Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
18-10-1959 - Giornata: 5 - Torino - Comunale


Juventus FC - Alessandria US 7 - 0 (2 - 0)
RETI: 13. Cervato S. [Ju] , 29. Sívori E. [Ju] , 63. Sívori E. [Ju] , 65. Charles (I) J. [Ju] , 76. Stivanello G. [Ju] , 85. Charles (I) J. [Ju] , 89. Boniperti G. [Ju]

Alessandria US Arbizzani Luciano, Raimondi Leopoldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Filini Giancarlo, Rivera Gianni, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
JUVENTUS FC: Mattrel; Castano, Sarti; Emoli, Cervato, Colombo; Boniperti, Nicolè, Charles (I) John, Sívori, Stivanello. All.: Parola Carlo; D.T.: Cesarini Renato.

Arbitro: Annoscia Florenzo (Bari)
Note
Ammoniti: Girardo [A], Snidero [A]. Angoli: 6-7 (3-3). Spettatori: 30.000. Giornata serena, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Gli alessandrini hanno incassato la peggior sconfitta stagionale IMPLACABILE SERIE DI RETI DEI BIANCONERI Cervato - secondo il suo solito - realizza su punizione - poi seguono due gol di Sivori, due di Charles, uno di Stivanello ed uno di Boniperti È stata una grama giornata per l’Alessandria. Il risultato parla da solo, niente da fare contro il rullo compressore juventino, la squadra grigia è stata travolta nella ripresa (cinque reti), molto per la strapotenza avversaria e un poco anche in seguito al disordine progressivamente manifestatosi nelle sue file per il necessario mutamento di tattica. Ma bisogna aggiungere che l’Alessandria ha svolto un gioco offensivo fragile, di scarsa consistenza, fatta eccezione per alcuni momenti in cui l’attenzione si è concentrata sul giovane centravanti Rivera per la facilità e l’intelligenza di palleggio dimostrate, nonché per il senso sicuro della manovra che fatalmente però andava sciupata in uno schieramento che ha caratteristiche di contrattacco e raramente imbrocca una serie di tre passaggi giusti. Comunque, il risultato pesa troppo sull’Alessandria. Ad un certo punto le reti non contano più, quattro a zero o sette a zero sono la stessa cosa e una squadra, quando ha infilato la china, va fino in fondo. Al terzo goal l’Alessandria aveva già perduto la fiducia di poter risalire almeno in parte lo svantaggio e si è aperta per cercare almeno di svolgere qualche offensiva che la salvasse dal naufragio completo. È appunto in questo aprirsi che la squadra grigia ha rivelato i limiti del suo gioco, lo scarso collegamento dei reparti, l’insufficienza delle marcature, l’errato spiegamento degli uomini pur contro una difesa juventina che non era certo invulnerabile. Scarsità d’intesa, manovre che erano pasticci. Aggiungasi la sfortuna. In almeno tre occasioni Mattrel ha salvato la sua porta con interventi miracolosi, la prima al 20’ del primo tempo su tiro di Rivera il quale, raccolto un allungo di Tacchi, era sfuggito a Cervato sgusciandogli sul fianco sinistro e presentandosi solo davanti alla porta (e il risultato era a questo punto di uno a zero); la seconda e la terza al 31’, quando il risultato era già salito a due a zero, senza pregiudicare tuttavia le possibilità di ricupero. Un primo tiro di Filini era respinto da Mattrel di pugno senza che la palla uscisse dalla mischia, Colombo toccava di testa deviando di poco la sfera che finiva sui piedi di Rivera libero a sette od otto metri dalla porta nella posizione di mezzo sinistro e come abbia fatto il portiere juventino ad intercettare il nuovo tiro buttandosi in tuffo e deviando di pugno la palla in angolo, lo sa solamente lui. L’Alessandria avrebbe meritato di segnare in queste occasioni, ciò che le avrebbe permesso di accorciare la distanza e di preparare una ripresa magari con un catenaccio rinforzato, senza quindi correre l’alea di uno schieramento largamente aperto con spazi fin troppo invitanti per gli assi dell’attacco bianconero. A difesa chiusa, l’Alessandria avrebbe accentuato la caratteristica del suo modulo abituale di gioco che punta sul contrattacco. Forse non si sarebbe salvata dalla sconfitta, ma avrebbe certamente dato una misura più accettabile della sua forza ed evitato il disastro. Quando una squadra si dedica al catenaccio e vi si applica con cura perfezionandone il congegno come ha fatto l’Alessandria, essa non può lasciarlo di colpo per passare ad una tattica del tutto opposta. Nel gioco largo non ci si ritrova più, senza contare che il catenaccio è già l’espressione delle limitate risorse di una squadra che non ha niente da sciupare o da regalare. Non fa stupire