Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
04-10-1959 - Giornata: 3 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Atalanta Bergamasca Calcio 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Arbizzani Luciano, Raimondi Leopoldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Filini Giancarlo, Rivera Gianni, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
ATALANTA BERGAMASCA CALCIO: Boccardi; Cattozzo, Roncoli; Angeleri, Gustavsson, Marchesi; Olivieri, Maschio, Nova, Ronzon, Longoni. All.: Valcareggi Ferruccio.

Arbitro: Genel Giorgio (Trieste)
Note
Ammonito: Nova [A]. Angoli: 3-1 (3-0). Spettatori: 12.000 oppure 15.000. Giornata mite di sole tiepido, terreno erboso. Inizio gara ore 15:30.

Commento
Anche quest’anno la tradizione si è confermata: l’Atalanta è uscita indenne dal Moccagatta, così come nei sei precedenti incontri di campionato. L’Alessandria non è mai riuscita a superare i nerazzurri bergamaschi. Oggi, i grigi sono apparsi a tratti abulici, privi di mordente e di incisività, scomposti nei vari ranghi e nelle azioni offensive da far dimenticare completamente la brillante affermazione sui campioni d’Italia. Errati i passaggi della palla e sconnessa l’impostazione dei temi prefissi. I compagni di Pedroni, dopo un inizio vivacissimo da far presagire una sicura vittoria, sono calato dopo una mezz’ora di ostilità, lasciando gli avversari, già guardinghi e protesi al salvataggio, il comando delle azioni sviluppate sicuramente nella metà campo degli ospiti. A tratti si sono avute reazioni vigorose nell’impostazione del gioco da parte degli alessandrini, ma ben presto sono emersi grossolani errori tattici e stilistici da far perdere il controllo del pallone e naufragare qualsiasi possibilità di affermazione. L’Atalanta è apparsa, come è nella sua antica tradizione, volitiva, aggressiva, pugnace; veloce e precisa nel palleggio, è mancata invece in pieno nella linea attaccante che, dopo aver preparato pregevoli azioni, le ha vanamente sciupate nel momento decisivo. Particolarmente fallosi sono apparsi Longoni, che pur sovente è uno stoccatore micidiale, e Nova, i quali hanno fallito da pochi passi occasioni d’oro per segnare. Il pubblico, assai numeroso e ottimamente disposto dopo il lusinghiero inizio dei grigi, non ha mancato di manifestare il suo disappunto per la negativa prova odierna fornita e ha sfollato commentando duramente le vicende dell’incontro, che con una maggiore disciplina e sagacia avrebbe potuto concludersi con una bella vittoria locale. Inizio spigliato dei grigi, che invadono l’estrema area bergamasca assediandola da ogni lato: dirige le azioni con preciso tocco della sfera di cuoio Rivera, agile e intraprendente, che sguscia da per tutto e lascia delusi gli avversari. La rete di Boccardi è fatta segno a tiri non sempre precisi e che ricambiano tuttavia gli affannosi interventi dei nerazzurri: all’8’ sembra sicura la segnatura su azione velocissima Rivera-Maccacaro-Filini, ma Boccardi, con un tuffo temerario, devia in tempo la palla che stava per entrare in rete. Al 10’ Tacchi, con un tiro secco a fil di palo da una ventina di metri, chiama ancora all’opera l’estremo difensore che a malapena riesce a salvarsi in angolo. Il dominio grigio si manifesta ancora con azioni di Filini, travolto in piena area di rigore col pallone al piede, di Tacchi pure mandato a gambe all’aria e, infine, di Filini, il cui tiro viene sventato sulla linea fatale dall’accorrente Cattozzo. Ora l’Alessandria ha una tregua, i bergamaschi si snodano all’attacco e al 34’ Longoni è solo a pochi metri davanti ad Arbizzani, ma il tiro fallisce in