipato dell’ala sinistra genoana l’ha resa sterile): perché prima degli ultimi dieci minuti dalla chiusura delle ostilità, una sola compagine poteva vantare qualche diritto. Quello dell’Alessandria non è stato gioco da prendersi a modello dal punto di vista tecnico, per carità. Tutta roba abborracciata. Ma il Genoa, contro i grigi, ha fatto precisamente la figura dei pifferi. La difesa dei grigi (raffazzonatissima, d’accordo), più Tacchi, ha tenuto in scacco i rossoblù per 80’ di gioco. Alla fine, sono passati. Fortunoso il loro gol: questo sì. Ma quanti ne aveva sventati già l’eccellente Ghezzi? E lo stesso Oldani, che ha realizzato, non aveva calciato alle nuvole un pallone da due passi dalla linea fatale, con Ghezzi fuori porta? Questa è la realtà di Genoa-Alessandria. Un Genoa a pezzi, cui non è bastata la buona volontà di qualche elemento per «riunificarlo», ed una Alessandria dai limiti ben noti, ma vivacissima e carica di entusiasmo. Per la cronaca basteranno poche annotazioni: Pedroni battitori libero, Manenti su Abbadie, Girardo su Leoni quando ha giocato centravanti. Nel Genoa, libero Robotti. Due angoli per il Genoa subito, poi Ghezzi deve cacciarsi già su Tacchi in libertà e deviare in angolo un tiro violentissimo. Alla mezz’ora Ghezzi blocca uno splendido tiro di Manenti e deve fare poi il «kamikaze» su Oldani. Occasione da rete per il Genoa su manovra impostata da Becattini-Frignani. Libero il centravanti, che è già passato all’ala destra (cedendo il ruolo ad Abbadie), svirgola netto da pochi metri da Cuman. Gli unici del grifone che tirino fuori le unghie anche per tentare di sorprendere il portiere alessandrino sono Becattini e Delfino! Prima del riposo, colpo di testa di Pantaleoni discreto e sventola di Magnini su Cuman. Ripresa. Subito si scatena Abbadie, ma non ha… complici. Frignani, oggi il migliore in campo fra i rossoblù, parte netto sfuggendo al crudo Boniardi e crossa al centro, perfetto su Abbadie. Ma Abbadie ha una triplice guardia del corpo e non può svincolarsi. Intanto, l’Alessandria riduce le sue manovre a lunghi lanci puntando quasi sempre su Tacchi che ora è ala sinistra, ora centrattacco, ora ala destra in frequenti scambi con Filini e Oldani. Scarica alto in contropiede. Poi Cuman si precipita come un razzo su Abbadie in area e lo mette a terra; ma è ancora Tacchi che porta lo scompiglio nella difesa del Genoa e Ghezzi fa appena in tempo a respingere come gli capita la sciabolata dell’alessandrino. Riprende la palla Oldani e a porta vuota fa un grosso ceffo. Poi ancora Ghezzi rimedia su Filini. Al 22’, una buona offensiva dei padroni di casa: Leoni, Frignani, Abbadie, Robotti; l’interno staffila fortissimo ma a fior di montante. Replica Tacchi e a sua volta lambisce un palo. Poi si caccia avanti anche Becattini per forzare il catenaccio degli ospiti. Niente da fare. Ripartono i grigi e il solito Tacchi spara secco sotto la traversa di Ghezzi: questi risponde da par suo e respinge di pugno mettendo il pallone sul piede di Leopardi. L’uruguaiano potrebbe respingere lontano senza badare per il sottile; invece Ghezzi è ancora a terra dopo la respinta, Oldani ricaccia il pallone nella mischia, neppur convinto perché non si era accorto di Ghezzi fuori rettangolo e la palla, beffando tutti meno che lui, entra comodamente nel sacco. La reazione del Genoa è immediata epperò farraginosa. Ci verrà un calcio d’angolo perché i rossoblù pareggino. Batte Frignani da destra, Boniardi di testa intercetta e respinge, Pantaleoni raccoglie e dà a Magnini poco fuori dell’area di rigore. Il tiro del terzino è secco e preciso in un angolino basso: ma è un tiro fortunato perché sfugge a una selva di gambe e Cuman non lo può