Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
05-04-1959 - Giornata: 26 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Lanerossi Vicenza AC 1 - 0 (0 - 0)
RETI: 48. Lorenzi B.[A]

Alessandria US Cuman Pacifico, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Nardi Aldo, Oldani (II) Tullio, Castaldo Ercole, Lorenzi Benito, Manenti Michele, Tacchi Juan Carlos All.: Robotti Luciano

Formazione avversaria
LANEROSSI VICENZA AC: Battara; Burelli, Capucci; De Marchi, Lancioni, Fabris; Conti, Agnoletto, Campana, Menti, Savoini. All.: Lerici Roberto.

Arbitro: Angelini Piero (Firenze)
Note
Espulso: 75’ Lancioni [L]. Ammoniti: Agnoletto [L], Castaldo [A]. Angoli: 1-6 (1-3) oppure 2-6. Spettatori: 7.000 oppure 8.000. Giornata di sole e vento, terreno secco. Inizio gara ore 15:30.

Commento
Nella tarda notte, il Consiglio direttivo dell’Alessandria, sotto la presidenza dell’ing. Silvio Sacco, ha emesso un comunicato con cui rendeva noto di aver affiancato a Pedroni l’allenatore Luciano Robotti. Ammoniti, nella ripresa, al 5’ Agnoletto, all’8’ Castaldo; espulso, al 30’, Lancioni per fallo a gioco fermo su Snidero. Lorenzi, cadendo a terra al 27’ della ripresa, ha riportato un’infrazione all’anulare della mano sinistra. Il gol è suo, di Benito Lorenzi, un gol quasi di «rapina», da vecchio corsaro dei campi di gioco. Perché lui, Lorenzi, col passare degli anni, avrà perso lo scatto, l’energia fresca di una volta, ma ha conservato intatti i suoi vecchi vizi che tutti conoscono, e il fiuto della rete. È un gol che per l’Alessandria vale i due punti, cioè la vittoria in questa partita contro la squadra rivelazione dell’annata, il L.R. Vicenza, temuto e temibile. Non è stata una bella partita, né lo poteva essere per via di cento presupposti magari polemici e soprattutto per il bisogno impellente di punti che la squadra locale aveva. Con l’acqua alla gola non si può giocare un football passabile, le idee si annebbiano e tutto diventa ostico, quasi impossibile. Si corre dovunque e non si ragiona. Il fiuto del vecchio Lorenzi ha dato la vittoria all’Alessandria, ed è una vittoria tutta particolare che forse darà ai grigi la possibilità di superare il periodo critico. Non ha rubato niente, l’Alessandria, solo ha colto quello che il caso, l’arbitro, il L.R. stesso, senza volerlo, le hanno offerto. Per il resto, ci hanno pensato i grigi stessi, imponendosi di forza con la dura volontà di gente che sapeva essere questa una delle poche possibilità per aggrapparsi ancora ad una speranza. Vediamo un po’: le due squadre, contrariamente a qualche previsione, non hanno adottato tattiche particolari, non si sono presentate: uomo su uomo, a tratti Savoini – magari tornante – a riempire lo spazio a tre quarti di campo, Snidero portato a sinistra su Agnoletto, Nardi a destra su Menti. Solo che il L.R. Vicenza ha dominato subito il centro campo e, per quanto mancasse di Zoppelletto e Campana sostituisse al centro della prima linea Cappellaro, la superiorità di classe e il palleggio più preciso hanno danno ai lanieri il controllo del gioco. Non proprio l’iniziativa, perché, forse, è mancata all’ospite, squadra provinciale di fronte ad un’altra provinciale con l’acqua alla gola, la volontà di strafare. E l’Alessandria, per di più contro vento, si è trovata a mal partito: ha forzato i tempi, ma non ha costruito un’azione passabile, è apparsa subito impegolata dalla necessità troppo acuta per intessere azioni lineari. Tutto di forza, quindi, con il risultato che l’avversario più giovane, più fresco, più tecnico le ha rubato il tempo, anticipandola quasi sempre. Zero a zero il primo tempo, con un finale già caldo per qualche entrata dura, per qualche decisione