Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
22-11-1959 - Giornata: 9 - Ferrara - Comunale


S.P.A.L. - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Arbizzani Luciano, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Boniardi Umberto, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Filini Giancarlo, Oldani (II) Tullio, Migliavacca Giancarlo, Inferrera Lino All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
S.P.A.L.: Nobili; Picchi (III) Armando, Bozzao; Micheli, Ganzer, Balleri; Novelli (I) Carlo, Corelli, Rossi, Massei, Morbello. All.: Baldi (III) Fioravante.

Arbitro: De Marchi Bruno (Pordenone)
Note
Ammoniti: Girardo [A], Picchi III [S]. Angoli: 9-1 (4-1). Spettatori: 12.000. Giornata nuvolosa, terreno buono. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Ha vinto, in pratica, l’Alessandria, cioè la squadra che si è battuta per il minimo risultato e che a tale risultato ha saputo giungere denunciando apertamente le proprie intenzioni, che sono state di tutto per la difesa e niente per l’attacco. Malgrado ciò, bisogna riconoscere che gli uomini di Pedroni non hanno praticato un vero e proprio catenaccio, ma hanno fatto barriera più avanti, con Boniardi vicinissimo al proprio capitano e Migliavacca in zona molto arretrata. La prima linea, che già nel primo tempo è vissuta… all’avventura, nella ripresa è in effetti scomparsa quando gli spallini hanno operato il forcing, con i soli Oldani e Maccacaro e a volte Filini protesi in azione di disturbo. La Spal, contro una squadra conosce alla perfezione l’arte di difendersi grazie alle doti effettive ed all’esperienza del trio Pedroni-Boniardi-Giacomazzi, si è trovata molto a disagio, riuscendo raramente a mostrarsi pericolosa sul fronte dell’attacco, abituato a muoversi in maggior spazio. La prudenza degli avversari ha consentito ai ferraresi di difendersi con un uomo in più, anche se in pratica questa volta Micheli è stato laterale di ruolo e Corelli ha mantenuto le funzioni di interno. Con tutto ciò, il gioco offensivo è mancato di forza penetrativa sia per la giornata non perfettamente felice delle due ali (soprattutto Morbello) sia per la nullità di Rossi che per la mancanza di confidenza che ha avuto Corelli per il suo vecchio ruolo di interno (dall’inizio del campionato egli ha svolto, pur col numero otto, le funzioni di laterale). L’unico all’altezza della situazione è stato Massei, il quale ha veramente illuminato il gioco con alcuni sprazzi da autentico fuori classe. Massei è stato anche uno dei pochi che abbia tentato con una certa consistenza il tiro a rete ed in uno dei suoi tiri appunto si è registrato uno degli episodi salienti dell’incontro, quando il pallone è stato respinto visibilmente col braccio da Boniardi mentre era diretto in piena area verso lo specchio della rete; l’arbitro però ha fatto cenno di proseguire e tutto si è spento nelle urla del pubblico e nelle proteste dei giocatori. L’altro episodio (la mano di Boniardi è venuta al 19’ della ripresa) si è verificato quattro minuti dopo, su azione di calcio d’angolo, quando in una mischia furibonda una forte puntata di Novelli, con Arbizzani fuori causa, è stata deviata in corner da Nardi con la fronte. Un salvataggio tanto avventuroso che Nardi è finito addirittura, per quella pallonata inattesa, fuori combattimento per alcuni secondi. La cronaca. Ricordiamo al 27’ un allungo di Corelli a Massei con tiro bloccato in tuffo dal bravo Arbizzani il quale, al 42’, è intervenuto con sicurezza a neutralizzare un tiro di Rossi su azione Bozzao-Rossi-Morbello, ed al 44’, infine, ha bloccato con sicurezza una saetta – su punizione dal limite – di Balleri. Nella ripresa, i biancazzurri