Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
19-04-1959 - Giornata: 28 - Roma - Olimpico


Lazio SS - Alessandria US 0 - 2 (0 - 2)
RETI: 5. Dorigo A.[A], 44. Moriggi M.[A]

Alessandria US Cuman Pacifico, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Pistorello Giancarlo, Oldani (II) Tullio, Moriggi Mario, Lorenzi Benito, Dorigo Aldo, Tacchi Juan Carlos All.: Robotti Luciano

Formazione avversaria
LAZIO SS: Lovati; Lobuono, Molino; Carosi, Ianich, Tagnin; Bravi, Burini, Tozzi, Costariol, Prini. All.: Bernardini Fulvio.

Arbitro: Rigato Gino (Venezia)
Note
Ammoniti: Boniardi [A], Ianich [L]. Angoli: 8-3 (3-0) oppure 6-3. Spettatori: 20.000 oppure 30.000. Incasso: lire 3.500.000 oppure 5.000.000. Giornata grigia, terreno discreto. Inizio gara ore 15:30.

Commento
La verità sta nel punteggio e mai come stavolta il risultato, da qualsiasi parte lo si guardi, è veritiero. L’Alessandria, pur senza mettere in mostra alcunché di eccezionale, anzi mantenendosi su di un piano di onesta mediocrità, ha vinto meritatamente, sfruttando abilmente il non gioco della Lazio. Di fronte allo scarso valore tecnico dei biancazzurri, ha fatto riscontro in campo opposto la intelligente tecnica degli uomini di Pedroni i quali, partendo «coperti», hanno ceduto l’iniziativa ai laziali bloccando però con Pistorello, che interveniva in prima battuta e poi con Pedroni, l’unico elemento pericoloso della inconsistente prima linea avversaria, e cioè Tozzi. È noto che il brasiliano, allorché viene sottoposto ad uno stretto controllo, non riesce a districarsi e diminuisce notevolmente il suo rendimento. I tecnici laziali non hanno ritenuto opportuno, nel corso dei novanta minuti, di variare i temi offensivi i quali, d’altro canto, per l’assoluta pochezza di Bravi e Prini, per i limiti di Costariol, ragazzo volonteroso e generoso quanto si vuole, ma troppo grezzo e scarso per la Serie A, per carenza di ritmo di Burini, al quale l’altalena delle apparizioni in prima squadra è senza dubbio disdicevole, erano sempre gli stessi: una fitta serie di passaggi fra mediani e interni regolarmente tutti errati che permettevano così ai difensori alessandrini di rinviare con calma e di rifornire nel contempo gli attaccanti. Che anche l’Alessandria sia poca cosa è dimostrato dal fatto che i grigi non sono mai apparsi pericolosi se si fa eccezione per l’azione che ha fruttato il secondo gol, pur avendo avuto i piemontesi le più ampie possibilità di aumentare il punteggio per il vuoto che pauroso si creava alle spalle dei laziali, tutti storditamente lanciati all’arrembaggio. La Lazio ha praticamente giuocato sempre nella metà campo alessandrina, ma gli interventi di Cuman si contano sulle dita di una sola mano; Tozzi, poi, ha sbagliato un paio di occasioni in maniera incredibile, crollando anche moralmente sotto le sferzate dei fischi del pubblico. Lievi infortuni a Giacomazzi (colpo alla regione dorsale) al 26’ del primo tempo (rientrerà dopo tre minuti) e a Moriggi al 30’ della ripresa (calcio alla caviglia). Nella Lazio ha esordito in Serie A Paolo Carosi (classe 1938), proveniente dal Pro Tivoli. Si inizia con l’Alessandria schierata a «riccio». Al 5’, dopo che una puntata dei grigi aveva messo lo scompiglio nelle retrovie romane, l’Alessandria va in vantaggio; a mezzo campo Lorenzi scambia con Dorigo, poi allarga verso sinistra mentre Dorigo si infiltra al centro cosicché, quando Lorenzi gli ritorna la sfera, è puntuale all’appuntamento: nessuno poi lo contrasta e Dorigo, dal limite dell’area, indirizza a parabola verso la rete; Lovati, fuori posizione, vede il pallone passargli sopra la testa e adagiarsi in rete sfiorando il palo. Reazione laziale: Burini-Bravi-Burini, passaggio a mezz’altezza che l’ala destra tenta di correggere in tuffo; di poco sopra la traversa. 