dell’arbitro per niente portato ad imporre il rispetto delle regole. E con la ripresa, il gol di Lorenzi, l’Alessandria che si chiude coi suoi vecchi difensori in mucchio, l’arbitro che spezzetta il gioco, a proposito e a sproposito, così che più dura diventa l’opera dei vicentini, che a un certo momento paiono anche disarmare. L’espulsione di Lancioni ha fatto il resto. I biancorossi, disuniti ormai dagli eventi, hanno lasciato l’iniziativa ai grigi e il finale è stato di marca alessandrina. Questa grosso modo la partita, una brutta partita da dimentica presto, che il L.R. Vicenza sembrava governare agevolmente e che ha poi lasciato agli altri, ch’erano decisi ad ogni costo a conservare il prezioso vantaggio. Giudicare in questi frangenti è difficile. Da lodare tutti i grigi per la generosità, non certo per il gioco. Da ammirare, anche se non ha fatto molto, il L.R. Vicenza con alcuni elementi di netto rilievo come Burelli, Campana, il tecnico Menti (non a suo agio nel clima aspro della contesa), De Marchi. Ed anche Fabris, esordiente in A (classe 1936), nato a Thiene ed acquistato dall’A.C. Schio. Resta l’arbitro, non certo adatto a una partita così dura; egli ha chiuso gli occhi su falli a volte da rabbrividire: nettamente di tinta casalinga. Si apre con una punizione di Pedroni e con Battara che anticipa su Manenti. Poi, al 5’, Manenti e Fabris chiudono poco fuori dell’area Tacchi. Punizione da venti metri, batte lo stesso Tacchi e sulla traversa piomba e ripiomba una vera mazzata. Il gioco è slegato, a centro campo dominano gli ospiti, ma le azioni di rilievo sono poche. Manenti coglie il palo, ma l’arbitro ha già fischiato, Lorenzi si scambia spesso con Tacchi. Punizione di Savoini: fuori. Ancora Savoini calcia una punizione e De Marchi spara una cannonata una spanna sopra la traversa. 23’: lancio di Agnoletto a Campana che supera Pedroni, ma è anticipato da Boniardi che mette in angolo. A vuoto Battara su Manenti che prontamente gira sotto porta: Lancioni salva anticipando Tacchi. 28’: punizione da destra, palla ad Oldani, sbuccia un biancorosso, parte un gran tiro che Battara è bravo a fermare. 31’: scende Campana a tre quarti di campo, si destreggia, spara in corsa ed a stento Cuman mette in angolo con un bel volo. La partita si scalda e al 45’ Pedroni entra, piede alzato, sullo stomaco di Menti. Fortunatamente il biancorosso non ne risente per molto. Ripresa: tiro di Savoini deviato da Cuman, quindi al 3’, da una punizione quasi sul fondo, nasce il gol. Batte Castaldo spiovente, entra Oldani che tocca rasoterra sottoporta. Zompa Lorenzi e mette in rete. Invano i biancorossi tentano un abbozzo di protesta per un presunto fuori gioco che, in verità, non c’era. L’Alessandria si chiude subito, il L.R. Vicenza attacca, ma ben presto i biancorossi si accorgono quanto è dura la strada della rimonta. Al 27’ Lorenzi entra in area, ma è affrontato in tackle da Lancioni: vola a terra e si infortuna; rientrerà dopo qualche minuto, più vispo di prima. Al 28’ scontro, a gioco fermo, Castaldo-Lancioni: Castaldo si accascia, l’arbitro interpella il segnalinee ed espelle Lancioni! Fabris passa centrosostegno. Campana è scatenato in area grigia; Castaldo si butta a terra e Campana non può far altro che… seguirlo. 38’: gol di Manenti in netto fuori gioco, annullato. 41’: Giacomazzi a Tacchi, cross al centro dove Oldani spara addosso al portiere in uscita; riprende Tacchi; la palla è di nuovo respinta. 