Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
25-10-1959 - Giornata: 6 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Sampdoria UC 2 - 2 (0 - 1)
RETI: 80. Maccacaro C.[A], 90. Rivera G.[A] 43. Recagno G. [Sa] , 75. Cucchiaroni E. [Sa]

Alessandria US Arbizzani Luciano, Raimondi Leopoldo, Giacomazzi Giovanni, Migliavacca Giancarlo, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Filini Giancarlo, Rivera Gianni, Forin Romano, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
SAMPDORIA UC: Bardelli; Vincenzi, Tomasin; Bergamaschi, Marocchi, Vicini; Mora, Recagno, Milani, Skoglund, Cucchiaroni. All.: Gei Renato; D.T.: Monzeglio Eraldo.

Arbitro: Caputo Pasquale (Napoli)
Note
Espulso: 67’ Vincenzi [S]. Ammoniti: Filini [A], Pedroni [A], Marocchi [S], Bergamaschi [S], Recagno [S]. Angoli: 4-4. Spettatori: 14.000. Giornata grigia e temperatura mite, terreno erboso e viscido. Inizio gara ore 15:00. Un minuto di silenzio in memoria di Enrico Reposi, segretario dell’Alessandria (che ha giocato col lutto al braccio), scomparso il 22 ottobre 1959.

Commento
Il sedicenne Rivera segna all'ultimo minuto L'ALESSANDRIA IN EXTREMIS RAGGIUNGE LA SAMPDORIA: 2-2 Allo scoccare del novantesimo minuto, l’Alessandria ha pareggiato. L’arbitro ha fatto portare la palla al centro del campo ed ha fischiato la fine senza far ricominciare il gioco. A un quarto d’ora dalla fine la Sampdoria vinceva per due zero. Vincenzi era stato espulso al 22’ della ripresa e, per quanto ridotta in dieci, la squadra ospite, nettamente superiore sul piano tecnico ad un avversario pressoché inconsistente all’attacco, non poteva attendersi d’essere raggiunta. L’arrembaggio dei grigi ha capovolto la situazione e, segnata la prima rete su calcio d’angolo, è venuto, come abbiamo detto, allo scoccare del tempo il gol del pareggio in una furibonda mischia nella quale il piede fatato di Rivera ha trovato il corridoio giusto. La Sampdoria si è presentata senza Bernasconi e Ocwirk, entrambi infortunati; l’Alessandria aveva tenuto a riposo Snidero e faceva esordire all’attacco il giovane Forin, lodevole per la buona volontà dimostrata. Quello che di bello la partita ha offerto è stato tutto merito dell’attacco sampdoriano. Gli avanti grigi apparivano disorganizzati, lenti, malsicuri sulla palla, senza orientamento di gioco. Scorrette e fallose le due difese, mal diretto l’incontro da un arbitro che avrà ammonito una mezza dozzina di giocatori per cose da niente, mentre il primo da ammonire sarebbe stato proprio lui. L’espulsione di Vincenzi è stato un grossolano errore, anche perché avvenuta in seguito ad un’azione in cui il fallo non esisteva essendo stata un’azione di normale tackle del terzino contro Tacchi per il possesso della palla. Del resto, quando due difese giocano in pari modo scorretto, è un’ingiustizia far cadere il peso più grave delle sanzioni su di una squadra sola. Dopo l’espulsione si sono avuti falli ben più gravi dall’altra parte senza che l’arbitro si comportasse almeno in modo coerente. Questo diciamo per scrupolo di giustizia e anche perché pensiamo che i grigi non gradirebbero certamente di ricevere su di un campo avversario lo stesso trattamento che, da parte dell’arbitro, ha avuto ieri la Sampdoria sul loro campo. Tutto il finale della partita è stato in dipendenza di questa decisione sbagliata. Non era una giornata buona per l’Alessandria. L’attacco non ingranava e ne veniva di conseguenza un sovraccarico di lavoro per la difesa, che ci sembra stia anch’essa calando di forma. Vogliamo dire che non è più chiusa come nei suoi momenti migliori, sbandano i terzini, scarsa la saldatura dei laterali con la difesa, se Pedroni indietreggia per la sua funzione di terzino volante