hanno costretto i grigi a serrare le file e la loro supremazia si è fatta veramente schiacciante, ma al di fuori di alcuni insidiosi traversoni che sono passati davanti allo specchio della porta, a cinque calci d’angolo e ai due citati episodi, altro non v’è stato. Cielo semicoperto, temperatura relativamente mite, terreno in buone condizioni. Nell’Alessandria ha debuttato il diciottenne Inferrera. Incidenti a Balleri, il quale al 18’ del primo tempo si è prodotto una distorsione ad una caviglia, riprendendo dopo cinque minuti il suo posto e mantenendolo sino alla fine, ed a Micheli per una pallonata allo stomaco. Accanto ad Arbizzani, Pedroni, Boniardi e Giacomazzi, v’è da ricordare anche Nardi; per il resto, buio assoluto, soprattutto sul piano tecnico, anche se possono essere ricordati il gran lavoro di Migliavacca e taluni puntigliosi spunti di Oldani. La Spal ha confermato la propria buona struttura con quattro uomini oggi in grande rilievo: Micheli, Massei, Picchi e Bozzao, anche se nel finale i due terzini si sono concessi qualche… licenza nella foga di voler trovare a tutti i costi la via del successo. (Giorgio Contarini, «La Gazzetta dello Sport», 23 novembre 1959) Quando l’arbitro De Marchi ha fischiato la fine della partita, i dodicimila spettatori presenti all’incontro hanno tirato un respiro di sollievo. Era finito l’incubo di una bruttissima partita, come di rado è difficile vederne. Uno di quegli incontri che fanno allenatore la passione per il foot-ball ed allontanano il pubblico dagli stadi. Aveva, quindi, ben ragione il dott. Mazza, presidente spallino, ad uscirsene dal campo tutto rabbuiato in volto: non tanto per il punto perso in casa dalla sua squadra, ma per il miserevole spettacolo cui si era assistito. Immaginarsi una squadra – l’Alessandria – chiusa dal primo al 90’ in difesa e, nelle sporadiche azioni in contropiede, far vedere cose assai infelici per l’imprecisione dei passaggi e l’incapacità nel tiro; dall’altra parte, una Spal che se la prende comoda per tutto il primo tempo, poi attacca alla disperata, ma in modo confuso. In questo sfuocato quadro, un gioco pesante, con uomini che miravano a rompere più che a costruire, più intimiditi dalla forza fisica degli avversari che dalle loro superiorità sul piano atletico e tecnico; e nello sfondo, un arbitro incapace di tenere in mano la partita. De Marchi non ha commesso errori decisivi di valutazione – se si fa eccezione per il rigore non concesso alla Spal (e forse era discutibile la volontarietà!) per fallo in area di Boniardi su una cannonata di Massei al 19’ della ripresa – ma ha permesso il gioco duro, limitandosi a richiamare i giocatori quando una ben più severa lezione era necessaria. La partita è così andata alla deriva ed occorre ringraziare il caso che non ci sia scappato l’incidente grosso. Quando un giocatore biancoazzurro entrava in area almeno due o tre volte gli erano addosso e quasi impossibile risultava il tiro. L’Alessandria è vissuta sulle imprese di Giacomazzi e di Pedroni, sempre pronti al momento giusto a smorzare le sgroppate veloci di Morbello e di Novelli. Attorno ai due navigati «giganti» alessandrini, si schieravano a grappoli tutti gli altri uomini grigi, fatta eccezione per Maccacaro e Oldani, gli unici cui erano affidati compiti d’attacco per l’alleggerimento dei piemontesi. C’è poi il portiere Arbizzani, che ha dimostrato di avere scatto pronto, il senso della posizione e i nervi a posto. Se nel primo tempo, nonostante la pressione biancazzurra, non è mai stato impegnato, nella ripresa non pochi sono stati i palloni pericolosi che è riuscito a bloccare con buono stile. La Spal ha deluso. Nonostante l’attenuante che