Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
17-05-1959 - Giornata: 30 - Torino - Comunale


Juventus FC - Alessandria US 2 - 2 (1 - 1)
RETI: 23. Colombo U. [Ju] , 60. Charles (I) J. [Ju] 8. Filini G.[A], 64. Pistorello G.[A]

Alessandria US Notarnicola Sergio, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Boniardi Umberto, Pistorello Giancarlo, Lorenzi Benito, Filini Giancarlo, Vonlanthen (II) Roger, Dorigo Aldo, Tacchi Juan Carlos All.: Robotti Luciano

Formazione avversaria
JUVENTUS FC: Mattrel; Corradi, Garzena; Turchi, Castano, Colombo; Stacchini, Fuin, Charles (I) William John, Stacchino, Stivanello. All.: Depetrini Teobaldo; D.T.: Cesarini Renato.

Arbitro: Righi Raoul (Milano)
Note
Angoli: 5-3 (2-2). Spettatori: 5.500 oppure 8.000. Incasso: 4.000.000. Tempo incerto, terreno un po’ scivoloso. Inizio gara ore 16:00.

Commento
Mancavano Boniperti, Sivori, Nicolè e Emoli UNA JUVENTUS INCOMPLETA PAREGGIA CON L'ALESSANDRIA Non v’era molta gente, sul campo della Juventus, e l’incasso non è stato cospicuo. Piuttosto nutrita, fra il pubblico, la rappresentanza alessandrina, che non ha cessato un istante di incoraggiare la propria squadra. E questa ha risposto al sostegno che le veniva dalle gradinate lottando e giocando in modo semplice ma efficace, ed assicurandosi quel punto di classifica che dovrebbe oramai metterla al sicuro da ogni sorpresa, nella lotta per sfuggire alla retrocessione. Nell’ottenimento del pareggio, l’Alessandria ha trovato una collaborazione degna di miglior causa nel comportamento della Juventus. La quale s’è presentata in una formazione di ripiego – mancante cioè di Boniperti, di Nicolè, di Emoli e di Sívori – ma, più che altro, in scadenti condizioni di forma. Una Juventus che era l’ombra della compagine che tanto brillante figura aveva fatto contro gli inglesi dell’Arsenal nella serata di giovedì scorso. Poco o nulla della velocità, dello spirito pratico e della volontà dimostrate in quella occasione. Un gioco confusionario invece, privo di ogni nesso logico, condotto con una lentezza esasperante e con una imprecisione di tiri da lontano o da vicino veramente impressionante. Una quantità di cose che non trovano spiegazione se non nella scarsità di impegno. La quale, a sua volta, non è spiegabile che colla sottovalutazione dell’avversario. Veramente all’altezza della situazione non si sono trovati che due uomini, nell’«undici» bianconero: Charles e Colombo. I due elementi che, con azioni individuali, hanno salvato per la squadra il risultato: nel senso che hanno impedito che il medesimo prendesse per la compagine una forma più sfavorevole ancora di quella che si è definitivamente concretata. A soddisfazione, la Juventus non si è portata che nei primi minuti della partita, quando è parso che essa dovesse da un momento all’altro fare un boccone solo degli oppositori. Era Charles, allora che si imponeva, e che pareva dovesse travolgere ogni cosa sul suo cammino. Poi, non appena la mezz’ala Filini ebbe segnato per l’Alessandria la prima rete della giornata, l’«undici» bianconero, senza andare propriamente a catafascio, si scompose, si disunì, diluì le proprie azioni in una quantità di cose inutili, e di gioco efficace – se si eccettuano un paio di azioni verso il termine del primo tempo ed alcune altre all’inizio della ripresa, prima fra tutte quella di Charles che mandò la squadra provvisoriamente in vantaggio – non riuscì più a combinarne. In complesso, una delle partite più scialbe che la Juventus – che pure della classe ha dimostrato in parecchie occasioni di possederne – abbia snocciolato davanti al proprio pubblico nel corso della intera stagione. Si noti che la prova fatta dall’Alessandria è stata in sé tutt’altro che superlativa. La squadra dei grigi s’è difesa bene contro un avversario che attaccava male ed ha puntato in avanti in stile pratico ogni volta che ne ha avuto l’occasione, contro una difesa che, forte individualmente, cadeva collettivamente in imbarazzo con