Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
13-12-1959 - Giornata: 11 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Napoli AC 1 - 1 (0 - 0)
RETI: 66. Filini G.[A] 69. Di Giacomo B. [Na]

Alessandria US Arbizzani Luciano, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Girardo Antonio, Pedroni Franco, Boniardi Umberto, Filini Giancarlo, Oldani (II) Tullio, Migliavacca Giancarlo, Moriggi Mario, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
NAPOLI AC: Bugatti; Comaschi, Mistone; Beltrandi, Greco (II) Elia, Posio; Vitali Alessandro, Di Giacomo, Vinício, Del Vecchio, Pesaola. All.: Amadei Amedeo.

Arbitro: Orlandini Vincenzo (Roma)
Note
Angoli: 3-3 (1-2) oppure 3-4. Spettatori: 8.000 oppure 10.000. Giornata grigia e fredda, terreno pesante. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Botta di Filini e risposta di Di Giacomo TRA ALESSANDRIA E NAPOLI PAREGGIO SUL FANGO Un campo pieno di fango, una temperatura pungente da pieno inverno e due squadre orgogliose, ma molto povere di gioco. Così fra Alessandria e Napoli poteva nascere soltanto un pareggio; doveva essere 0 a 0, è stato invece 1 a 1, ma il giudizio non può assolutamente cambiare, tanto fortuiti sono stati i due goals: due azioni d’incontro nel breve spazio di pochi minuti, due sprazzi di luce in tante idee annebbiate. L’Alessandria è assai forte in difesa, ma ha un attacco evanescente; il Napoli invece, che ha i suoi «assi» proprio in prima linea, non ha messo in mostra ieri né Vinício né Del Vecchio, entrambi praticamente immobili di fronte alla gagliarda volontà di Pedroni e compagni. Per fermare i fuoriclasse napoletani non è stato neppure necessario ricorrere a sistemi troppo forti; è bastato il solito arroccamento con Pedroni libero, Boniardi (con la maglia n. 6) impegnato su Vinício e Migliavacca finta mezz’ala ma con compiti di mediano. Si tratta di un accorgimento prudenziale, che del catenaccio è fratello gemello. Comunque, è una tattica logica, che ha portato ai grigiazzurri tanti frutti, compreso naturalmente il pareggio di ieri. Contro questa muraglia di uomini, nulla hanno potuto fare gli azzurri di Amadei. Vinício sul fango non è che «uno dei tanti», Del Vecchio è presto scomparso, Di Giacomo si è dato da fare più degli altri, ed a lui spetta appunto il merito della rete del pareggio. Le ali giocano ormai secondo il «sistema Amadei», il che significa gioco di ritorno, cioè più indietro che avanti. Dei difensori napoletani è inutile parlare, perché ieri non hanno fatto molto. Bugatti alla fine della partita aveva ancora i pantaloncini puliti, di bucato; questo è abbastanza indicativo sui meriti dei suoi compagni di retroguardia, ma dimostra anche il demerito degli attaccanti grigiazzurri, che hanno fatto veramente poco per meritare di più. L’assenza di Rivera si fa veramente sentire in questo reparto dove tutti dimostrano tanta voglia di giocare, ma dove nessuno sa dare ordine. Rivera ha diciassette anni appena, ma è «il cervello», l’organizzatore della manovra. Ieri il ragazzo è rimasto in tribuna perché il fango non gli si addice ed i suoi amici hanno dimostrato di sentire la sua mancanza… Gioco approssimato, azioni appena abbozzate; Tacchi che se ne va per conto suo, Moriggi e Oldani che non si fanno mai notare, Filini che corre molto ma che di rado si trova al punto giusto. Così il goal può nascere soltanto per caso. Proprio come è successo ieri. 21’ della ripresa: avanza Tacchi in una delle sue solite «serpentine», Comaschi lo affronta con decisione e la palla termina oltre il fondo. Potrebbe essere calcio di punizione, ma Orlandini paternalisticamente (come è sua abitudine ormai) decreta il corner: tira Tacchi, la palla sorvola tutta la barriera e cade sui piedi di Filini appostato tutto solo al lato opposto: tiro secco, «al mezzo salto», del centroavanti e con Bugatti letteralmente sorpreso: 1 a 0. Reagiscono i napoletani con un’azione confusa, respinge Pedroni, Migliavacca non s’accorge dell’arrivo di Posio che allunga preciso a Di Giacomo. Giacomazzi è in posizione per liberare, ma rimane fermo, ed il tiro raso terra dell’azzurro coglie Arbizzani in uscita: 1 a 1 al 24’. Questi gli episodi interessanti del match. Tutto il resto non ha storia. Inutile ripetere il batti e ribatti sui due opposti campi. La vittoria non verrà per nessuno anche perché proprio nessuno l’ha meritata. Il comandante Lauro, che aveva seguito i suoi ragazzi, sedendosi sulla panchina degli allenatori, con la speranza di essere portato in trionfo come domenica scorsa dopo il successo sulla Juventus, è rientrato da solo negli spogliatoi, senza le acclamazioni di rito. