Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
12-04-1959 - Giornata: 27 - Trieste - Comunale


Triestina US - Alessandria US 2 - 0 (1 - 0)
RETI: 19. Bresolin M. [Tr] , 72. Del Negro I. [Tr]

Alessandria US Cuman Pacifico, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Nardi Aldo, Castaldo Ercole, Pistorello Giancarlo, Lorenzi Benito, Manenti Michele, Tacchi Juan Carlos All.: Robotti Luciano

Formazione avversaria
TRIESTINA US: Rumich; Tulissi, Brach; Szőke, Bernardin, Rimbaldo; Del Negro, Massei, Bresolin, Tortul, Santelli. All.: Trevisan Guglielmo.

Arbitro: Jonni Cesare (Macerata)
Note
Angoli: 6-6 (4-2). Spettatori: 13.000. Tempo splendido, terreno ideale. Inizio gara ore 15:30.

Commento
I veneti sono riusciti ad imporre il loro gioco TROPPO CHIUSA IN DIFESA L'ALESSANDRIA A TRIESTE La Triestina ha superato l’Alessandria con un netto punteggio: 2 a 0. I rossoalabardati hanno potuto imporre il loro gioco, hanno saputo dare alla partita un ritmo veloce che ha messo in difficoltà i piemontesi. Sul piano tecnico, la gara non ha detto nulla di nuovo; ha presentato un’Alessandria in difficoltà e poco fortunata, contro una Triestina che «voleva» a tutti i costi vincere. I due goal dei giuliani potrebbero anche essere considerati frutto più del caso che di manovre chiare, ma sta di fatto che gli avanti veneti hanno messo a segno le occasioni che si sono loro presentate, mentre troppo lezioso ed eccessivamente lento è apparso il gioco degli alessandrini, legati ormai a quel tradizionale concetto di volere a tutti i costi rimanere ancorati in difesa, lasciando all’attacco pochi uomini per forzare una retroguardia dura e grintosa come è quella triestina. L’Alessandria, probabilmente, ha segnato la sua condanna alla sconfitta quando i tecnici hanno scelto Nardi come mediano e Pistorello come mezz’ala. Non si vuole far colpa alcuna ai due bravi giocatori, ma pretendere che Nardi improvvisamente si trasformi da terzino in uomo di manovra e Pistorello si senta attaccante di ruolo forse è chiedere troppo. Quando si è fatta la scelta dei due bisognava studiare una tattica di arroccamento, il tanto temuto «catenaccio». Non c’è niente di peggio che adattarsi alle mezze misure quando il pericolo è grave. I guai vengono nel corso della partita; e proprio sul piede del «terzino» Nardi è capitata la palla del possibile pareggio: una occasione stupenda, che Nardi ha fallito. Il goal – vinceva in quel momento la Triestina per 1-0 – avrebbe ridato fiducia alla squadra che invece si è accasciata definitivamente. La seconda rete di Del Negro ha ingigantito il successo della Triestina, ma non può avere valore determinante nel giudizio sulla squadra piemontese, anche perché era diffusa l’opinione che nulla potessero fare gli attaccanti grigiazzurri con Lorenzi che chiacchierava molto ma giocava poco, con Manenti fermo e con Tacchi rimasto praticamente solo a tentare di superare uno sbarramento fatto di tanti uomini che corrono come lui se non di più. Ecco perché si può sostenere che l’Alessandria aveva perso ancor prima di giocare, e che la rete di Bresolin, realizzata dopo appena un quarto d’ora di gioco, determinava già i vincitori e gli sconfitti. Al fischio d’inizio, la manovra giuliana si è spiegata in tutta la sua forza. Tortul e Massei sono attualmente registi di rango per la squadra; più arretrato l’argentino, più prepotente l’ex sampdoriano. Santelli cerca l’impossibile, Bresolin è duro e non si fa intimidire da alcuno, Del Negro aiuta molto i compagni anche se figura meno. I difensori alessandrini, con Pedroni e Giacomazzi, soprattutto, hanno tentato di arginare quest’offensiva costante, ma al 18’ è venuto il primo goal: Rimbaldo ha impostato l’azione sulla sinistra, lanciando Tortul, liberissimo, la mezz’ala ha ingannato