Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
20-09-1959 - Giornata: 1 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Milan AC 3 - 1 (1 - 1)
RETI: 12. Tacchi J.[A], 50. Tacchi J.[A], 85. Tacchi J.[A] 38. Altafini J. [Mi]

Alessandria US Arbizzani Luciano, Raimondi Leopoldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Filini Giancarlo, Rivera Gianni, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
MILAN AC: Gallesi; Fontana, Zagatti; Liedholm (I) Nils Erik, Maldini, Schiaffino; Bean, Galli, Altafini, Grillo, Bacci. All.: Bonizzoni Luigi; D.T.: Viani Giuseppe.

Arbitro: Lo Bello Concetto (Siracusa)
Note
Infortunato: 68’ Galli [M, passato all’ala destra]. Ammonito: Bacci [M]. Angoli: 3-3 (2-3). Spettatori: 18.000. Incasso: lire 11.600.000. Giornata estiva con leggero vento, terreno erboso. Inizio gara ore 16:00.

Commento
L'ALESSANDRIA ESORDISCE CON UNA CLAMOROSA SORPRESA: 3-1 AL MILAN Al fischio finale dell’arbitro non si sarebbe potuto dire se nella folla alessandrina fosse più forte l’entusiasmo o lo sbalordimento. Essa non aveva creduto nella sua squadra, l’ostacolo era troppo forte, dilagava quasi un senso di rassegnazione per la sconfitta, ritenuta inevitabile. Ma lo spettacolo che i grigi le hanno offerto è stato quale nessuno avrebbe osato attendersi, uno spettacolo avvincente e commovente, fatto di valore e di abnegazione, e ne è venuta fuori una vittoria che ha quasi sapore di miracolo. Ma miracolo non è, di minuto in minuto il gioco è andato verso il suo sbocco fatale ed ora noi possiamo serenamente giudicare il risultato come la conclusione logica di quanto, fra errori da una parte e prodezze dall’altra, si era verificato sul campo. Cerchiamo di spiegare quello che avvenne. Questa è la vittoria del principio difensivo e del contropiede. Quale fosse la tattica che avrebbe impiegato l’Alessandria lo si sapeva, e lo sapeva anche il Milan. Non si può dire che ne sia stato sorpreso e che si sia trovato impreparato ad affrontarla. La squadra grigia ha avuto la fisionomia di sempre: Pedroni libero, mezze ali arretrate, sicurezza difensiva anzitutto. In più, Girardo era stato piazzato contro Altafini, giudicato l’uomo più pericoloso in fase risolutiva. Per una decina di minuti questa sistemazione non fu tanto evidente, l’Alessandria appariva anzi aggressiva, attaccando spesso con cinque uomini e già aveva risalto la personalità di Tacchi, il giocatore che doveva tagliarsi la fetta più grossa nella grossa torta della vittoria. Si attendeva che lo schema del Milan entrasse da un momento all’altro in funzione, ma la situazione precipitò. All’11’ partiva sulla sinistra dell’attacco grigio un’azione apparentemente di nessun pericolo. Rivera, avuta la palla da Migliavacca, la allungava prontamente a Tacchi, spostato a centravanti ad una ventina di metri dai pali. Maldini tentò con leggero ritardo l’intervento sull’avversario, Tacchi lo scavalcò e si presentò davanti a lui lo specchio invitante della porta. Un attimo dopo, Gallesi era battuto. A questo punto non vi furono problemi nuovi per la Alessandria, perché il goal non poteva che ribadire il suo piano di gioco. Con la progressiva prevalenza del Milan, la partita assunse il suo aspetto previsto. Dopo una ventina di minuti, l’Alessandria appariva più chiusa che mai in difesa di quel magro, ma prezioso bottino. Essa aveva anzi abolito addirittura il centro campo, respinto il contropiede dei suoi avanti tutta la squadra si ritirava per arroccarsi sulla soglia dell’area di rigore. Allora si vedevano i mediani del Milan avanzare a terreno libero, portando la palla nella mischia, raggiunta la quale cominciava il surplace. In tale situazione, ogni tentativo di manovra diventava casuale, non si manovrava più, nessun spiraglio appariva aperto, i difensori erano sempre più numerosi degli attaccanti. Era proprio quello che l’Alessandria voleva, ma che tuttavia mai essa avrebbe potuto immaginare che il Milan così di buon grado accettasse. Facile era l’osservazione che sarebbe stato meglio far viaggiare le ali ed evitare il formarsi della barriera approfittando dei rari momenti in cui i grigi si distendevano per cercare di sciabolare degli allunghi nei corridoi vuoti. Ma questo non sembra il gioco che l’impostazione tattica del Milan preferisce. Il pareggio però giunse in una delle poche volte che il gioco mutò registro. Al 38’ Galli, tutto spostato all’estrema destra, avuta la palla, si portava fin presso la bandierina del corner e centrava alto. Il giovane portiere Arbizzani deviava coi pugni a campanile, Altafini spiccava il salto e