davanti a lui c’è non la copertura ma il vuoto, di modo che raramente gli è riservata la seconda battuta. Molto più equilibrata la Sampdoria, non solo all’attacco, ma anche in difesa, appunto per il più razionale apporto dei laterali. Per tre quarti dell’incontro, la palla è stata in dominio degli avanti ospiti. Non restava all’Alessandria, date le sue limitate possibilità di manovra, che assaltare di slancio. Al 3’ un tiro di Rivera era respinto dal palo; precipitatisi entrambi sulla palla, Vincenzi e Bardelli si scontravano e l’urto era così violento che il portiere restava per qualche tempo a terra. Poi cresceva gradatamente l’attacco sampdoriano. Al 9’ un allungo di Mora smarcava Milani a pochi metri dalla porta e parve gol fatto, ma Arbizzani riusciva a deviare il violento tiro con un notevole intuito e una bella scelta di tempo. Il primo gol sampdoriano non doveva maturare che a tre minuti dal riposo. Allungo di Cucchiaroni dal centro a Milani in profondità; il centravanti si portava di scatto fino ad una decina di metri dai pali ma, ostacolato da Arbizzani che gli era uscito incontro, toccava verso il centro, non più di un paio di metri, ove intanto era sopraggiunto Recagno: un gran tiro di sinistro e il pallone finiva nella porta vuota. Al 3’ della ripresa, uno dei tanti scontri fra Vincenzi e Tacchi e l’alessandrino volava in area. Fuga di Milani al 9’. A tu per tu col portiere egli riusciva a scavalcarlo, ma Arbizzani, che si era gettato in tuffo, si rigirava indietro di scatto carpendo la palla sui piedi dell’avversario. Al 22’ veniva l’espulsione di Vincenzi nel modo già detto. Tomasin passava terzino destro e Mora retrocedeva a terzino sinistro. Trentesimo minuto: Pedroni atterrava Milani in fuga al limite dell’area. Batteva la punizione Skoglund, un tiro dolce di corta parabola. Interveniva Cucchiaroni, ma un po’ urtato e un po’ scivolando finiva a terra. Ecco la prodezza: nello stesso momento in cui toccava terra, Cucchiaroni colpiva la palla, con una mezza rovesciata e la scagliava nella rete. Cominciò il miracolo alessandrino. Con due reti di passivo ad un quarto d’ora dalla fine, pareva non ci fosse più nulla da fare. È stata la reazione della folla che ha fatto rinascere la squadra. Al 36’, calcio d’angolo contro la Sampdoria battuto da Tacchi sulla sinistra. La palla arrivava fino al montante opposto della porta e qui era pronto Maccacaro: un tiro a mezza altezza e la palla era nella rete. Gli ultimi minuti bruciavano. Avanzava Raimondi e centrava: Filini girava di testa, ma era un pallone troppo debole. Un tiro di Tacchi subito dopo, parato anche questo. Contrattacco di Milani che andava a gambe all’aria in area. Ultimo assalto dei grigi mentre sta per scoccare il 90’. Tutta la folla in piedi. Centrava Maccacaro, mischia davanti alla porta, due tiri rimbalzavano sui difensori e la palla finiva a Rivera al limite dell’area. Per un attimo egli vide lo spazio libero, e il tiro lo infilò esatto. Mentre la palla finiva nella rete, scoccava l’ultimo minuto. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 26 ottobre 1959) È «scoppiato» il Moccagatta negli ultimi secondi di un incontro verso la fine del quale nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul pareggio dei grigi. Eppure, è accaduto, e quasi si stenta a crederlo. È accaduto a conclusione di un periodo arruffato di supremazia alessandrina, con l’azione – sul filo del 90’ – iniziata dallo zoppo Maccacaro, continuata poi dall’irruente Girardo ed infine risolta dalla freddezza di Rivera, che metteva nel sacco alle spalle di Bardelli. Questo era il riscatto del «ragazzo», oggi – sino all’episodio suesposto – piuttosto in ombra. Per la prima volta da quando ha iniziato a calcare