le si deve dare per il tipo di gioco ostico e duro che si è trovata a contrastare, è mancata completamente nella manovra, intestardendosi spesso nel gioco centrale e peccando nella confusione delle azioni. Micheli e Balleri sono stati i centri propulsori della squadra e i migliori uomini in campo. Non si contano i loro allunghi, i loro passaggi al millimetro, le loro ficcanti azioni fino in area grigia; ma il tanto lavoro dei due laterali non ha trovato, a sfruttarlo, nemmeno un uomo fra le punte avanzate ferraresi. Rossi più che mai inefficiente, Corelli disordinato e poco incisivo; Massei, intimidito dalla forza degli avversari, ha giocato soltanto dieci minuti nella ripresa (e sono stati quelli che hanno visto l’Alessandria barcollare più paurosamente); Novelli scattante, ma con le idee poco chiare; Morbello discretamente mobile, ma sopraffatto dalla rudezza degli avversari. Nell’Alessandria ha debuttato il giovane Inferrera, un diciottenne proveniente dalle squadre minori grigi. Al 19’ Balleri, calciando male un pallone, si è infortunato ed è stato costretto a rimanere fuori campo per cinque minuti. Il primo tempo è stato il più deludente. Nel taccuino troviamo un solo tiro in porta di Balleri al 43’, ma – ed è significativo – su punizione. Nella ripresa, Massei ha furoreggiato dal 15’ al 25’. Un suo tiro potentissimo è stato respinto da Pedroni a portiere coperto, un minuto prima della linea fatale. Al 17’ è sempre Massei a impegnare il portiere grigio in una difficile parata. Al 19’ è ancora di Massei il tiro che viene respinto con le mani in piena area da Boniardi. Al 21’ la mezz’ala spallina, dopo aver superato tutti, si vede interrompere l’azione diretta a rete da un intervento in extremis di Giacomazzi. In questi minuti ben quattro sono i calci d’angolo per la Spal. Al 25’, azione pericolosa dei grigi: Maccacaro, in contropiede, sorprende la Spal e, su un pallone arrivato a metà campo, fugge tutto solo verso la porta di Nobili. Picchi, che aveva avuto un attimo d’indugio, lo raggiunge quasi sul limite dell’area e non gli rimane che sgambettarlo. Punizione con conseguente tiro che va oltre la traversa. Al 32’ la Spal sfiora il gol su azione di Corelli, che trova ben piazzato Morbello. Ma il tiro dell’ala spallina è facilmente bloccato dal pronto Arbizzani. Al 34’, unico tiro in porta dei grigi; Maccacaro fugge, allunga a Oldani, libero, ma la «figura» è pietosa: il tiro, assai fiacco, è facilmente controllato da Nobili. Continua, quindi, il grigiore e il buio, confermato dalla bordata di fischi che accoglie la fine della partita. Il pubblico è semplicemente esasperato; e ne ha ben ragione. (Nino Cristofori, «Corriere dello Sport», 23 novembre 1959) Sebbene costretti a giocare una partita essenzialmente difensiva, i grigi alessandrini non hanno meritato il punto strappato alla Spal. Per l’intero primo tempo, la Spal ha commesso l’errore di svolgere un gioco troppo stretto al centro, dando modo così ai difensori alessandrini di arginare con facilità la loro offensiva. Migliore è stata l’impostazione tattica dei ferraresi nella ripresa: al loro attivo vanno ascritte in questi secondi 45’ numerose occasioni da rete, peraltro non realizzate. Da parte sua, l’Alessandria ben di rado ha disturbato il portiere Nobili. Solo a metà della ripresa, Maccacaro è riuscito a sviluppare una bella azione personale di contropiede, ma Picchi lo ha atterrato prima che l’attaccante entrasse in area. I migliori, per la Spal: Micheli, Belloni e Massei; per l’Alessandria: Giacomazzi, Pedroni e Arbizzani. («l’Unità», 23 novembre 1959) L'ALESSANDRIA IMPONE LA SUA DIFESA CONTRO GLI ATTACCHI DELLA SPAL: 0-0 Primo tempo equilibrato - Nella barriera