43’: da fuori area, fallo di Capucci su Lorenzi, batte Castaldo, Lorenzi di testa anticipa Battara, ma la palla si alza a candela e finisce sul fondo; 44’: ancora lui, il vecchio Lorenzi, il tiro però è fuori di poco. Solo negli ultimi minuti è risuonato il «forza grigi». Al termine, Pedroni e Robotti si abbracciano. (Adamo Cocco, «La Gazzetta dello Sport», 6 aprile 1959) Una partita dura giocata dai piemontesi con disperata volontà LORENZI, ALL'INIZIO DELLA RIPRESA ASSICURA IL SUCCESSO AI GRIGI: 1-0 Debole ed incerto l'arbitraggio - Lancioni espulso per aver colpito Snidero Ha deciso un goal di Lorenzi al 3’ della ripresa, ed ha deciso giusto perché l’Alessandria è stata la squadra più intraprendente, più combattiva, più ricca di fermenti agonistici. Il giudizio si ferma a questo punto. Di gioco se n’è visto poco. È stata una partita più scorretta che dura, ma tirata, almeno da parte dei grigi, allo spasimo, con una volontà di vittoria che ha finito col creare una effettiva superiorità di gioco. Un giocatore, Lancioni, è stato espulso, un paio d’altri, uno per parte, sono stati ammoniti, ma ammoniti coloro che protestavano, non i colpevoli del gioco più violento. L’arbitro, alle prese con una partita che, almeno nel primo tempo, salvo un paio di episodi, era stata tutt’altro che difficile da tenere in pugno, ha irritato un po’ tutti con certe decisioni che male interpretavano lo svolgimento, delle azioni. Quando ci si propone di fischiar tutto si fa generalmente non l’interesse del gioco ma l’interesse proprio, perché, senza dubbio, questa è la soluzione più comoda. Per un giocatore, niente di peggio che accorgersi che l’arbitro va alla ventura e spesso giudica a rovescio. Allora l’irritazione aggrava le conseguenze degli scontri che diventano non casuali, ma cercati. Così, mentre il primo tempo, per quanto sia stato assolutamente mediocre sia dal punto di vista tecnico che tattico, era passato abbastanza liscio, con una leggera prevalenza del Lanerossi, più sotto l’aspetto atletico che per la consistenza del suo gioco, nella ripresa le scorrettezze, quelle riuscite e quelle appena tentate, si sono aggravate e la partita è finita in un vero tumulto di urli e di imprecazioni da parte di una folla quasi esasperata. In questa tempesta, l’Alessandria è riuscita a cogliere il suo successo meritato. Al 3’ della ripresa la squadra grigia usufruiva di una punizione sulla destra a non più di tre metri dal fondo. Batteva la punizione Castaldo, nella mischia la palla era toccata da Oldani e capitava sui piedi di Lorenzi libero a sette od otto metri dai pali. Senza indugio, Lorenzi effettuava un tiro rasoterra proprio a filo del montante. Il portiere stava appena spostandosi alla sua sinistra seguendo il contemporaneo spostamento del gioco, ma non giunse in tempo nemmeno a tentare il tuffo. La palla filò in fondo alla rete. Su questo punto ha fatto perno il gioco dell’Alessandria per il resto della partita, un gioco tendenzialmente difensivo ma con improvvise aperture di gioco offensivo, con azioni manovrate velocemente dalle tre punte più pericolose del reparto – Tacchi, Lorenzi e Manenti – e condotte con un ritmo nervoso e aggressivo, spalleggiate da Castaldo e Oldani, ma più ancora da Nardi, il quale, giocando col numero sei sulla maglia ma costantemente come laterale destro, ha disputato una delle sue più belle partite in maglia grigia. Si aggiunga che l’Alessandria questa partita l’ha vinta proprio sul ritmo, cioè sulla continuità dello sforzo, con la tensione costante della volontà. È stata chiusa in difesa però senza rinserrarvisi, ha mantenuto uno spiegamento molto elastico che le ha sempre consentito di rovesciare con facilità la situazione, non ha mai permesso all’avversario di distendersi, come andava, cercando, all’offensiva, rendendo così rappezzato e frammentario un gioco che non riusciva mai a trovare la cadenza necessaria. Dovremmo dire che il Lanerossi è stato una mezza