i campi della Serie A, il «campioncino» ha così avuto la soddisfazione di segnare una rete, e per di più decisiva agli effetti del risultato. Non sono cose di tutti i giorni, così come non è facile vedere una Alessandria sfasata come oggi, evidentemente ancora groggy dopo il KO di Torino. La partita però era iniziata favorevolmente per gli alessandrini, in quanto tutto sembrava filare per il giusto verso; ma poi, con il passare dei minuti, la Sampdoria rispondeva per le rime, alleggerendo la difesa per merito di Bergamaschi e Vicini. Fu in questo momento che saltò fuori il difetto più grave della difesa alessandrina; lo sfasamento di tutti, ed in particolare quello di Pedroni. Davanti ad Arbizzani si incominciò ad… imbarcare acqua da tutte le parti. Fu questo un invito a nozze per Cucchiaroni, Milani e Skoglund, che non se lo fecero ripetere due volte. Aiutati validamente da Mora e da Recagno (il quale preferibilmente restava a copertura del centrocampo), iniziarono a bussare alla porta di Arbizzani, sin quanto – al 42’ – Recagno segnava imparabilmente. Facile dunque attendersi nella ripresa una reazione da parte dell’Alessandria. Ed invece, come se nulla fosse accaduto, il gioco grigio andò sempre peggiorando, fino a quando Cucchiaroni, sfruttando un altro momento di incertezza dei difensori avversari, raddoppiava il vantaggio. Fu come una staffilata in pieno viso e l’orgoglio degli alessandrini reagì. Iniziò un arrembaggio, sconclusionato è vero, ma veemente. Fu Maccacaro, lo zoppo a riconfermare una… tradizione; lottando allo spasimo, riusciva ad inserirsi nell’area di Bardelli ed a segnare con una sventola a mezza altezza. Sul 2-1, la Sampdoria conservò la sua stolida tattica difensiva; ed a pochi secondi dalla fine (forse venti), un’azione disperata dei grigi, un batti e ribatti e la rete del pareggio. All’arbitro Capito, il quale aveva tenuto abbastanza bene l’incontro, non restava che indicare il centrocampo, e poi fischiare la fine. Ora restano le valutazioni tratte dal setaccio delle impressioni. Non creda l’Alessandria nel ripetersi di una giornata così fortunata. Vi sarà tempo per correre ai ripari, ma intanto si tenga ben presente che oggi come oggi tutto il settore difensivo, se si esclude Girardo, è incocciato in una vera e propria giornataccia, Migliavacca non si è ambientato nel nuovo ruolo, tanto che continuamente si è lasciato trascinare in avanti, nel mentre Forin, solitamente mediano, non si è trovato a proprio agio nel ruolo di interno sinistro. Quasi inesistente Tacchi, anche se gli si deve riconoscere qualche puntata pericolosa. Gli elogi vanno dunque a Filini e Maccacaro, se non altro per aver dato il massimo delle loro possibilità. Rivera, già l’abbiamo detto, è stato l’ombra di se stesso. Non una gli è andata bene, e con il passare dei minuti la paura di sbagliare lo tenne attanagliato; sino al gol. Unico a salvarsi in mezzo a tanto buio, meritando un elogio totale, è stato Arbizzani. Altro è il discorso per i blucerchiati. Ad essi possiamo concedere un pizzico di sfortuna, ma certamente occorre anche aggiungere che, se avessero continuato ad attaccare invece di rassegnarsi ad una tattica rinunciataria, la vittoria non sarebbe loro sfuggita. La cronaca: calcio d’inizio dell’Alessandria, che al 2’ – in seguito ad un rimpallo tra Tomasin e Forin in area blucerchiata – vede Rivera sbagliare sul palo e Vincenzi liberare. Si tratta però di un fuoco di paglia. All’8’, infatti, Milani viene lanciato in area improvvisamente da Skoglund; Pedroni manca l’intervento ed il centrattacco, dal disco del rigore, lascia partire un tiro secchissimo, che Arbizzani para più che altro per intuizione. Al 12’ Mora, di testa, manda fuori un magnifico pallone