vedere. Comunque, il gol è buono e il pareggio anche. Poco dopo Robotti arriva un attimo in ritardo su una punizione battuta da Becattini e poi si ha il gol di Frignani fasullo. Giornata calda, terreno asciutto ma non regolare. Qualche duro colpo, ma senza conseguenze, ad Abbadie, Filini, Pistorello, Leoni. Notevoli i mutamenti nelle prime file delle due squadre durante il gioco. (Aldo Merlo, «La Gazzetta dello Sport», 16 marzo 1959) Frossi ha sbagliato completamente la formazione messa in campo. Assente forzatamente Barison – il quale questa mattina è stato operato in una clinica cittadina per un attacco di appendicite, con esito felicissimo – l’allenatore rossoblù ha pensato bene di togliere di squadra anche Dal Monte, che pur non avendo doti eccessivamente tecniche è pur sempre dotato di un tiro rispettabile. Priva così dei due suoi migliori giocatori, la prima linea rossoblù è andata a catafascio, poiché nessuno degli altri aveva possibilità e potenza di tiro e nessuno è mai riuscito a combinare nulla di questo genere. Si veda al riguardo come l’unico gol dei rossoblù sia stato ottenuto da un terzino. Con un attacco inefficiente e soprattutto spaventosamente nullo in Leoni – gli altri hanno giocato con scarso profitto tecnico – il Genoa ha attaccato invano per almeno due terzi dell’incontro. L’Alessandria, applicando un catenaccio dei più rigidi – Pedroni battitore libero e Girardo nel primo tempo su Leoni e nel secondo tempo su Abbadie – la squadra grigia ha potuto condurre in porto un prezioso pareggio. C’è mancato poco anzi che non riuscisse a lasciare Marassi addirittura con l’intero bottino, ma questa sarebbe stata davvero una troppo grave ingiustizia per il Genoa il quale, pur avendo disputato una partita tecnicamente povera, ha tuttavia dominato a lungo. Detto questo, non resta molto altro da rilevare sull’odierno incontro. Nella squadra grigia, ottimo il blocco difensivo e su tutti Cuman, mentre all’attacco ha brillato per le sue serpentine ed i suoi improvvisi tiri a rete l’ala sinistra Tacchi. Nella squadra rossoblù, la palma del migliore spetta oggi al portiere Ghezzi, autore di un paio di salvataggi disperati, senza dei quali l’Alessandria sarebbe uscita vincitrice. Bene anche la coppia dei terzini ed in ordine decrescente gli altri uomini della mediana e poi quelli della prima linea. Abbadie, guardatissimo, non ha trovato poi nessuna collaborazione da parte degli sfuocatissimi compagni. Quanto a Leoni, meglio non dire nulla. Ci sono voluti più di venti minuti dopo l’inizio per vedere una azione di gioco consistente, ed è stata quella porta al 22’ dai grigi su contropiede di Tacchi. Ghezzi è uscito disperatamente ed è riuscito a salvare la porta, ma il pallone da lui respinto è stato ripreso da Filini, che ha nuovamente servito Tacchi. Stavolta Ghezzi è riuscito a deviare in angolo un tiro dei più difficili. Poi ancora Ghezzi all’opera su azioni di Tacchi e Oldani: solamente negli ultimi cinque minuti il Genoa è tornato all’attacco e stavolta assai pericolosamente, impegnando Cuman dapprima con Delfino e poi con Pantaleoni, Leoni ha sbagliato ancora da pochi passi una facilissima occasione calciando alto. Ma l’occasione migliore l’ha mancata Oldani al 9’ della ripresa, dopo che Tacchi, con azione individuale, scartato anche Ghezzi, gli aveva messo sul piede la palla da spingere in rete. L’ala destra invece, a porta completamente vuota, ha incredibilmente mancato la facile occasione calciando oltre la traversa. A sua volta, Robotti, al 23’, ben servito da Frignani e Abbadie, ha sciupato da pochi passi una magnifica occasione per segnare. Al 32’, la rete dei grigi: Ghezzi è uscito di porta riuscendo a strappare la palla dai piedi di Tacchi