di testa mandava nella rete. Il più sembrava fatto per il Milan, certamente ora avrebbe vinto. Ma le delusioni più gravi dovevano venire nella ripresa. Si era ricominciato da appena cinque minuti ed ecco il terzino Raimondi partire dalla sua zona per una lunga volata. Sembrava una bravata inutile, anzi pericolosa per il vuoto che lasciava alle spalle, ma non ci fu nemmeno il tempo di pensarci. Giunta quasi a fondo campo, l’improvvisata ala destra eludeva l’intervento di Maldini e centrava: ecco Tacchi apparire, fatale come il destino, davanti alla porta, una zampata di sinistro e la palla finiva per la seconda volta nella rete. Riprese immutabile il gioco del Milan, un gioco massiccio, monotono, sempre lo stesso. Ora Schiaffino quasi non lo si vedeva più, immancabilmente la manovra puntava su Liedholm ed il generoso veterano sgambava dalla difesa all’attacco cercando vanamente un punto d’appoggio, un invito ad aprire la manovra. Niente da fare, gli altri attendevano fermi che il pallone arrivasse, nessuno effettuava almeno un tentativo di smarcamento, mai che gli avanti cercassero con spostamenti rapidi e continui di rompere la compattezza del blocco difensivo, sempre la solita mischia, le solite battute di palleggio, i soliti tentativi di sfondare dove nessuno sarebbe mai passato. Nell’altro campo un fervore d’entusiasmo ammirevole, una sveltezza di manovra sconcertante nelle azioni di contropiede, una vivacità d’iniziativa, una freschezza, uno slancio sorprendenti. Ma non si sarebbe mai potuto prevedere quello che avvenne a quattro minuti dalla fine. Raimondi batteva una punizione a quattro o cinque metri dal suo fondo campo e Tacchi entrava in possesso della palla nella posizione di centravanti, di fronte a Maldini. Ci si attendeva un passaggio e uno scatto, Tacchi decise invece di tentare la sorte e da 35 metri almeno sferrò un tiro di eccezionale potenza. La palla filò come un bolide verso la porta, sfiorò lo spigolo basso della traversa, vinse la debole resistenza delle mani protese di Gallesi ed entrò nella rete. Veramente diabolica è stata l’Alessandria, nulla ha perdonato al Milan. Essa ha avuto una di quelle giornate in cui intenzione, fantasia, saggezza tattica compendiano un gioco tutto degno di lode. I due esordienti Arbizzani e Raimondi sono stati, con Pedroni, i colossi della difesa. Tacchi è stato il mattatore che ha portato lo sgomento nella difesa avversaria, ma da lodare sono anche Filini e particolarmente il giovanissimo Rivera, diciassette anni non ancora compiuti e una splendida carriera davanti. Del Milan abbiamo rilevato gli errori commessi. Certamente ha avuto un calendario troppo pesante, in questo inizio di stagione, e ne risente. E poi, troppo Liedholm. Non si può chiedere tutto e sempre ad un uomo solo. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 21 settembre 1959) Sorpresa? Dite pure una grossissima sorpresa, ma… non per chi ha avuto la ventura di assistere oggi al Moccagatta a quanto è accaduto fra i campioni d’Italia e i grigi alessandrini. Questi grigi – perdonate il rilievo – che la carta dava spacciatissimi, reduci da disastroso 0-5 in quel di Bergamo, costretti a far scendere in campo, di fronte ai famosi avversari, una sfilza di ventenni, fra cui due giocatori mai sentiti nominare in Serie A, nonché un centravanti sedicenne! Ed è tutta qui la differenza: da una parte il ritmo d’una giovinezza così disinvolta da sembrare a tratti irriverente, fantasia, intraprendenza, decisione e cuore; dall’altra un’accademia fredda, compassata, gigionesca, asmatica, lenta sino ad apparire colma di sovrane astrazioni, su un terreno sul quale la realtà aveva il colore della fiamma viva. Lo stile, in questo Milan, lo si vedeva, poiché la classe, come si dice volgarmente, non è acqua. Ma era tutto staccato, tutto avulso dal clima della contesa o, dove la volontà affiorava, la squadra dava l’impressione d’una ballerina classica costretta a danzare in un palmo di fanghiglia. Per cui vedevate accennare a movenze impeccabili, a pose squisite, alle quali però mancava qualsiasi slancio, sì che l’ispirazione rimaneva come sospesa a mezz’aria e sfumava prima di prendere forma concreta. Per dirla con parole più povere, ecco: con una dozzina di passaggetti flosci e trasversali, elaborati al piccolo trotto, il Milan riusciva a progredire di venti metri, là dove con due passaggi secchi e ficcanti, magari affidati più all’estro che allo studio, l’Alessandria tagliava netto tre quarti di campo. Alla squadra piemontese va intanto fatto l’elogio per il modo con cui ha concepito la