crossato da Cucchiaroni, spostato sulla destra. Al 17’, primo vero brivido per i grigi: cincischia la difesa su Mora lanciato, e Arbizzani è costretto ad intervenire a valanga sui piedi dell’ala per evitare la rete. È questo il miglior periodo degli ospiti; poi si ritorna ad un gioco compassato, ma sempre dominato dai blucerchiati. Al 29’ Milani lancia sulla destra in profondità Skoglund ed Arbizzani è nuovamente costretto alla parata sui piedi del biondo attaccante. Poi Rivera al 32’, su passaggio di Filini, tenta per due volte la rete, ma Bergamaschi prima e Marocchi poi pensano a mandare in calcio d’angolo. Al 39’ Cucchiaroni sbaglia tutto solo davanti ad Arbizzani. Al 42’, la prima rete della giornata: Skoglund, partito da metà campo, porge a Milani e questi dà a Recagno che – approfittando dell’indecisione alessandrina – insacca. Si riprende con un’azione personale, al 6’, di Cucchiaroni e relativo finale (alto). Poi, al 9’, Pedroni viene risucchiato da Milani, che giunge solo in area; e per la terza volta Arbizzani salva alla disperata sul piede del centrattacco. Ancora al 20’, Skoglund a Milani, che giunge solo in area: tiro, fuori. Poi, al 30’, una punizione tirata da Skoglund viene respinta malamente da Pedroni, in alto a candela, sulla… sua testa: l’alessandrino cerca la palla e quando questa gli cade proprio sui piedi, ne approfitta Cucchiaroni (che si trovava a terra) per tirarla a rete e segnare. Inizia l’arruffata reazione dei grigi. Al 35’, calcio d’angolo contro la Sampdoria: tira Tacchi, riceve Filini che, di testa, porge a Maccacaro, il quale realizza. Ancora numerose azioni dei grigi, senza però alcun costrutto. Poi, la rete del pareggio, al 44’40”. Inutile ridescrivere il pandemonio sugli spalti del Moccagatta. Terreno in ottime condizioni, cielo quasi coperto. Tra i grigi, esordio di Romano Forin, proveniente dalla Mestrina e nato a Piove di Sacco (Padova) il 4 dicembre 1936. Al 35’ del primo tempo, Maccacaro si produce uno stiramento alla coscia destra. Espulso Vincenzi, in seguito a ripetuti falli ai danni di Tacchi, al 22’ della ripresa. L’Alessandria ha giocato con il lutto al braccio per la morte del segretario Reposi. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 26 ottobre 1959) I grigi hanno pareggiato in extremis l’incontro che meritatamente la Sampdoria poteva vincere in virtù della migliore tecnica e delle azioni sviluppate in campo avversario. Solidissimi in difesa, attenti e precisi i mediani, la linea offensiva blucerchiata ha sviluppato precise e robuste trame per merito di Skoglund, Milani, Mora e Cucchiaroni i quali sovente hanno messo a dura prova l’abilità di Arbizzani applauditissimo in due ardimentosi interventi. L’omogeneità della compagine ligure non si è mai spezzata anche quando, verso la metà del secondo tempo, il terzino Vincenzi è stato espulso e, benché ridotti di numero, gli ospiti sono passati all’offensiva segnando la seconda rete. Negli ultimi minuti si è avuto l’insperato pareggio grigio quando già gli animi dei tifosi alessandrini parevano rassegnati alla sconfitta. Invero, la squadra di Pedroni è mancata evidentemente all’aspettativa in quasi tutti i settori. Si presumeva di assistere ad una franca affermazione dopo la batosta di domenica scorsa per opera della Juventus, ma in realtà, dopo le prime schermaglie offensive, la struttura alessandrina è franata da ogni parte, aprendo varchi paurosi all’incalzare dei lanciatissimi avversari superiori per stile, tecnica ed autorità. In sostanza, come altre volte abbiamo rilevato, il punto più delicato permane la linea offensiva che ancora manca di un sicuro condottiero e non sa esprimere temi tattici da poter superare vittoriosamente la difesa avversaria. Più