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 14 dicembre 1959) Il Napoli ha confermato la bontà della sua forma attuale ed ha pareggiato una partita in cui la sorte, malgrado una certa supremazia tecnica dell’attacco azzurro, aveva improvvisamente ed assai pericolosamente favorito la sua avversaria. Nella memoria dei numerosi spettatori-soldati, tutti napoletani che hanno sostenuto la squadra azzurra con un bel tifosi compatto e rumoroso, rimarranno certamente impressi i tre gol, segnati da Vinício, quasi in apertura di gioco, e da Di Giacomo ed ancora da Vinício nella ripresa, tutti annullati dall’arbitro, prima che l’Alessandria passasse in vantaggio. Ma occorre dire che le decisioni di Orlandini sono apparse ineccepibili, con la sola eccezione del secondo gol di Vinício. In tutti e tre i casi, comunque, l’arbitro aveva fischiato molto prima che la palla finisse in rete, e quindi, a stretto rigor di termini, non si potrebbe nemmeno parlare di gol annullati. Sgombriamo dunque il terreno dai primi due episodi, occupandoci invece del terzo, sia perché, come abbiamo già accennato, l’intervento dell’arbitro è sembrato meno indiscutibile degli altri, sia perché, come spesso succede, ha fatto da staffetta al gol alessandrino, costituendone una specie di drammatica premessa. Sul terreno sempre più pesante, le due squadre avevano affrontato la ripresa con uno spirito battagliero ancor vivo, ma cominciando ormai ad accusare lo sforzo. Il predominio delle due difese si era andato progressivamente accentuando, e quindi sembrava sempre più difficile che qualcuno riuscisse a far breccia. Si era al 18’ quando Di Giacomo, raccolta una palla poco oltre la metà campo, indovinava una fetta di terreno asciutto e lanciava Vinício. Il centravanti, libero per una volta tanto dalla severa marcatura di Boniardi, scendeva veloce verso la rete, avendo il vuoto intorno a sé. Pedroni, con un puntiglioso recupero, tentava di tagliargli la strada. Ma Vinício lo scartava, piegando verso l’interno del campo, e sparava dritto sul bersaglio; la palla incontrava Arbizzani, in ginocchio fuori dai pali, gli carambolava sulle mani e schizzava sotto la traversa. Era in fuori gioco, Vinício? Al momento in cui il centravanti raccoglieva la palla si deve rispondere di sì, visto che accanto a lui non c’era ombra di avversario. Ma la risposta del cronista si fa dubbiosa per quanto riguarda il momento in cui Vinício è scattato sull’allungo, che è poi il momento decisivo agli effetti della valutazione del fuori gioco. Comunque, Orlandini, che aveva seguito da lontano l’azione, interveniva con molta pacatezza, ricordando a Vinício di avere fischiato già da un pezzo, e facendo quindi cadere dalle nuvole il centravanti, che non aveva sentito. Passavano due minuti, sì e no, ed il campo diventava una bolgia. La difesa napoletana aveva ripiegato in calcio d’angolo. Lo spiovente di Tacchi dalla bandierina sorvolava il mucchio di attaccanti e difensori e, forse sfiorito da una testa, andava a terminare la sua parabola proprio ai piedi dello smarcato Filini. Il centravanti si avventava a molla su quel pallone e, agganciandolo sul rimbalzo, lo tirava di slancio verso la rete. Leggermente spiovente, la sfera tagliava in diagonale l’area di rigore e scivolava in rete a filo del montante opposto, cogliendo in contropiede Bugatti. Un bellissimo tiro, un magnifico gol, ma un colpo basso per il Napoli. La sorte della squadra azzurra, cui non