11’: Prini finalmente sfugge a Boniardi, servizio a Costariol, tiraccio fuori; 29’: «a solo» di Tozzi, ma conclusione sballatissima. Scarso il lavoro per Cuman che assorbe comodamente uno «spioventino» di Burini al 39’, finché al 44’, in piena offensiva, laziale ecco la doccia fredda del «contropiede». L’azione nasce da una esitazione di Tozzi che, servito bene da Tagnin, sparacchia fra le braccia di Cuman; sulla rimessa del portiere, Lorenzi controlla il pallone, attira Ianich e porge sulla destra ad Oldani, che a sua volta lancia di precisione a Moriggi. Sullo scatto, il ragazzo «salta» Molino e batte con un violento quanto pregevole tiro Lovati che invano aveva tentato l’uscita. Ripresa con la Lazio all’arrembaggio: Tozzi «buca» al 5’ su passaggio di Tagnin, poi al 9’ l’unica azione discreta dell’attacco laziale. Carosi a Burini che invia in avanti a Bravi: centro rasoterra che batte Cuman, ma la sfera esce di poco a lato con Burini e Tozzi in ritardo entrambi. Annullato un gol di Prini all’11’, ma l’arbitro aveva già fischiato il fuori gioco (esatto) e, al 13’, primo errore di Tozzi. Burini tenta il passaggio al brasiliano ma sbaglia e Pistorello interviene; nella foga, il mediano svirgola e la sfera giunge a Tozzi, a tu per tu con Cuman; fasullo il tiro e di molto fuori. Fischi! Respinta di pugno di Cuman su punizione battuta da Prini al 14’, mentre Lobuono viene spostato all’attacco e Burini retrocede a terzino. Anche Ianich si inserisce in avanti ma senza concludere alcunché. Intanto si giunge al 30’, allorquando Tozzi potrebbe dimezzare lo svantaggio e forse ridonare un po’ di speranza agli sfiduciati sostenitori biancazzurri: Lobuono scende sulla sinistra, scarta Giacomazzi e serve di precisione Bravi; perfetto è il centro e difettosa è la respinta di Cuman che manda il pallone proprio sui piedi di Tozzi a due metri dalla porta vuota, con il portiere a terra per il precedente intervento. Tozzi si avventa sul pallone e ci scarica sopra tutta la rabbia che ha in corpo: naturalmente sbaglia e Bernardini si mette le mani nei capelli. Al 37’ è Molino a tentare su fiacca deviazione di Cuman, ma Boniardi salva in angolo. Finisce con l’Alessandria all’attacco e, manco a dirlo, a fischi. (Michele Galdi, «La Gazzetta dello Sport», 20 aprile 1959) Regolare e meritato successo dell’Alessandria, che all’Olimpico è riuscita a realizzare l’exploit di prendersi, nei due incontri giocati a Roma, tutti e quattro i punti in palio. Se i primi due sono stati raggiunti a seguito di una discutibile decisione della CAF, che ha dato vinto ai grigi un confronto ricco di incidenti disputato contro la Roma, questi ultimi due punti, conquistati a spese della Lazio, non prestano il fianco a critica alcuna. Si potrà discutere la povertà tecnica della Lazio attuale, lo scadente rendimento di un complesso che conta nelle sue file troppa mediocrità; tuttavia, il successo dell’Alessandria non fa una grinza. Impostata la gara sull’abituale condotta e schieramento difensivi, i grigi al 6’, su azione impostata da Pistorello, proseguita da Lorenzi e conclusa da Dorigo, si sono trovati subito in vantaggio. Il tiro dell’interno alessandrino, leggermente parabolico, ha ingannato Lovati, portatosi troppo in avanti. Il vantaggio iniziale ha permesso alla squadra ospite di continuare a mantenere l’iniziale schieramento, senza bisogno di scoprirsi, anzi la squadra non ha mancato, ogni qualvolta si presentava l’occasione favorevole, di contrattaccare; non solo, ma a consolidare il vantaggio iniziale: ancora Lorenzi, a un minuto dalla fine del primo tempo, con un avveduto passaggio, lanciava Oldani che rimetteva prontamente al centro all’accorrente Moriggi, che non aveva difficoltà alcuna a battere nuovamente Lovati in uscita. La Lazio è progressivamente andata alla deriva, messa ripetutamente in difficoltà dai grigi, sicché il punteggio di Lorenzi e compagni poteva benissimo essere anche più rotondo. E l’arbitro, sul finire, ha fermato