relativa facilità. Di occasioni di segnare ne ha avuto più di una, e, tenuto conto di tutto, non si può dire che abbia rubato nulla a nessuno pareggiando. A posto il portiere Notarnicola, la estrema difesa si è portata bene senza fare cose trascendentali e l’attacco, con un Lorenzi meno irrequieto, meno nervoso ed innervosente del solito, ha vissuto di sprazzi e di spunti spesso pericolosi. Precisamente come nel caso della Juventus, la sua prima linea ha dato alla squadra il contributo di una sola rete: in ambo i casi, la rimanente partì dal piede di un mediano laterale, con un tiro improvviso e da lontano, del tipo di quelli che l’Arsenal, col fratello di Charles, pare abbia reso di moda anche nell’ambiente nostro. Dopo un periodo iniziale di supremazia juventina, l’Alessandria segnò quasi col primo attacco incisivo che la sua prima linea seppe condurre. Ben servita in profondità, la mezz’ala destra Filini andò via in posizione di mezz’ala sinistra, penetrò in area senza che nessuno lo sapesse efficacemente contrastare, sparò basso al momento in cui Mattrel gli stava uscendo incontro e spedì senz’altro in rete. Il gioco dei padroni di casa ne risultò subito conturbato ed i juventini non pareggiarono che un paio di minuti dopo la metà del tempo. Su una punizione contro gli ospiti, che a noi è parso avrebbe invece dovuto essere a vantaggio dei medesimi, Colombo si spostò sulla destra e, ben da lontano, fece partire un tiro alto che mandò la palla ad insaccarsi nell’angolo alto della rete, sulla sinistra del portiere. Prima della fine del tempo, Notarnicola parò un pallone proiettatogli addosso a bruciapelo da Charles e, subito dopo, Stacchini mancò una occasione delle più facili. Alla ripresa, il gioco continuò nel suo tono scialbo ed inconcludente per una decina di minuti, poi Charles, come stufo dell’andazzo, uscì in uno dei suoi «do di petto»: filò via diritto, passò la palla a Fuin, la riebbe di ritorno e la scaraventò in rete senza tanti complimenti. E, poco più di dieci minuti dopo, su un’azione che pareva la più innocua di questo mondo, il mediano Pistorello, da più di una dozzina di metri fuori area, improvvisamente sparò alto ed infilò di precisione l’angolo alto della rete, sulla destra di Mattrel. Proprio come Mel Charles tre giorni prima. E, su questa parità di punteggio, la partita giunse al suo termine. (Vittorio Pozzo, «Stampa Sera», 18 maggio 1959) Favorita dal comportamento di una Juventus alquanto dimessa e poco convinta del suo compito (quello cioè di lottare a fondo per dovere di sportività, essendo gli avversari in lotta con altri per non retrocedere), l’Alessandria è riuscita nel suo programma ed ha lasciato il Comunale torinese col prezioso bottino di un punto, condito da una nutrita salve di fischi e da un coro che scandiva a gran voce la lettera «B»! Una solo lettera, nell’occasione, molto significativa. Che importava comunque agli ospiti del parere del pubblico defraudato per intiero del prezzo del biglietto d’ingresso. Il pareggio era stato ottenuto ed in frangenti tanto disperati il risultato finale è quello che conta. D’altro canto, una parte di colpa di quanto è accaduto nei novanta minuti di… gioco va anche ai bianconeri, che soltanto nel finale hanno dimostrato un certo interesse al risultato. Se concediamo all’Alessandria la scusante della precaria situazione di classifica, dobbiamo anche riconoscere che la Juventus è scesa in campo priva di Emoli, Muccinelli, Boniperti e Sívori (per tacere di Nicolè) e sostituiti da Turchi, Stacchini, Fuin e Stacchino, quattro atleti fra i quali soltanto il primo e l’ultimo hanno dato qualche contributo al funzionamento della squadra. Lo sforzo contro l’Arsenal è costato alla Juventus questo passo falso e la cosa è risultata doppiamente antipatica, in quanto sugli spalti le assenze ed il ritmo imposto all’incontro sono stati commentati in modo poco piacevole, sono stati considerati cioè un grazioso omaggio agli uomini di Pedroni. Non è bastato alla