Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
27-09-1959 - Giornata: 2 - Bari - della Vittoria


Bari US - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Arbizzani Luciano, Raimondi Leopoldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Moriggi Mario, Filini Giancarlo, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
BARI US: Magnanini; Baccari, Mupo (II) Carlo; Mazzoni, Seghedoni, Cappa; De Robertis, Catalano, Buglioni, Tagnin, Barbantani. All.: Tabanelli (I) Paolo.

Arbitro: Mori Guido (Cremona)
Note
Angoli: 7-3 (6-1). Spettatori: 20.000. Incasso: lire 9.000.000. Giornata tempestosa con grandine, terreno pantanoso. Inizio gara ore 16:00. Gioco sospeso per dieci minuti al 23’ per grandine.

Commento
L’Alessandria? Giusto il contrario di sette giorni addietro, quando sul proprio campo rifilò tre palloni nel sacco milanese. Quella volta fu battagliera, giovanile, prorompente, da non potersi contenere. Oggi, invece, nove… terzini dinanzi ad un portiere, ed un solo attaccante, la rossa ala destra Maccacaro, in avanti pronto a sfruttare la sia pur minima occasione per il contropiede. La pioggia veramente torrenziale ed i chicchi di grandine venuti giù fittissimi, oltre che voluminosi, insieme con un arbitraggio ch’è stato quanto di peggiore possa immaginarsi, hanno fatto il resto, contribuendo al fallimento totale di una partita che pure aveva tutte le buone premesse per riuscire molto bella. Nove terzini… dinanzi ad Arbizzani. Sì, perché quando all’inizio i baresi sono partiti all’attacco ed hanno minacciato al 2’ con De Robertis, al 7’ con Buglioni dopo una rapida triangolazione con Cappa e Mupo, a 9’ con Barbantani ed un minuto dopo con Tagnin la rete degli ospiti; i grigi alessandrina di capitan Pedroni se ne sono andati indietro tutti a dar man forte a Raimondi e Giacomazzi, i quali non riuscivano ad arginare le folate del quintetto di punta biancorosso. E questa tattica estenuante hanno continuato ad adottare fino al 29’ della ripresa. Il terreno pesante li ha, infatti, tirati fuori dal guscio; ma la stanchezza era già evidentissima, il buio non faceva quasi vedere più niente e così tutto si è concluso con una nulla di fatto. Le prime gocce sono cadute al 20’ e l’acqua è andata facendosi sempre più fitta. Al 24’ non si vedeva ormai più. Il terreno di gioco, bianco per i chicchi di grandine, faceva slittare paurosamente gli atleti. Un minuto dopo, finalmente, Mori si accorgeva che non era possibile tirare avanti e, consultati i capitani, mandava tutti negli spogliatoi, per richiamarli dieci minuti dopo. Ma piove e grandinava ancora. Forse sarebbe stato meglio lasciar andare. Comunque, la partita è stata ripresa e, come il cielo ha voluto, si è giunti allo scadere del tempo, dopo un batti e ribatti di pallonetti frenati al terreno impregnato di acqua. Alla tecnica ed al bel gioco tutti avevano ormai rinunziato, i ventidue in campo per primi. I grigi sono ritornati nella propria area di rigore, Maccacaro ha ripreso il suo posto a metà campo fra il centromediano Seghedoni ed i due terzini baresi Baccari e Mupo, ed il quintetto di punta barese è tornato ad assediare, appoggiato da Cappa e Mazzoni, la rocca alessandrina. Quel che è venuto fuori da un simile schieramento si intuisce facilmente. Ogni biancorosso che aveva la palla e che tentava di portarsela avanti nella mischia veniva bloccato da difensori con la maglia da attaccanti che non hanno risparmiato colpi pur di fermare i vari Catalano e Buglioni. Sta appunto qui l’attenuante che si può concedere al cremonese Mori. La pioggia fitta non faceva vedere bene nelle mischie, per cui i calcioni ed i «ganci» dei quali sono rimasti vittime De Robertis e Tagnin sono passati inosservati. Quando la stanchezza ha poi cominciato a serpeggiare nelle file dei padroni di casa, quasi allo scadere del tempo, gli ospiti, che prima avevano chiamato al lavoro Magnanini soltanto