Boniardi corsogli incontro e ha mandato al centro. Sulla palla è intervenuto Massei che di testa ha «smorzato» sui piedi di Bresolin. Facile per il centravanti battere Cuman, del resto fuori posizione sin dal centro iniziale di Tortul. Uno a zero. Il gioco era fatto. Doveva essere l’Alessandria ad attaccare. Ma come? Al 40’ l’occasione buona comunque è venuta: Tacchi con eleganza serviva Nardi a pochi metri da Rumich, un servizio che pareva un invito. Ma il romano non ha il piede centrato per il tiro in goal, e ne è uscito un «passaggio» al portiere. C’era da mordersi le mani. Nella ripresa, i triestini hanno rallentato la corsa, ma altrettanto, purtroppo, hanno fatto gli alessandrini che non si trovano molto bene su un terreno secco e sotto un sole caldo. I piemontesi hanno attaccato di più, ma con tanta confusione, di modo che a far bella figura sono stati ancora i giuliani. Situazioni allarmanti nei contropiedi triestini: al 25’ Bresolin tutto solo colpiva un montante e tre minuti dopo Del Negro superava l’ala avversaria e sorprendeva Cuman con un tiro basso: 2 a 0. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 13 aprile 1959) Se la classifica sino a prima di questa partita tra triestini e alessandrini poneva le due squadre sullo stesso piano numero, gli odierni 90 minuti di gioco hanno autorevolmente detto quale reale divario esiste fra alabardati e grigi. Attendiamoci ai soli fatti salienti: due reti dei giuliani, due clamorosi pali, mezza dozzina di azioni da rete sfumate malamente davanti a Cuman. Da parte dei piemontesi, nulla di trascendentale, se si esclude un bel tiro di punizione di Tacchi respinto da Rumich e un notevole tentativo di soluzione di testa di Lorenzi in una confusa mischia, finito in corner a seguito di un doppio intervento del portiere triestino. La partita, pur non avendo la cristallinità delle due precedenti viste a Valmaura, è stata molto combattuta perché sentita da ambo le parti. La Triestina ha manovrato con molta speditezza e, come al solito, controllando il pallone per almeno 70 minuti sui 90 di gioco. Per tutto il primo tempo e per buona parte della ripresa, gli ospiti hanno deliberatamente rinunciato ad ogni velleità offensiva, lasciando i soli Lorenzi e Tacchi in avanscoperta per l’eventualità di occasioni che in verità hanno assai tardato a verificarsi e si sono ripetute molto raramente. La Triestina ha dunque vinto nettamente, ma contro un’Alessandria così povera di gioco e di idee, anche se volenterosa e mai travolta, i giuliani avrebbero potuto mettere a segno ben più ricca messe di palloni. La cronaca dirà quante volte essi sono filtrati nelle maglie della difesa dei grigi e quante volte hanno mandato il pallone fuori bersaglio. Una sequenza inverosimile, che indica la generosità dei giocatori triestini, il loro spirito aggressivo ma anche la non sempre felice scelta di tempo nei tiri conclusivi. L’odierna Triestina ha retto, come al solito, molto bene per l’intero arco della partita, affaticando gli avversari, perché, sebbene spesso chiusi in difesa, gli alessandrini hanno dovuto correre come dannati per reggere al ritmo spesso velocissimo delle manovre alabardate. Difesa sicura e granitica, con Rumich calmo e padrone di sé, Bernardin solito colosso in area, autentico dominatore di Lorenzi e compagni. Bisognava vedere con quale eleganza usciva dai duelli con l’uomo. Non ha mai perso un pallone; ha sempre, dopo aver spezzato l’azione avversaria, bene indirizzata la palla facendo nascere l’azione alabardata. Ottimi fiancheggiatori Brach e Tulissi; infaticabile Rimbaldo; pronto e intelligente Szőke. L’attacco si è un po’ spezzato per una curiosa funzione affidata a Massei arretrato. La difesa a riccio alessandrina e codesto accorgimento tattico non hanno consentito la consueta