restavano che venticinque minuti di gioco su un terreno infame, contro una avversaria dalla difesa arroccata a catenaccio, poteva anche sembrare segnata. Ma la sua reazione era invece così pronta, lineare e limpida, da arrivare subito al pareggio con la precisione di una equazione matematica. Da posizione arretrata, al 24’, Vinício effettuava un perfetto allungo sulla sinistra, dove prontamente era scattato Di Giacomo. Malgrado la posizione alquanto angolata e la severa marcatura di Giacomazzi, il guizzo della mezz’ala azzurra era tanto irresistibile quanto tempestivo: deviato dal suo piede, il pallone mutava fulmineamente di rotta ed andava ad infilarsi, a pelo di fango, nell’angolo opposto della rete, lasciando di stucco Arbizzani. Questi sono stati i momenti culminanti della partita, che ne hanno fissato equamente il punteggio su un risultato di parità. Se il Napoli infatti ha saputo imprimere al suo gioco una cifra stilistica più elevata della sua avversaria, ha impegnato il portiere alessandrino in un paio di difficili parate e non può dirsi certo fortunato in occasione dell’annullamento del già ricordato gol di Vinício, le condizioni del terreno e la forza della difesa alessandrina non gli hanno permesso di far pendere decisamente dalla sua parte il piatto della bilancia. L’Alessandria, del resto, si è battuta sempre con gran vigore, ed ha retto molto bene il confronto con gli azzurri dalla metà campo alla sua area di rigore. Il punto debole dell’Alessandria è stata l’impostazione della manovra offensiva. Per due terzi della partita, la squadra grigia ha giocato secondo gli schemi di un rigido catenaccio, mettendo Boniardi di sentinella su Vinício, spostando il mediano destro Girardo a sinistra per prendere in consegna Di Giacomo, ed affidando alla mezz’ala destra Migliavacca il compito eccezionalmente oneroso di marcare Del Vecchio e, nello stesso tempo, di proiettarsi in avanti in una troppo vasta zona di campo. Alle spalle di tutto lo schieramento, come è naturale, Pedroni svolgeva la funzione di battitore libero. Date le pessime condizioni del terreno, elementi leggeri come Migliavacca e Moriggi non gliel’hanno fatta ad assicurare all’Alessandria un telaio sufficiente a sviluppare una manovra organica, tanto più che i ritorni delle due ali non sono stati molto frequenti. Il più solido e battagliero Filini è rimasto così quasi sempre isolato. La manovra del Napoli, invece, è stata molto più ricca e varia, anche perché un buon costruttore come Posio è venuto a trovarsi del tutto smarcato. Se Pesaola avesse avuto una giornata di maggiore vitalità, se Beltrandi, che pure ha giocato in crescendo, avesse impiegato meno tempo a scaldarsi, forse il gioco del Napoli sarebbe risultato non soltanto piacevole, ma ben più stringente e conclusivo. Ottime disposizioni, infatti, si sono notate fra gli uomini di punta, da Vitali, fine nel palleggio e molto più attivo del consueto, al guizzante Di Giacomo, sempre un po’ episodico ma pericoloso, a Del Vecchio pieno di buone intenzioni nelle sue «partenze», sicuro ed aggressivo. Duetti e fraseggi, comunque, non sono mancati, confermando che il gran gioco svolto una settimana fa dagli azzurri contro la Juventus non è stato un episodio isolato, ma il frutto di un reale crescendo della squadra. Vinício, invece, merita un discorso a parte. Il centravanti si è trovato sottoposto ad una severissima marcatura da un Boniardi solido e tempestivo come non mai, perfettamente a suo agio sul terreno pesante e con Pedroni sempre pronto ad intervenire in seconda battuta. Di ciò va tenuto conto nel valutare la prova del centravanti, raramente sottrattosi ai suoi custodi ma, quando vi è riuscito, è apparso in buon progresso di forma. La difesa del Napoli ha rivaleggiato con quella piemontese in saldezza, potenza e resistenza alla fatica. Basti dire che Bugatti non ha avuto che una sola parata da compiere nella ripresa. Comaschi e Greco ne sono stati, con Posio, gli elementi forse più continui e decisi. Comaschi ha fatto spicco per la sua irruenza