la difesa dei piemontesi blocca l'offensiva spallina L’Alessandria, magistralmente condotta da Pedroni, pur non contando tra le sue file uomini di grande levatura tecnica e agonistica – se si eccettua l’anziano ma sempre valido capitano – ha portato via ai biancazzurri di Baldi un punto. Ma non per questo si può dire che i piemontesi abbiano «rubato» questo punto. Non è stato un furto; più che altro è stata una coincidenza. Perché il sogno di Pedroni – «pareggio a denti stretti» – si è avverato anche per il fatto che oggi l’Alessandria ha incontrato una Spal molto dimessa e che soltanto nella ripresa ha saputo trovare il giusto ritmo. Ma non diamo al mezzo successo dei grigi le tinte di un fortuito dono della sorte. Per novanta interi minuti, la Spal ha cercato invano la buona vena, quella che la distinse già nei precedenti incontri di campionato; per novanta minuti non l’ha trovata, facendo così perfettamente il gioco dell’avversario a null’altro intenzionato se non a uscire imbattuto dallo stadio di via Monte Grappa. Pedroni, col suo personale prestigio, ha tenuto saldamente in pugno i nervi delle sue retrovie e quando nella ripresa – dopo un primo tempo sostanzialmente equilibrato – la Spal ha fatto uscire il peso della sua indiscutibile maggior consistenza tecnica e atletica, egli ha saputo creare, attorno al guizzante Arbizzani, una barriera solida e dignitosa. Lo ha fatto, Pedroni, senza ricorrere al catenaccio, senza cioè creare un voluto «non gioco», con tanto di tradizionale battitore libero e relativi scompensi in zona avanzata. Certo che, costretta dalle circostanze, l’Alessandria ha dovuto accontentarsi, come era del resto logico, del contropiede e quindi non ha potuto dare l’impressione di una squadra completa e armonica. Arbizzani, del resto, non ha corso grossi pericoli. Giacché, pur se nei secondi 45 minuti l’offensiva dei padroni di casa si è fatta massiccia, mai o quasi gli attaccanti biancoazzurri sono riusciti a sferrare tiri troppo pericolosi a rete. La barriera grigia ha sostenuto coraggiosamente l’urto ed è riuscita a salvare il risultato. Soltanto una volta, verso la mezz’ora della ripresa, dopo una serrata mischia, Novelli ha sparato a rete mentre Arbizzani, chiamato in causa poco prima, era ancora a terra; ma Nardi, con felice intuito, ha salvato di testa sulla linea. C’è pure chi, ad un certo momento, ha ravvisato un mani in area di Boniardi e ha reclamato a gran voce il rigore. Francamente il fallo, che pure c’è stato, era però involontario, e quindi non tale da giustificare una eventuale massima punizione. L’Alessandria, come abbiamo detto, ha tenuto pienamente il ritmo nel primo tempo. Una Spal svogliata, nella quale soltanto Picchi, Bozzao, Massei e Micheli giocavano all’altezza delle proprie possibilità, ha favorito la manovra avversaria che si snodava facendo perno soprattutto su Maccacaro, Oldani e Inferrera. Ma anche le tre punte alessandrine non hanno ottenuto risultati degni di rilievo e un giudizio finale sull’esordiente ala sinistra va senz’altro rimandato ad altra più propizia occasione. La ripresa, poi, dopo il primo quarto d’ora di studio, ha registrato un furioso, sterile serrate della Spal, arginato, come sopra si diceva, saldamente per quanto faticosamente. (A.M., «Stampa Sera», 23 novembre 1959) UTILE PAREGGIO CONQUISTATO A FERRARA L’unico traguardo al quale puntava Pedroni è stato raggiunto! Il pareggio è cosa fatta e pertanto tutti dobbiamo essere soddisfatti e grati al capitano-allenatore. Il quale si è dato da fare per novanta minuti a chiamare indietro coloro che tentavano qualche timida sortita… oltre metà campo, onde evitare il pericolo… gravissimo di una eventuale