e l’ha respinta a Leopardi: questi ha mancato il rinvio ed il pallone, rimbalzando contro Oldani, è ritornato verso la rete ancora incustodita e la palla è finita in fondo al sacco. Il pareggio dei rossoblù al 38’: su calcio d’angolo battuto da Frignani, Pedroni ha respinto di testa; sulle soglie dell’area di rigore c’era Magnini che, con un tiro basso e bene azzeccato ha infilato l’angolo sulla destra di Cuman, coperto da una decina di uomini. Poi vani gli ultimi attacchi del Genoa ed una rete di Frignani, all’ultimo minuto, giustamente annullata per fuori gioco. Giornata di sole con leggero vento da nord. Nel primo tempo, ammonito Delfino per gioco scorretto. Leggero incidente ad Abbadie, per uno scontro con Cuman, al 7’ della ripresa. Nel secondo tempo, Abbadie e Leoni si sono scambiati di posto. (Renzo Bidone, «Corriere dello Sport», 16 marzo 1959) Non crediamo sia dato di assistere, sui campi di gioco, ad una partita di calcio più brutta di questa tra il Genoa e l’Alessandria. L’Alessandria ha segnato per prima ed il Genoa è stato costretto ad un arrembaggio nervoso, confuso e sconclusionato che ha avuto solo il pregio di ravvivare gli ultimi minuti di una partita addirittura disgustosa. I portieri vivacchiano senza preoccuparsi fino al 25’, quando è Ghezzi a venire chiamato seriamente in causa da un tiro di Tacchi. Sette minuti dopo, azione di Tacchi, Pistorello (bravissimo il laterale grigio) e Manenti, sui cui piedi Ghezzi si conferma «kamikaze». Risponde il Genoa con Robotti, ma il suo tiro è indirizzato alle stelle e quindi Ghezzi rischia ancora la testa per gettarsi fra le gambe di Oldani. Al 40’ attacca Becattini, giunge sul fondo e centra, raccoglie Frignani dalla parte opposta ed invia la palla verso la porta, dove Leoni, ottimamente appostato, sciupa maldestramente alzando oltre la traversa da pochi metri. Lo imita alla perfezione Oldani all’8’ della ripresa. Al 18’ Ghezzi compie un’altra spericolata uscita su Filini, quindi una delle più insidiose azioni di Frignani e Abbadie, con invitante palla a Robotti che, da pochi passi, calciava una ventina di metri a lato del palo più lontano. Brivido per i rossoblù al 26’ per una saetta di Tacchi che va a lambire il montante e quindi goal grigio, ancora per merito di Tacchi. È il 32’, Tacchi si sposta a destra e tira verso porta, dove Manenti finge di intercettare ma lascia invece la palla, per cui Ghezzi rimane sorpreso e respinge corto, a palme aperte. La palla va a Leopardi, che calcia per liberare, ma Oldani piazza il suo piede davanti alla sfera e, dal rimpallo, nasce la rete. Rabbiosa controffensiva del Genoa. Angolo: palla da Frignani a Boniardi che respinge, raccoglie Pantaleoni e smista a Magnini il quale, dal limite, spara con quanta forza ha. La sfera passa fra una selva di gambe e va ad insaccarsi lambendo il montante alla destra di Cuman. (Stefano Porcù, «l’Unità», 16 marzo 1959) IL PRECISO IMPEGNO DEI GRIGI PER DOMANI L’Alessandria deve vincere contro l’ Udinese I sostenitori di Pedroni non hanno fatto buon viso ai nostri appunti di sabato scorso concernenti la sua sistematica tattica «catenacciara». La levata di scudi non ci ha sorpresi, perché rientra nella normalità di tutte le cose di questo mondo, ché ai «pro» fa sempre eco il «contro». Noi, comunque, siamo sempre dell’avviso che rilevare i difetti di una squadra calcistica non significa sminuire il valore atletico di chicchessia. La reputazione di un allenatore rimane sempre integra anche se sul suo operato non tutti sono concordi. Ciò non di meno, insistiamo nell’affermare che il «catenaccio» demoralizza i giocatori, disgusta la massa sportiva ed impedisce alla squadra di affermarsi, il «catenaccio» è sinonimo