Juventus l’impegno di Charles. King John, pur battendosi in modo deciso su ogni pallone, era troppo solo per potere far breccia nella difesa avversaria, che nei frangenti più pericolosi richiamava in area tutti gli uomini e non badava troppo alla misura delle «entrate», intimidendo gli altri uomini della prima linea bianconera, troppo leggeri e troppo paurosi per usare nelle mischie la necessaria decisione. Che fosse il caso di avere paura l’ha comunque constatato a sue spese il giovane Stacchino al 35’ del secondo tempo: andato via a Pistorello con un leggero palleggio finissimo, il ragazzo era affrontato da Snidero che elegantemente ne prava la minaccia per mezzo di una pedata al ginocchio destro, costringendolo all’ala per il resto dell’incontro. Dura in difesa, l’Alessandria ha potuto infilarsi abbastanza agevolmente nelle larghe maglie della difesa torinese con le vecchie volpi della prima linea, fra le quali il giovane Filini faceva da cavallo da tiro con lunghe sgroppate, cogliendo anche il premio della rete di apertura. Sulle quattro reti entra anche in gioco lo zampino dei portieri apparsi entrambi in giornata negativa; dei due però Notarnicola si è in parte riabilitato con una bella parata volante sul lanciato Charles verso la fine dei primi 45 minuti. Una partita deludente dunque, fra una Juventus impegnata faticosamente a costruire un po’ di gioco scegliendo la via errata dei passaggi brevi ed insistenti ed una Alessandria che si è accontentata di spezzare queste trame con rimandi alla paesana: le due squadre hanno comunque preso un punto ciascuna ed al pubblico sono rimasti il danno e le beffe. Eccovi la cronaca delle reti. Apriva la marcatura l’Alessandria all’8’ del primo tempo con il giovane Filini che, bene imbeccato da Lorenzi, scattava verso Mattrel pressoché indisturbato e lo batteva con un tiro basso. La rete scuoteva un po’ la Juventus e Colombo era il più autoritario nell’invitare all’attacco i compagni; al 23’ il mediano otteneva il giusto premio alla sua attività con la rete del passaggio, un gran tiro nell’angolo alto a destra di Notarnicola scoccato da circa 30 metri su tocco di Fuin. La Juventus andava in vantaggio al 15’ della ripresa con Charles, il più attivo della prima linea. Il gallese arretrava a prendersi il pallone e si proiettava avanti scambiandolo con Fuin e raccogliendolo poi sulla linea dei terzini per tirare con prontezza e battere Notarnicola. Quattro minuti dopo, gli ospiti pareggiavano con un tiro teso di Pistorello che coglieva Mattrel immobile al centro della porta. Giornata di sole con una brevissima spruzzata di pioggia a metà incontro. (Bruno Perucca, «Corriere dello Sport», 18 maggio 1959) Come insistenza di attacchi, ma non per la loro pericolosità, la Juventus ha fatto registrare una sua evidente superiorità; ma le azioni che sono state concluse testimoniano per una giusta parità. Ed anche le maniere con le quali sono state risolte: una rete in manovra ed una con azzeccatissimo tiro da lontano per i bianconeri, e lo stesso per i grigi. Questi non hanno neppure avuto bisogno di adottare una strenua tattica difensiva, con uno di quegli schieramenti cosiddetti a «supercatenaccio»; e ciò perché i bianconeri, costretti a presentarsi in una formazione molto dimessa, causa le svariate – e importanti – assenze, raramente hanno potuto imporre agli avversari un forte divario di classe. Gli alessandrini hanno però incaricato l’attento Pistorello di sorvegliare Charles piuttosto da vicino; Dorigo e Filini, interni capaci di svolgere laborioso compito di raccordo fra difesa e attacco, si sono mantenuti a ridosso di Boniardi che, invece di «stopper», ha potuto funzionare da libero. Mancante di Sívori, per squalifica; di Boniperti ed Emoli per infortunio; non potendo utilizzare, per l’identica ragione, Nicolè, la squadra bianconera ha dovuto ricorrere all’opera di sostituti che, malgrado la lodevole applicazione, hanno dato rendimento non eccezionale. L’Alessandria ha disputato una