vittoria! Evviva il catenaccio, evviva le tattiche, evviva le aree di rigore con quindici uomini che si azzuffano per calciare il pallone, evviva i calci d’angolo a ripetizione, evviva il nuovo gioco del calcio nel quale il pallone viaggia sempre a venti metri di altezza, evviva tutto e tutti. Un punto a Ferrara è tanto oro, e pertanto osanniamo all’indirizzo di Pedroni e di tutti gli allenatori italiani che avviliscono il gioco più bello del mondo. A Ferrara un’altra formazione, la nona se non andiamo errati, e perché le partite finora giocate sono state soltanto nove. Siamo perplessi pensando quali studi complicati dovrà fare l’allenatore per cambiarne trentaquattro. Pozzanghere, fango, diluvio: Rivera in campo; sereno, terreno soffice ideale per coloro che sanno giocare: Rivera a casa, Forin pure e così gli altri. La logica è davvero di casa nell’Alessandria, ma a Ferrara ha portato via un punto: pertanto, evviva l’allenatore. Una magnifica giornata, un viaggio ottimo e per nulla faticoso con quella magnifica autostrada, anche se il prezzo è paradossale. All’arrivo a Ferrara abbiamo girato in lungo e in largo per trovare gli alessandrini veramente tifosi: illusione. Il presidente, dott. Ruggiero, sempre signore e compitissimo, il signor Venturino con il figlio, il signor Pampuro, nuovo accompagnatore della squadra, l’avv. Testa, sempre gentile, il signor Pertusati, il dott. Bruno, al ristorante «Giovanni» il sig. Battista Volante, il solito Faustino mai domo, per la strada il sig. Coppini con i signori Massocco e due tifosi arrivati in treno, di cui ci sfugge il nome. Chiediamo scusa di aver omesso involontariamente qualche persona al seguito: al massimo un paio… Naturalmente noi al seguito di questa squadra rinunciataria, ma a Ferrara l’Alessandria ha conquistato un punto d’oro, il campionato è ormai finito… pertanto, viva il «catenaccio». Il portiere della Spal ha giocato il secondo tempo nella posizione dei terzini, quasi fuori dell’area di rigore, e passeggiava nervosamente. Tanto gli attaccanti grigi non c’erano: ma a Ferrara l’Alessandria ha conquistato un punto, e pertanto evviva il «catenaccio puro». Come sempre, a cinque minuti dalla fine, abbiamo cominciato la marcia di avvicinamento verso l’uscita: come a Vicenza, siamo passati dinanzi al Presidente dicendogli che era finita. Ci ha risposto che mancavano ancora i «nostri» cinque minuti, ma era raggiante, felice. Non sappiamo che cosa meriterebbe dalla «sua» squadra questo modesto e coraggioso signore che non perde una partita, che soffre le pene dell’inferno, che conta i minuti con una sofferenza indescrivibile, e che malgrado tutto è di una cortesia inarrivabile. Meriterebbe una squadra migliore, una squadra che gioca al calcio, una squadra che – come l’Udinese – va fuori casa, attacca e vince. L’avrà se insiste, se terrà conto di una massima semplice, ma di una realtà lapalissiana: primo, vincere! L’Alessandria ha conquistato un punto prezioso a Ferrara, quindi ci attendiamo tutti gli strali di coloro che si professano ottimisti ad oltranza, per dimostrare il loro attaccamento alla squadra. Diciamo che li attendiamo, perché mentre scriviamo non hanno ancora visto la luce le parole di quegli eminenti commentatori sportivi che, con somma voluttà, ci condannano con il «pollice verso». Per amare la propria squadra è indispensabile dirne sempre bene, ed è per questo che, poiché l’Alessandria ha conquistato un punto prezioso a Ferrara, ripeteremo evviva l’allenatore, evviva tutti. Note liete: Giacomazzi, Pedroni ritornato alla forma migliore e quasi insormontabile, Boniardi, una colonna, Oldani abbastanza intraprendente e sopra tutti Arbizzani, che ha stupito gli avversari