pieno. Tre minuti dopo, fuga velocissima di Tacchi, palla al centro, immediato tiro di Rivera, deviato in angolo. Nella ripersa, ancora inizio brioso dei grigi, ma privo di efficacia. È l’Atalanta che domina prevalentemente con le sue avanzate ordinate egregiamente assicurate dalla mediana e la lotta si mantiene a lungo nella metà campo dei grigi che devono difendersi a più riprese dagli assalti peraltro imprecisi degli ospiti. Al 16’ Nova è davanti ad Arbizzani, la rete sembra inevitabile, ma il pallone finisce al lato, così come, poco dopo, un tiro rasoterra di Tacchi non trova sorte migliore. Si continua in un duro lavoro di impostazione e di rottura, mentre emergono sempre più evidente le deficienze dei due settori offensivi che non riescono a superare vantaggiosamente le rispettive barriere difensive. Gioco scadente e monotono nei due settori, forse paghi, dopo tanto inutile battagliare, della divisione della posta, il che naturalmente non è gradito dalla ressa degli spettatori che abbandonano lo stadio delusi e imbronciati. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 5 ottobre 1959) A volte le promesse non vengono mantenute e se è vero che una buona giornata si vede dal mattino, oggi così non è stato. Poco più di un quarto d’ora di gioco e poi il buio più pesto, con tanti saluti al calcio che chissà dov’era finito. Insomma, è stato tutto un fallimento: per l’Alessandria che non ha mantenuto la fiducia in un risultato positivo, per l’Atalanta che ancora una volta ha dovuto rassegnarsi ad una prova incolore del suo attacco. E a tutto ciò non sono certamente estranee le opposte tattiche. Tattiche prudenziali (e fin qui nulla da eccepire), ma poi esagerate fino all’insulso. Nemmeno il catenaccio e nemmeno il contropiede si è visto, e questo è tutto dire. In altre parole, l’Alessandria ha tentato, nel primo quarto d’ora, di passare fidando soprattutto nell’azione del giovane Rivera. Svanite banalmente le due occasioni presentatesi a Filini e Maccacaro, l’Alessandria rinunciò senza che all’Atalanta balenasse lontanamente di tentare qualche conclusione verso la rete di Arbizzani. Con tanto di «tira a campa’», la partita continuò quindi per oltre un’ora in attesa che l’arbitro si decidesse a fischiarne la fine. I grigi sono dunque passati dall’altare alla polvere nel giro di quindici giorni. Là dove Tacchi aveva galvanizzato i tifosi, oggi è stato un fallimento completo. Rivera, riatteso alla prova, dopo un inizio più che ottimo, lentamente irretì il proprio gioco in inutili cincischiamenti, invitando perciò a nozze Gustavsson. Spaesato Migliavacca a centro campo e sempre con il dubbio se passare in attacco oppure restare in difesa. Incolori Filini e Maccacaro. La difesa grigia e la mediana, senza alcun collegamento, restavano sul loro terreno, svolgendo più che altro un lavoro di rottura. Pedroni a volte tentò di inserirsi nella manovra di attacco ma un errore di Girardo, rimasto solo davanti a Arbizzani, lo consigliò a rimettere nel fodero le proprie velleità. Arbizzani è stato impegnato una sola volta seriamente su di una punizione calciata nel secondo tempo da Longoni: un magnifico volo e poi nient’altro. Anche Boccardi non ha avuto eccessivo lavoro. Qualche emozione, ma nient’altro di eccezionale. Volendo essere ottimisti, potremmo però avanzare un elogio per i due terzini Cattozzo e Roncoli e per il blocco mediano con Angeleri, Gustavsson e Marchesi. Un elogio che trova fondamento nell’aver saputo contrare ottimamente l’azione alessandrina in apertura dell’incontro. Nulla di eccezionale all’attacco. Cinque uomini in cerca del… pallone e qualche volta