di caos, fonte di errori irreparabili. L’Alessandria – è stato dimostrato più volte – è una squadra che se non le vengono imposte restrizioni sa giocare discretamente bene. Svolge temi di gioco semplici, ma redditizi. Non eccelle in fatto di tecnica e di stile, pur tuttavia possiede ottimi requisiti agonistici per affrontare con molte possibilità di successo avversari di notevole levatura. Occorre avere fiducia nella forza della squadra e darle, quindi, maggiore libertà di movimenti. A Marassi i grigi, pur non disputando una grande partita, hanno soddisfatto sia per la quantità che per la qualità delle azioni svolte. Ghezzi più di Cuman ha dovuto lavorare onde evitare alla sua compagine una sconfitta casalinga. L’Alessandria non ha conseguito il successo solo per l’inesperienza e l’orgasmo del valoroso Oldani; tuttavia ha favorevolmente impressionato critici e pubblico. A questo proposito ci è gradito riportare quanto un emerito critico sportivo torinese ha scritto in merito alla gara col Genoa: «Il merito dell’Alessandria è stato di essersi dimostrata più fusa, più mobile, più sciolta nella manovra. Le è mancata la convinzione di poter vincere per una eccessiva valutazione della forza dell’avversario e, quando questa convinzione è riuscita a darsela, si è visto un gioco che per molti poteva essere quasi una rivelazione, perché quando si dice Alessandria si intende generalmente catenaccio». Questo commento è eloquentissimo e meritevole di essere tenuto in considerazione dallo stesso Pedroni. Il pareggio preziosissimo di Genova è frutto dello spirito agonistico dimostrato dagli atleti grigi e non della tattica rinunciataria. Ci auguriamo, quindi, che su questa strada l’Alessandria abbia a perseverare per la sua salvezza e per la consolazione dei suoi innumerevoli sostenitori. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 21 marzo 1959) OLTRE IL MURO DEL TIFO Semi-catenaccio nel primo tempo, una certa distensione nel secondo: che Pedroni cominci a rendersi conto che qualche volta si deve osare? Stentiamo a crederlo, ma a Genova ci faceva piacere al cuore vedere Manenti verso l’area di rigore avversaria e Pistorello a metà campo! Meglio tardi che mai, anche nel calcio, e si ricordi Pedroni che chi osa vince. Ci mancava anche il portiere del Genoa per togliere all’Alessandria la vittoria! Quello che ha fatto Ghezzi ha del prodigioso: chi non ha visto, domandi a Tacchi, che si è trovata la strada più di una volta sbarrata dal «kamikaze». In novanta minuti, da una parte e dall’altra, si sono sbagliati i goals più elementari. Da tre metri a porta vuota è più facile segnare che sbagliare, ma i milionari di oggi, cioè i calciatori, riescono a sbagliare in una partita due o tre goals già fatti. Segno che sanno ancora colpire il cuore delle belle ragazze, ma ignorano come si deve colpire il pallone. Il terzino del Genoa avrà per molte notti l’incubo di Tacchi che, per tutta la partita, lo ha fatto… ballare, dal tango argentino al calipso. Non accade spesso di vedere un giocatore nel «pallone» come Magnini; e quel dannato di Tacchi sembrava divertirsi un mondo. Verso la fine della partita tentò anche la suprema beffa, cioè di fargli passare il pallone in mezzo alle gambe: non gli riuscì, ma la malvagità della manovra è stata evidente. Sul campo di Marassi, abbiamo assistito ad innumerevoli partite tra Alessandria e Genoa e dobbiamo amaramente constatare che si trattava davvero di… altri tempi. Scarso l’entusiasmo, silenzioso o quasi per ottanta minuti il pubblico, molti vuoti sugli spalti, gioco men che mediocre. Una volta tutto ardeva in campo, i giocatori eran quasi tutti degni della Nazionale, il pubblico sembrava impazzito, gli incassi erano