due volte, al 17’ con Tacchi ed al 25’ con Maccacaro, sono usciti dal riccio e si sono portati in avanti. Senza concludere nulla di positivo tuttavia, un po’ a causa della scarsa visibilità, un po’ anche grazie a Seghedoni ed a Baccari e Mupo, autentiche colonne difensive. (Paolo Magrone, «La Gazzetta dello Sport», 28 settembre 1959) Pedroni, l’anziano e scaltro allenatore-capitano dell’Alessandria, è riuscito a portare via da Bari un punto, ma non ha potuto evitare che le migliaia di sportivi presenti allo stadio indirizzassero alla sua squadra una salve di fischi così sonori da coprire perfino il rumore causato dall’abbondante quanto insolita grandinata. Il maltempo e il catenaccio ad oltranza dell’Alessandria sono stati i veri protagonisti di questa gara tutta da dimentica. Eppure, il Bari aveva iniziato a grande andatura e tutto faceva prevedere una gran bella gara da parte dei biancorossi. Poi si sono messe di mezzo la pioggia e la grandine e, nel guazzabuglio che ne è sortito, mentre Pedroni e compagni avevano molto di difendersi ad oltranza rasentando spessissimo il non gioco, i locali si sono sperduti. Tagnin, nella seconda parte della gara, si è fatto notare pochissimo, Catalano è calato di torno, Buglioni (esordiente insieme a Barbantani) si è smarrito. Né vale per il Bari accampare la scusante dell’assenza di Conti e Cicogna, ché infatti i baresi non sono riusciti a vincere perché non hanno capito che in quelle condizioni l’unica maniera di pervenire alla segnatura era quella di affidare i tiri conclusivi agli uomini della mediana, senza perdersi in inutili e controproducenti passaggi che facevano il gioco dei vari Pedroni, Giacomazzi, Snidero, eccetera. L’Alessandria, tattica ostruzionistica a parte, si è rivelata squadra di tutto rispetto, solida in difesa (Arbizzani è portiere di sicuro avvenire), mobilissima all’attacco, dove spiccano Tacchi, Filini e Maccacaro. Ma ecco la cronaca. Dopo 2’, la prima azione degna di nota: Mazzoni serve De Robertis, cross dell’ala e spiovente in area alessandrina colpito di testa da Buglioni con palla che sorvola la traversa. La risposta dell’Alessandria parte da Migliavacca, che al 5’, scambia con Moriggi calciando al lato di Magnanini. Reagisce il Bari spingendosi tutto all’attacco, ma Catalano al 7’ si fa precedere da Arbizzani che respinge col pugno. In questo periodo i locali spadroneggiano in campo facendosi più volte minacciosi. Un gran tiro di Catalano al 13’ viene bloccato in bello stile dal guardiano alessandrino. Al 18’, cross di De Robertis dalla destra e palla che spiove in area dove però Buglioni, Barbantani e Tagnin indugiano, perdendo l’occasione. A questo punto la pioggia, ed una insolita grandinata si erge a protagonista della contesa e l’arbitro al 25’ sospende la gara. Si riprende dopo 10’ nonostante la pioggia insistente. Punizione al 30’ battuta da Barbantani e palla alta che Buglioni, saltato con anticipo, non riesce a colpire bene di testa, mandando fuori. Grande discesa di Tagnin al 34’ e cross di precisione a Catalano, appostato dinnanzi al guardiano ospite: al momento del tiro, però, Catalano viene scaraventato in rete da un difensore ospite e l’arbitro lascia correre. Avanza Mazzoni palla al piede al 36’, poi spara a rete ma Arbizzani riesce a respingere in calcio d’angolo. 42’: punizione a due a favore del Bari battuta in area dei grigi; tutta la squadra alessandrina è avanti ad Arbizzani, batte Seghedoni che tocca a Tagnin, tiro e parata fortunosa di Arbizzani che però commette fallo ai danni dell’accorrente Barbantani. Punizione a mezzo metro dal portiere alessandrino e grande confusione senza esito che chiude il primo tempo. Al 4’ della ripresa scende Seghedoni dalla sua posizione di centromediano, dà a De Robertis che gli ritorna la sfera. Seghedoni porge quindi a Catalano, ma il tiro di quest’ultimo è debole e Arbizzani piazzato può quindi parare. Al 