sorpresi di trovarselo tra i piedi, come è successo a Nova a pochi metri da Arbizzani quando Girardo mancò l’intervento. In quella occasione, il centrattacco nerazzurro tirò contro l’esterno della rete senza alcuna convinzione, quasi come un ordinario atto di amministrazione. Certo sarebbe stata una beffa per l’Alessandria, e soprattutto per Girardo, che fino a quel momento si era disimpegnato egregiamente nel compito di… mastino. Quindi, tutto è terminato secondo la più elementare logica ed il risultato rispecchia fedelmente il mancato merito dei contendenti. La cronaca. Si inizia con qualche minuto di anticipo. È l’Alessandria che attacca e subito Rivera svela le sue doti eliminando in corsa con l’esterno sinistro Gustavsson e porgendo in area a Maccacaro, il quale sbaglia per precipitazione. Nuovo brivido al 4’: Tacchi, dopo una breve corsa, leggermente spostato sulla sinistra a trequarti di campo, alza a Filini in area nerazzurra; tiro fulmineo, ma purtroppo alle stelle. Ancora all’8’, duetto Migliavacca-Rivera e poi, da questi, taglio preciso al lanciato Maccacaro. Tocco lungo dell’ala ormai sola a Roncoli, accorso prontamente. Al 10’ nuovamente Rivera anticipo l’intervento di Cattozzo e imbecca Tacchi; questi, dal limite dell’area, lascia partire una sventola e Boccardi salva magnificamente alzando in calcio d’angolo. Una sgroppata, al 12’, di Longoni che porge a Maschio, il quale sbaglia tirando a lato. Poi il solito Rivera, ricevuto un allungo di Maccacaro, tira su Boccardi che non trattiene. Interviene Filini unitamente a tre difensori e nella mischia l’alessandrino viene atterrato senza che l’arbitro rilevi il fallo. Il gioco ormai è peggiorato. Tacchi lamenta un riacutizzarsi del male alla coscia destra. Al 37’, fuga dell’ala sinistra grigia fino sulla linea di fondo, palla indietro a Rivera e tiro di sinistro; Boccardi salva in calcio d’angolo. Termina così il primo tempo. Si riprende con la speranza di vedere una reazione almeno da parte dei padroni di casa, ma il gioco continua senza scossoni. Poche le azioni verso le opposte reti. All’8’, assolo di Tacchi, che manda fuori dal limite dell’area. Al 16’, l’errore di Nova sul «liscio» di Girardo. Al 29’, punizione dal limite dell’area alessandrina: Longoni obbliga Arbizzani ad un magnifico volo sulla sua destra. Ultima azione della giornata, al 32’ con Maccacaro in profondità a Filini ostacolato da Marchesi: da Filini a Tacchi e tiro alto. Poi la fine, con molti fischi. Lieve incidente, nel secondo tempo, a Snidero. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 5 ottobre 1959) IN ALESSANDRIA-ATALANTA PREVALGONO I DIFENSORI: 0-0 È cominciata fra gli applausi (specialmente per il giovane Rivera) ed è finita tra i fischi (per tutti, compreso il ragazzo). Gli sportivi alessandrini, accorsi assai numerosi per ammirare la loro squadra – che aveva battuto il Milan e pareggiato a Bari – dopo l’entusiasmo dei primi minuti hanno sonoramente sfogato il loro disappunto per questo 0 a 0. Un risultato però che deve considerarsi giusto perché né i grigiazzurri piemontesi né i neroazzurri bergamaschi hanno dimostrato di meritare di più. L’Atalanta esce soddisfatta dal confronto. Non è una squadra che abbia molte ambizioni: è abbastanza solida in difesa, dove fanno spicco Gustavsson e Marchese, ma piuttosto povera all’attacco per l’insufficienza di Nova, per la scarsa forma di Ronzon e per il gioco strano di Longoni e Novelli. Maschio si è messo in evidenza più del solito, e fra i cinque è stato il migliore. L’Alessandria di ieri non è piaciuta. Nessun appunto agli uomini dei settori arretrati, anche perché non