ariosità delle manovre offensive. Tortul è stato il grande regista della prima linea, l’uomo che ha trascinato con vigore intensissimo i compagni in avanti, fornendo palloni d’oro un po’ a tutti. Pieno di iniziativa e di buona volontà anche Santelli, che ha effettuato belle incursioni in area grigia, ma non è stato fortunato. Il gioco di Bresolin e di Del Negro, invece, è stato sornione e furbo. Senza troppe spettacolarità, essi hanno messo, un paio di volte ciascuno, in pericolo la rete di Cuman e sono stati gli stoccatori della giornata ed è quel che conta. L’Alessandria, benché sempre attiva e volenterosa, non ha avuto alcuno sprazzo brillante. Era sin troppo evidente il voler giocare per il pareggio, ma contro una Triestina scatenata, tale obiettivo, con il materiale umano di cui essa disponeva oggi, era irraggiungibile. Cuman è stato bravissimo. Tutti gli altri (eccezione fatta per Tacchi che ha saputo emergere sui compagni) hanno condotto una partita onesta, ma nulla di più. La cronaca è ricca di episodi. Inizia al 5’ con un tuffo disperato di Cuman che annulla un tiro diagonale di Tortul micidialissimo. Tre minuti dopo, Santelli sfiora la marcatura facendo volare una saetta due dita sopra la traversa. Grandissima occasione sciupata da Del Negro al 13’: Manenti «liscia», fila via solo l’ala rossa, ma indugia troppo nel tiro e Cuman riesce a deviare in corner. Al 16’, doppio regalo alabardato ai grigi: Santelli manda un bolide sul fondo; subito dopo lo imita Bresolin. Rete alabardata al 18’: Tortul serve, calibratissimo, Massei che di testa tenta il gol. Balzo felino di Bresolin sulla palla e colpo di grazia d’autorità. Unica azione offensiva degna di rilievo dei primi 45’ in campo piemontese quella portata a compimento da Tacchi che dà al 41’ a Nardi e questi spara a rete: Rumich para in tuffo. Ripresa più disordinata. Al 10’ Tortul, dribblati un paio di difensori grigi, spara in diagonale verso Cuman, che si tuffa e riesce con nuovo prodigio a deviare: la palla, fortissima, schizza contro il montante opposto, torna in gioco ed è allontanata da Giacomazzi. Tacchi fa vedere i sorci verdi a Rumich al 14’: punizione di poco fuori area. Bolide al fulmicotone che il portiere triestino respinge, riprende Lorenzi che di testa impegna Rumich costretto in angolo. Due successive fughe di Bresolin: una si perde nel nulla, l’altra, condotta con alta classe, finisce in uno spettacolare palo a Cuman battuto. Furbissimo gol di Del Negro al 27’. Tutta la Triestina protesa in avanti. Ricupero del pallone quasi dalla bandiera. Conversione lenta all’ala che finge di crossare per servire uno dei tanti compagni pronti in area, la finta di corpo distrae tutti i difensori, compreso Cuman; Del Negro tira rabbiosamente in diagonale e batte il portiere piemontese. Un «giro» corto di Lorenzi agguantato alto da Rumich e due angoli di seguito con orgasmo in area ospite al 41’. Controllo attento dei padroni di casa negli ultimi minuti. Affettuosi e festanti applausi del pubblico alla nuova, forse decisiva, vittoria dei propri beniamini. (Italo Soncini, «La Gazzetta dello Sport», 13 aprile 1959) Un inizio veloce ed autoritario della Triestina, padrona assoluta a centro campo, precisa nei passaggi, sempre pericolosa in fase conclusiva, insomma nettamente superiore all’antagonista. Venti minuti ottimi a vedere culminati nella rete di Bresolin, con la quale il centro triestino concludeva una velocissima discesa di Tortul che serviva Massei bene appostato in area, questi di testa a Bresolin che, in mezza spaccata, colpiva ed insaccava. Una segnatura veramente spettacolare sia per costruzione che per l’immediatezza di servizio. Sulla scorta delle osservazioni della prima parte del gioco si constatava che, tenuti sia Lorenzi che Tacchi ed allargando il