che altro, l’attacco grigio si basa sull’estroso Tacchi e sull’impetuoso Rivera i quali hanno doti e qualità per battere l’antagonista, ma quando questi due elementi urtano contro il solido sbarramento la loro fragilità determina lo sgretolamento di tutto il settore. Oggi si è vista all’opera la prima linea sampdoriana con idee chiare e precise e come devono essere sviluppati temi offensivi con esatti allunghi della palla, rapidi, fulminei spostamenti, tiri a rete, mentre in campo opposto si è notato un grande disordine. L’incontro ha richiamato una notevole folla di spettatori: nutrita la colonia sampdoriana con gagliardetti e cornette il cui suono ha maggiormente elettrizzato l’ambiente così il gioco ha aumentato di intensità ed asprezza e l’arbitro Caputo rigidamente ha frenato gli impulsi dei più bellicosi ammonendo Forin e Pedroni da una parte, Marocchi, Bergamaschi, Recagno dall’altra, oltre ad espellere il sampdoriano Vincenzi al 22’ della ripresa per aver travolto Tacchi in corsa. Tra gli ospiti Mora, dei blucerchiati, Maccacaro e ripetutamente Rivera e Tacchi dei grigi. Giornata grigia, temperatura mite, campo erboso e viscido per le recenti piogge. Gioco corretto nella prima parte, angoloso e sostenuto nella ripresa con alcuni incidenti senza conseguenze. Nell’Alessandria ha esordito il 23enne mezzo destro Romano Forin. I grigi hanno giocato col lutto al braccio per la morte del segretario della società Enrico Reposi, in memoria del quale è stato osservato un minuto di silenzio. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 26 ottobre 1959) L’Alessandria ha acciuffato per i capelli, a tempo ormai scaduto, un pareggio che sembrava proprio non meritare. Attacca l’Alessandria a gran velocità, facendo perno sui giovani Rivera e Forin. Ma la Sampdoria è attenta e si difende con calma, attendendo che cessi la sfuriata, per poi assumere autoritariamente il comando delle operazioni. Prima rete al 43’, autore Recagno. Da Skoglund la palla va all’attivissimo Milani, che resiste a Pedroni e porge a Recagno che, al volo, di sinistro, mette nel sacco. Ripresa. Milani evita in corsa un paio di difensori ed anche il portiere (9’), ma poi esita e Arbizzani gli soffia la palla. Rivera e Maccacaro sono fuori bersaglio. Al 30’, secondo goal sampdoriano. Punizione dal limite: Skoglund dà a Milani e questi a Cucchiaroni, che batte imparabilmente Arbizzani. L’Alessandria sembra sfatta: è grigia come la sua maglia e non riesce ad imbastire un’azione concreta. Al 35’ Tacchi fugge in contropiede. Il segnalinee si sbraccia agitando la bandierina del fuorigioco, ma l’arbitro non lo guarda e ne scaturisce un angolo. Batte lo stesso Tacchi: la palla va dalla parte opposta, dove il libero Maccacaro raccoglie e spedisce in rete. Al 38’ Milani se ne va, entra in area, si appresta al tiro e Pedroni lo mette a terra. È rigore per un cieco, ma non per il signor Caputo. La Sampdoria è ancora pericolosa con Recagno, che spara sopra la traversa; poi si fa sotto l’Alessandria e ne nasce un batti e ribatti in area blucerchiata, sinché la palla finisce sui piedi di Rivera, che da pochi passi insacca dando il pareggio alla Alessandria. («l’Unità», 26 ottobre 1959) MAGNIFICA PER ARDORE E VOLONTÀ’ LA SQUADRA GRIGIA All' ultimo minuto pareggio con la Sampdoria È innegabile che i grigi, dato il modo in cui hanno giocato domenica scorsa contro i blucerchiati della Sampdoria, il pareggio non lo meritavano. Il risultato positivo raggiunto ben può definirsi – così come ama dire il volgo – una «cacciata» il cui ricordo durerà a lungo nella mente di quanti hanno assistito alla gara: ma non vi è poi da stupirsi esageratamente, in quanto è noto che capovolgimenti di risultati in extremis