partita. S’aspettava quasi con ansia maliziosa il primo minuto per poter dire: ci siamo! Dieci terzini… davanti ad un portiere. E invece no, l’Alessandria ha arretrato sì il laterale Girardo a guardia di Altafini, lasciando libero il bravissimo Pedroni, ma non ha rinunciato a far gioco, lasciando ben avanti ad infastidire l’incerta difesa milanista il funambolesco Tacchi (tre reti!) e il giovane Rivera, dal gioco freddo e ragionatore, illuminato da momenti di autentica arte, e muovendo instancabilmente su e giù, a stantuffo, Filini, Maccacaro e Migliavacca. Dietro questo quintetto di «arditi», gente decisa e poco amante dei fronzoli. Si spiega così non soltanto la vittoria, ma quel rendimento massiccio e costante che l’undici alessandrino ha fatto registrare dal primo all’ultimo minuto. E il Milan? Tutto il contrario, l’avrete già capito. Sembrava padrone della metà campo, ma si spegneva inesorabilmente, quasi fatalmente, là ove entravano in azione l’accorto Pedroni, il vigoroso Giacomazzi, il magnifico sorprendente Raimondi. Infilzato quasi a freddo dalla prima stoccata di Tacchi, sembrò riprendersi con il gol di Altafini, facilitato anche dal fatto che l’1 a 1 parve intimidire l’avversario. Ma, nella ripresa, quando s’aspettava lo spettacolo rossonero, ancora Tacchi rovesciò la situazione. E, proprio mentre si aveva l’impressione che Maldini fosse diventato padrone dispotico della propria area e che Schiaffino crescesse a vista d’occhio (proiettato in avanti anche per necessità, dopo che Galli s’era azzoppato in uno scontro con Arbizzani), Tacchi e C., più che mai vivi, elettrici ed euforici, ripartivano in improvvise folate, in magari disordinati ma, disarmanti arrembaggi, per raggiungere a 4’ dal termine quella terza rete che, per le sue caratteristiche di fortuna e schiacciante irresistibilità, può ben essere definita il colpo del KO. Ritmo che non perdona: questa la sintesi più profonda dei meriti alessandrini. Là ove del Milan – qui non è questione di tattiche e di accorgimenti – non si saprebbe davvero cosa dire: la lentezza dei movimenti, l’intruglio delle manovre strette, le sfasature di Bacci e della difesa, le incertezze di Gallesi (secondo gol, in specie), la quasi inesistenza di Bean, il gol mancato da Altafini a tu per tu con Arbizzani, lo sciupio di tante occasioni ancora in fase tuttavia di maturazione (e persino delle punizioni dal limite dell’area…!) sono particolari d’una giornata disastrosa, che escludono un esame particolareggiato di questo o quello, che confondono i demeriti e lasciano, alla resa dei conti, ben magra materia per chi volesse cercare di fare distinzioni e creare una qualsiasi base di graduatoria. Giornata infelicissima, tutto qui, per il Milan, una giornata da riscattare al più presto e non sarà certo difficile, solo che la squadra esca di prepotenza da quella specie di nuvola ipnotica che al Moccagatta le ha nascosto il vero volto. Cronaca spicciola. Il Milan indossa le classiche casacche a strisce rossonere più sottili. Scambio di cortesie e offerta di medaglie d’oro ai campioni. Un amico vicino a noi borbotta: «Anche a Vicenza, un giorno, al Milan furono offerte medaglie d’oro… e il Milan perse». Sole, poi cielo a tratti velato da foschia, giornata in complesso tipicamente estiva. Fra i grigi esordiscono il terzino Leopoldo Raimondi (nato a Parma il 23 marzo 1938 – proveniente dal Parma – in comproprietà con la Roma) e il portiere Luciano Arbizzani (nato a Tripoli il 9 settembre 1938, passato in precedenza dalla Bondenese al Trapani). Il centravanti Rivera (classe 1943!) ha esordito lo scorso anno contro l’Inter ed è attualmente in comproprietà del Milan. Nessun incidente, salvo l’azzoppamento di Galli (scontro con Arbizzani) al 23’ della ripresa. Da questo momento, Galli passa all’ala destra e Bean ad interno. Batte il calcio d’inizio l’Alessandria, ma gli ospiti rovesciano subito il gioco in area alessandrina. Tiro di Bean alle stelle. Risponde la squadra di casa, imbastendo subito azioni di brillante fattura. 6’: fiondata improvvisa di Rivera. 8’: puntata insidiosa di Bacci. 