hanno avuto molto lavoro. I guai maggiori sono emersi in prima linea dove neppure Rivera ha potuto brillare. Sul ragazzo, che rientrava in squadra dopo la prova contro il Milan, s’erano fondate molte speranze, e Rivera si è confermato un autentico campione soltanto per dieci minuti… Poi Marchese ha capito il gioco del giovane avversario, lo ha controllato da vicino, e Rivera si è spento. Senza i suoi suggerimenti, l’attacco grigiazzurro non ha avuto nessun coordinatore, Tacchi ha tentato qualche assolo, sbagliando però la conclusione finale, Filini ha corso molto ma senza combinare niente, Maccacaro all’ala destra è praticamente inutile, Migliavacca gioca come mediano. Pretendere che un simile attacco faccia dei goal è pretendere l’impossibile. La gara contro l’Atalanta ha messo a nudo le pecche della formazione alessandrina, una squadra che anche quest’anno dovrà contare specialmente sulle prestazioni dei suoi uomini di retroguardia, che hanno acquistato nel giovane Raimondi un terzino di buone possibilità, anche se ancora inesperto. Non è il caso di drammatizzare per questo pareggio, merita però prendere atto degli errori commessi e tentare di rimediare, ridimensionando i giudizi affrettati dopo la vittoria contro i campioni d’Italia. Del resto, quattro punti in tre giornate di gara sono un bottino non indifferente, e pertanto la sonora fischiata che ha salutato gli alessandrini all’uscita dal campo non era del tutto logica. I tifosi, comunque, sono dei passionali con reazioni incontrollate; possono osannare alla prima prodezza e condannare al primo errore. Rivera, al termine della gara, piangeva; è un ragazzo (sedici anni) che ha bisogno d’essere incoraggiato. È nato calciatore, ma deve ancora prendere il ritmo della Serie A. Non si può dire che sia un «asso», ma si deve ammettere che può diventarlo. A lui non servono gli elogi troppo spinti o le critiche troppo accese. Deve maturare, e le difficoltà che incontra ogni domenica serviranno a dargli la necessaria esperienza. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 5 ottobre 1959) Secondo la tradizione, l’Atalanta è uscita ancora una volta imbattuta dal Moccagatta, grazie ad una tattica accorta ed allo sfasamento del quintetto attaccante locale. I grigi hanno iniziato a forte andatura. Al 24’ Tacchi veniva ostacolato in area e l’arbitro concedeva una punizione a due che non sortiva alcun esito. L’unico tiro atalantino si aveva al 34’ con Longoni, ma Arbizzani neutralizzava. Nella ripresa, il gioco ristagnava a metà campo. Al 16’ Girardo falliva un intervento e Nova si trovava solo davanti al portiere, ma il suo tiro finiva fuori di molto. La fine vedeva ancora i grigi all’attacco su azione Rivera-Filini-Tacchi, il cui tiro sorvolava la traversa. («l’Unità», 5 ottobre 1959) DELUDENTE PAREGGIO CON L'ATALANTA - DOMANI E' DI SCENA IL BOLOGNA Ad uno strano e singolarissimo spettacolo hanno dato vita, domenica scorsa al Moccagatta, i grigi dell’Alessandria e i nerazzurri dell’Atalanta. Se non fossimo stati presenti alla partita, non avremmo certamente creduto che il gioco del calcio provinciale fosse sceso tanto in basso. Lo spirito agonistico, elemento essenziale per un atleta che intenda farsi rispettare ed apprezzare, e l’amor di bandiera, stimolo di incomparabile efficacia per il superamento di qualsiasi difficoltà, sono stati i grandi «assenti» della giornata. Spoglia di questi fattori basilari, la gara non è più esistita. È naufragata in una lunga monotona sequenza di calci dati all’impazzata, che ha fatto crollare anzitempo i bei sogni e le speranze della vigilia. La manifestazione si è svolta e conclusa