onesta partita ed il punto che è riuscita ad accaparrarsi lo ha davvero meritato; passando prima in vantaggio, trovandosi poi costretta ad inseguire, nella ripresa, quando i bianconeri hanno condotto il punteggio alla loro volta, e resistendo poi vivacemente quando la Juventus ha cercato, nelle battute finali, di riprendere la preponderanza in pieno: anche nel punteggio. L’incontro è stato di scarso rilievo tecnico, con gioco di qualità davvero non eccelsa. Nella Juventus, ottime le prestazioni di Colombo e Charles; buone quelle dei difensori. Gli altri non hanno saputo portarsi al disopra di una generica mediocrità. Nell’Alessandria pochi brillanti spunti di Lorenzi all’inizio; un paio di vivaci puntate di Tacchi e Vonlanthen. Tutti gli altri si sono limitati a svolgere un gioco d’interdizione. All’inizio del gioco si è presto notato lo schieramento intenzionalmente difensivo degli ospiti. In prima linea, i soli Lorenzi, Vonlanthen e Tacchi con funzioni di avamposti; Lorenzi, da parte sua, aveva una certa tendenza a gravitare verso il centro. All’8’ di gioco, Lorenzi era iniziatore di un dinamico spunto: lanciava accortamente Filini verso l’area di rigore juventina e il giovane interno di buttava decisamente in avanti; entrava in area sul settore sinistro e, in piena corsa, sferrava un secco tiro rasoterra che sorprendeva Mattrel. I bianconeri rimanevano interdetti e quindi accennavano una reazione che, anche se blanda, costringeva l’intero apparato difensivo alessandrino a serrare i varchi per evitare il peggio. Si giungeva quindi al 23’, quando, da una trentina di metri, i bianconeri ottenevano una punizione. Fuin toccava a Colombo, il quale era prontissimo a sparare sul bersaglio, indovinandolo in pieno senza che Notarnicola potesse tentare la parata. Al 34’ Nardi è rimasto per qualche minuto a terra, stordito per un forte pallone che lo colpiva da vicino su punizione di Stivanello. Era quindi il turno di Charles a sbattere sul portiere dei grigi un forte pallone, da posizione ultra-favorevole, al 40’, e, subito dopo, toccava a Stacchini mancare, da tre passi, la girata a rete su traversone perfetto di Stivanello. Ripresa: al 15’ Charles ripiegava indietro per fornirsi direttamente di palloni; ne coglieva uno che portava con somma rapidità in avanti, lo dava a Fuin, verso destra. Lo riaveva prontamente insinuandosi a precipizio fra i terzini alessandrini e, in piena corsa, metteva a segno. Sembrava che i padroni di casa, insistendo sul buon ritmo assunto, potessero magari aumentare il vantaggio; invece, appena cinque minuti appresso, Pistorello si produceva quasi nella identica azione con cui Colombo aveva dato il primo pareggio alla sua squadra; da oltre 25 metri, la palla andava a finire nell’angolo alto della porta di Mattrel. L’Alessandria aveva ormai accusato sentore di pareggio e moltiplicava le proprie energie per non lasciarselo sfuggire. E vi riusciva appieno. Al 34’ della ripresa uscita dal terreno, per brevissimo tempo, Stacchino, colpito ad uno stinco da Giacomazzi. (Umberto Maggioli, «La Gazzetta dello Sport», 18 maggio 1959) Di veramente positivo, considerando la partita sotto tutti i punti di vista possibili ed immaginabili, non vi è che il pareggio conseguito dall’Alessandria su campo esterno. Non sono passati due minuti che Mattrel è chiamato alla parata da un colpo di testa di Lorenzi. Poi si giocherella all’insegna della prudenza in campo grigio e del «trotto da allenamento» da parte bianconera finché a dare la sveglia viene la doccia fredda del gol di Filini all’8’. È una azione che pare senza importanza e Corradi e Castano non si impegnano troppo, cosicché Filini, servito da Lorenzi in profondità, si può avvicinare a Mattrel e, giunto in zona di tiro, batterlo di sorpresa con un pallone a mezz’altezza sulla destra. La ricerca della manovra pregevole nuoce alla Juventus, le cui azioni vengono inesorabilmente stroncate dai decisi interventi degli antagonisti. Al 17’, su corner, pare debba