ed i suoi possenti rimandi di palla, ma il gioco di Greco – che aveva davanti a sé Filini, cioè il più pericoloso attaccante avversario – se è stato meno spettacolare, non si è fatto per ciò meno sentire. Positiva anche la prova di Mistone, un difensore giovane ma tutto misura e compostezza. Quanto all’Alessandria, detto dell’Attacco, non resta che sottolineare meglio i meriti dei difensori. Boniardi è sembrato il migliore, ma Pedroni e Giacomazzi gli sono andati molto vicino. Molto buono il portiere Arbizzani, che nel primo tempo ha respinto in grande stile un tiro di Vinício ed ha alzato sopra la traversa una pericolosa staffilata alta di Del Vecchio nella ripresa. L’arbitraggio di Orlandini forse non è andato privo di qualche inesattezza, per quanto riguarda la regola del vantaggio. Ma anche se la sua mobilità non è apparsa eccessiva, l’arbitro romano ha governato la partita con l’occhio, il polso e la disinvoltura di una vecchia volpe del fischietto. Cielo coperto, temperatura fredda. Scenario di pieno inverno: mucchi di neve ai bordi del campo, tetti bianchi. Terreno pesante, ricoperto di segatura nella fascia centrale e con il proseguire della partita sempre più fangoso e scivolo. Al 17’ della ripresa, Oldani accusava le conseguenze di uno scontro in mischia ed usciva dal campo rientrandovi dopo un minuto. Dopo aver segnato il gol del pareggio, Di Giacomo restava dolorante a terra e passava quindi all’ala destra. Riassumiamo la cronaca, del resto ben poco ricca nei suoi episodi principali. Al 4’ Di Giacomo si scontra con Girardo e resta a terra dolorante. Pesaola batte il calcio di punizione, la palla sorvola un numeroso gruppo di uomini e finalmente viene colpita di testa da Vitali, sbucato dalla parte opposta. Vinício raccoglie e segna, ma a gioco fermo. L’arbitro, infatti, aveva prontamente rilevato un fuori gioco di Del Vecchio. Al 10’, replicato duetto Vinício-Del Vecchio. Tiro in corsa di quest’ultimo, mezzo metro al di qua del palo. Al 18’ uno spiovente di Vitali viene raccolto da Vinício sulla sinistra, ma il portiere ha già chiuso l’angolo e blocca il tiro. Al 24’ Filini si invola sulla sinistra. Al momento di essere affrontato da un difensore cede a Moriggi. Beltrandi lo precede sulla palla e cerca di toccare a Bugatti che è già uscito di porta. Ma l’intervento del mediano è impreciso, e così Moriggi riesce ad intrufolarsi tra i due e scattare, palla al piede, verso la rete vuota: per fortuna, il suo tiro in corsa sorvola la traversa di una spanna! Al 38’ Vinício, raccolto il pallone, si libera di un avversario e spara a mezza altezza un paio di metri oltre l’area: volo di Arbizzani, che respinge a due pugni in calcio d’angolo. Al 44’, punizione laterale di Beltrandi. Colpo di testa di Vinício e palla a Vitali, appostato sulla sinistra. Arresto di Vitali e tiro alto: guizzo di Arbizzani, devia di giustezza oltre la traversa. Nella ripresa, al 3’, Arbizzani para in due tempi fuori dei pali una fucilata di Del Vecchio, servito lungo da Beltrandi. Al 5’ Di Giacomo scaraventa sotto la traversa, proseguendo un’azione di Del Vecchio, che aveva mancato la palla a tu per tu col portiere. Ma l’arbitro aveva già fischiato il fuori gioco di Del Vecchio. Al 15’ Bugatti brucia il tempo ad Oldani su una palla spiovente, con un bel tuffo in avanti. Al 17’, calcio d’angolo contro la rete napoletana sul quale si accende una mischia che provoca un tiro di Oldani. Ma Greco respinge al volo ed Oldani rimane dolorante a terra. Abbandonerà il gioco, ma per poco. Al 18’, la già ricordata azione che si è conclusa con il gol di Vinício, non ritenuto valido dall’arbitro. Al 20’ l’Alessandria va in vantaggio con il bel tiro di Filini, già descritto. Al 24’, l’azione Vinício-Di Giacomo, che si conclude con il gol del pareggio azzurro. Subito il pareggio, l’Alessandria toglie Boniardi dalla marcatura a Vinício e lo rimette nel posto di mediano laterale. Malgrado ciò, né da una parte né dall’altra si verificheranno più episodi di rilievo. (Vittorio Finizio, «Corriere dello Sport», 