Lorenzi lanciato solo a rete per un fuori gioco di Moriggi quando quest’ultimo, sia pure oltre la linea dei terzini, non partecipava affatto all’azione. Degli ospiti, Pedroni, con una serie di interventi precisi e tempestivi ha sempre bloccato sul nascere ogni tentativo di tiro a rete di Tozzi. Attorno a lui, tutta la difesa ha manovrato con franca sicurezza, anche se fronteggiare un attacco anemico e mediocre quale quello odierno della Lazio non sia stato certo un’impresa difficile. In prima linea, Lorenzi ha collaborato a entrambe le segnature, anche se lo scatto gli fa ormai difetto; tuttavia, la prima linea dei grigi, ben sostenuta da Pistorello, mai ha perduto occasione di manovrare, anche se raramente ha chiamato in causa Lovati. Lo conferma d’altronde il fatto che entrambe le reti dell’Alessandria sono state segnate dalle mezze ali. Da parte dei padroni di casa, una giornata da dimenticare al più presto. Difficile tuttavia per Bernardini poter ricavare di più da un complesso veramente scadente. Puerili e ripetuti errori di Bravi; sommersa dal grigiore generale la prova del pur volenteroso Carosi, non pari alle necessità del ruolo che deve coprire Costariol; lontano da un soddisfacente rendimento Burini, mentre Prini da tempo ha perduto smalto e lucidità. La preoccupazione poi di rifornire con maggiore continuità l’attacco porta la difesa a scoprirsi ed è appunto in due di queste occasioni che l’Alessandria ha preso d’infilata le linee arretrate laziali, assicurandosi così una preziosa vittoria. La Lazio avrebbe anche potuto ridurre lo svantaggio, tuttavia sul finire anche l’Alessandria poteva renderlo più rotondo. Nel complesso, il risultato rispecchia la giusta differenza dei valori in campo. Euforia generale negli spogliatoi dell’Alessandria: esultanti i giocatori, anche se da oltre tre mesi inutilmente bussano alle casse sociali per avere la giusta mercede. E che questo sia un loro sacrosanto diritto è dimostrato in modo fin troppo evidente dalla maniera con la quale la squadra si è battuta in tutto il corso dei novanta minuti. Per la verità, inaspettato il successo: «Una sorpresa – dice Pedroni – gradita fin che si vuole, ma pur sempre sorpresa. La Lazio mi ha deluso; irriconoscibile da quella che al Moccagatta ci ha battuti con lo stesso punteggio». Come al solito polemico Lorenzi: «Dovremmo giocare tutte le partite all’Olimpico: due incontri, quattro punti; nemmeno il Milan riuscirà a eguagliare la nostra impresa». Visi scuri in casa laziale: il magro incasso (non più di tre milioni e mezzo) completa il già desolante quadro. Lovati si lamenta della sorte contraria. Non era in condizioni di giocare; tuttavia, Bernardini ha ceduto solamente dietro le vive insistenze del lungo Bob: il risultato non ha certo premiato la buona volontà dell’estremo azzurro. Bravi, in un angolo, ha ancora negli orecchi i fischi che hanno accompagnato la sua negativa prestazione e così Prini e così Costariol: «Ma cosa pretendono da me? – dice quest’ultimo – Sono un giovane che deve maturare». È pur vero, ma a nostro avviso non in Serie A. Per troppi laziali vale la medesima considerazione. (Paolo Agosteo, «Il campione», 20 aprile 1959) Un passo in avanti dei grigi verso la salvezza L'ALESSANDRIA SI PONE DI SLANCIO SULLA LAZIO: 2-0 Bella gara di Pedroni, Lorenzi, Tacchi e dell'esordiente Moriggi che segna il secondo gol Annegata miseramente nel ridicolo fra i fischi delle poche migliaia di suoi stessi sostenitori, la Lazio è stata facile preda dei grigi, contro i quali nei giorni scorsi, almeno a Roma, era il pronostico generale. Bernardini non ha certo indovinato la formazione; l’immissione di elementi di nessun valore ha diminuito il già scarso livello tecnico dei biancocelesti che hanno dato ieri uno spettacolo miserando, degno di un campetto di periferia (anzi ancora peggiore, in quanto ai padroni di casa è mancato anche