10’: su azione promossa da Tacchi, Gallesi soffia la palla in tuffo sui piedi di Rivera. Ed ecco la prima rete; siamo all’11’: Maccacaro lancia Tacchi, questi stringe, fa fuori Maldini e stanga. È un tiro più traditore che strapotente; Gallesi tocca la palla, ma non le impedisce di finire in fondo al sacco. Ventimila in piedi, ventimila voci che fanno tremare il cielo… Il Milan ora risponderà, si pensa. Ma la risposta tarda a venire. Bel tiro, comunque, di Grillo al 13’ e splendida acrobatica mezza girata di Altafini al 17’. L’esordiente Arbizzani manco ci pensa… È così tranquillo e sicuro negli interventi da apparire presuntuoso (in effetti sarà bravissimo da cima a fondo). Due calci d’angolo contro il Milan al 19’ e al 23’. Gran tiro di «Mazzola» al 26’ (il portiere salva in angolo: due calci d’angolo in cinque minuti per i rossoneri). Galli in «sandwich» al 32’: batte la punizione Altafini, che sfiora la traversa. E, finalmente, lo stesso Altafini azzecca il bersaglio al 39’: Schiaffino in gibigianna serve Galli sulla destra (la gente grida al fuori gioco: non c’era), Galli centra lungo, Arbizzani riesce solo a deviare leggermente la sfera con una mano, Altafini di testa infila netto. Ripresa. Il Milan continua a tocchettare e Raimondi, dal suo posto di terzino, parte in una lunga contrastata fuga. Contrastata, ma non al punto di impedire al giovanotto di servire Tacchi, spostatosi al centro, un po’ sulla destra per la verità. Tacchi non esita: il tiro è carico d’effetto e non privo di forza, Gallesi resta di stucco. E siamo al 2 a 1. Ora i rossoneri ballano. Nell’euforia del riconquistato vantaggio, gli alessandrini sparano da tutte le posizioni. Al 10’ Galli sembra svitarsi la testa per correggere una palla in rete, ma Arbizzani, una volta di più, è bravissima. All’11’, saetta di Maccacaro. Poi, un bel tiro di Galli, deviato in angolo dal portiere grigio. Quindi, un’insidiosissima frecciata di Grillo, a lato di poco, al 20’. Al 23’, in uno scontro con Arbizzani, Galli s’azzoppa e passa all’ala. Il Milan perde così una delle sue pedine migliori. Al 29’ un bolide di Bacci… atterra Raimondi. Al 30’ Arbizzani blocca «in poltrona» una punizione secca di Altafini. Ci sarebbe, per i rossoneri, l’occasione del pareggio. Ecco: al 36’ Liedholm dà a Zagatti che, spintosi in avanti sulla sinistra, scodella lungo sotto rete (quanti i passaggi del genere da parte dei milanisti in 90 minuti? Facciamo quattro, non di più…), Bean di testa corregge smarcando Altafini, ma costui cerca di poggiare la palla in rete di finezza e lo sbatte invece sul corpo del fortunato Arbizzani. Il Milan si morde le unghie. L’Alessandria trema per lo spavento e Girardo spara una palla nella stratosfera, addirittura al di fuori dello stadio. Poi, al 41’, Tacchi parte in tromba poco oltre la metà campo, infila un paio di avversari, avanza ancora e da 25 metri fa partire un proiettile clamoroso che frusta l’aria e s’infila sulla sinistra di Gallesi, nell’angolino alto. Quello che succede sugli spalti è roba da non dirsi. Ed è finita. (Gianni Cerri, «La Gazzetta dello Sport», 21 settembre 1959) Mettiamo sugli scudi quest’Alessandria così gagliarda di fronte alla quale la squadra campione d’Italia ha dovuto inchinarsi. Per i ragazzi di Pedroni, stasera è festa grande. Dal primo all’ultimo hanno giocato con una volontà di ferro senza mai nulla concedere all’avversario. Era scontato che per gran parte dell’incontro dovessero difendersi a denti stretti, ma il nostro taccuino riporta anche le velocissime azioni dei grigi che hanno messo a soqquadro la retroguardia rossonera. E tre volte l’astuto Tacchi ha centrato il bersaglio: una nel primo tempo e due nella ripresa. Durante le fasi d’attacco, un sedicenne trattava il pallone con arte: alludiamo al n. 9, cioè a Rivera. Il ragazzo veniva applaudito a scena aperta per i suoi servizi perfetti, per una visuale di gioco che lo portava alla ribalta nella grande contesa. Questo Rivera, un prodotto del vivaio locale, era alla sua seconda partita in Serie A. I veri esordienti erano il portiere Arbizzani e il terzino destro Raimondi, entrambi ventunenni. Sia l’uno che l’altro hanno superato a pieni voti la prova. Ma l’abbiamo già detto: Pedroni e i suoi ragazzi vanno elogiati in blocco. Sono entrati in campo a fermare l’illustre antagonista e dopo undici minuti erano già in vantaggio. Quando il Milan li ha raggiunti, i giovanotti in maglia grigia non si sono arresi e nella ripresa hanno messo a terra definitivamente lo squadrone di Liedholm. Risultato clamoroso, non c’è dubbio. Però dev’essere chiaro che non c’è scusante per la sconfitta del Milan. Forse si tornerà a dire che contro le squadre chiuse in difesa i campioni d’Italia si trovano a mal partito, ma attenzione a non esagerare. Ieri il Milan era impacciato in tutti i suoi reparti. Tacchi ha infilato la difesa milanista almen sei volte, a centrocampo Rivera soffiava con disinvoltura il pallone a Liedholm, nonostante l’eccellente partita del “vecchio”, all’attacco Altafini non sfuggiva alla guardia di Girardo e c’era ben