all’insegna della fifa. La paura di «scoprirsi» è stata la vera ed unica protagonista dell’incontro; entrambe le contendenti si sono palesate fredde ed abuliche: guardinga l’Atalanta, apatica e timorosa l’Alessandria. Perciò, le compagini, raggomitolate nelle rispettive aree di rigore, hanno affidato alle difese l’ingrato compito di risolvere le scarse ed insignificanti situazioni che si sono venute a creare nei 90 minuti di gioco. Ed è stato così che ai poderosi rinvii effettuati da Giacomazzi e Raimondi ribattevano, alla stregua di una partita di tamburello, con bella veemenza Cattozzo e Roncoli. Violentemente colpita, la palla solcava il cielo da un capo all’altro del campo. Per tre quarti della disputa, la metà campo è rimasta deserta, per cui abbiamo riportato l’impressione che, per tacita intesa delle due squadre in lizza, al Moccagatta fosse stata creata una nuova «terra di nessuno». Gli orobici sonnecchiavano beatamente, ed i padroni di casa per tutta riconoscenza riposavano tranquillamente, poco inclini a stuzzicare l’avversario. Su questa falsariga si è mantenuto il comportamento dei due complessi per tutta la durata della competizione. Ed è stato un errore che, tutto sommato, è costato agli ospiti un prezioso punto. Non si sono infatti accorti i bergamaschi che la presenza in campo di Nova aveva contribuito a disintegrare la compagine alessandrina, ed in particolar modo il settore di punta, aumentando in tal modo notevolmente le loro possibilità di successo. Il centroattacco nerazzurro ha rappresentato per il nostro versatile Pedroni il «pericolo n.1» da tenere strettamente sotto sorveglianza. Ma non trovandosi egli in felice giornata – si suppone – non ha esitato un sol attimo a sguarnire tutta la prima linea, al fine di porre un valido margine alle possibili velleità del mediocre Nova. Furono sacrificati Maccacaro, Migliavacca e Girardo, a tutto discapito del rendimento collettivo. Il compito di scatenare l’offensiva era stato affidato a Rivera ed a Tacchi. Così fu che l’Alessandria ha dovuto forzatamente rinunciare alla vittoria. Con un sol uomo, l’Atalanta ha dato scacco matto all’Alessandria! Ma cerchiamo di dimenticare questa brutta pagina calcistica. Non esprimiamo alcun giudizio sui giocatori, diamo a Pedroni l’incarico di elogiarli o rimproverarli: lui solo è in grado di sapere se hanno svolto diligentemente le mansioni loro affidate. Domani, al Moccagatta, scenderanno i rossoblù del Bologna: l’unica possibilità dei grigi di incamerare interamente la posta è quella di «giocare» la partita. In caso contrario, saremo nuovamente costretti a rallegrarci se si riuscirà a strappare un altro pareggio. Il Bologna è squadra solida ed in questo primo scorcio di campionato ha già dato sufficienti prove delle sue capacità. Genoa e Fiorentina ne sanno qualcosa. L’ostacolo è duro da sormontare, comunque non impossibile. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 10 ottobre 1959) Soltanto ridimensionando i valori della squadra, il «tifo» e soprattutto quella indispensabile dose d’obbiettività degli sportivi si potranno avere delle soddisfazioni in questo durissimo campionato di Serie A. L’Alessandria ha dei limiti ben chiari, per chi di calcio mastica qualche nozione, e pertanto gli sportivi cerchino di essere meno faziosi e di accontentarsi di ciò che la loro squadra potrà fare di buono. Coloro che affermavano con tronfia sicumera che Rivera era un nuovo Meazza, che era superiore a Schiaffino, che avrebbe fatto «ballare» tutti gli avversari lo hanno domenica fischiato sonoramente, dimostrando scarsa comprensione, assoluta incompetenza, immaturità