con la sua sicurezza e ci ha dato ancora una volta tanta soddisfazione. La recluta Inferrera non ci sentiamo di giudicarla, perché ha toccato solo pochi palloni e soprattutto perché, essendo ala sinistra, ha giocato… in difesa; ma l’Alessandria ha conquistato un punto d’oro a Ferrara, e pertanto «evviva» le ali esordienti che giocano all’altezza dei terzini. Al di là di questo muro vi diremo in confidenza e sottovoce, perché non ci sentano, che l’Alessandria a Ferrara si è comportata malissimo per quanto riguarda il gioco: si è difesa sempre, per la verità con tranquillità, non ha mai cercato di distendersi all’attacco con almeno quattro uomini, ha sempre subito, sperando nel pareggio che è venuto perché sette od otto palloni non hanno voluto entrare nella porta di Arbizzani. E così andranno le cose fino a quando i rovesci tipo Udinese verranno a catena, perché è chiaro che ad un certo punto tutto va a rovescio, e la testa di Nardi non può sempre trovarsi sulla traiettoria di un pallone imparabile diretto a rete. Ma l’Alessandria ha conquistato a Ferrara… basta così! (Egi, «Il Piccolo», 28 novembre 1959) Regolare come l’incantevole tramonto del sole a primavera, è giunto da Ferrara il pareggio dei grigi. Il tradizionale nulla di fatto ancora una volta è stato rispettato, con grande sollievo degli sportivi alessandrini e comprensibile disappunto di quelli ferraresi. In virtù del fenomeno sorpresa, ogni domenica vi è chi gioisce e chi si rammarica. È legge di natura nel settore calcistico il repentino appannarsi dello specchio dell’euforia. Forti e deboli non sono in possesso di mezzi idonei a proteggersi da siffatta «calamità», come fu definita da un emerito critico sportivo. Il gioco del calcio, fra i tanti lati brutti che occulta attualmente fra le pieghe della sua immaginaria divisa, uno bello ve n’è, ed è precisamente quello della costante incertezza del risultato finale, qualunque sia il divario delle forze in campo. Le compagini che a priori sanno di non essere in grado di fronteggiare con un minimo di successo il massiccio antagonista, si aggrappano disperatamente a qualsiasi forma di gioco pur di salvare il salvabile. La superiorità tecnica e stilistica, i fattori campo e pubblico, se un tempo avevano una importanza capitale per le compagini che ne beneficiavano, oggi rappresentano elementi di scarso rilievo. Ma quelli erano i «tempi d’oro» del calcio italiano, tempi in cui le gare si disputavano all’insegna del genuino spirito agonistico e per amor di bandiera. Era l’epoca in cui si lottava sui rettangoli degli stadi sino allo spasimo; si combatteva non per deludere i proprii sostenitori ed avvilire lo spettacolo, ma per elettrizzare ed entusiasmare anche il più refrattario degli spettatori, e per non far perdere alla competizione la bellezza del suo fascino. E l’atleta, per dimostrare in maniera tangibile la sua forza, affrontava con ardimento e coraggio da autentico gladiatore l’avversario di levatura tecnica notevolmente superiore alla sua. Fu quella l’era degli allenatori seri e scrupolosi, di quegli uomini che sapevano infondere nei loro allievi una dignità atletica superlativa, una sensibilità agonistica incomparabile, desistendo da qualsiasi forma di ostruzionismo, ritenendola indegna ed offensiva per i colori che aveva il compito di difendere e di far rifulgere. Purtroppo, quei meravigliosi giorni sono svaniti nel dedalo dei ricordi, e mai più ritorneranno, finché impererà la tattica del «catenaccio» e la rinuncia «premeditata». Non ritorneranno più sulla scena degli stadi calcistici fino a che gli allenatori non si spoglieranno dei panni dell’egoismo pernicioso, insegnando alle giovani generazioni che la