gioco sulle ali non sarebbe stato difficile assicurare la vittoria ai locali. La Triestina si era dimostrata fortissima in difesa, Brach e Tulissi avevano controllato le ali grigie, la mediana aveva Bernardin calmo e preciso, per nulla turbato dalle serpentine di Lorenzi, Rimbaldo, in gran forma, signoreggiava a centro campo, Szoke, un po’ lento, era però molto utile sia in difesa che in fase d’attacco. Queste note per la retroguardia triestina resteranno inalterate anche per il secondo tempo. Varieranno invece per i 5 uomini dell’attacco! Massei calava ed, insolitamente per un giocatore preciso nel gioco spazioso, mancava di precisione nei passaggi e le sue discese erano titubanti. Del Negro subiva per riflesso la non buona giornata della sua «spalla» e pertanto anche il ragazzo, che gioca sia di grinta che di volontà, mancava negli scatti, fermava la palla, stentava ad infilarsi in area. Del Negro si riabilitava al 27’ con una azione tutta personale; anche in questa contingenza il numero sette, caracollando quasi sulla linea di fondo, batteva un cross che Pedroni respingeva male, la palla ritornava sul piede di Del Negro il quale, con un tiro diagonale, batteva il portiere alessandrino. Una palla che poteva essere benissimo fermata, forse nelle attenuanti del numero uno grigio deve esserci stata la mancanza di visibilità e la poca intuizione sul tiro. Fatto sta che Triestina raddoppiava e… rallentava la pressione d’attacco costringendo al lavoro, un lavoro davvero massacrante, la difesa. I grigi, constatata la stanchezza dei riflessi alabardati, spingevano a fondo; in 20 minuti gli ospiti collezionavano ben 5 calci d’angolo, impegnavano Rumich in parate difficili su tiri di Tacchi e di Lorenzi. Vale la pena di descriverle: al 14’ Tacchi calciava da fuori area un formidabile tiro di punizione; la violenza della stangata era tale che Rumich non poteva fermare la palla, questa era ripresa prima da Lorenzi e poi dallo stesso Tacchi, ed ancora Rumich riusciva a respingere. Un «a solo» da gran spettacolo! Al 37’ Lorenzi, a due passi dal portiere triestino, girava di testa la palla ed ancora Rumich era pronto! (Vittorio Marchio, «Corriere dello Sport», 13 aprile 1959) La Triestina ha vinto quest’incontro della disperazione perché ha saputo essere meno nervosa e disordinata degli ospiti. L’incontro ha inizio con la Triestina tutta all’attacco. Tacchi spreca una punizione mandando sul fondo (7’). Santelli, al volo, manda sopra la traversa (9’), mentre la mediana alessandrina effettua degli inutili lanci in avanti. Al 14’ Del Negro è solo davanti alla porta, temporeggia e infine calcia fuori da pochi passi. Cinque minuti dopo, la prima rete. Da sinistra, Santelli effettua un lungo traversone, riprende Massei di testa ed insacca; Bresolin, nell’inseguire la palla, finisce in rete: 1-0. L’Alessandria è nervosa, i locali continuano la pressione. Al 14’ Bresolin tira a rete e Cuman mette in corner. Nella ripresa, l’Alessandria si ripresenta con uno schieramento normale, senza catenacci, e si porta subito all’attacco. Al 9’ Bresolin manca una palla da rete e un minuto dopo Tortul da sinistra spara una fucilata che sfreccia lungo tutto lo specchio della porta. Al 14’ Tacchi batte una punizione, Rumich respinge con il corpo, entra Lorenzi che tanta il tiro a rete, ma il portiere locale salva mettendo in corner. Si corre molto, ma è tutta fatica sprecata. Al 24’ Bresolin spara dal limite dell’area, la palla sembra già in rete – Cuman è spiazzato – ma va a colpire un palo e ritorna in campo. Tre minuti dopo, però, inattesa, arriva la seconda rete ad opera di Del Negro, che realizza su azione personale. Dalla destra, un tiro rasoterra e la sfera finisce nell’angolo basso alla destra del portiere. Più nulla di rilievo fino alla chiusura. («l’Unità», 