poco da fare anche per gli altri, per le due ali, per Grillo e per Galli. Era un Milan che nel corso della partita imbastiva sì e no un paio di azioni, un Milan che non ha fatto onore al suo scudetto. I 16.000 spettatori, stretti come acciughe nel piccolo stadio, hanno seguito minuto per minuto le fasi del movimentato incontro. Si metteva subito in luce il giovanissimo Rivera, ma era un’esplosione di applausi quando Tacchi (11’) portava in vantaggio i locali. Ecco la rapida azione: palla a Maccacaro che allunga a Tacchi; quest’ultimo scatta, si libera di Maldini e tira in rete con potenza. Nulla da fare per Gallesi che riesce appena a toccare la sfera. I grigi non stanno più nella pelle, i milanisti si guardano sorpresi. Tocca perciò ai rossoneri rincorrere l’avversario. Registriamo i tiri fuori bersaglio di Schiaffino Altafini e Galli, uno scambio (uno dei pochi) Schiaffino-Liedholm, Galli, Altafini con tiro finale bloccato da Arbizzani. I grigi, che si difendono sempre con calma, senza scommettere scorrettezze, ogni tanto mettono il naso in area avversaria. Dal 19’ al 20’ ottengono due calci d’angolo e al 24’ i gol di vantaggio potrebbero essere due se Maccacaro non perdesse tempo nel ritornare la palla a Rivera. Prima del riposo, e precisamente al 38’, il Milan si porta però in parità. La palla viaggia da Schiaffino a Galli (in fuorigioco?) e sul cross di quest’ultimo, Arbizzani respinge corto: intervento di Altafini che insacca di testa. Sull’uno a uno, i rossoneri tirano un sospiro di sollievo e prendono il caffè con la speranza di passare nella ripresa. Vediamo. Succede il contrario, succede che il Milan dovrà piegare le ginocchia. Siamo al 5’ e Maccacaro serve il compagno più vicino (Raimondi); il terzino destro alessandrino scende ingaggiando un duello in velocità con Zagatti; lo vince e immediatamente spedisce la palla al centro, dove Tacchi è pronto a raccogliere per battere nuovamente Gallesi. I gol di Tacchi sono fulminei, dopo che il Milan cerca invano di pareggiare (registriamo numerosi interventi di Arbizzani e un tiro di Altafini sul portiere da un paio di metri) Tacchi parte da metà campo destreggiandosi tra tre o quattro avversari e da una ventina di metri (forse più) lascia partire una fucilata che Gallesi manco vede. Tre a uno: per il Milan è la fine. (Gino Sala, «l’Unità», 21 settembre 1959). I grigi hanno battuto i diavoli rossoneri in modo netto e indiscutibile: questa la sensazionale notizia che ha sorpreso gli sportivi italiani e che in realtà non è che la conferma della sagace, oculata e indisciplinata condotta dei giocatori guidati dall’intraprendente Pedroni, il quale ha disputato oggi forse la miglior partita della sua lunga carriera. Artefice dei tre gol è stato l’estroso e capriccioso Tacchi, che ha sovente letteralmente sconvolto gli avversari col suo personale palleggio, portando nell’estremo limite del campo milanista numerose offensive certo non previste dai campioni d’Italia, i quali sono stati nel complesso ammirati per la loro tecnica superiore e per lo stile impeccabile, ma sono mancati, malgrado la risonanza di eccelsi atleti, nel momento culminante dell’accesa lotta. Le previsioni della vigilia erano nettamente a sfavore dei grigi, che nel periodo preparatorio non erano riusciti in alcun modo a dar saggio di una sicura vitalità e di una tecnica in grado di resistere nel confronto diretto di avversari più solidi di quelli affrontati nelle partite precampionato. Oggi è apparsa una nuova squadra; si direbbe che la temuta visita dei campioni d’Italia coi loro successi avesse profuso nuove energie e direttive, apparse evidenti fin dall’inizio delle ostilità. Giornata estiva, sole e leggero vento; campo erboso quale mai si era visto al Moccagatta. Spettatori circa ventimila, con una larga rappresentanza di Milano. Galli, al 23’ della ripresa, è rimasto alcuni secondi a terra dolorante, ma senza conseguenze. Ammonito dall’arbitro Bacci. Prima dell’inizio delle ostilità sono stati offerti ai giocatori del Milan una medaglia d’oro e uno speciale gagliardetto quale omaggio ai campioni d’Italia. Già ai primi minuti Filini e Tacchi avevano tentato la via del successo. Poi Gallesi effettuava una spettacolosa uscita a tuffo per soffiare il pallone già sul piede di Maccacaro pronto a scoccare il tiro. L’azione maturava propizia al 12’: era Filini che, con la sua andatura caracollante, riusciva a deviare la palla a Tacchi; questi convergeva verso il centro e sferrava un tiro raso terra con la palla che si infilava nell’angolo sinistro della rete milanista. Alla esultanza