sportiva e soprattutto bassezza d’animo. Questo vogliamo dire molto chiaramente a tutti coloro che sabato sera lo vedevano in Nazionale e durante la partita lo hanno assassinato con dei fischi ingenerosi e perfidi. Ancora una dimostrazione lampante dell’incompetenza del pubblico, che crede di sapere di calcio ed invece di questo sport ignora financo i primi elementi: soldi sprecati, per certa gente, andare sul campo! Non sarebbe più economico e meno dannoso per l’Alessandria che si dessero all’ippica od alle bocce? Il ragazzino ha dato spettacolo nei primi venti minuti di gioco, mettendo sui piedi dei compagni palloni d’oro; poi, Marchese, un veterano, lo ha capito e con la sua esperienza lo ha pressoché annullato. Che cosa significa ciò? Che Rivera ha grandissime qualità, grandi difetti, doti naturali spiccatissime e qualcuna negativa. A sedici anni, gli si può perdonare tutto e tutto gli può accadere, specialmente alle prese con un pubblico come quello di Alessandria. Per fortuna del ragazzo, l’anno prossimo se ne andrà nel Milan, e speriamo che là trovi quella comprensione che qui gli è stata negata da qualche centinaio di cafoni che non sanno neanche se il pallone è rotondo o quadrato, e girano i bars sputando sentenze. Quei fischi ci hanno fatto soffrire in una maniera indicibile: vedevamo soffrire il ragazzino, osservavamo i suoi sforzi per sfuggire alla trappola tesagli da Marchese e Gustavsonn, abbiamo visto le sue lacrime ed abbiamo imprecato contro quel pubblico che si è arrabbiato perché l’Alessandria è ritornata ad essere la squadra che realmente è, anche se ha la possibilità di fare altre imprese, tipo quella della prima giornata di campionato col Milan. Anche Tacchi si è ridimensionato ed è tornato a giocare come spesso gli accade: è fatto così, e non sempre sa conservare lo stesso ritmo. Tacchi gioca al calcio per sé, e naturalmente quando è in giornata «no» fa quello che ha fatto domenica. Che calcio gioca Tacchi? In quale posizione? Si preoccupa forse dei compagni? Corre in lungo ed in largo finché ha fiato, si gingilla con la palla infischiandosene dei compagni che gli chiedono il passaggio (quante volte Rivera gli ha fatto segno di andare avanti?) e poi tenta il gran tiro che non sempre, naturalmente, può riuscire. La sua partita è stata tutta negativa, a parte un forte tiro, uscito di poco. A noi piacciono di più i giocatori che hanno un ritmo pressoché identico per tutto il campionato: lasciamo al gusto dei più estrosi i «fantasisti» del calcio. Angeleri, il vecchio: tutte le azioni dell’Atalanta sono partite dal suo cervello, o per lo meno il novanta per cento. Pedroni lo ha lasciato libero, con la sua tattica. Ma non era meglio marcare strettamente il regista e magari lasciar libero un altro giocatore meno intelligente? Pensiamo non fosse impossibile cambiare qualche cosa, e il non averlo fatto ci fa pensare che Pedroni non si sia reso conto della forza del vecchio capitano dell’Atalanta. Quanti palloni hanno giocato i grigi nella fascia centrale del campo? È una domanda ovvia per chi ha visto bene la partita, e per chi ha notato che, su dieci palle, nove le giocavano gli ospiti, creando azioni su azioni, poi mal sfruttate, mettendo a dura prova la difesa dell’Alessandria. Ma i mediani devono giocare così nel calcio moderno, e le mezze ali devono fare i mediani arretrati per difendere un bel pareggio in casa… Non entriamo, per carità, in una nuova polemica, perché ne abbiamo avuto abbastanza: coloro che vivono alla giornata ci danno ragione per questa settimana, pronti poi a scagliarsi contro di noi alla prima occasione. Evviva la