segnare perché Notarnicola esce di 12 metri e riesce a stento a toccare debolmente la palla; per sua fortuna, però, la sfera va in zona morta e la Juve perde l’occasione. Subito dopo, Mattrel imita il collega, anch’egli respingendo di soli tre metri su corner ed anche lui favorito dal fatto che non vi sono avversari in prossimità. Ma ecco che, al 23’, viene il pareggio. Fallo di Tacchi su Fuin; lo stesso Fuin tocca la punizione a Colombo che stanga fortissimo da 20 metri e batte imparabilmente Notarnicola nell’angolo alto a sinistra. Monotonia fino al 32’, quando Tacchi tira fortissimo da 25 metri e impegna seriamente Mattrel che mette in [riga mancante]. Si riprende con un corner per parte e poi ancora corner (5’) per l’Alessandria. Ma il gioco è scaduto ancor più. Si giunge al 15’ e Charles segna. Il lancio è magnifico ed è opera di Fuin che spiazza Giacomazzi e Pistorello; il gallese mette alle spalle di Notarnicola incuneandosi fra Nardi e Boniardi che sono interdetti, l’uno credendo che l’altro debba intervenire. Trascorre un quarto d’ora che non ha storia e poi Pistorello, lasciata la guardia di Charles, avanza inserendosi nella manovra di un contropiede; gli perviene la palla mentre è a più di 20 metri ed il tiro non perdona insaccandosi nell’angolo alto alla destra di Mattrel. Al 35’ Stacchino esce colpito alla gamba destra e rientra dopo due minuti. Poi il serrate juventino, che non risolve niente e che frutta solamente due corner. (Enzo Corti, «l’Unità», 18 maggio 1959) OLTRE IL MURO..DEL TIFO La permanenza in Serie A è ormai assicurata e noi inviamo a tutti i giocatori dell’Alessandria un vivo elogio ed un caldo incoraggiamento per le prossime partite, che dovranno ribadire il diritto dei grigi a giocare il prossimo campionato nella massima divisione. Mentre stavamo entrando allo stadio torinese, abbiamo visto passare dinanzi a noi diversi vessilli grigi, portati da tifosi ad oltranza. Questi vessilli non hanno cessato un attimo di garrire, anche quando la Juventus conduceva per 2-1; buon segno questo, significa che la passione per la squadra non si è assopita e questa è una premessa certa per il futuro. Bellissimo spettacolo, quella colonna di automobili alessandrine che si recavano a Torino. Si può dire che allo stadio torinese eravamo più grigi che bianconeri; ottima premessa per le tre partite casalinghe, che dovrebbero far registrare tre esauriti per festeggiare i ragazzi che sono riusciti nel duro intento e per dare una mano alle casse sociali in questo periodo molto difficile. Pertanto, gli sportivi lascino perdere per tre settimane – anzi per molto meno, poiché si giocheranno partite infrasettimanali – la riviera e vadano compatti al campo Moccagatta per assistere a queste ultime fatiche della loro squadra. A malincuore salutiamo il Torino, che ormai è condannato; il nostro è un «arrivederci», perché la squadra dei Morti di Superga non può e non deve militare nella divisione inferiore. L’Alessandria ha conquistato un punto prezioso, non ha rubato proprio nulla alla Juventus, ma dobbiamo sinceramente riconoscere che la partita è stata di un livello tecnico molto scadente. La Juventus era rabberciata malamente per le note assenze dei suoi migliori e, per di più, era reduce da una dura partita giocata giovedì sera; l’Alessandria mancava del suo uomo più rappresentativo, Pedroni, e del portiere titolare. Pertanto, due squadre rivoluzionate nei ranghi, che hanno dimostrato di essere stanche e di non gradire il sole già caldo. Un gioco da far rabbrividire, il pallone sempre in aria colpito malamente, tiri a rete sbagliati in modo madornale. Per concludere, se per l’Alessandria la partita non avesse avuto un’importanza capitale, sarebbe stato meglio restarsene a casa a fare un pisolino. Nardi, Giacomazzi, Snidero, Boniardi, Pistorello, Lorenzi, Filini ed in parte Dorigo, hanno dato tutto per la conquista di quel punto d’oro. Purtroppo, Tacchi e Vonlanthen non la pensavano così, e francamente ci hanno irritati