14 dicembre 1959) Tre minuti è durata l’euforia dei grigi per aver rotto l’ormai proverbiale incantesimo del gol, tre minuti di breve illusione con un ritorno alla realtà come d’altra parte voleva il sistema adottato dagli uomini di Pedroni. La rete di Di Giacomo, saltata fuori dalla supremazia di una frazione di secondo del piede di questi su quello di Giacomazzi, rimetteva in lizza la serie dei nulli alessandrini. L’Alessandria, ormai è noto, ha giocato le sue carte sul settore difensivo, creando una barriera i cui capisaldi davanti ad Arbizzani erano rappresentati da Nardi, Giacomazzi, Girardo, Pedroni e Boniardi. Poco più innanzi, due avamposti in Migliavacca e Moriggi, mentre le possibilità di disturbo dell’area avversaria erano assegnate a Tacchi, Filini e Oldani (tra l’altro, zoppicante nel secondo tempo). A sua volta, Amadei, sfruttando le più che ottime individualità del quintetto di punta, ha cercato di far suo l’incontro portando una azione massiccia contro la muraglia alessandrina. Dalle due tattiche opposte ne è scaturita una partita piena di brio elogiabile per la sua correttezza e più che giusta nel suo risultato finale. Forse c’è stato un momento, al 16’ della ripresa, in cui l’Alessandria, in seguito ad una mischia in area napoletana originata da un calcio d’angolo e poi da una difettosa bloccata di Bugatti, avrebbe potuto passare in vantaggio, ma ciò non avrebbe minimamente toccato i meriti delle parti in causa. Ci siamo dunque trovati di fronte a dei grigi di lusso dove oltretutto in attacco ha fatto man bassa di applausi il giovane Filini, oggi più che mai in eccezionale vena. La rete realizzata al volo è stata il miglior premio per la sua fatica. La difesa, poi, ha riconfermato le sue grandi possibilità e se anche è scappato un pallone alle spalle di Arbizzani, è proprio il caso di dire che l’eccezione… conferma l’imbattibilità di questo settore. Un contropiede intelligente in condizioni di tenere ben desto Bugatti e C. ha completato con un’ultima pennellata l’ottimo quadro alessandrino. Ed il Napoli? Il vederlo oggi, a distanza di otto giorni, spiega a colui che non era presente le ragioni del risultato positivo sulla Juventus. Vitali e Pesaola, ali tornanti ma pur sempre presenti con il trio centrale, hanno costituito con un Vinício in perfetta condizione, con un Di Giacomo battagliero ed un Del Vecchio buon coordinatore i punti di maggiore forza degli azzurri. Instancabili, i mediani anche loro si sono prodigati cercando a volte di filtrare nel blocco alessandrino, nel mentre la difesa ha assolto il proprio compito egregiamente. Da rilevare però che tutto il complesso di Amadei ha sofferto della tattica adottata dai grigi sul fuori gioco. La cronaca. Incidenti a Di Giacomo, Oldani e Arbizzani. Fischio d’inizio leggermente in ritardo. Al 5’ una rete di Vinício su passaggio di testa di Vitali viene annullata per fuori gioco di Di Giacomo. 10’: azione personale di Del Vecchio che supera Migliavacca e Boniardi. Passaggio a Vinício, che ritorna la sfera; entra in area il mezzo sinistro azzurro e il tiro conclusivo finisce all’esterno della rete. 14’: Oldani, dalla sinistra, a Moriggi che tocca a Filini solo davanti a Bugatti, palla leggermente lunga che il centravanti rincorre. Sopravviene intanto Comaschi che libera gettando a terra Filini; fallo non rilevato da Orlandini. 18’: «liscia» la palla Nardi e Vitali tira forte su Arbizzani che blocca. 23’: Oldani invita Moriggi il quale, pressato da Greco, non può far altro che alzare sulla traversa. 38’: Di Giacomo e Vinício in duetto con tiro finale di questi nell’angolo a destra di Arbizzani il quale, con un magnifico volo, manda in angolo. 44’: fallo di Girardo su Vinício. Punizione di Beltrandi. Di testa Vinício a Vitali e tiro alto che Arbizzani manda in angolo a mano aperta. Ripresa. 5’: assolo magnifico di Vitali, fermato dall’arbitro per fuori gioco di Di Giacomo. 