clamorosa del pubblico faceva seguito una punizione contro l’Alessandria, cui ne seguivano altre dal limite dell’area di rigore. Quindi, era ancora il Milan in difficoltà per difendersi da due calci d’angolo ad opera di Tacchi e Rivera, il sedicenne giocatore grigio che si è fatto veramente ammirare. Una «cannonata» di Mazzola veniva respinta al 26’ in angolo da Arbizzani, pronto, audace, a tratti temerario nei suoi interventi. Quindi, al 38’, il contestato punto del Milan: nuova mischia nell’estrema area dei grigi protesi in difesa, centro di Galli, accentrarsi di uomini sotto la rete di Arbizzani, quindi, di testa, «Mazzola» mandava la palla in rete. Nella ripresa, i grigi hanno capito che bisognava mutar tattica, abbandonare cioè il catenaccio dell’ultima mezz’ora e ritornare all’attacco: questo ha funzionato a dovere, meraviglioso oltre il previsto. Il Milan ha subito così la pressione indiavolata degli alessandrini e al 5’ si è avuta una fuga solitaria di Raimondi che, abbandonato il ruolo di terzino e percorso indisturbato l’intero campo, ha effettuato un preciso centro; la palla è pervenuta a Tacchi (che aveva seguito l’azione del compagno), il quale, con una stoccata irresistibile, spediva la palla in rete per la seconda volta. Pronta, dura, rabbiosa reazione milanista: con i terzini a metà campo, mediani e attaccanti rossoneri hanno stretto da ogni parte gli avversari in una lotta spasmodica che ha tenuto a lungo gli animi sospesi per le azioni che non concedevano tregua e respiro. Due interventi eccezionali di Arbizzani hanno infranto altrettanti tiri di Galli e «Mazzola», il quale, al 25’, ha effettuato una nuova cannonata dal limite dell’area di rigore alessandrina; la palla, superando lo sbarramento difensivo grigio, era diretta al bersaglio verso l’angolo destro e Arbizzani è riuscito ancora una volta a ghermirla e mandarla lontano. Dopo questo nuovo successo, i grigi sono ritornati all’attacco con ordine, calma e disciplina, offrendo a tratti temi stilistici ammirati dagli stessi attoniti avversari, e quindi hanno concluso la radiosa giornata di esordio del nuovo torneo nazionale con una nuova stoccata elettrizzante di Tacchi: il piccolo italoargentino è riuscito a sfuggire alla vigilanza di due avversari, è partito oltre metà campo e, giunto ad una ventina di metri, ha spedito con perfetta precisione a fil di palo la palla che lo sbalordito Gallesi non è riuscito a trattenere. La folla alessandrina è scattata in piedi con applausi e grida frenetiche, mentre si spegnavano le ultime ostilità della radiosa competizione. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 21 settembre 1959) Il formidabile Milan è stato liquidato! Nessuna attenuante è possibile concedere agli sconfitti. I campioni d’Italia, e con essi i loro tecnici e sostenitori, onestamente debbono riconoscere di avere subito, per circa due terzi dell’affascinante e travolgente contesa, la supremazia tecnica ed agonistica di una rinnovata e strabiliante Alessandria. Non ammettiamo scuse puerili, atte ad offuscare la notevole portata del successo grigio. I rossoneri milanisti sono scesi in campo al completo, ed in essi era manifesta la certezza di poterla fare da incontrastati padroni. Si erano illusi, prestando fede alle allarmanti notizie giunte alle loro orecchie sulla situazione della compagine grigia, di poter limitare il loro compito all’assedio continuo della rete di Arbizzani, sino alla irrimediabile capitolazione. Per degli autentici campioni come i rossoneri, l’impresa sembrò a tutti una cosa di ordinaria amministrazione. Invece, i «principianti» hanno autorevolmente messo in ginocchio gli arrivati: è stata una incomparabile rivincita della povera provincia sulla opulenta metropoli, stupenda affermazione dell’entusiasmo e della volontà, esplosa irresistibilmente sul rettangolo di gioco, sotto gli occhi sbigottiti ed increduli di una moltitudine che, qualche istante prima, aveva varcato col gelo nel cuore, sconsolatamente rassegnata, le soglie del Moccagatta. Con l’animo in tumulto, tutti avevano atteso che la possente offensiva degli ospiti si scatenasse implacabile sulla pur coraggiosa e volitiva difesa grigia. Ma improvvisamente, sulla scena della competizione, è balzata viva e palpitante l’Alessandria. Di primo acchito nessuno le ha dato importanza, ritenendo la brillante azione intessuta da Tacchi, Migliavacca e Rivera conclusasi con un tiro di quest’ultimo a fil di palo della rete difesa da Gallesi, una fuggevole dimostrazione di forza. Però i successivi temi di gioco, svolti con intelligenza e destrezza