non sono inconsueti nel gioco del calcio. Non per nulla, si dice che ogni partita fa storia a sé. L’esito finale, a volte, viene deformato da fattori inimmaginabili, con grave discapito di una delle due contendenti e senza possibilità alcuna di invalidarlo. Gli umori degli arbitri sono elemento principe per quanto riguarda queste incognite. La Sampdoria, compagine di indiscusso valore, omogenea e con un’ottima preparazione tecnica, è stata vittima della sfortuna, ed in special modo delle grossolane «papere» dell’arbitro. Difatti, se vogliamo rispettare l’obbiettività, dobbiamo ammettere senza reticenze che tra tanti falli e fallacci che hanno costellato l’aspra disputa, il signor Caputo ha scelto il meno irregolare commesso da Vincenzi per ammonire, con drastica inflessibilità, i contendenti. L’insindacabilità dell’operato del direttore di gara è valsa, una volta tanto, a favorire il raddrizzamento di una situazione che appariva addirittura disperata per i padroni di casa. La bonomia del «partenopeo» ha risparmiato ai grigi un mortificante insuccesso casalingo, che avrebbe avuto deleterie conseguenze e ripercussioni sul morale dei grigi. Ad onor del vero, dobbiamo infine riconoscere che, senza l’ingiustificata espulsione del terzino blucerchiato, difficilmente gli alessandrini sarebbero riusciti, nonostante la buona volontà, ad eliminare il passivo di due reti, esistente a poco più di dieci minuti dal termine della partita. Gli ospiti non dovrebbero comunque eccessivamente dolersi del danno subito, in quanto sia per esperienza acquisita in tanti anni di attività agonistica, che simili fatti capitano frequentemente in questo particolare settore sportivo. Contro le bizzarre decisioni e le sviste madornali degli arbitri non esistono mezzi di difesa, per cui necessita far buon viso a cattiva sorte. E, se andiamo a rinvangare nel passato dell’Alessandria, troviamo che la squadra grigia il buon viso dovette farlo centinaia di volte, pur avendo dalla sua parte tutte le ragioni. Il trattamento riservatole dal sig. Caputo può averla indennizzata solo in minima parte degli innumerevoli soprusi arbitrali patiti. Ed ora passiamo ad esaminare la partita nelle sue fasi positive e negative, per mettere a nudo i pregi ed i difetti palesati dai singoli atleti. La Sampdoria, lo riconfermiamo, vista dal lato tecnico è squadra degna di figurare tra le principali protagoniste dell’attuale campionato. Il suo gioco è veloce, fluido e di ottimo rendimento, cose che piacciono e soddisfano il pubblico sportivo. Ma affinché esse acquistino maggior prestigio stilistico, occorre che parte dei componenti la squadra abbandoni l’irruenza, unica nota stonata nell’armonioso con certo. Per quanto concerne l’Alessandria, dobbiamo, con sommo rincrescimento, affermare che nulla è stato fatto per migliorare la sua efficienza. Il rivoluzionamento dei vari settori non ha portato a niente di concreto, anzi ha contribuito ad indebolire notevolmente la compagine. L’esperimento di Migliavacca a mediano laterale è fallito, in quanto l’atleta non ha quelle qualità indispensabili atte ad assolvere efficacemente il delicato compito. La linea dei mediani, che dovrebbe costituire la forza della compagine, risulta invece il settore più fragile. Abbiamo constatato in queste ultime due partite che il «cardine» Pedroni, se abbandonato a sé stesso, si frantuma al primo urto con l’avversario diretto: perché l’allenatore-capitano grigio possa emergere, occorre l’ausilio di Girardo, l’uomo dai polmoni di acciaio; occorrono Filini, altro sgobbone, e Maccacaro, il cui sacrificio all’ala destra, a nostro avviso, sembra inopportuno. Il capitano-allenatore attualmente appare sfasato e moralmente depresso, fattori che consigliano