delusione. La squadra offre un quadro di bella omogeneità atletica, fresca e spigliata, ma sotto l’aspetto del gioco è stata molto al di sotto dell’attesa. La sua manovra è apparsa più avventurosa che meditata, troppi palloni alti, più slancio che consistenza vera. Non diciamo che sia sempre così, ma ieri in verità stato offerto troppo poco al giudizio della folla. La tendenza al gioco alto e volante è stata mantenuta anche nel primo tempo, quando la squadra giocava contro vento, ed era un gioco che non solo favoriva la difesa avversaria, ma riduceva le possibilità di ottenere una vera organizzazione tattica. In altre parole, il Lanerossi non ha mai avuto una effettiva e continua iniziativa propria, troppo casuale il suo gioco, troppi lanci parabolici che non ottenevano alcun effetto, mai un’azione ordinata che portasse un uomo in posizione di tiro. Diciamo che è stata una cattiva giornata. La squadra veneta sa fare certamente di meglio, ce lo confermano i suoi precedenti risultati. Ammirevole un tiro di Campana da trenta metri al 30’ del primo tempo. Cuman è volato a deviare il pallone che filava verso l’angolo alto della porta: un magnifico tiro e una non meno magnifica parata. L’espulsione di Lancioni, avvenuta al 30’ della ripresa, ha definitivamente tolto al Lanerossi ogni possibilità di pareggio. Il giocatore vicentino ha perduto il controllo dei nervi ed ha colpito con un calcio Snidero a gioco fermo. L’arbitro voltava in quel momento le spalle e non vide nulla. Richiamato dagli urli della folla e dalle proteste dei giocatori, andava ad informarsi dal segnalinee, quindi invitava il centromediano vicentino a rientrare negli spogliatoi. Non si capisce come Lancioni si sia lasciato andare ad un gesto simile, tanto più che egli era stato, fino a quel momento, uno dei più corretti in campo. È stato questo episodio a rendere rovente l’ultimo quarto d’ora della partita. L’Alessandria ebbe ancora due occasioni di aumentare il suo bottino: la prima al 40’, e Battara uscì a lanciarsi in tuffo ai piedi di Oldani a non meno di una decina di metri dai pali, la seconda a due minuti dalla fine in seguito ad un calcio di punizione tirato da Castaldo dal limite laterale destro dell’area di rigore, ma Lorenzi, da tre o quattro metri, deviava alto al di sopra della traversa. Un bottino più grosso non avrebbe del resto più meritato la vittoria dei grigi. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 6 aprile 1959) È stato l’incontro più duro e falloso di questo torneo: i grigi, assillati dalla necessità di incasellare punti preziosi per evitare la retrocessione, hanno profuso tutte le loro energie, alimentati dalla ferrea volontà di non perdere l’importante posta e si sono lanciati, fin dall’inizio, con animo risoluto, nell’estremo campo degli ospiti per cercare la via del successo. Ma, di fronte alla pattuglia piemontese, che ha messo in campo un nuovo schieramento (Nardi mediano sinistro, Oldani ala destra, Castaldo interno, Manenti mezzo sinistro, Lorenzi alla guida dell’attacco e Tacchi ad ala sinistra) si è subito eretta, solida e particolarmente pugnace, la pattuglia biancorossa in cui ha esordito brillantemente Fabris a mediano sinistro. Il Vicenza, che non perdeva fuori casa dal novembre dell’anno scorso, allorché fu battuto per 2-0 dall’Inter, ha fatto sfoggio di una solida difesa che ha infranto inesorabilmente, nel primo tempo, tutte le offensive avversarie. In varie contingenze, nel fervore della lotta, che assumeva sempre più toni sbrigativi ed estremamente decisi, l’arbitro è stato costretto ad intervenire per falli a tratti grossolani e, proprio allo scadere del primo tempo, un intervento di Pedroni ha portato a colpire con il