l’impegno). Dalla metà del primo tempo o poco più essi si sono rassegnati alla sconfitta e la partita è proseguita per loro stancamente, interrotta soltanto da qualche sporadica azione. L’Alessandria ha dimostrato ben altro spirito e anche possibilità tecniche superiori degli avversari; è entrata in campo decisa a portarsi via i preziosi «due punti» e c’è riuscita in pieno. Facendo perno all’attacco su Lorenzi, e nelle linee arretrate su Pedroni, ha articolato il suo giuoco in azioni veloci e ragionate; con un po’ più di fortuna avrebbe potuto aumentare il suo bottino. Il capitano-allenatore, con la solita freddezza e le risorse dell’esperienza, ha «tenuto» senza tentennare l’unico elemento pericoloso dell’attacco avversario, Tozzi; un compito che nella ripresa gli è stato facilitato dal calo sempre più evidente del brasiliano, scoraggiato dalla compagnia in cui la sorte lo ha fatto precipitare. Cuman ha fatto egregiamente il proprio dovere: le rare volte che è stato chiamato all’opera ha mostrato colpo d’occhio e decisione; buono l’accordo in prima linea di «Veleno» e Tacchi; tutti gli altri hanno fatto quanto potevano meritando pienamente la vittoria romana. La cronaca si apre col primo goal alessandrino, venuto quando ancora i giocatori erano in rodaggio. Al 4’ del primo tempo, infatti, raccolto un passaggio di Pistorello, Lorenzi da mezzosinistro ha passato di piatto all’accorrente Dorigo, dal cui tiro a parabola Lovati si è fatto ingannare con sorprendente facilità. La Lazio ha cercato di reagire con un gioco che si è svolto prevalentemente in campo grigio, ma senza costrutto alcuno; Cuman e Boniardi salvano al 6’ su un tiro di Burini respinto dal terzino, ripreso dall’esordiente Carosi di testa e parato dal portiere. Al 26’ Giacomazzi resta a terra nella propria area dopo un violento scontro con Tozzi; viene portato fuori a braccia, ma dopo qualche minuto è di nuovo in squadra. Nel corso della partita Tozzi, sempre in attesa di un aiuto dai compagni di squadra, tenta la via della porta perfino da oltre il limite dell’area. Ma è troppo evidente che la Lazio è destinata a subire e gli alessandrini la condannano definitivamente con una rete che unisce al danno la beffa, al 44’: azione Lorenzi-Oldani, Moriggi raccoglie, scende velocissimo da solo, scarta Molino e Lovati si fa ingannare per la seconda volta. Moriggi esulta entrando in porta dietro al pallone con un salto di gioia. La ripresa non è gran che: qualche parata di Cuman, una sua bella uscita sui piedi di Tozzi al 18’, madornali errori al 29’ e al 41’ del centravanti laziale, che alza sopra la traversa due palloni facilissimi, e una deviazione in corner del portiere grigio al 43’. (Giorgio Nani, «Stampa Sera», 20 aprile 1959) Due azioni in «contropiede», due tiri a rete (il primo di Dorigo, il secondo di Moriggi), due goals. Questo il consuntivo offensivo dell’Alessandria, un consuntivo di rara praticità e di inesorabile efficacia. Ciò premesso, spazziamo il nostro campo da ogni ombra di perplessità. La squadra ospite, pur tutt’altro che travolgente, non ha davvero demeritato il successo. Non per aver sfoderato una prestazione maiuscola, non per aver palesato qualità fuori dalla normalità provinciale, ma soltanto perché la Lazio non è andata oltre i limiti modestissimi di una volitiva e disorientata condotta. Il complesso di Bernardini ha mostrato, sin dalle prime battute, l’etichetta «fragile». Non un reparto è apparso all’altezza della non straordinaria situazione di ieri. La difesa, nonostante l’ammirevole e puntiglioso prodigarsi del bravo Lobuono (unico laziale ad aver onestamente e schiettamente guadagnato un elogio vivo e incondizionato), non ha denunciato la desiderata e desiderabile precisione di intervento e di rilancio. La mediana, dopo un primo tempo abbastanza positivo (specie per l’alacre e intelligente attività di Tagnin), ha perduto smalto e