9’ De Robertis smista a Mazzoni che ritorna la sfera all’ala destra; il segnalinee sbandiera il fuori gioco, ma l’arbitro fa cenno di proseguire e De Robertis passa quindi a Buglioni che insacca. L’arbitro però non concede, avendo rilevato il fallo. Subito dopo De Robertis e Buglioni effettuano uno scambio velocissimo: De Robertis crossa e Barbantani interviene come una saetta riuscendo a colpire soltanto lo esterno della rete. Al 26’ è Tacchi che impegna Magnanini con un forte tiro da venti metri. L’ultima partita della contesa non ha storia. (Nicola Morgese, «l’Unità», 28 settembre 1959) Quando due squadre gareggiano con scopi diametralmente opposti, il minimo che si possa avere è una partitaccia ed un risultato che non si commenta, ma che si subisce al pari di una fatalità. Il Bari ha cercato di far gioco. L’Alessandria ha cercato di fare esattamente il contrario. Da una parte il più chiuso dei catenacci con tutti gli uomini agli ordini di Pedroni e dall’altro un continuo ed inutile attaccare alla ricerca di occasioni buone. Un volenteroso, caparbio e, se volete, tenace sbattere la testa contro il muro che alla fine non ha dato nessun risultato. Partite del genere possono essere risolte soltanto con un gol di fortuna. Un’occasione del gioco operato dalla squadra avversaria, il Bari l’ha avuta al 9’ del secondo tempo, quando Buglioni ha segnato su azione di De Robertis, ma l’arbitro ha annullato la rete su invito del segnalinee, scoprendo all’ultimo momento un fuori gioco che nessuno ha visto: in primo luogo, perché la posizione di De Robertis era regolare dal momento in cui la palla è stata giocata da Mazzoni, ed in secondo luogo, perché Buglioni ha ricevuto un passaggio corretto da una deviazione di Giacomazzi. Quindi se fuori gioco c’era, e non è vero, Giacomazzi l’aveva tempestivamente neutralizzato. L’arbitro, del resto, aveva convalidato il gol. Tuttavia, il parere del segnalinee gli ha fatto cambiare idea e per il Bari è sfumata l’unica possibilità di sgonfiare un’Alessandria che gioca alla rovescia e che meritava una sconfitta, se non altro per il non gioco di cui ha saputo fare sfoggio. L’Alessandria, comunque, non ha sorpreso nessuno. Si sapeva che avrebbe giocato così. Ha sorpreso invece l’arbitro Mori. Recentemente la revisione del quadro arbitrale ha rinfoltito il gruppo dei benemeriti con un saggio provvedimento che tuttavia avrebbe dovuto essere esteso anche al signor Mori di Cremona ed a quanti consento a squadre come l’Alessandria di fare il loro gioco basato per evidenti necessità tattiche su una demolizione che non può prescindere dalla convenienza di utilizzare anche i fallacci come estrema risorsa. L’Alessandria, invece di essere punti, ha potuto fruire della protezione arbitrale, manifestatasi in più di una circostanza persino con falli avvenuti in area e portati al limite in omaggio alla solita inqualificabile politica del compromesso al sistema del salvare capra e cavoli. Le circolari sulla repressione del gioco duro inutilmente reclamizzate all’inizio di ogni campionato finiscono troppo presto nel cestino. E non sorprende, innanzitutto, che un arbitro non riesca non diciamo a scandalizzarsi per il non gioco dell’Alessandria, ma neppure a comprendere che egli divenga uno dei più efficaci strumenti d’una squadra catenacciara. Ma, come se non bastassero la formazione rimaneggiata del Bari e il protezionismo arbitrale, anche il tempo ha fatto il galantuomo coi piemontesi. Il campo è rimasto asciutto per ventiquattro minuti, duranti i quali il Bari ha avuto i suoi momenti migliori sfoggiando un gioco che più volte ha raggiunto con larghe possibilità di tiro: degna azione di testa di Buglioni al 2’, preparata da un servizio di Mazzoni concluso con un ottimo cross di De Robertis; altro tentativo del centravanti al 5’ su passaggio di Catalano e quindi, al 23’, gran tiro di Mazzoni di poco alto. Ma al 24’ il campo si è coperto di grandine: chicchi di peso insolito che hanno imposto la sospensione dell’incontro. La pioggia ha fatto il resto, rafforzando il dispositivo tattico dei piemontesi. Arbitro, assenze di Conti e Cicogna, terreno di gioco e catenaccio hanno quindi assecondato i piani di Pedroni. Nella ripresa, il Bari ha avuto quasi costantemente mezzo campo da vendere, come si suol dire, perché gli alessandrini erano tutti dall’altra parte ad annullare ogni tentativo di gioco, a creare gran confusione. E la partita ha offerto poche emozioni ad un pubblico pieno di pioggia e di sdegno. Per questo è un risultato che non si commenta, ma che si subisce. (Mario Gismondi «Corriere dello Sport», 28 settembre 1959) La gara è anche stata sospesa per dieci minuti SOTTO LA GRANDINE L'ALESSANDRIA PAREGGIA SUL CAMPO DEL BARI Grigiore generale allo stadio tra Bari ed Alessandria. Lo spettacolo calcistico non si è visto, ed al suo posto c’è stato quello della grandine, i cui chicchi foltissimi e grossi come noci hanno costretto l’arbitro a sospendere il gioco per oltre dieci minuti nel primo tempo. L’Alessandria è riuscita a portare via a Bari un punto prezioso. Dopo un primo tempo tirato in porto su di un campo ridotto a pantano, sotto un diluviare intenso (pioveva col sole) e con quella benefica interruzione di gioco per la grandinata, era logico che i grigi piemontesi, visto a portata di mano il nulla di fatto, si barricassero tutti e undici in area a difendere lo zero a zero. Però il gioco dei piemontesi, anche senza il catenaccio, non sarebbe stato migliore. Se, infatti, è da elogiare in blocco la difesa grigia, la linea mediana si è salvata senza infamia e senza lode e l’attacco non è praticamente esistito. L’assenza di Rivera ha costretto l’allenatore a far giocare Moriggi a mezz’ala e Filini al centro. Migliavacca veniva adibito a centro campo, Tacchi fungeva da raccordo e praticamente nessuno si trovava mai in avanti. Il Tacchi, comunque, ha giostrato ed è stato il solo a salvarsi dalla mediocrità fra gli uomini di punta. Sempre ben piazzato, invece, e pronto Arbizzani. I baresi hanno attaccato continuamente, ma non hanno potuto fare di più. Si sono, però, difesi bene anch’essi dai veloci e pericolosi contropiede avversari. L’arbitro non ha superato la mediocrità. Dopo 13 minuti di gioco alterno, De Robertis costringe Arbizzani a salvare da quaranta metri. Al quarto d’ora, sebbene splenda il sole, comincia a piovere. I baresi insistono ed al 18’ Arbizzani salva sui piedi di Catalano lanciato a rete. Il primo angolo è, però, in favore dell’Alessandria: Tacchi a Maccacaro, intercetta Baccari e devia in angolo. Il tiro dalla bandierina finisce nelle braccia di Magnanini. Al 23’ sospensione per la grandinata e, dopo dieci minuti abbondanti, si riprende con pioggia e sole. Il terreno non permette al pallone di rimbalzare: i baresi premono, ma il gioco è convulso e pesante. Gli scivoloni sono all’ordine del giorno, come anche gli angoli e le punizioni dal limite contro gli ospiti. Si disimpegna bene il portiere alessandrino, mentre Tacchi gioca sovente in contropiede. Nella ripresa pioviggina ancora: Maccacaro al 2’ sciupa da pochi metri, calciando fuori dopo avere dribblato tre avversari. Al 7’ Arbizzani si salva miracolosamente da una triangolazione Cappa-De Robertis-Buglioni. All’8’ Moriggi segna quando l’arbitro ha già fischiato il fuorigioco di Tacchi e subito dopo segna Buglioni, in medesima ma più evidente condizione. (Aurelio Calitri, «Stampa Sera», 28 settembre 1959) PAREGGIO DEI GRIGI A BARI DOMANI L'ATALANTA I grigi, dunque, sono usciti imbattuti dal temuto campo dei Bari. Commentare l’avvenimento sotto il profilo tecnico ed agonistico francamente non osiamo fare, perché saremmo costretti a giungere a conclusioni troppo spiacevoli, seppure legittime, nei confronti della nostra squadra. Ci accontentiamo perciò del risultato