parecchio. Fa troppa rabbia vedere una squadra che lotta con il cuore in gola e qualche elemento che se ne infischia. Lo svizzero poi sembrava piantato in mezzo al campo, e quando faceva qualche piccola corsetta, arrivava il… giorno dopo. Dovrebbe essere giunto il momento di prendere provvedimenti disciplinari, tanto più che la squadra è ormai quasi fuori pericolo e un Vonlanthen più o un Tacchi meno non cambierebbe proprio nulla. Bravo Pistorello! Alle prese con un cliente poco raccomandabile come Charles, se l’è cavata egregiamente e per di più ha segnato un goal da manuale. Non siamo mai stati teneri con questo giocatore, perché mai ci aveva convinti, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare, e dopo la partita di Torino lo elogiamo vivamente, spronandolo a continuare su questa strada. (Egi, «Il Piccolo», 23 maggio 1959) PAREGGIANO I “ GRIGI,, A TORINO CON LA JUVENTUS (2-2) Domani: la Roma al Moccagatta Giorno 28 Alessandria-Bologna Anche il temuto ostacolo juventino è stato positivamente superato dall’unità grigia. Illustrare come la nostra squadra sia riuscita nella difficile impresa ha una importanza assai relativa per cui, a ragione veduta, qualsiasi commento in proposito potrebbe apparire cavilloso o, per lo meno, inopportuno. Indubbiamente, in materia calcistica, la disamina non sempre riesce gradita alla totalità della massa sportiva interessata, perché, è ovvio, le opinioni sono disparate e difficilmente collimano con la realtà dei fatti. Troppe simpatie circondano gli atleti, per cui ogni giudizio sul loro operato, se non favorevole, diventa oggetto di risentimenti personali e dà adito a prese di posizione fuori luogo. Gli sportivi, spesso e volentieri, si dimostrano paghi soltanto del risultato finale e prontamente dimenticano ciò che acerbamente e con veemenza avevano criticato e disapprovato durante lo svolgimento della partita. Alla sostanza più che alla forma essi hanno la brutta abitudine di attenersi, trascurando artatamente quegli elementi di giudizio che permettono di classificare il successo conseguito più o meno brillante. Intendiamoci, non si tratta di immaturità calcistica, bensì di semplice opportunismo. Comunque, poiché non è ammissibile soffermarci ed ammirare compiaciuti gli smaglianti colori dei fiori senza, nel contempo, soddisfare il bisogno di odorare la fragranza dei profumi che emanano, analogo concetto lo adottiamo per il gioco del calcio, dichiarando che non è possibile poter gustare completamente il dolce sapore dell’affermazione se non ci attardiamo a rimembrare con piacevole abbandono gli episodi che lo hanno determinato. Per dovere di cronaca, analizziamo ora lo spettacolo che i grigi ci hanno offerto a Torino, e senza ombra di partigianeria o faziosità, cerchiamo di mettere in rilievo i pregi e di difetti dei singoli, che sono affiorati durante la partita. Ad onor del vero, diciamo subito che a Torino molte furono le ombre che offuscarono il gioco del nostro complesso. Se dovessimo sintetizzare quanto abbiamo visto, per efficacemente spiegarci, dovremmo ricorrere all’ausilio di uno slogan vecchio come il sole: «Contenti sì, soddisfatti no!». Difatti, non nascondiamo la nostra contentezza per il punto prezioso conquistato sul terreno non a torto definito tabù, dei bianconeri, perché esso concorre validamente a sottrarci dall’angosciosa pania della retrocessione, nella quale da oltre otto mesi ci dibattevamo disperatamente. Inoltre, benché nessuno lo manifesti apertamente, in tutti noi alberga il compiacimento di aver cancellato, con un vigoroso colpo di spugna, l’umiliante 6-1 inflittoci all’inizio del campionato dai granata del Torino. La povera provincia, subissata ed avvilita da una valanga di goals, si è riabilitata con coraggio e volontà di fronte agli stessi sportivi torinesi che l’ebbero a compiangere. E ciò che pareva una effimera chimera si è trasformata in una evidentissima realtà. Ma se agli effetti morali e della classifica il pareggio di domenica