via della gloria si apre esclusivamente ad essi impugnando le armi del coraggio e della cavalleria. Nostalgici? No! Semplicemente desiderosi di vedere ricostruito lo splendente patrimonio calcistico lasciatoci in retaggio da Baloncieri, Rosetta, Caligaris, Cattaneo, Banchero, Cevenini III, Magnozzi, Gandini, Avalle ed innumerevoli altri giocatori le cui imprese furono memorabili. La incapacità tecnica degli atleti attuali e la deficiente preparazione di molti allenatori sono cupe verità che emergono da una profonda osservazione dei fatti, palpitanti ed ineluttabili come le sagome delle montagne tra il diradarsi della nebbia. L’Alessandria ha pareggiato a Ferrara: ha strappato un punto ai forti antagonisti innalzando dinanzi alla rete di Arbizzani una barriera insormontabile, come si usa fare in tempo di guerra con i blocchi di cemento armato, per arrestare la marcia dei carri armati. Questa volta, però, dobbiamo approvare pienamente, perché con una compagine rabberciata alla bell’e meglio non si poteva sostenere l’urto senza rimetterci la… pelle dell’orso. Salutiamo con vera soddisfazione il ritorno di Nardi in squadra, giocatore che l’anno scorso fornì le prestazioni maggiormente redditizie e generose; approviamo altresì lealmente l’inclusione in squadra di Filini, per la sua costanza e volontà. Oldani ha fatto del suo meglio, senza tuttavia poter emergere, dovendo assolvere la funzione di difensore anziché quella di attaccante. Sempre in ombra Maccacaro, a causa della ostinazione dei tecnici che vogliono fare di lui, volente o nolente, un’ala. Non comprendiamo l’assenza di Forin, elemento robusto e di grandi risorse atletiche, dal momento che l’Alessandria, date le circostanze, si era proposta soltanto di curare la difesa. L’esordio di Inferrera va accantonato, in attesa di una partita in cui possa dimostrare quali sono le sue reali doti. Solito gravoso lavoro per Arbizzani, Boniardi e Giacomazzi, assolto, ad onor del vero, con bravura ed intelligenza. Altrettanto dicasi per il capitano allenatore Pedroni, nel consueto ruolo di «battitore» libero. Domani, riposo. La Nazionale italiana affronta a Firenze quella ungherese: ne approfitteranno i grigi per prepararsi in vista dei due difficili incontri consecutivi in casa con la Roma ed il Napoli. Sono quattro punti in palio che assolutamente gli alessandrini non devono lasciarsi sfuggire, in previsione poi delle impegnative trasferte in programma. Ogni occasione perduta tra le mura casalinghe può essere fatale per la permanenza della compagine nella massima divisione. Necessita curare la preparazione atletica, ma soprattutto il fattore morale dei giocatori, artefice indiscusso di strepitosi successi (Romolo Vite, «Il Piccolo», 28 novembre 1959) RISULTATI: Atalanta-Padova 1-0 Juventus-Genoa 2-0 Lanerossi Vicenza-Fiorentina 1-1 Milan-Bari 2-0 Palermo-Lazio 0-0 Roma-Internazionale 3-1 Sampdoria-Bologna 1-0 Udinese-Napoli 0-0 CLASSIFICA: Juventus 15; Bologna 13; Internazionale, Milan, Sampdoria 12; Fiorentina, Roma 11; Spal 10; Lazio 9; Alessandria, Atalanta 8; Napoli, Padova, Udinese 7; Lanerossi Vicenza, Palermo 6; Bari 5; Genoa 3. MARCATORI: 7 gol: Charles (Juventus), Pivatelli (Bologna), Sivori (Juventus) 6 gol: Firmani (Inter) 5 gol: Manfredini (Roma), Rossi Gu. (Spal) 4 gol: Altafini (Milan), Bettini L. (Udinese), Mora (Sampdoria), Nicolè (Juventus), Pascutti (Bologna), Tacchi (Alessandria), Zaglio (Roma) 3 gol: Angelillo (Inter), Brighenti (Padova), Cervato S. (Juventus), Cucchiaroni (Sampdoria), Danova (Milan), Del Vecchio (Napoli), Hamrin (Fiorentina), Milan (Udinese), Morosi (Fiorentina), Ocwirk (Sampdoria), Selmosson (Roma), Tortul (Padova) Il Campionato non ha messo