mordente. La prima linea è scivolata nella più deprimente inconsistenza, disunendosi in una manovra affannosa e caotica e peccando in prontezza ed inesattezza di conclusioni. Una giornata, insomma, di magra pressoché totale, dove persino elementi del calibro di Tozzi, di Ianich e Lovati si sono smarriti nei meandri della discontinuità e dell’orgasmo dove elementi giovani ma inesperti quali Carosi, Costariol e Bravi non hanno potuto trasformare la loro innegabile volontà di affermarsi in risultati produttivi e concreti e dove i più navigati, più temprati Molino, Burini e Prini sono sembrati giù di tono e, qualcuno, anche giù di fiato. Tirate le somme: il solo Lobuono, come abbiamo accennato, può attingere alla fonte di una ottima considerazione; il solo Tagnin può aspirare ad una votazione di larga sufficienza. Come, dunque, in simili condizioni poter sperare di far breccia nella infittita e compatta barriera difensiva dell’Alessandria? Come poter abbattere il muro pedroniano del «catenaccio» grigio? Impossibile, specie rammentando la vena precaria del cannoniere Tozzi. Ed in effetti, la Lazio soltanto in rarissime circostanze è riuscita ad insidiare la sicurezza e la serenità del portiere Cuman, rarissime volte ha potuto trasmettere al pubblico la sensazione di poter realizzare l’obiettivo del gol. Ecco perché non abbiamo neppure osato polemizzare sulla giustezza o meno del verdetto. L’Alessandria ha saputo sfruttare al massimo le sue sporadiche e lampeggianti puntate in contrattacco; non ha compiuto, di conseguenza un’impresa furtiva o fortunosa; ha soltanto saputo approfittare totalmente del disordine e dello sbandamento pressoché generale di una Lazio tanto slegata e sfasata da mettere di malumore e, nello stesso tempo, in allarme anche il più acceso ed il più ottimista dei suoi sostenitori. Nulla di compromesso, naturalmente. Il baratro della retrocessione è ancora abbastanza lontano. Ma se la classifica attuale può ancora ispirare una certa tranquillità, la Lazio di ieri è senz’altro tale da suscitare gravi ed impellenti preoccupazioni. La squadra tutta è mancata al suo appuntamento domenicale. La squadra tutta ha destato un’impressione che potremmo anche definire «penosa». Anche perché, lo ripetiamo, l’Alessandria non ha davvero sbalordito la platea capitolina. Tutti i giocatori grigi (con in testa l’attento e scaltro Pedroni ed il risoluto e sbrigativo Pistorello) si sono battuti con ostinata volitività, con caparbia diligenza. Tutti hanno profuso tesori di slancio e di tenacia, ma senza mai raggiungere la vetta dell’eccellenza o della maturità tecnica e stilistica. Cuman, Boniardi, Giacomazzi e Snidero hanno adempiuto al loro mandato con scrupolosa generosità, ma anche con approssimativa limpidezza di comportamento. Dorigo e Lorenzi hanno dato lo avvio a qualche trama di pericoloso rilievo, ma con sporadica valentia. Tacchi si è limitato a temi di puro e semplice disturbo. I giovani Oldani e Moriggi hanno brillato per freschezza e mobilità, ma non davvero per sceltezza e raffinatezza di palleggio. Una formazione, in sostanza, che non ha superato i suoi confini tradizionali, ma che si è aggiudicata l’intera posta, non certo in modo discutibile, un po’ per astuzia tattica ed un po’ per la prodigalità degli antagonisti, comunque con mezzi regolari e legalizzati da un arbitraggio energico, oculato ed assolutamente ineccepibile. E veniamo ai pochi fatti di una partita squallida e persino avara di emozioni. Preludio di marca alessandrina. I grigi appaiono insolitamente aggressivi pur schierandosi secondo gli abituali schemi ermetici (con Pedroni battitore libero, Pistorello inchiodato su Tozzi, Boniardi e Giacomazzi terzini d’ala, Snidero e Dorigo laterali, Oldani, Lorenzi, Moriggi e Tacchi attaccanti da «contropiede»). Al 5’, il più raggelante dei goal. Scambio Oldani-Lorenzi e pallone sul centro a Dorigo che, dal