coerenza, l’obbiettività e tante altre cose. Squadrone, l’Alessandria! Ha battuto il Milan, batterà qui, batterà là, dopo le prime quattro partite sarà in testa alla classifica… Tutte cose bellissime, che dimostrano un piacevole entusiasmo; ma che cosa è accaduto al primo mezzo, notate bene, soltanto mezzo, insuccesso? Fischi, imprecazioni a tutti, commenti catastrofici, parole buttate al vento come: «Domenica non vado a vedere il Bologna neanche…»! Dovremmo fare lo stesso discorso che abbiamo fatto per Rivera, ma pensiamo non ne valga la pena, perché il pubblico è così, e non v’è nulla da fare. Ma perché fischiare la propria squadra, rea soltanto di avere dei limiti, rea di non essere la Juventus? Che cosa dovrebbero fare a Napoli, a Milano, a Roma? Cerchiamo di stare tranquilli ed osserviamo le cose con una certa calma: l’Alessandria è partita in questo campionato mirando alla salvezza, solo alla salvezza; ci ha dato quattro punti in tre partite, ha battuto i campioni d’Italia: che cosa vogliamo di più? Pedroni che dice? Quello che ha sempre detto, e cioè che l’Alessandria è una modesta squadra che ha battuto il Milan perché i campioni d’Italia hanno lasciato spazio per poter giocare, non hanno infierito sui giovani, sono stati sorpresi. E dirà pure che le squadre più deboli gli fanno una paura tremenda, perché combattono con le stesse armi, e cioè col «catenaccio» e la disperazione nel cuore. Domenica già molti gridavano «avanti», senza tuttavia essere ascoltati. Noi lo dicevamo già l’anno scorso, ma Pedroni è un astuto regista e se ha fatto così avrà avuto i suoi ottimi motivi, a noi sempre ignoti. Eletto dal Consiglio direttivo, il dott. Amedeo Ruggiero è il nuovo presidente dell’Alessandria U.S.: già da tempo esplicava queste funzioni, e la sua fattiva opera meritava una consacrazione totale. Il suo entusiasmo, il suo attaccamento alla squadra sono di buon auspicio, e noi gli auguriamo di tutto cuore di poter condurre in porto la sua nave, senza eccessive scosse. E siamo certi che anche i nuovi consiglieri sapranno collaborare con il presidente, per il bene dell’Alessandria Unione Sportiva. (Egi, «Il Piccolo», 10 ottobre 1959) RISULTATI: Bologna-Fiorentina 3-1 Internazionale-Lazio 1-1 Juventus-Spal 3-1 Lanerossi Vicenza-Milan 1-2 Napoli-Genoa 0-2 (a tavolino per incidenti; 0-1 sul campo) Roma-Palermo 1-1 Sampdoria-Bari 1-0 Udinese-Padova 2-1 CLASSIFICA: Juventus 6; Bologna 5; Alessandria, Fiorentina, Internazionale, Lazio, Roma, Sampdoria, Spal 4; Bari, Milan, Palermo 3; Atalanta, Genoa, Udinese 2; Lanerossi Vicenza, Napoli, Padova 0. MARCATORI 5 gol: Firmani (Inter), Rossi Gu. (Spal) 3 gol: Charles (Juventus), Mora (Sampdoria), Pivatelli (Bologna), Tacchi (Alessandria) 2 gol: Altafini (Milan), Angelillo (Inter), Brighenti (Padova), Campana (Bologna), Cervato S. (Juventus), Cucchiaroni (Sampdoria), Orzan (Fiorentina), Savoini (L.R. Vicenza), Sivori (Juventus), Zaglio (Roma) Il punto sul campionato Dopo tre giornate soltanto la Juventus era a punteggio pieno grazie alla vittoria sulla Spal: Sivori ha sbagliato un rigore ma si è rifatto aprendo le marcature, le altre due reti sono state di Charles e Rossi. Il Bologna, secondo in graduatoria, ha superato la Fiorentina: l'handicap di una rete subita poco dopo un quarto d'ora non ha demoralizzato la squadra che ha ribaltato il punteggio nel secondo tempo. A pari punti dell'Alessandria si è issata al terzo posto la Sampdoria che ha battuto il Bari con il gol di Cucchiaroni. 1-1 tra Roma e Palermo. Il Genoa ha vinto a Napoli grazie ad una rete di Barison. In fondo alla classifica, ancora a zero punti Vicenza, Padova e Napoli.