15’: Tacchi alza un pallone a Migliavacca in area napoletana. Questi di testa ad Oldani, che tira obbligando Bugatti a salvare in volo. 16’: calcio d’angolo contro il Napoli. Batte Moriggi. Palla a Oldani che tira forte su Bugatti, il quale non trattiene: mischia furibonda e Mistone libera. 21’, la rete alessandrina: calcio d’angolo battuto da Tacchi contro il Napoli. Palla alta che viaggia senza che alcuno dei difensori riesca a toccarla di testa. Riceve Filini che, al volo, insacca nell’angolo a destra di Bugatti. 24’: il pareggio. Azione sulla sinistra con molti uomini impegnati. Si fa luce Vinício, il quale lancia a Di Giacomo in area nel mentre sopraggiunge Giacomazzi. La mezzala ha la meglio e scivolando tocca di punta mandando rasoterra diagonalmente in rete. Null’altro da segnalare. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 14 dicembre 1959) I dirigenti dell’Alessandria avevano tentato di preservare il terreno di gioco dalle abbondanti nevicate dei giorni scorsi coprendolo con teloni di plastica. Il lodevole accorgimento non è stato sufficiente: il terreno di gioco appariva come un autentico pantano. Il pallone vi affondava anziché rimbalzarvi, i giocatori slittavano che era un piacere, il gioco a filo d’erba (e dov’era l’erba?) era pressoché impossibile perché il pallone sovente s’arrestava ingannando le aspettative di chi lo aveva calciato e di chi si apprestava a riceverlo. Dopo pochi minuti di gara, i giocatori erano irriconoscibili: i numeri ed il colore delle maglie erano spariti. Erano tutti uguali, d’un sol colore: il grigio sporco del fango. Immaginate dunque che faticaccia, per i ventidue uomini in campo. Un campo in quelle condizioni stronca le gambe e mozza il fiato. Soprattutto snatura il gioco e spesso falsa l’andamento della partita. Sono queste le partite che mettono a dura prova le difese, i cui uomini sono costretti a controllare non solo lo sviluppo del gioco, ma anche i capricci d’un pallone che non risponde più all’impulso che gli si imprime. Ebbene, sotto questo aspetto, la difesa della Alessandria è stata perfetta, quella del Napoli meravigliosa. Da una parte, un controllo inesorabile degli uomini, con Pedroni libero che tamponava ogni vuoto, che si sostituiva ai compagni ormai superati, che organizzava il gioco da quell’atleta consumato ed esperto che è. Dall’altra parte, invece, ognuno al suo posto, con il vantaggio di avere un Posio libero per l’arretramento di Migliavacca. Di questa libertà, Posio ha largamente tratto profitto, costruendo una partita magistrale per impegno, sagacia e duttilità. Un Posio da Nazionale. Posio e Pedroni dunque, questi i due pilastri. Ma faremmo torto a tutti gli altri. Allo stupendo Arbizzani, per esempio, che ha compiuto una parata spettacolosa su staffilata di Vinício, o al giovane Mistone, che ha giocato con la autorità di un veterano, se non li comprendessimo in un unico elogio. Detto questo, doppiamo subito aggiungere che se il terreno di gioco fosse stato appena appena più praticabile, il Napoli avrebbe quasi certamente forzato anche il blocco alessandrino e avrebbe conseguito la posta piena. Nel Napoli, ispiratore irresistibile della manovra è stato per lungo tratto Del Vecchio, fornendo anche su un terreno per lui proibitivo una altra prova di altissima classe. Qualche scivolone e qualche carica ai suoi danni non proprio ortodossi l’hanno tradito nei momenti decisivi. Se si considera che Vinício e Di Giacomo, sia pure con alterna fortuna, hanno giocato su un livello abbastanza alto, che Pesaola ha dato anche in questa occasione il suo notevole contributo e soprattutto che Vitali ha giocato con un puntiglio sempre crescendo, inseguendo per tutta la gara la soddisfazione di poter mandare un pallone nella rete dei suoi ex compagni di squadra, sarà facile stabilire che una squadra siffatta certamente avrebbe prevalso, in condizioni regolari, contro un’avversaria decisa, generosa, ma che ha i suoi limiti di gioco e di inquadratura. Realizzare una rete, però, quando bisogna lottare prima con il fango e poi con l’avversario, diventa un’impresa. Ed è già tanto se le due squadre ci sono riuscite una volta per ciascuna. Anzi, il