il suo allontanamento momentaneo dai campi di gioco. A Pedroni non sarà difficile capire che il suo scarso rendimento pesa enormemente sulla coraggiosa difesa dove Arbizzani, Giacomazzi e Raimondi sono costretti a fare miracoli onde rimediare ai pericolosi espedienti cui, spesso e volentieri, egli ricorre al fine di ostacolare l’avversario. La prima linea grigia, secondo la nostra personale opinione, non dovrebbe essere diversa da quella che si era pronosticata all’inizio del campionato, e cioè con Maccacaro al centro e Rivera e Filini o Marmo interni, Tacchi e Filini o Oldani alle ali. La mediana potrebbe anche essere formata dai seguenti elementi: Boniardi e Girardo, di più facile adattamento al terreno pesante e quindi senz’altro più redditizia di quella attuale. Con un simile schieramento – salvo qualche eventuale modifica da apportare di volta in volta, a seconda delle circostanze – l’Alessandria dovrebbe trovarsi a suo agio anche contro avversari blasonati. Abbiamo espresso un’idea da sportivi, alieni dal voler dare dei consigli i quali sono appannaggio degli uomini della «panchina» sita ai margini del campo e di quelli seduti sui banchi di scuola collocati nella tribuna centrale del Moccagatta. A costoro, quindi, la delicata incombenza di risolvere l’urgente problema. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 31 ottobre 1959) Che quarto d’ora, quel quarto d’ora! Come direbbe Buscaglione in una sua canzone, se avesse visto il «serrate» della partita di domenica scorsa. Un quarto d’ora indimenticabile per un tifoso, un arrembaggio alla moda degli antichi predoni del mare. Una squadra, quella alessandrina tutta tesa alla conquista di un risultato impossibile; un’altra, quella sampdoriana, tutta raggomitolata nella propria area, in difesa di un risultato acquisito con regolarità. Comunque, picchia e ripicchia, l’Alessandria è uscita dal campo con un punto che vale un tesoro, perché conquistato con una volontà, con una caparbietà, con una forza addirittura entusiasmanti. Non ci fa eccessivamente paura il calo di forma di Pedroni. Avevamo già avvertito da tempo che qualche cosa non andava bene, ma conoscendo la serietà del capitano grigio e la sua classe, la cosa non ci spaventa affatto. D’altra parte, non vi sono possibilità di sostituzioni anche soltanto temporanee, e noi siamo certi che Pedroni già a Vicenza ritroverà la sua forma e tornerà ad essere quel classico stopper che conosciamo da anni. Non ci piace infierire contro chi è in disgrazia, non siamo come la massa degli sportivi che in questo momento vorrebbe la testa del capitano. Noi possiamo dissentire da certe sue idee, dalla sua tattica che riteniamo dannosa, ma non ci permetteremmo mai di infierire contro Pedroni in questo momento, perché ci rendiamo perfettamente conto della sua tragedia morale. Il riposo di domani farà bene a tutti, rischiarerà le idee di molti e la squadra potrà ritrovarsi a posto per la difficile trasferta di Vicenza. Tacchi no. Non ci siamo con questo giocatore: ci fa pagare troppo cara la splendida prestazione contro il Milan e il suo rendimento attuale è troppo scadente. Tacchi ha bisogno di un uomo vicino che lo capisca, che gli restituisca subito la palla, insomma, che lo faccia giocare. Abbandonato a sé stesso diventa abulico, non ne azzecca una. Ma esiste nell’Alessandria un giocatore che possa sacrificarsi per lui? E adesso, nel regno del «catenaccio» ad oltranza, che si dice? Dopo l’arrembaggio finale, dopo la conquista del pareggio, dopo quei venti minuti di discreto gioco con Forin avanzato, che cosa si blatera nella fortezza dei «catenacciari»? Se la cocciutaggine non ha del tutto offuscato la mente di certi sportivi, si sono resi conto costoro del