piede il torace di Campana. L’arbitro si è limitato ad ammonire il giocatore grigio, concedendo una punizione da fuori area. Ma, mentre Agnoletto si apprestava a calciare, i giocatori sono stati mandati negli spogliatoi per la fine del tempo. Al 1’ della ripresa, Savoini ha battuto una punizione raso terra da una ventina di metri e Cuman è riuscito, con la punta delle dita, a deviare la sfera di cuoio in angolo. Due minuti dopo l’azione risolutiva a favore dei grigi. Tacchi, il più intraprendente del quintetto alessandrino, ha creato, in seguito a un calcio di punizione per fallo di mani di Capucci, una nuova affannosa ressa di uomini sotto la rete di Battara. Batti e rispingi, la palla è pervenuta a Lorenzi, che ha fermato con il piede destro e fulmineo, di sinistro, ha sospinto la palla imparabilmente in rete. A questo punto la lotta si è fatta ancora più accesa nei due settori: numerosi gli scontri e parecchi i contusi. L’Alessandria cercava di aumentare il modesto punteggio, il Vicenza voleva il pareggio. Più volte Angoletto e Campana, insidiosissimi, hanno creato serie preoccupazioni alla difesa locale, ma i loro tiri non hanno raggiunto il bersaglio. Al 27’ Lorenzi, con la palla al piede, è stato travolto in area di rigore, ma l’arbitro non ha concesso la massima punizione. Ancora Lorenzi e Agnoletto sono caduti a terra un minuto dopo per un duro scontro e la peggio è toccata al centroattacco grigio, uscito dal campo per farsi medicare alcune dita di una mano seriamente contuse. Al 29’ Lancioni volutamente ha colpito Snidero con un calcio e l’arbitro ha espulso il giocatore biancorosso. Gli ultimi minuti sono stati particolarmente emotivi: in una mischia sotto la rete biancorossa prima Tacchi e poi Lorenzi a porta vuota hanno fallito il bersaglio. A due minuti dalla fine una splendida rovesciata di Lorenzi ha mandato il pallone di poco a sinistra della porta. Giornata di sole, con folate di vento che hanno disturbato non poco l’andamento della disputa. Terreno arido e brullo. L’arbitro è intervenuto più volte per ammonire alcuni giocatori troppo esuberanti. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 6 aprile 1959) Partita priva di contenuto tecnico e costellata da numerosi incidenti. L’Alessandria, scesa in campo rimaneggiata, ha giocato con generosità; dal canto suo, il Lanerossi ha disputato una partita spigolosa. Incerto l’arbitraggio. Dopo che, a 5’ dall’inizio, l’Alessandria, con Tacchi su punizione dal limite dell’area, manda il pallone a stamparsi sulla traversa, al 29’ una rete del Lanerossi viene annullata per fuori gioco. Al 3’ della ripresa, l’azione del goal: su punizione di Castaldo dal limite, Tacchi tocca di precisione a Lorenzi che mette Battara fuori causa con un pallonetto alla sua sinistra. («l’Unità», 6 aprile 1959) E' DECISIVA PER I GRIGI LA PARTITA DI DOMANI A TRIESTE La vittoria sul Lanerossi ha rinsaldato nel morale la nostra squadra L’orizzonte alessandrino si è alquanto rasserenato. La tanto agognata schiarita ha finalmente irradiato di tenue colore rosa i volti degli sportivi locali. Riteniamo, in virtù di quanto abbiamo avuto il piacere di vedere al Moccagatta, ch’essa non debba avere la consistenza di una fugace meteora destinata a scomparire nel buio della notte, dopo aver illuminato il cuore di nuove speranze. Indubbiamente, la radicata trasformazione operata dai nostri tecnici al sistema di gioco ha consentito alla nostra compagine di rimuovere un grosso e temutissimo ostacolo che ostruiva il cammino della salvezza. Essa è valsa, altresì, a riaccendere la fiaccola della passione, spentasi durante la gelida ventata di insuccessi. Il Lanerossi Vicenza, la squadra rivelazione, nonostante la