ci ha confortati, altrettanto non possiamo dire per quanto riflette il gioco svolto dalla nostra compagine. Mai come in questa gara l’Alessandria ci ha lasciati insoddisfatti. Ad un inizio veloce e spumeggiante, durante il quale Filini realizzò la prima rete, fece seguito un lungo periodo di sbandamento, non disgiunto da un incomprensibile timor reverenziale verso un antagonista che, anziché battersi con l’abituale energia insita nei grandi squadroni, pareva completamente estraneo alla lotta. La rete segnata da Filini ha contribuito a sconcertare maggiormente le idee dei padroni di casa, per cui sarebbe bastato che gli alessandrini avessero mantenuto il loro travolgente ritmo di gioco per dare scacco matto; invece, inspiegabilmente, i grigi si sono rintanati nella loro area di rigore, aprendo così la via del pareggio ai bianconeri. Benché alcuni tifosi non lo vogliano ammettere, dobbiamo riconoscere che la segnatura di Colombo è maturata all’insegna del catenaccio; l’atteggiamento dei nostri atleti, in questa fase della partita, ci ha veramente delusi, in quanto ritenevamo che l’idea della rinuncia da molto tempo fosse scomparsa dalla loro mente. Per fortuna, ed è proprio il caso di dirlo, è venuta la seconda rete juventina, realizzata da Charles, a scuotere l’animo dei grigi. Il ritorno all’offensiva della nostra squadra ha gettato lo scompiglio nelle file bianconere. Si è visto così Vonlanthen giostrare con autorità, Lorenzi effettuare intelligenti passaggi ed imbastire pregevoli azioni; il giovane Filini ancora una volta è riuscito a mettere in evidenza le sue non comuni doti calcistiche. Meno appariscente e redditizio è risultato il gioco di Tacchi; ottimo il comportamento della mediana dove il taciturno ma serio e volonteroso Boniardi ha fatto spicco. Nella difesa, Notarnicola è stato l’uomo più meritevole. Pare un controsenso, eppure è la verità sacrosanta: la vittoria ai grigi è sfuggita in primo luogo perché non hanno saputo sfruttare a dovere il momento favorevole all’inizio della competizione, in secondo luogo per il dissidio (almeno apparente, sul campo di gioco) esistente tra Lorenzi e Tacchi. Possibile che non si possa trovare una via d’intesa tra questi giocatori? È concepibile veder sciupare delle belle azioni solo perché nessuno dei due è disposto a favorire colui che si trova nella posizione più idonea per colpire il bersaglio. Urge escogitare un mezzo per far sì che l’armonia ritorni tra questi due atleti, ugualmente valorosi e bravi. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 23 maggio 1959) RISULTATI: Bari-Udinese 2-1 Genoa-Fiorentina 0-0 Internazionale-Talmone Torino 1-0 Lazio-Milan 0-0 Napoli-Bologna 4-2 Padova-Lanerossi Vicenza 3-1 Spal-Roma 1-0 Triestina-Sampdoria 1-2 CLASSIFICA: Milan 45; Fiorentina 44; Internazionale 41; Juventus 38; Lanerossi Vicenza, Padova, Sampdoria 32; Napoli 30; Roma 29; Bologna 28; Genoa 27; Bari, Lazio 26; Spal 25; Alessandria 24; Udinese 22; Triestina 20; Talmone Torino 19 MARCATORI 31 gol Angelillo (Inter) 27 gol Altafini (Milan) 22 gol Hamrin (Fiorentina), Montuori (Fiorentina) 18 gol Firmani (Inter) 16 gol Brighenti (Padova) 15 gol Charles (Juventus), Da Costa (Roma), Pascutti (Bologna) Il punto sul campionato Girandola di emozioni nella trentesima giornata di campionato. La capolista Milan è stata fermata sul pareggio in casa della Lazio con i padroni di casa che non sono mai riusciti a rendersi pericolosi nella metà campo avversaria; stesso punteggio per la Fiorentina, opposta al Genoa, che non è riuscita ad approfittare dello stop dei rossoneri rimanendo seconda ad un punto dalla vetta al termine di una partita convulsa e polemica. L’Inter, con una vittoria ottenuta di misura, aveva troncato le ultime speranze di salvezza del Torino: gol della vittoria di Masiero. La sconfitta subita dalla Triestina, per opera della Sampdoria, aveva praticamente segnato il destino dei friulani. Il Bari, senza forzare, era riuscita ad avere la meglio sull’Udinese.