Napoli di reti ne ha realizzate quattro, ma una sola valida. Le altre tre (due di Vinício e una di Di Giacomo) sono state – e giustamente – annullate per fuori gioco. In queste circostanze, l’arbitro Orlandini – che non sempre è stato oculato – ha tempestivamente fischiato prima che la palla entrasse in rete. Dunque, niente da eccepire. Questa abbondanza di reti irregolari sta a dimostrare appunto che gli attaccanti le studiavano tutte per sottrarsi alla stretta marcatura cui erano sottoposti e per trovar spazio in zone di terreno agevoli. Le due reti valide sono state segnate nella ripresa. Al 20’ è scattato Tacchi mettendo in difficoltà Comaschi: ne è scaturito un calcio di angolo battuto dallo stesso Tacchi e respinto alla men peggio dalla difesa azzurra. Il pallone è finito al limite dell’area dove era appostato liberissimo Filini che al volo, con una mezza girata, ha scaraventato decisamente nella rete di Bugatti. Un magnifico tiro. È sembrato agli sportivi alessandrini che finalmente potessero godere per una vittoria dopo una lunga serie di pareggi. È stata una gioia durata meno di quattro minuti, però. Al 24’, difatti, Pesaola ha pescato Vinício con un buon passaggio, questi ha allargato trasversalmente al centro dell’area a Di Giacomo che ha prontamente intuito il magnifico invito del compagno che ha potuto battere nettamente Arbizzani dopo aver battuto sul tempo gli altri difensori. Una rete magnifica per tempestività ed intuizione. Per il resto, pochi altri spunti di cronaca sarebbero da ricordare. Su tutti, la bellissima parata di Arbizzani che ha deviato in corner una staffilata di Vinício, poi una buona occasione mancata da Tacchi su errore collettivo della difesa: due salvataggi spettacolosi di Mistone. Tutto considerato, il pareggio ha soddisfatto entrambe le squadre. E intanto, la serie positiva del Napoli continua. (Michele Muro, «l’Unità», 14 dicembre 1959) BELLA PARTITA DEI GRIGI CONTRO IL NAPOLI La difficile trasferta di domani a Genova Nulla da eccepire! Nel confronto con il tecnico e tenace undici partenopeo, i grigi dell’Alessandria hanno messo in bella evidenza un coraggio ed una volontà veramente apprezzabili. Indubbiamente, quella di domenica scorsa è stata la più convincente partita disputata dai nostri atleti fra le mura casalinghe. Il risultato è stato ancora una volta di parità, ciò non toglie comunque agli uomini di Pedroni il merito di aver saputo resistere alla grave minaccia costituita da un avversario realmente di notevole valore e alle non indifferenti insidie del terreno di gioco, pantanoso e viscido. Il complesso di Amadei, galvanizzato dal brillante successo ottenuto la settimana precedente sulla capolista Juventus, era sceso al Moccagatta con la ferma convinzione di poter espugnare la roccaforte alessandrina. E questa convinzione era talmente radicata nell’animo degli azzurri napoletani, che lo stesso capitan Lauro ha intrapreso il faticoso e lungo viaggio dalla sua città alla nostra per assistere personalmente al nuovo successo dei suoi pupilli. Purtroppo – e con grande soddisfazione di noi tifosi della città «della paglia» – i grigi non si sono lasciati intimorire dalle velleità avversarie, ed i veementi attacchi alla rete di Arbizzani sono stati ribattuti, colpo per colpo, con altrettanto slancio ed ardore dai nostri, sino a far crollare la caparbia resistenza di Bugatti e compagni. L’unità partenopea deve il suo fortunato pareggio ad un errore di un nostro terzino, altrimenti la sua marcia trionfale sarebbe stata subito troncata dall’insuccesso dovuto ad una modesta squadra di provincia, dotata unicamente di volontà e di ardimento. Tra le file alessandrine non militano campioni dai nomi altisonanti, ciò non di meno il risultato finale ha premiato l’unità che alla tecnica ha opposto uno spirito di abnegazione ammirevole. Si sarebbe potuto anche vincere, se la sfortuna non avesse perseguitato i grigi e se il fango non avesse creato delle situazioni bizzarre nell’area di rigore avversaria, favorendo gli azzurri. Noi