poco ortodossa condotta di gioco palesata, ha dovuto piegarsi alla sconfitta, nettamente ed inesorabilmente travolta dall’indomita volontà dei nostri calciatori. Al dolce e benefico tepore dell’ardore, la vecchia e solida quercia grigia è tornata a germogliare: è ritornata ad elargire ai suoi innumerevoli ed affezionati sostenitori l’inebriante profumo della vittoria. Meravigliosa ed intramontabile Alessandria, nell’albo dei tuoi ricordi più belli noi inseriremo questo fulgido esempio di fermezza e di abnegazione donatoci dai tuoi atleti. Comunque vadano le cose, gli sportivi alessandrini non dimenticheranno mai la brillante prestazione fornita da tutti indistintamente i giocatori in maglia grigia per il conseguimento del successo. Meritatissimi furono, perciò, i nutriti applausi che a gara ultimata il pubblico tributò ai valorosi protagonisti della gagliarda partita. Senza alcuna discriminazione, la squadra dev’essere elogiata, perché tutti i componenti hanno profuso nella lotta quanta energia possedevano, per il trionfo dei colori sociali. Non uno ha demeritato: da Lorenzi a Pedroni, da Nardi a Giacomazzi, da Cuman a Tacchi, Boniardi, Manenti, Castaldo, Snidero e Oldani, si deve estendere in egual misura l’elogio, riconoscendo a ciascuno il grande merito di avere saputo, in un momento così delicato per la squadra, superare sé stesso per il raggiungimento dell’ambita meta. Dal lato tecnico, i grigi hanno offerto poco, nondimeno hanno saputo compensare il pubblico, mettendo in bella mostra uno slancio ed una foga da molto tempo sconosciute. Si sono visti gli uomini della linea d’attacco superare spesso e volentieri la linea della metà campo, portando pericolose azioni nell’area di rigore avversaria. La consueta pressione sotto la rete di Cuman non si è più verificata e la difesa ha potuto manovrare con maggior spigliatezza e precisione. Si è vista, insomma, la squadra protesa in avanti, smaniosa di realizzare. La tesi, quindi, che la miglior difesa è l’offesa ha trovato una valida conferma nella partita con il Lanerossi Vicenza. Ci auguriamo che i tecnici grigi continuino a fare osservare questa elementare norma, che non mancherà di apportare altri successi. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 11 aprile 1959) Siamo soddisfatti! Ci siamo battuti per primi contro il catenaccio ad oltranza, abbiamo ripetutamente scritto che per vincere era indispensabile giocare in undici senza sacrificare alcun giocatore con tattiche buone soltanto a tavolino, e finalmente abbiamo potuto vedere l’Alessandria giocare una partita aperta. Il risultato è noto, e l’eccessiva durezza degli ospiti non ha servito a piegare un’Alessandria nuova, tutta fuoco, con un centromediano incollato (e come!) al centroavanti avversario. Tutti contenti, speriamo; la classifica è decisamente migliorata, il morale è alle stelle e buone prospettive vi sono per l’incontro di domani con la Triestina, sempre che s’insista sulla buona strada. Sembra che Robotti sia stato affiancato a Pedroni, a parziale modifica di quanto risultava in precedenza: chissà quanti cambiamenti avverranno ancora! Comunque sia, a noi interessa che la squadra si batta con tutte le sue possibilità. Il resto è pettegolezzo e non ci riguarda. Quanto ha fischiato l’arbitro non si può dire, ma alla resa dei conti pensiamo che il signor Angelini abbia fatto bene, specialmente dopo aver visto che razza di scarponi erano i «lanieri» di Vicenza. Che cosa sarebbe accaduto se fosse stato un arbitro longanime e poco severo? Naturalmente, a molti il direttore di gara non è piaciuto, ma fischiare molto in simili partite non è un difetto. Meglio prevenire i fallacci, sia pure usando una pignoleria fuori del