quindi che, segnato da Sívori il terzo goal al 18’ della ripresa, la difesa grigia, non più puntellata dagli elementi che ne completavano lo schieramento, sia diventata un colabrodo. Gli errori si pagano. Ha ragione Pedroni quando dice che l’Alessandria non può scostarsi dal suo schema. Egli conosce i suoi uomini come nessun altro, sa fin dove la sua squadra può arrivare, sa anche che avventure non può concedersene. I quattro colossi dell’attacco juventino sono passati con azioni di una facilità derisoria e altre quattro reti sono venute ad aggiungersi ad un bottino già ragguardevole. La squadra grigia si era afflosciata. Abbiamo così dato una visione, seppure sommaria, ma speriamo chiara, dell’andamento della partita e spiegata la ragione del vistoso punteggio con cui la capolista ha inflitto agli alessandrini la prima sconfitta della stagione. La Juventus non ha avuto tutto facile, ma la sua superiorità è stata tuttavia costante, frutto di una classe che sovertiva quella dell’avversario. Sívori, Charles e Boniperti sono stati i cannoni dell’attacco, grandi nella manovra, prontissimi nella realizzazione. Nicolè è apparso in lieve regresso di forma ed è l’unico attaccante che non abbia segnato. Stivanello, ben lanciato ora da Sívori ora da Charles, ha giocato una bella partita tutta di galoppo come è nei suoi mezzi, ma Boniperti di imbeccate buone ne ha avute poche e ciò in dipendenza non solo del leggero offuscamento di Nicolè, ma ancor più dal fatto che questi fa sempre ricordare, come mezz’ala, il centravanti che effettivamente è. In certi momenti, il gioco dell’attacco juventino ha addirittura sfollato il campo. L’Alessandria non s’è accorta che, aprendogli le porte per passare all’attacco, regalava più di quanto potesse conquistare. Le ultime quattro reti sono state segnate a campo del tutto scoperto. Una manna per Sívori e compagni! Emoli è in gran forma, ma per quanto riguarda la difesa, l’avversario è apparso troppo debole per poterla giudicare e dubbi ne ha sollevati non pochi. Ha aperto il punteggio Cervato al 13’, naturalmente su punizione, in seguito ad un fallo di Girardo su Sívori a circa diciotto metri dalla porta. Tiro molto forte e molto tagliato. Arbizzani s’è vista la palla nella rete senza nemmeno poter abbozzare la parata. Al 20’, l’episodio della fuga di Rivera a cui già abbiamo accennato, poi al 30’ Sívori troncava un tentativo di palleggio di Snidero ad una trentina di metri dai pali, filava fin verso la linea di fondo e ad un metro circa dal limite estremo, tirava secco nel limitato specchio della porta che la posizione gli offriva mandando la palla a scuotere per la seconda volta la rete. Un minuto dopo i due tiri di Filini e di Rivera già ricordati, quindi, superato un lieve sbandamento difensivo, la Juventus riprendeva ad attaccare contro un catenaccio già malsicuro; nessun’altra rete veniva segnata nel primo tempo. Attacchi dell’Alessandria all’inizio della ripresa, un applaudito palleggio di Rivera e un corner contro la Juventus. Incursione dei bianconeri e tiro alto al 15’ di Nicolè, palo di Maccacaro due minuti dopo e terzo gol juventino al 18’. Su passaggio di Charles, scatta Sívori da trenta metri al limite del fuori gioco e non è più raggiunto. Arbizzani gli esce incontro, ma con un tocco la palla è nella rete. Passano due minuti. Sívori rende il passaggio a Charles e il gigante scatta a sua volta da metà campo a terreno completamente libero. Non c’è più nessuno e il quarto gol è fatto. Un colpo di testa di Migliavacca al 28’ su centro di Maccacaro finisce di poco a lato, la Juventus è in corner al 20’ e al 31’ un passaggio di Sívori offre la palla buona a Stivanello piazzato al centro tra al limite dell’area. Una cannonata di sinistro e quinta rete bianconera. Ormai l’Alessandria non c’è più. Al 38’ centra Emoli alto e lungo: ecco la testa di Charles apparire implacabile e il pallone finisce nella rete. Il conto si salda a tre minuti dalla fine. Arbizzani respinge un tiro di Nicolè, di testa Boniperti riprende e infila la rete. (Ettore Berra, «La Stampa», 19 ottobre 1959) Sette gol nel panierino di Arbizzani; vendemmia per la Juventus! La Alessandria, più che animata da spirito agonistico, ha dovuto inchinarsi allo stato di grazia bianconero. S’era forse illusa, applicando il catenaccio, di poter resistere alla superiorità avversaria. Per fare di Pedroni la pedina libera al centro dell’area, e nel tempo stesso per controllare da vicino Charles e Sívori, aveva dedicato le due