molto tempo a mettere a posto una situazione che aveva creato esso stesso. Ha, per la bisogna, impiegato il minimo tempo possibile: ima settimana. Domenica scorsa aveva fatto raggiungere la Juventus dal Bologna, ed aveva nello stesso tempo avvicinato l'Internazionale alla Juventus medesima. Otto giorni dopo, ha ristabilito lo stato di cose precedente: ha ricostituito le due lunghezze di distanza fra bianconeri e petroniani, ed ha riportato a tre la distanza che separava i primi dai nerazzurri. Insomma, in fretta e furia ha rimediato a quanto aveva costruito in una giornata che si può definire come di distrazione. E, nello stesso tempo, ha sistemato pure un problema che aveva aspetto un po' anormale: quello rappresentato dal fatto che, mentre il primo della classe già aveva perso un incontro, due fra coloro che seguivano nella sua scia erano ancora immuni da sconfitte. Ora, in una occasione sola, ogni cosa e andata a posto: ogni squadra, grande o piccina, almeno una volta un risultato negativo già lo ha subito. A regolare le diverse questioni hanno pensato la Juventus direttamente ed in casa propria battendo per due a zero il Genoa, fanalino di coda, e, a distanza di luogo, la Sampdoria a Genova costringendo il Bologna alla resa per uno a zero, e la Roma nella capitale picchiando per tre a 1 sulla testa della incerta Intemazionale. Regolari e non dovuti a cause eccezionali tutti tre i risultati. Anzi, a danno di chi ha vinto la partita di Genova, va registrata la circostanza della frattura del perone riportala dall'attaccante Milani della Sampdoria, (la seconda della giornata, con quella di cui è stato vittima Zannier del Padova). La Samp si trova insediata saldamente in terza posizione, a pari punti colle due squadre milanesi. Esisteva un'altra casella bianca nel gran quadro dei risultati della categoria maggiore: quella della Fiorentina, che non era ancora incappata nemmeno una volta in un risultato di parità. Ora il fatto è successo. I viola sono andati a Vicenza ed hanno chiuso l'incontro con l'esito di uno a uno. In parole povere vuol dire che dopo nove giornate di gare, tutto quello òhe poteva succedere ad ognuno di coloro che hanno preso la partenza, in bene od in male od allo stato del compromesso, già è successo. Più nulla di nuovo può accadere, oramai. Nell'ultima giornata è avvenuto piuttosto che ben dieci dei diciotto contendenti non sono riusciti a spedire un solo pallone in rete. Ed altri cinque non hanno fatto bersaglio che una volta per ognuno. In complesso, dodici palloni posti a segno nella giornata: un piccolo primato negativo, in fatto di senso costruttivo. Colla Roma, che fa le uova fuori del paniere, segnando la bellezza di tre reti. Ed ancora, con tre del totale delle dodici reti che recano la sigla di giuocatori esteri, come Ocuiirk, Selmosson e Lindskog. Segni precursori poco favorevoli alla vigilia degli incontri con l'Ungheria B, a Budapest e con l'Ungheria A a Firenze, Ciò, mentre nelle due ultime delle tre posizioni della classi¬ fica destinate alle squadre che al termine della annata sportiva saranno chiamate a retrocedere di categoria, sono temporaneamente confinati un ex-Campione d'Italia come il Genoa, ed il Bari. La terz'ultima posizione di questo settore — un settore nel quale durante gli anni del passato recente si era soliti veder annaspare il Torino, che ora lotta in direzione opposta a quella di allora — d occupata dal Palermo e dal Lanerossi di Vicenza, a pari punti. Si prevede che la lotta sarà dura, più ancora che negli anni del passato, per non decadere di categoria. L'incubo della retrocessione assilla fin da questo momento ima diecina di unità. (La Stampa, 24/11/1959, Vittorio Pozzo)