favolosi. Ora tutto mediocre, tutto all’acqua di rose tra due squadre che cercano di vivacchiare usurpando la gloria di un tempo. (Egi, «Il Piccolo», 21 marzo 1959) RISULTATI: Fiorentina-Sampdoria 4-1 Milan-Lanerossi Vicenza 0-0 Napoli-Lazio 1-1 Padova-Bari 0-0 Roma-Internazionale 2-2 Spal-Bologna 0-1 Talmone Torino-Juventus 3-2 Udinese-Triestina 0-0 CLASSIFICA: Fiorentina, Milan 37; Internazionale, Juventus 31; Sampdoria 26; Lanerossi Vicenza 25; Bologna, Napoli 24; Padova 23; Roma 22; Genoa 21; Lazio 20; Bari 18; Spal 17; Alessandria 16; Talmone Torino, Triestina, Udinese 14 MARCATORI 27 gol Angelillo (Inter) 22 gol Altafini (Milan) 21 gol Montuori (Fiorentina) 18 gol Hamrin (Fiorentina) 14 gol Firmani (Inter) 13 gol Charles (Juventus), Nicolè (Juventus) Il punto sul campionato Alla Fiorentina e al Torino le vittorie più importanti Raggiunto il Milan capolista dalla squadra toscana - In coda i granata non più soli Nel corso di una di quelle giornate, che, nell'opinione dei più, parevano dover costituire una semplice marcia di avvicinamento ai momenti delle lotte decisive per l'assegnamento del titolo di Campione, è avvenuto quello cito forse nei momenti stessi degli incontri d.retti non potrà avvenire. Una delle quattro squadre che ancora si trovavano in lizza per il primato è uscita e distruttrici delle squadre deboli contro quelle forti — quelle misure che tante diatribe di discussioni avevano sollevato. L'altra squadra milanese, l'Internazionale, è andata allo Stadio Olimpico della Capitale, ed un po' per il rotto della cuffia — il romanista Ghiggia ha, fra altro, sciupato un calcio di rigore — ha potuto portare a casa un pareggio. Ed infine, il colpo più grosso, il numero necessario di Ed un unico successo pieno dal suo incontro, nettamente so e clamoroso. La Juventus, sconfitta, due delle altre, in casa o fuori, non hanno potuto andare al di là del risultato pari, ed una sola, la rimanente, dopo una partita burrascosa anziché no, ha meassato l'intero complemento dei punti. E', quest'ultima, la Fiorentina, che ospitando la Sampdoria, ha chiuso il primo tempo in bianco ed ha straripato (per quattro reti a una) alla ripresa, quando tre giuocatori erano stati espulsi dal campo. La Fiorentina raggiunge così nuovamente il Milan al primo posto, e passa in testa alla classifica per il miglior quoziente reti, avendo il Lane-rossi Vicenza inchiodato il Milan sullo zero a zero a San Siro. Trionfo del < catenaccio » a doppia o tripla mandata, la partita di Milano. I rossoneri hanno battuto la testa contro il muro eretto da quasi intera la squadra veneta in area ài rigore: hanno dominato, hanno ottenuto una decina di calci d'angolo, ma passare non sono passati. Proprio come ai tempi classici delle misure difensive e distruttrici delle squadre deboli contro quelle forti. L’altra squadra milanese - l’Internazionale - è andata allo stadio Olimpico della Capitale, ed un pò per il rotto della cuffia - il rormanista Chiggia ha fra l’altro - sciupato un calcio di rigore - ha potuto portare a casa un pareggio. Ed infine, il colpo più grosso e clamoroso. La Juventus, che pareva far un sol boccone del Talmone Torino è uscita sconfitta dal confronto, per un risultato di tre reti a due che non dice appieno la differenza di valore e di merito nella giornata emersa tra i due contendenti. L'ultimo in classifica ha piegato chi ancora si trovava in lizza per il primato. La sorpresa vera e grande dell'incontro di Torino è stata quella di trovare l'undici granata balzato di colpo ad un grado elevato di forma: tutti in scafo di grazia i giuocatori, ed una intesa ed un rendimento collettivo da far sgranare tanto d'occhi. Tre reti consecutive di Virgili, tutte nel primo