mezzali a sostegno di Girardo e Snidero, aveva richiamato sulla linea dei mediani i suoi due interni Migliavacca e Filini, ma a nulla sono valsi gli accorgimenti tattici. Al 13’ del primo tempo, il fromboliere dei calci di punizione, Cervato, faceva saltare con un tiro piazzato il catenaccio; e da quel momento la squadra torinese aveva via libera. È stato allora che Charles e Sívori, i due elementi più mobili e pericolosi del quintetto attaccante bianconero, hanno portato a spasso per il campo gli avversari, obbligandoli ad una giostra massacrante, da stancarli e batterli alla distanza così come il pugile massacra il proprio avversario martellandolo ai fianchi per mozzargli il respiro e obbligarlo alla resa. La Juventus rispondeva a meraviglia alle due sorgenti di gioco, che erano Charles e Sívori, concedendo meno del solito all’accademia: al festino partecipavano tutti, con particolare menzione Emoli e Colombo, ma specie il primo, particolarmente felice nell’inserirsi nelle manovre offensive e tempestivo e «pulito» nell’infrangere le controffensive degli avversari; così come deve essere elogiata in blocco la difesa: Mattrel è tornato alla sua miglior forma ed ha neutralizzato due o tre tentativi dei grigi, mentre Sarti e Castano non hanno fallito un intervento. L’Alessandria, presa nel giro vorticoso del gioco bianconero, dopo essere riuscita a contenere la superiorità avversaria nel primo tempo, scopertasi in difesa per cercare di rimontare lo svantaggio, è stata surclassata dallo strapotere bianconero, ha dovuto subire altre cinque reti, alcune delle quali magnifiche per fattura e realizzazione. Al 13’ un fallo di Girardo, punito dall’arbitro, permetteva a Cervato di segnare con un tiro preciso da venti metri. L’Alessandria cercava rabbiosamente di reagire; riusciva con Rivera (intelligente e giovane centravanti dalle idee chiare e dal piglio sicuro) a portarsi a contatto di Mattrel, il quale parava sui suoi piedi permettendo a Cervato, intervenuto in tempo, di salvare in angolo. Al 29’ un rinvio di Pedroni da fondo campo verso Snidero permetteva a Sívori di soffiare abilmente la palla al mediano grigio e di portarsi a fondo campo per segnare con un tiro trasversale. L’Alessandria lasciava, allora, la stretta guardia e correva al contrattacco. Due volte Mattrel interveniva: al 31’ per deviare un tiro di Snidero e subito dopo un altro di Rivera. La partita, già compromessa per i grigi, era chiaramente dominata nella ripresa dai bianconeri. Già al 10’ un gol di Sívori veniva annullato per fuori gioco; poi Nicolè sbagliava in modo balordo una occasione offertagli da Emoli mandando alto. L’Alessandria, tuttavia, non era ancora doma. Un guizzo di Rivera al 17’ e palla a Tacchi, che deviava a Maccacaro, il tiro del quale veniva respinto dal palo. Subito dopo, un altro tiro di Filini che rasentava il palo, ma era soltanto un fuoco di paglia! Mollata la guardia, la Juventus scorrazzava per il campo a piacimento. Al 18’, su allungo di Charles, Sívori filtrava al centro ed anticipando il portiere che gli era uscito incontro mandava in rete. Due minuti dopo era la volta di Charles che, su passaggio di Nicolè, invitava il portiere ad uscire per batterlo. Poi, la serie dei gol si sgranava. Al 31’ era Stivanello che, con un tiro violentissimo, concludeva al volo una azione Charles-Sívori. Al 38’ era Charles che, su punizione battuta da Emoli quasi da fondo campo, girava di testa in rete il sesto pallone. E, per concludere, era al 42’ che un tiro di Nicolè, deviato da Arbizzani sulla testa di Boniperti, permetteva al capitano di ottenere la settima rete. Applausi entusiastici dei trentamila presenti! (Piero Molino, «Corriere dello Sport», 19 ottobre 1959) Potrebbe apparire paradossale osservando unicamente il sonoro punteggio, ma la squadra che è uscita sconfitta va egualmente lodata. E non soltanto per l’acceso agonismo con il quale ha saputo battersi per tutta la durata dell’incontro ma altresì per la dignitosa umiltà con la quale ha saputo accettare il cocente smacco. Infatti, tutti i contendenti sono usciti dal terreno in perfetta armonia; i grigi senza accennare residui di animosità o rancore, i vincitori senza alcuna snobistica esibizione di altero tono di superiorità. E una serie di strette di mano ha concluso il commiato che, del resto, ha visto anche l’atteggiamento del folto pubblico perfettamente intonato all’evento. Le sette reti buscate non dimostrano affatto che quella grigia è unità di scarso rilievo. Gli