nudo e crudo, scusando la scialba e rinunciataria prestazione con un motto machiavellico, antico e tuttavia sempre di attualità: «il fine giustifica il mezzo». Per gli autentici appassionati del gioco del calcio, è una magra giustificazione: comunque, necessita aggiornarsi ed accettare, volenti o nolenti, il clima di innovazioni creato da tecnici ed allenatori dell’ultima «leva», anche se lo spirito talvolta può ribellarsi di fronte a tanta decadenza sportiva. Il «tifoso» è per natura superficiale, per cui determina il valore della propria squadra non dal volume o dalla qualità di gioco da essa svolto, ma dai risultati in qualsiasi maniera conseguiti. Al tifoso poco importa se quel «punterello» ha oscurato il prestigio e l’orgoglio di una società rimasta per tantissimi anni all’avanguardia del calcio italiano. La partita di Bari, stando a quanto hanno riferito le cronache dei giornali, non è stata bella ed ha notevolmente deluso gli sportivi pugliesi, i quali, allettati dalla fama conquistata dagli ospiti con il brillantissimo «exploit» nei confronti dei campioni d’Italia, accorsero numerosi allo stadio della Vittoria, sicuri di poter gustare un eccellente spettacolo calcistico. L’attesa è stata tradita, in parte dal maltempo ed in parte dalla scarsa combattività palesata dall’unità alessandrina. A rendere maggiormente monotona ed incolore la competizione non ha concorso soltanto la tattica adottata dagli ospiti, ma anche, come abbiamo detto, le cattive condizioni atmosferiche. Sul rettangolo di gioco, domenica, ha diluviato: acqua torrenziale, grandine e vento sono stati gli indesiderati padroni della scabrosa situazione. L’Alessandria, ciò non di meno, non avrebbe fatto di più. Partita dalla sede con l’intenzione di difendersi esclusivamente, non avrebbe certamente preso in pugno l’iniziativa dell’offesa, pur intravvedendo la possibilità di un successo. È mancato persino il solito spaventapasseri alla metà campo. Gli undici uomini in maglia grigia si sono piantati nella loro area di rigore e, per novanta minuti consecutivi, hanno soffocato il valoroso Arbizzani. Raramente gli attaccanti del complesso alessandrino sono riusciti a sorpassare di qualche metro la metà campo. Come si può, quindi, commentare una partita che, ad eccezione di una costante ed inutile pressione degli ospitanti, non ha mai visto affiorare dal gioco un’azione interessante, degna di rilievo? Quale reparto dei grigi è stato il migliore? È un enigma che solo i tecnici sono in grado di svelare. Sappiamo soltanto che il migliore uomo in campo degli alessandrini è stato Arbizzani, artefice indiscusso del pareggio. Ma c’è il risultato, ed è quello che conta, dicono i «tifosi». Già, il risultato…! Un cauterio sopra una gamba di legno. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 5 ottobre 1959) Non si può dire che sia stata una partita di calcio, quella di Bari, dato lo stato del terreno che sembrava piuttosto un acquitrino, ma l’Alessandria ha saputo… nuotare abbastanza bene e si è portata a casa un punto che vale un tesoro. E così attende le due partite casalinghe con animo sereno, pur non sottovalutandone i pericoli. Qualche giornale ha scritto che l’Alessandria ha giocato la partita con nove terzini: naturalmente si tratta di corrispondenti locali che, al di sopra della critica serena, mettono la loro passione. Non neghiamo che l’Alessandria abbia applicato un severo «catenaccio», ma bisogna anche riconoscere che, su quel terreno, difficile sarebbe stato fare del giuoco. Malgrado tutto, le occasioni ai grigi non sono mancate e se lo «stellone» avesse funzionato, l’Alessandria avrebbe anche potuto vincere, sia pure non meritatamente. Questo per l’obiettività. Arbizzani, Raimondi, Filini, Moriggi ed altri hanno fatto il loro dovere anche se in un ambiente ostile e su di un terreno non cerio adatto. Sembra veramente che questi ragazzi facciano sul serio, ed