tempo, hanno impresso al risultato un'impronta, che nulla ha potuto più cancellare. Nemmeno un calcio di rigore concesso dall'arbitro malgrado il parere apertamente contrario del guardalinee competente — abbiamo visto due volte alla prova l'arbitro Orlandini nello spazio di otto giorni, a Milano ed a Torino, e non ci è parso più così attento e preciso come in passato — un calcio di rigore tirato da Charles, si diceva, che non ha avuto effetto essendo stato parato da Vieri in modo magistrali. La Juventus è stata, prima di ogni altra cosa, battuta a metà campo. Della zona centrale si sono impadroniti subito i granata, anche per l'assenza di ogni giuocatore bianconero. Era quella la zona in cui opera solitamente Boniperti, e la sua assenza ha convinto un po' tutti, di quanto peso eserciti sulla economia generale del giuoco juventino, il suo lavoro di intercettatore e di distributore. Una Juventus un po' vuota, un po' scialba, alquanto lenta e priva di ordine in difesa e di amalgama all'attacco, quella dell'occasione. Una Juventus che, con questa partita, potrebbe aver perduto le. ultime probabilità di risalire la china che la poteva ancora portare alla lotta per il primato. E' tutta la stagione che l'undici bianconero non ingrana in modo soddisfacente. Come essa si comportava in campo da settimane a questa parte, risultava evidente che il titolo di Campione che essa detiene, non lo poteva conquistare anche in questa stagione. Esistono dei problemi gravi in squadra — problemi di affinità di stile e di concordia tecnica fra altro — che non si sa se il sodalizio voglia affrontare di petto, come è necessario, come è indispensabile per giungerne ad una soluzione. Per uscire temporaneamente dalla situazione, i bianconeri hanno ora affiancato a Depe trini, m qualità di Direttore Tecnico, Cesarini, ti vecchio nazionale, che già della squadra fu allenatore in passato. L'ultimo, tenute filo di speranza, per una impennata verso l'alto, è ora collegato alla partita di domenica prossima colla Fiorentina. Si giuoca a Torino, tale partita, ed essa vedrà con ogni probabilità il ritorno in squadra di Boniperti, di Emoli e di altri, la cui assenza è stata sentita domenica scorsa. Una sconfitta, di fronte a quella che pare essere la squadra più positiva del campionato di quest'anno, renderebbe incolmabile il distacco. Quanta necessità avesse il Talmone-Torino di vincere la prova dell'altro giorno, è dimostrato dalla posizione di classifica che ancora esso occupa dopo il successo ottenuto. Ha incamerato un punto in più rispetto a nove delle squadre che lo precedevano, ed addirittura due nei confronti di una decima, eppure rimane ancora all'ultimo posto. Non più solo, in condominio con altri due compagni, bisogna dire. V'è di molto consolante per i sostenitori della compagine — che la partita di domenica ha confermato siano numerosi — anche In constatazione che se l'undici granata sa giuocare come nella ultima occasione punti per sfuggire alle avide grinfie della retrocessione, esso lo saprà senza dubbio raccogliere, prima della fine del torneo. Per domenica prossima è chiamato ad una ben difficile, ma pur sempre superabile, prova contro il Bologna. Ma contemporaneamente l' Udinese, una delle rivali dirette, dovrà recarsi ad Alessandria. Di una altra giornata del tipo di quella dell'altro ieri, i granata avrebbero bisogno, per cominciare a sentire anche in classifica i benefici della loro effettiva ripresa. La ventitreesima giornata del campionato ha visto la bellezza di sei risultati pari su nove. Il trionfo del compromesso. Due vittorie sole casalinghe, quella della Fiorentina e del Talmone Torino, alle estremità opposte della classifica. (La Stampa - Vittorio Pozzo)