vantaggio di un gioco prudente sì, ma con una mezz’ala avanzata, con i mediani più intraprendenti? Siamo certi che sarà accaduto il contrario, perché la Sampdoria ha segnato due volte, ma noi affermiamo che ha segnato per la precarietà della forma di un uomo solo, che attualmente non è in grado di affrontare in prima battuta un centroavanti appena discreto. Abbiamo detto più sopra che quest’uomo risonerà ad essere sé stesso, e allora vedremo. La prima linea. Questo reparto tanto importante gioca a strappi, come può, anche perché la sua formazione non è quella giusta, e di questo parere sono tutti o quasi. Tanti se la prendono con Filini, al quale bisognerebbe invece dare una medaglia dopo ogni partita: che cosa si pretende da questo bravo ragazzo? Fa tutto quello che può, dà tutto sé stesso, corre novanta minuti e se le sue prestazioni risultano soltanto permeate di volontà e di coraggio, la colpa non è certamente sua. Ha dei limiti, le sue doti tecniche sono limitatissime, fa ridere prendersela con lui perché non sa fare quello che fa Rivera. Ma se tutti, a cominciare da Tacchi, facessero il loro dovere come Filini, l’Alessandria potrebbe starsene tranquillamente a centro classifica ed anche più su. Quelli che fanno male alla squadra non sono i Filini, ma coloro che hanno doti infinitamente superiori, ma che stanno dei mesi a guardare, a fare le bizze e a disturbare coloro che hanno voglia di dare tutto per la squadra. Forin ha debuttato bene, e ne siamo lietissimi, perché l’Alessandria ha bisogno assoluto di nuove forze giovani per affrontare il lungo cammino del campionato. Arbizzani, Raimondi, Rivera e Forin costituiscono un quartetto di ragazzi che sa farsi rispettare da chiunque; un capitale sicuro per la società, che potrebbe essere usato, parsimoniosamente, per mantenere in vita il glorioso sodalizio grigio. (Egi, «Il Piccolo», 31 ottobre 1959) RISULTATI: Bari-Internazionale 1-3 Fiorentina-Atalanta 4-1 Genoa-Lanerossi Vicenza 0-2 Lazio-Juventus 0-2 Milan-Udinese 3-1 Padova-Roma 1-0 Palermo-Napoli 0-0 Spal-Bologna 0-0 CLASSIFICA: Juventus 11; Bologna, Internazionale, Milan 9; Fiorentina, Spal 8; Sampdoria 7; Alessandria, Lazio, Roma 6; Bari, Palermo 5; Lanerossi Vicenza, Padova 4; Atalanta, Napoli, Udinese 3; Genoa 2. MARCATORI 6 gol: Firmani (Inter) 5 gol: Charles (Juventus), Rossi Gu. (Spal), Sivori (Juventus) 4 gol: Altafini (Milan), Tacchi (Alessandria) 3 gol: Angelillo (Inter), Cervato S. (Juventus), Cucchiaroni (Sampdoria), Manfredini (Roma), Mora (Sampdoria), Pivatelli (Bologna) 2 gol: Bettini L. (Udinese), Bonafin (L.R. Vicenza), Boniperti (Juventus), Brighenti (Padova), Campana (Bologna), Cappellaro (L.R. Vicenza), Danova (Milan), Del Vecchio (Napoli), Demarco (Bologna), Fantini (Fiorentina), Fontanesi (Udinese), Gratton (Fiorentina), Milan (Udinese), Montuori (Fiorentina), Nicolè (Juventus), Nova (Atalanta), Orzan (Fiorentina), Pascutti (Bologna), Rozzoni (Lazio), Savoini (L.R. Vicenza), Schiaffino (Milan), Stacchini (Juventus), Stivanello (Juventus), Zaglio (Roma) Il punto sul campionato La sesta giornata ha visto la fuga della Juventus vittoriosa a Roma contro la Lazio, grazie alle reti realizzate da Nicolè e Stacchini. Ha perso contatto dalla vetta il Bologna fermato sul pari a Ferrara dalla Spal: risultato giusto ma che ha scontentato entrambe le compagini. Il pareggio ha obbligato i felsinei a dividere il secondo posto con l'Inter che ha espugnato il San Nicola di Bari e il Milan che ha superato l'Udinese, mentre la Spal è stata raggiunta dalla Fiorentina vittoriosa contro l'Atalanta. Il Genoa ha perso la partita che doveva vincere confermando l'attraversamento di un periodo di appannamento: ultimo in classifica con due punti racimolati.