limitare dell’area di rigore, piazza un tiro quanto mai insidioso (un pallonetto quanto mai angolato); Lovati (forse ingannato da una leggera deviazione di Carosi) è colto di sorpresa; il pallone si incassa inesorabilmente nella rete laziale. La Lazio non tarda ad abbozzare una vibrante reazione. Al 7’ Tozzi s’invola sulla destra e rimette al centro un invitante pallone; Burini irrompe e indirizza a rete; intercetta Boniardi con involontaria tempestività; Costariol raccoglie ancora e di testa ritenta l’avventura del pareggio; ma Cuman è pronto ad abbrancare in tuffo. La pressione biancoazzurra si accentua. Fugge Bravi all’11’; sul cross conseguente Prini riesce a farsi largo tra un paio di oppositori e fornisce a Costariol un magnifico invito alla concretizzazione; il tiro d’epilogo, però, è fiacco e banale; Cuman può ancora sventare e con agevole tuffo. La Lazio insiste, ma l’Alessandria non si scompone. La sua resistenza è calma ed assennata. Il suo atteggiamento è sempre più improntato da una estrema cautela. Vano ogni sforzo biancoazzurro. Cuman può permettersi il lusso di restare alla finestra. Soltanto al 43’ il portiere grigio viene nuovamente… disturbato; su servizio rapido e filtrante di Tagnin, Tozzi può puntare direttamente a rete; la staffilata di chiusura è, però, troppo mal dosata; Cuman può facilmente bloccare a terra. Gli errori si scontano. Sulla risposta, infatti, l’Alessandria raddoppia. Sgroppata di Oldani (44’) e smistamento in profondità su Moriggi; il giovanissimo interno grigio può profilarsi indisturbato al cospetto di Lovati e infilare con un «raso terra» fulmineo ed imparabile 2-0: questo, dunque, il referto del primo tempo. Le ostilità si riaccendono con una Lazio tutta protesa in avanti e con una Alessandria più che mai arroccata. I brividi si assommano. Al 9’ Bravi si insinua in area avversaria e spara in diagonale a rete; a lato si una cortissima spanna. All’11’, su lancio di Lobuono, Prini può saettare in rete. Gol? Il fischio di Rigato frena gli applausi della folla e gli abbracci dei biancoazzurri. Fuori gioco, sancisce giustificatamente il direttore di gara. Al 14’ Tozzi, su passaggio indietro di Boniardi, può sparare a rete da distanza ravvicinata; il bersaglio viene sfiorato. Poi un nuovo periodo di aspettativa. La Lazio spinge in avanti anche i terzini (ora Lobuono, ora Molino), ma non riesce a far breccia nella barriera grigia. Soltanto nel tratto finale registriamo ancora brani da apprensione. Al 30’ Burini mette in movimento Bravi: tiro, Cuman respinge corto; sopravviene Tozzi che in corsa da pochi passi spedisce sulle gradinate! Lo smacco è grosso. La Lazio si disunisce. L’Alessandria torna timidamente a bussare alla porta offensiva. Ma non dura. Ecco ancora la Lazio gettarsi all’arrembaggio. Al 38’ Molino emerge in mischia e calcia a rete; intercetta casualmente Pedroni; riprende Molino inviando definitivamente a lato. Al 43’ Tozzi va alla ricerca della prodezza isolata; Humberto, apertosi un varco, può infine sfangare in corsa; Pedroni, con la punta del piede, corregge la traiettoria; ma Cuman non si lascia cogliere impreparato ed in tuffo neutralizza anche l’ultimo guizzo del cannoniere biancoazzurro. Al «cessate il fuoco» di Rigato, i giocatori dell’Alessandria dimostrano clamorosamente la loro allegrezza, facendo corona attorno a «capitan Pedroni». Cielo parzialmente coperto, terreno buono. Leggeri incidenti a Giacomazzi (che ha dovuto ricorrere alle cure del massaggiatore dal 35’ al 38’ del primo tempo) ed a Prini (40’ del primo tempo). Nel tratto finale della gara, Lobuono e Burini si sono scambiati i ruoli. (Giuseppe Melillo, «Corriere dello Sport», 20 aprile 1959) L’ALESSANDRIA VITTORIOSA A ROMA CONTRO LA LAZIO (2-0) Domenica 26, alle 15,30 il Napoli sarà ospite dei grigi All’Olimpico, i grigi hanno messo un’ipoteca sulla salvezza e noi, come tutti gli appassionati, esultiamo