tuttavia, forse assai più degli stessi giocatori grigi, siamo usciti dal campo soddisfatti, non tanto per l’esito della competizione quanto \|per il comportamento dei nostri rappresentanti, alle prese con dei fuori classe del calcio e con un terreno addirittura impossibile. Chi non ha ammirato la costanza e l’intraprendenza di Filini e di Migliavacca? C’è sportivo obbiettivo che non si senta di riconoscere che la prestazione di Nardi e Giacomazzi è stata superba? E che dire di Pedroni, animatore delle migliori azioni offensive dei suoi uomini? L’allenatore, questa volta, è stato all’altezza della delicata situazione, facendo retrocedere ed avanzare i grigi opportunamente, a seconda delle circostanze. E la tattica elastica, giudiziosa e intelligente dei grigi ha fruttato loro un prezioso punto. In ombra sono risultati Oldani e Tacchi: il primo ha delle attenuanti, in quanto a metà gara ha avvertito il riacutizzarsi dello stiramento alla gamba destra che da tempo lo affligge: l’inconveniente lo ha reso nullo per buona parte della competizione, privando in tal modo la squadra di una validissima pedina. L’argentino invece ha risentito anzitempo le condizioni del terreno: sin dalle prime battute, infatti, si è capito che Tacchi non si trovava a suo agio. Tuttavia, l’ala sinistra grigia ha avuto degli spunti individuali che hanno messo in seria difficoltà la difesa napoletana. Generosa e magnifica partita ha disputato l’onnipresente Girardo: questo atleta dai polmoni d’acciaio sta attraversando un periodo di grande splendore, per cui l’Alessandria molto risentirebbe se malauguratamente dovesse un giorno privarsi delle sue prestazioni. Poco appariscente il gioco di Moriggi; il ragazzo ha palesato molta incertezza e paura dell’avversario diretto: evidentemente si trova ancora sotto gli effetti dell’incidente toccatogli con la Roma. Solido come un pilastro di granito Boniardi, al quale dobbiamo altresì tributare un incondizionato elogio, per aver ripetutamente salvato la rete grigia con tempestivi ed efficaci interventi. Riassumendo, quindi, possiamo affermare che l’Alessandria domenica scorsa è piaciuta moltissimo, sia come insieme di gioco che come condotta tattica. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 19 dicembre 1959) RISULTATI: Atalanta-Roma 2-0 Bari-Udinese 3-1 Bologna-Lanerossi Vicenza rinviata per impraticabilità del campo Juventus-Internazionale 1-0 Lazio-Fiorentina 0-5 Milan-Palermo 0-0 Padova-Genoa 2-1 Sampdoria-Spal 0-2 CLASSIFICA: Juventus 17; Fiorentina, Internazionale, Milan 14; Bologna, Spal 13; Roma, Sampdoria 12; Atalanta, Lazio 11; Alessandria, Napoli, Padova 10; Bari, Palermo, Udinese 8; Lanerossi Vicenza 7; Genoa 4. MARCATORI: 28 gol Sivori (Juventus) 26 gol Hamrin (Fiorentina) 23 gol Charles (Juventus) 21 gol Brighenti (Padova) 20 gol Altafini (Milan) 16 gol Manfredini (Roma) 14 gol Bettini L. (Udinese), Erba (Bari), Pivatelli (Bologna) Il punto sul campionato La Juventus aveva aumentato il proprio vantaggio in vetta alla classifica grazie alla vittoria, di misura, ottenuta nell'emozionante match giocato contro l'Inter: aveva iniziato meglio ospiti, veloci ed intraprendenti con i padroni di casa piu' calmi e compassati ma la rete di Charles, che era giunta prima della mezzora, aveva orientato la gara a favore della capolista. In seconda posizione la Fiorentina aveva travolto la Lazio scesa in campo al di sotto delle proprie possibilità, con una prima linea sfortunata ed incapace. I viola avevano cosi agganciato l'Inter ed il Milan che era stato fermato sul risultato di parità dal Palermo il cui super catenaccio aveva ben resistito alle offensive dei rossoneri. La vittoria del Padova sul Genoa era stata molto più convincente di quanto non dica il risultato: ad un primo tempo largamente dominato dai biancoscudati aveva fatto riscontro una ripresa abbastanza equilibrata. In evidente regresso di forma la Sampdoria si era fatta superare dalla Spal che aveva applicato un rigoroso catenaccio mettendo in campo uomini dotati di maggiore scatto e velocità.