normale. Ha segnato «Veleno» con una zampata astuta più che irresistibile; il toscanino si è sbracciato come al solito per protestare contro tutti, ed abbiamo l’impressione che Tacchi abbia il «complesso» Lorenzi, infatti l’ala sinistra ha giocato al disotto delle recenti prestazioni. Possibile che «Veleno» non possa dominarsi? Oldani, nato stanco: sembra di sognare a vedere questo ragazzo così molle, senza nervi, senza mordente. Ma, per piacere, come si comporta fuori campo? È sufficientemente controllato? Alla sua età, è difficile controllare l’esuberanza fuori campo, ma chi è preposto al controllo giocatori (esiste, crediamo, una commissione apposita), dovrebbe vedere da vicino che cosa combina questo giovane e stangarlo di santa ragione se sgarra! In fin dei conti, si agisce nell’interesse dello stesso Oldani. Sappiamo tutti quali mezzi tecnici abbia a disposizione il buon Boniardi; le sue prestazioni sono sempre maiuscole, il suo fisico è sempre a posto, la sua volontà ammirevole. Imparino da lui certi giovani evanescenti, e l’allenatore si tolga dalla testa di concedergli dei turni di riposo, perché Boniardi scoppia di salute ed è una colonna dal principio del campionato. (Egi, «Il Piccolo», 11 aprile 1959) RISULTATI: Bologna-Fiorentina 0-4 Juventus-Bari 2-2 Lazio-Triestina 3-1 Milan-Roma 4-1 Napoli-Talmone Torino 2-2 Padova-Spal 2-1 Sampdoria-Internazionale 2-4 Udinese-Genoa 4-0 CLASSIFICA: Fiorentina 41; Milan 40; Internazionale, Juventus 35; Lanerossi Vicenza 29; Sampdoria 28; Napoli, Padova 26; Bologna 25; Lazio, Roma 24; Genoa 22; Bari 21; Alessandria, Udinese 19; Spal, Talmone Torino, Triestina 18 MARCATORI 29 gol Angelillo (Inter) 25 gol Altafini (Milan) 22 gol Montuori (Fiorentina) 20 gol Hamrin (Fiorentina) 16 gol Firmani (Inter) 14 gol Pascutti (Bologna), Sivori (Juventus), Tozzi (Lazio) Il punto sul campionato Mentre in testa dominano Fiorentina e Milan Sempre più serrata in campionato la lotta a cinque per la salvezza II Talmone Torino ha pareggiato a Napoli e l'Alessandria è nascita a battere il Lanerossi, ma le due squadre sono sempre in pericolo insieme a Udinese, Triestina e Spai - Il Bari ha resistito contro la Juventus - Ripresa dell'Inter con la Samp a Marassi La ventiseiesima giornata del campionato doveva essere una marcia di avvicinamento alle grandi tappe, quelle che devono decidere, in alto ed in basso, delle sorti del torneo, ai risultati della giornata stessa non si attribuiva, in genere, soverchia importanza od interesse. Pareva si sapesse già in precedenza chi doveva vincere e chi doveva perdere. Ed invece, a conferma di quella che gli inglesi definiscono come «la splendida incertezza del giuoco», delle nove partite in programma, cinque sole sono state vinte dalle unità che operavano fra le proprie mura. Tra queste una delle squadre che, pur giuocando in casa, pareva, per le vicissitudini interne come per la qualità dell'avversario, destinata alla sconfitta, l'Alessandria, c riuscita a spuntarla in pieno. La giornata in definitiva è risultata molto più interessante di quanto generalmente si riteneva. Innanzi tutto, le due squadre in lizza, per la conquista del primato, la Fiorentina ed il Milan. Sono destinate ad incontrarsi domenica prossima sul campo della prima nominata. I rossoneri giocavano stavolta in casa, affrontando la Roma reduce dall'aver inflitto al Napoli un rovescio dalle proporzioni di un otto a zero. I viola erano chiamati ad una delle trasferte, per ragioni di rivalità locali, più difficili della stagione: a Bologna delle due imprese, quella della Fiorentina pareva la più ardua. Come se si parlassero a distanza, le due rivali hanno sgominato entrambi i loro avversari della giornata