di questa vittoria, invitando i ragazzi dell’Alessandria a tendere tutte le loro forze al rafforzamento della posizione conquistata. Come si respira bene nella Capitale! Due punti contro la Roma, due contro la Lazio. Il massimo che si poteva ottenere: e tutte le squadre invidiano questo traguardo raggiunto dall’Alessandria. Il capitano grigio, semiinfermo, ha annullato come una vecchia volpe quel Tozzi che pare sia richiesto per una cifra astronomica. Il «Pedro» si è tolta una bella soddisfazione contro l’oriundo ed ha contribuito con il sessanta per cento alla vittoria. Finalmente una partita giocata con intelligenza: si vede che a Roma, all’ombra di tanti secoli di storia… gli allenatori dell’Alessandria si sono ispirati al classico gioco del calcio. Difesa accorta, copertura indispensabile fuori casa, ma attacco manovriero, coraggio per osare e vittoria. Come contro la Roma! Proponiamo di trasferire nella Capitale la squadra grigia! Moriggi, la recluta gallonata. Un goal da campione, una partita intelligente come a Firenze. Chissà se verrà nuovamente tolto di squadra per qualche mese! Ora è infortunato, ma guarirà presto. Ascoltate, ascoltate: la partita di Lorenzi, cioè il primo tempo, è andata via liscia come l’olio: poche chiacchiere, molti passaggi, i goals concepiti da lui. Nessuno lo crederà, ma è stato proprio così. Era sul campo l’ala sinistra? Possibile che si sia spento così presto il suo estro? Che cosa frulla per il capo di questo giocatore in un momento tanto delicato? Dimenticavamo Dorigo. Sarebbe stato ingiusto non ricordare il suo goal astuto e la sua partita decisamente migliore di tante altre. L’obbiettività non deve mai venir meno, e noi diciamo a Dorigo: «bravo!». Povero Bernardini. Vogliono la sua testa a Roma, per la classifica della Lazio. Che cosa potrebbe fare? Tutte le partite gli vengono a mancare almeno tre o quattro giocatori ed egli sì salva come può. Vita dura, per gli allenatori della Capitale! Il campionato non è comunque finito a Roma e guai a chi si illudesse di avercela fatta. Bisogna battere il Napoli, osare tutto a Torino ed attendere a piè fermo la terna di squadroni al Moccagatta. Non basteranno 26 punti, a ventotto la tranquillità è assoluta. (Egi, «Il Piccolo», 24 aprile 1959) RISULTATI: Bari-Fiorentina 1-2 Bologna-Lanerossi Vicenza 1-0 Genoa-Talmone Torino 3-0 Juventus-Internazionale 3-2 Milan-Spal 0-0 Napoli-Triestina 1-0 Padova-Sampdoria 2-1 Udinese-Roma 0-0 CLASSIFICA: Fiorentina, Milan 43; Internazionale, Juventus 37; Lanerossi Vicenza 31; Napoli, Padova, Sampdoria 28; Bologna, Roma 27; Genoa 26; Lazio 24; Bari 23; Udinese 22; Alessandria, Spal 21; Triestina 20; Talmone Torino 18 MARCATORI 31 gol Angelillo (Inter) 26 gol Altafini (Milan) 22 gol Hamrin (Fiorentina), Montuori (Fiorentina) 18 gol Firmani (Inter) 14 gol Da Costa (Roma), Pascutti (Bologna), Sivori (Juventus), Tozzi (Lazio) Il punto sul campionato Si era ricomposta la coppia di testa Fiorentina-Milan. I rossoneri sono stati fermati, sullo 0-0, dalla Spal facendo ressa per larga parte della partita nella superaffollata area di rigore avversaria mentre i viola avevano espugnato Bari andando a vincere 1-2: i toscani, in svantaggio di una rete, pareggiarono su rigore a 18’ dal termine e realizzarono la rete risolutiva al 90’ con Petris. Il match per stabilire la terza forza del campionato se lo aggiudicò la Juventus sull’Inter. Il Torino, senza fortuna, usci sconfitto dal campo del Genoa. Il Padova ottenne il successo, con abilità, contro la Sampdoria, superata con velocità. Il Napoli battè di stretta misura la Triestina apparsa quasi rassegnata. Il pareggio finale soddisfò sia Roma che Udinese dopo novanta minuti di bel gioco. Il Vicenza, nel match contro il Bologna, seppe approfittare della superiorità di gioco espresso nel primo tempo. Vi fu una sporadica lotta per evitare la retrocessione in Serie B.