da Migliavacca, Tacchi e Filini, hanno cominciato a destare qualche interessamento. La timida orchestra grigia aveva dato inizio ad una splendida sinfonia. Non un disaccordo, non una sviolinatura hanno rotto l’incanto. Ed è venuta la rete di Tacchi. La massa sportiva che era accorsa per vedere il Milan si è accorta allora che in campo esisteva una Alessandria spumosa e brillante. La miccia dell’entusiasmo si incendiò. Nel frattempo, l’attacco grigio continuava a dare spettacolo. I giovanissimi manovravano in scioltezza, il puledro Rivera non accusava soggezione alcuna al cospetto dell’illustre maestro Liedholm, sgusciando tra Schiaffino e Maldini come un’ombra irraggiungibile. E tutti hanno capito che la grande ora dell’Alessandria era finalmente giunta: dal piede di Rivera sono partite le azioni più rimarchevoli; egli ha legato a meraviglia coi compagni di squadra i quali, sulla scia del suo slancio, si sono trasformati in invincibili gladiatori: Migliavacca, Filini, Tacchi sono stati dei costruttori inesauribili. L’unico a non ingranare è stato Maccacaro, però soltanto nel primo tempo: nella ripresa l’ala destra è emersa in tutto il suo indiscusso valore e la compagine ne ha beneficiato sensibilmente. La mediana ha retto egregiamente all’urto degli attaccanti lombardi: l’elasticità di manovra di Snidero, Pedroni e Girardo ha contribuito a sventare l’assedio che i rossoneri si erano proposti di porre alla rete di Arbizzani. Per la difesa, non troviamo parole sufficienti per magnificare adeguatamente la superba manifestazione. Arbizzani ha sorpreso piacevolmente tecnici, critici e gli stessi sportivi alessandrini. Come poi qualificare Raimondi, questo elemento dal temperamento calmo e deciso che ha suscitato l’unanime ammirazione di vincitori e vinti? Intramontabile è Giacomazzi, granitico pilastro della difesa alessandrina. A Franco Pedroni vanno tutte le nostre lodi. Egli è stato la mente intelligente ed inesauribile che ha guidato i ragazzi grigi alla vittoria: sul cardine Pedroni il complesso ha girato alla perfezione ed ha avuto la possibilità di sconvolgere i piani offensivi degli avversari. La sua regia è stata veramente impeccabile. Ha ridotto al minimo strettamente indispensabile la retrocessione degli attaccanti a difesa della rete e dal momento giusto ha spronato Rivera, Filini, Migliavacca, Tacchi e Maccacaro all’assalto, evitando pericolosi ristagni a metà campo. Nelle sue decisioni non ha mai avuto un attimo di dubbio. Ed ora, un avvertimento agli sportivi: la clamorosa vittoria dei grigi ha messo in euforia tutti e vi è già chi pretende immediatamente conferme del valore dei suoi beniamini. Andiamoci cauti: tutte le compagini, durante il campionato, attraversano periodi di crisi. Anche la nostra potrà avere le sue parentesi d’ombra: e sarà allora necessario l’incoraggiamento di tutti, per riprendere il cammino così bene iniziato col ritmo giusto. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 26 settembre 1959) CON UNA PRESTAZIONE ENTUSIASMANTE I GRIGI BATTONO IL MILAN Domani l’Alessandria gioca sul difficile campo del Bari Miracolo ad Alessandria. Intendiamoci, nulla di irregolare, ma un miracolo è la prestazione dei grigi contro i campioni d’Italia, che giocavano al rallentatore, come se vincessero tre a zero! Rivera-Raimondi-Arbizzani. È difficile trovare le parole per raccontare quello che hanno fatto questi tre «pivelli», ma una sola cosa è certa: ci hanno commosso, alle prese con consumati campioni. Il portierino sembra un vecchio portiere temprato a tutte le battaglie; il terzino, un veterano fuori classe; il piccolo – relativamente – Rivera, un vero asso, naturalmente finché il fiato lo ha sorretto. Di colpo, l’Alessandria ha trovato dei giocatori che danno affidamento, per cui tutte le riserve del sabato sono cadute, tra l’esultanza generale. Tacchi: e chi lo tiene? Non sappiamo davvero chi potrebbe frenare Juan Carlos, quando gioca così! Ha segnato tre volte, e come!, ed ha seminato il suo avversario diretto quando ha voluto. Giocasse sempre con un simile estro! Bravo Pedroni! Ci vuole uno schietto «bravo» al capitano, perché ha giocato da campione ed ha impostato una partita che tatticamente non ha fatto una grinza. Qualche giornalista venuto da fuori ha detto che il «catenaccio» dell’Alessandria si è evoluto, ed è diventato più manovrato. Esatta affermazione, che collima con la nostra. Copertura fino allo spasimo, ma almeno tre uomini pronti a scattare in avanti per il contropiede. Ed i risultati si sono visti per l’intera partita. Pertanto, non ci resta che