infliggendo loro quattro reti per ognuna. Unica differenza, nell'un caso dall'altro, una rete al passivo del Milan, per un rigore del secondo tempo. Con questa solenne ammonizione che l'uno dei contendenti ha voluto infliggere all'altro, le posizioni rimangono così invariate: Fiorentina in testa, e Milan ad una lunghezza di distanza. Non fa che acquistare maggiore importanza la imminente prova di Firenze. I rossoneri devono vincere se non vogliono risultare staccati di ben tre punti. Il buon andamento delle due squadre capilista ha contribuito a lasciare immutata la situazione della coppia delle inseguitrici: l'Internazionale e la Juventus. La prima era a Genova, ed aveva per oppositrice la Sampdoria: battuta per due reti a zero nel primo tempo, essa ha sfoggiato un ritorno in forze nel finale dell'incontro ed ha finito vincendo per quattro a due. Sorte diversa ha avuto la Juventus che affrontava una delle imprese cosiddette facili del campionato: il Bari a Torino. I bianconeri mancavano di Boniperti. di Nicole e di Castano, ed allineavano un Charles reduce da un viaggio in Inghilterra. Hanno, in aggiunta preso l'incontro un po' alla leggera, urtando invano contro la dura difesa dei baresi. Il risultato non lo hanno visto che inizialmente sotto l'aspetto del vantaggio: hanno dovuto accontentarsi del pareggio per due reti a due. La Juventus, che da tempo aveva determinato i suoi limiti di capacità nella stagione, non è insolita a questi incespica menti. Raggiunta ora nuovamente dall'Internazionale, essa torna a fare coppia colla medesima, a cinque lunghezze dal Milan ed a sei dalla Fiorentina. Con sedici soli punti di classifica ancora in palio, pare che sia i nerazzurri come i bianconeri debbano rimanere più o meno fermi sulle posizioni che occupano, fino al termine del torneo: in singolar tenzone per il terzo posto. Nelle posizioni di coda della classifica non si è fatto invece un passo verso la chiarificazione della situazione. Ogni nuova giornata di giuoco, una o due delle squadre in pericolo di retrocessione fa un oramai una bella serie di giornate (esattamente sei). I granata torinesi o vincono o chiudono in parità gli incontri le cose rimangono come sono chiamati a disputare. Non perdono, eppure non arrivano a districarsi dalla posizione di fondo. Gli è che le rivali, Udinese, Alessandria, Triestina e Spai si danno il cambio, da una giornata all'altra, nel cadere e nel rialzarsi. Viene da pensare a quello che sarebbe successo, se il Talmone Torino avesse nel frattempo fatto un passo falso. Questa volta è stato il turno dell'Alessandria. La squadra grigia, sistemate le condizioni interne, è riuscita a vincere in casa e di stretta misura contro quel bel combattente che è il Lanerossi Vicenza, ed è stata la volta della Udinese di piegare, in casa propria, il Genoa per ben quattro reti a zero. E. nel frattempo, la Spai è andata a perderà a Padova, e la. Triestina ha ceduto, nel finale dell'incontro, davanti alla Lazio nella capitale. Così, a quota 18 stantio ora, assieme al Talmone Torino, la Spai e la Triestina, ed a quota 19 sono salite l'Alessandria e l'Udinese. E' cambiata la compagnia, ma per i granata la solfa è ancora sempre la medesima. A quale gradino sta la salvezza t Può essere che ventiquattro punti no i bastino per raggiungere la riva, fuori dal pericolo, dato chi otto partite — cioè sedici punti — ancora rimangono da disputare. Domenica, mentre l'Alessandria incontrerà la Triestina a Trieste, il Torino riceverà l'Udinese. Due incontri diretti. I granata si trovano nella situazione di non poter perdere il proprio: una gara per cui urge loro, ancora una volta, il caldo affetto degli appassionati. (La Stampa - Vittorio Pozzo)