13 aprile 1959) DELUDONO I GRIGI A TRIESTE AGGRAVANDO LA POSIZIONE IN CLASSIFICA Trasportata sulle ali del famigerato «catenaccio», ci è giunta da Trieste l’eco dell’ennesimo insuccesso grigio. Con profondo rammarico siamo costretti ad affermare che, ancora una volta, l’Alessandria U.S. è stata tradita dai suoi tecnici e dai suoi giocatori. Ancora una volta, il luminoso passato del nostro sodalizio è stato offuscato dai suoi atleti i quali, a detta delle cronache sportive, hanno palesato durante la competizione una condotta di gioco che è agli antipodi di quelle che sono le norme basilari di questo vigoroso sport. Che scempio! Nuovamente le battagliere tradizioni del calcio alessandrino, lasciateci in retaggio da Avalle, Banchero, Cattaneo, Carcano, Ferrari e Baloncieri, sono state annebbiate da coloro i quali, unitamente alla totalità degli sportivi locali, avevamo accordata illimitata fiducia e stima. Che delusione! Dopo la gagliarda prova fornitaci dalla compagine grigia contro il tenace e caparbio Lanerossi Vicenza, avevamo emesso un sospirone di sollievo convinti come eravamo di avere, finalmente, infilata la giusta strada della salvezza. Avevamo creduto ciecamente alla volontà di rinascita dimostrataci dai giocatori, per cui avevamo esultato per la contentezza, sognando ad occhi aperti i futuri ed immancabili successi. Che ingenui! Avevamo esultato di soddisfazione in quanto avevamo ritenuto che quei sintomi di risveglio potessero essere di lunga durata. Invece, si è trattato di una fugace apparizione, che è servita ad abbagliarci per un solo istante, e nulla più. I propositi di risolutezza manifestatici ripetutamente dai giocatori in grigio hanno avuto fragile consistenza, giusta quanto i fili di nebbia che legano tra loro gli steli dei fiori nelle mattinate di primavera. Che amarezza! Ma ciò che maggiormente ci sorprende è il fatto di dover constatare che esiste, nonostante le pessime prestazioni fornite dalla squadra, gente disposta ad erigere altari d’oro agli «idoli», incensandoli continuamente a mo’ di premio per il loro… superbo comportamento. Gli adulatori di professione troveranno, domani, puerili attenuanti per giustificare la sconfitta. Gli «intimi» di casa grigia si sforzeranno di dimostrare, a chi ci crede ancora, che la squadra è stata sfortunata, che l’arbitro l’ha danneggiata con le sue presunte parzialità, e tante altre ridicole banalità; ma nessuno, ne siamo certi, avrà il coraggio di dire agli artefici del tracollo: «Signori, avete mancato al vostro dovere!». Che stoicismo! Si pubblicano parole roboanti, piene di commovente significato, ma affatto appropriate se si tiene conto che lo «stoicismo» dei giocatori costa la bellezza di circa otto milioni di lire al mese; e il rendimento dei singoli è quello rappresentato dalla classifica. Noi, assolutamente, non crediamo all’incapacità tecnica di Lorenzi, Tacchi, Manenti, Nardi, Boniardi e Giacomazzi perché li abbiamo ammirati in occasione della gara con i vicentini; riteniamo, piuttosto, che tra i giocatori serpeggi la discordia, la quale impedisce al complesso di amalgamarsi: urge sanare la situazione. Non spetta a noi suggerire i metodi: comunque, nel Consiglio direttivo dell’Alessandria U.S., vi sono persone cui non manca l’intelligenza per escogitarli. Le possibilità di salvezza per i grigi sono numerose […]. Fatte le debite eccezioni per l’Udinese, la quale disputerà ben cinque partite in casa dei sette incontri in programma sul proprio terreno, l’Alessandria è quella che maggiormente è favorita dal calendario. Non abbiamo la pretesa di veder vincere tutte le gare, comunque, dai nostri atleti, desideriamo essere rassicurati circa il loro serio impegno per le partite casalinghe. Gli avversari che dovranno ospitare al Moccagatta non si lasceranno tanto facilmente piegare: comunque, la buona volontà ha sempre dato ottimi frutti. È giunto il momento di guardare in faccia alla realtà e decidersi seriamente a salvare l’Alessandria. Ogni partita perduta è una occasione che sfuma e non torna più. Riflettano i giocatori grigi e non dimentichino che le speranze di migliaia e migliaia di sportivi alessandrini sono riposte nelle loro mani. Non deludeteli, fin da domani, nell’incontro con la Lazio. Essi non lo meritano. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 18 aprile 1959) OLTRE IL MURO DEL TIFO Forse correvano troppo gli alabardati, ragion per cui alla fine hanno vinto. L’Alessandria giocava al rallentatore, forse per non sciupare le energie in vista delle prossime partite. Siamo passati all’albergo che ospitava l’Alessandria ed abbiamo trovato una atmosfera pesante già prima della partita. Una volta i giocatori di calcio erano degli allegroni, come gli studenti, ora sono sempre immusoniti, come se la retrocessione fosse inevitabile. Invece, con uno sforzo di volontà la situazione potrebbe diventare senz’altro più rosea. Evidentemente c’è incompatibilità di carattere tra Tacchi e Lorenzi, perché la guizzante ala sinistra, da quando è ritornato in squadra «Veleno», non tocca che pochi palloni, e con poco entusiasmo. Certo che giocare accanto a Lorenzi non è facile, perché in ogni azione trova qualcosa a ridire. Fino alla segnatura del primo goal dei triestini, l’Alessandria ha giocato arroccata in difesa: batti e ribatti, i padroni di casa sono riusciti a passare. È la solita storia, non vale la pena di parlarne oltre, perché ormai è diventata una malattia contagiosa. Malgrado tutto, Triestina, Spal e Torino stanno molto peggio dell’Alessandria, la quale deve disputare ancora quattro partite in casa, anche se difficili; e non è detto che fuori casa non si possa racimolare qualche punticino. È ben vero che i friulani ci hanno portato via un punto al Moccagatta, ma è anche vero che ne hanno portati via due a Ferrara e a Torino: ragion per cui, viva l’Udinese, e speriamo che insista. Contro la Lazio, sarebbe sufficiente ripetere la partita con la tattica usata contro la Roma: squadra ben distesa all’attacco, morale alto. Bisogna tener conto che fuori casa c’è tutto da guadagnare e nulla da perdere. (Egi, «Il Piccolo», 18 aprile 1959) RISULTATI: Bari-Sampdoria 2-1 Fiorentina-Milan 1-3 Genoa-Padova 2-1 Internazionale-Bologna 5-1 Lanerossi Vicenza-Juventus 1-0 Roma-Lazio 3-0 Spal-Napoli 2-1 Talmone Torino-Udinese 0-1 CLASSIFICA: Milan 42; Fiorentina 41; Internazionale 37; Juventus 35; Lanerossi Vicenza 31; Sampdoria 28; Napoli, Padova, Roma 26; Bologna 25; Genoa, Lazio 24; Bari 23; Udinese 21; Spal, Triestina 20; Alessandria 19; Talmone Torino 18 MARCATORI 31 gol Angelillo (Inter) 26 gol Altafini (Milan) 22 gol Montuori (Fiorentina) 21 gol Hamrin (Fiorentina) 17 gol Firmani (Inter) 14 gol Da Costa (Roma), Pascutti (Bologna), Sivori (Juventus), Tozzi (Lazio) Il punto sul campionato Il big match di giornata, tra le prime due forze del campionato, premiò il Milan che vinse contro la Fiorentina: il gioco praticato dai rossoneri nei primi trenta minuti di gioco apri al Milan le porte del successo. Grazie alla rete realizzata da Conti la Juventus espugnò il campo del Lanerossi Vicenza. L’inter, terza in graduatoria, rifilò cinque reti al Bologna. Un tiro di Fontanesi ha dato il successo all’Udinese costringendo il Torino alla sconfitta a nove minuti dal termine. Il Genoa, autore di una prova irriconoscibile contro il Padova ottenne, in extremis, la vittoria. Il Bari riusci a superare agevolmente la Sampdoria imbottita di riserve. Il settantunesimo derby romano fu un trionfo della Roma che vinse meritatamente una partita caratterizzata da momenti di grandi emozioni.