ospiti hanno lottato con alto spirito combattivo e sono stati superati unicamente dalla bravura avversaria; essi hanno forse peccato di superbia allorché, già con due reti al passivo, hanno creduto di poter abbandonare la tattica di strettissima copertura con la quale avevano dato inizio alla contesa ed hanno accettato il confronto aperto, ad armi pari che, evidentemente, erano di molto diversa potenzialità. Con tutto ciò, anche la Juventus, pur sovente spadroneggiando, si è vista costretta a far lavorare i suoi difensori con assiduità, correndo ed evitando diversi rischi. Una squadra fresca e intraprendente all’attacco, quella di Pedroni, con elementi capaci di farsi valere, quali il giovane Rivera – che a volte ha impegnato seriamente la vecchia volpe Cervato – il vivace Maccacaro e l’assiduo e temibile Tacchi. Il n. 11 degli ospiti si è fatto notare per qualcuno dei soliti spunti, basati sulla velocità e sulla potenza del tiro che però, oggi, non risultava centrato alla perfezione. Un certo merito va riconosciuto anche all’arbitro: infatti, il signor Annoscia ha presto preso a infrenare gli evidenti eccessi difensivi dei grigi, decretando molte punizioni e irrogando avvertenze e, infine, anche ammonizioni. I giocatori dell’Alessandria, capita l’antifona, hanno posto un notevole freno ai loro interventi e così non si è dovuto lamentare incidente alcuno; salvo numerose sbucciature per le gambe degli juventini, che però non sono stati minorati nelle rispettive efficienze. L’unico che ha terminato un po’ zoppicante è stato Stivanello, ma per un infortunio puramente casuale. La partita ha avuto inizio con la Juventus che ha immediatamente cercato di invadere l’area grigia, e Sívori mancava una buona occasione già al 2’. Uno scontro fra Cervato e Rivera procurava all’Alessandria una punizione in favore; Tacchi la batteva con forza ed era Mattrel a prodursi nel primo intervento. Al 13’ prima Girardo e poi Snidero entravano fallosamente su Sívori; la punizione, sette od otto metri fuori l’area di rigore, era magistralmente battuta da Cervato, che infilava la porta alessandrina. I grigi reagivano con vivacità e al 20’, su azione susseguente ad una rimessa laterale, il giovane Rivera tirava con forza, costringendo Mattrel ad un non facile intervento; la palla, anzi, non trattenuta, causa l’obliquità del tiro, finiva in angolo. I bianconeri riprendevano a premere e proprio alla mezz’ora si assisteva a un giudizioso lancio di Colombo a Sívori che si produceva in una delle solite sue spumeggianti azioni; tre difensori erano scartati, quindi un tiro basso, ecco e insidioso che batteva nettamente Arbizzani. Con i padroni di casa ormai lanciati, l’Alessandria commetteva il grosso errore di allargare ancor più le maglie del suo gioco per buttarsi all’attacco, dove anche Pedroni faceva qualche sia pur fugace apparizione; Mattrel aveva occasione d’intervenire due volte consecutive su tentativi molto pericolosi di Snidero, e la seconda volta doveva adattarsi a salvare, alzando, in angolo. Poi, al 36’, Arbizzani bloccava a terra una delle solite girate di testa operata da Charles. Altri tentativi juventini erano contenuti dagli ospiti sfruttando abilmente la tattica del fuori gioco. La ripresa iniziava con pericolose folate dei grigi. Poi Pedroni atterrava Stivanello in area. Rivera provocava un calcio d’angolo contro i bianconeri. Una rete di Sívori, al 12’, non era concessa per fuori gioco e, al 19’, lo stesso Sívori segnava di nuovo dopo essere stato lanciato da Emoli su fronte sgombro; ed era la posizione arretrata ma allargata del terzino destro Raimondi che copriva l’oriundo dal fuori gioco. Sul tre a zero, i grigi reagivano ancora con vivacità, ma anche le maglie della difesa torinese erano ben chiuse e talvolta persino Charles arretrava per cercare palloni e riportarli avanti. Al 20’ un bel passaggio di Nicolè a Charles metteva il gallese in condizioni di segnare. Poco prima, Maccacaro aveva colpito il palo della porta di Mattrel con un forte tiro. Ormai la Juventus appariva lanciatissima e, al 32’, iniziava una ben congegnata azione sulla sinistra fra Nicolè, Charles e Sívori: un giusto passaggio a Stivanello, spostato verso il centro, dava luogo a un tiro irresistibile e a una nuova segnatura. Ormai l’incontro poteva considerarsi esaurito e i grigi si producevano solamente in qualche vano conato. Al 40’ una punizione era battuta da Emoli da lontano e la testa di Charles era puntualissima all’appuntamento: sei a