congratularci col capitano e per la sua partita maiuscola e per l’impostazione tattica adottate con risultato felicissimo. Ci diranno che per il contropiede ci vogliono gli uomini adatti, e noi rispondiamo che non è una grande scoperta: ma il contropiede va impostato preventivamente, e non lasciato all’improvvisazione. Tacchi, Rivera, Filini e lo stesso Migliavacca possono benissimo infastidire qualsiasi difesa, senza contare che Maccacaro si è mosso con facilità, ha giocato palle bellissime, ed insomma, è stato una gradita sorpresa. Dopo la partita, quasi tutti affermavano ch’erano tranquilli sul risultato, anche prima dell’incontro. Nessuno che avesse il coraggio di dire che temeva il peggio: una mania collettiva che ci ha fatto sorridere! Il «tifo» fa qualsiasi scherzo e per di più il sole era molto caldo… Noi avevamo una «speranziella» per il nostro attaccamento alla squadra grigia, ma vi diciamo schiettamente che avevamo una fifa tremenda, perché il Milan è sempre il Milan e l’Alessandria non aveva dato a sperare una prestazione simile! Naturalmente quelli che «lo sapevano prima» sono esattamente coloro che, dopo Bergamo, imprecavano contro la squadra e chi l’aveva formata. Avete osservato i dirigenti durante e dopo la partita? Piangevano, ridevano, si abbracciavano. La vittoria è anche un po’ la loro rivincita e quelle ore di gioia se le sono davvero meritate. Possano ripetersi spesso queste manifestazioni di giubilo per la fortuna dell’Alessandria, per la gioia degli sportivi e di coloro che in silenzio lottano per far vivere questa gloriosa squadra. Volevano fare a pezzi l’Alessandria, quelli di Milano: sono partiti severamente sconfitti e con l’impressione di avere una squadra ben lontana da quella della fine del campionato scorso. Mai potrà tramontare questo magnifico sport, perché sempre pieno d’incognite, sempre incertissimo. Come a poker, nessuno può essere tranquillo di vincere e l’entusiasmo che suscita sta appunto in questa eterna incertezza. Il pubblico ha risposto abbastanza bene, l’entusiasmo era alle stelle. Insomma, alle partite di calcio si ritorna giovani e, quando si vince, ci si sente leoni. Sbolliti gli entusiasmi, gli sfoghi di gioia, occorre pensare subito alle prossime partite perché sarebbe un guaio grosso addormentarci sugli allori, anche se si tratta di allori molto preziosi. La squadra ha bisogno di essere disintossicata da una eccessiva euforia e deve essere tenuta sotto pressione affinché sulle ali di questo entusiasmo possa conquistare altri punti. Le partite in casa saranno cinque nelle prime sette giornate ed è indispensabile raggranellare il maggior numero possibile di punti. Bando quindi ai festeggiamenti, e sotto al lavoro. Pedroni saggiamente domenica sera pensava già alla trasferta di Bari, dove lo attende un altro compito durissimo. La vita degli uomini di sport è fatta così: appena terminata la eco di un trionfo, occorre già concentrarsi per le lotte future. (Egi, «Il Piccolo», 26 settembre 1959) RISULTATI: Bari-Palermo 1-0 Bologna-Lazio 1-1 Internazionale-Padova 6-3 Juventus-Lanerossi Vicenza 4-1 Napoli-Spal 0-3 Roma-Genoa 1-0 Sampdoria-Atalanta 4-0 Udinese-Fiorentina 0-2 CLASSIFICA: Alessandria, Bari, Fiorentina, Internazionale, Juventus, Roma, Sampdoria, Spal 2; Bologna, Lazio 1; Atalanta, Genoa, Lanerossi Vicenza, Milan, Napoli, Padova, Palermo, Udinese 0. MARCATORI: 3 gol: Firmani (Inter), Tacchi (Alessandria) 2 gol: Angelillo (Inter), Charles (Juventus), Mora (Sampdoria), Rossi Gu. (Spal) 1 gol: Altafini (Milan), Bonafin (L.R. Vicenza), Brighenti (Padova), Campana (Bologna), Cervato S. (Juventus), Corso M. (Inter), Cucchiaroni (Sampdoria), Milani (Sampdoria), Montuori (Fiorentina), Morbello (Spal), Moro (Padova), Nicolè (Juventus), Pestrin (Roma), Petris (Fiorentina), Tortul (Padova) Il punto sul campionato La prima giornata del torneo non manca di riservare sorprese. La sconfitta del Milan campione in carica ad Alessandria non è la sola: clamorosa anche il 3-0 con cui la Spal ha vinto a Napoli con lo stadio partenopeo che ha sonoramente fischiato i suoi beniamini. La Juventus con un brillante Sivori ha dato spettacolo con il Lanerossi. L'Inter ha vinto con punteggio tennistico con il Padova grazie ad una tripletta di Firmani e una doppietta di Angelillo (di Corso il sesto gol). La Fiorentina ha vinto ad Udine senza entusiasmare. La Sampdoria guidata da Cucchiaroni supera a Marassi l'Atalanta. L'unico pareggio della giornata è uno scialbo 1-1 tra Bologna e Lazio. Di routine le vittorie casalinghe di Bari e Roma rispettivamente contro Palermo e Genoa.