in questo caso pensiamo che si potrebbe stare tranquilli. Forse il portiere non era in fase perfetta, ma non si possono indovinare tutte le palle. Dopo i tre punti in due partite, capitan Pedroni sta attraversando un periodo di grande popolarità; nei bars cittadini si parla di un grande stratega, di un grande regista, di un suo nuovo sistema. Son cose che accadono sempre quando le cose vanno bene, salvo poi a cambiare opinione di colpo alla prima «picchiata». Ecco perché siamo certi che il buon Pedro non dà peso a queste «cortigianerie»; è troppo pratico di queste cose per non capire che tutto si può risolvere con un «pollice verso» al primo vento di fronda! Sembra che qualche sportivo sia andato a Bari con un mezzo ultramoderno, l’aeroplano. Alcuni tifosi sarebbero partiti infatti domenica mattina dal campo degli Orti per raggiungere la città pugliese entro la mattinata. Questa è davvero passione, ed è di buon auspicio, poiché significa che la squadra è veramente seguita. (Egi, «Il Piccolo», 3 ottobre 1959) RISULTATI: Atalanta-Internazionale 1-1 Fiorentina-Napoli 2-1 Genoa-Bologna 0-2 Lazio-Udinese 2-1 Milan-Roma 1-1 Padova-Juventus 0-4 Palermo-Sampdoria 2-1 Spal-Lanerossi Vicenza 2-1 CLASSIFICA: Fiorentina, Juventus, Spal 4; Alessandria, Bari, Bologna, Internazionale, Lazio, Roma 3; Palermo, Sampdoria 2; Atalanta, Milan 1; Genoa, Lanerossi Vicenza, Napoli, Padova, Udinese 0. MARCATORI 4 gol: Firmani (Inter), Rossi Gu. (Spal) 3 gol: Mora (Sampdoria), Tacchi (Alessandria) 2 gol: Angelillo (Inter), Campana (Bologna), Cervato S. (Juventus), Charles (Juventus) 1 gol: Altafini (Milan), Bernini (Palermo), Bettini L. (Udinese), Bonafin (L.R. Vicenza), Brighenti (Padova), Corso M. (Inter), Cucchiaroni (Sampdoria), Di Giacomo (Napoli), Fontana Alfio (Milan), Hamrin (Fiorentina), Marchesi (Atalanta), Milani (Sampdoria), Montuori (Fiorentina), Morbello (Spal), Moro (Padova), Nicolè (Juventus), Orzan (Fiorentina), Pestrin (Roma), Petris (Fiorentina), Pivatelli (Bologna), Prini (Lazio), Sacchella (Palermo), Savoini (L.R. Vicenza), Sivori (Juventus), Stacchini (Juventus), Stivanello (Juventus), Tortul (Padova), Tozzi (Lazio), Zaglio (Roma) Il punto sul campionato Non si è tardato tanto ad entrare nel clima agonistico, questa volta. Alla seconda giornata del calendario già si sono avuto partite disputate con accanimento e con calore. E già il numero delle squadre a pieno punteggio ha subito una decurtazione notevole. Tre sole unità — Juventus, Spal e Fiorentina — possono vantarsi di non conoscere che il lato vittorioso degli incontri, ed una sola — la Bari — non ha ancora avuta la sua rete violata ha dato nuova vita alla squadra, L'accoglienza riservata alla medesima è stata quella che si può definire come una gran bella cosa. Da parte loro i giuócatori hanno risposto all'invito con una vivacità ed una incisività della prima linea, che erano state assenti dall'incontro di San Benedetto del Tronto. In sé, la prova fatta dai torinesi era considerata come molto soddisfacente. Ma, ogni illusione può essere pericolosa, in un campionato, con ben tredici palloni, le due partite di Reggio Emilia e di Torino. Domenica prossima, combinazione, tutt'e cinque le unità che formano il gruppo di testa — Torino, Marzotto, Venezia, Messina e Taranto — dovranno operare in casa altrui. Cinque partite difficili su terreni come quelli di Monza, di Brescia, di Como, di Novara e di Catanzaro. Il gruppo dovrebbe assottigliarsi: qualcuno dovrebbe lasciarci la pelle... o qualche lembo della medesima. Il Torino dovrà vedersela a Monza con quel Simmenthal che domenica ha chiuso alla pari a Verona, forse potrà presentarsi nella stessa formazione del'altro ieri. Lo seguono gli auguri appassionati della gran folla del giorno stesso. La Divisione B, che era prima una piccola incognita per il nostro pubblico, sta facendo la conquista di Torino. (La Stampa Sera Vittorio Pozzo)