zero. Pareva che più nulla dovesse accadere; grigi malamente rassegnati, bianconeri paghi del bottino. Ma proprio sul finire Colombo dava l’avvio a Nicolè che tirava con molta forza; Arbizzani non poteva che respingere alla bell’e meglio, corto e basso; Boniperti si piegava, coglieva di testa e girava a rete nuovamente. Cielo chiaro ma lievemente brumoso, temperatura mite, terreno soffice. Gioco con qualche eccesso d’energia da parte alessandrina. Ammonizione contemporanea a Snidero e Girardo al 13’ e conseguente punizione contro l’Alessandria che ha originato la prima segnatura dell’incontro. Stiramento muscolare a Stivanello sull’azione del bianconero che ha dato la quinta rete alla squadra e breve uscita dal terreno del giocatore. (Umberto Maggioli, «La Gazzetta dello Sport», 19 ottobre 1959) Dopo soli tredici minuti di gioco, Arbizzani, senza che avesse avuto il tempo e l’occhio di accennare a un sia pur timido tentativo di parata, ha sentito dietro di sé scuotere la rete. Il piede-dinamite di Cervato aveva fatto esplodere e saltare il «buncker» [sic] alessandrino. Lo sbarramento di sei uomini era stato superato con una cannonata che ha lambito la faccia interna del palo sinistro del portiere grigio. L’Alessandria, pur accusando il colpo, non si è scoperta. Ha continuato a giocare accartocciata in difesa con Pedroni spazzatutto e libero sulla seconda battuta, Girardo addosso al gigante Charles, Snidero a guardia di Sívori e Migliavacca su Nicolè. Catenaccio ortodosso, con Rivera e Tacchi sul «contropiede». Al 21’ Mattrel è riuscito a deviare in angolo un magnifico tiro del giovane centrattacco alessandrino dopo che questi si era elegantemente liberato di Cervato. Sette minuti dopo, il sedicenne grigiazzurro ha ancora tentato, da lontano, la via del goal, ma alla mezz’ora Sívori, con un goal da manuale, ha stracciato per sempre le previsioni che capitan Pedroni aveva formulato sulla teoria del «controllo a centro campo». Sul 2 a 0 l’Alessandria è partita all’attacco, Pedroni ha lasciato l’area del portiere e si è inserito nella manovra degli avanti. Ma Mattrel, ancora una volta, con due parate stupende, ha chiuso la saracinesca davanti alla porta bianconera. I grigi non si sono arresi (e questo è il loro maggior merito) e hanno continuato a lottare con volontà, con slancio, a volte troppo legnosi e duri, e la gara è stata entusiasmante, bella specialmente sul piano agonistico. Nella ripresa sono ancora stati loro, i grigiazzurri, a cercare disperatamente la via del gol e al 17’ Maccacaro si è visto respingere dal palo un tiro meraviglioso e un minuto dopo un pallone calciato da Filini ha sfiorato il palo di Mattrel. Poi è iniziata la grande, ed è stato ancora Sívori l’espada che ha inferto il colpo decisivo. Il risultato forse è eccessivo, ma la facilità con la quale i bianconeri sono passati tra le maglie della difesa alessandrina ci induce a pensare che la Juve di oggi fosse davvero irresistibile. Il taccuino è colmo di note e non rimane che l’imbarazzo della scelta. Il primo tiro è di Tacchi, al 2’, su calcio di punizione: Mattrel para. Salva Pedroni di testa al 4’ e al 7’ nuova punizione di Tacchi parata in tuffo dal portiere. Il gioco si fa scorretto e l’arbitro interviene con energia. «Boni» impegna Arbizzani in una parata a due tempi al 9’. Al 13’ il sig. Annoscia ammonisce Snidero e Girardo. Il fallo per il quale i due sono stati richiamati dal giudice di gara dà il «via» ai sette goal. Cervato dà cinque metri fuori area, tira e la palla si insacca in rete. Il gioco è spigoloso e Sívori è il più tartassato. Al 21’, l’azione di Rivera di cui abbiamo già descritto l’andamento già descritto l’andamento e al 30’ il goal-gioiello di Omar Sívori. Il sudamericano corre sulla sinistra lungo la linea laterale, vince un duello con Snidero e converge al centro. Tre uomini, uno dietro l’altro cercano invano di fermarlo; Sívori raggiunge – in area di rigore – quasi la linea di fondo e da punizione impossibile «buca» la rete di Arbizzani. La ripresa, dopo alcuni tentativi di Rivera che riesce un paio di volte a gettare lo scompiglio nelle retrovie bianconere, vede nuovamente il rullo compressore della Juve entrare in azione. Il segnale d’allarme lo dà l’Alessandria. Al 17’ Maccacaro sfugge a Castano e colpisce il palo. La palla rimbalza sulla testa dell’accorrente Rivera e va sopra la traversa. Risposta immediata della Juve. Sívori fugge tutto solo verso la porta. I grigi reclamano il fuori gioco, ma c’è Raimondi che «copre» la azione del sudamericano. Il portiere tenta l’uscita e la palla lentamente raggiunge la rete: 3 a 0. Siamo al 19’. Passa un minuto ed è Charles che, quasi in modo analogo, segna la quarta rete. La difesa «marca Sívori» e Charles, con uno scatto, fila lanciatissimo eludendo l’uscita coraggiosa di Arbizzani. Al 33’, perfetta triangolazione Nicolè-Sívori-Charles, la palla giunge a Stvanello spostato al centro. Tiro di sinistro: rete! Al 39’, fallo su Emoli quasi dalla bandierina. È lo stesso Emoli che crossa al centro: saltano in due Girardo e Charles, ma il gallese ha la meglio. La palla sfiora le mani di Arbizzani e va in gol. Quasi allo scadere, al 42’, Boniperti segna la settima ed ultima rete in tuffo, di testa, raccogliendo un preciso passaggio di Nicolè. (Nello Paci, «l’Unità», 19 ottobre 1959) LA SCONFITTA DI TORINO Domani il Como ospite dei grigi La sconfitta subita dall’Alessandria a Torino nel confronto con la vecchia ed «indelicata» signora Juventus ha destato un ingiustificato allarme nelle file dei sostenitori dei grigi. La breve, ma pur valida, catena di successi e mezzi successi di questo primo scorcio di campionato, è stata, domenica, clamorosamente spezzata. Gli assenti dalla competizione parlano di sfacelo, di disastro, o, addirittura, di «seppellimento» della compagine alessandrina, senza vagliare a fondo le cause che hanno provocato la severa ed immeritata mortificazione. Chi, invece, ebbe occasione di presenziare alla partita, sicuramente non avrà arrossito di fronte al cartellone dei risultati. Il sette a zero, assolutamente, non rispecchia fedelmente l’andamento della gara ed il comportamento dei grigi. Questi ultimi, ad onor del vero, ci sono piaciuti più di quanto potessimo sperare. Nella prima fase della partita, specialmente gli attaccanti alessandrini hanno svolto azioni di notevole pregio, e c’è voluta tutta l’abilità – abbinata ad una buona dose di fortuna – di Mattrel perché la rete dei bianconeri rimanesse inviolata. Al nostro attivo, se non fossimo stati eccessivamente perseguitati dalla scalogna, avremmo potuto benissimo contare un paio di goals, ciò che avrebbe sensibilmente attenuato l’insuccesso e magari modificato il corso della partita. L’estremo difensore degli ospitanti ha parato miracolosamente violenti tiri da distanza ravvicinata di Rivera, Filini e Tacchi. Il palo in ultimo si è sostituito al portiere per neutralizzare una secca staffilata di Maccacaro. Tutto sommato, quindi, possiamo affermare che gli uomini di punta alessandrini non hanno deluso: essi hanno combattuto fino all’estremo delle loro forze con commovente volontà e spirito di abnegazione. Le manchevolezze alessandrine sono risaltate nella mediana ed in particolar modo nella difesa. Nella ripresa, questi due settori non sono più esistiti. Arbizzani ha rappresentato il «quarto palo». Le sette reti gli sono state segnate senza che egli abbozzasse alcun tentativo di parata. Evidentemente, il ragazzo si è lasciato impressionare da Sívori, Nicolè e Charles. Ciò non di meno, da Arbizzani ci attendevamo una prestazione maggiormente coraggiosa. In quanto a Pedroni, dobbiamo concedergli molte attenuanti. Preso d’infilata dai virtuosismi di Sívori, il capitano-allenatore alessandrino ha perduto il controllo della situazione, permettendo egli uomini di punta bianconeri di sbizzarrirsi in area grigia in mille virtuosismi. Anche Giacomazzi, di solito calmo e riflessivo, è parso l’ombra di sé stesso: non ne ha azzeccata una giusta, e nella sua zona sono filtrate tutte le incursioni pericolose dei padroni di casa. Raimondi si è salvato discretamente dal marasma. Il cedimento dei reparti difensivi è stata la causa essenziale dell’umiliante sconfitta. Per quanto riguarda la mediana, fatte le debite eccezioni per Girardo, il quale ha fatto cose egregie, non v’è che da lamentarsi. Snidero ci ha veramente amareggiati, e secondo noi, delle sette reti incassate, almeno tre debbono essere attribuite a sua colpa: il mediano è incorreggibile, commette falli grossolani e si ostina a cincischiare dinanzi alla propria rete, pregiudicando l’esito delle partite. Ma comunque, tralasciando i commenti sulle inutili… prodezze di Snidero, diciamo che il nostro dispiacere è grande nel constatare come i torinesi provino una sadica contentezza nell’umiliare più del necessario gli alessandrini. Noi siamo andati allo stadio Comunale arciconvinti di lasciarci le penne, ciò nondimeno ritenevamo che, a risultato acquisito, la Juventus, anziché infierire sugli avversari ormai alla sua mercé, si sarebbe limitata a fare dell’accademia, al fine di dare maggior colore allo spettacolo, invece i «cugini» regionali hanno dato sfogo alla loro cupidigia di reti, subissando i modesti ma pur valorosi grigi. Con la Juventus, perciò, rimane una parentesi aperta: non è improbabile che, nel girone di ritorno, al Moccagatta, la vecchia ed «ingenerosa» signora debba perdere proprio quei due punti necessari per appiccicare alla sua maglia lo scudetto tricolore. Chiuderemo allora la parentesi con gli ineffabili parenti. (Romolo Vite, «Il Piccolo, 24 ottobre 1959) La sconfitta è stata dura, durissima, ma non è certo il caso di mettersi in gramaglie, di piangere o di affermare che tutto è finito. Si deve prendere come base il primo tempo, che per l’Alessandria non è stato affatto malvagio e che si è risolto con un passivo modesto: inoltre, nella prima parte dell’incontro, anche i grigi hanno avuto occasioni da goal, che non sono state sfruttate per un soffio. Piuttosto, sarà opportuno osservare bene il gioco di Giacomazzi, che si è permesso di lasciare via libera a Boniperti, facendogli fare un’ottima figura: che cosa si è messo in testa il pur bravo terzino? Credeva forse di fare un gioco intelligente, lasciando la sua ala a venti metri? E poi, bisognerà apportare anche modifiche allo schieramento della prima linea, come diremo più sotto; ed infine si dovrà parlar chiaro a Snidero, dicendogli che Sívori non bisogna provocarlo o «dribblarlo», perché il juventino, con la sua classe, finisce per ridicolizzare chiunque. E poi, tante altre cose che noi abbiamo visto bene, ma che sembra non siano state osservate da coloro che sono i responsabili della squadra. Rivera e la sua classe. Ammiratissimo il ragazzo a Torino, ed applaudito a scena aperta dagli stessi torinesi: ha fatto cose egregie davvero, ha sbagliato (anche per merito di Mattrel, le cui parate, dalla stessa stampa di Torino, sono state definite «miracolose») due goals facili, il suo ritmo ci pare aumentato. Ma non è assolutamente un centravanti, poiché gli mancano due doti peculiari: lo scatto bruciante e le doti dello sfondatore. Ha il passo della mezz’ala nata (ricordate Cinzio Scagliotti?), ha il senso dello smarcamento, del passaggio improvviso; deve giocare mezz’ala, con Maccacaro al centro. È un provvedimento da prendersi subito, senza tentennamenti, per ottenere un maggior rendimento dalla prima linea. Con un’ala destra che non è un’ala, con un centroavanti che è una mezzala, è chiaro che un reparto non può funzionare come dovrebbe. Arbizzani, coraggio! Niente di grave, ragazzo, niente di compromesso per la tua carriera. Sei stato travolto da avversari irresistibili e favoriti dai compagni che avrebbero dovuto proteggerti: forse il secondo goals l’hai tu sulla coscienza, in quanto avresti dovuto uscire per prevenire l’entrata di testa di Charles, ma avevi già incassato cinque reti e certamente non eri più in grado di mettere al lavoro i riflessi. Comunque, hai visto che Sívori e Charles sono davvero pericolosi, e non fare più dichiarazioni incaute. E se non le hai fatte, dà il fatto suo a quel giornalista che te le ha attribuite, inasprendo gli avversari che leggono i giornali come tutti i mortali. Subito trovata la giustificazione alla sconfitta troppo pesante di Torino, da parte di capitan Pedroni: la colpa è dei mediani che si sono spinti in avanti, la colpa è di questo, di quello, di quell’altro, eccetera. Ma si è visto in ginocchio davanti a Sívori il buon Pedro? Ha avuto la percezione della sua debolezza nell’ultima mezz’ora di gioco, quando si trattava di fronteggiare direttamente gli avversari? Parole grosse sono corse tra lui e Girardo dopo la partita, ma sono cose già dimenticate, perché la stanchezza e l’umiliazione dopo una sconfitta bruciante giocano scherzi antipatici a tutti. Comunque, capitan Pedroni pensi a richiamare Giacomazzi al suo dovere di terzino sistemista di una certa età, pensi a modificare lo schieramento della prima linea e pensi soprattutto che la sconfitta non sarebbe stata così pesante se l’Alessandria avesse insistito nel primo tempo all’attacco, creando altre azioni da goal e disorientando la difesa juventina, che ci è parsa vulnerabilissima. Creare tre azioni da goal e lamentarsi di non aver segnato è puerile, ma creando dieci azioni da goal si segna certamente. E se il primo tempo fosse terminato due a uno, o meglio due a due, l’Alessandria non avrebbe subito una simile umiliazione. È chiaro questo, caro Pedroni, ed è proprio il contrario di quanto lei ha affermato a partita finita. L’Alessandria la partita l’ha persa nel primo tempo e non nel secondo, quando tutto è andato a catafascio, e nel primo tempo la Juventus non aveva dato proprio l’impressione di essere imbattibile, a parte Sívori, che è davvero un castigo di Dio. E l’ha persa proprio perché non ha voluto cercare i collegamenti, senza naturalmente abbandonare una copertura stretta tra i mediani e l’attacco. A questo aggiungasi la cattiva giornata di Tacchi, ed ecco le cause di una sconfitta che nel secondo tempo è diventata catastrofe. Non crediamo ad una Juventus invulnerabile, perché nel primo tempo troppe volte l’abbiamo vista in difficoltà con una larva di attacco come quello dell’Alessandria, attacco che viveva sulle prodezze di Rivera e basta. Per questo motivo, siamo certi che l’Alessandria avrebbe potuto segnare, cambiando indubbiamente faccia alla partita, senza naturalmente pensare che la Juventus non avrebbe vinto ugualmente. La Juventus: immensa all’attacco, sufficiente in difesa: una squadra capace di travolgere qualsiasi avversario, sempre che Sívori possa continuare così e Charles continui ad essere un simile lottatore. Sívori ha fatto cose strabilianti, ha umiliato tre avversari contemporaneamente, rei di volerlo dribblare, ha segnato con una facilità sorprendente e soprattutto ha giocato senza indisporre. Calmo come tutti i giocatori in forma, ha dato spettacolo. E Charles, che tanti consideravano finito, ha dato ancora una volta la dimostrazione di come si giochi al calcio: all’attacco ed in difesa, sempre e dovunque a suggerire temi d’attacco o a tamponare una falla dei difensori. Gli altri bene, ma non eccelsi: Cervato accusa l’anzianità di servizio e si salva col mestiere, i laterali hanno dei limiti ben chiari, i terzini abbastanza in palla. Capitan Boniperti pieno di volontà anche in un ruolo non suo, ha giocato bene perché Giacomazzi lo ha… lasciato fare. Domani sarà di scena al Moccagatta una squadra che gioca al calcio senza tattiche complicate ed è considerata una delle compagini più simpatiche. L’Alessandria dovrà affrontarla con le stesse armi, se non vorrà correre il rischio di perdere. Si deve segnare prima degli avversari e per fare questo bisogna attaccare con sette uomini, senza vincolare nella propria metà campo i mediani laterali e le mezze ali. Ma per carità, non ci permetteremmo mai di dare consigli: tutti i giornali hanno affermato che l’Alessandria fa benissimo ad usare il «catenaccio» in cui è maestra, gli sportivi sono anche essi d’accordo, quindi va benissimo così. Tutti indietro, sperando che gli avversari non passino, e qualche contropiede per tentare il goal dell’isolato: e lasciate a noi soltanto l’ingrato compito di sostenere a strada tratta che alla lunga si dovrà cambiare tutto per salvare il salvabile. (Egi, «Il Piccolo, 24 ottobre 1959) RISULTATI: Bologna-Bari 2-0 Genoa-Milan 0-2 Internazionale-Fiorentina 2-0 Lanerossi Vicenza-Padova 1-0 Napoli-Atalanta 1-0 (giocata a Livorno) Palermo-Spal 1-1 Roma-Lazio 3-0 Udinese-Sampdoria 1-1 CLASSIFICA: Juventus 9; Bologna 8; Internazionale, Milan, Spal 7; Fiorentina, Lazio, Roma, Sampdoria 6; Alessandria, Bari 5; Palermo 4; Atalanta, Udinese 3; Genoa, Lanerossi Vicenza, Napoli, Padova 2. MARCATORI 5 gol: Charles (Juventus), Firmani (Inter), Rossi Gu. (Spal), Sivori (Juventus) 4 gol: Tacchi (Alessandria) 3 gol: Cervato S. (Juventus), Manfredini (Roma), Mora (Sampdoria), Pivatelli (Bologna) 2 gol: Altafini (Milan), Angelillo (Inter), Boniperti (Juventus), Brighenti (Padova), Campana (Bologna), Cucchiaroni (Sampdoria), Danova (Milan), Del Vecchio (Napoli), Demarco (Bologna), Fontanesi (Udinese), Gratton (Fiorentina), Milan (Udinese), Orzan (Fiorentina), Pascutti (Bologna), Rozzoni (Lazio), Savoini (L.R. Vicenza), Schiaffino (Milan), Stivanello (Juventus), Zaglio (Roma) Il punto sul campionato Dopo la quinta giornata non è cambiato nulla in vetta con il Bologna che ha tenuto il passo della capolista grazie al successo sul Bari con la doppietta di Demarco. Ranati e Masiero decisivi nel successo dell'Inter ai danni della Fiorentina. I nerazzurri viaggiavano a pari punti con Milan che ha dominato il Genoa in quel di Marassi con le reti di Schiaffino e Danova e la Spal fermata sul pari a Palermo. Il derby della capitale ha sorriso alla Roma contro la Lazio, superata per 3-0 con due gol dell'oriundo Manfredini e di Selmosson.